La conquista britannica di Minorca

STORIA MILITARE
La conquista britannica
di Minorca
Prof. Francesco Frasca
Docente di Storia Militare dell’Età Moderna
University of Malta
L
a pace di Campoformio (1797), che pose fine
alla guerra della prima coalizione contro la
Francia repubblicana, fu solo una tregua rotta
dalla politica espansionista del Direttorio e dall’ostinazione dell’Inghilterra, sfidata da Bonaparte a Malta e
in Egitto. Agli inizi del 1798, con diversi pretesti, le
truppe francesi erano entrate, agli inizi del 1798, in
Svizzera e negli Stati pontifici, proclamando la Repubblica elvetica e la Repubblica romana, che passarono
nel campo delle repubbliche giacobine ligure e cisalpina. In Piemonte, i Francesi finirono con l’interferire
pesantemente sulla volontà del nuovo sovrano Carlo
Emanuele IV di Savoia, che alla fine del 1798 fu
costretto ad abbandonare il potere e rifugiarsi in Sardegna, sotto la protezione della Royal Navy lasciando a
Torino gli occupanti francesi. Il Direttorio fece ben
presto sapere al neonato governo provvisorio giacobino che era fermamente deciso a non permettere la riunificazione del territorio piemontese né alla Repubblica cisalpina né alla Repubblica ligure, ma che era favorevole ad una “libera” opzione fra l’indipendenza e
l’annessione alla Francia. Così i giacobini piemontesi
temendo di vedere, in caso d’indipendenza, perpetrarsi lo sfruttamento economico da parte della Francia, optarono per l’annessione credendo ad una equiparazione ai dipartimenti francesi. Questa decisione fu
ratificata da un referendum popolare svoltosi dall’8 al
16 febbraio 1799, con gravi incidenti repressi dal
generale Grouchy (1).
Ad interrompere questa prodigiosa espansione
(1) Archives Nationales di Parigi (d’ora in avanti A. N.) la serie AF III 79, dossiers 327, 328 e 329
Dall’Almanac national de France de l’an dixième de la République française:
«Par arrêté des Consuls du 12 germinal an IX, le Piémont est gouverné provisoirement par une Administration générale composée d’un Administrateur général (Jourdan) et d’un Conseil d’ administration générale, formé de six membres [Bossi, Botta, Julio, Piossasco, Paroletti (Modesto), Chiabrera] ... ». Dopo la rinuncia di Carlo Emanuele IV dell’ 8 dicembre 1798, il Piemonte fu retto da un governo provvisorio repubblicano fino al 2 aprile 1799, da un Commissario civile francese con pieni poteri fino al 3 maggio 1799, da una amministrazione generale del Piemonte fino al 28 maggio 1799, da un’occupazione militare austro-russa fino al 14 giugno 1800, da una Commissione di governo affiancata da
un Ministro straordinario francese e da una Consulta legislativa fino al 19 aprile 1801 ed infine da un Amministrazione generale della 27ª Divisione militare che governò fino all’ annessione alla Francia avvenuta il 22 settembre 1802. Il 1 dicembre 1802 il generale Menou fu nominato
amministratore della 27a Divisione militare territoriale (Regione militare del Piemonte). Il 14 maggio 1805 fu soppressa l’ amministrazione generale nei dipartimenti piemontesi e nominato un governatore generale, con l’incarico di vigilare nell’esecuzione delle leggi e dirigervi l’alta polizia a tutela della sicurezza, nella persona del principe Camillo Borghese marito di Paolina Bonaparte
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intervenne la sconfitta navale di Abukir, che rovesciò
l’equilibrio delle forze in campo a sfavore della Francia
accrescendo il numero dei suoi nemici. Il primo fu
l’Impero ottomano, suo alleato secolare, che era rimasto indignato per la violazione dei suoi diritti in Egitto. A Parigi il ministro degli Esteri francese Talleyrand
non si rese conto della gravità della situazione poiché
l’incarcerazione dei diplomatici francesi nell’Impero
ottomano non gli aveva fatto perdere l’illusione di
avere ancora buoni rapporti con questo paese, pur
essendosi guardato dal recarsi a Costantinopoli per
convincere la Sublime Porta che la spedizione in Egitto si sarebbe configurata come un’operazione di polizia destinata a ristabilirvi l’ordine per conto del Sultano. Talleyrand pensava d’inviare a Costantinopoli
l’ambasciatore Marie Descorches (2), con l’incarico di
ristabilire le relazioni offrendo un protettorato francese in Egitto in cambio del pagamento di un tributo o
la sua cessione formale in cambio delle Isole Ionie e
delle fortezze in Albania, prese dalla Francia alla
Repubblica di Venezia. Ma l’ambasciatore Descorches
non se la sentì di partire ed era ancora a Parigi quando Talleyrand ricevette la formale dichiarazione di
guerra del Sultano (V. scheda). I Turchi iniziarono le
ostilità dando l’assalto alle fortezze di Butrinto e di
Prevesa in Albania, dove le sparute guarnigioni francesi si arresero quasi senza resistenza. La guerra della
seconda coalizione era così iniziata.
Moniteur universel, 28 vendémiaire. R. Guyot, op. cit., p. 850.
A.N. di Parigi, serie AF IV 78, i commissari al Direttorio, lettera
datata Roma il 16 vendémiaire an VII: «Nelson est dans le port de
Naples avec sept vaisseaux de ligne et cinq frégates. Il attend que son
rétablissement pour se porter sur Malte et de là sur les îles du levant,
quatre corvettes ont été armées à Messine en croisière dans l’Adriatique, deux d’entre elles avaient capturé le brik français, le Saint Salvador allant d’Ancône à Corfou chargé d’artillerie, de bronze et
autres munitions navales, mais notre canonnière le Frimaire a repris
notre brik... La déclaration de guerre de la part de la Porte ottomane est réelle; Ruffin et toute la légation sont aux Sept Tours. L’escadre
russe de la mer Noire va se réunir aux vaisseaux turcs, et il ne serait
point étonnant de voir ces escadres combinées, chargées de troupes
russes débarquer à Corfou et même à Malte. L’insurrection des habitants de cette dernière Isle favoriserait merveilleusement le débarquement et au moyen des vaisseaux anglais, russes et turcs, la ville et
les forts de Malte seraient assiégé par terre et par mer, sans espoir de
leur donner aucun secours...nous craignons même d’en hasarder
pour ne pas les exposer aux barbaresque qui vont désoler toutes nos
côtes; et les dispositions que nous avons faites à cet égard, restent suspendues, d’ après l’avis du consul de Civita Vecchia et du citoyen
Méchin que nous avons ici, vous parlerons-nous de l’armée de Bonaparte environnée d’ennemis de tous côtés, privée de toute communication avec la France, ne sera tels pas dévorés par les chaleurs des
climats qu’elle traverse, par la faim, ennemis encore plus redoutables
que les cimeterres des musulmans...»
Frattanto in Russia, lo zar Paolo I non nascondeva più le sue ambizioni mediterranee e in particolare le sue mire su Malta, tanto che non a caso, si era
fatto eleggere nell’ottobre 1798 Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni. Già esasperato dall’annessione francese delle Isole Ionie, considerò come un’offesa diretta la presa di Malta e come
un attentato alla sicurezza della Russia le mire francesi sull’Egitto.
Così il 9 ottobre, i due tradizionali nemici ereditari, Russia e Impero ottomano si allearono per
dichiarare guerra al Direttorio. Una squadra navale
russa di 10 vascelli comandata dall’ammiraglio
Otchakov attraversò gli stretti dei Dardanelli per
unirsi a 30 navi ottomane e per puntare sulle Isole
Ionie. Qui giunte, le navi gli alleati sbarcarono a
Corfù 8.000 Turchi, che presero d’assalto le fortificazioni dell’isola, che resistette sotto gli ordini del
generale Chabot, mentre Cerigo capitolò il 12 ottobre e Zante il 25 seguente. L’Adriatico, una delle vie
per far pervenire soccorsi a Bonaparte, era sul punto
di essere controllato dai suoi nemici. In Egitto
l’armée d’Orient era rimasta isolata e sembrava essere per sempre perduta. Infatti potevano mai i due
vascelli veneziani e le otto fregate bloccate ad Alessandria dalla squadra del capitano Hood, il Guillaume-Tell chiuso nel porto di Malta, il Genereux
comandato dal capitano Lejoille, in crociera da
(2) Marie d’Escorchès, marchese e colonnello dell’Armée royale, era entrato nel servizio diplomatico durante l’Ancien Régime, ministro di Francia a
Liegi e a Varsavia, in seguito fu inviato dal comitato di Salute Pubblica a Venezia e a Costantinopoli
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Corfù ad Ancona, portare in salvo le truppe francesi violando il blocco inglese? Solo le flotte riunite di
Francia e Spagna avrebbero potuto tentarlo.
Le posizioni avanzate nel Mediterraneo, che la strategia del Direttorio aveva posto sotto la sua influenza,
cadevano una dopo l’altra in mano britannica, dando
al primo ministro Pitt il mezzo per incoraggiare i paesi
che soffrivano del giogo francese ad unirsi in una
nuova coalizione, alla cui realizzazione lavorava da
alcuni mesi. Pitt, approfittando dell’impressione
destata dagli avvenimenti, guadagnò alla causa antifrancese prima l’Austria e poi aderì alla convenzione
militare stipulata il 30 agosto tra la Russia e il raiseffendi turco. Dal punto di vista strategico i Britannici
sfruttarono la vittoria ad Abukir secondo il principio
del “gioco del domino” prendendo di mira tutti i
punti chiave del Mediterraneo: prima Gozo, poi
Malta e infine Minorca nelle Baleari. Solo a Napoli le
cose non andarono bene, poiché Nelson spinse
imprudentemente Ferdinando IV ad anticipare la formazione della seconda coalizione attaccando da solo i
Francesi che presidiavano la Repubblica romana, con
conseguenze funeste.
Le potenze alleate della seconda coalizione iniziarono la guerra contro la Francia con il proposito di
accerchiarla con attacchi concentrici, che dalle Alpi
avesse favorito Nelson ad Abukir. L’entrata della flotta
francese di Brest, per soccorrere l’armata francese isolata in Egitto, forzò la strategia britannica ad impegnarsi in un’azione offensiva per consolidare una posizione difensiva (3).
La politica britannica venne influenzata dalle
dispute che sorsero in seno al ministero della Guerra
sui piani per una politica aggressiva nel Mediterraneo,
risultato di un cambiamento di strategia per ciò che
riguardava il sostegno da dare all’offensiva. Molti
erano del parere che un atteggiamento più cauto
avrebbe permesso alla Gran Bretagna di conservare le
sue opzioni nel caso che la guerra della coalizione fosse
andata male. Così le operazioni militari in Olanda e
sulla costa della Bretagna assunsero una maggiore rilevanza rispetto a quelle nel Mediterraneo.
In questo mare le prese britanniche di Minorca
(1798) e di Malta (1800) furono i più importanti
risultati quella che abbiamo già definito una strategia
offensiva per consolidare una posizione difensiva (4).
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Il trattato di pace di Campoformio (1797) e le vittorie della Royal Navy a Capo San Vincenzo e a Camperdown impressero un cambiamento negli orientamenti politico-militari del governo
britannico, ora orientato a combattere
Bonapate sul Continente europeo e a
difendere il territorio metropolitano
da un eventuale sbarco francese. La
conquista di Minorca fu uno dei
primi segni di revisione strategica.
Nell’aprile 1798, lord Spencer,
primo lord dell’Ammiragliato, non
era molto favorevole a una nuova spedizione nel Mediterraneo. Infatti, le
minacce francesi contro Napoli, un
attacco al Portogallo via Spagna o
un’incursione in Irlanda erano le azioni nemiche che egli temeva di più,
mentre Dundas, fautore delle guerre
San Fernando - vascello da 60 cannoni 1727 (Museo delle Scenze, Comune di Pordenone
coloniali, aggiungeva tra i luoghi in
andavano al Canale della Manica e dal Mare del Nord pericolo il delta del Nilo, il Mar Rosso e l’India. A fare
al Mediterraneo. Non a caso Piers Mackesy ha defini- buona guardia vi erano le squadre navali di Bridport a
to il primo anno della seconda coalizione come “one of difesa del Canale della Manica e di lord St Vincent al
great conceptions and disappointed hopes”. In questo largo di Cadice, ma dovendo scegliere quale minaccia
contesto il ritorno della Royal Navy nel Mediterraneo privilegiare, il governo inglese decise di rafforzare il
avrebbe potuto fallire miseramente se la fortuna non blocco di quest’ultima città spagnola. Così ordinato
(3) P. Mackesy, War without Victory : The Downfall of Pitt, 1799-1802, Oxford : Clarendon Press, 1984, pp. 100-102
(4) P. Mackesy, ibidem, pp. 122-125
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all’ammiraglio Curtiss di partire da Kingsmill, sulla
costa dell’Irlanda, per dirigersi a Gibilterra con una
squadra costituita da otto navi, tra le quali vi era il
vascello Leviathan da 74 cannoni. Giunto però a destinazione il 24 aprile, Curtiss si rese ben presto conto
della locale debolezza degli Spagnoli e suggerì l’idea di
prendere l’isola di Minorca, importante per la sua
posizione strategica, essendo a solo 210 miglia da
Tolone.
Per questa ragione Curtiss chiese all’Ammiragliato l’invio di una seconda squadra di rinforzo. Del
progetto di prendere Minorca se ne trova traccia in
una lettera datata 30 agosto inviata da lord St Vincent al Board of Admiralty nella quale l’isola era definita “of the most essential use”, considerando l’incerta situazione di Malta e le mire francesi sull’Irlanda.
Per questo motivo il Board diede a lord St Vincent l’ordine formale “desidered and directed... to
employ a part of the Fleet under yout command in
conjunction with HM’s land forces”, ponendo come
condizione che il comando delle forze di terra fosse
dato al generale Stuart (5). Lord St Vincent allora
distrasse dalle sue forze di fronte a Cadice una squadra navale formata dai due vascelli da 74 cannoni
Leviathan e Centaur, dalle due grosse fregate da 44
cannoni Argo e Dolphin e da tre minori l’ Aurora da
28, il Cormoran da 20 e il Peterell da 16, nonché da
quattro navi da trasporto armate. Il comando fu
assunto dal commodoro John Duckworth, che
aveva ai suoi ordini John Markham sul Centaur,
lord Mark Kerr sul Cormorant e Josiah Nisbet, il
figliastro di Nelson, sul Dolphin.
Nel novembre 1798, Minorca era difesa da una
guarnigione di 1.777 soldati spagnoli regolari e da
circa 3.000 mercenari, supportati da circa 100 artiglieri e 80 dragoni. I forti erano mal tenuti e presentavano notevoli segni di deterioramento dovuti
al decorso del tempo.
Il giorno 7, dal Monte Torro, il punto più alto
dell’isola, gli Spagnoli videro le navi britanniche
arrivare al largo di Fournelles, al di sotto di loro sulla
costa a Nord: ma gli Inglesi invece di forzare l’entrata del porto, presero la direzione Est poiché
Duckworth voleva iniziare lo sbarco con il vento
favorevole di tramontana.
Così la squadra britannica raggiunta Addaya
Creek, un’insenatura protetta sulla costa Nord-Est,
vi sbarcò un corpo di 800 Royal Marines. Il resto del
soldati fu rapidamente e abilmente portato a terra
dai due vascelli da 74 ritornati sulla spiaggia di
Fournelles. L’obiettivo principale era Port Mahon,
che non era ben difeso, avendo gli Spagnoli smantellato le sue fortificazioni principali quando l’isola
era stata da loro riconquistata nel 1781.
L’attacco fu portato, due giorni dopo lo sbarco,
da 300 uomini del 28° reggimento di fanteria,
comandati dal colonnello Paget, che dopo una rapida avanzata presero Fort Charles, all’entrata del
porto, permettendone così l’accesso alle navi Aurora e Cormorant (6).
L’11 novembre, un tentativo di contrattacco fu
tentato da quattro fregate spagnole avvistate dal primo
tenente di Duckworth, che si trovava nel posto di
osservazione del Monte Torro. Duckworth mise in
mare la sua quadra per intercettare il nemico, ma fu
solo capace di riprendere lo sloop britannico Peterel,
che era stato catturato dagli Spagnoli quel giorno.
Nello stesso momento in cui Duckworth ritornava
all’attacco contro le difese dell’isola, Stuart costringeva alla resa la Cuidadella, l’ultimo centro di resistenza
degli Spagnoli, che con la sua caduta segnò la capitolazione dell’isola il giorno 15.
I Britannici presero dai 4.000 ai 5.000 prigionieri,
e rinvennero nell’arsenale a Port Mahon, oltre agli
equipaggiamenti militari e a pezzi di artiglieria, anche
(5) L’on. Charles Stuart era il quarto figlio del Marchese di Bute (Marquess of Bute) che era stato primo ministro britannico nel 1762. Nelson lo considerava il migliore generale di quel tempo – “ no man can manage Frenchmen as well as he can, and the British will go to Hell to him; the more I
reflect upon it, the more important I think it for him to be at their head”
(6) R. Gardner (edited by), Nelson against Napoleon. From the Nile to Copenhagen, 1798-1801, Chatham Publishing, 1997, pp. 44-46
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abbondanti attrezzature navali. Non vi erano navi da
guerra spagnole nel porto, ma un brigantino trovato
in costruzione fu completato e varato dagli Inglesi con
il nome di Port Mahon.
Stuart lasciò il comando il 30 aprile 1999, dopo
aver terminato i lavori di fortificazione dell’isola. Per la
sua brillante campagna militare fu fatto cavaliere dell’Ordine del Bagno (Knight of the Bath) ed in seguito
nominato governatore di Minorca, carica che esercitò
fino al 1802, anno della sua morte.
L’importanza di Minorca era confermata dal
detto: “the Mediterranean has tree good harbours –
June, July and Port Mahon”. Port Mahon, che in passato aveva suscitato l’ammirazione dell’ammiraglio
Leake, era uno splendido porto naturale rivolto a
Sud-Est, protetto dal vento di tramontana e dotato
di un bacino di carenaggio ortogonale.
Fortificato in passato e difeso da batterie di cannoni da 15” ordinati da Elswick nel decennio 1730
“at present the works are only strong to the sea, and
towers have been built at various parts on the coast to
impede landing, for it cannot be absolutely prevented il
the weather in good”. La posizione di Port Mahon,
come detto era ideale per il blocco del porto di
Tolone, e offriva inoltre un sicuro riparo a tutta la
Mediterranean fleet.
La base di Gibilterra, a confronto, era compromessa dalla mancanza di riparo per le navi e per la
non autosufficienza d’acqua e di viveri. Cosicché
per i Britannici una maggiore presenza navale nel
Mediterraneo non poteva sussistere senza le facili-
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tazioni offerte da Lisbona. La stretta entrata al porto
ne favoriva la difesa e offriva un rifugio sicuro, dove
le forze da sbarco britanniche potevano stazionare in
attesa d’essere impiegate nelle campagne sul continente italiano.
Nel 1798 quando i Britannici ripresero Minorca,
ritrovarono e potenziarono molte strutture militari
da essi già costruite durante le precedenti occupazioni dell’isola dal 1708 al 1756 e dal 1763 al 1781.
Il cantiere navale posto di fronte alla città di Mahon
includeva magazzini e un bacino di carenaggio
costruito tra il 1769 e il 1774.
Tra gli edifici costruiti in stile georgiano spiccava
l’ospedale navale notevole struttura sull’Isla del Rey
in mezzo al porto. Originariamente costruito nel
1711-12 fu completamente ristrutturato nel 177274 con l’aggiunta di due piani.
Nell’isola era stata introdotta una distilleria di un
eccellente gin cosa, che non poteva far piacere ai
marinai di Sua Maestà Britannica. Visto lo sviluppo
costiero dell’isola e la relativamente piccola guarnigione, un’alta priorità fu data a una forma economica e rapida di fortificazione.
La soluzione trovata dall’ingegnere C. W. Pasley
fu quella di ispirarsi alla cinquecentesca torre Mortella in Corsica, che aveva creato molti problemi alla
Royal Navy nel 1794.
Egli quindi progettò torri costiere cilindriche ed
elissoidali per le artiglierie, prototipo delle “Martello-towers”, che costituivano il futuro delle difese
costiere dell’Impero britannico dall’Inghilterra a
Minorca, dal Canada al Sud Africa, dall’Irlanda alle
isole del Canale della Manica, dalla Giamaica a Bermuda.
Il colonnello Stuart, veterano della campagna
della Corsica (1794-96), le considerava ideali per
proteggere ogni spiaggia e ogni insenatura da sbarchi nemici, e tredici furono completate prima della
restituzione dell’isola alla Spagna avvenuta con il
trattato di Amiens nel 1802, ciò che suscitò il rammarico di molti inglesi tra cui lo stesso Nelson che
avrebbe voluto rioccupare l’isola l’anno seguente
considerato “its conveniencies are so great that I trust
the moment a Spanish war is certain, we shall be able
to secure it”.
La popolazione locale fu sinceramente dispiaciuta della partenza dei Britannici, essendo essa avezza
alle occupazioni straniere ed indifferente alla nazionalità dei padroni di turno, ma piuttosto incline a
preferire gli Spagnoli ai Francesi, e i Britannici ad
ambedue.