principali responsabili microbiologici delle urosepsi Pagliarulo V

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Titolo
Uropatia ostruttiva: principali responsabili microbiologici delle urosepsi
Pagliarulo V, Chiarulli EF, Balducci MT, Galeone G, Intermite I,Pagliarulo A.
Sezione di Urologia e Andrologia, Dipartimento dell’Emergenze e Trapianti
d’Organi (DETO), Università di Bari “Aldo Moro”.
Piazza G. Cesare, 11 70124, Bari. Italia.
Obiettivo
Nel corso degli ultimi anni si sono sviluppate multiple resistenze ai comuni antibiotici
utilizzati in ambiente ospedaliero. Il presente studio ha sia l’obiettivo di studiare la
recente prevalenza batteriologica delle comuni infezioni riscontrate in occasione di sepsi
delle vie urinarie in pazienti con uropatia ostruttiva, sia l’obiettivo di riconoscere le
attuali sensibilità ai comuni antibiotici in modo da meglio modulare la scelta empirica
degli stessi.
Materiali e metodi
Sono stati arruolati tutti i pazienti di età maggiore di 18 anni in ingresso nel reparto
di Urologia Universitaria II del Policlinico di Bari con diagnosi di uropatia ostruttiva,
iperpiressia (T Maggiore = 38°C), leucocitosi (WBC maggiore 10000), leucocituria,
piuria, nel periodo di tempo 1 novembre 2011 – 30 aprile 2012. Tutti i pz sono stati
sottoposti a disostruzione chirurgica mediante stenting R-U; durante tale procedura
è stato prelevato un campione di urine tramite cateterino ureterale che è stato fatto
analizzare. Al momento del ricovero tutti i pazienti erano avviati a terapia
antibiotica empirica (chinolonico , prima scelta; cefalosporina + aminoglucoside, in
caso di ipersensibilità o non responsività ai chinolonici ) proseguita sino a 7 ggiorni
dopo la disostruzione chirurgica.
Per ogni paziente è stata compilata una scheda cartacea contenente informazioni
anamnestiche e terapeutiche e tali schede sono state immagazzinate su software
EpiInfo 3,3. I dati sono stati elaborati ed analizzati tramite epidemiologia
descrittiva.
Risultati
Sono stati arruolati 90 pazienti con un’ età media di 45 anni e deviazione standard
+15 anni. Il 71% (n=64 pz) era di sesso femminile.
Nel 44% (n=40 pz) dei casi la diagnosi di urolitiasi è stata effettuata tramite ETG
renale (IC 95%: 29-67), nel 31% (n= 28 pz) tramite TAC, nel 24% (n= 22 pz) tramite
ECG basale.
Tutti i pz sono stati sottoposti ad esame colturale di urine di drenaggio tramite
cateterino ureterale, di questi Il 35% (n= 33 pz) è risultato positivo ed è stato
effettuato un antibiogramma.
Al ricovero il 46% dei pz lamentava dolore di tipo colico, il 43% febbre > 38°C ed il
6,3% (n=4 pz) ematuria. Dai dati ematici si riscontra che il 55% presenta leucocitosi
ed il 3% leucocituria. Al momento del ricovero tutti i pazienti sono stati sottoposti a
terapia antibiotica nell’80% dei casi con chinolonici e nell’20% con cefalosporine in
associazione con tobramicina. Il trattamento chirurgico è rappresentato dallo
standing, eseguito su tutti i pazienti arruolati.
Il profilo microbiologico dei pazienti arruolati nel presente studio è presentato nella
tabella1. Da un esame microbiologico si evince che i pazienti uropatia ostruttiva
presentavano nel 43% dei casi una positività per E. Coli, seguito col 14,3% dalla
positività per Klebsiella oxytoca e con il 7% dei casi da Aspergillus fumigatus,
Enterococcus faecalis, Klebsiella pneumoniae, kluyvera ascorbata, Proteus mirabilis.
Nessun paziente è risultato positivo per miceti. La Klebsiella oxytoca è stata trattata
con aminoglicosidi.
Dopo esame antibiogramma si è evinto che nessun microorganismo presenta una
resistenza agli antibiotici.
Conclusione
Nel 65% dei casi la terapia antibiotica effetuata empiricamente è risultata efficace,
mentre solo nel 35 % dei casi è stato necessari correggere tale terapia con
Percentuali
43%
14,30%
7%
Germe isolato
E. Coli
Klebsiella oxytoca
Aspergillus fumigatus Enterococcus faecalis,
Klebsiella pneumoniae, kluyvera
ascorbata, Proteus mirabilis
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