Thought Leadership Paper di Forrester Consulting per conto di Teads Come Risolvere Il Dilemma Del Digital Video Advertising Premium Giugno 2015 Sommario Sintesi del documento ....................................................................................... 1 Un futuro roseo per la pubblicità video digitale............................................. 2 Gli acquirenti vogliono di più dall'inventario video ....................................... 3 Garantire il futuro della pubblicità video risolvendo il problema della qualità................................................................................................................... 5 Suggerimenti chiave .......................................................................................... 8 Appendice A: Metodologia................................................................................ 9 INFORMAZIONI SU FORRESTER CONSULTING Forrester Consulting fornisce consulenze indipendenti e oggettive basate sulla ricerca per assistere i leader e sostenere il loro successo aziendale. I servizi di Forrester Consulting, il cui ambito può variare da brevi sessioni di strategia a progetti personalizzati, mettono direttamente in comunicazione il cliente con esperti nella ricerca di mercato che applicano le proprie competenze alle specifiche problematiche di business. Per ulteriori informazioni, visitare il sito Web all'indirizzo forrester.com/consulting. © 2015, Forrester Research, Inc. Tutti i diritti riservati. È severamente proibita la riproduzione non autorizzata. Le informazioni si basano sulle migliori risorse disponibili. Le opinioni riflettono il giudizio al momento della ® ® redazione e sono soggette a cambiamenti. Forrester , Technographics , Forrester Wave, RoleView, TechRadar e Total Economic Impact sono marchi di Forrester Research, Inc. Tutti gli altri marchi sono di proprietà delle rispettive società. Per ulteriori informazioni, visitare il sito www.forrester.com. [1-S2OUSZ] 1 › La mancanza di un inventory premium, sommata alle divergenze sulla definizione univoca del concetto di premium, frena la crescita della pubblicità video. Per evitare il rischio di frodi e la scarsa visibilità, inserzionisti e agenzie fanno costantemente riferimento a un inventory “premium”, riducendo così drasticamente le opportunità pubblicitarie disponibili e inquinando il mercato con criteri differenti su cosa effettivamente sia un inventory “premium.” Nel gennaio 2015, Teads ha commissionato a Forrester Consulting un sondaggio per valutare in che modo inserzionisti, agenzie ed editori si stiano adattando alle nuove tendenze nella pubblicità video. Per analizzare in modo più approfondito questa tendenza, Forrester ha messo a punto un'ipotesi di lavoro per verificare se effettivamente inserzionisti, agenzie e media company siano alla ricerca di approcci alternativi alla tradizionale pubblicità video digitale associata a un inventario video limitato. › La pubblicità video è ancora un work-in-progress, promettente ma incompiuto. Oltre a richiedere un inventory premium più ampio, inserzionisti e agenzie vogliono un targeting più preciso e una misurazione più accurata dell'impatto delle loro inserzioni pubblicitarie video. Le media company, invece, sono alle prese con i costi dei contenuti video e con la capacità dei propri reparti sales di vendere la pubblicità video in modo efficace. Un sondaggio di Forrester cui hanno partecipato 529 decision-maker in rappresentanza di inserzionisti, agenzie e media company in Argentina, Francia, Germania, Italia, Messico, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, oltre a sei interviste qualitative, ha rivelato che sia le società che vendono che quelle che acquistano ostentano un grande ottimismo sul futuro della pubblicità video; tuttavia, diverse problematiche sembrano scoraggiare inserzionisti e media company dall'adozione su larga scala di soluzioni di pubblicità video digitale. Tra queste, spiccano la definizione di un inventario video premium, la scarsa disponibilità di questo tipo di inventari e l'incertezza sulle performance della pubblicità video digitale. › Inserzionisti, agenzie e media company devono creare un mercato della pubblicità video trasparente e affidabile. In quanto formato pubblicitario emergente, il video online risente della mancanza di standard condivisi e di procedure che già caratterizzano altri media. Da parte loro, le media company in grado di fornire asset proprietari di alta qualità, supportati da garanzie di performance, dovranno essere pronte a rendere disponibile un inventory di pubblicità video di qualità premium, in grado di soddisfare le esigenze degli acquirenti. Gli acquirenti che sapranno ampliare la propria definizione oltre i media brand noti e affidabili, rivolgendosi a media company in grado di offrire misurazioni trasparenti e affidabili, potranno trarre vantaggio da campagne pubblicitarie più efficaci. › La pubblicità out-stream offre una soluzione a queste sfide. Se il contenuto video è l'alveo naturale per gli annunci pubblicitari video, sia le società che vendono che quelle che acquistano hanno notato che la pubblicità video all'interno di contenuti editoriali garantisce dei vantaggi. Le media company hanno affermato che gli annunci pubblicitari out-stream permettono loro di offrire un inventory video premium più ampio e assicurare un maggior ritorno sull'investimento. Secondo le società di acquisto l'out-stream garantisce una maggiore visibilità, permette loro di acquistare in modo programmatic e offre una positiva user experience. Sintesi Del Documento La pubblicità video digitale rappresenta un'eccellente opportunità per inserzionisti, agenzie e media company, ma per riuscire a coglierla occorre risolvere alcune sfide chiave che gravano sul mercato odierno. In definitiva, sia le società che vendono che quelle che acquistano svolgono un ruolo determinante nel successo di questo importante formato pubblicitario. PRINCIPALI RISULTATI Lo studio svolto da Forrester ha evidenziato i seguenti risultati: › Gli attori del mercato prevedono che la spesa in video digitale aumenterà nei prossimi due anni. La pubblicità video rappresenta per gli inserzionisti un'opportunità di per raggiungere gli utenti con messaggi articolati e di impatto sui loro marchi e prodotti. Per le agenzie, significa tariffe più alte e la possibilità di lavorare su contenuti pubblicitari complessi e sfaccettati, mentre per le media company rappresenta un'opportunità di maggiori ricavi. 2 Un Futuro Roseo Per La Pubblicità Video Digitale La pubblicità video digitale è un formato ideale per tutti gli attori. Per gli inserzionisti, rappresenta un'opportunità per raggiungere i clienti esistenti e potenziali con messaggi video articolati e di impatto. Per le media company, il video garantisce un maggior CPM (cost per mille), mentre per le agenzie significa tariffe più alte (e di conseguenza maggiori ricavi), oltre alla possibilità di lavorare su contenuti pubblicitari complessi e differenziati. Se poi si aggiunge la propensione dei clienti a fare affidamento sul video digitale, è facile capire perché così tanti inserzionisti e agenzie prevedano una crescita del mercato della pubblicità video digitale nei prossimi due anni (vedere la Figura 1). Questa crescita dipende da numerosi fattori, tra cui una maggiore disponibilità di video inventory premium (il 46% delle agenzie interrogate lo ha indicato come primo fattore trainante nella crescita degli annunci pubblicitari video), il miglioramento degli standard di targeting e visibilità degli annunci e, soprattutto per gli inserzionisti, l'evoluzione della tendenza degli utenti verso la fruizione di contenuti video online (il 61% degli inserzionisti intervistati lo considera il reale elemento propulsivo per la spesa video online). Le media company hanno intuito che il video online rappresenta un'opportunità eccellente anche per loro, e ben il 73% prevede di accrescere, in modo marginale o significativo, il volume di affari che ruota intorno all'inventario di pubblicità video nei prossimi due anni. Le media company sono attratte dalla possibilità di incrementare il CPM sull'inventario video, e il 44% indica questa opzione come il principale vantaggio del formato; il 29% delle media company, tuttavia, considera il video un'opportunità per fornire contenuti pubblicitari più stimolanti al pubblico (vedere la Figura 2). Sia le società che vendono che quelle che acquistano mostrano un grande ottimismo sul futuro del video online. Esistono tuttavia delle problematiche che devono ancora essere identificate e risolte: è fondamentale che il mercato agisca per evitare che questi elementi propulsivi si trasformino in ostacoli. “Ritengo che [la quantità di video inventory] continuerà a crescere, perché per gli utenti i video sono una fonte di intrattenimento o di informazione, e [i video] rappresentano probabilmente il mezzo migliore per questo tipo di contenuti. Quindi, direi che la domanda del mercato consumer è in espansione e, d'altra parte, i video sono il modo più efficace per veicolare dei messaggi.” - Presidente di un'agenzia pubblicitaria internazionale FIGURA 1 Si prevede una crescita dei budget per la pubblicità video nei prossimi due anni “In che modo ritenete che la spesa in pubblicità video digitale dei vostri clienti cambierà nei prossimi due anni?” “In che modo ritenete che la spesa in pubblicità video digitale dei vostri clienti cambierà nei prossimi due anni?” Agenzie 31% Aumento significativo Riduzione significativa 8% 10% 52% Aumento moderato 12% Invariata 25% Aumento significativo 39% Aumento moderato Riduzione moderata Inserzionisti 15% Invariata Riduzione moderata 7% Riduzione significativa 1% Il 70% delle agenzie e il 77% degli inserzionisti ritiene che i budget per i video aumenterà nei prossimi due anni. Base: 108 agenzie e 285 inserzionisti in Argentina, Francia, Germania, Italia, Messico, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti Fonte: studio commissionato condotto da Forrester Consulting per conto di Teads, maggio 2015 3 Gli Acquirenti Vogliono Di Più Dall'inventario Video FIGURA 2 Le media company guardano con interesse all'eccellente appeal dei video “Qual è il vantaggio principale della pubblicità video per la vostra organizzazione?” 44% Opportunità di maggiori CPM Opportunità di fornire contenuti pubblicitari più stimolanti per il nostro pubblico 29% Opportunità di attrarre fondi da budget tradizionalmente non allocati per la pubblicità digitale Ricavi da pubblico che le marche non possono raggiungere tramite TV 19% 7% Base: 136 editori/media company, agenzie e inserzionisti in Argentina, Francia, Germania, Italia, Messico, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti Fonte: studio commissionato condotto da Forrester Consulting per conto di Teads, aprile 2015 Gli acquirenti in America del Nord (85% degli inserzionisti e 79% delle agenzie) prevedono un aumento della spesa per i video online, mentre le media company nell'Unione Europea (80%) prevedono un incremento dell'inventario video nei prossimi due anni. “[La pubblicità video] ci spinge verso l'innovazione e mostra come è possibile battere la concorrenza. Ci permette di fare qualcosa di diverso, in anticipo sui tempi.” Gli attori di vendita concordano sostanzialmente sui fattori che minacciano la loro spesa in video online e, cosa molto interessante, buona parte di queste minacce trova una corrispondenza nei fattori che le società di acquisto indicano come elementi propulsivi chiave (vedere la Figura 3). Le società di vendita sono preoccupate del fatto che la mancanza di standard in termini di targeting, misurazione, implementazione e best practice, associate alle pressioni sulla disponibilità di inventario video premium, possano frenare il mercato in futuro. Per le media company che attualmente offrono video online, i problemi che rendono incerto il futuro del video digitale riguardano principalmente la possibilità di fornire inventory in modo per loro economicamente appetibile (vedere la Figura 4). Ad esempio, le media company devono calibrare il valore dei CPM dei video con i costi associati alla trasformazione in produttori di contenuti video, che possono rivelarsi proibitivi. FIGURA 3 Agenzie e clienti sono in sintonia sulle minacce alla crescita della spesa per la pubblicità video “Quale dei seguenti fattori, a vostro avviso, rappresenta un ostacolo all'adozione o alla spesa in video digitale?” Agenzie Inserzionisti Mancanza di verifica che la pubblicità raggiunga effettivamente il pubblico di riferimento 50% 46% Mancanza di standard definiti in merito alla misurazione Mancanza di standard definiti in merito alle best practice di implementazione 43% 36% 42% 33% - Advertising manager presso una media company europea Mancanza di un inventario video premium Mancanza di standard definiti in merito alla visibilità della pubblicità 40% 27% 37% 35% Base: 108 agenzie e 285 inserzionisti in Argentina, Francia, Germania, Italia, Messico, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti Fonte: studio commissionato condotto da Forrester Consulting per conto di Teads, maggio 2015 4 FIGURA 4 Le media company sono preoccupate da costi, focus e mancanza d’inventory “Avete affermato che la vostra azienda attualmente offre pubblicità video. In quale delle seguenti problematiche relative alla vendita di pubblicità video vi siete imbattuti finora?” Il ROI è al di sotto delle nostre aspettative a causa dei costi di produzione dei contenuti video per veicolare la pubblicità Il settore video incide in maniera troppo marginale sui ricavi generali per potervi dedicare addetti o responsabili al traffico Disponibilità di un inventario video ridotto Il nostro reparto vendite non ha familiarità con i modelli CPV 44% 40% 37% 34% Base: 103 case editrici/media company, agenzie e inserzionisti in Argentina, Francia, Germania, Italia, Messico, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti Fonte: studio commissionato condotto da Forrester Consulting per conto di Teads, maggio 2015 Oltre alla preoccupazione per i costi di produzione dei contenuti video, oltre un terzo delle media company deve affrontare il problema dell'impreparazione del proprio personale preposto alla vendita di pubblicità video; anche la scarsa familiarità con i modelli cost-per-view (CPV) sembra avere un suo peso. Per le media company native digitali o che già dispongono di contenuti video, la mancanza di inventory video rappresenta il problema principale (47%). Le media company non native sono invece più preoccupate del fatto che il ROI (bilancio tra costi e ricavi) dei contenuti video non risulti appetibile per il proprio business (45%). Un altro problema è costituito dal mancato accordo sull'esatta definizione di inventory video premium. La qualità del media brand e dei contenuti è un fattore importante per tutti gli attori, ma le media company hanno sempre considerato la viewability molto più importante rispetto alle proprie controparti acquirenti, e prestato grande attenzione all'esperienza dell'utente finale. Sia le agenzie che gli inserzionisti mettono al terzo posto della lista dei loro desiderata la qualità dei dati forniti per il targeting, mentre per le media company questo aspetto è solo al sesto posto dell'elenco (vedere la Figura 5). “Cosa intendiamo per premium? Non è facile rispondere a questa domanda. Realisticamente, ognuno adotta una propria metodologia.” - CEO di un'agenzia pubblicitaria interanzionale 5 FIGURA 5 Le società di acquisto e di vendita non concordano sulla definizione di “inventory video premium” “Quali tre fattori, tra quelli elencati di seguito, prendereste in considerazione per determinare se l'inventario di pubblicità video è di qualità premium?” Inserzionisti 1° posto: Qualità dei contenuti editoriali (44%) 2° posto: Qualità del media brand (37%) 3° posto: Qualità dei dati forniti per l'individuazione del target (36%) 4° posto: Visibilità dell'annuncio pubblicitario (35%) Agenzie 1° posto: Qualità del media brand (39%) 2° posto: Qualità dei contenuti editoriali (38%) 3° posto: Qualità dei dati forniti per l'individuazione del target (38%) 4° posto: Posizionamento dell'annuncio pubblicitario (35%) Media company 1° posto: Qualità dei contenuti editoriali (63%) 2° posto: Visibilità dell'annuncio pubblicitario (58%) 3° posto: Qualità del media brand (57%) 4° posto: Esperienza dell'utente finale nel settore pubblicitario (46%) Base: 529 case editrici/media company, agenzie e inserzionisti in Argentina, Francia, Germania, Italia, Messico, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti Fonte: studio commissionato condotto da Forrester Consulting per conto di Teads, maggio 2015 Quando le società di acquisto si imbattono in queste problematiche in fase di acquisto di pubblicità video, segnalano una serie di conseguenze negative, inclusa l'intenzione di procedere in programmatic e non vincolato ad acquisti diretti o su mercati privati, e in alcuni casi l'abbandono di qualsiasi interesse nell'acquisto di pubblicità video digitale (vedere la Figura 6). FIGURA 6 Le problematiche non risolte causano l'allontanamento degli acquirenti 57% “Acquisto selettivo di video tramite mercati privati o acquisto manuale” 55% 52% “Decisione di riadattare gli asset video esistenti anziché produrre contenuti online specifici” 41% 38% “Decisione di non intraprendere campagne video digitali” 35% 31% “Ricerca di altre opportunità o formati per i contenuti video digitali” 34% Inserzionisti Agenzie “Quale impatto hanno queste problematiche sul vostro approccio e su quello dei vostri clienti alla pubblicità video?” Base: 103 agenzie pubblicitarie e 281 inserzionisti in Argentina, Francia, Germania, Italia, Messico, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti Fonte: studio commissionato condotto da Forrester Consulting per conto di Teads, maggio 2015 La situazione è simile anche per le media company. Oltre la metà di esse adotta un approccio caso per caso (anziché in programmatic) alla vendita di contenuti video, oppure l'interesse nella pubblicità video è calato drasticamente. Questi comportamenti determinano una perdita di opportunità per tutti gli attori: gli inserzionisti, che non riescono a raggiungere i loro clienti esistenti o potenziali con contenuti articolati e di impatto; le agenzie, che perdono commissioni e la possibilità di lavorare su materiali stimolanti; e le media company, che perdono la possibilità di aumentare i ricavi derivanti da un inventory video di maggior valore. 6 Garantire Il Futuro Della Pubblicità Video Risolvendo Il Problema Della Qualità Per sfruttare al meglio le opportunità offerte dal video digitale, molte società di acquisto e di vendita si stanno rivolgendo a fonti aggiuntive di inventario video premium, inclusa la pubblicità out-stream, che prevede il posizionamento degli annunci pubblicitari video all'interno di contenuti editoriali scritti anziché incorporare l'annuncio pubblicitario in contenuti video nativi (vedere la Figura 7). FIGURA 7 Le società di acquisto e di vendita cercano di diversificare la propria strategia pubblicitaria video “In futuro, che importanza rivestiranno le inserzioni pubblicitarie video nel portafoglio pubblicitario complessivo dei vostri clienti?” (La percentuale indica la maggiore importanza rispetto ad oggi) Pubblicità video out-stream 77% 70% 69% Agenzie Pubblicità video in-stream 60% 60% Pubblicità video via banner 59% 65% 54% Le società di acquisto che hanno adottato la pubblicità outstream affermano che questa strategia ha risolto alcuni dei problemi legati al video online: il 70% degli inserzionisti ha affermato di aver avuto accesso a un inventory più ampio e di aver potuto acquistare video in programmatico, il 69% ritiene che abbia contribuito a determinare la viewability, mentre il 65% pensa che abbia avuto un impatto positivo sull'esperienza dell'utente finale, evitando così che i clienti abbandonassero il brand in quanto associato ad esperienze video non gradite. Le media company hanno affermato che l'out-stream ha senz'altro alleviato le pressioni sulla produzione di inventory video per i propri acquirenti. Il 60% delle media company che offrono video out-stream ha affermato che l'out-stream ha permesso loro di offrire un inventory video premium, favorendo la vendita programmatic. Inoltre, oltre la metà ha affermato che garantisce un maggior ritorno sull'investimento (ROI) rispetto ad altri formati pubblicitari, il che è spiegato almeno in parte dai costi in calo della produzione video nativa (vedere la Figura 8). FIGURA 8 La pubblicità out-stream ha favorito l'offerta di inventory video da parte delle media company Inserzionisti 72% Editoria/ Media Base: 529 publisher/media company, agenzie e inserzionisti in Argentina, Francia, Germania, Italia, Messico, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti Fonte: studio commissionato condotto da Forrester Consulting per conto di Teads, maggio 2015 “In che misura siete d'accordo o confutate le seguenti affermazioni relativamente al video out-stream che offrite ai vostri clienti?” (La percentuale indica l'accordo) Un inventario più ampio significa poter vendere pubblicità video in modo programmatico 67% Ci permette di offrire un inventario aggiuntivo premium per i contenuti pubblicitario video 66% Fornisce un'esperienza dell'utente finale migliore (meno invadente) rispetto ad altre forme di pubblicità video digitale L'85% delle agenzie e l'82% degli inserzionisti in America del Nord ritiene che la pubblicità out-stream rappresenterà in futuro una parte importante del loro media mix. Le media company in America Latina (81%) sono più portate a ritenere che l'out-stream acquisirà sempre maggiore importanza, seguite dal 67% delle media company nell'Unione Europea e dal 63% delle media company negli Stati Uniti. Fornisce un ROI migliore rispetto ad altri formati pubblicitari 60% 59% Base: 86 publisher/media company, agenzie e inserzionisti in Argentina, Francia, Germania, Italia, Messico, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti Fonte: studio commissionato condotto da Forrester Consulting per conto di Teads, maggio 2015 In sintesi, inserzionisti e agenzie vogliono maggiori rassicurazioni sul fatto che il messaggio giunga realmente al proprio target, e standard più elevati in termini di viewability e misurazione, per capire se il loro investimento in video è redditizio o meno. La soluzione dipende in parte dal livello di trasparenza adottato dalle media company, ma 7 il settore nel suo insieme richiede con forza standard più rigorosi e formulati in modo chiaro, una responsabilità condivisa dalle società di acquisto e di vendita operanti nel mercato della pubblicità video. In quanto a loro, le media company hanno affermato di essere alla ricerca di opportunità a basso rischio per diventare protagonisti del mercato o cogliere appieno le possibilità offerte dalla pubblicità video. Nel fare ciò, dovranno tenere ben presente che il video rappresenta una soluzione costosa anche per le società di acquisto loro clienti. Dovranno pertanto mettere a punto strumenti efficaci per il targeting e la trasparenza in termini di viewability e performance, al fine di infondere fiducia nei loro clienti e rassicurarli sulla redditività del loro investimento. “Premium non deve essere sinonimo di costoso, ma deve essere garanzia di trasparenza e possibilità di offrire loro esattamente ciò che vogliono (mediante la trasparenza).” - CEO presso un'agenzia pubblicitaria internazionale 8 Suggerimenti Chiave Un mercato della pubblicità video evoluto e maturo può e deve essere una risorsa per inserzionisti, agenzie e media company. Ciò detto, c'è ancora un significativo margine di miglioramento affinché questa opportunità possa essere sfruttata al meglio da tutte le parti interessate. Le società di acquisto e di vendita possono contribuire al successo del video online come indicato di seguito: › Acquirenti: richiedere chiarezza su questioni spinose. Le società di acquisto devono richiedere la massima chiarezza per i loro acquisti di pubblicità video digitale. Privilegiare acquisti in grado di dimostrare l'efficacia del targeting, definire standard elevati per la visibilità, richiedere un'assunzione di responsabilità per le performance e tenere presente l'esperienza del cliente sono altrettante prove che le soluzioni in grado di soddisfare queste esigenze verranno valutate in modo più positivo, oltre a spingere i partner di vendita a fornire un prodotto adeguato alle proprie necessità. › Venditori: comprendere che si può essere un provider di pubblicità video senza necessariamente essere un produttore. Utilizzare formati di pubblicità video indipendenti dagli asset video esistenti è un modo per espandere (o creare) un inventory proprietario con costi e rischi ridotti rispetto alla necessità di creare un gran numero di asset video per soddisfare le esigenze degli inserzionisti. Occorre tuttavia rendersi conto che le aspettative degli acquirenti in termini di garanzie delle performance sono sempre maggiori, e di conseguenza orientarsi verso soluzioni in grado di offrire tali garanzie e fornire un'esperienza dell'utente finale positiva. › Venditori: trovare partner tecnologici in grado di fornire un adeguato supporto. Le media company si sono finora tenute alla larga dalla pubblicità video (del tutto o per quanto possibile) a causa dei costi, dei tempi e delle competenze richieste da questo tipo di settore. È opportuno ricercare partner tecnologici che permettano di superare tali ostacoli grazie a potenti funzionalità ma anche a un affidabile livello di servizio, in grado di fornire l'assistenza richiesta quando si muovono i primi passi in questo mercato. › Tutti: comprendere che quaità premium e asset proprietari sono concetti legati a doppio filo. È semplicemente naturale considerare la reputazione e la qualità del media brand come aspetto importante nella definizione di un inventario premium, che rappresenta il fattore principale per la crescita futura del video online. Tuttavia, tanto le società che vendono quanto quelle che acquistano includono considerazioni relative a utenti finali e prestazioni nell'equazione per la definizione dell'inventario da classificare come premium. 9 Appendice A: Metodologia In questo studio, Forrester ha condotto un sondaggio online tra 529 inserzionisti, agenzie e media company in Argentina, Francia, Germania, Italia, Messico, Regno Unito e Stati Uniti. Ha quindi integrato i risultati del sondaggio con 6 interviste qualitative. Lo studio ha valutato lo stato corrente, i vantaggi, le problematiche e le possibili soluzioni per la pubblicità video online. Hanno partecipato al sondaggio decision-maker coinvolti nell'acquisto o nella vendita video presso le rispettive società. Le domande poste ai partecipanti riguardavano le procedure di acquisto o vendita di pubblicità video correnti. Agli intervistati è stato offerto un piccolo incentivo come compenso del tempo necessario per rispondere al sondaggio. Lo studio è iniziato nel gennaio 2015 ed è stato completato nel maggio 2015.