CONVEGNI World Oncology Forum In questo articolo: prevenzione stili di vita farmacoprevenzione Le strategie di prevenzione individuate dagli esperti Non basta investire sulle cure: per ridurre la mortalità da tumore, bisogna puntare sulla prevenzione, utilizzando anche nuove strategie e nuove scoperte. Ne hanno discusso gli esperti riuniti a Milano P a cura di DANIELA OVADIA revenire il prevenibile: è questo il titolo scelto dal World Oncology Forum (WOF), l’assemblea degli oncologi clinici promossa dalla European School of Oncology (ESO), per rispondere all’appello lanciato nel 2012 dalla stessa istituzione: fermare il cancro, ora. “Il WOF è una formula ormai collaudata: invitiamo un numero ristretto di esperti nel settore di cui ci vogliamo occupare – in questo caso nella prevenzione dei tumori – e li riuniamo per due giorni in una stanza a scambiarsi informazioni e opinioni” spiega Alberto Costa, direttore di ESO. “Da questi scambi nascerà un documento di consenso che traccerà le linee guida per gli interventi di prevenzione oncologica”. Il ruolo dei batteri All’incontro, che si è tenuto a Milano, ha partecipato una quarantina tra oncologi clinici, ricercatori di base ed epidemiologi che si sono chinati sulle statistiche e sugli studi che tentano di fornire un quadro esaustivo e scientificamente affidabile dei maggiori fattori di rischio per lo sviluppo di tumori. 8 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2016 La sessione dedicata al rapporto tra nutrizione e cancro, per esempio, ha visto emergere un nuovo protagonista: il microbiota, ovvero l’insieme dei microrganismi che abitano il nostro sistema digestivo. “È ormai certo che la composizione della flora batterica intestinale ha un ruolo importante non solo nella genesi del cancro del colon, ma anche nella modulazione del sistema immunitario” ha spiegato Giorgio Trinchieri, direttore del programma “Cancro e infiammazione” del National Cancer Institute statunitense. “I batteri commensali, ovvero quelli che vivono in simbiosi con noi, possono essere nostri alleati ma, talvolta, anche nostri nemici, promuovendo fenomeni infiammatori cronici”. Che relazione c’è tra microbiota e prevenzione? Il nesso è l’alimentazione: ciò che mangiamo e il modo in cui cuciniamo i cibi influenzano la composizione dei batteri intestinali. Di questo tema ha parlato anche Paolo Vineis, epidemiologo dell’Imperial College di Londra e uno dei principali autori dello studio EPIC (cofinanziato da AIRC) che ha permesso di fotografare gli stili di vita degli europei e le ricadute di que- sti sul rischio oncologico. “Il microbiota può talvolta trasformarsi in un promotore del cancro. I cambiamenti nella dieta che sono avvenuti negli ultimi secoli hanno trasformato la popolazione batterica che abita il nostro colon, come hanno dimostrato alcuni studi sulla composizione delle feci nel corso dei secoli. Non solo: abbiamo scoperto che il tipo di batteri che alberghiamo cambia con l’età e potrebbe essere una delle cause della diversa incidenza di tumori nelle diverse fasi della vita” spiega Vineis, che insiste sull’importanza di conoscere questi meccanismi più nel dettaglio: modificare la flora batterica intestinale è relativamente semplice, con l’uso di integratori, e quindi questa potrebbe essere, in futuro, una delle strategie di prevenzione vincenti. Il grasso nemico Michael Pollak, oncologo della McGill University di Montreal, in Canada, si è concentrato sul problema dell’obesità: “Il suo ruolo nella genesi del cancro è certamente inferiore a quello del fumo, ma è in crescita. Studi dimostrano che il grasso corporeo è benzina per i tumori, specialmente per quelli al seno e alla prostata, che sono sensibili agli ormoni conservati nel tessuto adiposo”. Il mediatore di questa relazione negativa è l’insulina, un ormone legato al livello di zuccheri nel sangue e che spesso circola in eccesso nel sangue degli obesi affetti dalla cosiddetta sindrome metabolica. “Dobbiamo insistere con la prevenzione perché non siamo ancora abbastanza bravi a curare” ha detto ancora Pollak, che punta su educazione e informazione. “Abbiamo inventato le etichette nutrizionali con le ca- Villa Necchi Campiglio a Milano, sede della riunione di esperti del World Oncology Forum lorie, ma queste hanno scarsissimo effetto sulle scelte delle persone. Con un semplice esperimento abbiamo dimostrato che si può fare meglio: su ogni cibo abbiamo messo, invece delle calorie, il numero di ore di attività fisica necessarie per smaltirlo. Se scopri che la tua barretta di cioccolato preferita richiederà da 10 a 12 ore di lavoro fisico per essere bruciata, magari ci pensi due volte prima di addentarla”. Le pillole per i sani Adriana Albini, direttore scientifico della fondazione Multimedica onlus di Milano ha fatto il punto sulla farmacoprevenzione dei tumori, ricordando come le molecole antinfiammatorie (tra le quali l’acido acetilsalicilico) costituiscano al momento uno degli esempi più riusciti di “prevenzione in pillola”. “Tra le molecole promettenti c’è la metformina, un antidiabetico orale che ha dimostrato in diversi studi di bloccare o rallentare la moltiplicazione delle cellule staminali tumorali” spiega Albini. Perché la metformina non è ancora entrata a pieno titolo nell’armamentario della prevenzione? “Perché mancano studi di qualità a lungo termine. La farmacoprevenzione deve muoversi su basi sicure, in termini di efficacia e tossicità, e siccome la metformina è una molecola di cui è scaduto il brevetto, non ci sono industrie interes- sate a studiarne più a fondo le proprietà”. Di farmacoprevenzione hanno parlato anche Jack Cuzick, del Wolfson Institute of Preventive medicine e Andrea De Censi, degli Ospedali Galliera di Genova. Se Cuzick ha puntato sulle cure ormonali per le donne ad alto rischio di sviluppare cancro al seno, insistendo sulla necessità di sviluppare test per identificare quelle più a rischio che vale davvero la pena di trattare con farmaci, De Censi ha spiegato le difficoltà insite nella prevenzione farmacologica: bisogna trovare sostanze non tossiche, affiancate da un biomarcatore in grado di verificare la risposta e bisogna circoscrivere il gruppo da trattare. Un filone di ricerca importante, ma che al momento ha dato scarsi risultati, è quello dei farmaci che contengono in concentrazione elevata gli stessi principi attivi utili contenuti nei cibi. “Al momento non siamo ancora riusciti a mimare l’effetto del cibo sano nel suo insieme, ma non è detto che in futuro non possa essere messa a punto la cosiddetta polipillola, I pilastri? Stili di vita, farmaci e vaccini che conterrà una miscela di sostanze protettive, in parte di origine naturale in parte di sintesi” ha concluso De Censi. Virus e difese Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’IRCCS istituto clinico Humanitas di Rozzano e professore dell’Università degli studi di Milano e Silvia Franceschi, epidemiologa dello IARC di Lione, si sono concentrati sulle infezioni e sul ruolo del sistema immunitario. “Sappiamo che ci sono dei virus oncogeni, come l’HPV, che causa la quasi totalità dei cancri della cervice uterina, l’HBC e l’HCV che provocano carcinomi epatici e l’HIV, il virus dell’AIDS che induce in via indiretta la formazione di tumori legati ad altre infezioni, come il sarcoma di Kaposi” ha spiegato Silvia Franceschi. “Se guardiamo al cancro in una prospettiva globale, cioè a livello mondiale, dobbiamo puntare sulle vaccinazioni per eradicare quei virus che sappiamo essere all’origine della trasformazione delle cellule. Senza dimenticare alcuni batteri, come l’Helicobacter pylori, che favorisce il cancro dello stomaco e che può essere eliminato con una semplice cura antibiotica, sempre che venga diagnosticato per tempo”.