Harvey 1628

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“Calcoliamo la quantità di sangue che può contenere il ventricolo sinistro quando in piena
dilatazione si riempie di sangue: si tratterà di due, tre once o anche solo di un’oncia e mezza…
Calcoliamo parimenti a quanto si riduca nella fase di contrazione, o di quanto si contragga il cuore,
e a quanto si riduca la capacità del ventricolo ad ogni contrazione… e supponiamo che nell’arteria
ne venga spinta una quarta, quinta o sesta parte o, al minimo, un’ottava parte. Supponiamo così che
nell’uomo… ogni pulsazione del cuore spinga fuori una mezza dramma o tre dramme, o una sola
dramma di sangue. Ora il cuore pulsa circa mille volte in mezz’ora e talvolta anzi, in alcuni, due, tre
e persino quattro mille volte. Moltiplichiamo queste cifre per il numero di dramme e otterremo
comunque sempre una quantità di sangue superiore a quella che si può constatare che esiste in tutto
il corpo.”
“Ci sia dato di chiamare ‘circolare’ questo moto, così come Aristotele dice che aria e pioggia
imitano il moto circolare dei corpi celesti… Così, verosimilmente, può accadere entro il corpo, per
il moto del sangue. Ogni parte viene nutrita, riscaldata, vivificata dal sangue che affluisce più caldo,
perfetto, ricco di vita, di spiriti e, per così dire, atto ad alimentare. Entro le diverse parti del corpo,
per contro, il sangue si raffredda, si condensa, si esaurisce. Da esse il sangue torna al suo principio,
cioè al cuore, come alla fonte stessa della vita… per riacquistare nel cuore intera la sua perfezione.
Qui… ridiventa più liquido, si arricchisce di spiriti e, per così dire, di balsami. E di nuovo poi torna
a venir distribuito al corpo. Tutto questo suo flusso e riflusso dipende dal moto e dalle pulsazioni
del cuore.”
W. Harvey, De motu cordis, 1628
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