2 Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa In questo capitolo ■ La valutazione secondo il metodo DCF ■ Come valutare un’attività con flussi di cassa certi ■ Introdurre l’incertezza nella valutazione ■ Come valutare un’attività con un orizzonte temporale infinito ■ Come valutare i titoli tecnologici 18 Capitolo 2 Nel capitolo precedente, avevamo accenato all’idea che il valore di qualunque attività (asset) è determinato dai flussi di cassa futuri da essa attesi. In questo capitolo, rendiamo più esplicito il legame fra valore e flussi di cassa attesi, esaminando come valutare un’attività. Vedremo che il valore di ogni attività corrisponde al valore attuale dei flussi di cassa da essa attesi. Questa affermazione costituisce il nucleo del metodo di valutazione basato sull’attualizzazione dei flussi di cassa (metodo DCF, Discounted Cash Flow). In questo capitolo, analizzeremo i principi fondamentali di questo metodo, partendo dall’analisi di un’attività con flussi di cassa certi e introducendo poi la dimensione incertezza. Questo percorso ci introdurrà al tema di come valutare un’azienda e come stimare gli input necessari per tale valutazione. La valutazione secondo il metodo DCF Intuitivamente, il valore di qualsiasi attività dovrebbe essere funzione di tre variabili: i flussi di cassa da essa generati, l’orizzonte temporale della loro manifestazione e la loro rischiosità. La valutazione con il metodo DCF mette insieme queste tre variabili, calcolando il valore di ogni attività come valore attuale dei suoi flussi di cassa futuri attesi: n Valore = FC ∑ (1+r) t =1 t t dove n = vita utile dell’attività FC t = flussi di cassa nel periodo t r = tasso di attualizzazione che riflette la rischiosità del flusso stimato I flussi di cassa variano da attività ad attività: dividendi nel caso di azioni, cedole (interessi) e valore nominale nel caso di obbligazioni, e flussi al netto d’imposta nel caso di progetti di investimento. Il tasso di attualizzazione varia in funzione della rischiosità dei flussi di cassa stimati; le attività più rischiose avranno un tasso d’attualizzazione più elevato, mentre quelle più sicure ne avranno uno più basso. Cominciamo questo paragrafo esaminando la valutazione di attività con flussi di cassa certi e un orizzonte temporale definito (al termine del quale cessano di generare flussi di cassa). Introdurremo poi la possibilità di flussi di cassa incerti e concluderemo analizzando il caso di attività con un orizzonte temporale infinito. Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa 19 Come valutar e un’attività valutare con flussi di cassa certi Le attività più semplici da valutare sono quelle che hanno flussi di cassa certi, vale a dire, i cui flussi attesi vengono sempre conseguiti. Tali attività sono prive di rischio e il tasso d’interesse maturato su di esse viene chiamato tasso privo di rischio (riskless o riskfree rate). Il valore di tali attività risulta essere il valore attuale dei flussi di cassa attesi, attualizzati al tasso privo di rischio. Generalmente, le attività prive di rischio sono i titoli di Stato, in quanto gli Stati hanno il potere di stampare moneta per soddisfare qualsiasi tipo di obbligazione e risolvere così eventuali difficoltà di adempimento. Tuttavia non tutti i titoli di Stato sono privi di rischio: alcuni Paesi infatti sono risultati inadempienti verso le obbligazioni contratte. L’attività più semplice da valutare è un’obbligazione che non paga cedole (coupon), ma garantisce il pagamento di un valore nominale alla scadenza; questa obbligazione viene definita un default-free zero coupon bond (obbligazione a capitalizzazione integrale, senza rischio di inadempienza). La Figura 2.1 rappresenta la sequenza temporale dei flussi di cassa relativi a questa obbligazione. Il valore di tale obbligazione può essere espresso come valore attuale di un solo flusso di cassa, attualizzato al tasso privo di rischio. Valore di uno zero coupon bond = Valore nominale del titolo (1 + r)N in cui r è il tasso privo di rischio e N la scadenza dello zero coupon bond. Dato che il flusso di cassa su tale obbligazione è predeterminato, il valore dell’obbligazione dipende solo dal grado di rischiosità: in particolare, quando quest’ultimo aumenta, il valore dell’obbligazione diminuisce. Consideriamo adesso una obbligazione “cuponata” (coupon bond) priva di rischio caratterizzata da flussi di cassa fissi (cedole) che maturano a intervalli regolari (solitamente ogni sei mesi) e un flusso di cassa finale (valore nominale) alla scadenza. È possibile osservare la sequenza temporale dei flussi associati a questa obbligazione nella Figura 2.2 (in cui C rappresenta la cedola per ogni periodo ed N la scadenza di tale obbligazione). Figura 2.1 Flussi di cassa di uno zero coupon bond di N anni 20 Capitolo 2 Figura 2.2 Flussi di cassa di un’obbligazione di N anni che paga cedole In realtà è possibile considerare questa obbligazione come una serie di zero coupon bond, ciascuno dei quali può essere valutato con il tasso di rischio corrispondente al periodo in cui il flusso di cassa matura: t=N Valore di unobbligazione cuponata = Valore nominale del titolo + ∑ (1Cedola +r ) (1 + r ) t=1 t t N N in cui rt è il tasso di interesse su uno zero coupon bond nel periodo t e l’obbligazione ha una vita complessiva di N periodi. Intr odurr e l’incertezza nella valutazione Introdurr odurre Nel valutare una qualunque attività si affrontano due tipi diversi di incertezza. Il primo emerge nel caso di titoli come le obbligazioni, che promettono al loro detentore il pagamento di flussi di denaro a certe scadenze future. Il rischio che questi flussi non vengano pagati viene denominato rischio di inadempienza (default risk). Per un dato ammontare dei flussi di cassa, più alto è il rischio di default, minore sarà il valore dell’obbligazione. Il secondo tipo di rischio è più complicato. Quando si investe in titoli azionari, non si ha diritto a una serie di pagamenti prefissati, ma si ha diritto invece ai cosiddetti flussi di cassa residuali, cioè i flussi di cassa che “avanzano” dopo che tutti gli altri portatori di interessi economici (creditori ecc.) sono stati pagati. In tal caso, l’elemento d’incertezza è quale sarà l’ammontare dei flussi di cassa residuali, rispetto alle attese. A differenza del rischio di default, dove il rischio può avere solo una dimensione negativa (il pagamento di flussi di cassa inferiori rispetto a quelli promessi), nel contesto degli investimenti azionari il rischio può anche avere una dimensione positiva. I flussi di cassa riconosciuti potranno essere sì inferiori alle attese, ma potranno anche essere molto superiori. Per il momento indicheremo questo tipo di rischio come rischio azionario (equity risk) e ne analizzeremo, almeno in termini generali, gli effetti sulla valutazione degli investimenti azionari. Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa 21 Come valutar e un’attività valutare car atterizzata da rischio di default caratterizzata In questo paragrafo analizzeremo anzitutto come misurare il rischio di default e come rettificare di conseguenza il tasso d’interesse. Dopodiché, potremo esaminare la valutazione di attività con rischio di default. Come calcolar e il rischio di default calcolare er ettificar e di conseguenza il tasso d’inter esse rettificar ettificare d’interesse Quando si valutano attività con flussi di cassa certi in cui però esiste un rischio d’inadempienza, non è più corretto utilizzare come tasso di attualizzazione il tasso privo di rischio. In questo caso il tasso di attualizzazione appropriato sarà dato dal tasso privo di rischio più un congruo premio per il rischio di inadempienza, denominato default spread (differenziale per il rischio di inadempienza). Una stima del default spread può essere ottenuta in due fasi. Il primo passo è la stima del rischio di default dell’ente emittente. Questo è ciò che le banche fanno abitualmente quando concedono prestiti a singoli individui o imprese. Gli investitori che comprano obbligazioni societarie possono contare, almeno in alcuni Paesi, sull’attività di agenzie di rating indipendenti, quali ad esempio Standard and Poor’s e Moody’s, che forniscono una stima del rischio di default. Tale stima viene espressa attribuendo alle obbligazioni un giudizio sintetico di affidabilità, noto come rating. La Tabella 2.1 sintetizza i rating utilizzati da Standard and Poor’s e Moody’s per classificare le società statunitensi. Sebbene anche le agenzie di rating commettano errori, il sistema di rating permette agli investitori di risparmiare una parte significativa dei costi che sarebbero necessari per stimare il rischio di default degli enti emittenti. Il secondo passo è tradurre il rischio di default in termini di default spread. Domanda e offerta di obbligazioni in ciascuna classe di rating determinano il tasso d’interesse per quel rating. Le imprese con un rating più basso hanno un maggior rischio di default e in generale dovranno pagare tassi d’interesse più elevati sulle loro obbligazioni rispetto a imprese con un rating migliore (avranno cioè un default spread più elevato). Lo spread stesso cambia nel tempo e tende ad aumentare nei periodi di recessione economica e a diminuire nei periodi di ripresa, per tutte le classi di rating. La Figura 2.3 riassume i default spread per le obbligazioni nelle diverse classi di rating (secondo la classificazione dell’agenzia S&P) al 31 dicembre 1999. Per ottenere il tasso di interesse appropriato per un’obbligazione con un certo rating, basta sommare al tasso privo di rischio il default spread corrispondente a quel rating. Per esempio, un’obbligazione con rating D avrà un tasso d’interesse più alto del 10% rispetto al tasso privo di rischio. 22 Capitolo 2 Tabella 2.1 Descrizione dei rating Standard and Poor’s Moody’s AAA Aaa Elevatissima qualità, rischio molto limitato. Aa Alta qualità ma minore rispetto ad Aaa in quanto il margine di protezione può essere non così ampio o perché potrebbero esserci altri elementi che incidono sulla rischiosità a lungo termine. Obbligazioni di buona qualità, ma esposte a rischi nel futuro. AA Il più alto rating sul debito assegnabile. La capacità degli emittenti di onorare il debito è molto elevata. La capacità di rimborso è elevata e solo appena inferiore al rating AAA. A Forte capacità di adempimento del debito. L’emittente è però soggetto agli effetti negativi di cambiamenti nelle condizioni finanziarie ed economiche. BBB Ha un’adeguata capacità di rimborso del debito, ma è molto più soggetto agli effetti negativi di condizioni finanziarie ed economiche avverse. BB,B, Considerati prevalentemente speculativi, CCC, BB i meno speculativi e CC i più speculativi. CC D Inadempiente o con pagamenti in arretrato. A Baa Né molto tutelato né scarsamente garantito; normale capacità di pagamento. Ba B Presenta caratteristiche speculative. In generale non è un investimento consigliabile; la probabilità di rimborso è bassa. Affidabilità molto scarsa e forse inadempiente. Molto speculativo e spesso inadempiente. Altamente speculativo e inadempiente. Caa Ca C (Fonte: Standard and Poor’s, www.standardandpoors.com, June 15, 2000, McGraw-Hill; Moody’s, www.moodys.com, June 1, 2000, Moody’s Investor Services) Come valutar e le obbligazioni societarie valutare L’esempio più comune di un’attività che presenta solamente il rischio di default è rappresentato dalle obbligazioni societarie, dal momento che perfino le più grandi e solide imprese sono soggette al rischio di inadempienza. Nella valutazione delle obbligazioni societarie, si effettuano in genere due rettifiche all’approccio utilizzato precedentemente per valutare un’obbligazione priva di rischio. Innanzitutto si attualizzano anche le cedole sull’obbligazione, anche se non rappresentano più flussi di cassa certi ma solo promesse di pagamento.1 In secondo luogo, il tasso di attualizzazione utilizzato per un’obbligazione con rischio di default sarà più alto di quello utilizzato per un’obbligazio- 1 Un’obbligazione societaria con una cedola pari all’8% promette di pagare in ogni periodo l’8% del suo valore nominale, ma tale pagamento potrebbe essere più basso o non verificarsi affatto se la società è in parte o del tutto inadempiente. Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa Figura 2.3 23 Default spread e rating (Fonte: www.bondsonline.com, 7 luglio, 2000, Bonds Online Group, Inc.) ne priva di rischio, e sarà tanto maggiore quanto più elevato è il rischio di default: Valore di unobbligazione = societaria cuponata t=N Valore nominale del titolo + ∑ (1Cedola +K ) (1 + K ) t=1 d t d N dove Kd è il tasso di interesse di mercato per un dato rischio di default. Come valutar e un’attività car atterizzata valutare caratterizzata da rischio azionario Dopo aver valutato le attività con flussi di cassa certi e quelle con rischio di default, esaminiamo ora le attività caratterizzate da rischio azionario (equity risk). Iniziamo esaminando la stima dei flussi di cassa e la nozione di rischio nel caso di investimenti con rischio azionario. Dopodiché potremo analizzare la valutazione di queste attività. 24 Capitolo 2 Come stimar e i flussi di cassa per un’attività stimare car atterizzata da rischio azionario caratterizzata Diversamente dalle obbligazioni studiate finora in questo capitolo, i flussi di cassa derivanti da attività cui è associato un rischio azionario non sono flussi contrattualmente predeterminati. La valutazione si basa invece sui flussi attesi da queste attività nell’arco della loro vita utile. È necessario perciò considerare due questioni fondamentali: come misurare questi flussi di cassa e come stimare il loro livello atteso. Per misurare i flussi di cassa di un’attività con rischio azionario, dobbiamo metterci nella prospettiva dell’investitore azionario. Supponiamo che l’investitore azionario abbia preso in prestito parte dei fondi necessari per acquistare l’attività. Per tale investitore i flussi di cassa rilevanti saranno i flussi generati dall’attività che residuano dopo che sono stati detratti tutti i costi operativi, le imposte e gli oneri finanziari (interessi e quota principale). Tale flusso di cassa viene denominato flusso di cassa disponibile per gli azionisti (Cash Flow to Equity Investors). Un’altra definizione di flusso di cassa, più ampia, misura invece i flussi di cassa generati dall’attività operativa dell’impresa e disponibili per remunerare o rimborsare tutti gli investitori, azionari e non. Tale flusso di cassa, misurato al netto di costi operativi e imposte ma al lordo degli oneri finanziari, è definito flusso di cassa disponibile per gli investitori (Cash Flow to the Firm). È importante notare che, dal momento che si tratta di un’attività rischiosa, i flussi di cassa dipenderanno dai risultati, che potranno essere più o meno positivi. Per stimare il flusso di cassa atteso, vanno pertanto considerati tutti i risultati possibili in ciascun periodo, ponderandoli con le relative probabilità2 fino a giungere a un flusso di cassa atteso per quel periodo. Come stimar e il rischio azionario e r ettificar e stimare rettificar ettificare di conseguenza il tasso di attualizzazione Nel caso di obbligazioni con rischio di default, abbiamo osservato che il tasso di interesse deve essere rettificato per riflettere il rischio di default. Questo tasso di interesse rettificato può essere considerato come il costo del debito per l’impresa che prende a prestito il denaro. Anche nel caso di investimenti con rischio azionario, bisogna operare una rettifica al tasso privo di rischio per arrivare al tasso di attualizzazione. Tuttavia tale rettifica deve riflettere il rischio azionario piuttosto che il rischio di default. Inoltre, non essendovi più la promessa del pagamento di un interesse, è più appropriato parlare di tasso di attualizzazione rettificato piuttosto che di tasso d’interesse. Questo tasso di attualizzazione rettificato è il costo del capitale netto (cost of equity). 2 Ogniqualvolta utilizziamo i flussi di cassa attesi, implicitamente stiamo assegnando delle probabilità a una serie di risultati possibili. Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa 25 Abbiamo detto in precedenza che un’impresa può essere vista come un’insieme di attività, finanziate in parte con debito e in parte con capitale netto . Il costo complessivo del finanziamento è una media ponderata del costo del debito e del costo del capitale netto, con i pesi che dipendono dall’ammontare relativo di ciascuna forma di finanziamento. Questo costo viene indicato come costo del capitale (cost of capital). Il costo del capitale netto è il tasso appropriato per attualizzare i flussi di cassa per gli azionisti, mentre il costo del capitale è il tasso appropriato per attualizzare i flussi di cassa per tutti gli investitori. Come valutar e un’attività valutare car atterizzata da rischio azionario caratterizzata e un orizzonte tempor ale definito temporale La maggior parte dei beni acquistati dalle imprese hanno una vita utile definita, al termine della quale si presume che essi perdano la propria capacità produttiva, anche se potrebbero ancora avere un certo valore. Per meglio illustrare questo concetto, supponiamo di comprare un palazzo e affittarne gli appartamenti per ottenere una rendita. L’immobile avrà una vita utile definita, diciamo dai trenta ai quarant’anni, al termine della quale lo si dovrà demolire e costruirne uno nuovo, ma il terreno su cui sorge continuerà a conservare un certo valore. Tale immobile può essere valutato attualizzando i flussi di cassa da esso attesi (al lordo del pagamento di oneri finanziari) al costo del finanziamento impiegato per comprare l’immobile, vale a dire al costo del capitale. Andrà inoltre attualizzato anche il valore residuo stimato che immobile e terreno avranno al termine del periodo di vita utile. In sintesi, il valore di un’attività con un orizzonte temporale definito può essere scritto come segue: E(flusso di cassa Valore terminale t=N Valore di unattività dellattivitàt ) dellattività + con un orizzonte = t (1 + Kc ) (1 + K c )N temporale definito t=1 ∑ in cui Kc è il costo del capitale, ed E indica il valore atteso. L’intera analisi può essere condotta dal punto di vista dell’unico investitore azionario in questo immobile. In questo caso, i flussi di cassa rilevanti sono i flussi di cassa al netto del pagamento degli oneri finanziari, e il tasso di attualizzazione appropriato diventa il costo del capitale netto. Il valore residuo alla fine della vita utile dell’immobile sarà stimato al netto dell’ammontare necessario a estinguere ogni debito residuo. In questo modo, il valore dell’investimento azionario in un’attività con un orizzonte temporale prefissato di N anni può essere calcolato nel seguente modo. 26 Capitolo 2 Valore terminale E(flusso di cassa disponibile dellinvestimento Valore del capitale t=N per lazionistat ) azionario netto di unattività = + t con un orizzonte (1 + Ke ) (1 + K e )N t=1 temporale definito ∑ in cui Ke è il tasso di rendimento atteso dall’investitore azionario, data la rischiosità dei flussi di cassa, e il valore terminale dell’investimento azionario è il valore del bene al netto del debito rimanente su di esso. È possibile prolungare la vita utile dell’immobile investendo di più per la sua manutenzione? Sì. Tuttavia, così facendo, la vita dell’immobile sarà più lunga, ma i flussi di cassa (per gli azionisti o tutti gli investitori) dovranno essere ridotti3 in ciascun periodo dell’ammontare necessario per la manutenzione. Come valutar e un’attività valutare con un orizzonte tempor ale infinito temporale Quando si valuta un’azienda piuttosto che un singolo bene, si ha spesso a che fare con un orizzonte temporale infinito. Infatti, se in ogni periodo l’impresa reinveste sufficienti somme di denaro in nuove attività, potrà continuare a generare flussi di cassa all’infinito. In questo paragrafo, valuteremo attività caratterizzate da un orizzonte temporale infinito e da flussi di cassa incerti. Valutar e l’impr esa e valutar e il capitale netto alutare l’impresa valutare Un’impresa può essere vista come l’insieme di investimenti già fatti, definiti attività in essere (asset in place), e investimenti non ancora effettuati, cioè opportunità d’investimento (growth opportunity). Tali investimenti possono essere finanziati con capitale a titolo di prestito (debito) oppure con capitale di rischio (capitale netto). La Figura 2.4 riassume questa descrizione dell’impresa sotto forma di stato patrimoniale. Ma c’è una differenza fondamentale rispetto allo stato patrimoniale contabile: fra le attività vengono esplicitamente incluse le opportunità d’investimento. In precedenza, nel valutare le attività caratterizzate da rischio azionario, ci siamo imbattuti nei concetti di flussi di cassa per gli azionisti e flussi di cassa per (tutti) gli investitori. Abbiamo visto che i flussi di cassa per gli azionisti sono quei flussi che rimangono dopo il pagamento degli oneri finanziari e di 3 Una buona manutenzione dell’immobile può consentire di alzare gli affitti, il che potrebbe controbilanciare la riduzione dei flussi di cassa dovuta alle maggiori spese per la manutenzione. Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa Figura 2.4 27 Stato patrimoniale in un’ottica finanziaria tutte le spese, e dopo che i fabbisogni di reinvestimento sono stati soddisfatti. Nel contesto della valutazione di un’impresa è possibile usare la stessa definizione per misurare i flussi di cassa disponibili ai suoi azionisti. Questi flussi, attualizzati al costo del capitale netto, consentono di stimare il valore del capitale netto, come illustrato nella Figura 2.5. È importante sottolineare di nuovo la coerenza nell’abbinamento dei flussi di cassa con il tasso di attualizzazione, entrambi definiti dal punto di vista dell’investitore azionario. In un approccio alternativo, invece di valutare solo il capitale netto dell’impresa, possiamo valutare l’intera impresa nel suo insieme. Nel qual caso, i flussi Figura 2.5 Valutazione del capitale netto 28 Capitolo 2 di cassa rilevanti sono i flussi di cassa disponibili per tutti gli investitori dell’impresa (azionari e non) e il tasso di attualizzazione appropriato è il costo del capitale (poiché riflette sia il costo del capitale netto che il costo del debito). Il processo è illustrato nella Figura 2.6. Va ancora una volta ribadita la coerenza nell’abbinamento dei flussi di cassa con il tasso di attualizzazione, entrambi definiti dal punto di vista di tutti gli investitori, per riflettere il fatto che stiamo valutando l’intero investimento, non solo la parte finanziata con capitale netto. I dividendi e la valutazione del capitale netto Nel valutare l’investimento azionario in società quotate, si potrebbe sostenere che gli unici flussi che gli azionisti ricevono da tali investimenti sono i dividendi distribuiti dalla società. Da ciò segue che il valore del capitale netto può essere calcolato come il valore attuale dei dividendi attesi (Dividend Discount Model, DDM): t=∞ Valore del capitale netto (modello DDM) = ) ∑ E(dividendi (1 + K ) t=1 e t t Il meccanismo sembra simile a quello utilizzato nella determinazione del valore di un’obbligazione, con i dividendi al posto delle cedole e il costo del capitale netto al posto del tasso d’interesse sull’obbligazione. Tuttavia, poiché Figura 2.6 Valutazione dell’impresa Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa 29 il capitale netto in una società quotata ha un orizzonte temporale infinito, non si può ottenere una stima del valore da questa formula se non si introduce un’ulteriore ipotesi. Scenario di cr escita stabile (e costante) crescita Una possibilità è ipotizzare che i dividendi, a cominciare da oggi, cresceranno a un tasso costante per sempre. Così facendo, è possibile stimare il valore del capitale netto utilizzando la formula per una rendita perpetua a rendimenti crescenti. Il valore del capitale netto potrà essere così espresso: E(dividendi prossimo periodo) Valore del capitale netto = (modello DDM crescita stabile) (Ke − g n ) Questo modello, chiamato il modello della crescita di Gordon (Gordon Growth Model), è semplice ma presenta alcuni limiti, dal momento che permette di valutare solo imprese che distribuiscono dividendi, e solamente se ci si aspetta che questi dividendi crescano per sempre a un tasso costante. Il motivo per cui questa ipotesi è così restrittiva è che nessuna attività o flusso di cassa di un’impresa può crescere per sempre a un ritmo più elevato rispetto al tasso di crescita dell’economia, perché altrimenti tale impresa diventerebbe l’economia stessa. Di conseguenza, il tasso di crescita costante da utilizzare deve essere minore o tutt’al più uguale al tasso di crescita dell’economia. Nell’ambito di valutazioni effettuate in dollari americani, questo vuol dire un limite superiore al tasso di crescita costante nominale del 5-6% circa.4 Inoltre tale limite assicura che il tasso di crescita utilizzato nel modello sia minore del tasso di attualizzazione. Scenario di cr escita ele vata crescita elevata Cosa accade se bisogna valutare un’azione i cui dividendi stanno crescendo al 15% l’anno? La soluzione è semplice: si valuta tale azione come la somma di due componenti. La prima è rappresentata dalla somma del valore attuale dei dividendi attesi per ciascun periodo per cui si prevede che il tasso di crescita degli stessi rimarrà più elevato del tasso di crescita dell’economia. La seconda componente si basa sull’ipotesi che a un certo punto il tasso di crescita dei dividendi raggiunga definitivamente un tasso di crescita stabile, così da poter applicare il modello di crescita di Gordon e stimare il valore attuale di tutti i dividendi da quel momento in poi. Tale valore viene definito valore terminale: esso rappresenta il valore atteso del titolo a un certo punto in futuro, quando si prevede che l’impresa entrerà 4 Negli anni Novanta il tasso di crescita nominale dell’economia statunitense è stato circa il 5%, mentre quello dell’economia mondiale, in termini di dollari statunitensi nominali, è stato circa il 6%. 30 Capitolo 2 in una fase di crescita stabile. Il valore attuale del valore terminale deve essere aggiunto al valore attuale dei dividendi nella fase di crescita elevata per ottenere il valore corrente del titolo: t=N Valore del capitale E(dividendi t ) Valore terminale N netto (modello DDM = + (1 + K e )t (1 + K e )N a due fasi di crescita) t=1 ∑ in cui N indica il numero di anni di crescita elevata e il valore terminale si basa sulla ipotesi di crescita stabile dopo l’anno N. Valore terminaleN = E(dividendi N+1 ) (K e − g n ) Limiti dei modelli di attualizzazione dei dividendi Tra i modelli basati sull’attualizzazione dei flussi di cassa, il primo a essere utilizzato nella pratica è stato quello basato sull’attualizzazione dei dividendi (Dividend Discount Model). Tale modello ha il merito di illustrare alcuni concetti chiave fondamentali per la valutazione, ma presenta notevoli limiti, in particolar modo se applicato a imprese operanti nel settore tecnologico. Contrariamente a quanto comunemente si pensi, il problema maggiore non è che spesso tali imprese non pagano dividendi, un fatto poco sorprendente visti gli elevati tassi di crescita e i sostanziosi fabbisogni di reinvestimento tipici di queste imprese. Il problema è che esse non distribuiscono dividendi o distribuiscono meno di quanto potrebbero anche quando dispongono dei flussi di cassa necessari. La politica dei dividendi è fissata in maniera discrezionale dal management. In presenza di liquidità in eccedenza, il management può scegliere di distribuire un dividendo, ma può anche preferire mantenerle all’interno dell’azienda oppure utilizzarle per riacquistare azioni proprie sul mercato (stock buyback). Negli Stati Uniti l’opzione di riacquistare azioni proprie sta diventando sempre più popolare. La Figura 2.7 rappresenta l’andamento di dividendi e buybacks per le imprese statunitensi tra il 1989 e il 1998. Vale la pena notare che, mentre l’ammontare totale di dividendi distribuiti dalle imprese statunitensi è aumentato negli ultimi dieci anni a un tasso del 7,29% all’anno, i riacquisti di azioni proprie sono cresciuti del 16,53% all’anno. Inoltre, la percentuale di liquidità restituite agli azionisti sotto forma di riacquisti di azioni proprie è passata dal 32% nel 1989 al 50% circa nel 1998. Questo cambiamento è stato ancor più drastico nel settore tecnologico, come evidenziano questi due dati: 1. Delle 1340 società classificate da Morningstar nel 1999 come “tecnologiche” solo 74 distribuivano dividendi. Fra queste solo 15 avevano un tasso di di- Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa Figura 2.7 31 Riacquisti di azioni proprie e dividendi: dati aggregati per le società statunitensi, nel periodo 1989-1998 (Fonte: Compustat Database, 1998) videndo (dividend yield) superiore all’1%. Complessivamente, queste imprese nel 1999 hanno distribuito meno di 2 miliardi di dollari in dividendi. 2. Nello stesso anno, le imprese tecnologiche nel loro insieme hanno riacquistato azioni proprie per un ammontare pari a 21,2 miliardi di dollari, circa dieci volte di più di quanto hanno distribuito in dividendi. Utilizzare un modello di attualizzazione dei dividendi per valutare le imprese operanti in ambito tecnologico conduce quindi a sottostimarne significativamente il valore. Esempio applicativo 2.1 Come valutar e un titolo tecnologico valutare con il modello di attualizzazione dei dividendi: Hewlett P ackar d Packar ackard Hewlett Packard (HP) ha riportato nel 1999 utili per azione (Earnings per Share, EPS) pari a $ 3,00 e ha distribuito $ 0,60 in dividendi. Supponiamo che gli utili di HP cresceranno del 16% l’anno nei prossimi dieci anni e che durante 32 Capitolo 2 tale periodo il rapporto di distribuzione degli utili (dividend payout ratio, dividendi espressi come percentuale degli utili) rimanga al 20%. Supponiamo inoltre che il costo del capitale netto di HP (nello stesso periodo) sia del 10,40%. La Tabella 2.2 sintetizza i dividendi per azione (Dividend per Share, DPS) attesi nei prossimi dieci anni e il loro valore attuale. Dopo il decimo anno, si prevede che gli utili di Hewlett Packard cresceranno del 6% l’anno e che il rapporto di distribuzione degli utili salirà al 60%, mente il costo del capitale netto rimarrà del 10,40%. In questo modo è possibile stimare il valore alla fine del decimo anno (valore terminale): Utili per azione attesi nell’undicesimo anno (EPS11) = = EPS10 (1 + tasso di crescita nell’anno 11) = $ 13,23 (1,06) = $ 14,03 Dividendi per azione attesi nell’undicesimo anno (DPS11) = = EPS11 (rapporto di distribuzione degli utili11) = $ 14,03 (0,60) = $ 8,42 Valore terminale = DPS11 /(costo del capitale netto11 – tasso di crescita11) = $ 8,42/(0,104 – 0,06) = $ 191,30 Tabella 2.2 Valore attuale (VA) dei dividendi per azione attesi Anno EPS DPS VA dei DPS al tasso del 10,40% 1 $ 3,48 $ 0,70 $ 0,63 2 $ 4,04 $ 0,81 $ 0,66 3 $ 4,68 $ 0,94 $ 0,70 4 $ 5,43 $ 1,09 $ 0,73 5 $ 6,30 $ 1,26 $ 0,77 6 $ 7,31 $ 1,46 $ 0,81 7 $ 8,48 $ 1,70 $ 0,85 8 $ 9,84 $ 1,97 $ 0,89 9 $ 11,41 $ 2,28 $ 0,94 10 $ 13,23 $ 2,65 VA dei dividendi = $ 0,98 $ 7,96 A questo punto, per ottenere il valore dell’azione HP secondo il modello di attualizzazione dei dividendi basta sommare il valore terminale attualizzato al valore attuale dei dividendi durante i primi dieci anni: Valore per azione di HP = $ 7,96 + $ 191,30/1,10410 = $ 79,08 Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa 33 Dal momento che all’epoca di questa valutazione HP era quotata a 131 dollari per azione, secondo il modello di attualizzazione dei dividendi HP era sopravvalutata. ddmst.xls: questo spreadsheet disponibile sul nostro booksite consente di valutare un’azione che paga dividendi, utilizzando un modello di attualizzazione dei dividendi basato su una ipotesi di crescita stabile (stable-growth DDM). ddm2st.xls: questo spreadsheet disponibile sul nostro booksite consente di valutare un’azione che paga dividendi, utilizzando un modello di attualizzazione dei dividendi basato su una ipotesi di due fasi di crescita – un periodo di crescita elevata seguito da crescita stabile per sempre (2-stage DDM).5 Una più ampia definizione dei flussi di cassa per gli azionisti Per risolvere il problema di come valutare imprese che distribuiscono sotto forma di dividendi meno di quanto potrebbero, possiamo fare riferimento a una nozione più ampia di flussi di cassa, i flussi di cassa disponibili per gli azionisti (Free Cash Flow to Equity, FCFE), definiti come i flussi di cassa che residuano al netto di costi operativi, interessi passivi, emissioni nette di debito e fabbisogni di reinvestimento. In tale definizione, le “emissioni nette di debito” includono la differenza fra i nuovi debiti contratti e il rimborso dei debiti esistenti. Se tale differenza è positiva, i FCFE saranno più elevati. Sotto la voce “fabbisogni di reinvestimento” rientra ogni investimento che la società deve fare in attività a lungo termine (terreni, immobili, impianti, attività di ricerca e sviluppo) e a breve termine (magazzino e crediti verso clienti) per generare crescita nel futuro: Flussi di cassa disponibili per gli azionisti (FCFE) = = Utile Netto – Fabbisogni di Reinvestimento – (Rimborso Debiti – Nuovi Debiti Emessi) I FCFE possono essere considerati una stima dei “dividendi potenziali”, cioè di quanto l’impresa avrebbe potuto distribuire sotto forma di dividendi. Ad esempio, nel 1998 i FCFE di Motorola potevano essere così calcolati: FCFEMotorola = Utile Netto – Fabbisogni di Reinvestimento – (Rimborso Debiti – Nuovi Debiti Emessi) = $ 1614 milioni – $ 1876 milioni – (8 – 246 milioni) = – $ 24 milioni 5 Sul nostro booksite è disponibile anche un modello di attualizzazione dei dividendi a tre fasi di crescita (ddm3st.xls), cioè crescita elevata + transizione + crescita stabile (3-stage DDM), nonché un modello generale (divginzu.xls) che può essere adoperato per valutare un’impresa a una, due o tre fasi di crescita. [N.d.C.] 34 Capitolo 2 Motorola dunque nel 1998 non generò FCFE positivi. Eppure nello stesso anno la società distribuì un dividendo, seppure piccolo. Tale dividendo, evidentemente, fu pagato utilizzando il saldo di cassa già esistente. Una volta stimati i FCFE, il processo di determinazione del valore corrisponde a quello visto per il modello di attualizzazione dei dividendi. Per valutare il capitale netto di un’impresa per cui si prevede una crescita constante all’infinito dei FCFE, viene utilizzata la consueta formula della rendita perpetua a rendimenti crescenti: E(FCFE1 ) Valore del capitale netto = (modello FCFE crescita stabile) (Ke + g n ) Tutte le considerazioni relative all’entità del tasso di crescita costante da utilizzare, discusse nel contesto del modello di attualizzazione dei dividendi, continuano a essere valide anche in quest’ambito. Nel caso più generale, in cui i FCFE stiano crescendo a un tasso più elevato rispetto al tasso di crescita dell’economia, il valore del capitale netto può essere determinato ancora una volta come somma di due componenti. La prima è costituita dal valore attuale dei FCFE attesi durante la fase di crescita elevata, mentre la seconda parte è costituita dal valore attuale del valore terminale del capitale netto stimato in base all’ipotesi che, al termine della fase di crescita elevata, l’impresa entrerà nella fase di crescita costante perpetua: t=N Valore del capitale netto E(FCFEt ) Valore terminale N (modello FCFE a due = + (1 + K e )t (1 + K e )N fasi di crescita) t=1 ∑ Con il modello basato sull’attualizzazione dei FCFE, si dispone della flessibilità necessaria per valutare il capitale netto di qualsiasi impresa quotata e, in generale, di qualsiasi tipo di business. Esempio applicativo 2.2 Valutar e il capitale netto secondo il modello alutare dei flussi di cassa disponibili per gli azionisti ( FCFE Model): Hewlett P ackar d Packar ackard Analizziamo di nuovo il caso di Hewlett Packard. Nell’esempio precedente avevamo valutato HP secondo il modello di attualizzazione dei dividendi (DDM Model), osservando però che HP forse non sta distribuendo sotto forma di dividendi quanto potrebbe. Nel 1999 HP riportò un utile netto di 3491 milioni Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa 35 di dollari, di cui reinvestì circa il 50%. Supponiamo che nei prossimi dieci anni i fabbisogni di reinvestimento di HP continueranno a essere il 50% degli utili (che cresceranno ogni anno del 16%) e le emissioni nette di debiti rappresenteranno il 10% dell’ammontare reinvestito. La Tabella 2.3 presenta i FCFE attesi durante questo periodo e il loro valore attuale (utilizzando sempre un costo del capitale netto pari al 10,40%). Tabella 2.3 Anno 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Valore attuale (VA) dei flussi di cassa disponibili per gli azionisti (FCFE) Utile Netto Ammontare reinvestito Debito Netto Emesso $ 4050 $ 2025 $ 202 $ 4697 $ 2349 $ 235 $ 5449 $ 2725 $ 272 $ 6321 $ 3160 $ 316 $ 7332 $ 3666 $ 367 $ 8505 $ 4253 $ 425 $ 9866 $ 4933 $ 493 $ 11.445 $ 5722 $ 572 $ 13.276 $ 6638 $ 664 $ 15.400 $ 7700 $ 770 VA dei FCFE durante la fase di crescita elevata FCFE VA dei FCFE $ 2227 $ 2584 $ 2997 $ 3477 $ 4033 $ 4678 $ 5426 $ 6295 $ 7302 $ 8470 $ 2017 $ 2120 $ 2227 $ 2340 $ 2459 $ 2584 $ 2715 $ 2852 $ 2997 $ 3149 $ 25.461 È necessario notare che, poiché il nuovo debito contratto è superiore al rimborso di debiti esistenti, le emissioni nette di debito sono positive e vanno a incrementare ogni anno i FCFE. Per stimare il valore terminale, supponiamo che dal decimo anno in poi l’utile netto avrà un tasso di crescita annuo del 6% all’infinito. Poiché una crescita più bassa richiede un minore fabbisogno di reinvestimento, supponiamo che il tasso di reinvestimento dopo il decimo anno sia il 40% dell’utile netto, mentre le emissioni nette di debiti rimarranno pari al 10% dei reinvestimenti. FCFE11 = Utile Netto 11 – Reinvestimenti 11 – Debito Netto Emesso 11 = $ 15.400 (1,06) – $ 15.400 (1,06) (0,40) – (–653) = $ 10.447 milioni Valore terminale10 = FCFE11/(Ke – g) = $ 10.447/(0,104 – 0,06) = $ 237,441 miliardi Il valore del capitale netto al tempo 0 può essere calcolato come la somma dei valori attuali dei flussi di cassa disponibili per gli azionisti nei prossimi dieci anni e il valore attuale del valore terminale alla fine del decimo anno: Valore corrente dell’equity = $ 25,461 miliardi + $ 237,441/(1,104)10 = $ 113,742 miliardi 36 Capitolo 2 Sulla base del modello FCFE, il capitale netto di HP verrebbe valutato a 113,742 miliardi di dollari. Dividendo per il numero di azioni in circolazione (997,231 milioni), si ottiene il seguente valore per azione: Valore per azione di HP = $ 113.742/997,231 = $ 114,06 Il valore per azione è dunque più alto di quello precedentemente ottenuto con il modello DDM, pari a $ 79,08, ma è sempre inferiore al prezzo di mercato dell’azione HP in quel momento ($ 131). fcfest.xls: questo spreadsheet disponibile sul nostro booksite consente di valutare un’azione che paga dividendi, utilizzando un modello di attualizzazione dei dividendi basato su una ipotesi di crescita stabile (stable-growth FCFE Model). fcfe2st.xls: questo spreadsheet disponibile sul nostro booksite consente di valutare un’azione che paga dividendi, utilizzando un modello di attualizzazione dei dividendi basato su una ipotesi di due fasi di crescita – un periodo di crescita elevata seguito da crescita stabile per sempre (2-stage FCFE Model).6 Dalla valutazione del capitale netto alla valutazione dell’impr esa dell’impresa nel suo complesso In un’impresa non ci sono solo investitori a titolo di capitale di rischio (azionisti), ma anche investitori a titolo di capitale di debito (obbligazionisti e banche). Quando si compie una valutazione dell’azienda nel suo insieme, perciò, bisogna considerare i flussi di cassa spettanti a tutti questi soggetti. Definiamo flussi di cassa disponibili per gli investitori (Free Cash Flow to the Firm, FCFF) i flussi di cassa al netto di costi operativi, imposte e fabbisogni di reinvestimento ma al lordo degli oneri finanziari (interessi passivi e emissioni nette di debito): Flussi di cassa disponibili per gi investitori (FCFF) = Reddito operativo al netto delle imposte – Fabbisogni di reinvestimento Le differenze fra FCFF e FCFE emergono chiaramente dal confronto delle rispettive definizioni. Nel misurare i FCFE, il punto di partenza è l’utile netto, 6 Sul nostro booksite è disponibile anche un modello di attualizzazione dei FCFE a tre fasi di crescita (fcfe3st.xls). [N.d.C.] Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa 37 che a sua volta è calcolato al netto di interessi passivi e imposte, mentre nel misurare i FCFF si parte dal reddito operativo al netto d’imposta ma al lordo degli interessi passivi. Un’altra differenza è che il FCFE è misurato al netto delle emissioni nette di debito, mentre il FCFF è misurato al lordo. Che cosa intende misurare esattamente il FCFF? Da un lato rappresenta i flussi di cassa generati dalle attività dell’impresa al lordo dei costi di finanziamento, e di conseguenza si tratta di una misura dei flussi di cassa operativi. Dall’altro rappresenta i flussi di cassa disponibili per soddisfare i fabbisogni dei diversi investitori: vale a dire, per il rimborso della quota principale e il pagamento degli interessi spettante ai creditori, e per la distribuzione di liquidità (sotto forma di dividendi o riacquisto di azioni) agli azionisti. Una volta misurati i FCFF, il processo di determinazione del valore segue il percorso già descritto in precedenza. Se si valuta un’impresa con FCFF che crescono a un tasso costante per sempre, è possibile utilizzare la formula per una rendita perpetua a rendimenti crescenti: E(FCFF1 ) Valore dellimpresa = (modello FCFF crescita stabile) (Kc − g n ) Esistono due differenze fondamentali tra il modello FCFF e il modello FCFE utilizzato in precedenza per un’impresa in fase di crescita stabile. La prima, come detto, è che si utilizzano due diverse definizioni di flussi di cassa. La seconda è che nel modello FCFF questi flussi di cassa devono essere attualizzati al costo complessivo del finanziamento, vale a dire al costo del capitale, mentre nel modello FCFE il tasso di attualizzazione appropriato è il costo del (solo) capitale netto. Per valutare imprese in cui i FCFF crescono a un tasso più elevato rispetto a quello dell’economia, si può modificare questa equazione calcolando dapprima il valore attuale dei flussi di cassa attesi per tutto il periodo di crescita elevata, e sommando poi a esso il valore attuale del valore terminale dell’impresa alla fine del periodo di crescita elevata (stimato in base all’ipotesi che, al termine della fase di crescita elevata, l’impresa entrerà nella fase di crescita costante perpetua): t=N Valore dellimpresa E(FCFFt ) Valore terminale N (modello FCFF a due = + (1 + K c )t (1 + K c )N fasi di crescita) t=1 ∑ 38 Capitolo 2 Esempio applicativo 2.3 Come valutar e un’attività che pr esenta valutare presenta un tasso di cr escita stabile crescita Supponiamo adesso che Hewlett Packard sia interessata a vendere la divisione stampanti, che nel 1999 ha conseguito FCFF pari a 400 milioni di dollari, con previsioni di crescita di lungo termine pari al 5% annuo, e il cui costo del capitale è pari al 9%. Tale divisione può essere così valutata: Valore della divisione = $ 400 (1,05)/(0,09 – 0,05) = $ 10,5 miliardi Esempio applicativo 2.4 Come valutar e un’impr esa valutare un’impresa dall’ele vato potenziale di cr escita dall’elevato crescita Diebold è una società operante nel settore tecnologico, specializzata nel fornire software e altri servizi a imprese operanti nel campo dell’istruzione, della sanità e dei servizi finanziari. Nel 1999, l’impresa ha conseguito FCFF pari a 100 milioni di dollari. Ipotizziamo che questi FCFF crescano a un tasso del 15% nei prossimi cinque anni e del 5% dal sesto anno in poi. Diebold ha un costo del capitale dell’11%. Il suo valore come impresa può quindi essere stimato come mostrato nella Tabella 2.4: Tabella 2.4 Valore di Diebold Anno FCFF attesi 1 2 3 4 5 $ 115,00 $ 132,25 $ 152,09 $ 174,90 $ 201,14 VA dei FCFF attesi Valore terminale $ 3519,88 VA dei FCFF attesi $ 103,60 $ 107,34 $ 111,21 $ 115,21 $ 2208,24 $ 2645,60 Il valore terminale viene stimato utilizzando il FCFF atteso nel sesto anno, il costo del capitale dell’11% e il tasso di crescita costante previsto pari al 5%: Valore terminale = $ 201,14 (1,05)/(0,11 – 0,05) = $ 3519,88 milioni Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa 39 Il valore terminale viene poi attualizzato per ottenere il valore corrente dell’impresa, pari a 2645,60 milioni di dollari. È importante notare che questo non è il valore del capitale netto dell’impresa. Per arrivare a quest’ultimo valore, è necessario sottrarre dai 2646 milioni di dollari l’ammontare del debito dovuto dalla società. Alla fine del 1999 Diebold aveva un’esposizione debitoria di 138,25 milioni di dollari. Sottraendo questa cifra dal valore dell’impresa, si ottiene una stima del valore del capitale netto nell’impresa: Valore del capitale netto di Diebold = $ 2646 – $ 138 = $ 2508 milioni Dividendo per il numero di azioni in circolazione, si ottiene il valore per azione: Valore per azione di Diebold = $ 2508 milioni/71,172 milioni = $ 37,17 All’epoca di questa analisi (luglio 2000), l’azione era scambiata a 29,625 dollari. fcffst.xls: questo spreadsheet disponibile sul nostro booksite consente di valutare un’azione che paga dividendi, utilizzando un modello di attualizzazione dei dividendi basato su una ipotesi di crescita stabile (stable-growth FCFF Model). fcff2st.xls:: questo spreadsheet disponibile sul nostro booksite consente di valutare un’azione che paga dividendi, utilizzando un modello di attualizzazione dei dividendi basato su una ipotesi di due fasi di crescita – un periodo di crescita elevata seguito da crescita stabile per sempre (2-stage FCFF Model).7 Come valutar e i titoli tecnologici valutare Il valore di ogni attività è funzione dei flussi di cassa da essa generati, della sua vita utile, della crescita attesa dei flussi di cassa e della rischiosità a essi associata. Se il valore delle imprese tecnologiche dipende dagli stessi fattori, che cosa le differenzia? Dal punto di vista concettuale, si può sostenere che la differenza è minima. Tuttavia, dal punto di vista della stima degli input necessari alla valutazione, vi sono alcuni problemi che, sebbene non esclusivi delle imprese tecnologiche, diventano più complessi nella valutazione di queste imprese. Questi problemi di stima riguardano tutti e quattro gli input alla base della valutazione di ogni impresa – flussi di cassa, crescita, tassi di attualizzazione e 7 Sul nostro booksite è disponibile un modello di attualizzazione dei FCFF a tre fasi di crescita (fcff3st.xls), cioè crescita elevata + transizione + crescita stabile (3-stage FCFF), nonché un modello generale (fcffgen.xls) che consente di modificare i margini operativi anno per anno. [N.d.C.] 40 Capitolo 2 vita utile. In questo paragrafo, li discuteremo brevemente. Approfondiremo poi le problematiche relative a ciascun input in maggior dettaglio nei prossimi quattro capitoli. Stima dei FCFF Come notato in precedenza, i FCFF sono misurati al netto sia delle imposte che di tutti i fabbisogni di reinvestimento, ma al lordo di interessi passivi e flussi di cassa associati al debito. I FCFF possono essere misurati in due modi. Il primo consiste nel sommare i flussi di cassa disponibili alle varie classi di investitori. Vale a dire, i flussi di cassa per gli azionisti (sotto forma di dividendi o di riacquisto di azioni proprie) vengono sommati ai flussi di cassa per i detentori di debito (pagamenti degli interessi al netto del beneficio fiscale, e emissioni nette di debito) per arrivare alla misura dei flussi di cassa disponibili per tutti gli investitori. L’altro approccio, che dovrebbe produrre risultati equivalenti, consiste nel sottrarre dal reddito operativo al netto d’imposta i fabbisogni di reinvestimento: EBIT8 (1 – Aliquota fiscale) – (Spese in conto capitale – Ammortamento) – Variazione nel Capitale circolante non-cash = Flusso di Cassa disponibile per gli investitori (FCFF) La differenza fra spese in conto capitale e ammortamenti (indicata come spese nette in conto capitale) e l’incremento del capitale circolante non-cash rappresentani i reinvestimenti effettuati dall’impresa per generare crescita nel presente o nel futuro. Un altro modo di presentare la stessa equazione consiste nel sommare spese nette in conto capitale e variazione nel capitale circolante in una sola voce – reinvestimenti – ed esprimerla come percentuale del reddito operativo al netto d’imposta. Tale percentuale viene indicata con il termine tasso di reinvestimento e consente di riscrivere il FCFF come: FCFF = EBIT (1 – t) (1 – Tasso di reinvestimento) È importante notare che il tasso di reinvestimento può superare il 100%9 se l’impresa ha elevati fabbisogni di reinvestimento. Se questo si verifica, i flussi di cassa disponibili per gli investitori (FCFF) saranno negativi, anche se il reddito operativo al netto d’imposta è positivo. 8 Earnings Before Interest and Taxes, cioè reddito operativo al lordo d’imposta. [N.d.C.]. In termini pratici, quest’impresa dovrà raccogliere dei capitali esterni sotto forma di debito o capitale di rischio (o entrambi), per copririre l’eccesso di reinvestimenti rispetto al flusso di cassa operativo al netto d’imposta. 9 Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa 41 Qual è la peculiarità delle imprese tecnologiche in questo contesto? Innanzitutto alcune delle “vecchie” imprese e molte di quelle sorte negli ultimi anni presentano un reddito operativo negativo, il che implica FCFF negativi. Anche quelle imprese che hanno un reddito operativo positivo, hanno spesso FCFF negativi, a causa di un elevato tasso di reinvestimento. Sebbene la presenza di FCFF negativi, di per sé, non impedisce la valutazione di un’impresa, essa implica che la maggior parte del valore delle imprese tecnologiche deriva dai flussi di cassa futuri e in particolar modo dal valore terminale. In secondo luogo, una problematica significativa è il trattamento contabile degli investimenti e il modo in cui viene misurato a fini contabili il reddito operativo nelle imprese tecnologiche. La maggior parte degli investimenti per molte imprese tecnologiche sono gli investimenti in “ricerca e sviluppo”, che, secondo i principi contabili statunitensi, vanno riportati nel conto economico come costo: questa pratica contabile comporta una distorsione nella misurazione sia del reddito operativo che del capitale investito. Stima del tasso di cr escita atteso crescita Il valore di un’impresa dipende dai FCFF futuri attesi, e quindi dai valori attesi di reddito operativo e fabbisogni di reinvestimento. Perciò uno degli input più rilevanti di ogni valutazione è il tasso di crescita atteso nel reddito operativo. Per stimare tale tasso si può fare riferimento al tasso di crescita negli anni passati o alle previsioni degli analisti finanziari, ma si può anche fare riferimento ai fondamentali da cui dipende la crescita: la crescita attesa nel reddito operativo può infatti essere semplicemente rappresentata come prodotto fra il tasso di reinvestimento (la quota del reddito operativo netto reinvestita per affrontare spese nette in conto capitale e variazioni del capitale circolante noncash) e la qualità di tali reinvestimenti, misurata dal tasso di redditività del capitale investito (Return on Capital, ROC). Per un’impresa con un ROC stabile e sostenibile nel tempo, è possibile scrivere il tasso di crescita atteso nel reddito operativo come: Crescita attesaEBIT = Tasso di reinvestimento × ROC in cui Tasso di reinvestimento = = Spese in conto capitale − Ammortamento + ∆ Capitale circolante non-cash EBIT(1 − Aliquota fiscale) Entrambe le formule dovrebbero essere intese in termini prospettici, perciò il ROC dovrebbe rappresentare la redditività attesa sugli investimenti futuri. Di fatto, il ROC è spesso stimato sulla base delle attività in essere (asset in place), utilizzando il valore contabile come misura del capitale investito in tali attivi- 42 Capitolo 2 tà. Vale a dire, si assume implicitamente che la stima contabile del ROC corrente sia una valida misura della “vera” redditività delle attività in essere e una buona approssimazione della redditività attesa sugli investimenti futuri. Tuttavia esistono varie ragioni per cui questo approccio spesso non va bene per aziende attive nel settore tecnologico. In primo luogo, il trattamento contabile delle spese di ricerca e sviluppo (negli Stati Uniti) come costi operativi piuttosto che come spese in conto capitale crea delle distorsioni nella misurazione del tasso di reinvestimento e del ROC. In secondo luogo, la formula che lega la crescita al tasso di reinvestimento e al ROC deve essere rettificata nel caso di imprese che riportano perdite operative (come ad esempio Amazon o Ariba) o imprese per cui si prevede che il ROC cambierà significativamente nel tempo. Dato che la maggior parte delle imprese tecnologiche presentano almeno una di queste due caratteristiche, bisogna elaborare delle varianti che consentano di stimare il tasso di crescita atteso in questo tipo di imprese. Stima del tasso di attualizzazione I FCFF attesi devono essere attualizzati a un tasso che rifletta il costo del finanziamento delle attività che li generano. Il costo del capitale è una misura del costo composito delle fonti di finanziamento che riflette sia il costo del capitale di debito che il costo del capitale di rischio, nonché il loro peso relativo nella struttura finanziaria: Costo del capitale = KCapitale netto (Capitale netto/(Debito + Capitale netto)) + KDebito (Debito/(Debito + Capitale netto)) in cui il costo del capitale netto (KCapitale netto) rappresenta il tasso di rendimento richiesto dagli azionisti della società, mentre il costo del debito (KDebito) rappresenta il costo corrente di prendere fondi a prestito, al netto dei benefici fiscali. I pesi di ciascuna fonte di finanziamento devono essere basati sui rispettivi valori di mercato. La definizione del costo di capitale non è diversa per le imprese tecnologiche, che però sono caratterizzate da tre peculiarità. La prima è che molte imprese tecnologiche sono finanziate quasi esclusivamente con capitale netto, il che implica un costo del capitale molto simile al costo del capitale netto. Anche quando non ricorrono al capitale netto, tali aziende tendono a emettere strumenti ibridi, come le obbligazioni convertibili, che presentano caratteristiche sia di titoli di debito che di titoli azionari.10 La seconda peculiarità e che per le imprese tecnologiche i parametri che entrano nel calcolo del costo del capitale (costo del capitale netto, costo del debito e pesi di ciascuna compo10 Le imprese start up attive nel settore tecnologico rappresentano le eccezioni a questa regola, in quanto sono spesso finanziate in modo significativo con debito bancario e strumenti ibridi. Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa 43 nente) tendono a cambiare significativamente nel tempo, via via che l’impresa si ingrandisce e diventa più stabile. Di conseguenza il costo del capitale sarà diverso di anno in anno. La terza peculiarità è che la stima del costo del capitale netto e del costo del debito, che dipende in parte da dati storici, può essere più complessa nel caso di imprese tecnologiche perché esse spesso hanno alle spalle una storia breve e caratterizzata da continui cambiamenti. La vita utile di un’attività Le società quotate non hanno orizzonti temporali definiti. Dato che non è possibile stimare all’infinito i flussi di cassa, per rendere operativo il modello di valutazione si deve scegliere un numero di anni per i quali effettuare previsioni puntuali dei flussi di cassa e stimare poi un valore terminale che rifletta tutti i flussi di cassa per gli anni successivi. Esistono diversi approcci per calcolare questo valore terminale, incluso l’utilizzo di multipli. L’approccio più coerente con il modello basato sull’attualizzazione dei flussi di cassa è quello in cui si suppone che, da un certo punto in poi, i flussi di cassa aumenteranno a un tasso costante per sempre, nel qual caso il valore terminale può essere stimato come segue: Valore terminalen = FCFFn+1/(Costo del Capitalen+1 – gn) in cui il costo del capitale e il tasso di crescita siano “sostenibili” all’infinito. Questo requisito consente di porre dei limiti di ragionevolezza sui valori utilizzabili. Poiché nessuna impresa può crescere all’infinito a un tasso più elevato rispetto all’economia in cui opera, il tasso di crescita costante (stable growth rate) non può essere superiore al tasso di crescita totale dell’economia. Allo stesso modo, è ragionevole presumere che imprese caratterizzate da crescita stabile presentino un livello di rischiosità medio. Ogni valutazione basata sul metodo DCF presuppone dunque due decisioni relative alla fase di crescita stabile: i) stabilire quando l’impresa oggetto della valutazione entrerà nella fase di crescita stabile, se non vi è già; ii) stabilire che tipo di caratteristiche avrà durante la fase di crescita stabile, in termini di tasso di redditività del capitale e di costo del capitale. Quando si prendono in esame le imprese di tipo “tecnologico”, queste due decisioni sono particolarmente complesse e risultano cruciali ai fini dei risultati della valutazione. Inoltre, per le imprese tecnologiche, esiste una concreta possibilità che non durino abbastanza a lungo da raggiungere la fase di crescita stabile. In tali casi, il valore terminale da utilizzare nel modello DCF sarà il valore di liquidazione delle attività della società, piuttosto che il valore dell’impresa in avviamento. 44 Capitolo 2 F acendo il punto La valutazione di qualunque impresa può essere ottenuta in due stadi. Il primo passo è determinare quanto durerà il periodo di crescita elevata, quanto elevato sarà il tasso di crescita durante tale periodo e quale sarà l’ammontare dei flussi di cassa. Il secondo passo consiste nella stima del valore terminale. Dopodiché, si calcolerà e sommerà il valore attuale di tutti i flussi di cassa stimati, compreso il valore terminale, ottenendo così una stima del valore complessivo dell’impresa. La Figura 2.8 riassume il processo di valutazione e gli input necessari secondo il modello di valutazione basato sull’attualizzazione dei flussi di cassa (DCF Valuation Model). Riepilogo Il valore di un’attività è il valore attuale dei flussi di cassa da essa attesi. Questo semplice principio può essere utilizzato per valutare qualsiasi tipo di attività, con flussi di cassa certi (privi di rischio) o incerti. Il flusso di cassa generato da un’attività può essere misurato al lordo di oneri finanziari e flussi di cassa associati al debito (nel qual caso viene definito flusso di cassa disponibile per gli investitori) oppure al netto degli stessi (flusso di cassa per gli investitori azionari). Nel primo caso il tasso di attualizzazione appropriato è il costo del capitale, nel secondo è il costo del capitale netto . A differenza di quanto accade per singole attività, la vita utile di un’impresa non è limitata nel tempo. Di conseguenza, per valutare un’impresa è necessario stimarne i flussi di cassa attesi all’infinito. Essendo ciò impossibile, in pratica si effettuano previsioni puntuali dei flussi attesi solo per un certo periodo (cosiddetto forecast horizon) e si stima poi il valore atteso dell’impresa al termine dello stesso. Tale valore viene denominato valore terminale e può rappresentare una vasta porzione del valore complessivo dell’impresa. In sintesi, quindi, il valore di un’impresa è funzione di quattro variabili: i flussi di cassa derivanti dalle attività in essere, la crescita attesa di questi flussi, la lunghezza del periodo nel quale l’impresa può sostenere una crescita elevata e il costo del capitale. Nei prossimi capitoli, considereremo ciascuno di questi input con particolare attenzione alle problematiche relative alle imprese operanti nel settore tecnologico. Il metodo di valutazione DCF: l’attualizzazione dei flussi di cassa Modello di valutazione basato sull’attualizzazione dei FCFF (DCF Valuation Model) 45 Figura 2.8