Che cos’è lo spazio del teatro? Noi pensiamo lo spazio del teatro come: 1) spazio destinato agli spettacoli (sala+scena+spazi di servizio) 2) spazio degli attori, extraquotidiano, separato 3) supporto visivo di un’azione agita e/o raccontata Il teatro che abbiamo in mente è grosso modo quello “all’italiana” che ci appare “normale” (XVI-XXI secolo) Liceo scientifico «Giacomo Ulivi», a.sc. 2014-2015, prof.ssa S.Borsi Che cos’è lo spazio del teatro? • Edificio • Scena+platea (forma della sala teatrale) • Spazio dell’attore (luogo dell’azione drammatica) • Spazio illusivo/ emblematico/realistico della scenografia Nessuno di questi sensi è necessario né tutti sono sempre esistiti Liceo scientifico «Giacomo Ulivi», a.sc. 2014-2015, prof.ssa S.Borsi Che cos’è lo spazio del teatro? • Edificio • Epoche prive di edifici teatrali, ad es. nel medioevo: 1) teatralità diffusa (teatro profano); 2) teatro sacro nelle chiese, sui sagrati, nelle piazze • Scena+platea • Non è sempre esistita • Spazio dell’attore • Può essere anche l’unico spazio, vedi giullarate medievali, v. Dario Fo (spazio creato dai gesti e dalle parole) • Spazio emblematico o realistico della scenografia • Non sempre si utilizza la scenografia (che essa sia illusiva, emblematica o realistica) Liceo scientifico «Giacomo Ulivi», a.sc. 2014-2015, prof.ssa S.Borsi Perché studiare lo spazio scenico nella storia? 1) Dal punto di vista storico il teatro all’italiana non è lo spazio scenico 2) Dal punto di vista dello spettatore del teatro del XXI secolo è necessario avere chiavi di lettura per comprendere le rappresentazioni cui assiste. Infatti oltre a utilizzare i teatri esistenti, il teatro dal ‘900 in poi ha sperimentato diversi spazi di teatro: a) abolizione del sipario b) abolizione della rigida disposizione frontale c) illuminazione elettrica ecc. Per far questo ha attinto alle più diverse tradizioni come “serbatoio dei possibili”: A) B) C) teatro medievale: es. rappresentazione francese “1789” con vari fuochi di azione su piattaforme teatro greco, ripreso anche nell’architettura teatrale teatro orientale e teatro di strada (cfr. Living Theatre) ecc. Origini e sviluppo dello spazio scenico in Grecia Il mondo greco e i principali teatri dell’antichità Théatron La parola théatron, da cui deriva nelle lingue moderne il termine “teatro”, compare per prima volta nei testi letterari greci arrivati fino a noi attorno al V secolo a. C. Si tratta di un sostantivo derivato dal verbo theàomai, “vedere”, che può designare sia il luogo adatto per assistere ad uno spettacolo sia la collettività degli spettatori che guardano quello spettacolo (per cui un attore può dire, ad esempio, che si sta rivolgendo al théatron). Il teatro come forma d’arte drammatica nasce nel VI secolo a.C. in Atene. Tuttavia, già nella società greca arcaica a partire dall’VIII secolo esistevano forme di intrattenimento di lunga tradizione, probabilmente micenee (danze, acrobati, giochi e competizioni atletiche) che richiedevano l’individuazione e la preparazione di spazi adatti. I testi letterari e le testimonianze iconografiche ci documentano primitive forme di spettacolo nelle quali il pubblico tendeva a disporsi a cerchio attorno ai performers. Ad esempio nell’Odissea (VIII 256 ss.: siamo attorno all’VIII secolo a. C.) si narra della preparazione ed esecuzione di una danza in onore di Ulisse da parte dei Feaci. Ma su, voi che siete i migliori danzatori Feaci, danzate, perché l’ospite racconti ai suoi cari, tornato a casa, quanto siamo più bravi degli altri nell’arte navale, e a correre, nella danza e nel canto. (…) Tutti e nove si alzarono gli arbitri scelti del popolo, che nelle gare preparavano bene ogni cosa, spianarono un coro, allargarono bene il campo di gara. S’accostò l’araldo recando la cetra sonora a Demodoco, ed egli avanzò fino al centro. L’attorniavano giovani nel primissimo fiore, esperti di danze: scandirono coi piedi la danza divina. Ulisse guardava il balenare dei piedi e stupiva nell’animo. Notiamo che il tratto di terreno che viene spianato è definito choròn, la stessa parola che in greco indica la danza e anche il gruppo dei danzatori. Su di esso i giovani eseguono le figure del ballo (orkhethmos, dalla radice del verbo orkheisthai, danzare, da cui deriva anche la parola orchestra) Alcune rappresentazioni iconografiche assai antiche, inoltre, ci mostrano situazioni in cui gli spettatori di un evento spettacolare si dispongono in modo da ottenere una visuale dall’alto verso il basso. In particolare, un frammento di vaso ateniese del pittore Sofilo (VII secolo a. C.) da cui è tratto il disegno qui sotto, mostra il pubblico che assiste ad una gara atletica disposto su una sorta di rudimentale tribuna probabilmente eretta per l’occasione. La visione dall’alto verso il basso sarà destinata a restare una costante nella storia degli edifici teatrali greci. L’edificio teatrale è uno dei prodotti architettonici in cui la ricerca della perfezione geometrica e dell’armonia formale raggiunge risultati altissimi. Dalle città della Grecia continentale, dove si origina, il teatro nel corso di quattro secoli si diffonde a tutto il mondo colonizzato e abitato da Greci. Le rovine del grande teatro di Pergamo, in Asia Minore (Turchia), realizzato durante il regno del re Eumene I (197-159 a. C.) Una delle più perfette e meglio conservate realizzazioni del teatro greco di età classica è rappresentata dal teatro di Epidauro. Costituisce per molti versi un modello della ‘forma teatro’, caratterizzato da un finissimo studio della struttura circolare e da una perfetta acustica, tanto più stupefacente in quanto realizzata su basi solamente empiriche. Epidauro, visione aerea del teatro, costruito nel IV secolo a. C. La parte superiore della cavea, aggiunta in epoca posteriore, è ben distinguibile dall’impianto originale. Questa immagine del teatro di Epidauro, ripresa dalla parte centrale superiore della cavea, evidenzia l’inserimento della struttura teatrale nello spazio naturale circostante. Al di là dello spazio dell’orchestra e degli edifici scenici di cui restano solo le fondamenta, lo sguardo degli spettatori poteva spaziare in lontananza sul santuario e fino al monte Aracnèo, nella piena luce del paesaggio greco. In quella piena luce si svolgevano le rappresentazioni, senza alcun concorso di illuminazione artificiale. Ricostruzione del teatro di Epidauro con indicazione dei principali elementi costitutivi della struttura di un teatro greco della prima età ellenistica Il teatro di Epidauro ci offre una immagine dello stadio di sviluppo cui le costruzioni teatrali erano giunte nel IV secolo a.C., alle soglie dell’età cosiddetta ellenistica (che si suole far cominciare con la morte di Alessandro Magno, nel 321 a. C.). A quell’epoca i teatri erano già diventati solidi edifici in pietra, ed avevano raggiunto dimensioni cospicue. Le origini del teatro tragico e comico risalgono però a circa un secolo e mezzo prima, e tutta la grande fioritura del teatro tragico e della commedia antica è contenuta nell’arco del V secolo a.C., una fase in cui la produzione teatrale è fenomeno quasi esclusivamente ateniese. E’ dunque nella città di Atene e nei suoi dintorni che si devono cercare le tracce della forma originaria dello spazio teatrale. Questa ricerca risulta difficile e abbiamo ragione di sospettare che il teatro in cui misero in scena le loro opere i grandi drammaturghi del V secolo fosse sensibilmente diverso da quello che abbiamo appena descritto. Il teatro di Dioniso in Atene Il teatro di Atene fu costruito, in epoca non precisabile (fine VI secolo a.C.?) all’interno del santuario di Dioniso Eleutereo, a sua volta realizzato alle pendici meridionali dell’Acropoli nella seconda metà del VI secolo a.C. L’area del teatro è stata oggetto di scavi accurati tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, ad opera degli archeologi tedeschi W. Dörpfeld e E. Fiechter, che riportarono alla luce le rovine oggi visibili. Le rovine del Teatro di Dioniso, sul pendio sud dell’Acropoli, come appaiono oggi. Sullo sfondo a destra si notano i resti del piccolo tempio di Dioniso, preesistente al teatro e quelli di un altro tempio dello stesso dio, più recente L’orchestra e la parte inferiore della cavea del teatro di Dioniso visti da NE. Da questa immagine, come dalla precedente, si nota come il pendio della collina fu in parte sbancato per far posto alla struttura teatrale. Particolare dell’orchestra, che evidenzia la pavimentazione intarsiata. Si notino anche la fila dei sedili privilegiati (proedrie, indicate dalla freccia rossa) e i gradini che davano accesso alla zona rialzata su sui recitavano gli attori (freccia verde). Le rovine oggi visibili non corrispondono però all’aspetto originario del teatro, ma ad una delle numerose ristrutturazioni di epoca successiva, e precisamente a quella operata in età imperiale romana (II secolo d. C.). A quell’epoca il teatro doveva apparire all’incirca come in questa ricostruzione virtuale. Una parte dei resti appartiene ad una fase precedente, quella dell’epoca ellenistica (IV-I secolo a.C.), durante la quale il teatro appariva più o meno così (si noti la somiglianza con le strutture ricostruite per il teatro di Epidauro). Caratteristica di questa fase è la presenza di un alto palco (chiamato logheion) sul quale recitavano gli attori (freccia) Ma qual era l’aspetto originario del teatro, o quello in cui furono messi in scena i drammi più antichi che conosciamo, nella prima metà del V secolo a. C.? Gli archeologi hanno scavato al di sotto delle rovine ellenistiche e romane, fino a trovare lo strato di roccia originario della collina, a contatto del quale dovevano trovarsi le strutture originarie. Il risultato di questa ricerca è scarno e problematico, ma di grande interesse. Pianta delle rovine riportate alla luce dagli scavi di Dörpfeld e Fiechter. Il solo elemento che possa essere riportato con buona probabilità al V secolo a. C. sono le sei pietre siglate SM1 e indicate dalla freccia, che si trovano a circa un metro sotto il livello degli altri resti e appaiono disposte secondo una linea curva che disegna un arco appartenente ad un cerchio assai grande. Le sei pietre SM1 come appaiono oggi (Dörpfeld in realtà ne trovò 7, ma una è sparita). L’andamento curvo delle pietre fece ipotizzare all’archeologo tedesco che si trattasse dei resti di un grande muro di sostegno, costruito per delimitare e sostenere una vasta spianata circolare realizzata con terreno di riporto. Sarebbe stata questa l’orchestra originaria del teatro ateniese. Particolare delle pietre SM1 Sezione che ricostruisce il pendio originario della collina e il primo sbancamento del terreno. In nero il muro di sostegno SM1, in grigio il riporto di terreno che formava l’orchestra arcaica. I cerchi evidenziano la posizione reciproca dell’orchestra arcaica e di quella più tarda Se accettiamo l’ipotesi di Dörpfeld e ricostruiamo la circonferenza dell’orchestra sulla base della curvatura del muro SM1, si vede che l’orchestra arcaica (molto grande, del diametro di 2025 m) si estendeva sulla zona dove poi sorsero gli edifici scenici in pietra, che dunque in origine non dovevano esserci o dovevano essere molto semplici e leggeri, perché si sarebbero trovati nei pressi del bordo del riempimento. Si capisce anche che l’orchestra attualmente visibile è il risultato di un arretramento rispetto alla posizione originaria, effettuato in occasione di successive ristrutturazioni del teatro. La ricostruzione di Dörpfeld, largamente condivisa tra gli studiosi, parte dall’idea che nei teatri greci fin dalle origini la forma dell’orchestra sia sempre stata circolare. Le ragioni principali di questo convincimento sono: 1. La naturalezza della disposizione circolare del pubblico, che si riscontra in molte forme di spettacolo popolare, come danze, rappresentazioni ecc., e che è proseguita nella tradizione popolare greca. 2. L’assoluta prevalenza del modello circolare nei teatri dal IV secolo a.C. in poi, che hanno orchestre o circolari, come lo splendido esempio di Epidauro, o semicircolari. Questa circostanza potrebbe essere dovuta all’imitazione del modello più autorevole, quello del teatro ateniese del V secolo a. C. Il teatro di Epidauro durante una rappresentazione moderna. L’immagine evidenzia la grandezza dello spazio circolare dell’orchestra, che trova riscontro nelle grandi dimensioni dell’orchestra ateniese. Le costruzioni sulla sinistra sono una scenografia moderna ricostruita sulla base delle fondazioni antiche Liceo scientifico «Giacomo Ulivi», a.sc. 2014-2015, prof.ssa S. Borsi Fonti varie fra cui Fabrizio Cruciani, Lo spazio del teatro, Laterza, Bari-Roma 2005 per le prime slide sullo spazio del teatro. Il resto è una rielaborazione di un ppt da http://www00.unibg.it/dati/corsi/24109/71007-edificio-teatrale-greco.pdf