Trigonometria
Scopo della trigonometria
Scopo della trigonometria piana è la risoluzione di un triangolo, cioè la determinazione dei suoi sei
elementi, i tre lati e i tre angoli, quando se ne conoscano tre tra i quali almeno un lato.
Conveniamo di denotare le lunghezze del triangolo ABC con a, b, c e le misure degli angoli dei vertici
A, B, C con α, β, γ rispettivamente.
Teoremi fondamentali sul triangolo rettangolo
In un triangolo rettangolo, il seno di un angolo acuto è uguale al rapporto tra il cateto opposto
all’angolo e l’ipotenusa e il coseno è uguale al rapporto tra il cateto adiacente all’angolo e
l’ipotenusa. La tangente è uguale al rapporto tra il cateto opposto all’angolo e il cateto adiacente e
la cotangente è uguale al rapporto tra il cateto adiacente all’angolo e il cateto opposto.
Da queste definizioni si deducono le formule che esprimono i teoremi fondamentali sul triangolo
rettangolo.
Teorema I. In un triangolo rettangolo un cateto è uguale al prodotto dell’ipotenusa per il seno
dell’angolo acuto opposto al cateto stesso.
Dim. Dalla definizione di seno abbiamo che:
π’”π’†π’πœ· =
𝒃
→ 𝒃 = 𝒂 βˆ™ π’”π’†π’πœ·
𝒂
Teorema II. In un triangolo rettangolo un cateto è uguale al prodotto dell’ipotenusa per il coseno
dell’angolo acuto ad esso adiacente.
Dim. Dalla definizione di coseno abbiamo che:
π’„π’π’”πœ· =
𝒄
→ 𝒄 = 𝒂 βˆ™ π’„π’π’”πœ·
𝒂
Teorema III. In un triangolo rettangolo un cateto è uguale al prodotto dell’altro cateto per la
tangente dell’angolo acuto opposto al primo cateto.
Dim. Dalla definizione di tangente abbiamo che:
π’•π’ˆπœ· =
𝒃
→ 𝒃 = 𝒄 βˆ™ π’•π’ˆπœ·
𝒄
Teorema IV. In un triangolo rettangolo un cateto è uguale al prodotto dell’altro cateto per la
cotangente dell’angolo acuto adiacente ad esso adiacente.
Dim. Dalla definizione di cotangente abbiamo che:
π’„π’•π’ˆπœ· =
𝒄
→ 𝒄 = 𝒃 βˆ™ π’„π’•π’ˆπœ·
𝒃
Risoluzione dei triangoli rettangoli
Abbiamo già detto che risolvere un triangolo rettangolo significa determinare i tre lati e i tre angoli
conoscendo tre elementi tra i quali almeno un lato. Per ridurre gli errori di approssimazione, si
cercherà, quando sia possibile, di calcolare gli elementi incogniti adoperando elementi dati e non
elementi incogniti precedentemente trovati.
Si presentano quattro casi:
1.
2.
3.
4.
Sono dati i due cateti
Sono dati l’ipotenusa e un cateto
Sono dati un cateto e un angolo acuto
Sono dati l’ipotenusa e un angolo acuto
1° caso. Dati i cateti b, c calcolare α, β, γ
Applicando il teorema di Pitagora calcoliamo a:
𝒂 = √π’ƒπŸ + π’„πŸ
Dalla formula:
π’•π’ˆπœ· =
𝒃
𝒃
→ 𝜷 = π’‚π’“π’„π’•π’ˆ
𝒄
𝒄
Trovato β, si ha subito che
𝜸 = πŸ—πŸŽ° − 𝜷
Esempio
Risolvere il triangolo rettangolo conoscendo i cateti 𝒃 = 𝟐𝟎√𝟐 𝑒 𝒄 = 𝟐𝟎√πŸ”.
𝒂 = √π’ƒπŸ + π’„πŸ = √πŸ–πŸŽπŸŽ + πŸπŸ’πŸŽπŸŽ = √πŸ‘πŸπŸŽπŸŽ = πŸ’πŸŽ√𝟐
π’•π’ˆπœ· =
𝒃 𝟐𝟎√𝟐
𝟏
√πŸ‘
=
=
=
𝒄 𝟐𝟎√πŸ” √πŸ‘
πŸ‘
𝜷 = π’‚π’“π’„π’•π’ˆ
√πŸ‘
→ 𝜷 = πŸ‘πŸŽ°
πŸ‘
𝜸 = πŸ—πŸŽ° − 𝜷 = πŸ—πŸŽ° − πŸ‘πŸŽ° = πŸ”πŸŽ°
2° caso. Dati l’ipotenusa a, e il cateto b calcolare c, 𝜷, 𝜸
Applicando il teorema di Pitagora calcoliamo c:
𝒄 = √π’‚πŸ − π’ƒπŸ
Dalla formula:
π’”π’†π’πœ· =
𝒃
𝒃
→ 𝜷 = 𝒂𝒓𝒄𝒔𝒆𝒏
𝒂
𝒂
Trovato β, si ha subito che
𝜸 = πŸ—πŸŽ° − 𝜷
Esempio
Risolvere il triangolo rettangolo conoscendo 𝒂 = πŸ’ 𝑒 𝒄 = 𝟐√πŸ‘.
𝒂 = √π’‚πŸ − π’„πŸ = √πŸπŸ” − 𝟏𝟐 = √πŸ’ = 𝟐
π’”π’†π’πœΈ =
𝒄 𝟐√πŸ‘ √πŸ‘
=
=
𝒂
πŸ’
𝟐
𝜸 = 𝒂𝒓𝒄𝒔𝒆𝒏
√πŸ‘
→ 𝜸 = πŸ”πŸŽ°
𝟐
𝜸 = πŸ—πŸŽ° − 𝜸 = πŸ—πŸŽ° − πŸ”πŸŽ° = πŸ‘πŸŽ°
3° caso. Dati il cateto b, e l’angolo acuto β calcolare a, 𝒄, 𝜸
Conosciuto β, si ha subito che
𝜸 = πŸ—πŸŽ° − 𝜷
Poiché
𝒃 = 𝒂 βˆ™ π’”π’†π’πœ· → 𝒂 =
𝒃
π’”π’†π’πœ·
Infine
𝒄 = 𝒃 βˆ™ π’„π’•π’ˆπœ·
Esempio
3
Risolvere il triangolo rettangolo di cui si conoscono il cateto b = 24 e il π‘π‘œπ‘ π›Ύ = 5 .
π’„π’π’”πœΈ =
πŸ‘
πŸ‘
→ 𝜸 = 𝒂𝒓𝒄𝒄𝒐𝒔
πŸ“
πŸ“
𝜷=
𝝅
πŸ‘
− 𝒂𝒓𝒄𝒄𝒐𝒔
𝟐
πŸ“
π’”π’†π’πœΈ = √1 − π‘π‘œπ‘  2 𝛾 → π’”π’†π’πœΈ = √1 −
𝑑𝑔𝛾 =
𝑠𝑒𝑛𝛾
4
→ 𝑑𝑔𝛾 =
π‘π‘œπ‘ π›Ύ
3
𝒄 = 𝒃 βˆ™ π’•π’ˆπœΈ → 𝒄 = πŸπŸ’ βˆ™
𝒃 = 𝒂 βˆ™ π’”π’†π’πœ· → 𝒂 =
9
4
→ 𝑠𝑒𝑛𝛾 =
25
5
πŸ’
→ 𝒄 = πŸ‘πŸ
πŸ‘
𝒃
𝒃
πŸπŸ’
→𝒂=
→𝒂=
→ 𝒂 = πŸ’πŸŽ
πŸ‘
π’”π’†π’πœ·
π’„π’π’”πœΈ
πŸ“
4° caso. Dati l’ipotenusa a, e l’angolo acuto β calcolare b, 𝒄, 𝜸
Conosciuto β, si ha subito che
𝜸 = πŸ—πŸŽ° − 𝜷
Il calcolo dei cateti avviene con le formule
𝒃 = 𝒂 βˆ™ π’”π’†π’πœ·
𝒄 = 𝒂 βˆ™ π’„π’π’”πœ·
Esempio
Risolvere il triangolo rettangolo conoscendo 𝒂 = 𝟏𝟎 𝑒 β= πŸ”πŸŽ°.
Conosciuto β, si ha subito che
𝜸 = πŸ—πŸŽ° − 𝜷 → 𝜸 = πŸ—πŸŽ° − πŸ”πŸŽ° → 𝜸 = πŸ‘πŸŽ°
𝒃 = 𝒂 βˆ™ π’”π’†π’πœ· → 𝒃 = 𝟏𝟎 βˆ™ π’”π’†π’πŸ”πŸŽ° → 𝒃 = 𝟏𝟎 βˆ™
√πŸ‘
→ 𝒃 = πŸ“√πŸ‘
𝟐
𝒄 = 𝒂 βˆ™ π’„π’π’”πœ· → 𝒄 = 𝟏𝟎 βˆ™ π’„π’π’”πŸ”πŸŽ° → 𝒄 = 𝟏𝟎 βˆ™
𝟏
→𝒄=πŸ“
𝟐
Applicazioni dei teoremi sui triangoli rettangoli
ο‚·
Area di un triangolo
L’area di un triangolo è data dal semiprodotto di due lati consecutivi per il seno dell’angolo
compreso.
Sappiamo che l’area di un triangolo è:
𝑆=
1
βˆ™π‘βˆ™β„Ž
2
Ma
β„Ž = 𝑏 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛼
Quindi
𝑆=
ο‚·
1
βˆ™ 𝑐 βˆ™ 𝑏 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛼
2
Teorema della corda in una circonferenza
In una circonferenza la misura di una corda è uguale al prodotto del diametro per il seno di un
qualsiasi angolo alla circonferenza che insistono su quella corda.
Il triangolo ABC è inscritto in una semicirconferenza e pertanto è rettangolo in B. Per uno dei
teoremi sui triangoli rettangoli visti in precedenza abbiamo:
Μ…Μ…Μ…Μ… = 2π‘Ÿ βˆ™ π‘ π‘’π‘›πœƒ = 2π‘Ÿ βˆ™ 𝑠𝑒𝑛(πœ‹ − πœƒ)
𝐴𝐡
Teoremi sui triangoli qualunque
ο‚·
Teorema dei seni
In un triangolo il rapporto tra un lato e il seno dell’angolo opposto è costante ed è uguale al diametro
della circonferenza circoscritta al triangolo.
Per il teorema della corda, detta r la misura del raggio della circonferenza circoscritta abbiamo che:
π‘Ž = 2π‘Ÿ βˆ™ 𝑠𝑒𝑛 𝛼 →
π‘Ž
= 2π‘Ÿ
𝑠𝑒𝑛𝛼
𝑏 = 2π‘Ÿ βˆ™ 𝑠𝑒𝑛 𝛽 →
𝑏
= 2π‘Ÿ
𝑠𝑒𝑛𝛽
𝑐 = 2π‘Ÿ βˆ™ 𝑠𝑒𝑛 𝛾 →
𝑐
= 2π‘Ÿ
𝑠𝑒𝑛𝛾
Essendo i tre rapporti uguali a 2r si ha:
π‘Ž
𝑏
𝑐
=
=
𝑠𝑒𝑛𝛼 𝑠𝑒𝑛𝛽 𝑠𝑒𝑛𝛾
ο‚·
Teorema di Carnot o del coseno
In un triangolo il quadrato della misura di un lato è uguale alla somma dei quadrati delle misure
degli altri due lati, diminuita del doppio prodotto di questi due lati per il coseno dell’angolo che essi
formano.
Per il teorema di Pitagora applicato al triangolo CHB si ha:
Μ…Μ…Μ…Μ… 2 = Μ…Μ…Μ…Μ…
Μ…Μ…Μ…Μ… 2
𝐢𝐡
𝐢𝐻 2 + 𝐻𝐡
(1)
Per i teoremi relativi ai triangoli rettangoli si ha:
Μ…Μ…Μ…Μ…
𝐢𝐻 = 𝑏 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛼
Μ…Μ…Μ…Μ…
𝐴𝐻 = 𝑏 βˆ™ π‘π‘œπ‘ π›Ό
Μ…Μ…Μ…Μ…
𝐻𝐡 = 𝑐 − 𝑏 βˆ™ π‘π‘œπ‘ π›Ό
Sostituendo i valori trovati nella (1), si ottiene
π‘Ž2 = 𝑏 2 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛2 𝛼 + (𝑐 − 𝑏 βˆ™ π‘π‘œπ‘ π›Ό)2
π‘Ž2 = 𝑏 2 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛2 𝛼 + 𝑐 2 + 𝑏 2 βˆ™ π‘π‘œπ‘  2 𝛼 − 2 βˆ™ 𝑏 βˆ™ 𝑐 βˆ™ π‘π‘œπ‘ π›Ό
π‘Ž2 = 𝑏 2 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛2 𝛼 + 𝑐 2 + 𝑏 2 βˆ™ π‘π‘œπ‘  2 𝛼 − 2 βˆ™ 𝑏 βˆ™ 𝑐 βˆ™ π‘π‘œπ‘ π›Ό
π‘Ž2 = 𝑏 2 βˆ™ (𝑠𝑒𝑛2 𝛼 + π‘π‘œπ‘  2 𝛼) + 𝑐 2 − 2 βˆ™ 𝑏 βˆ™ 𝑐 βˆ™ π‘π‘œπ‘ π›Ό
π‘Ž2 = 𝑏 2 + 𝑐 2 − 2 βˆ™ 𝑏 βˆ™ 𝑐 βˆ™ π‘π‘œπ‘ π›Ό
Osservazione
Se il triangolo è rettangolo (α = 90° e cosα = 0) il questo teorema si riduce al teorema di Pitagora.
Pertanto possiamo chiamare il teorema di Carnot teorema di Pitagora generalizzato.
Risoluzione dei triangoli obliquangoli
Anche per la risoluzione dei triangoli non rettangoli si hanno quattro casi:
1.
2.
3.
4.
Sono dati un lato e due angoli
Sono dati due lati e l’angolo opposto ad uno di essi
Sono dati due lati e l’angolo compreso
Sono dati i tre lati
1° caso. Dati il lato a e i due angoli β e γ (con β+γ < 180°) calcolare b, 𝒄, 𝜢
Conoscendo β e γ possiamo calcolare α
𝛼 = 180° − (𝛽 + 𝛾)
I lati b e c si ricavano applicando il teorema dei seni
π‘Ž βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛽
𝑠𝑒𝑛𝛼
π‘Ž βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛾
π‘Ž: 𝑠𝑒𝑛𝛼 = 𝑐: 𝑠𝑒𝑛𝛾 → 𝑐 =
𝑠𝑒𝑛𝛼
π‘Ž: 𝑠𝑒𝑛𝛼 = 𝑏: 𝑠𝑒𝑛𝛽 → 𝑏 =
Esempio
Risolver il triangolo di cui si conosce a = 24, β = 60°, γ = 45°.
Conoscendo β e γ possiamo conoscere α
𝛼 = 180° − (𝛽 + 𝛾) → 𝛼 = 180° − 105° → 𝛼 = 75°
Per il teorema dei seni si ha
π‘Ž: 𝑠𝑒𝑛𝛼 = 𝑏: 𝑠𝑒𝑛𝛽 → 24: 𝑠𝑒𝑛75° = 𝑏: 𝑠𝑒𝑛60° → 𝑏 =
24 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛60°
→ 𝑏 = 12√6(√3 − 1)
𝑠𝑒𝑛75°
π‘Ž: 𝑠𝑒𝑛𝛼 = 𝑐: 𝑠𝑒𝑛𝛾 → 24: 𝑠𝑒𝑛75° = 𝑐: 𝑠𝑒𝑛45° → 𝑐 =
24 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛45°
→ 𝑐 = 24(√3 − 1)
𝑠𝑒𝑛75°
2° caso. Dati i due lati a e b e l’angolo α calcolare β, 𝜸, 𝒄
Dal teorema dei seni si ha
π‘Ž: 𝑠𝑒𝑛𝛼 = 𝑏: 𝑠𝑒𝑛𝛽 → π’”π’†π’πœ· =
𝒃 βˆ™ π’”π’†π’πœΆ
𝑏 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛼
→ 𝛽 = π‘Žπ‘Ÿπ‘π‘ π‘’π‘›
𝒂
π‘Ž
Determinato β e conoscendo α possiamo sapere γ
𝛾 = 180° − (𝛼 + 𝛽)
Applicando ancora il teorema dei seni si determinerà c
π‘Ž: 𝑠𝑒𝑛𝛼 = 𝑐: 𝑠𝑒𝑛𝛾 → 𝑐 =
π‘Ž βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛾
𝑠𝑒𝑛𝛼
(1)
Discussione
Affinché il problema sia possibile deve essere
𝛼 + 𝛽 < 180°
0 < 𝑠𝑒𝑛𝛽 ≤ 1 → 0 <
𝑏 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛼
≤ 1 → 𝑏 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛼 ≤ π‘Ž
π‘Ž
Si possono distinguere tre casi
1°) 𝑏 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛼 > π‘Ž: il problema è impossibile in quanto il seno non può assumere valori superiori a
uno
2°) 𝑏 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛼 = π‘Ž: in questo caso risulta senβ = 1, cioè β = 90° e il problema è possibile solo se α è
acuto
3°) 𝑏 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛼 < π‘Ž: dalla (1) si ottengono due valori β1 e β2, supplementari tra loro (poniamo β1 uguale
all’angolo acuto e β2 = 180°- β1 uguale all’angolo ottuso). Per decidere se entrambi gli angoli sono
accettabili come soluzioni del problema, bisogna esaminare tre sotto casi:
I) Sia b < a: deve risultare β < α e qualunque sia α, β deve risultare acuto. In questo caso è
accettabile solo β1.
II) Sia b = a: deve risultare α = β e se 𝛼 ≥ 90° il problema è impossibile; mentre per 𝛼 < 90° solo
β1 = α è soluzione accettabile.
III) Sia b > a: deve risultare β > α e se 𝛼 ≥ 90° il problema è impossibile; mentre per α < 90° sia
β1 che β2 sono soluzioni accettabili.
Riassumendo
Se α è acuto il problema può avere nessuna, una o due soluzioni
Se α è ottuso il problema può avere nessuna o una soluzione
Esempio 1
Risolvere il triangolo di cui si conoscono i seguenti elementi:
π‘Ž = √6 + √2;
𝑏 = 2√2;
𝛼 = 75°
b < a implica che β < α = 75°. Quindi se senβ < 1 il problema sarà possibile e avrà una sola soluzione
dovendo β essere acuto.
Calcoliamo
𝑠𝑒𝑛𝛽 =
𝑏 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛼
2√2 βˆ™ (√6 + √2)
√2
→ 𝑠𝑒𝑛𝛽 =
=→ 𝑠𝑒𝑛𝛽 =
→ 𝛽 = 45°
π‘Ž
2
4 βˆ™ (√6 + √2)
𝛾 = 180° − (75° + 45°) → 𝛾 = 60°
Dal teorema dei seni ricaviamo
3
2√2 βˆ™ 2
π‘Ž βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛾
𝑐=
→𝑐=
→ 𝑐 = 2√3
𝑠𝑒𝑛𝛼
√2
2
Esempio 2
Determinare il perimetro del triangolo ABC di cui si conoscono i seguenti elementi:
π‘Ž = 2π‘˜√3;
𝑏 = 6π‘˜;
𝛼 = 30°
Dai dati risulta che b > a e quindi β > α = 30°. Pertanto β può essere sia acuto che ottuso
Per il teorema dei seni abbiamo
1
6π‘˜ βˆ™ 2
𝑏 βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛼
√3
π‘Ž: 𝑠𝑒𝑛𝛼 = 𝑏: 𝑠𝑒𝑛𝛽 → 𝑠𝑒𝑛𝛽 =
→ 𝑠𝑒𝑛𝛽 =
→ 𝑠𝑒𝑛𝛽 =
→
π‘Ž
2
2π‘˜√3
Abbiamo come soluzioni due triangoli.
Il primo è un triangolo rettangolo con
𝛼 = 30°; 𝛽 = 60°;
𝛾 = 90° ; 𝑏 = 6π‘˜; π‘Ž = 2π‘˜√3 ; 𝑐 π‘–π‘π‘œπ‘‘π‘’π‘›π‘’π‘ π‘Ž
𝑐 = √36π‘˜ 2 + 12π‘˜ 2 → 𝑐 = √48π‘˜ 2 → 𝑐 = 4π‘˜√3
Perimetro
2𝑝 = 2π‘˜√3 + 6π‘˜ + 4π‘˜√3 → 2𝑝 = 6π‘˜√3 + 6π‘˜ → 2𝑝 = 6π‘˜(√3 + 1)
Il secondo triangolo è ottusangolo isoscele con
𝛼 = 30°; 𝛽 = 120°;
𝛾 = 30° ; 𝑏 = 6π‘˜; π‘Ž = 𝑐 = 2π‘˜√3
β1 = 60°
Β2 = 120°
C
πŸ’π’Œ√πŸ‘
πŸπ’Œ√πŸ‘
A
B
πŸπ’Œ√πŸ‘
Perimetro
2𝑝 = 6π‘˜ + 2π‘˜√3 + 2π‘˜√3 → 2𝑝 = 6π‘˜ + 4π‘˜√3 → 2𝑝 = 2π‘˜(3 + 2√3)
3° caso. Dati i due lati a e b e l’angolo compreso α determinare α, 𝜷, 𝒄
Il terzo lato c si può determinare applicando il teorema di Carnot:
𝑐 = √π‘Ž2 + 𝑏 2 − 2 βˆ™ π‘Ž βˆ™ 𝑏 βˆ™ π‘π‘œπ‘ π›Ύ
Gli angoli α e β si possono determinare applicando il teorema dei seni o il teorema di Carnot.
Esempio
Risolvere il triangolo di cui si conoscono i seguenti elementi:
π‘Ž = 2√3;
𝑐 = √6 + √2;
𝛽 = 45°
Per il teorema di Carnot si ha
𝑏 2 = π‘Ž2 + 𝑐 2 − 2 βˆ™ π‘Ž βˆ™ 𝑐 βˆ™ π‘π‘œπ‘ π›½ → 𝑏 2 = 12 + 6 + 2 + 2√12 − 4√3(√6 + √2)
𝑏 2 = 20 + 4√3 − 12 − 4√3 → 𝑏 2 = 8 → 𝑏 = 2√2
Applicando il teorema dei seni si ha
√2
2
√2
2√3 βˆ™ 2
√3
π‘Ž: 𝑠𝑒𝑛𝛼 = 𝑏: 𝑠𝑒𝑛𝛽 → 𝑠𝑒𝑛𝛼 =
→ 𝑠𝑒𝑛𝛼 =
→ 𝛼 = 60° 𝑒 𝛼 = 120°
2
2√2
𝛾 = 180° − (𝛼 + 𝛽) → 𝛾 = 180° − 105° → 𝛾 = 75°
𝛾 = 180° − (𝛼 + 𝛽) → 𝛾 = 180° − 165° → 𝛾 = 15°
c > a implica che γ > α. Pertanto α = 120° e γ = 15° non sono accettabili.
4° caso. Dati i tre lati a e b e c determinare α, 𝜷, 𝜸
Gli angoli si possono ricavare applicando il teorema di Carnot
𝑏 2 + 𝑐 2 − π‘Ž2
π‘π‘œπ‘ π›Ό =
2βˆ™π‘βˆ™π‘
π‘π‘œπ‘ π›½ =
π‘Ž2 + 𝑐 2 − 𝑏 2
2βˆ™π‘Žβˆ™π‘
π‘π‘œπ‘ π›Ύ =
π‘Ž2 + 𝑏 2 − 𝑐 2
2βˆ™π‘Žβˆ™π‘
Esempio
Determinare gli angoli del triangolo di cui si conoscono i lati
π‘Ž = √6;
𝑏 = 3 + √3;
𝑐 = 2√3
𝑏 2 + 𝑐 2 − π‘Ž2 (3 + √3)2 + 12 − 6 √3
π‘π‘œπ‘ π›Ό =
=
=
→ 𝛼 = 30°
2βˆ™π‘βˆ™π‘
2
2(3 + √3)2√3
π‘Ž2 + 𝑐 2 − 𝑏 2 6 + 12 − (3 + √3)2 √2 − √6
π‘π‘œπ‘ π›½ =
=
=
→ 𝛽 = 105°
2βˆ™π‘Žβˆ™π‘
4
4√3√6
π‘π‘œπ‘ π›Ύ =
π‘Ž2 + 𝑏 2 − 𝑐 2 6 + (3 + √3)2 − 12 √2
=
=
→ 𝛾 = 45°
2βˆ™π‘Žβˆ™π‘
2
2√6(3 + √3)
Applicazioni della trigonometria
ο‚·
Coefficiente angolare di una retta
Consideriamo la retta passante per l’origine di equazione y = mx.
P
y
O
α
x
H
Consideriamo il triangolo rettangolo OPH. Per la definizione di tangente abbiamo che
𝑑𝑔𝛼 =
𝑦
=π‘š
π‘₯
Si deduce che il coefficiente angolare di una retta passante per l’origine è la tangente trigonometrica
dell’angolo che la retta forma con l’asse delle x descritto in senso antiorario dalla semiretta positiva
dell’asse x per sovrapporsi alla retta data.
Se la retta si trova nel I e III quadrante il suo coefficiente angolare è positivo essendo uguale alla
tangente di un angolo acuto che sappiamo essere positiva.
𝑑𝑔𝛼 = π‘š > 0
Se la retta si trova nel II e IV quadrante il suo coefficiente angolare è negativo essendo uguale alla
tangente di un angolo ottuso che sappiamo essere negativa.
𝑑𝑔𝛼 = π‘š < 0
Consideriamo ora una generica retta r’ non passante per l’origine e parallela alla retta r passante
per l’origine.
r’
r
P
y
α’
O
α
x
H
Gli angoli α e α’ sono uguali perché corrispondenti e quindi
𝑑𝑔𝛼 = 𝑑𝑔𝛼 ′ = π‘š
Possiamo dunque affermare che il coefficiente angolare di una qualsiasi retta, non parallela all’asse
y, è la tangente trigonometrica dell’angolo che la retta forma con l’asse delle x.
Se la retta è parallela all’asse delle x il coefficiente angolare è zero
α = 0° → tg0° = 0 → m = 0
Se la retta è parallela all’asse delle y il coefficiente angolare non esiste
α = 90° → tg90°non esiste
Esempio 1
Scrivere l’equazione della retta passante per il punto P(-1; √3) e formante un angolo di 120° con
l’asse x.
La retta richiesta ha equazione
𝑦 − √3 = 𝑑𝑔120°(π‘₯ + 1)
𝑦 − √3 = −√3(π‘₯ + 1)
𝑦 = −√3π‘₯
Esempio 2
Determinare il parametro k in modo che a retta di equazione
π‘˜π‘₯ − (2π‘˜ − 1)𝑦 + 3 = 0
Formi un angolo di 135°.
La retta data ha coefficiente angolare
π‘š=
π‘˜
1
π‘π‘œπ‘› π‘˜ ≠
2π‘˜ − 1
2
𝑑𝑔135° = −1
π‘˜
1
= −1 → π‘˜ =
2π‘˜ − 1
3
ο‚·
Angolo tra due rette
Definiamo angolo tra due rette ciascuno dei due angoli acuti e opposti al vertice formati da due
rette incidenti e non perpendicolari.
Nel sistema di riferimento Oxy le rette r ed s di equazioni
π‘Ÿ → 𝑦 = π‘šπ‘₯ + π‘ž
𝑠 → 𝑦 = π‘š′π‘₯ + π‘ž′
r
s
γ
α
β
O
Ricordando le formule di addizione della tangente e ricordando che gli angoli supplementari hanno
tangenti opposte si ha
𝑑𝑔𝛼 − 𝑑𝑔𝛽
𝑑𝑔𝛾 = 𝑑𝑔(𝛼 − 𝛽) = |
|
1 + 𝑑𝑔𝛼 βˆ™ 𝑑𝑔𝛽
𝑑𝑔𝛾 = |
π‘š − π‘š′
|
1 + π‘š βˆ™ π‘š′
Osservazione
I.
II.
III.
Nella formula è indifferente l’ordine con cui si considerano i coefficienti angolari delle due
rette.
Se le rette sono parallele essendo m = m’ risulta tgγ = 0
Se le rette sono perpendicolari essendo 1 + mm’ = 0 la tgγ non esiste
Esempio 1
Determinare l’angolo γ tra le due rette di equazioni
2π‘₯ − 5𝑦 + 7 = 0 ;
3π‘₯ + 7𝑦 − 8 = 0
I coefficienti angolari delle due rette sono rispettivamente
π‘š=
2
3
𝑒 π‘š′ = −
5
7
2 3
+
𝑑𝑔𝛾 = | 5 7 | → 𝑑𝑔𝛾 = 1 → 𝛾 = 45°
2 3
1− βˆ™7
5
Esempio 2
Determinare l’equazione di una retta passante per P(3; 1) e formante un angolo di 45° con la retta
di equazione y = 2x – 1.
La retta cercata avrà equazione
𝑦 − 1 = π‘š(π‘₯ − 3)
Sappiamo inoltre che
π‘š−2
π‘š−2
π‘š−2
𝑑𝑔45° = |
|→|
|=1→
= ±1
1 + 2π‘š
1+π‘š
1 + 2π‘š
Risolvendo otteniamo
π‘š = −3 ∨ π‘š =
Il problema ha due soluzioni
𝑦 − 1 = −3(π‘₯ − 3)
1
3
1
; 𝑦 − 1 = 3 (π‘₯ − 3)
ο‚·
EQUAZIONI PARAMETRICHE DELLE CONICHE
Equazioni parametriche della circonferenza
L’equazione della circonferenza di centro C(x0; y0) e raggio r è
(π‘₯ − π‘₯0 )2 + (𝑦 − 𝑦0 )2 = π‘Ÿ 2 → (
π‘₯ − π‘₯0 2
𝑦 − 𝑦0 2
) +(
) =1
π‘Ÿ
π‘Ÿ
Ricordando la prima relazione fondamentale
𝑠𝑒𝑛2 π‘₯ + π‘π‘œπ‘  2 π‘₯ = 1
E introducendo un parametro θ possiamo porre
π‘π‘œπ‘ πœƒ =
π‘₯ − π‘₯0
𝑦 − 𝑦0
∧ π‘ π‘’π‘›πœƒ =
π‘Ÿ
π‘Ÿ
E da queste equazioni otteniamo le equazioni parametriche della circonferenza
{
π‘₯ = π‘₯0 + π‘Ÿπ‘π‘œπ‘ πœƒ
π‘π‘œπ‘› πœƒπœ–[0, 2πœ‹)
𝑦 = 𝑦0 + π‘Ÿπ‘ π‘’π‘›πœƒ
Esempio 1
Scrivere le equazioni parametriche della circonferenza di equazione
π‘₯ 2 + 𝑦 2 + 4π‘₯ − 8𝑦 + 1 = 0
Per scrivere le equazioni parametriche abbiamo bisogno delle coordinate del centro e del
raggio.
𝐢(−2; 4);
π‘Ÿ = √19
Le equazioni richieste sono
{
π‘₯ = −2 + √19π‘π‘œπ‘ πœƒ
π‘π‘œπ‘› πœƒπœ–[0, 2πœ‹)
𝑦 = 4 + √19π‘ π‘’π‘›πœƒ
Esempio 2
Scrivere l’equazione cartesiana del luogo di equazioni parametriche
{
π‘₯ = 2 + 3π‘π‘œπ‘ πœƒ
π‘π‘œπ‘› πœƒπœ–[0, 2πœ‹)
𝑦 = 1 + 3π‘ π‘’π‘›πœƒ
Dalle equazioni sappiamo che coordinate del centro della circonferenza e la misura del raggio
𝐢(2; 1)
π‘Ÿ=3
L’equazione della circonferenza ha equazione
(π‘₯ − 2)2 + (𝑦 − 1)2 = 9 → π‘₯ 2 + 𝑦 2 − 4π‘₯ − 2𝑦 − 4 = 0
Equazioni parametriche dell’ellisse
Dall’equazione canonica dell’ellisse
π‘₯2 𝑦2
+
=1
π‘Ž2 𝑏 2
basta porre
π‘π‘œπ‘ πœƒ =
π‘₯
𝑦
∧ π‘ π‘’π‘›πœƒ =
π‘Ž
𝑏
per avere le equazioni parametriche
{
π‘₯ = π‘Ž βˆ™ π‘π‘œπ‘ πœƒ
π‘π‘œπ‘› πœƒπœ–[0, 2πœ‹)
𝑦 = 𝑏 βˆ™ π‘ π‘’π‘›πœƒ
Equazioni parametriche dell’iperbole
L’equazione canonica dell’iperbole
π‘₯2 𝑦2
−
=1
π‘Ž2 𝑏 2
La possiamo anche scrivere come
𝑦2 π‘₯2
=
−1
𝑏 2 π‘Ž2
π‘₯2
𝑦 = 𝑏 ( 2 − 1)
π‘Ž
2
2
𝑦 2 = 𝑏2 (
π‘₯ 2 − π‘Ž2
)
π‘Ž2
𝑏2 2
𝑦 = 2 (π‘₯ − π‘Ž2 )
π‘Ž
2
𝑏
𝑦 = ± √π‘₯ 2 − π‘Ž2
π‘Ž
𝑏 π‘₯
𝑦 = ± βˆ™ √π‘₯ 2 − π‘Ž 2
π‘Ž π‘₯
𝑏
π‘₯ 2 − π‘Ž2
𝑦 = ± βˆ™ π‘₯√
π‘Ž
π‘₯2
𝑏
π‘Ž2
𝑦 = ± π‘₯√1 − 2
π‘Ž
π‘₯
(1)
Posto
π‘Ž
π‘Ž
= π‘π‘œπ‘ πœƒ → π‘₯ =
π‘₯
π‘π‘œπ‘ πœƒ
La (1) diventa
𝑏 π‘Ž
𝑏
𝑦=± βˆ™
βˆ™ √1 − π‘π‘œπ‘  2 πœƒ → 𝑦 = ±
βˆ™ π‘ π‘’π‘›πœƒ → 𝑦 = 𝑏 βˆ™ π‘‘π‘”πœƒ
π‘Ž π‘π‘œπ‘ πœƒ
π‘π‘œπ‘ πœƒ
Il doppio segno è stato eliminato poiché tgθ assume sia valori positivi che negativi.
Le equazioni parametriche dell’iperbole sono
π‘Ž
{
π‘π‘œπ‘ πœƒ
𝑦 = 𝑏 βˆ™ π‘‘π‘”πœƒ
π‘₯=
πœ‹ 3
π‘π‘œπ‘› πœƒπœ–[0, 2πœ‹) − { ; πœ‹}
2 2
Esempio
Scrivere l’equazione cartesiana del luogo di equazioni parametriche
2
π‘π‘œπ‘ πœƒ
{
2π‘π‘œπ‘ πœƒ + 3 π‘ π‘’π‘›πœƒ
𝑦=
π‘π‘œπ‘ πœƒ
π‘₯ = 1+
Trasformiamo le equazioni in un’altra forma
π‘₯−1
1
π‘₯−1
1
=
=
π‘π‘œπ‘ πœƒ → { 2
π‘π‘œπ‘ πœƒ
{ 2
3 π‘ π‘’π‘›πœƒ
𝑦−2
𝑦 =2+
= π‘‘π‘”πœƒ
π‘π‘œπ‘ πœƒ
3
Elevando ambo i membri delle due equazioni al quadrato e sottraendo le due equazioni così
ottenute membro a membro si ha l’equazione richiesta
(π‘₯ − 1)2
1
2
2
2
2
2
=
4
π‘π‘œπ‘  2 πœƒ → (π‘₯ − 1) − (𝑦 − 2) = 1 − 𝑠𝑒𝑛 πœƒ → (π‘₯ − 1) − (𝑦 − 2) = 1
4
9
π‘π‘œπ‘  2 πœƒ
4
9
(𝑦 − 2)2 𝑠𝑒𝑛2 πœƒ
=
{
9
π‘π‘œπ‘  2 πœƒ
ο‚·
Distanza tra due punti separati da un ostacolo
I caso
Si voglia determinare la distanza tra due punti A e B separati da un ostacolo, ma entrambi
accessibili.
Fissiamo un punto C, distante da A e B rispettivamente b ed a e dal quale i due punti sono visibili.
Misuriamo l’angolo 𝐴𝐢̂ 𝐡 = 𝛾
Del triangolo ABC conosciamo ora due lati e l’angolo compreso. La distanza AB è calcolabile
mediante il teorema di Carnot.
π‘₯ = √π‘Ž2 + 𝑏 2 − 2 βˆ™ π‘Ž βˆ™ 𝑏 βˆ™ π‘π‘œπ‘ π›Ύ
II caso
I due punti sono visibili l’uno dall’altro, ma solo B è accessibile.
Fissiamo un punto C, distante da B a e dal quale il punto A sia visibile. Misuriamo gli angoli l’angolo
𝐴𝐢̂ 𝐡 = 𝛾 e 𝐴𝐡̂ 𝐢 = 𝛽.
Applicando il teorema dei seni al triangolo ABC si ha
π‘₯: 𝑠𝑒𝑛𝛾 = π‘Ž: 𝑠𝑒𝑛[180° − (𝛽 + 𝛾)] → π‘₯ =
π‘Ž βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛾
𝑠𝑒𝑛(𝛽 + 𝛾)
ο‚·
Distanza tra due punti entrambi inaccessibili (problema di Snellius matematico olandese)
Vogliamo determinare la distanza tra due punti A, B inaccessibili ma visibili.
Fissati due punti D e C ad una distanza a, si misurano gli angoli α, β, γ e δ.
Applicando il teorema dei seni al triangolo ACD otteniamo
Μ…Μ…Μ…Μ… : 𝑠𝑒𝑛𝛼 = π‘Ž: 𝑠𝑒𝑛(𝛼 + 𝛾) → 𝐴𝐢
Μ…Μ…Μ…Μ… =
𝐴𝐢
π‘Ž βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛼
𝑠𝑒𝑛(𝛼 + 𝛾)
Applicando lo stesso teorema al triangolo BCD otteniamo
Μ…Μ…Μ…Μ… : 𝑠𝑒𝑛𝛽 = π‘Ž: 𝑠𝑒𝑛(𝛽 + 𝛿) → 𝐡𝐢
Μ…Μ…Μ…Μ… =
𝐡𝐢
π‘Ž βˆ™ 𝑠𝑒𝑛𝛽
𝑠𝑒𝑛(𝛽 + 𝛿)
Del triangolo ACB conosciamo, ora, i lati AC e BC e l’angolo tra loro compreso. Applicando il
teorema di Carnot determiniamo la distanza incognita AB.
Esercizi
Una bellissima principessa è intrappolata in una torre con un’unica finestra all’altezza di 10 metri;
inoltre la torre è circondata da un fossato largo 5 metri. Quanto deve essere lunga la scala per
arrivare esattamente alla finestra?
Immaginiamo di essere in spiaggia, a mezzogiorno. Siccome fa molto caldo, vogliamo piantare
l’ombrellone in modo che produca più ombra possibile. L’unica cosa che possiamo cambiare è
l’angolo che il palo dell’ombrellone forma con il terreno. Come lo piantiamo? E perché?
Supponiamo di essere degli astronomi, e aver osservato una grossa e pericolosa cometa in orbita
intorno alla Terra. Se tale cometa orbitasse a 35000 km dalla superficie terrestre, sarebbe un
enorme problema per le telecomunicazioni, in quanto potrebbe scontrarsi con i satelliti. Dalle
osservazioni effettuate si è dedotto solo che tale cometa percorre in un minuto una distanza di 200
km e che, dal nostro punto di vista, in un minuto si sposta nel cielo di 0,4 gradi.
I satelliti sono al sicuro?
Problemi di topografia/astronomia:
1. Due osservatori, posti alla distanza di 200 m sullo stesso piano orizzontale, a quota 800 m sul
livello del mare, vedono la cima di una montagna sotto gli angoli rispettivamente di 45°26'37" e
30°22'49". Tenendo presente che le letture precedenti vengono fatte nello stesso piano verticale,
qual è l'altezza della montagna sul livello del mare?
2. Il terreno adiacente ad una torre AB di piede inaccessibile è inclinato. Due osservatori sono posti
in due punti P e Q distanti 15 m, tali che
= 58° 23'18",
= 42°45'30" e
= 40°24'38";
inoltre l'angolo sotto cui viene visto da P il piede A della torre rispetto al piano orizzontale è
18°25'36". Calcolare l'altezza della torre.
3. Da due punti A e B, distanti 50 m, è visibile, ma non accessibile, un punto P, tale che
50°23'12" e
= 80°40'37". Trovare la distanza
.
=
4. Da due punti A e B, non visibili l'uno dall'altro ma accessibili, è visibile ed accessibile un
punto P tale che
= 70 m,
= 85 m ed
= 60°45'. Calcolare la distanza .
5. Due punti A e B, posti sullo stesso meridiano terrestre, individuano su questo un arco di lunghezza
1112 km. Sapendo che A e B hanno latitudine rispettivamente 30° e 40°, trovare il raggio terrestre
(supposta la Terra di forma sferica).
6. Due osservatori A e B sono posti su uno stesso meridiano terrestre, rispettivamente alle latitudini
di -39°3' e 50°. Mentre l'osservatore A vede la Luna al suo orizzonte, l'osservatore B la vede al suo
zenit. Sapendo che il raggio medio della Terra è 6371 km, trovare la distanza Terra-Luna.
7. Una scala, appoggiata ad una parete, è inclinata di 70° sul piano del pavimento; quando la linea
d'appoggio sul pavimento s'allontana di 30 cm dalla parete, l'angolo d'inclinazione diventa di 62°.
Calcolare la lunghezza della scala.
8. Due paletti, uno lungo 120 cm e l'altro 210 cm, sono disposti uno dietro l'altro, alla distanza di 4
m, da una stessa parte di un fossato. Un osservatore, situato dall'altra parte del fossato, li vede sotto
lo stesso angolo. Calcolare la distanza dell'osservatore dal primo paletto e l'angolo sotto cui egli
vede entrambi.
9. Nella figura è rappresentata una torre «pendente». C e D sono due punti giacenti nel medesimo
piano orizzontale del piede B della torre. Note le distanze
=c e
= d e gli angoli di
visuale
= γ,
= δ, risolvere le seguenti questioni:
a. determinare la formula che dà l'altezza verticale
della torre;
b. calcolare l'altezza verticale AH della torre e la lunghezza del fianco AB per c = 24 m, d = 50 m, γ =
39°50', δ = 28°12'.
Problemi di fisica:
1. Una imbarcazione si sposta sotto l'azione di due spinte, una dovuta al funzionamento del suo
motore e l'altra al vento. La velocità provocata dall'azione del motore è di 2 m/s, quella provocata
dal vento è di 0.8 m/s e le due velocità formano tra loro un angolo di 72°45'. Determinare con quale
velocità si sposta l'imbarcazione, calcolandone l'intensità e l'inclinazione rispetto alla direzione del
vento.
2. Una forza di 49,6 N, applicata ad un punto materiale, ne provoca lo spostamento di 74 cm.
Sapendo che il lavoro che essa compie è di 24 J, determinare l'ampiezza dell'angolo tra la direzione
della forza e quella dello spostamento.
3. Sopra un piano inclinato liscio di lunghezza l = 12 m e altezza h = 4 m è posto un cubo di ferro di
massa m = 2,8 kg. Determinare quale forza parallela al piano inclinato è necessaria per mantenere
in equilibrio il cubo. Calcolare poi l'intensità della reazione vincolare e l'ampiezza dell'angolo di
inclinazione del piano.
4. Una palla da biliardo, che si muove su un piano orizzontale con velocità v di modulo 1,50 m/s,
urta una seconda palla di massa uguale, inizialmente ferma, rimbalzando (nel piano del biliardo) in
una direzione che forma un angolo di 60° con la direzione di incidenza e con velocità v1 = 0,66 m/s
(si veda figura). Trovare direzione e modulo della velocità assunta dopo l'urto dalla palla urtata. Per
risolvere il problema si tenga presente il teorema di conservazione della quantità di moto.
5. Un corpo sul quale agisce una forza F di intensità 5 N si trova in equilibrio su un piano inclinato.
L'angolo di inclinazione del piano sia α = 30°. Determinare il peso del corpo, la sua massa e
l'accelerazione cui sarebbe soggetto se la forza F valesse invece 3N.
6. Il sistema di due pesi in figura si trova in equilibrio. Essendo noto che P2, = 20 N, α = 60° e β = 30°,
si calcoli il peso P1 e la forza cui è sottoposta la carrucola.
7. Una forza F = 20 N è applicata ad un corpo per un tratto orizzontale lungo L = 50 m. Si calcoli il
lavoro fatto dalla forza nel caso in cui:
a. forza e spostamento siano di uguale direzione e verso;
b. forza e spostamento siano ortogonali tra loro;
c. forza e spostamento siano paralleli e di verso opposto;
d. l'angolo tra forza e spostamento sia pari ad α; in quest'ultimo caso si tracci un grafico del lavoro
compiuto in funzione dell'angolo.
8. Un corpo scivola lungo un piano inclinato di altezza h che forma un angolo α con l'orizzontale,
secondo una traiettoria formante un angolo β con il fondo del piano inclinato. Il corpo ha una
massa m e il coefficiente di attrito vale μ. Si calcoli, in funzione delle variabili date, il lavoro fatto
dalle forze di attrito nello scivolamento del corpo.
9. Durante una prova per sperimentare misure di sicurezza, due auto vengono lanciate una contro
l'altra in un urto a 90°. Le velocità e le masse delle due auto sono, rispettivamente: v1 = 72
km/h, m1 = 500 kg, v2 = 36 km/h, m2 = 1000 kg.
Se l'urto è completamente anelastico, trovare la velocità del sistema dopo l'urto e calcolare la
frazione di energia meccanica che viene persa nella collisione.
Bibliografia: N. Dodero – P. Baroncini – R. Manfredi: Elementi di matematica 3 – Ghisetti & Corvi
editore