107ª Stagione PROGR AMMA realizzata con il contributo di PRIMA PARTE www.amicidellamusicavr.it CONCERTO n.1368 CHLOE (JI-YEONG) MUN pianoforte PRIMO PREMIO CONCORSO INTERNAZIONALE PIANISTICO FERRUCCIO BUSONI ”EDIZIONE 2015” TEATRO RISTORI Mercoledì 26 Ottobre 2016 ore 20.30 WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756-1791) Sonata n.13 Si bemolle maggiore K.333 Allegro Andante cantabile Allegretto grazioso ISAAC ALBÉNIZ (1860-1909) Rondeña Almería Triana SECONDA PARTE ROBERT SCHUMANN (1810-1856) Blumenstück in Re bemolle maggiore, op.19 Leise bewegt Ein wenig langsamer in La bem. magg. Ein wenig langsamer in Re bem. magg. Ein wenig langsamer in Re bem. magg. Lebhaft Fantasia in Do maggiore, op.17 Durchaus phantastisch und leidenschaftlich vorzutragen Massig. Durchaus energisch Langsam getragen. Durchwegleise zu halten PROSSIMO CONCERTO LAURA MARZADORI violino OLAF JOHN LANERI pianoforte Durante le esecuzioni sono vietati l’ingresso in sala e l’uso non autorizzato di registratori e macchine fotografiche Lunedí 7 Novembre 2016 ore 20.30 TEATRO RISTORI Quando nel 1781, lasciata la sicura ma non troppo appagante Salisburgo, si trasferì definitivamente a Vienna, Mozart esibì quale biglietto da visita sei sonate per violino e pianoforte (K 298, 376-380) alle quali fecero seguito tre anni dopo alcune sonate per pianoforte (K 330-332), opere queste abilmente calibrate per soddisfare al gusto degli amateurs, sempre avidi di musica non troppo impegnativa per le proprie le dita e le proprie orecchie. Incoraggiato dalla lusinghiera accoglienza riservata a entrambe le raccolte, Mozart volle pubblicare nello stesso 1784 altre tre sonate: due per pianoforte (K 282 e 333) e una per violino (K 454). Scritte qualche anno prima, e pertanto non pensate per il pubblico della città danubiana, queste sonate furono accolte con freddezza dai salotti “imperial-regi”, vanificando in un sol colpo quel primo favore capitalizzato dal compositore. In particolar modo le due sonate per pianoforte si discostano per struttura formale, arditezze armoniche, rimandi stilistici e (cosa certamente non secondaria) difficoltà tecnico-esecutiva dalle precedenti prove del salisburghese. L’ampia Sonata in Si bemolle maggiore, per esempio, si apre con un’allusione tematica a un’analoga composizione di Johann Christian Bach (Op. 17 n. 4) e prosegue modellando l’intero movimento sullo stile fantasioso del figlio “londinese” del Kantor, quasi un omaggio di Mozart a uno dei suoi maestri, mancato nel 1782. Al complesso e musicalemente rigoglioso Allegro in forma sonata segue un altrettanto inusuale Andante cantabile bitematico e tripartito dalla sezione centrale cromaticamente lussureggiante. Chiude la sonata un esteso rondò (Allegretto grazioso) nel quale la forma è trattata con grande libertà e che culmina in una vera e propria cadenza da concerto solistico ab libitum prima dell’ultima riproposizione del refrain. Composta nel quinquennio 1905-1909, Iberia di Albéniz è considerata il maggior contributo dato da un compositore spagnolo al repertorio pianistico. La raccolta, suddivisa in quattro libri, è formata da dodici quadri descrittivi del mondo iberico, evocato attraverso il sapiente uso di stilemi folklorici riletti alla luce dell’estetica impressionista: Rondeña è una danza gitana nella quale si alternano i ritmi di 3/4 e 6/8, Almería, il brano più complesso del Secondo libro, è una suadente danza dal gusto moresco nella sua poliritmica sovrapposizione di 4/4 e 6/8, mentre Triana è un focoso pasodoble che con le sue ardite transazioni armoniche rimanda al vivace mondo dei sobborghi di Siviglia. Assieme a Arabesque op. 18 e alle tre Romances op. 28 il Blumenstück op. 19 completa il gruppo delle cosiddette “composizioni minori” licenziate da Schumann nel fecondo 1839, opere pervase da una forte componente senti- mentale e intimistica. Costruito da cinque episodi musicali tematicamente affini tra loro (dei quali il secondo funge da elemento centrale) e variamente giustapposti a formare una struttura in nove sezioni, il brano fu incluso nel Brautbuch, offerto da Robert all’amata Clara in occasione delle nozze nel 1840, insieme al ciclo liederistico Myrthen. Quando nel 1835 Franz Liszt sollecitò colleghi e amici a inviargli composizioni originali per una raccolta di fondi destinata a finanziare l’erezione di un monumento a Beethoven, Schumann pensò di contribuire con una grande sonata per pianoforte in tre movimenti distinti fra loro da titoli specifici (Ruinen, Trophaen e Palmen) ma unificati strutturalmente tramite l’utilizzo di citazioni beethoveniane. Iniziata nel giugno dell’anno successivo, la composizione fu ultimata solo nel 1838, dopo una lunga e laboriosa gestazione che portò, fra l’altro, all’abbandono della forma inizialmente scelta in favore della più ampia definizione di fantasia. Con la Fantasia op. 17 Schumann colse l’occasione per confrontarsi in modo diretto con colui che fu venerato da tutte le generazioni romantiche quale modello assoluto (e irraggiungibile): Beethoven. Più incline ai cicli di miniature descrittive (Davidsbündlertänze, Carnaval, Kinderzenen, Kreisleriana) che alle grandi forme, Schumann volle provarsi nella scrittura di un’opera che potesse degnamente accostarsi alle sonate per pianoforte del genio di Bonn, da lui considerate la vetta della letteratura pianistica. Il compositore di Zwickau non si accostò però al modello con un atteggiamento di pedissequo ossequio, anzi cercò di rigenerare la forma attualizzandone il linguaggio, ancora legato per molti versi a stilemi classici, immergendola in un sentire pienamente romantico; di qui la scelta della denominazione fantasia e non sonata. La nuova prospettiva estetica schumanniana, che appare evidente già nella successione dei singoli movimenti (non più il tradizionale veloce-lento-veloce ma lento-veloce-lento), risalta in maniera incisiva soprattutto dal clima espressivo dell’opera. Il primo movimento (si potrebbe dire una “quasi forma sonata” nella quale lo sviluppo è sostituito da un trio) è pervaso dall’atmosfera sospesa creata dalla commossa melodia del soprano che scorre sul turbinoso accompagnamento del basso, mentre il secondo tempo è una esuberante marcia dal ritmo puntato che incornicia una sezione centrale fortemente lirica. Autentica sintesi fra ispirazione romantica e omaggio al modello è il Finale dal carattere fortemente improvvisativo, basato su reminiscenze di temi del Quinto concerto per pianoforte e della Settima sinfonia beethoveniani. Michele Magnabosco CHLOE (JI-YEONG) MUN Vincitrice assoluta del Concorso di Ginevra (primo premio all’unanimità) e del Concorso Busoni (prima pianista asiatica a vincere il primo premio dal 1949), Ji-Yeong Mun – in arte Chloe Mun – pare ricalcare le orme di Martha Argerich, che nel 1957 si aggiudicò entrambi i premi dando il via a una brillante carriera su scala mondiale. Grazie al suo approccio assolutamente genuino e naturale verso lo strumento, la giovane sudcoreana, classe 1995, si è guadagnata negli ultimi anni il consenso del pubblico e di prestigiose giurie internazionali. Jörg Demus, presidente della giuria della 60° edizione del Concorso Busoni, ha affermato sul suo conto: “ho riscoperto in lei una naturalezza musicale che credevo scomparsa”. Chloe Mun si avvicina allo studio del pianoforte all’età di cinque anni. Cresciuta in condizioni non facili (entrambi i genitori sono disabili e ricevono un sussidio statale), inizia a studiare musica di propria iniziativa, esercitandosi a scuola e nella chiesa del quartiere per molte ore al giorno, non disponendo inizialmente di un pianoforte a casa. Per dedicarsi più intensamente agli studi pianistici, dopo le elementari smette di frequentare la scuola e si diploma da privatista con molto anticipo rispetto ai suoi coetanei. Nel 2012 vince l’Ettlingen Music Award International Youth Competition in Germania, premiata per la sua “sorprendente immaginazione musicale, così ricca e completa per i suoi appena diciassette anni”. Nel 2009 si aggiudica il concorso “Art Dream Competition” indetto dal Korean Business Council, che permette a persone delle fasce più basse della società di accedere a un’educazione artistica superiore. In quell’occasione incontra il suo maestro, Daejin Kim, che da allora è suo insegnante e mentore. Attualmente studia alla Korean National University con una borsa di studio dalla Daewon Foundation for Culture. Tra il 2009 e il 2013 ha vinto diversi concorsi quali il Rubinstein in Memoriam International Piano Competition in Polonia e il Takamatsu International Competition in Giappone. Si è esibita in Corea del Sud e Giappone, mentre in Europa ha suonato recital e concerti con orchestra in Germania, Francia, Polonia, Italia e Repubblica Ceca. www.amicidellamusicavr.it NEWSLETTER I Signori Soci che non dovessero ricevere regolarmente la Newsletter con i programmi dei concerti sono pregati di segnalarlo via mail all’indirizzo [email protected] PARCHEGGIO Ricordiamo che gli abbonati alla stagione 2016-2017 della Società Amici della Musica di Verona possono usufruire gratuitamente del parcheggio messo gentilmente a disposizione dal Teatro Ristori. Il parcheggio (100 posti auto) sito in Vicolo Ognissanti (seconda traversa a sinistra di stradone Antonio Provolo) è disponibile, fino a esaurimento, da mezz’ora prima dell’inizio a mezz’ora dopo la fine del concerto.