CENTRO DI STUDI STORICO - MILITARI "Generale Gino Bernardini

CENTRO DI STUDI STORICO - MILITARI
"Generale Gino Bernardini"
L E CAUSE O C C U L T E D E L L A
SECONDA G U E R R A MONDIALE
Conferenza tenuta al Circolo Ufficiali dell'Esercito
dal Dott. Aldo Stoico
Le cause occulte della seconda guerra mondiale
L E C A U S E O C C U L T E D E L L A S E C O N D A G U E R R A MONDIALE
Se chiedete a f uomo detta strada quali sono state le cause della 11 Guerra Mondiale, se
domandate per quale ragione è esploso queffimmane conflitto che per 6 anni h a
insanguinato il mondo intero e provocato circa 60 milioni d i morti, l'uomo della strada
risponderà pressappoco così: "in Germania è salito al potere un dittatore fanatico e
sanguinario che s'illudeva di poter conquistare il mondo, ma le nazioni libere l'hanno
sconfitto, restituendo all'Europa e a parte d i essa la libertà.
Ma se leggete i libri d i testo per le scuole, le argomentazioni non sono poi tanto diverse.
Detto così, sembra u n vecchio film di James Bond, le forze del bene contro te forze dei male,
con l'immancabile vittoria del bene,
A parte il fatto che non tutte le nazioni vincitrici erano libere, la risposta appare troppo
semplice per essere vera. Viene spontanea una domanda: ma è stato proprio così? È
davvero possibile che u n uomo solo, u n ex caporale austriaco, ex imbianchino, ex pittore
fallito che si aggirava come un fantasma e vestito come un barbone per le strade dì Vienna e
di Monaco, sia stato capace di scatenare u n simile inferno?
Evidentemente no.
E questo senza nulla togliere alle immani responsabilità di Adolf Hitler e del suo maestro (o
cattivo maestro!) Benito Mussolini. La maggior parte degli storici è concorde nell'affermare
che senza Mussofini Hitler non avrebbe trovato la forza e il propellente per iniziare la sua
straordinaria, vertiginosa e sciagurata scalata ai vertici della storia.
Ho definito occulte le cause della i l Guerra Mondiale, ma sarebbe più opportuno definirle
occultate, Perché in parte si conoscevano, m a venivano volutamente ignorate.
Mettere a silenziatore voleva dire anche usare un solo capro espiatorio per nascondere
dietro ad un paravento altre e più imbarazzanti responsabilità.
Si sa che la storia dai Greci e dai Romani in poi l'hanno sempre scritta i vincitori e t vincitori si
sono sempre presi tutti i meriti, lasciando ai vinti tutte le colpe e anche tutte le nefandezze
commesse. Per ben capire il brodo di cultura in cui sono nati e proliferati i germi nefasti della
guerra, bisogna anche dire che il concetto stesso di guerra è mutato nell'ultimo secolo. Prima
si diceva ai soldati e al popolo (per quel poco che il popolo potesse contare) che combattere
era un dovere del cittadino e che comunque si combatteva per la grandezza della Patria. Poi
sono intervenute le sottigliezze anche dal punto di vista etico: guerre preventive, guerre di
liberazione, guerre giuste e guerre sbagliate, addirittura guerre umanitarie! A parte il fatto che
spesso il diaframma che divide la guerra giusta da quella sbagliata è molto sottile, si
potrebbe dire, un po' cinicamente, che le guerre giuste sono quelle che si vincono, e
sbagliate quelle che sì perdono.
Prima di entrare nel vivo dell'argomento, una breve riflessione su quelle che sono state
sempre le cause delle guerre in tutti i tempi, poiché in questo la storia si ripete:
1. Cause egemoniche: è nel DNA di tutti gli esseri umani imporre la propria supremazia
sul territorio e cercare anche di ampliarlo (anche gli animali segnano il proprio
territorio). Ne consegue l'espansionismo dei popoli che ha sempre scandito come un
metronomo i ritmi della storia. Così sono nati i grandi Imperi, d a quello effimero d i
Alessandro Magno a quello ben più consistente dell'Impero Romano e quello
Mongolo, a quello Ottomano.
2. Cause economiche: è forse la causa più importante e sottintende tutte le guerre, dalla
guerra di Troia all'ultima, anche se la guerra di Troia è stata ingentilita dalla leggenda
i
Le cause occufte deffa seconda guerra mondiate
del ratto della bella Elena. Cause economiche signfficano il dominio dei mercati, il
traffico delle merci, lo sfruttamento delle risorse, il controllo dell'aita finanza.
L'economia è il vero nocciolo della questione, impossibile ignorarne l'importanza.
3. Cause ideologiche: è il trionfo della propria ideologia su quella altrui, m a spesso
l'ideologia è u n paravento dietro a l quale si rtasccndono altri fini. S i dice che la guerra
d i Spagna sta stata fuftrma guerra ideologica, ma è una tesi discutibile.
Poi c i sono le guerre interetniche, come quella avvenuta nella ex Jugoslavia, le guerre di
religione e tante altre amori
Tutte queste cause erano presenti alto scoppio della 11 Guerra Mondiate e poi si sono
intersecate i n una rete d i interessi, spesso indeafrabilL Vi sono ancora molte verità da
studiare e da scoprire.
Oggi chi fa ricerca storica o semplicemente si avvicina a d essa si trova d i fronte a due
ostacoli pressoché insormontabili: i l primo ostacolo è la cultura del "politicamente corretto",
tradotto dall'inglese "polttically correef che significa non uscire dagli schemi, seguire le linee
guida, non deragliare, in sintesi, teoremi prefissati e immodificabili. Il secondo ostacolo è
l'accusa di revisionismo, u n a sorta d i anatema che viene scagliato contro c h i cerca di vedere
i fatti in u n a luce diversa, come se la storia fosse u n vangelo che n o n ammette modifiche. La
revisione è invece parte integrante delia storia, s e così n o n fosse sarebbe inutile la ricerca.
Lo scopo è quello di dare alia storia u n taglio diverso, non soltanto un'arida successione di
fatti, m a cercare di c a p r e perché si sono verificati e, soprattutto, scoprire che cosa si
nasconde dietro questi avvenimenti.
L'INIZIO
Sui libri di storia si legge che 1a 11 Guerra Mondiale è iniziata il 1 Settembre del 1939. Molte
v o t e abbiamo visto i cinegiornali d e f epoca con i soldati germanici che spostavano l a barra
di confine ed iniziavano Tinvasione defla Polonia. M a non è stato esattamente così o
perlomeno i n quella date è iniziate la guerra guerreggiata, m a la coniittualità che l'ha
determinata è iniziata molto prima. A parte il fatto che la guerra è già in atto in Estremo
Oriente con l'invasione giapponese detta Manciuria. L a t i Guerra Mondiate i n realtà h a inizio
laddove la 1 Guerra Mondiate finisce e h a un luogo e una data precisi: Parigi, 28 Giugno
1919. è U giorno in cui si conclude la Conferenza d i Parigi e viene ratificato nella sala degli
specchi quello che va sotto il nome di Trattato di Versailles.
Un filo rosso unisce quindi la I alla i l Guerra Mondiate, u n filo rosso-sangue, poiché aite
innumerevoli vittime della 1 Guerra sì aggiungeranno i circa 6 0 milioni di morti della Seconda.
L'inutile strage della I Guerra Mondiale (come te definì il Papa} non è riuscita a scongiurare la
Seconda, anzi ha contribuito a determinarla. La Conferenza era nata da nobilissimi intenti,
ovvero assicurare una sorta di pace universale, associata alla giustizia per tutti. La pace e la
giustizia formano una coppia bene assortita m a che, purtroppo, ha un grandissimo difetto,
quello d i andare difficilmente d'accordo. A Parigi, in effetti, affluirono personaggi d a tutto il
mondo, ognuno con te proprie ragioni e i propri obiettivi. Vennero dall'Europa ma anche dalla
Cina, dai Giappone, d a l Sudafrica, d a f Australia e dalla Muova Zelanda. Sostenevano te
cause più disparate, ogni Nazione aveva qualcosa da rivendicare: indipendenza, territori da
annettere, zone d'influenza, risorse economiche. A dirigere questa orchestra, a volte
sgangherata, le Nazioni vincitrici che pretendevano ovviamente di essere adeguatamente
compensate per l a vittoria ottenuta sui campi di battaglia. Ai vertici, naturalmente, Francia e
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Le cause occufte defla seconda guerra mondiale
Gran Bretagna, l a prima rappresentata da George Clemenceau, la seconda d a Sir David
Lloyd George, il primo era ossessionato dal pericolo tedesco, al punto che Winston Churchill
disse: "l'odio delia Francia verso la Germania ha qualcosa che va al di là dell'umano". Il
primo ministro inglese, a sua volta, cercava d i difendere l'immenso impero Britannico che già
cominciava a emettere sinistri scricchiolii. La terza potenza vincitrice, gii Stati Uniti, era
rappresentata da Woodrow Wilson, personaggio singolare, definito nei modi più svariati
ingenuo, idealista, profeta, m a anche sprovveduto e privo di cultura diplomatica, più incline
all'utopia che al realismo politico. Ai contrario dei rappresentanti anglo-francesi, Wilson era
completamente digiuno di storia e geografia, tanto che, panando di Fiume, la confondeva
con Pola e sulla carta geografica l a cercava addirittura nei sud della Dalmazia. Anche nel
privato era un personaggio chiacchierato: divorziato, conviveva con la futura seconda moglie
e su d i lui circolava qualche battuta. Quando annunciò a lei f intenzione di sposarla, la sposa,
per la gioia, cadde dal letto. Ora questa battuta è del tutto insignificante, ma per la cultura
puritana di allora essere nello stesso ietto senza essere ancora sposati costituiva una
situazione scandalosa.
1 tre grandi erano in disaccordo s u quasi tutto, ma in comune avevano una profonda antipatia
per l'Italia e per gli italiani. Spesso, parlando dell'Italia, usavano espressioni sarcastiche,
sconfinando talvolta i n u n vero e proprio disprezzo. E f Italia, è bene ricordarlo e ribadirlo, era
una Nazione vincitrice e per questo era stata chiamata a Parigi come quarta Grande. A
rappresentarla era Vittorio Emanuele Orlando, il cosiddetto "Presidente della Vittoria",
personaggio d i elevato livello culturale e morale, m a non i n grado di competere, sul piano
politico e diplomatico, con 1e astuzie dei rappresentanti anglo-francesi. Contrariamente a
quanto convenuto, l'Italia non s i trovava affatto s u u n piano paritario rispetto alle grandi
Potenze. Spesso le discussioni avvenivano in assenza dei rappresentanti italiani e alcune
decisioni vennero prese addirittura senza la firma dell'Italia, Significativo l'uso della lingua:
alia richiesta di Orlando di introdurre anche Mattano accanto all'inglese e al francese,
Clemenceau rispose sprezzante: "Perché n o n anche I cinese, il giapponese, l'afrikaaner?".
Lo smacco era cocente, così come le frequenti allusioni alFatieggiamento italiano nel
passaggio dalia Triplice Alleanza alla Triplice Intesa. Un moda non proprio garbato, insomma,
per dare all'Italia una patente di inaffidabilità.
Con la I n e della ! Guerra Mondiale vengono disgregati i due grandi imperi multietnici: quello
Asburgico e quello Ottomano. La risultante fu una vera e propria frammentazione di popoli
che prima i governi centrali tenevano unM, a Vienna e Istanbul. A quel punto esplode un
delirante nazionalismo che coinvolge gran parte delle Nazioni europee.
Si pone allora il problema dei gruppi allogeni. Che cosa s i intende con questo termine?
Letteralmente deriva dal greco "nati altrove' ma, in senso geopolitico, si intendono quelle
minoranze che, per storia, cultura e lingua, appartengono a Nazioni diverse da quelle entro i
cui confini sono inserite. Allogeni, riferiti alle popolazioni, allotropi, riferiti ai luoghi. Per fare
un esempio, l i gruppo etnico tedesco in Alto Adige, il gruppo sloveno in Venezia-Giulia, ma
anche la Valle d'Aosta e le comunità albanesi sparse nel Sud Italia. Gruppi allogeni
esistevano in tutte le Nazioni europee, particolarmente nell'Europa orientale. Così vi erano
gruppi ungheresi in Romania e viceversa, per non parlare dei Balcani. La Romania
rivendicava il Sanato, dove però vivevano anche minoranze ungheresi e tedesche. L'ultimo
premio Nobel per la letteratura è difatti di nazionalità rumena, ma appartenente a un ceppo
svevo. Alcuni territori erano addirittura contesi da tre Nazioni, come la Macedonia, composta
da Slavi, Greci e Bulgari. La Polonia contendeva territori alla Lituania e alla Bielorussia, fa
Grecia era in disputa con la Turchia per l'Asia Minore e così via, u n grovìglio inestricabili dì
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Le cause occulte della seconda guerra mondiale
interessi, non scio territoriali, ma anche economici per Je risorse che potevano contenere i
territori contesi. Difficile accontentare tutti senza scontentare nessuno.
E qui entra i n scena l'Italia che avrà u n ruoto fondamentale in tutìi gM eventi conseguenti alla
Conferenza d i Parigi.
Tra tutte te Nazioni europee, infatti, l'Italia era quella che aveva più gruppi allogeni ai di fuori
del proprio territorio e che, per complesse vicende storiche, facevano parte di altri Stati. E
non erano gruppi isolati, m a anche intere regioni. A cominciare da Nizza, che non era mai
stata francese (il toponimo Nice è stato inventato dai francesi dopo la cessione delia città alia
Francia nel 1859) e a seguire l a Savoia e così la Corsica, il Canton Ticino. N o n erano territori
marginali, m a facevano parte della storia e della cultura italiane, avendo dato personaggi di
risonanza mondiale. D i Nizza era Garibaldi; la Savoia, anche se di lingua francese, era
sempre stata legata ai Piemonte, mai alla Francia, era inoltre la terra di origine delia Casa
Regnante italiana. Sì potrebbe continuare con il corso Napoleone e con il grande architetto
Sorromìni, iiaiianissimo, nato nel Canton Ticino, e anche Malia era vicinissima all'Italia per
storia e per cultura.
In questo clima di globalizzazione nazionalistica esasperata non poteva mancare fa voce
d e f Italia. M a l'Italia, seppur vincitrice d i quella guerra sanguinosa, non poteva di certo
chiedere territori appartenenti aite altre Nazioni vincitrici, Francia e Gran Bretagna che,
peraltro, la sovrastavano per potenza politica, economica e militare. Oltre alte zone
conquistate con largo spargimento dì sangue (Trento, Trieste, Gorizia e l'Istria), f Italia
chiedeva Fiume, il Quamaro e la Dalmazia. L a Dalmazia, si potrebbe dire, questa
sconosciuta. Moffi italiani hanno frequentato te coste di questa bellissima regione, una tra le
più belle d'Europa, m a v i diranno quasi sempre che sono andati te vacanza te Croazia o, in
passato, in Jugosalvra, ignorando le profonde radici italiane di questa terra, peraltro ben
riconoscibili nei suoi splendidi monumenti. L a Dalmazia diventerà il pomo della discordia tra
l'Italia e te grandi potenze europee e condizionerà anche gli eventi che seguiranno. Qualcuno
l'ha definita Torio d i grasso in un proscuMo" per quella striscia costiera protetta alfe spalle
dalla catena montuosa. Regione di frontiera, cerniera tra Nord e Sud Europa, realtà
muttietnica, spesso teatro di scontri tra etnie e popoli diversi. Dapprima popolate dai Libumi e
dagli Hliri, entra poi in contatto con i Greci di Sicilia e, nei 230 a. C , entra a far parte del
dominio Romano. Sotto la pax romana sviluppa un'attissima civiltà, testimoniata dalle
tra le quali spicca il palazzo di Diocleziano a Spalato. Difende flmpero
s i ergono a liberi comuni, sulla
1 dominio d e t e Repubblica di
per quattro secoli. Gran parte della potenza
ofefer fnar&teréi tiserez&na é <éi étfffikeésrprupaà armarmai<faéiaaotre
camasfrgmfina por'
fedeltà ed eroismo nella battaglia di Lepanto. Con l a pace d i Presburgo passa poi alla
Francia, per essere poi ceduta da Napoleone all'Austria. Ha così inizio il processo di
snazkjnMzzaztone deHa Dalmazia. L'Austria favorisce l'immigrazione slava e sviluppa una
politica filo-croata. Nel 1867 alle elezioni vincono ancora gli italiani ma, nel 1870, favorita
dairimponente afflusso slavo, la maggioranza passa a i croati. Vengono "croatizzate" l e
scuole, , fitafiano non è più riconosciuto, anche se tollerato. Si cerca di cancellare le radici
italiane della Dalmazia. È U grido di dolore «ascoltato di personaggi eminenti delia comunità
italiana, Bajamonii, Salvi, Crestich. H a inizio il primo esodo degli italiani; il secondo avverrà
dopo te 4 Guerra Mor^diale, i l terzo nel 1944-1945in seguito at terrore Instaurato dai partigiani
comunisti dì Tito. Gli italiani fuggono, m a te testimonianze dell'italianità di quelle terre
rimangono, te Dalmazia, come dirà i l senatore Gigante, parlano te pietre. A Parigi, i l
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Le cause occulte della seconda guerra mondiale
Marchese di S. Giuliano, Sydney Sennino e il Grande Ammiraglio Thaon di Revel si battono
invano. La Dalmazia ci viene negata.
Nel 1915, prima di entrare in guerra^ l'Italia aveva firmato con gli alleati anglo-francesi i patii
di Londra. Bisognerebbe definirli i "misteriosi patti di Londra", poiché furono resi noti solo
alcuni anni dopo e pare che alcune clausole non siano ancora state rivelate. È certo che gran
parte delia Dalmazia era stata promessa all'Italia, con Spalato e Sebenico.
L'avvento di Wilson cambiò le carte i n tavola. Il Presidente americano, con argomentazioni
pretestuose, dichiarò nulli quegli accordi. Esplode l'ira dei nazionalisti italiani, si fanno
manifestazioni in tutto il Paese, una grande adunata per la Dalmazia italiana viene
organizzata a Napoli. Ma a Parigi l'Italia è stata sconfitta, le è stata assegnata solo Zara e un
gruppo di isole, enclave italiana i n territorio slavo. Nasce così il mito della vittoria mutilata,
della Patria tradita, delia negazione dei territori che avevano dato i natali a Nicolò
Tommaseo, colui che aveva pubblicato il primo vocabolario della lìngua italiana e alla famiglia
dei grande esploratore Marco Polo, originaria dell'isola di Cuzzola. li resto è storia, storia
amara: il ritiro dell'Italia dalia conferenza d i Parigi, te lacrime d i Vittorio Emanuele Orlando, il
trattato quasi imposto all'Italia che sembrava riferirsi più a una nazione vinta che a una
nazione vincitrice. La delusione per il trattato di Versailles fu enorme. Oltre tutto, nei Patti di
Londra erano contenuti "cospicui vanteggi colonialf e d anche promesse riguardanti i tenitori
deli'ex-impera ottomano i n Asia Minore, in particolare nella zona d i Antalya e di Smirne.
Naturalmente, nulla dì tutto questo. 1 nazionalisti italiani ebbero la sensazione dì essere stati
beffati e traditi dagli Alleati e crebbe in loro il risentimento verso gli anglo-francesi che,
ovviamente, non vedevano di buon occhio questo espansionismo italiano. Non che l'Italia del
1919 facesse paura alle grandi Potenze, tuttavia un dominio italiana sull'altra sponda
adriatica significava concedere all'Italia una supremazia su di una parte del Mediterraneo in
una zona ritenute strategica nett'ottìca di allora. Certo, l'Italia era debole, sia politicamente
che militarmente, m a il ricordo dei grande passato sul Mare Nostrum poteva risvegliare
antiche ambizioni imperiali che le rovine romane e le vestigia del dominio della Serenissima
testimoniavano palesemente. E il vento nazionalista che soffiava su tutta FEuropa poteva
coinvolgere e d alimentare le pretese e le speranze italiane.
Ciò non poteva piacere alla Gran Bretagna che deteneva le chiavi di accesso al
Mediterraneo, c o n M a i a e Gibilterra e, men che meno, alla Francia, che temeva un rigurgito
di antiche pretese sulle regioni appartenute alfltalia: Nizza, Savoia, Corsica. In questa
particolare congiuntura si profilava una confMualità per l'egemonia sul Medtterraneo
orientale. Si delinea uno scenario nuovo, in cui si contendono quattro Nazioni: l'Italia, la
nuova Turchia, nata daHe ceneri dell'Impero Ottomano, la Grecia e la nuova Nazione
costituita dagli Slavi del Sud, quella che sarà poi chiamata Jugoslavia, prima regno e poi
repubblica.
E qui entrano in scena nuovi personaggi, trascurati dalla storiografia ufficiale, ma molto
importanti per quel tumultuoso divenire che, con una serie di eventi, porterà alla ti Guerra
Mondiale. Pasic e Trumbic si mettono alla testa di due territori coinvolti direttamente nella 1
Guerra Mondiale: la Serbia, c h e scatenò il conflitto con l'attentato di Sarajevo, e la Croazia
che vi aveva partecipato, inserita nell'esercito Austro-Ungarico. Due personaggi abili e astuti
che seppero sfruttare il vento favorevole che soffiava sui sempre turbolenti Balcani. Così,
prima ancora che fosse ratificato a Parigi, mettendo da parte le antiche rivalità, proclamano
la nascita del Regno dei Serbi e dei Croati, includendo anche gli Sloveni, questi ultimi,
tuttavia, un po' riluttanti, in quanto si sentivano più legati al Centro-Europa che non al mondo
slavo, l i risultato fu eccellente. Nasce così u n nuovo Stato, l a Jugoslavia, favorito soprattutto
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Le cause occufte delia seconda guerra mondiale
dalle grandi Potenze, F r a n c a e Gran Bretagna. Si dice che Trurabtc sia sbiancato in volto e
che stesse addirittura per svenire, quando apprese che tutta la Dalmazia era stata regalata
dalle Potenze vincitrici alla nuova Jugoslavia, beffando e deludendo l'Italia che, in quella
terra, aveva profonde radici. £ tutto questo sotto l a grande ala protettrice del Presidente
americano Wilson. A questo punte, l a grande storia s i inkeccia c o n i l gossip: Wilson aveva
una segretaria croata, non è dato sapere s e fosse anche qualcosa d i più, ma sembra che sia
stata proprio lei a convincerlo ad intervenire nell'assegnazione della Dalmazia alla
Jugoslavia. E lui, scarso conoscitore della geografia, nulla sapeva della storia e della civiltà
che per duemila anni si era affermata s u quelle terrei E all'Italia, matrice d i quella civiltà, che
cosa era rimasto? Poco o nulla, a parte Zara, una zona d'influenza sull'Albania, qualche
concessione nel porto di Vatona. Così, Spalato diventerà Split, Sebenico Sibenìk e Ragusa
prenderà il nome di u n piccolo sobborgo slavo, Dubrovnik. A questo punto entra in scena un
terzo incomodo, l a Grecia, rappresentata a Parigi da un personaggio doiato di un grande
carisma: Eteuterios Venizetos. Innamorato del passato e della grandezza dell'antica Grecia,
aveva come motto: "La natura h a posto dei limiti alle ambizioni umane, m a non a quelle dei
Greci". Di fronte a queste dichiarazioni impallidisce il nazionalismo italiano! Ebbe un ruolo di
primo piano, partecipando alla lotta d i liberazione di Greta, per sottrarla a l dominio turco. Ma
dopo volse io sguardo ancora più lontano, alfAsia Minore, afte città di Pergamo, Efeso,
Alicarnasso, alla patria d i Erodoto, ippocrate, Saffo. Vagheggiava una Grecia dei due
continenti e dei cinque mari, una influenza che si estendesse alfEgeo e al basso Adriatico,
andando a d interferite c o n te pretese dell'iteWa che s i era illusa d i estendere la propria
influenza nelfEgeo, offre che soft*ìsola dì Dodecaneso, anche sulla terraferma.
M a il nemico principate delia Grecia era, owiamente, la Turchia.
E qui entra in scena un altro personaggio: Ataturk, un uomo ambizioso, un autentico
guerriero, abile e coraggioso, che si mise alla testa d i ciò che era rimasto d e l disciolto Impero
Ottomano. Riformò to Stato, dandogli un'impronta laica, tofse ff velo afte donne, contribuì affa
ripresa economica del Paese. Tuttavia, se fosse vissuto oggi, sarebbe state deferito a l
Tribunale dell'Afa per crimini di guerra. Egli si macchiò di ben tre genocidi: uno, veramente
spaventoso, ai danni degi Armeni, oltre un m i t e n e di persone uccise e un numero altissimo
di profughi, tra i quali una famiglia che por, a Parigi, genererà un figlio, il cui nome diventerà
famoso i n tutto il mondo, i l cantante Charles Aznavour, il c u i cognome originate era
Aznavourian. Si narrano episodi raccapriccianti, con efferatezze che nulla hanno da invidiare
a quelle commesse dai nazisti e dai partigiani di Tito a danno degli italiani dell'Istria e della
Dalmazia. Fecero sfilare per te strade di Erevan una colonna dì prigionieri armeni con le
piante dei piedi ferrate come i c a v a i . M a Atatùric s i rese responsabile di altri due genocidi,
quello ai danni dei bulgari e quello ai danni dei Greci di Smirne. Tra i profughi, un bambino
che d a grande farà parlare di sé: Aristotele Onassis. Orrori purtroppo dimenticati. L'Italia
faceva appello alla giusta quota sui territori ottomani promessi dai Patti di Londra, trovando
più opposizione d a parte greca c h e non d a parte turca. La Turchia sarebbe stata disposta
anche a d un compromesso. Stranamente, fltaiia trovò un alleato nel britannico Lfoyd
George, che si rifaceva alla storia, definendo gli antichi Romani ottimi colonizzatori, subito
zittito da Wilson che ribattè: "malauguratamente, gli italiani di oggi non sono degni degli
antichi Romanf, dimenticando però c h e anche i Greci non erano gli stessi dei toro gloriosi
antenati. Ed intervenne pure i l Patriarca di Costantinopoli che disse chiaramente di non
volere gli italiani come vicini, evidente i l contenzioso millenario c o n la Chiesa d i Roma. Le
frasi umilianti contribuivano ad alimentare te delusioni e te frustrazioni dei delegati italiani.
Quindi l'Italia, pur vincitrice in quella guerra sanguinosa, era il classico debole, fragile vaso di
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Le cause occulte delia seconda guerra mondiale
coccio.
In questo caos totale che interessava, non soltanto l'Europa, m a anche il Vicino e Medio
Oriente, le Potenze occidentali cercarono la chiave per risolvere il contrasto con le varie
nazioni con due proposte:
1.1 plebisciti:
Teoricamente una proposta equa, così i popoli avrebbero potuto scegliere liberamente il
proprio destino. Ma subito iniziarono le difficoltà; chi avrebbe avuto diritto al voto? Quelli
presenti nei territori contesi o anche quelli che erano stati costretti a lasciarti? Chi c'era prima
e chi c'era dopo? E inoltre, dovevano votare anche le donne? Questi dubbi venivano da Stati
Uniti e Gran Bretagna, proprio quei Paesi dove le femministe e le suffragette conducevano le
loro battaglie per l'emandpazione delle donnei
Non solo, ma si negavano i plebisciti in Alsazia, nei Sudeti, nella Slesia, bocciato anche il
plebiscito proposto dall'Austria per u n a federazione c o n la Germania. Insomma, nuove
discriminazioni, nuove discordie, nuove ingiustizie.
2.1 mandati:
Si partiva da un concetto che oggi ci farebbe inorridire. Esistevano dunque popoli depositari
di una civiltà superiore e popoli, non diciamo proprio inferiori, ma quanto meno immaturi e
non ancora i n grado di autogovernarsi e d i assicurare a i sudditi u n minimo di legalità e di
giustizia. Era quindi necessario u n lungo periodo, per così dire, dì apprendistato, da parte di
buoni maestri, prima di poter camminare da soli. U n modo ipocrita per nascondere la verità,
quello che realmente interessava era il dominio dei mercati, lo sfruttamento delle risorse,
olim che mantenere l'egemonia su quelle zone vitali per l'economia mondiale.
E chi potevano essere i bravi maestri, se non Francia e Gran Bretagna?
Così le due grandi Nazioni si spartirono I Medio Oriente, u n a a te e una a me:Libano e Siria
alla Francia, Palestina e Iraq alla Gran Bretagna.
Vedremo in seguito quali gravi conseguenze avrà questa spartizione e come essa pure sarà
una delie cause della 11 Guerra Mondiate.
Ancora oggi vediamo, nel ventunesimo secolo, quale immensa polveriera sia la regione
mediorientale.
All'Italia, naturalmente, non fu assegnato alcun mandato, anche se Sydney Sonnino aveva
timidamente richiesto un mandato sulla Palestina, in virtù delle radici cristiane di quella Terra.
La Grecia, addirittura, aveva chiesto Costantinopoli
Un vero delirio nazionalista sembrava essersi impadronito dell'Europa, perché dunque
stupirsi delle rimostranze e delle richieste italiane?
Questo era il contesto storico nei primo ventennio del XX secolo.
Consideriamo ora le condizioni delle altre Nazioni direttamente interessate, quelle che
saranno determinanti nel successivo svolgersi di eventi che porteranno TEuropa verso la 11
Guerra Mondiale.
La Germania
Le condizioni di pace imposte dai vincitori furono durissime. Aveva perso un ottavo del suo
territorio, un decimo della sua popolazione e tutte le colonie. Era stata obbligata a
sopprimere il servizio di leva, ad abolire la marina da guerra, ad avere un esercito inferiore a
centomila uomini e dotato soltanto di armi leggere e incitre a pagare una cifra astronomica
7
Le cause occufte deSa seconda guerra mondfafe
per i danni di guerra, cifra che avrebbe impedito qualsiasi ripresa economica. Infine, la
smilitarizzazione delta Renania c h e rimaneva pertanto sotto tutela francese, un vero e
proprio colpo a l cuore e all'orgoglio tedesco. L a Renania, infatti, era la terra di Sigfrido, del
mito dei Nibelunghi, di Loretei, la radice della cultura germanica. U n a pace iniqua, altamente
punitiva. Nel 1922 la Germania chiese una moratoria m a , i n tutta risposta, Belgio e Francia
occuparono la Ruhr, il cuore pulsante dell'economia germanica. Gli imprenditori e gli operai
attuarono la resistenza passiva, anche abbandonando le fabbriche. Francesi e belgi, anziché
trattare come si conviene alle Nazioni democratiche, attuarono una spietata repressione, con
metodi simili a l sistema staliniana; arresti d i massa, processi sommari, fucilazioni.
La crisi dei 1929 segnò i l tracollo dell'economia tedesca: disoccupazione, inflazione alle
stelle, il marco divenuto carta straccia al punto che u n chilogrammo di pane costava quattro
miliardi e che al posto del marco si usavano francobolli con sopra stampigliate le cifre
colossali. Come stupirsi, s e i l jpartàto nazionalsocialista dei capotale austriaco sia passato
dal 2 % dei 1928 ai 1 3 % dei 1930 e al 3 8 % del 1932! La dittatura hitleriana non poteva che
essere il terminale di questo trend impressionante e foriero dì sventure per l'intera umanità.
Questa è l'amara verità.
La Cecoslovacchia:
Altra decisione importante. La Cecoslovacchia è uno Stato creato artificialmente, antistorico,
poiché unisce due Nazioni completamente diverse. A fronte di una Slovacchia, con capitale
Bratislava, perfettamente inserita nel mondo slavo, la Boemia e Moravia (ora divenute
Repubblica Ceca) guarda decisamente verso la MHteleuropa. A Praga, negli anni venti,
coesistevano tre gruppi etnici, quello boemo, quello tedesco e quello ebraico, m a la cultura
tedesca era quella predominante, tanto è vero che Kafka, boemo, ha scritto le sue opere in
tedesco, e Rainer Maria Riike, orgogliosamente definitosi praghese, è considerato uno dei
maggiori poeti di lingua tedesca. Questo ci aiuta a capire perchè la Cecoslovacchia non
abbia opposto nessuna resistenza all'invasione tedesca del 1939.
Lo stesso dicasi per f Austria.
L'Austria:
D a Potenza imperiale, ridotta a repubblica delle banane, dopo la disintegraziGne dell'Impero
asburgico. Chiese invano un plebiscito per la fusione con la Germania, nel tentativo di
ricostruire uno stato forte e sìah&e. Ci penserà poi Hitler, con un'azione di forza c h e non fu
poi tanto sgradita, considerando che il dittatore sfila a bordo di un'auto scoperta tra due ali dì
folla plaudente.
1 Sudefi:
Infine, regione orgogliosamente tedesca, basta ricordare le città termali dì Karisbad e
Marienbad, poi divenute Kaiiovy Vary e Marianske Lanske, dopo l'annessione dell'intera
regione alla Cecoslovacchia. La minoranza tedesca, inglobata nella nuova Nazione,
ammontava a tre milioni e mezzo di abitanti, per lo più vessati dalla maggioranza ceca.
Impossibile non pensare che una Germania risorta non cercasse di riprendersi ciò che le era
stato ingiustamente tolto.
La Polonia:
La Polonia esce da due secoli di dominazione straniera, dopo tante frustrazioni rinasce e
rispolvera l'antico orgoglio, m a dimostra alcune ambizioni, superiori alle forze dì cui dispone.
8
Le cause occutte defla seconda guerra mondiale
Un emissario tedesco disse iestuataente: "la Polonia ha l'appetito d i u n passero appena
uscito dal guscio". Nel 19-19 non era affatto u n a nazione pacifica e dimostrò poco dopo le sue
intenzioni aggressive. Durante 1 i Guerra Mondiale si divise tra l'impero Austro-Ungarico e
l'intesa, composte d a Francia e Gran Bretagna, l i suo leader Pildsuski si schiera a favore
dell'Austria-Ungheria, ma rifiuta orgogitosamente d i affidare le sue legioni al comando
tedesco. Di origini nobili, era u n uomo coito e coraggioso, amava farle e la musica,
soprattutto Chopin, m a era anche metto vicino alla cultura tedesca. Il suo rivale, Dmwoski,
era invece di origini contedine, non amava la cultura, per lui la musica era soltanto rumore ed
era decisamente ostile alla Germania. Due personalità opposte che, tuttavia, avevano in
comune u n amore smrsurato per la propria Patria e H desiderio di farla ritornare grande.
Purtroppo, anche le loro mentì erano state infettate dal virus nazionaliste. Si voleva ritornare
alle frontiere del 1772, quando te Polonia comprendeva addirittura tutte la Lituania, la
Bielorussia e parte dell'Ucraina. Un sogno folle, che porterà la Polonia ad entrare in rotta di
collisione sia con l a Germania che con la Russia sovietica. Nel 1919 la Polonia aveva
intenzioni aggressive ed espansionistiche e sì era illusa dì poter fronteggiare in futuro due
colossi come la Germania hitleriana e fUniorie Sovietica d i Stalin. Pagherà un prezzo
altissimo, finendo vittima d i entrambe.
Tutti amiamo questa nobile nazione, Italia e Polonia hanno sempre avuto stretti rapporti
culturali. Inoltre, i soldati polacchi hanno combattuto valorosamente sul fronte italiano nella 11
Guerra Mondiale e tutti ricordiamo il grande rispetto che i m l t e r i hanno sempre avuto verso
la popolazione civile, contrariamente a d altre truppe straniere che hanno anche commesso
crimini e violenze inqualificabili.
Tuttavia l'obiettività storica ci impone di considerare l'atteggiamento intransigente della
Polonia come una delle cause d e i a i l Guerra Mondiale. Queste affermazione potrà stupire,
ma nella storia purtroppo esistono sacche inesplorate, verità difficili d a ammettere, Perché
potrebbero contraddire i teoremi e le sentenza già emesse.
Ma dietro a queste Polonia guerriera s i muovono ancora una volta Francia e Gran Bretagna.
La Francia manìfesteva evidenti simpatìe per la Polonia e la cultura accreditava questa
simpatia. La musica di Chopin <perattro di origine francese), le sue polacche composte a
Parigi mentre 'Varsavia era invasa dalle truppe straniere, esaltavano e commuovevano. A
questo feeling con la Polonia contribuiva anche tt ricordo d i Maria Walerska, ì'uttima amante
di Napoleone, ma anche la riconoscenza verso i volontari polacchi che accorrono a difesa
della Francia nella guerra contro la Prussia.
Allo stesso modo, la Gran Bretagna cercava di favorire la Polonia a danno della Germania,
sconfitta e umiliata. M a a spingere le potenze occidentali verso una Polonia forte contribuì: i n
modo decisivo un personaggio ben noto ai musicofilì, m a che non sì trova sui libri di storia:
Paderewski
Con i suoi concerti estasiava le platee di tutta Europa, m a soprattutto quelle d i
New York e il Presidente Wilson si decise ad affiancarsi a Francia e Gran Bretagna per
soddisfare le richieste polacche. F u proprio Paderewski a creare lo slogan, poi divenuto
famoso: *la Polonia ha bisogno di respirare e per respirare ha bisogno di ossigeno e di una
finestra aperta sul Mar Baltico". E subito le Potenze vincitrici le spalancarono la finestra:
Danzica e il suo territorio. Danzica, un nome fatele che diventerà funesto per l'Europa intera.
A Danzica, infatti, inizierà l a 11 Guerra Mondiale. Quando entrai in Danzica alla guida della
mia automobile, credetti di aver sbagliato strada e dì essere arrivato in Prussia o in
Sassonia. Tutto, nell'architettura di quella città, pareva di cultura tedesca. La città aveva fatto
parte per secoli delia Lega Anseatica, assieme ad Amburgo, Brema e Riga, e ha sempre
guardato a Occidente, mai a Oriente. Nel 1919 !'8Q% della popolazione e r a tedesca. Come
9
Le cause occulte della seconda guerra mondiale
poteva la Germania accettare u n steste affronto? L a città anseatica, con il suo corridoio verso
il Mar Baltico, era una lama infuocata che lacerava il mondo germanico. Forse qualcuno
ricorderà i titoli dei giornali dell'epoca: "Morire per DanzicaT.
Valeva l a pena di combattere
per una città c h e polacca non era? Ma era evidente che Francia e Gran Bretagna non erano
soltanto sedotte dall'alone romantico che aleggiava intorno alla nuova Polonia, vi era ben
altro. Assieme a questo Stato artificiate chiamato Cecoslovacchia, l'ipertrofica Polonia poteva
servire d a baluardo sia verso Occidente, contro la Germania, sta verso Oriente ove s i ergeva
minacciosa l'ombra inquietante della Russia sovietica.
Questa era dunque la situazione e queste erano le strategie, quando, il 28 Giugno 1919 si
chiuse la Conferenza di Parigi E così quella conferenza che doveva assicurare la pace con
giustizia al m o n d o intero, assieme atte frastraziorri e atte ambizioni delle singole nazioni,
finirà per spalancare te porte alte dittature e per divenire la matrice involontaria di quella
catena di eventi che, in un impressionante crescendo rossiniano, spingerà l'Europa e il
mondo verso i l baratro della i l Guerra Mondiale. Da una parte egoismo e miopia, dall'altra
ambizioni sfrenate e delirio di grandezza, queste le cause principali di quell'immane
catastrofe che sconvolgerà l'intero pianeta. E Parigi diventerà il simbolo dell'ingiustizia e
provocherà la rivolta.
La scintilla che accenderà il fuoco e porterà all'incendio parte proprio dall'Italia. Erano passati
pochi mesi dalla chiusura della Conferenza di Parigi quando, nel settembre del 1919, i l Vate
Gabriele D'Annunzio, con un gruppo d i legionari, quasi tutti combattenti della l Guerra
Mondiate, muove da Ronchi verso Fiume, la città negata, la città tradita, l'Olocausta come la
chiamò l'immaginifica Poeta.
È il primo segnate di rivolta verso Parigi.
A Fiume forma un governo provvisorio, sotto il nome d i Reggenza italiana del Quarnaro.
L'immaginazione al potere (sembra di sentire gli slogan del 19681). Un misto di utopia, di
poesia, m a anche d i rnodemismo, E tenovafiyc lo era davvero quel governo; nello statuto
veniva consentito il divorzio, si proponeva il voto alle donne, si accettava l'omosessualità e si
proclamava il diritto dello Stato a requisire addirittura l a proprietà improduttiva. Me rimane
sorpreso e quasi scandalizzato anche il socialista Filippo Turati.
Fiume visse u n momento magico, una sorta d i delirio collettivo, tra feste, adunate oceaniche
e proclami delftmmagìnìfìco, denominato Comandante a furor dì popolo. 1 legionari sì
trasformarono in r x ^ a r i , r i f c r n e ^ o s i degli approvvigionamenti anche assaltando te navi,
anche se in modo incruento. In queste imprese si distinse un giovane, anzi un giovanissimo,
che D'Annunzio chiamerà "Jim dagli occhi verdi". Questo ragazzo diventerà famoso per il suo
coraggio e detiene tuttora alcuni record: il più giovane volontario della I Guerra Mondiate, il
soldato più decorato d'Italia, colui che riuscì a partecipare a ben cinque guerre. Morirà a poco
più di quarantanni, ucciso in circostanze misteriose nel 1943 nella pineta di Fregene. È ovvio
c h e s i fratta di Ettore Muti, il futuro Segretario del Partito Fascista.
A Fiume vi era il sindacalista rivoluzionario Alceste D e Ambris, l'estensore della costituzione
motto avanzata, detta Carta del Quarnaro.
Ma v i erano anche te donne e tutte in prima fila. D a Fiammetta alla marchesa Incisa di
Camerario che partecipava addirittura alle esercitazioni
militari. E ii giovane
poeta
Kochnitzky, una sorta di Ministro degli Esteri, fondò la Lega di Fiume per unire i popoli
oppressi di tutto i l mondo, dagli irlandesi ai catalani, d a i cinesi della California ai neri
d'America. Mussolini imiterà D'Annunzio nell'uso del balcone per i discorsi, nel tegame quasi
mistico c o n te folte, adottando i l celebre slogan: "£ja, Eja, Alaiàr.
io
Le cause occulte delta seconda guerra mondiate
Da Fiume al fascismo, da D'Annunzio al Duce il passo è breve, 11 resto è storia. La marcia su
Roma, la presa di potere di Mussolini, la dittatura.
M a intanto tutta l'Europa è in fermento. L a Grecia, quanto mai bellicosa e ispirata da
Venizelos, muove alla conquista dell'Asia Minore. L e potenze occidentali hanno un
atteggiamento ambiguo; dapprima la Gran Bretagna appoggia la Grecia, anche militarmente,
poi ripiega e le sue navi ai largo di Smirne assistono, sena intervenire, al massacro dei Greci
d a parte dei Turchi d i Ataturk. Tra i profughi della città, un bambino che diventerà famoso:
Aristotele Gnaassis. La Grecia poi sfiderà anche l'Italia e Mussolini risponderà con l a
classica politica delle cannoniere, di matrice britannica, bombardando Corfù.
La Polonia, sempre più aggressiva, invade la Lituania, annettendosi addirittura la capitale,
Viinius, e costringendo la Lituania a spostare la capitale a Kaunas. Non contenta, attacca la
Bielorussia ed entra i n Ucraina, finché favanzata non viene stroncata dalla reazione
sovietica.
Nel 1917, come è noto, prende il potere la fazione bolscevica del partito comunista russo e
l'Internazionale Socialista fa proseliti in tutta Europa. Le masse operaie e contadine
scendono i n piazza, sperando e illudendosi che sia giunta f o r a della riscossa e che
finalmente possa affermarsi la giustizia sociale.
Dilaga la rivolta. A Vienna, una insurrezione di chiara matrice marxista viene stroncata n e i
sangue dal Cancelliere Dolfuss, colui che diventerà amico di Mussolini e che sarà ospitato
nella villa dì Riccione assieme alfa sua famìglia.
L'Ungheria conoscerà u n a breve, ma sciagurata e sanguinosa dittatura comunista,
capeggiata da Bela Khun.
La Germania, con Ja s u a debolissima Repubblica di Weimar, È incapace di mantenere
l'ordine. La rivolta è ispirata dagli Spartachisti e da Rosa Luxemburg che verrà uccisa eche
diventerà u n a icona della cultura di estrema sinistra, lei che iecco i paradossi della storia)
comunista non era mai stata.
La reazione a questa onda rossa che minaccia di sommergere l'Europa è altrettanto violenta
e sanguinosa.
in una birreria di Monaco l'ex caporale austriaco A d o f Hitler sale s u un tavolo, spara un
colpo di pistola in aria e dà inizio alia rivolta. Assieme a lui, Goring, Gobbels, Hess, Bormann,
nomi che, purtroppo, diverranno noti in tutto il mondo. Hitler sperava di avere successo, sulla
scia della marcia su Roma di Benito Mussolini, il suo maestro che egli amava, anzi
idolatrava, e che continuò a d ammirare fino alla morte. Prima di suicidarsi, nel 1945 nel
bunker dì Berlino, t'ultimo pensiero fu proprio per il suo amico che, pochi giorni prima, era
stato ucciso e il suo cadavere esposto a Piazzate Loreto. Secondo la testimonianza della sua
segretaria, anch'essa nel bunker, sarà proprio la fine ingloriosa del Duce a togliergli gli ultimi
dubbi sulla decisione di suicidarsi.
li putsch di Monaco fu stroncato, H8ter arrestato e chiuso in carcere vicino a un lago della
Baviera, lo Sternberg-See. Durante la prigionia scriverà quel libro mastodontico e illeggibile:
il Mein Kampf.
Questo lo scenario che si presentava nel primo decennio successivo alla fine della 1 Guerra
Mondiate. Potremmo considerarlo come una grande rappresentazione teatrale, ove al
proscenio vi erano te grandi Nazioni vincitrici, Francia e Gran Bretagna, dietro le seconde
linee, quelle che ambivano a diventare protagoniste, Germani e Italia, poi ancora te inquiete
Nazioni minori e, sullo sfondo, te comparse. D i fronte, la platea, c o n i popoli dell'Europa, ora
entusiasti, ora terrorizzati, ora indifferenti, che assistevano comunque impotenti alfa
preparazione di quella che sarà la guerra più spaventosa che l a storia ricordi.
li
Le cause occulte defla seconda guerra mondiale
Protagonista prima la Gran Bretagna, allora l a più potente Nazione del mondo. Seguiamo fa
sua storia dal '900 alia l i Guerra Mondiale.
Sul trono d'Inghilterra sedeva Giorgio V, figlio d i Edoardo VII, i l re Ubertino che frequentava
tutti i bordelli di Parigi. S i disse che, in u n a di quei! case di piacere, si fosse fatto costruire u n
trono per assistere alfa sfMa delle pfostitute. E pensare che era i l nipote defla grande e
castigatissima regina Vittoria! Il Principe d i Galles Edoardo, erede al trono, era giovane,
bello, raffinato, intelligente, colto e sportivo, amante dei viaggi, insomma il più bel partito
d'Europa. M a era anche un futuro sovrano contro corrente e allergico ai formalismi di corte.
A d u n dato momento della s u a vita conosce u n a signora americana, n o n nobile, non bella,
non ricca, sposata e divorziata. Sui s u o conto aneddoti piccanti, come la precedente
relazione con un giovane e fascinoso diplomatico italiano che farà parlare molto di sé;
Galeazzo Ciano. Amore a prima vista?
Si dice che fosse stato incatenato dalla signora americana con le sue arti amatorie, apprese
nelle case di piacere di Shangai. Per lei rinunciò al trono, sposandola. Ma sarà stato
veramente così?
Edoardo veniva descritto come u n debole; in realtà il sovrano mancato era un uomo
coraggioso, voleva partire volontario nella 1 Guerra Mondiale, m a n o n fu accettato, poiché u n
futuro re non poteva correre il rischio di essere fatto prigioniero, u n a vergogna per il rampollo
della casa reale di Sua Maestà britannica Edoardo rispose che n o n sarebbe successo
Perché, piuttosto che cadere prigioniero, si sarebbe suicidato.
Possibile che u n personaggio d i questa tempra potesse lasciarsi irretire dalla signora Wafiy
Simpson?
A questo punto la vita privata e il gossip si intersecano c o n l a grande storia. Sia lui che Waily
Simpson erano grandi ammiratori delia Germani e di Hitler. Ma non era i l solo. Vi erano
anche Lord Halifax, Londonderry, Lord HamiÈon e molti altri ancora, i l fior fiore della nobiltà
britannica che manifestava simpatie per il regime nazista. Inoltre, fa casa regnante, i
Sassonia-Coburgo, aveva sangue tedesco e per questo il nome f u poi mutato in Windsor.
Filippo di Mountbatten si chiamava in realtà Battenberg, aveva sangue germanico e greco
(era figlio d i Irene di Grecia). Questi intrecci dinastici mutano a capire anche il perché di certi
eventi non sufficientemente chiariti.
Edoardo e Watty vanno i n Germania, accolti c o n grandi onori da Gòring che esatta l'amicizia
anglo-tedesca. Hitler ricorda le comuni origini anglosassoni e il Principe viene ripreso
mentre, assieme ai gerarchi, fa il saluto nazista. Di Waily si dice addirittura che fosse una
spia al servizio della Germania.
Si profilava quindi un'alleanza anglo-tedesca, c o n larghe concessioni d a parte degli inglesi.
Questa alleanza poteva cambiare 8 corso delia storia. Contro questa alleanza, ritenuta
mortale, si coalizzarono anzi tutte le forze conservatrici che temevano le troppe concessioni
fatte alia Germania e soprattutto il potenziale economico tedesco in forte espansione. Ma
anche le grandi compagnie navali che controllavano i mercati d i tutto il mondo e, infine, la
compagnie di assicurazione legate alla flotta mercantile, ma anche alia Royaf navy.
Come si vede, è ancora una volta il fattore economico a dirigere il corso della storia.
Anche Edoardo voleva difendere Tlmpero britannico, ma riteneva ormai impossibile
mantenere il dominio universale, per cui era disponibile a larghe concessioni, rinunciando a
parte di quell'impero che l'antenata regina Vittoria aveva contribuito a ingigantire.
La Gran Bretagna era attraversata da due forze contrapposte che potevano decidere i destini
dell'umanità. Fece una scèlta di campo che la portò ad allearsi con FUnione Sovietica e a
rigettare l'amicizia c o n l a Germania nazista. Sull'utilità d i c-uesta scelta avrà qualche dubbio
12
Le cause occulte delta seconda guerra mondiale
"a posteriori " anche Winston Churchill c h e pronurtciò la famosa frase "Abbiamo ucciso il
porco sbagliato".
Tornando alla storia, i Reali inglesi andarono a Parigi a rinsaldare l'alleanza francobritannica.
A Parigi vi erano anche Edoardo e Waily. 1 Reali n o n vollero incontrarti, anzi, pretesero
addirittura che la coppia lasciasse t a città, ti mancato r e e la sua sposa andranno, nel 1940,
in Spagna e Portogallo, alleati silenti della Germania e dell'Italia Dopo la guerra li si voleva
addirittura processare, m a u n processo a u n personaggio di stirpe reale appariva
sconveniente, e così s i preferì mandare Edoardo alle Bahamas come Governatore. "La
nostra S. Sena", dirà poi amareggiato all'amata consorte.
La Germania, intanto, rifiutata come alleato della Gran Bretagna, si rivolgerà all'Unione
Sovietica con il Patto Ribbenirop-MolGtoy. Ma questa è un'altra storia.
L'Italia:
Quando si paria di Mussolini, si entra i n un campo minato. A d ogni passo, si rischia di
esplodere.
Tuttavia, i o credo che, a sessantaquattro anni dalla morte, si imponga u n a obiettiva analisi
storica al di fuori delle ideologie, senza esaltazione e senza demonizzazione.
Mussolini era certamente quello che si dice " u n animale politico", cinico, spregiudicato,
altamente pragmatico. Seppe mettere d'accordo monarchici e repubblicani, cattolici e laici,
borghesi e corÈadim, imprenditori e operai e, i n u n primo tempo, anche la massoneria e
perfino le comunità ebraiche, fino alle infauste leggi Tazzìaiì.
E gli italiani?
Dapprima subirono la violenza del regime, le squadre d'azione, il delitto Matteotti, poi finirono
per accettare io stato totalitario e fa perdita di libertà in cambio dell'ordine e della sicurezza.
Pian piano incominciarono a manifestare un crescente consenso, fino a una pressoché totale
adesione, al punto che u n o storico di atto livello, come Renzo De Felice, ebbe a dire: "se si
fossero fatte libere elezioni, con tutte te garanzie dei Paesi democratici, nel 1938 Mussolini
avrebbe avuto u n consenso "bulgaro" superiore ail'80%".
Esaltazione collettiva dovuta alia propaganda capillare e ossessiva del regime? Anche, ma
non solo.
Le grandi opere pubbliche, dalla straordinaria bonìfica deffAgro-Pontino all'acquedotto
pugliese, dalle ferrovie alte prime autostrade, sicuramente contribuirono a l consenso. Ma
anche te realizzazioni sociali, come l'Istituto delia Previdenza Sociale, fa lotta contro la
tubercolosi, autentico flagello per te classi più disagiate, flNAlL con la protezione dagli
infortuni sui lavoro, giocarono un ruolo di primo piano nell'adesione al regime. E ancora,
l'ONMI — Opera Nazionale per la Maternità e l'infanzia — che tutelava te categorie meno
abbienti e le ragazze madri che, prima di allora, ricevevano aiuti e protezione soltanto dagli
istituti religiosi.
Un grande impatto ebbe anche la Carta del Lavoro, riforma che non aveva precedenti in
Europa, così come te colente marine e montane che permetteranno a i bambini poveri di
godere delle gioie della villeggiatura, dapprima riservate soltanto alfe famiglie facoltose.
Anche la legge sulla tutela dei beni culturali, fino a d allora lasciati allo sbando, nacque in
quel periodo e così pure TENPA - Ente Nazionale per la protezione degli animali - e,
passando all'effimero, anche il concorso di Miss Italia è datato 1939.
in sintesi, gii italiani non si fasciarono solo affascinare dalla retorica dei fascismo, ma
guardavano anche aite realizzazioni concrete.
13
Le cause occulte delia seconda guerra mondiale
Certamente Mussolini era un personaggio che sapeva parlare al popolo, soprattutto perché il
figlio del fabbro d i Predappio era il primo capo del governo che proveniva realmente dal
popolo. Era i n particolare sui giovani che si appuntava l'attenzione del dittatore e i giovani
aderirono in massa, eleggendo il Duce a "Princeps J u v e n t u s . Egli esaltava la giovinezza, il
coraggio, l a competizione, promuoveva l o sport e, nello sport, l'Italia degli anni Trenta ebbe
successi straordinari, culminati nella duplice vittoria a i Campionati del Mondo di calcio nel
1934 e nel 1938, inframmezzati dalla vittoria olimpica del 1936.
Nel 1938, a Parigi, s i registrò u n singolare episodio. S i giocava l a partita Italia-Francia e,
avendo entrambe te squadre l a maglia azzurra, l'Italia dovette cambiare casacca. Così, la
Nazionale si presentò in camicia nera, con tanto d i Fascio Littorio ben evidente sul petto. Fu
accolta da una valanga d i fischi d a parte dei francesi, quando i calciatori sì rivolsero al
pubblico con il saluto romano. M a a fischiare non erano soltanto i francesi, vi erano anche
molti italiani esuli antifascisti. L'Italia vinse tre a uno, dominando la partita e alla fine il
pubblico francese applaudì, a fischiare rimasero soltanto gli italiani...
Ma n o n era solo calcio. L'Italia trionfava a l Tour d e France c o n Gino Battali, vìnceva
nell'atletica, nel pugilato c o n Primo Camera, unico campione del mondo italiano nei pesi
massimi, vinceva anche nell'ippica, p e r n o n parlare dell'automobilismo, c o n il leggendario
Tazio Nuvolari.
L'entusiasmo per i l regime coinvolse anche i l sesso femminile e questo può sembrare un
paradosso, all'interno di u n sistema altamente maschilista come quello fascista. I fasci
femminili, le giovani italiane, i saggi di ginnastica assieme a i maschi, facevano sentire te
ragazze protagoniste di un'epoca nuova.
Alte Olimpiadi d i s e r t i n o del 1936 l a bolognese Ondina Valla vinse l a medaglia d'oro, prima e
unica italiana, nell'atletica leggera, superando le americane super-vitaminizzate e le
prorompentì ragazzone
tedesche.
E l'Italia, bisogna ricordarlo, arrivò seconda assoluta atte Olimpiadi di Los Angeles.
Ma anche nella cultura primeggiava questa Italia a l femminile. Proprio durante il ventennio,
Grazia Detedda vinse i l Premio Nobel per la tetteratura, prima e unica donna italiana. La
letteratura italiana annoverava anche l a poetessa A d a Negri che, scrivendo al Duce, si
firmava "la fedelissima di ora e di sempre".
Si è sempre detto che il fascismo non avesse una cattura propria e questo è vero, o meglio,
aveva una cultura piuttosto rozza, la cultura detrazione e del dinamismo, ma è anche vero
che furono le varie culture a d aderire a l fascismo, c o m e a d esempio il Futurismo d i Marinetti,
così come l'Accademia dei Lìncei, il Gotha della cultura Milana, poteva vantare la presenza
di personaggi straordinari: letterati come D'Annunzio e Pirandello (altro Premio Nobel per la
tetteratura), filosofi come Croce e Gentile, musicisti come Mascagni e Pizzetii, senza contare
Giacomo Puccini che pure aveva aderito al fascismo e aveva composto l'inno a Roma, su
versi di Virgilio (poi dimenticato nel dopoguerra p e r l a sua connotazione polìtica).
E che dire di uno scienziato planetario come Guglielmo Marconi?
Insomma, un autentico concentrato di cervelli come Tifala non avrà più in seguito.
Ma era il richiamo all'antica grandezza che più affascinava i giovani. E così i l culto della
Romanità, trasmesso a Mussolini, ironia della sorte, dafebrea Margherita Sarfaiii. Si
rispolverava l'orgoglio d i essere italiani, i l senso d i appartenenza a una Nazione con u n
grande passato e u n radioso futuro. U n i t e l a vincente, dunque, ammirate e rispettata net
mondo e non più una nazione di emigranti e d i mandolinisti.
Scriveva mio zio dall'America che, dopo il trionfo con il Nastro Azzurro del transatlantico Rex,
te navi Italiane entravano trionfanti nel porto 41 N e w York t r a uno sventolio d i bandiere
14
Le cause occulte della seconda guerra mondiafe
tricolori, mentre, anni prima, i bastimenti carichi d i emigranti dovevano aspettare giorni interi
prima che i rimorchiatori s i degnassero d i andare a prenderli p e r portarli i n porto.
L'avallo a questa Italia vincente degli anni Trenta lo darà addirittura Winston Churchill che,
proprio allora, scriveva: "Mussolini ha ridato a f Italia dignità, orgoglio e sicurezza, ha creato
lo stato sociale più avanzato d'Europa. Se fossi itatìano, non potrei n o n essere fascista".
Così si spiega l'adesione degli italiani alte due guerre fasciste. Alla Guerra di Spagna
l'adesione viene addirittura dalle stanze vaticane, mentre per la Guerra d'Etiopia il consenso
fu ancora più massiccio. Si registrarono addirittura u n milione e mezzo di richieste di
volontari, dai dodici agii ottantanni! Tra gli aderenti, due n o m i insospettabili: i l filosofo
Benedetto Croce, antifascista doc, e il comunista Palmiro Togliatti che i n una lettera si
rivolgeva ai "compagni te camicia nera".
L'ascesa:
Siamo nel cuore degli anni Trenta, gii anni decisivi per la storia detfumanità. Essi vedono
l'ascesa vertiginosa dei regimi totafiteri, accompagnata rial consenso sempre più crescente
del popolo e dal divenire sempre più fievole delle opposizioni interne..
Torniamo all'inizio: fu damerò soltanto Hitler il responsabile della i l Guerra Mondiale?
Gii storici dei dopoguerra furono concordi s u questo. F u uno storico inglese, Alan Percival
Taylor, nel 1961, a mettere i n dubbio per primo questa affermazione, ricercando altre cause.
Poi vennero altri storici, cosiddetti revisionisti, d a Nolte, Milza, fino a Irving. Ma più
stupefacente è l'a#ermazione d i u n noto storico italiano, sicuramente non revisionista, anzi
potremmo dire, di regime, Pietro Melograni, i l quale afferma: "Hitler, quando attaccò l a
Polonia, non voleva scatenare l a guerra mondiale, voleva sì restituire alta Germania u n ruoto
di grande potenza, m a riteneva che gli bastasse giocare d'astuzia, combattere alcune
guerre-lampo <Blftz-Krieg), rigorosamente drooscritìe, e nessuna velleità di conquistare il
mondo intero, come f immaginario collettivo continua a ripetere". Così, fa guerra mondiate da
lui iniziata, m a non desiderata, lo portò alla rovina,
vediamo allora il Perché di quanto accaduto.
Ancora u n volta, dobbiamo prendere c o m e punto di riferimento la Gran Bretagna e scoprire
che cosa stava accadendo ai suo interno. Fermenti autonomistici si registravano in quegli
anni in Scozia. Noi sappiamo ben poco d i quella regione, a l d i là d i unarivalitàquasi sportiva
e goliardica. In realtà, tra Scozia e Inghilterra, v i furono settecento anni dì lotte cruente. La
Scozia venne f o l t a m e n t e incorporata sotto la Corona britannica. Maria Stuarda, regina di
Scozia, venne decapitata dalla cugina Elisabetta inoltre, vi furono lotte religiose tra cattolici e
anglicani. Con la cosiddetta Guerra delie patate, i dominatori inglesi presero per fame gli
scozzesi. Gli scozzesi non hanno dimenticato. La tenga manus dì Hitler fomenta il desiderio
di indipendenza d i questo popolo indomabile.
Ancora più drammatica la situazione in Irlanda, dove il contrasto religioso era ancora più
evidente. Bisogna ricordare c h e l'Inghilterra h a occupato l'Irlanda fin dal 1171 e che l'Irlanda
ha ottenuto la sua totale indipendenza solo nel 1937. Si tratta della più lunga occupazione
defla storia europeal In mezzo, rivolte, repressioni e sangue, tanto sangue sparso.
L'Inghilterra cotonizzò letteralmenteTlrianda, ne sconvolse la struttura economica, affamando
la popolazione e costringendola a u n a emigrazione d i massa verso gli Stati Uniti,
prefigurando metodi ben più crude! applicati da Stalin nei confronti del popolo ucraino.
L'ultima rivolta irlandese risale a i 1916, rivolta amora u n a volta repressa nel sangue dagli
inglesi, con fucilazioni e impiccagioni. Collins e D e Valera saranno gli eroi di questa nazione
orgogliosa e sfortunata. L a Germani nazista soffia sul fuoco, servendosi d i una propaganda
15
Le cause occulte delta seconda guerra mondiale
capillare ed efficace e sfrutta anche fa cinematografia, producendo un film, "La mia vita per
l'Irlanda", che rievoca appunto quella rivolta e c h e verrà proiettato anche in Italia.
11 regime hitieriano, dopo che la Gran Bretagna chiuse ìa porta all'alleanza anglo-tedesca,
diventa un pericolo mortale per t'impero britannico che rischia addirittura di essere scardinato
dall'interno.
Una lacuna delta storiografia relativa aita i l Guerra Mondiate, è quella d i avere una visione
eurocentrica deUa storia, tutto cioè fa perno attorno all'Europa. È vero che l a guerra nasce in
Europa, ma a contribuire alla sua esplosione furono, indirettamente, nazioni extra-europee,
un'affermazione che può sembrare paradossale, se n o n addirittura provocatoria,
iniziamo dal Vicino Oriente: in Libano, allora protettorato francese, nasce un movimento che
si ispira direttamente alle nuove ideologie europee. A capo di questo, l a famiglia Gemayei,
cristiano-maronita, a stretto contatto con il Vaticano. Decisamente anti-francese e antibritannica, fonda "La Falange", un nome dietro a l quale n o n s i nasconde neppure la
derivazione franchista e fascista.
Molti indipendentisti sorgono anche in Tunisia, dove è presente u n a folta colonia italiana.
Inoltre, è a stretto contatto con la Libia, governata d a Italo Balbo, che aveva instaurato un
rapporto motto più aperto con fa popolazione araba.
Evidentemente la Francia temeva if contagio, anche Perché con f ftafia era ancora vivo il
contenzioso circa i l dominio di quella nazione. Nella spartizione colonialista dell'Africa
settentrionale, la Tunisia avrebbe dovuto essere assegnata air Italia. Ma il presidente Ferry,
approfittando deììa debolezza d e l governo italiano, diede ordine a l generale Breart dì
occupare quella regione, suscitando neff'itafia frustrazioni e desiderio di riscatto. Mussoftni
rispolvera le antiche riveradicaztoni, la Tunisia deve appartenere aff Italia e Biserta, la penisola
che si protende verso fìtaJia, è una pistola puntata verso il nostro Paese. 11 linguaggio
roboante dei Duce fa presa sulla coionia italiana te quella terra africana c h e l a Francia ha
usurpato affttafa.
Ancora più significativo quanto avveniva in Egitto, dove si registravano veri e propri complotti
antìbrìtannici, stroncati duramente con arresti indiscriminati. Tra gli arrestati, un giovane
ufficiale, fervente devoto musulmano-, personaggio ascetico, di grande caratura morale e che
in seguito diventerà famoso in tutto il mondo. Egli si trovava in carcere, quando le truppe
dell'Asse avanzavano verso Alessandria e motte signore della comunità italiana, m a anche
egiziane e musulmane, preparavano le coccarde tricolori da appendere sul petto dei soldati
italiani che sarebbero stati accolti c o m e liberatori. Questo ufficiale si chiamava Abdel Et
Sadat, futuro Rais d'Egitto, artefice del processo di pace con Israele assieme a Begin, con il
quale diverrà Premio Nobel negli anni Settanta.
Fermenti di rivolta anche nel Sudan che allora si chiamava anglo-egiziano. A Kharioum ci fu
una spietata repressione, con moke vittime. In Sudan, dettaglio non marginale, vi erano
giacimenti petroliferi. L'avanzata delle truppe itafo-tedesche verrà poi fermata a Et Alamein.
N o n meno inquietante quanto avveniva i n Palestina, allora mandato britannico. Qui la rivolta
araba aveva un duplice bersaglio; gli occupanti inglesi e le comunità ebraiche, alle quali
l'Editto di Balfour aveva consentito d i insediarsi in quei territorio. Logica e prevedibile
t'influenza nazista. Hitler, nel suo furore antisemita, coglieva l'occasione per estendere la sua
ingerenza e per sollevare le popolazioni arabe. Giunse così i n Europa il Gran Muftì di
Gerusalemme, con tappe d'obbligo a Roma e a Berlino, dove viene accolto come un
sovrano. L'alleanza porterà atta formazione della "Arabiscbe Deutsche Abtellung", corpo
misto arabo-tedesco che combatterà anche in Sicilia, rievocato nel recente romanzo "Le
uova del drago", detto scrittore Buttafuoco, tt Gran Muftì aveva un nipote, al quale era
16
Le cause occulte della seconda guerra mondiale
particolarmente affezionato e che diventerà famoso con il nome di Yasser Arafat. Dopo la
guerra, il Gran Muftì sarà denunciato per crimini di guerra, ma non arriverà mai a
Norimberga, verosimilmente protetto per ragioni politiche e strategiche.
Sulla situazione palestinese si inserisce anche l'Italia. Dalle carte dei servizi segreti britannici
e dall'Università ebraica sono emersi documenti che attestano un continuo flusso di denaro
al Gran Muftì Husseini, tramite il Console De Angelis e il Sottosegretario agli Esteri Suvich.
Lo scopo era quello di preparare un vero e proprio piano di destabilizzazione di tutto il Medio
Oriente, dalla Palestina alla Giordania, alla Siria, all'Egitto e al Sudan.
Questa notevole influenza dell'Italia in settori così caldi ed esplosivi, nonché il notevole
prestigio di cui godeva Mussolini nel mondo islamico, non potevano non preoccupare Sua
Maestà Britannica, che cominciava a vedere nell'Italia un nemico pericoloso.
Rivolte anche in India. Un giornalista svizzero riesce a filmare la scena per le strade di
Bombay, con scontri sanguinosi. La repressione è come al solito spietata: arresti, processi e
impiccagioni pubbliche. È l'epoca del Mahatma Gandhi, odiato e disprezzato dagli inglesi.
Gandhi viene in Europa e trova l'appoggio delle dittature. Hitler lo accoglie con una certa
freddezza, definendolo un fachiro seminudo, Mussolini lo riceve invece con tutti gli onori e
organizza per lui, circostanza unica, un concerto a Villa Torlonia. Parlando di lui, dirà: "Non è
solo un grande idealista, ma è anche un genio e un santo". Congedandosi, il Mahatma
Gandhi dice a Mussolini: "Il mondo ha bisogno di uomini come voi". Ben diversa l'opinione di
Churchill che, del grande leader, dirà, riferendosi ai suoi digiuni: "Se quel selvaggio ha deciso
di crepare, lasciatelo libero di farlo".
Anche il Sudafrica dà segni di insofferenza. Tra gli Afrikaans, eredi degli antichi boeri, e gli
inglesi sopravvivono vecchi rancori. Nella guerra anglo-boera, gli inglesi usarono metodi
brutali, non degni di uno stato democratico, perseguitando i civili, lasciandoli morire di stenti
e di fame nei campi di raccolta. Persero la vita decine di migliaia di civili, vecchi, donne e
bambini, in quelli che erano veri e propri campi di sterminio. Parlando con i discendenti dei
boeri, è sorprendente ascoltare che un genitore non darebbe mai la figlia in sposa a un
inglese. Gli Afrikaaner, razza olandese, non dimenticano. Allo scoppio del conflitto, il
Sudafrica rifiuterà di entrare in guerra con la Germania. Poi, tra minacce, lusinghe e
promesse di autonomia, riuscì ad arruolare gli Afrikaaner, che verranno mandati allo
sbaraglio e sacrificati contro le forze dell'Asse, in Africa settentrionale.
Perfino nell'Africa nera si respirava simpatia per l'Italia e per la Germania. Viene in Italia
Sengor, il futuro presidente del Senegal liberato dal colonialismo, uno dei pochi leaders
illuminati del continente africano che si dimostra entusiasta delle organizzazioni giovanili
fasciste, affermando e auspicando anche per il suo Paese la formazione di "balilla africani".
Giunge in Italia anche un principe saudita, ma non abbiamo documentazione relativa al
contenuto dei colloqui, ma credo sufficiente ricordare che, proprio negli anni Trenta, erano
stati scoperti in Arabia Saudita immensi giacimenti petroliferi. In compenso, di quell'incontro
si ricorda un episodio piuttosto piccante che ebbe per protagonista Ettore Muti, il segretario
del Partito Fascista. Il Principe, che aveva gusti particolari, tentò un approccio moto ardito e
Ettore Muti lo stese con un immediato e possente cazzotto. Si rischiò l'incidente diplomatico
e Mussolini chiamò il gerarca per chiarimenti. Quando Muti gli spiegò le ragioni dell'accaduto,
rimase sorpreso e disse: "A me fatti del genere non sono mai capitati". Muti gli rispose: "Ma
voi, Duce, non siete bello come me".
Lasciando da parte l'aneddòtica, fermenti antibritannici scuotevano l'Iraq, dove era stato
creato il Regno anglo-arabo di Re Feisal (molto anglo e poco arabo, poiché gli introiti del
petrolio spettavano soltanto per l'1,5% all'Iraq, tutto il resto alla Gran Bretagna). Il mondo
17
Le cause occulte della seconda guerra mondiale
arabo non poteva essere sordo alle sirene che provenivano dalle dittature europee.
In Iran Reza-Khan fonda la dinastia dei Pahlavi e dimostra evidenti simpatie naziste. Durante
la guerra, lo Scià tenterà di opporsi al passaggio di aiuti e rifornimenti all'Unione Sovietica in
difficoltà, ma i bombardamenti inglesi lo ridussero alla ragione.
Rischiava d'infiammarsi tutto il Golfo Persico, fonte energetica di tutta l'economia capitalista.
L'immenso Impero britannico poteva implodere dall'interno, con il possibile tracollo sotto la
spinta delle nuove ideologie che promettevano un nuovo ordine mondiale.
E allora, "Germany first!", la Germania prima di tutto doveva essere abbattuta. Il grido
riecheggia, il "Delenda Chartago" dell'epoca romana, Roma e Cartagine, uno dei due doveva
morire.
Non era la libertà contro la tirannide la ragione del conflitto che si andava profilando, come la
vulgata postbellica ha imposto al circuito mediatico, ma era in gioco l'egemonia mondiale.
All'orizzonte, uno scontro titanico, non tanto sotto il profilo politico, quanto sul versante
economico. Da una parte le potenze super capitalistiche e imperialiste, dall'altra le nazioni
emergenti, Germania e Italia.
In altre parole, si trattava di spartirsi le riserve energetiche e le ricchezze del mondo.
In tutto questo le ideologie c'entravano ben poco. È così che si spiegano le alleanze
anomale, Germania e Unione Sovietica prima, Gran Bretagna e Unione Sovietica poi.
Quest'ultima rimarrà nell'ombra, non Perché non fosse interessata alla guerra, ma Perché la
riteneva prematura. Ma, come si evince dai documenti emersi dagli archivi sovietici dopo la
caduta del comunismo, l'URSS aspettava che le forze in campo si dissanguassero, per poi
intervenire e ottenere una facile vittoria. L'attacco preventivo della Germania, nel 1941,
cambierà la situazione. All'Unione Sovietica non riuscirà il piano di aggredire alle spalle una
nazione morente, come aveva fatto con la sfortunata Polonia.
Questo era dunque lo scenario in quei "ruggenti anni Trenta".
Forse qualcuno ricorderà le mappe che venivano pubblicate in Italia e che riguardavano la
distribuzione delle ricchezze nel mondo. Le mappe colorate erano dominate da un'immensa
massa rosa, riferita ai possedimenti britannici, una più piccola, ma ugualmente rilevante,
colorata di blu, riferita a quelli francesi, poi altre piccole chiazze di colore per le nazioni
minori, Belgio, Olanda, Spagna, Portogallo. Per Germania e Italia, nulla o quasi.
Mussolini, con la consueta ed efficace retorica, in cui era maestro, proclamava la lotta dei
paesi poveri contro quelli ricchi, le cosiddette demoplutocrazie contro le nazioni giovani, "il
sangue contro l'oro", come diceva una canzonetta propagandistica dell'epoca. Le prime, che
nulla volevano cedere, le altre che ambivano a entrare nell'Olimpo dei grandi.
Intanto, le ideologie totalitarie contagiavano l'Europa intera e non solo l'Europa.
In Romania nascono le "Guardie di Ferro" di Codreanu. Nei Paesi Baltici le "Croci Frecciate",
le "Camice Verdi" nelle Fiandre. Tutte cercavano di imitare, anche nelle divise, la simbologie
nazista e fascista.
Ma anche nei Paesi democratici sorgono movimenti ispirati alle dittature germanica e
italiana.
In Francia Bucard e Lavai, nonché personaggi della cultura, come il grande poeta Brasillach,
poi fucilato per alto tradimento nel 1945. Oltre che in Norvegia, anche nella democratica
Svezia non si nascondono simpatie per i nazisti.
Recenti scoperte hanno evidenziato rapporti segreti e anche aiuti con la fornitura di materie
prime alla Germania.
Purtroppo, date Germania venivano anche importate le iniziative più spregevoli, come la
soppressione degli handicappati, ritenuti improduttivi.
18
Le cause occulte delia seconda guerra mondiate
Contro questa crescita esponenziale dei consenso ai nazismo e ai fascismo entrano i n scena
altre forze occulte che condizioneranno anch'esse il corno della storia^
La massoneria:
è una sorta di oggetto misterioso che ha radici antiche, m a che conserva ancora ombre non
del tutto svelate. Quel che è certo è la sua straordinaria influenza nel riuscire a posizionare i
suoi uomini ai vertici del potere mondiale, attraverso una ragnatela di collegamenti con le
classi più elevate delle nazioni di tutto i l mondo. La massoneria dapprima strizza l'occhio a l
fascismo, poi virerà invece verso gli stati democratici.
Le comunità ebraiche:
non esisteva ancora lo Stato d'Israele, tuttavia esisteva un potere sovranazionale che
coordinava le varie comunità sparse e che faceva capo ai Consiglio dei Saggi di Sion. Non
c'era uno stato ebraico, ma già in Palestina sventolavano bandiere con fa Stoffa d i David e,
alla Conferenza di Parigi, erano presenti Herzf e Weizman c h e teorizzavano l a fondazione di
un nuovo stato in Palestina. La classe dirigente ebraica deteneva un grande potere
economico in Europa e negli Stati Uniti. Le banche, le industrie, i commerci e, soprattutto,
J'alta finanza erano in gran parìe in mano a d ebrei e, attraverso una fitta rete di collegamenti,
costituivano una vera e propria centrale del potere economico mondiate. Questo potere
economico era inscritto nel sistema capialistico e finiva per saldarsi con esso. La
persecuzione antiebraica scatenata d a Hitler coinvolgeva pertanto tatto il sistema e ne
minava le basi dall'interno. L a propaganda nazista panerà di complotto giudaico massonico e
1a dichiarazione di guerra afta Germania da parte del Consiglio Superiore Sionista fornirà a
Hitler il pretesto e f a l b i per la deportazione e la chiusura nei campi di concentramento degli
ebrei di tutta Europa. Di conseguenza, i l grande potere economico ebraico spingerà te
potenze occidentali verso la guerra, e guerra doveva essere subita, senza attendere oltre e
prima che fosse troppo tardi.
La Chiesa:
altro campo minato! Il Vaticano cercò i n tutti i modi d i mantenersi a l d i sopra delle parti,
condannando apertamente tutte le dittature, ma individuando un nemico con il quale era
impossibite venire a patti "per la sua dottrina intrinsecamente perversa", per fa sua
professione di ateismo e per le feroci persecuzioni anticristiane messe in atto. Era, quindi
l'Unione Sovietica, vista c o m e u n a sorta d i Anticristo, il vero nemico della Chiesa e questo
spiega la maggiore condiscendenza verso le dittature fascista e nazista. Tra i l Vaticano e
l'Ebraismo, è inutile nasconderlo, per duemila anni non è mai corso buon sangue: l'accusa diDeicidio, la crocifissione di Gesù voluta dai Sinedrio ebraico, più che dal tribunale di Ponzio
Pilato, le preghiere dei Cristiani per la conversione dei "perfidi Ebrei", avevano scavato un
solco incolmabile tra le due religioni. Ma anche il Talmud, non meno che netta liturgia
cristiana,aveva parole di fuoco: Gesù traditore della causa d'Israele, la giusta crocifissione, il
diritto di esercitare t'usura contro i non ebrei, il non condannare f inganno se eseguito contro i
cristiani, l e Pasque d i sangue e via dicendo, erano testimonianze d i u n sordo rancore, per
non dire odio, che pareva inestinguibile. Chiesa e d Ebraismo non si amavano, tuttavia è da
rigettare l'accusa d i Papa nazista, formulata da una parte delle comunità ebraiche, i n quanto
il Vaticano, e anche Tfialia, nonostante le famigerate leggi razziali, salvarono più ebrei di
quanto non abbiano fatto le altre nazioni europee, ti Vaticano poi, attraverso l'Operazione
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Le cause occulte della seconda guerra mondiate
Odessa, favorì l'espatrio d i personaggi compromessi c o n i l nazismo, m a eia era compatibile
con f ottica cristiana che, dapprima, vedeva gli ebrei c o m e perseguitati d a difendere e irr
quella stessa immagine, successivamente, gli sconfitti, anch'essi bisognosi di protezione. In
quel turbinoso e ancora sanguinoso dopoguerra era difficile stabilire s e tra 1 fuggiaschi v i
fossero anche pericolosi criminali d i guerra.
In quegli anni Trenta, inoltre, i contrasti t r a la Chiesa cattolica romana e le chiese riformiste
degli Stati Uniti erano notevoli. Negli USA, infatti, era dominante l a presenza dei WA.S.P.
(White-Anglo-Sasson-Protestant}, con evidente disprezzo per i cattolici. Ancora più tesi erano
i rapporti tra Roma e la Chiesa anglicana. U n progetto presentato alla Camera dei Lord (alla
formulazione del quale pare non fosse estraneo neppure Winston Churchill) conteneva il
piano d i radere al suolo fa Città del Vaticano, compresa fa Cappella Sistina! Vengono i brividi
al pensiero che l'odio verso i "Papisti* (così a Londra venivano chiamati i Cattolici) avrebbe
potuto portare aHa perdita del più grande monumento che il genere umano abbia potuto
concepire.
Questo aggrovigliato intreccio di interessi finì per spingere i l mondo verso fa guerraAi grande tavolo verde della storia, le carte in m a n o le avevano sempre avute t e grandi
potenze capitaliste e colonialiste. Ora, Germania e Italia sparigliavano le carte, entrando con
effetto dirompente nel grande e turbolento "Casinò defla storia ', rischiando di sconvolgere i
non più solidi equilibri mondiali.
1
1934 - 1 parte
In quell'anno accadono due fatti importanti, del tutto trascurati daffa storia ufficiale e da poco
venuti alla luce. Sono due fatti fondamentali per capire gli avvenimenti che avverranno in
seguito.
Il primo sì riferisce al fatto che un cardinale d i Santa Romana Chiesa si imbarca verso i l
Sudamerica. Durante il viaggio via mare fa nave con fatto prefato a bordo fa una sosta
all'isola d i Gran Canaria, territorio spagnolo, per consacrare l a patrona dei?isola. Si ferma per
qualche giorno a Las Palmas, la capitale, presso f Arcivescovado. Ma, a qualche centinaio di
metri, h a sede il comando del Generale Franco, il futuro Caudillo, qui mandato per tenerlo
lontano dal centro dei potere a Madrid. N o n sappiamo, o non si è voluto far sapere, se abbia
avuto luogo u n incontro tra i due personaggi. È il c a s o d i ricordare che, nel 1933, era salito a l
potere Adolf Hffler e che, nel 1938, esploderà la Guerra di Spagna. D a ricerche da me
espletate durante un recente soggiorno alle isole Canarie, giunge la conferma d i
queff incontro e non è fantapolìtica supporre che, direttamente o indirettamente, il Vaticano
abbia dato via libera affAìzamiento del Generale Franco e alla Cruzada antibolscevica. Quei
rappresentante di Santa Romana Chiesa era i l cardinale Eugenio Pacelli, poi salito al Soglio
Pontificio con il nome d i Pio XII.
Ma non è tutto, l i cardinale Pacelli prosegue il suo viaggio verso l'Argentina. A Buenos Aires
incontra le comunità ecclesiastìche. L'incontro è fondamentale e viene interpretato anche
dalle autorità postiche e dal popolo come una scelte di campo. Roma e il Vaticano sono una
cosa sola e Roma vuol dire Mussolini che, in tutto i l Sudamerica, incontra u n o straordinario
successo, al punto che alcuni lo paragonano a Simon Bolivar, *ei Libertador*.
Sorgono movimenti ispirati a l fascismo i n tutta l'America Latina, i n Perù con Bertavides, in
Uruguay con De Herrera, in Paraguay con Raphael Franco. In Cile sorge il partito di
Gonzalez Von Merr, di chiara impronta naziste. A Baritoche, nel dopoguerra, si formerà una
colonia di fuggiaschi nazisti, tra i quali Priebke, colui che sarà condannato a f ergastolo per la
strage delle Fosse Ardeatìne.
20
Le cause occulte delta seconda guerra mondiale
M a n t o , emissari tedeschi politici, diplomatici, militari, giungono in Argentina, mentre in
Germania s i aggira tra le stanze del potere u n a bellissima e gtovanissima ragazza bionda,
Maria Duarte che, si dice, fosse una spia nazista. Questa ragazza diventerà famosa come
Evita Peron, entrando nella leggenda anche per Sa sua morte prematura. Peron, il marito di
Evita, d i origini italiane, s i era formato in Italia politicamente e militarmente e non nascondeva
la matrice fascista del suo modo d i governare. Non a caso, net dopoguerra, l'Argentina e il
Paraguay, dove governerà a lungo 8 dittatore Strossler, daranno asilo a profughi fascisti e
nazisti. Strossler, peraltro d i origine tedesca, instaurerà nel dopoguerra urv regime dittatoriale
d i stampo nazista.
Altrettanto ispirato a l fascismo il governo dì Getulio vargas in Brasile, con uno statuto dei
lavoratori fotocopia di quello corporativo di Mussolini.
Quanto succedeva i n quel periodo non poteva non mettere in allarme gli Stati che, come
vedremo, entreranno ben presto nel gioco dalle parti c h e non sta interessando più solo
f Europa, m a il mondo M e r o .
1 9 3 4 - i l parte
Il secondo fatto è emerso da studi recentissimi, analizzando i dossier segreti dell'ex Unione
Sovietica. Ebbene, nel 1934, fri Polonia, è al potere il maresciallo Piidsuski che impone un
regime autoritario, con qualche simpatia per la Germania, particolarmente sotto il profilo
culturale. La Polonia è uno stato emergente e ha p a n d i ambizioni, ma si trova quasi
schiacciata da due giganti, l a Germania a ovest e l'Unione Sovietica a est. E così il
maresciallo siringe u n patio di amicizia polacco-tedesco che avrebbe salvaguardato la pace
a occidente e sancito un'alleanza anti-sGvtetica,
Inoltre sono venuti alla luce patti segreti f r a l e due nazioni, in virtù dei quali si promuovevano
azioni destabilizzanti nel Caucaso, dove gli stati d i quella regione, Georgia, Azerbaijan,
Armenia, Cecenia, mostravano segni d'insofferenza verso i l regime oppressivo sovietico.
Documenti davvero sconvolgenti c h e dimostrano come te quei 1934 Hitler era ancora
propenso a cercare un compromesso su quello che sarà il nodo centrale dello scontro
tedesco-polacco
s u Danzica e c h e porterà allo scoppio delia i l Guerra Mondiale. In quel
1934, quindi, si potevano gettare te basi per una pace duratura? Ma nel 1935 Pildesuski
muore in circostanze misteriose, prevalgono l e forze poiMche ani-tedesche, l a pace s i
allontana e l'Europa corre a precipizio verso la guerra.
Ma cosa e'era e chi c'era dietro quella morte e il fallimento d i quell'alleanza?
È sin troppo facile pensare alte due grandi potenze occidentali, Francia e Gran Bretagna, che
vedevano i n quell'alleanza un punto a favore d i quella odiata Germania, di cui non volevano
la rinascita. E si fa anche il nome del tessitore di questa strategia, CampbeB, un maestro
dell'intrigo e del sovvertimento delle alleanze. Net 1 9 4 1 , infatti, con u n ben costruito
complotto, staccherà la Jugoslavia dal patto tripartito con Germania e Italia, spostandola net
campo opposto e costringendo Hftter e Mussolini a intervenire nella penisola balcanica per
colmare quella voragine che si era aperta nel fronte sud defEuropa. Questi documenti ci
dicono, quindi, che l a guerra era ancora evitabile in quegli irtóimenticafoili, irripetibili e
drammatici anni Trenta?
Ai posteri l'ardua sentenza, chiedendo scusa ad Alessandro Manzoni.
Gli
aati Uniti:
Sono entrati in guerra nei 1941. teniamoci stretti i l santino che ci siamo creati nel dopoguerra
circa l a lotta della democrazia americana contro la tirannide e rendiamo onore a i ragazzi
21
Le cause occulte della seconda guerra mondiate
americani che sono morti combattendo sulla nostra terra, N o n è in discussione la nostra
amicizia c o n quella grande nazione, m a io scenario c h e s i presentava i n quegli armi era
molto diverso e diversa è la verità storica.
Quali erano allora le ragioni vere per le quali gli Stati Uniti sono entrati in guerra?
Gli USA erano già saliti ai vertici tieHa storia dopo l a vittoria nella 1 Guerra Mondiale,
mancava il salto di qualità. Già negli anni Venti v i era u n progetto di egemonia mondiale
americana e Theodor Roosveli aveva parlato d i u n destino s u i due oceani, Pacifico e
Atlantico. Ma sul Pacifico i l Giappone avanzava pretese egemoniche e la sua industria
bellica aumentava in modo impressionante. Lo scontro era inevitabile.
Dall'altro versante la potente espansione economica tedesca minacciava i mercati. Ancora
una volta, l'economia trainava i l carro detta storia. Due ragioni sufficienti per entrare in
guerra, una guerra epocale che avrebbe sconvolto gli equilibri mondiali Una terza ragione
era l'America Latina. Gli Stati Uniti, per così dire, tenevano alla cavezza il Sudamerica che, a
sua volta, non aveva soltanto una sudditanza psicologica, m a anche una dipendenza
economica nei riguardi dal colosso nordamericano. Questo diffondersi deH'ideologia fascista
nel continente americano era vista come u n a sorta di ribellione allo strapotere statunitense,
incominciarono cosi le intimidazioni, i ricatti e soprattutto gli embarghi per condizionare gli
orientamenti politka dei vari governi. Cercarono di trascinare il Sudamerica nella guerra, ma
vi riuscirono solo c o n i l Brasile n e l 1942, costringendo Vargas a mandare i suoi soldati in
Europa. 1 brasiliani saranno gettati anch'essi nella mischia, pagando u n grande tributo di
sangue anche suite nostre montagne dell'Appennino, per la grandezza degli Stati UnttL M a
essi avevano anche una quarta ragione per entrare i n guerra, una ragione occulta che può
anche sembrare paradossale, i l nemico non era soltanto i l ribollente calderone
sudamericano, ma anche il suo stesso alleato britannico. Gli Stati Uniti, questa nazione
imperialiste senza impero (perché l'impero lo aveva già a i s u o internoi) non aveva mai
dimenticato di essere state una colonia deffirnpero britannico e di avergli combattuto contro
per liberarsi del suo domìnio. Pertanto, odiava il colonialismo, intervenendo a fianco della
Gran Bretagna avrebbe inciso in modo determinante sulle sorti della guerra, imponendo poi
la decolonfezazione
e io sfaldamento deffimmenso impero britannico. Tutto ciò,
naturalmente, inalberando lo stendardo della libertà dei popoli, ma al tempo stesso
sostituendosi nel contralto economico delle nazioni liberate.
Come sono impervie, contorte e imprevedibili le strade della storia!
Il Giappone:
il Giappone era stato invitato a l a Conferenza di Parigi dei 1919, m a veniva sistematicamente
ignorato e spesso sbeffeggiato dalle grandi potenze. Clemenceau, in una riunione ufficiate,
disse a d alta voce, facendosi bene udire d a tutti, "e pensare che al mondo ci sono donne
belle e bionde e noi siamo qui a perdere tempo con questi giapponesi che sono così bruttiP.
11 tutto, ovviamente, t r a te risate generali; e pensare che il rappresentante del Giappone,
Principe Sajani, era innamorato della cultura occidentale, soprattutto francese e diceva che,
prima di addormentarsi, leggeva Voltaire, Verlaine e Rousseau?
Per contro, l'arroganza di Francia e Gran Bretagna, alte quali si associarono subito gii Stati
Uniti, arrivò a l punto di mettere i n dubbio l'uguaglianza razziate c o n i popoli asiatici, in
particolare con quello giapponese. Gli americani nutrivano un vero e proprio disprezzo verso
l'impero del Sci Levante, non riconoscendo i valori d i quella antichissima e raffinata civiltà.
Hitler riteneva gli ebrei degli Untermenschen, dei sottouomini, gli americani, nel loro odio
giapponese, discutevano addirittura se sì potesse riconoscere a quel popolo ... la natura
22
Le cause occulte defla seconda guerra mondiale
umana!
E così come i nazisti riconoscevano inferiorità delta razza ebraica dai tratti somatici (la
fronte, il naso adunco, la miopia), altrettanto gli americani ravvisavano l a diversa natura dei
giapponesi nella bassa statura, negli occhi a mandorla, nella rima palpebrale stretta.
Insomma, gli "sporchi musi gialli" dei film del dopoguerra. Tutto ciò, oggi, c i fa sorprendere e
indignare, m a è doveroso ricordare che l'America degli anni Trenta non era proprio un
modello d i giustìzia e d i uguaglianza, come l'immaginario collettivo continua a trasmetterci.
£ra sì il Paese detta libertà, m a era anche quello del K u Ktax Klan, delle croci di fuoco, dei
neri linciati senza processo, degli italiani come Sacco e Vanzetti, condannati solo perché
erano italiani e quindi sovversivi e colpevoli.
Non dobbiamo dimenticare che il processo a Rosa Parks, la donna di colore che rifiutò in
autobus di cedere il posto a un bianco, è del 1S54!
Nessun paragone, ovviamente, con la Germania nazista, m a i a decisione d i F. D. Roosvelt di
abbattere sia ia Germania che i l Giappone n o n scaturiva dai suoi principi democratici. Egli
non era affatto quell'ingenuo e sprovveduto idealista c h e la vulgata storica ci ha proposto.
Sapeva benissimo che la Russia sovietica era quella dell'arcipelago Gulag, ove morivano
milioni d i persone.
La prova ci viene dalla certezza che tutti i rapporti inviati dagli emissari politici, diplomatici e
militari, contenenti notìzie terrificanti s u quanto avveniva, venivano regolarmente secretati. L a
tirannide sovietica, negli anni Trenta, era molto più feroce d i quella nazista. Solowsky, f isola
degli orrori e della morte, precede di circa ventanni Auschwitz e Buchenwald, m a l a dittatura
sovietica allora non oscurava le stelle della bandiera americana, mentre quella germanica
ostacolava l'espansione egemonica e d economica statunitensi, così come l'impero nipponico
era un pericolo per il dominio dei mercati deff oriente, a cui gli Stati Uniti aspiravano.
Roosvelt agì c o n cinismo e spregiudicatezza e la storia gli darà ragione. M a allora c'era un
impedimento insuperabile, l'opinione pubblica era contraria alta guerra e annoverava
personaggi di rilievo i n campo postico e diplomatico. Basti ricordare Joseph Kennedy, il
padre di John e Bob, uccisi poi negli anni Sessanta, ma anche un eroe popolare come
Charles Lindbergh, i l frasvolatore atlantico. Durante un mio soggiorno alte Hawai, nell'isola di
Maui, mi fu indicato un luogo appartato, lontano dai grandi itinerari turistici. In un boschetto
solitario e silenzioso sorgeva i n stillo di abbandono una tomba semicoperta dalle sterpaglie,
senza un fiore e senza che nessun turista andasse a visitarla. Era proprio la tomba di
Charles Lindbergh, l'eroe deffaria c h e doveva essere dimenticato perché contrario alla
strategia di Roosvelt. M a anche parte deffa cultura americana era contraria atta guerra. Un
nome s u tutti, Ezra Pound, 1 più grande poeta americano vivente che, dopo la guerra, sarà
chiuso in una gabbia come un animale da circo, per poi finire in un manicomio criminale
secondo il puro stile sovietico.
Per indurre il popolo americano alla guerra ci voleva qualcosa di clamoroso, qualcosa che
colpisse il suo orgoglio e l a sua fama d i invincibilità. E venne Pearl Harbour. L'aggressione
giapponese era l'occasione buona per scatenare il conflitto. Ma fu davvero aggressione
imprevista o non fu invece provocata?
L'embargo sul petrolio avrebbe strangolato feconomia giapponese e Fambasciatore
nipponico aveva avvertito l a Casa Bianca che, se n o n avesse tolto l'embargo verso il
Giappone entro breve tempo, sarebbe stata guerra. La Casa Bianca non rispose. Andando a
visitare Pearl Harbour, dopo essermi documentato sui fatti, m i vennero spontanee alcune
domande. Perché la flotta era stata concentrata proprio in quel punto, molto favorevole
all'attacco? Perché molto personale dirigente non e r a presente: all'attacco? Perché molti
23
Le cause occufte delia seconda guerra mondiate
marinai erano i n licenza? Perché n o n era stola preventivata alcune allerta? Perché non
erano attivi i sistemi di protezione? Domande c h e ancora oggi non hanno trovato risposte
esaurienti.
L'Italia:
Entrò in guerra in virtù del Patto d'acciaio firmato a Berlino da Von Ribbentrop e Galeazzo
Ciano. Il patto venne poi allargato al Giappone, formando così i l patto tripartito con la sigla
Ro-Ber-To (Roma - Sedino - Tokyo). Durante u n mio viaggio in Giappone chiesi a una guida
turistica ilPerché ditanta simpatia d a parte del s u o papato verso l'Italia, ritenendo scontatala
risposta che ciò era dovuto aita ammirazione verso la nostra grande cultura. La guida invece
m i rispose che f Italia era stata la prima nazione europea a stringere un'alleanza con una
nazione asiatica, mettendole entrambe sullo stesso piano. Evidentemente erano ancora vivi i
ricordi dell'umiliazione e delle derisioni subite da parte dette grandi nazioni europee alia
Conferenza d i Parigi dei 1919.
Chiusa questa parentesi extra-europea, più che soffermarsi sulle clausole del Patto d'acciaio,
ritengo più opportuno cercare di spiegare il Perché di questo patto. Che cosa avevano in
comune Italia e Germania?
Apparentemente nulla, storicamente il mondo latino e quello germanico erano sempre stati
divisi d a una forte conflittualità e poi l'Impero Austro-Ungarico, il Risorgimento e infine l a l
Guerra Mondiale che ci aveva visti l'uno contro f altro solo venti anni prima.
L'ideologia, si dirà? Ma non fu quella la ragione. Nazismo e fascismo avevano in comune
solo la vocazione atta dittatura. Mussolini n o n amava l'ideologia nazista, la considerava una
sorta d i religione cupa e pagana, fatta d i simboli lugubri e d esoterici, mentre egli proponeva
un'ideologia solare e mediterranea, fatta di cieli azzurri e non d a brume nordiche. Ciò che li
univa era invece la cosiddetta sindrome da accerchiamento. Italia e Germania, nazioni
sconfitte al tavolo detta pace del 1919 (anche se l'Italia era uscita vincitrice dalla f Guerra
Mondiale) temevano d i essere schiacciate, vedendo così infranta l a loro ambizione d i
grandezza.
La Germania, a ovest, daHa Francia (e la Gran Bretagna alle spalle) e a est dalla risorta
Polonia ( e f URSS alte spatte). L'Italia aveva il Mediterraneo occidentale presidiato da Francia
e Gran Bretagna; quesf ultima deteneva gtì estremi, Matta e Gibilterra, i n mezzo i porti
francesi di Marsiglia e di Tolone, oltre che la Corsica.
L'intervento dell'Italia nella Guerra d i Spagna aveva impedito che anche i podi spagnoli,
caduti in mano ad un regime comunista, completassero f accerchiamento, considerando che
la Francia, allora, era governate dalla sinistra di Leon S l u m . Sul versante orientale, l'Adriatico
Italiano, con la sua costa piatta e indifendibile, era fronteggiato da Jugoslavia e Grecia,
avverse all'Italia e che disponevano, specialmente fa prima, di una costa frastagliata con
golfi, insenature, fiordi, molto più adatti alla difesa.
L'Italia d i Mussolini rischiava quindi d i essere strangolate, prigioniera com'era proprio sul
Mare Nostrum , da nazioni straniere e ostili, li Patto d'acciaio e Tailenaza con la Germani
rassicuravano Hitler a sud e davano a Mussolini u n potentissimo alleato a nord.
Ma vi erano anche altre ragioni che avevano convinto il Duce a quel passo che poi avrà
conseguenze rovinose per il nostro Paese.
innanzitutto ia stima personale di Hitler verso di lui, stima che gli aveva dimostrato in due
occasioni. L a prima con l'invito a tenere un discorso a Berlino, che ottenne u n o straordinario
successo, con tre milioni e mezzo di tedeschi che ascoltarono entusiasti per ore e sotto la
pioggia le parole del D u c e m lìngua tedesca. Forse u n record assoluto che convinse
24
Le cause occulte defla seconda guerra mondiale
Mussofei dell'assolute lealtà del papato tedesco; m a i , infatti, u n personaggio polìtico italiano
aveva sollevato tanto entusiasmo in terra tedesca.
11 secondo fatto, che conquistò Mussolini, fu l a firma dei trattato con cui la Germani
rinunciava al Sudtirolo, un altro attestato di amicizia incredibile, considerando che il Fùhrer
riteneva irrinunciabile e pitoritaria l a n i ^ s s i o n e di tutti i territori d i lingua tedesca, l i Sudtirolo
era, infatti, indubbiamente tedesco, li termine Aito Adige, inventato dal senatore Totomei, n o n
è mai esistito, come non è mai esistito I toponimo Nice, inventato dai francesi per sostituire i l
nome legittimo di Nizza.
Da quel trattato, che sanciva i l confine del Brennero, derivava l a dolorosa odissea degli
Optanti (coloro che sono partiti) e Dabreiber (coloro che sono rimasti), sacrificati da Hitler in
omaggio a Mussolini.
Ultimo motivo deffalleanza itato-iedesca, la convinzione che Hitler non avesse alcun
interesse per if Sud-Europa, tutto proteso nei s u o Lefaensraum (lo spazio vitale) diretto verso
est. Una convergenza di interessi, quindi, i n u n futuro assetto defEuropa che avrebbe visto
dominante il Reìch millenario, m a anche come partner privilegiato l'Italia tutta mediterranea.
Italia e Gran Bretagna:
La Gran Bretagna, e i n particolare Winston Churchill, alfinizio degli anni Trenta manifestava
un'aperta simpatia per fitelia fascista, peraltro ricambiata d a Mussolini che, spesso, parlava
d i "cavalleria britannica*. M a poi le cose cambiarono, i Duce non s i accontenta del rispetto e
deil'arnmirazione delia grande Potenza, ma vuole che fltatia stessa diventi una grande
potenza, ampliando i l suo territorio i n Europa, i n Africa, i n Medio Oriente. Giunge nei nostro
Paese sir Antony Eden, elegante, cotto e raffinato, m a anche presuntuoso come solo s a
essere un baronetto inglese. Amante d e f Antica Roma e della cultura classica, si dice che si
aggirasse tra le rovine del Palatino recitando i versi dì Orazio. Ma Eden non stimava
altrettanto gii italiani contemporanei, anzi, dimostrava verso di essi un'antipatia che
sconfinava nel disprezzo. C i fu un vero scontro con Mussolini, anche dal punto di viste
caratteriale.
il Duce non era notale, non era elegante, non era raffinato, m a schietto e anche brutale,
come sanno essere solo i sanguigni figli di Romagna. Più che un incontro, fu uno scontro; si
dice, m a forse è solo u n aneddoto, che Eden inctempasse i n un tappeto e che Mussolini
reagisse con una sonora risata. Ciò che è certo è l'esito negativo deirincontro. Più Mussolini
alzava i l tiro, più H baronetto britannico s'irrigidiva.
Viene anche in Italia ti premier francese Daladrer. La piazza rumoreggia, forse sobillata dai
segretario del Partito fasciste Achilie Starace: Nizza, Savoia, Corsica e ancora Tunisi, GibutL
Malia, m a in verità si spara a salve, Mussolini si sarebbe accontentato di molto meno.
Datadier, indispettito, se ne toma in Francia e in Parlamento proclama altezzoso: "all'Italia
neanche un'oncia dei territorio francese sarà ceduta".
Ormai è rottura con gU antichi alleati dell'Intesa, non più l a cavalleria britannica, m a la perfida
Albione. La Francia non è più la soreiia latina, m a una sorellastra prepotente e invidiosa.
La Francia amica dell'Italia? Si rilegga la storia, i l nostro Paese è sempre stato terra di
conquista, si ricordino i Vespri siciliani, la disfida di Barletta, fa calata di Carlo Vili e la
devastazione del nostro territorio, con i l "regalo" d a parte francese d i u n a nuova malattia, la
sifilide.
E ancora, le grandi fortezze del Piemonte, d a Bard a Fenestrate, a Exiiies, furono tutte
costruite per difendersi dalle continue invasioni francesi. E così pure fe fortezze della Savoia,
c o m e quella d i Esseillon e Regina Cristina, costruite d a Vittorio Emanuele t di Savoia.
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Le cause occulte detta seconda guerra mondiate
Nel 1700 i l Pieraante fu invaso per tre volte dai re d i Francia, con momenti gloriosi, come la
famosa battaglia dell'Asstetta. E c o m e dimenticare che le valli d i Pinerolo e la Val Ghisone
furono a lungo occupate dai Francesi e che Napoleone aveva addirittura annesso alla
Francia finterò Piemonte?
E infine, per guanto riguarda i l Risorgimento, l'aiuta francese era più in funzione antiaustriaca che fito-rtaiiana. Napoleone IH n o n voleva affatto l'unità d'Italia, nonostante le
promesse alla bella contessa di Castiglione, m a la voleva divisa in tre stati, mantenendo i l
dominio della d i e s a su gran parte deifitaiia centrale. L a vittoria nella seconda Guerra
d'indipendenza ebbe un costo altissimo, con la cessione alla Francia di Nizza e della Savoia.
La Conferenza di Parigi del 1919, con la vittoria mutilata, n o n era altro che f ultimo anello di
una lunga catena di ingiustizie e di sopraffazioni.
Questa rilettura della storia, peraltro n o n proprio fantasiosa, era miele per il nazionalismo
imperversante e sempre più aggressivo. L a frattura con le grandi potenze, Francia e Gran
Bretagna, era ormai insanabile. A Mussolini n o n restava che l'abbraccio con la potente
Germania dì Hitler che, poi, risulterà fatale.
Tuttavia, la Gran Bretagna tentò fino alfultimo di staccare fItalia dalla Germania, ponendole
un'alternativa ineludibile, o lasciare il potente alleato, o essere abbattuto insieme a lui.
E qui nasce un altro interrogativo: Perché tanta insistenza?
La Gran Bretagna, detentrice d e i più grande impero d i tutti i tempi, poteva aver paura di
unltaiia debole dal punto di vista militare e organizzativo, ma anche dai punto di vista
caratteriale, i l "ventre molle", c o m e la definirà i n seguito Churchill?
Eppure, dai rapporti dei servizi segreti britannici (ancora i n gran parte secretati; si intuiscono
le ragioni di questi timori. Non s i temeva l'Italia per quello che era, m a per quello che avrebbe
potuto essere. Si conoscevano le capacità creative del nostro Paese che, messe al servizio
d i una fecrwfogia avanzata e di un potenziale economico e militare d i altissimo livello come
quello germanico, potevano costituire un cocktail micidiale e rappresentare un ostacolo motto
difficile d a superare. 1 recenti progressi nell'ambito della Marina Militare e dell'Aereonautica e
i record mondiali sui mari e nei cieli non erano soltanto esternazioni delia propaganda di
regime. Inoltre, l'Italia veniva vista come una scria di piromane, capace di accendere fuochi
alf interno di quel mastodontico e traballante impero. Dai documenti venuti a conoscenza, si
evince il fondamento di questi timori. Già molti a n n i prima si e r a tenuto u n congresso sugli
armamenti a Ginevra e Italo Balbo aveva presentato un piano di ammodernamento,
dilazionato del tempo, di dimensioni faraoniche, con la costruzione d i sei portaerei, c h e
avrebbe fatto delflfaiìa una grande potenza, anche dai punto dì vista militare. Inutile dire che
ripiano venne sub&o bocciato.
inoltre, la Gran Bretagna era a conoscenza che in Italia vi erano cervelli capaci di
straordinarie scoperte scientifiche che potevano essere messe a l servizio dell'industria
bellica.
Già negli a n n i Venti Guglielmo Marconi, nella torretta del Grand Hotel dì Montecatini, aveva
fatto esperimenti che prefiguravano la scoperta d e l radar e successivamente
si
annunciavano ulteriori scoperte nel campo delle fetecomun«Dazioni. Allora si parlava soltanto
di identificazione di oggetti a distanza.
In Inghilterra non si 4ime?*tìGa¥a-ol3e4&-inactee -di Marconi, erede d i una famosa dinastia di
whisky, era irlandese e la turbolenta Wanda, dopo i fatti sanguinosi di ventanni prima, era
guardata con sospetto. Nei rapporti dei servizi segreti s i fa anche riferimento a un episodio
misterioso, poi etichettato come leggendario che un fondamento doveva pure averlo, se
suscitava tanta attenzione oltremanica. Nel bel mezzo dì una giornata dì primavera, sotto il
26
Le cause occulte detta seconda guerra mondiate
sole caldo di Roma, s i bloccò totalmente il traffico della capitele, con disattivazione dei circuiti
elettrici e fibrillazionre dei campi magnetici. Crueste scoperta, davvero sconvolgente, attribuita
a Guglielmo Marconi, partiva dagli studi di un altro fisico, Nico Teste e, se applicato in campo
bellico, avrebbe avuto conseguenze devastanti. L a scoperta venne definite "raggio della
morte" e s i disse che Marconi, personaggio d i altissimo livello intellettuale, ma anche d i
altrettanto livello morale, spaventato dalle terrificanti conseguenze della sua scoperte,
avrebbe distrutto quelle carte. Quanto c'è di vero e quanto di fantastico? E veramente fu lui a
distruggere quelle prove? Sta di fatto che fanno dopo, nel 1938, Marconi morì, portandosi
dietro il suo segreto.
Vera è invece fa conoscenza, da parte dei servizi segreti inglesi, della presenza a Roma, i n
alcuni piccoli l o c a i dì via Panispema, di un gruppo di giovanissimi scienziati che stava
ottenendo risultati strabilianti nel campo della fisica nucleare. Dirigeva il gruppo Enrico Fermi,
poi premio Nobel per ia fisica, e si distingueva per te s u e iniziative u n altro giovanissimo,
Ettore Majorana che, forse, era giunto a risultati ancora più sconvolgenti. Enrico Fermi, dopo
un congresso, n o n tornerà più in i t e l a , sì dice, per sfuggire alla leggi razziali. La verità, come
spesso succede, è molto diversa da quella che la storia ufficiate ci impone. Fermi non era
ebreo, ebrea era l a moglie e Utalia d i Mussolini n o n avrebbe certo perseguitato un cervello
straordinario come quello def futuro premio Nobel. Tra faftro, c'era u n noto avvocato,
specializzato nell'arianizzare i cognomi ebrei, n o n c i sarebbero state difficoltà nel correggere
le origini della signora Fermi. 11 personaggio in questione era il noto gerarca Farinacci che,
oltretutto, aveva u n a segreteria ebrea d i nome Jote... Fermi, in realtà, fu attratto dalle sirene
d'oltre Atlantico e da Londra andrà negìi Stati Uniti che gfi mettevano a disposizione moderni
laboratori e n o n gli angusti focaii d i via Panispema, oltre, naturalmente, a d un'adeguata
retribuzione. Ettore Majorana, un giovane siciliano introverso, ossessionato da scrupoli
religiosi, u n giorno s'imbarca a Napoli per ritornare nella sua Sicilia, m a a Palermo non
giungerà mai o, se vi è giunto, si è immediatamente vofatitizzato. ff mistero defla sua
scomparsa n o n è ancora svelato, m a è certo che qualcuno seguiva i suoi p a s s e aveva
interesse a spegnere la luce che emanava da quella mente. Ma allora, davvero lo scienziato
bolognese, i l fisico romano e i l giovane ascetico siciiiano, potevano deviare i l corso della
storia? Domanda inquietante e forse provocatoria.
Tornando ai servizi segreti britannici, altri fatti italiani attiravano la loro attenzione, uno in
particolare: in pieno fervore nazionaliste, Mussolini, in Libia, con un cerimoniale sfarzoso e
spettacolare e alia presenza dei d i g n t e r religiosi Jibka, solleva la spada sacra tempestate di
pietre preziose, proclamandosi il difensore defflslam, un gesto clamoroso che avrà notevole
risonanza in tutto il mondo islamico. Mai u n capo cristiano dai tempi di Federico l i aveva fatto
un simile gesto e proclamato in pubblico una così impegnativa promessa. Il timore di un
Muro contagio in tutti I paesi ambi non era u n a semplice supposizione, i n Libia, dopo fa
brutale repressione di Oraziani che aveva sollevato tanta ostilità verso gli italiani, viene
nominato dal D u c e Governatore della Libia l'eroe dell'aria itelo Balbo, personaggio
popolarissimo in itela, ma molto ammirato anche alf estero, soprattutto negli Stati Uniti, per la
sua trasvolata atlantica in formazione. L'impresa, c o n i famosi "sorci verdi", aveva
entusiasmato tutti gli americani, che gli riservarono la classica parate celebrativa a
Sroadway, tra la follaplaudente e dedicandogli anche una strada a Chicago, la Balbo Street.
Dopo la guerra, affi ufficiali americani vennero in Italia e si mostrarono stupiti e sconcertati,
notando che l'Itela n o n aveva dedicato neppure u n a piccola terga ricordo a i grande
trasvolatore atlantico, e questo tra fimbarazzo dei rappresentanti deffaeronautica italiana. Si
diceva che Italo Balbo fosse stato mandato nella colonia africana Perché faceva ombra a
27
Le cause occulte della seconda guerra mondiale
Mussolini, promuoveatur ut amoveatur, secondo la logica degli antichi Romani (promosso
affinché se ne vada). Di lui Mussolini dirà: " è f unico che avrebbe il coraggio di spararmi u n
colpo d i pistola". Ebbene, i l nuovo governatore della Libia instaura u n clima molto diverso.
Regge il governo come un patriarca o c o m e u n principe rinascimentale nell'antico castello,
abbellito come una reggia, m a stabilisce u n rapporto diverso con la popolazione araba, fa
restaurare tutte te moschee e anche i a Medina, l'antica cittadella islamica.promuove
l'amicìzia iia cristiani e musulmani e anche con gli ebrei, rifiutando le discriminazioni imposte
dalie leggi razziali dell'Italia fascista, inserisce addirittura nell'entourage dei potere anche
autorevoli personaggi islamici. È u n modo d i governare rivoluzionario rispetto alla mentalità
coloniale d i allora. Sulla falsariga della G1L (Gioventù Italiana del Littorio) fonda la GAL
(Gioventù Araba del Littorio). Nonostante lo scetticismo di Mussolini, l'iniziativa ottiene u n
grande successo, i giovani libici vestono con entusiasmo la camicia nera e la divisa da
balilla, fanno il saluto romano e cantano "giovinezza".
Ma Salbo non si accontenta, vola a Roma e presenta al Duce u n progetto per quei tempi
sconvolgente, concedere a tutti t \Mci la cittadinanza italiana c o n parità d i diritti. Per Sua
Maestà britannica, qualcosa di incredibile, ma conturbante anche per i vicini francesi della
Tunisia.
Un giornalista francese descriveva Tripoli come una capitale elegante, accogliente, moderna,
con u n bel lungomare che, non molti anni prima, era simile a u n a strada polverosa di uno
sperduto villaggio. Incominciava a farsi concreto il pericolo del contagio e per di più in Tunisia
la comunità italiana era numerosa e riscuoteva più simpatìe tra la popolazione araba, rispetto
ai francesi.
Ma c'è di più. D a alcune indiscrezioni sembra che Balbo avesse concepito u n piano politicomilitare, con destinazione Sudan, e con esso raggiungere, attraverso una campagna militare,
l'Oceano indiano e congiungere così la Libia all'Africa orientale, Etiopia e Somalia. U n piano
ovviamente allora irrealizzabile, m a poi, con il colosso hitleriano alle spalle...
Va tuttavia aggiunto c h e il de&rio nazionalista spingeva i più esaltati a progetti paradossali. Si
dice che un ingegnere (o presunto tale) avesse presentato al Duce un piano, non solo per
costruire i l ponte sullo Stretto d i Messina, m a per costruirne anche uno che congiungesse la
Sicilia ... alla Tunisia, diventata italiana e poi giù fino al Como d'Africa. Insomma, un'Italia con
un dominio ininterrotto dalle Alpi all'Oceano Indiano.
Lasciando da parte la fantastoria e la fantaingegneria e tornando alla realtà dì allora, è
indubbio che Francia e Gran Bretagna individuassero neff Italia u n a minaccia a l loro impero
coloniale. E qualcosa di nuovo succedeva anche in Etiopia, dove era stato nominato
governatore S Duca d'Aosta, personaggio carismatico che diventerà leggendario con l'eroica
resistenza anfì-ìngiese sull'Amba Aiagi. Personaggio straordinario, di altissimo spessore
culturale, instaurerà u n rapporto diverso c o n la popolazione indigena, suscitando
ammirazione e rispetto, l i Duca era imparentato con la Corona inglese e perdipiù le colonie
italiane confinavano con quelle Inglesi, in particolare con regioni opulente, come i l Kenya e
fUganda, dove la separazione tra colonizzatori e colonizzati era rigida e immutàbile. Si dice
che il governatore britannico rimanesse scandalizzato nell'esaminare u n piano urbanistico
presentato dal Duca d'Aosta che non comprendeva quartieri separati per italiani ed etiopici.
Altrettanto stupefatti dovettero essere gli alti uffIciali inglesi, quando videro una fotografia che
circolava a q u e f epoca e che è stata recentemente riproposta in una mostra in Italia, dove si
poteva notare l'atteggiamento confidenziale tra uffrctali italiani e popolazione locale, con un
etiopico che teneva arràchevoìmente ìa sua mano s u l a spala d e l a mogYie del generale De
MarchH Questa contaminazione preoccupava non poco la Gran Bretagna e all'orizzonte si
2S
Le cause occulte della seconda guerra mondiate
profilava la legge del domino che, m futuro, poteva anche disgregare o destabilizzare le
colonie britanniche. Insomma, questa Italia insolente e aggressiva n o n poteva continuare a
sfidare impunemente l'impero di Sua Maestà britannica, bisognava fermarla con le buone o
con te cattive, e fermarla subito, prima c h e l'alleanza itato-tedesca diventasse ancora più
coesa e potenziaimente letale.
La situazione precipita
i fatti avvenuti i n quei dieci anni c h e precedono la ti Guerra Mondiale sono fin troppo noti.
Hitler, inebriato dai suoi successi e sorretto da u n consenso popolare senza precedenti,
occupa l'Austria. L'ex-eaporate austriaco entra nella sua Vienna su di un'auto scoperta, tra
due ali d i folla plaudente, con le donne che gettano fiori al suo passaggio, l i pittore fallito che
si aggirava con lo sguardo allucinato per te strade della capitale austriaca, ora v i ritorna da
trionfatore e l a Germania sconfitta e umiliata è diventata, assieme alla sua Austria, il Terzo
Reich, temuto da tutto il mondo. Poi è la volta dei Sudeti; anche qui u n tripudio di folla, e
infine l a Cecoslovacchia, inerte, quasi rassegnata. In poco tempo Hitler s i era ripreso ciò che
riteneva gli fosse stato ingiustamente tolto, e senza sparare u n colpo. Ma ormar non si
accontentava più. La Conferenza di Monaco vide Mussolini come i l protagonista assoluto,
assieme a Hitler, Daladier e Chamberlain, i grandi della Terra. Il patto firmato nella capitale
della Baviera apparve come un balsamo sulle ferite d i quell'Europa infuocata. Mussolini è
acclamato in tutto il mondo come il salvatore delta pace.
In Italia, il treno che d a Monaco lo riporta a Roma è accompagnato lungo il percorso da una
folla immensa, le donne s i facevano il segno della croce e s i inginocchiavano al suo
passaggio, quasi fosse un santo. Tra ie memorie della mia infanzia è vivo ri ricorda dell'arrivo
del Duce alfa stazione di Bologna. Assieme atte maestre, fummo portati a quetfincontro; vidi
scene d i un entusiasmo delirante, persone di tutte le età che applaudivano, gridavano,
piangevano, inneggiando a quel personaggio che appariva come Fuomo det destino.
Purtroppo fu soltanto illusione, l i sasso tenciato d a D'Annunzio a Fiume e l i colpo d i pistola
poi sparato dai caporale austriaco nella birreria di Monaco sono diventati valanga e la
valanga è ormai inarrestabile.
Certamente, Mussolini non voleva la guerra, nonostante le sue roboanti esternazioni (o
quantomeno non la voleva nel 1939), ma a quei punto l a forza trainante delta storia era a i d i
là del Brennero e gli antichi alleati dell'Intesa avevano chiuso la porta a qualsiasi
rivendicazione dell'itela. Perché fiteiia non era più il paese dei sole, del mare e dell'amore, la
terra di gondolieri e mandolini, di languide serenate ai chiaro di luna o del tremolio delle
lampare sul mare che luccica, accompagnato stelle note d i una struggente melodia. A queste
immagine oleografica da cartolina del nostro Paese, tanto cara as turisti stranieri, Mussolini
voleva sovrapporre il mito di una nazione guerriera, pronta a d ascendere all'Olimpo delta
grandi Potenze, m a le grandi Potenze ritennero che l'Olimpo fosse già pieno e che non ci
fosse più posto per quell'Italia tanfo ambiziosa quanto potenzialmente pericolosa.
Ormai il nostro Paese era entrato in un vicolo cieco, dal quale sarebbe stato impossibile
uscirne. Giuseppe Bottai, uno dei personaggi più significativi del regime fasciste, poi
dissidente da Mussolini, così sintetizzava la situazione: "qui ci sono due leoni, due imperi in
lotte, se vincesse l'Inghilterra non c i lascerebbe che i l mare per fare i bagni, se vincesse l a
Germania neppure Farla per respirare". A quel punto era pressocè impossibile rimanere
neutrali. L o scontro titanico era ormai alte porte. E gli italiani? Domanda imbarazzante. La
vulgata post-bellica ci ha sempre descritto un'Italia oppressa, m a totalmente contraria al
regime, mentre te immagini d'epoca c i mostrano piazze nereggianti di folla entusiaste e te
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Le cause occufte oeffa seconda guerra mondiate
statistiche ci dicono che i l numero dei volontari delia i i Guerra Mondiale fu di gran lunga
maggiore d i queiH delia prima.
italiani colpevoli o innocenti? N é condanna, né assoluzione, m a la semplice constatazione
chetanti italiani, soprattutto giovani, così come altrettanti giovani europei, furono travolti i n un
turbine di illusioni, di passioni e di follia che li porterà a combattere e a morire. Sta di fatto,
tuttavia, c h e in quell'angosciante vigilia di guerra, i n Italia non si vide nulla che potesse
rassomigliare alla rivolta anti-comunista di Berlino est del 1953, o alla eroica lotta armata
della gioventù ungherese del 1958, o alla primavera di Praga del 1988, o infine alla piazza
Tien-An-Men di Pechino di più recente memoria. Non si udì echeggiare u n solo colpo di
pistola e neppure u n petardo contro i l regime fascista. S i segnalò soltanto il caso di un
distinto signore che, agitando un bastone sotto il fatidico balcone di palazzo Venezia a
Roma, cantava una canzoncina allora molto in voga che iniziava così: "un'ora solo ti
vorrei...", subito arrestata dalla milizia fascista s i giustificò dicendo: "ma era solo un
innocente bastoncino da passeggio". Una lieve nota di ironia i n un contesto altamente
drammatico La Francia tentò in extremis di sganciare l'Italia dalla Germania, offrendo
addirittura la Tunisia, quella Tunisia che, oltre sessantanni prima, ci aveva sottratto con un
colpo di mano, approfittando della debolezza italiana e in dispregio degli accordi in
precedenza intercorsi.
Troppo tardi purtroppo, poiché l'Italia aveva già consumato l'amplesso mortale con la
Germania nazista. È lo scontro epocale tra chi vuole diventare grande e chi, invece, troppo
grande lo era e, pur detenendo i due terzi delia ricchezza della Terra, nulla voleva cedere, Da
una parte la Germania nazista, ormai pervasa da un delirio di onnipotenza, ritenendo che
nulla le fosse precluso, e l'Italia d i Mussolini, prigioniera d i un sogno d i grandezza imperiale
da esercitare su tutto il Mediterraneo, il sogno folle di rinverdire gli allori e le glorie dell'antica
Roma. Dall'altra parte le potenze capitaliste, Francia e Gran Bretagna che, per egoismo e
miopia, non avevano capito che il mondo da esse dominato dall'alto dei loro immensi domini
coloniali, stava per crollare.
Chi volte dunque la guerra?
Tutti e nessuno. Risposta solo apparentemente paradossale. Tutti, perché tutti, a parte forse
Mussolini che voleva solo posticiparla, si aspettavano con la guerra di raggiungere i propri
obiettivi
Nessuno,
Perché nessuno poteva prevedere
che la guerra avrebbe
avuto
conseguenze così disastrose. Ma in quegli anni il silenzio della ragione oscurava fEuropa e il
mondo.
Solitario si levava il grido disperato del Sommo Pontefice. T u t t o è perduto con la guerra,
tutto s i può salvare con la pace". Nessuno voile ascoltare quella voce, nessuno volle fare un
passo indietro, e guerra fu.
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