Collana Saggistica
Caesar 203
PROPRIETA' LETTERARIA RISERVATA
Prima Edizione Novembre 2011
ISBN 978.88.87362.96.1
"Lorenzo Editore" fa parte, come editrice,
dell'Associazione Culturale Talento (ACTA)
© LORENZO EDITORE
Via Monza, 6
10152 TORINO
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1
Con il patrocinio e l'autorizzazione ad apporre sulla presente
pubblicazione il proprio logo
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Marcello Cossu
L'IMMAGINE E L'IMMAGINARIO
Disegni, emozioni, ricordi di un bambino di tanti anni fa
Roma 1942 - 1946
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INDICE DEI DISEGNI
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La fila (marzo ‘42)
Villaggio abissino
Scaramucce in A.O.I. (Africa Orientale
Italiana)
Soldati del Reich
Campo tedesco
Posto di macchine tedesco
Un “pizzardone” in servizio
Pio XII
Quando se ne andò via il fascismo
I tedeschi entrano in Roma
L’insurrezione di Napoli
Soldati americani lottano per le vie di
Napoli
Soldati tedeschi svaligiano le case a
Napoli
Fascisti e comunisti…
Patrioti irrompono in un garage
Scontro in via Po
La stazione
Gerarca fascista
Pollastrini “il malvivente”
Kesselring si salva
Una retata
Roma città aperta
L’attentato di via Rasella
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Patriota assassinato in piazza Quadrata
Un manifestino clandestino
Scontri tra partigiani e camicie nere
Prigionieri inglesi fuggono
Scontri tra partigiani e tedeschi
Soldati tedeschi si arrendono
Soldati americani e inglesi conquistano
una postazione tedesca
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Truppe tedesche bombardate in
Crimea
66
Soldati tedeschi si ribellano al nazismo
a Vienna
67
Bombardamenti sulla Germania
69
Soldati tedeschi mangiano il rancio
71
Mezzi navali tedeschi bombardati sul
Baltico
72
La borsa nera
74-75 Personaggi dell’epoca
(da giornali umoristici)
76
La nascita del primo governo dopo la
liberazione di Roma (da “Cantachiaro”)
78-79 25 aprile 1945: la liberazione dell’Italia
81
La vigilia del referendum
(da “Cantachiaro”)
82
Manifestazione studentesca per
Trieste italiana (maggio 1946)
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CRONOLOGIA DEGLI AVVENIMENTI
10 Giugno 1940
27 Settembre 1940
28 ottobre 1940
Gennaio - Maggio 1941
22 Giugno 1941
7 Dicembre 1941
Dicembre 1941 - Marzo 1942
Gennaio - Settembre 1942
Ottobre - Novembre 1942
Novembre 1942 - Febbraio 1943
10 Luglio 1943
19 Luglio 1943
25 Luglio 1943
13 Agosto 1943
8 Settembre 1943
9-10 Settembre 1943
10 Settembre 1943
Settembre 1943 - Giugno 1944
28 Settembre - 1 Ottobre 1943
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L'Italia entra in guerra a fianco della Germania
Firma del patto tripartito tra Germania, Giappone e Italia
Attacco italiano contro la Grecia
Vittorie britanniche in Cirenaica e nell'Africa Orientale Italiana.
Si arrendono il Duca d'Aosta ed i difensori dell'Amba Alagi
La Germania attacca l'Unione Sovietica. L'Italia parteciperà
successivamente su questo fronte di guerra
I giapponesi distruggono con un attacco aereo la base navale
degli Stati Uniti di Pearl Harbor (Hawaii)
Controffensiva sovietica sul fronte di Mosca
Offensiva di Rommel in Libia
Vittoria dell'VIII Armata britannica al El Alamein
Battaglia e capitolazione tedesca a Stalingrado. Oltre 100.000
italiani morti in combattimento o dispersi nella ritirata
dall'Unione Sovietica
Sbarco anglo-americano in Sicilia
Pesante bombardamento su Roma. Colpiti i quartieri popolari
attorno allo scalo S.Lorenzo. Molte le vittime.
Riunione del Gran Consiglio e caduta del Fascismo. Arresto di
Mussolini. Governo Badoglio
Roma è nuovamente bombardata
Armistizio con gli anglo-americani. Fuga di Vittorio Emanuele III
a Brindisi. Mussolini, liberato dai tedeschi dalla sua prigionia, a
Campo Imperatore sul Gran Sasso, insedia al Nord la Repubblica
Sociale Italiana
A Roma combattimenti tra tedeschi e italiani
Roma viene dichiarata "città aperta"
Roma subisce per nove mesi l'occupazione nazi-fascista
Insurrezione di Napoli contro i tedeschi
13 ottobre 1943
16 Ottobre 1943
22 Gennaio 1944
23 Marzo 1944
24 Marzo 1944
5 Aprile 1944
Maggio 1944
4 Giugno 1944
6 Giugno 1944
15 Agosto 1944
Agosto 1944 - Aprile 1945
Febbraio 1945
25 Aprile 1945
8 Maggio 1945
6 Agosto 1945
20 Agosto 1945
9 Maggio 1946
2 Giugno 1946
L'Italia dichiara guerra alla Germania ed è riconosciuta nazione
"cobelligerante" degli alleati
Rastrellamento nazista nel ghetto di Roma. Arresto e
deportazione degli ebrei
Sbarco americano ad Anzio. Il fronte si arresta a Cassino
Attentato di via Rasella
Eccidio delle Fosse Ardeatine
Fucilazione a Torino del generale Perotti con i componenti del
comando militare del CLN piemontese
Offensiva alleata per liberare Roma.
Liberazione di Roma
Sbarco alleato in Normandia
Roma torna ad essere sede del governo italiano
Il fronte italiano si arresta sulla linea Gotica
A Yalta (Crimea) conferenza tra Roosevelt, Churchill e Stalin
sull'assetto del mondo dopo la guerra
Liberazione dell'Italia
Resa della Germania e fine della guerra in Europa
La prima bomba atomica sganciata dagli americani sulla città
giapponese di Hiroshima, seguirà una seconda su Nagasaki.
Resa del Giappone. Fine della seconda guerra mondiale
Abdicazione di Vittorio Emanuele III a favore del figlio Umberto
Referendum istituzionale e proclamazione della Repubblica
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PREMESSA
Questo piccolo libro 'L'Immagine e l'Immaginario' - pubblicato nel 1995 dalla editrice
Seat -raccoglie i disegni e racconta emozioni e ricordi del bambino Marcello durante
gli anni della guerra vissuti a Roma.
L'intenso vissuto familiare e l'impegno politico e civile dei genitori sono gli elementi
che hanno determinato la spinta emotiva nei disegni del bambino di allora.
Il libro, per scelta personale rimasto fuori da ogni distribuzione commerciale, viene
riproposto nella sua veste originaria con qualche approfondimento e accompagnato
da fotografie dell'epoca per meglio rafforzarne il contesto storico.
Oggi, in questo clima di ricorrenze celebrative per i centocinquant'anni dell'unità
d'Italia, partendo da una Torino, prima capitale, festosamente imbandierata, è più
che mai necessario accomunare idealmente i valori del Risorgimento e della
Resistenza, riportando in prima linea gli ideali e la lotta di un popolo per la liberazione
e l'unità della Patria.
E' un dovere recuperare il senso civico, insieme ai principi di solidarietà e di unità,
basi indispensabili per una umana convivenza e per ribadire il valore di una coscienza
nazionale condivisa.
NOTA
L’autore dichiara di aver fatto quanto in suo potere per rintracciare tutti gli aventi diritto delle
fotografie pubblicate e si dichiara disponibile ad adempiere ai propri obblighi.
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Marcello
"bambino di guerra"
La copertina della precedente edizione
Un grazie all’amico Pino Mayda per l'incoraggiamento e i suoi preziosi suggerimenti.
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Prefazione
E' il 1995. A cinquant'anni dalla Liberazione riprendo in mano i miei disegni dopo tanti anni: li
riguardo con commozione rivivendo come in un "flash-back" i fatti che emotivamente hanno
segnato la mia vita di "bambino di guerra”.
Rivivono sensazioni soltanto mie: disegni conservati, perduti, ritrovati.
Li ho guardati cercando di immedesimarmi con gli occhi della mia fanciullezza, e ci sono riuscito.
La documentazione di quegli avvenimenti, che hanno lasciato dei solchi profondi nella storia del
nostro Paese, viene oggi riportata alla ribalta da storici, studiosi e giornalisti che attraverso
testimonianze dirette, immagini e voci ci fanno ripercorrere quella strada di sofferenze e di lotta.
Questi sono invece disegni nei quali l'immaginazione si mescola alla realtà.
Alcuni sono stati eseguiti in contemporanea ai fatti; altri, ispirati ad avvenimenti reali, sono nati
graficamente sulla base delle notizie ascoltate alla radio o nell’ambito familiare.
Ed è proprio in questo ambiente, dove emerge il ricordo dei miei genitori, figure importantissime
nella mia infanzia e nella mia formazione, che vivono con passione e determinazione giorni di forte
impegno politico e civile, che si realizza con il disegno il mio infantile desiderio di essere in qualche
modo protagonista.
Il bambino è cresciuto, ma penso sia molto importante che oggi nella mia vita sia ancora vivo e
presente quel bambino di tanti anni fa.
Mi accorgo che memorie e ricordi mi hanno preso per mano sul filo di una trama interiore dalla
quale mi riesce difficile distaccarmi.
I primi ricordi sono legati ai nonni materni: il nonno mi raccontava che, quando era studente
universitario a Napoli, aveva acclamato con entusiasmo patriottico Garibaldi in visita alla città
partenopea. La nonna era molto religiosa: quante preghiere e quante messe ascoltate nella Chiesa
Parrocchiale di Santa Teresa in corso d'Italia; e che bel ricordo conservo di quella lenta processione
serale percorsa al suo fianco nelle vie del quartiere con un piccolo cero acceso in mano.
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Un avvenimento mi è
rimasto nella memoria: la
visita di Mussolini ed Hitler al
Museo Borghese. La gente è
in attesa per vederli. Ci sono
anch'io con la nonna. Ed
eccoli uscire: sono in divisa
da parata militare e salgono
a passo svelto su una
macchina scoperta, scortati
da un grande spiegamento
della milizia fascista che
rende gli onori militari.
Siamo a fine maggio 1938 e questo incontro segnerà il preludio del patto d'Acciaio tra Italia e
Germania.
Questo episodio, anche se avevo solo quattro anni, mi è rimasto scolpito nella memoria.
Per la visita di Hitler a Roma tutto doveva essere mostrato all’illustre ospite in modo grandioso e
spettacolare: le grandi parate,le manifestazioni, gli scenari...
Alcuni scorci della vecchia città, ritenuti poco presentabili,erano stati schermati con grandi quinte di
cartone dipinto.
Circolava in proposito un sonetto in romanesco attribuito al grande Trilussa:
”Roma de travertino / rifatta de cartone
saluta l’imbianchino / suo prossimo padrone”
Il poeta con tono bonario e ironico aveva già capito come sarebbero andate le cose.
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Di seguito si riportano alcuni giudizi espressi a suo tempo nell'occasione della precedente edizione
del libro:
"E' un singolare documento di psicologia infantile questa raccolta di disegni composti da Marcello
Cossu cinquant‘anni fa, a partire da quando aveva poco più dl sette anni.
Non solo per l'icasticità del tratto di penna, che mostra una non comune dote di illustratore, ma
anche per il contenuto di tali disegni, che si riferiscono pressoché tutti a fatti salienti della vita
italiana e internazionale in quegli anni cruciali che vanno dal 1942 al 1946: la guerra, Ia caduta del
fascismo, l‘invasione dell'Italia da parte delle truppe tedesche, Ia repubblica di Salò, il ritorno della
democrazia, il referendum istituzionale, la proclamazione della Repubblica.
Quel bambino doveva respirare in famiglia un'atmosfera di intensa partecipazione a tutto ciò che
stava avvenendo intorno a Iui; ma di suo, certamente, c'era una particolare vivacità e sensibilità,
che nessun clima familiare basta, di per se, a motivare”.
Paolo ALATRI storico
"Ho guardato e Ietto con molto interesse questo libro di disegni e testi sulla guerra a Roma e mi pare
che tocchi un problema di grande importanza relativo agli effetti che quella guerra produsse sui
ragazzi, questione che può interessare molto gli psicologi - oltre che gli storici . Alla presentazione di
un libro ho udito il giornalista Demetrio Volcic (anche lui ragazzo negli anni della seconda guerra
mondiale) citare il libro di uno scrittore polacco nel quale si spiegava quale trauma costituisca per un
bambino aprire gli occhi sul mondo in un momento in cui il mondo circostante è sconvolto dalla
guerra. Gli adulti sanno che esistono anche altre realtà. Il bambino immagina viceversa che l'unica
realtà sia quella."
Piero MELOGRANI storico
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"Questi bellissimi disegni di Marcello Cossu costituiscono un brano importante della nostra storia
patria ed è straordinario come, viste dagli occhi di un bambino ed annotate sui fogli del suo album di
scolaro, le tragiche vicende di quei tormentati anni che vanno dal 1942 al 1946, ci vengano
trasmesse in termini cosi fedeli ed immediati. Siamo di fronte a una vera e propria testimonianza
illustrata, sincera e reale come di rado capita di incontrare negli eventi storici."
Giuseppe MAYDA giornalista e storico
"Seguendo le emozioni grafiche di un bambino di 50 anni fa si rimane colpiti dalla vivacità e
dall'intensità con cui viene captata ed espressa la realtà oscura e crudele di quegli anni. Sarebbe
utile, credo, far vivere ai bambini di oggi - anche tramite la scuola - quei tempi e quegli eventi visti
attraverso gli occhi dl un bambino."
Tullia ZEVI Presidente Unione Comunità Ebraiche Italiane
"Un libro di disegni e testi sugli anni di Roma occupata dai nazisti, una grande, sincera emozione. Le
immagini fissate dal bambino Marcello mi hanno riportato - come nessun film o libro era riuscito - ai
ricordi, ai sentimenti del bambino Sandro.
L'avventura della nostra vita d'uomini è in questo libro raccontata con straordinaria semplicità."
Alessandro CURZI giornalista
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Sapevo disegnare, me lo dicevano un po' tutti, e mi divertiva farlo.
E poi, un conto è descrivere un episodio, che comporta per un bambino una maturità maggiore ed
un uso appropriato della lingua, e un conto è disegnare, che è un modo di comunicare immediato e
personale. Il tratto della matita è un segno silenzioso che riflette in parte il mio carattere, e mette in
luce i miei cromosomi sardi: il segno preferito alla parola.
Il primo disegno tracciato su un taccuino è datato 22 marzo 1942. Non avevo ancora 8 anni, e
cominciavo a guardarmi attorno con attenzione; uscivo dalla prima infanzia, da quel limbo dorato
ricco di affetti familiari, i nonni materni che vivevano nella nostra casa, i genitori, mio fratello e la
fedelissima domestica sarda Mariantonia che vivrà con noi per sempre come persona di famiglia.
Ero entrato nell'età del giudizio: le prime responsabilità, i compiti e la prima adunata da ‘figlio della
lupa’ nel cortile della Grazioli Lante della Rovere di via Tevere. Una scuola elementare statale
efficiente, ordinata, dove avevano studiato i figli più giovani del Duce.
In casa, una famiglia i cui ritmi di vita erano scanditi dagli orari scolastici: docenti i genitori,
professori nei licei di Roma e studenti i figli, io e mio fratello Mario di quattro anni più grande.
Abitavamo in via Po nel quartiere Salario. Villa Borghese era vicinissima, meta dei nostri svaghi, di
nuove amicizie e di furibonde partite di calcio al Parco dei Daini, con una palla di stracci pressati e
legati stretti. Questo era l'ambiente in cui vivevo; devo aggiungere per dovere di cronaca che mio
padre era antifascista, il suo dissenso per il regime era totale: non solo ideologico, quale liberale,
ma direi quasi di repulsione fisica, considerando il fascismo compendio di volgarità, arroganza, di
cattivo gusto che feriva la sua sensibilità.
Titolare di cattedra per l'insegnamento del latino e del greco in un prestigioso Liceo di Roma,
svolgeva con competenza e dignità la sua 'missione' didattica seguito dalla costante e gratificante
stima dei suoi allievi. Le autorità scolastiche, ben conoscendo la sua ostilità al regime, gli negavano
quei riconoscimenti che meritava, non includendolo neppure nelle commissioni per l'esame di
stato, preferendogli giovani colleghi di provata fede fascista...
Mi racconterà un episodio di quegli anni: il preside lo aveva segnalato, considerato il suo valore di
docente, per una medaglia d’oro al merito. Una mattina si era presentato un ispettore del ministero
che assistette alla lezione seduto all’ultimo banco dell’aula. Al termine si congratulò: ”Professore, è
stata una lezione bellissima, ma onestamente le devo già anticipare che non avrà alcun
riconoscimento, perché non è iscritto al partito:”
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Questo suo dissenso per il regime si rafforzò con l'alleanza con la Germania, per una guerra di
aggressione basata sull'odio, sull'antisemitismo, sul razzismo, principi estranei ai sentimenti di un
popolo di fondo pacifico, tollerante e con una forte connotazione cattolica.
I ricordi più vivi degli anni della guerra, quei sinistri lamenti della sirena che preannunciava il
pericolo di incursioni aeree anche di notte: ci precipitavamo nelle cantine del nostro stabile adibite
a ricovero e lì, col passare delle ore (il cessate allarme sembrava non arrivare mai), sentivo i discorsi
sempre più preoccupati della gente, che sotto voce rinfacciava al fascismo la colpa della guerra, dei
bombardamenti sulle città .
Se faccio mente locale risento il rombo sordo degli aerei americani, 'le fortezze volanti', che
sorvolavano Roma.
Ricordo alcuni cibi poveri, il gusto del castagnaccio e quello della marmellata di pomodori.
I disagi del razionamento dei generi di prima necessità, l'oscuramento, i bombardamenti, le notizie
incerte di figli e di fratelli richiamati a combattere su fronti lontani; si percepiva chiaramente che al
di fuori dell'enfasi propagandistica dei bollettini di guerra le cose andavano male. La gente, anche se
sommessamente, cominciava a dissociarsi da una guerra che considerava solo la guerra dei fascisti...
la guerra di Mussolini.
Mi sentivo protetto dalla famiglia, che cercava di attenuare con un atteggiamento più affettuoso i
disagi ed i turbamenti in una situazione così difficile.
Comincia adesso la sequenza grafica: il mio diario segreto che custodivo in fondo al cassetto del
comodino, l'ordinata raccolta di disegni con i loro titoli ingenui. Non avevo modelli se non le mie
osservazioni. C'è un pò di ”neo realismo” dove il tratto si sofferma sulle persone, sull’ambiente, sui
dettagli riportati fedelmente dalla realtà.
Il disegno che preferisco? Certamente il ritratto del Papa per il senso di pace che infonde tra scenari
di violenza e di guerra; ma quello che considero il mio piccolo capolavoro è la “retata” che fissa la
scena con una molteplicità di episodi che ne rafforzano la drammaticità.
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La fila
E' I'inizio di una primavera che segue I'inverno 1941/42, secondo le cronache il più duro dei cinque
inverni di guerra.
Siamo al mercato rionale di via Metauro attorno ad una bancarella dove la gente si pressa e fa la fila
per comprare le patate: la donnetta con la sporta, quella con le bottiglie, l'uomo che protesta
agitando un nodoso bastone e la guardia che mette ordine.
Si nota il cestino legato alla corda che, sapientemente manovrato dalla persona alla finestra, si
protende in basso per partecipare alla distribuzione.
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Le notizie dal fronte africano sono lo spunto per i due disegni successivi: la vita in un villaggio
abissino ed uno scontro a fuoco che impegna i nostri soldati contro inglesi e truppe di colore.
Villaggio abissino
Scaramucce in A.O.I. (Africa Orientale Italiana)
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Il precario impero coloniale africano è definitivamente perduto.
Con I'onore delle armi si sono arresi con il Duca d‘Aosta i difensori dell'Amba Alagi e anche l'ultima
resistenza italiana in Etiopia si è spenta già alla fine del 1941.
Il 28 Ottobre 1940 l'Italia aggredisce la Grecia. L'esercito ellenico , respinto l'attacco, costringe gli
Italiani a difendersi in territorio albanese. Solo l'intervento dell'alleato tedesco nella primavera
successiva piegherà la resistenza del governo di Atene, costringendo la Grecia alla resa.
Nel Giugno 1941 la Germania attacca l'Unione Sovietica.
L'Italia parteciperà successivamente su questo fronte di guerra con conseguenze disastrose.
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Soldati del Reich
I tre disegni successivi sono quasi un tributo all'efficiente alleato germanico: si vedono armatissimi
soldati del Reich e accampamenti attrezzati con mezzi e camion.
E' prevalentemente I'alleato tedesco, impegnato su tutti i fronti, a sostenere il peso della guerra.
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Campo tedesco
Posto di macchine tedesco
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L' Italia, entrata nel conflitto sulla scia delle vittorie tedesche e confidando in un rapido epilogo di una
guerra vittoriosa, si dimostra presto del tutto impreparata.
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Sconfitta per mare e per terra, deve
ricorrere all'intervento tedesco, l'Afrika
Korps del maresciallo Rommel, per
contrastare gli inglesi in Libia.
Ma presto la situazione peggiora; la sconfitta delle forze italo tedesche ad EI Alamein e la perdita di
tutti i territori africani, l'annientamento da parte dei russi a Stalingrado dell'armata tedesca
comandata dal generale Von Paulus.
Ormai la guerra è al giro di boa.
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Le persone che valutano realisticamente la situazione bellica all'inizio del 1943 comprendono che la
guerra è irrimediabilmente perduta.
L'industria bellica americana che produce a pieno ritmo mezzi ed armi in grande quantità, le
sterminate risorse umane dell'Unione Sovietica, la tenacia dimostrata dagli inglesi nel difendere
ogni lembo di terra del loro Impero; sono tutti questi elementi a convincere i più ragionevoli che
I'unica salvezza è solo in un rapido disimpegno dal conflitto.
Considerata I‘anello debole dell'alleanza, l'Italia è violata nella sua integrità territoriale: la Sicilia è
invasa, le città subiscono terribili bombardamenti.
Seguiamo con apprensione in famiglia la notizia dello sbarco in Sicilia. Lo zio Salvatore, il fratello
maggiore di mio padre, è prefetto di Siracusa. Verrà arrestato e deportato dagli americani in
Tunisia.
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Un "pizzardone" in servizio
A Roma "un pizzardone" - così si chiamano familiarmente a Roma i vigili urbani - sembra
sdrammatizzare la situazione dirigendo il traffico a piazza Fiume dove tram, carrette e pedoni si
contendono la precedenza.
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Pio XII
Il 19 luglio 1943 le fortezze volanti bombardano Roma per la prima volta, interi quartieri riportano
gravi danni. Molti i morti.
Il Papa accorre in piazza San Lorenzo tra la popolazione atterrita e sgomenta, a portare la sua parola
di conforto.
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La figura ieratica di Pio XII è il ricordo di un' udienza privata concessa dal Papa alla mia famiglia negli
ultimi giorni del luglio 1943 tramite un prelato sardo amico dl mio padre.
II giorno prefissato, non trovando un taxi, prendemmo la circolare rossa a Piazza Quadrata ed
arrivammo in Vaticano attraversando la città.
Mia madre aveva nella borsetta un velo nero che si mise sul capo nell'anticamera papale.
La bianca figura di Papa Pacelli entrò sorridente, a passo svelto, nella sala dove Io attendevamo:
conversò affabilmente con mio padre per qualche minuto. "Siamo alla vigilia di gravi avvenimenti"
fu una sua frase; si informò degli studi miei e di mio fratello. Esortò tutti a pregare con fede la "
Grande Mamma Celeste" per la Sua intercessione ad evitare per il nostro paese ulteriori distruzioni.
Risento ancora la nostra voce che si unisce a quella del Papa nella recitazione dell'Ave Maria.
Ci benedisse e si accomiatò. Ad ognuno di noi fu donato un rosario bianco in un astuccio con lo
stemma pontificio.
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Ma ormai la situazione
precipita: il Re Vittorio
Emanuele
III
esautora
Mussolini e lo fa arrestare,
nominando al suo posto
capo del Governo il
Maresciallo Pietro Badoglio,
un generale fedelissimo alla
corona.
E' il 25 luglio 1943, che passerà alla storia come il giorno della caduta del fascismo: ecco l'evento
drammatico presentato con un titolo molto 'leggero': “Quando se ne andò via il fascismo”.
Si vedono capannelli di gente, un uomo in camicia nera attorniato minacciosamente da più persone
e additato da altri, simboli abbattuti del regime, sventolio di bandiere, scritte inneggianti al Re, a
Badoglio e alla pace, e quelle già anticipatorie di abbasso HITLER e viva STALIN.
Si nota un attacchino con la scala e un manifesto appena affisso su cui giganteggia la parola
ORDINE; è un proclama di Badoglio che invita la popolazione alla calma e vieta qualsiasi
manifestazione e assembramento di persone.
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Quando se ne andò via il fascismo
E intanto la guerra continua a fianco della Germania.
I tedeschi hanno compreso che l'uscita dal conflitto dell'alleato italiano è nell'aria, la resa è ormai
imminente e fanno affluire numerose divisioni in Italia.
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Ecco l'ordinanza che vieta categoricamente assembramenti e dimostrazioni popolari.
La repressione sarà dura: si spara contro i cittadini che manifestano per strada la loro esultanza per
la caduta del fascismo. Ci sono morti per le strade.
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Siamo all‘8 settembre del 1943.
Viene firmato l'armistizio, in sostanza una resa incondizionata, e cessa lo stato di belligeranza
contro gli Anglo-Americani
I tedeschi reagiscono ed è questa una data tragica per il nostro Paese; l'esercito è lasciato allo
sbando senza direttive ed ordini precisi, gli alti comandi sono latitanti, il Re ed il Governo fuggono
da Roma.
Centinaia di migliaia di soldati italiani, pur con significativi e sanguinosi episodi di resistenza devono
arrendersi ai tedeschi in Albania, in Jugoslavia in Grecia, e vengono internati in Germania.
Solo pochi collaboreranno; la maggioranza subirà una durissima prigionia che comporterà migliaia
di vittime.
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Stroncata nel sangue l'estrema difesa della città a Porta S.PaoIo, dove civili e militari tentano
eroicamente di resistere alle forze tedesche, i paracadutisti del generale Student entrano in Roma.
E' la mattina del 12 settembre: li vedo dalle finestre della casa di via Po. Grandi camion girano più
volte per le strade, sono pieni di giovani paracadutisti armati di tutto punto con mitragliatrici e
bombe a mano: silenziosi, attenti, guardano verso le finestre delle case con le armi spianate,
scrutano minacciosi.
La gente guarda muta e sbigottita. Un vicino scende in strada: è un anziano malfermo sulle gambe,
invalido della prima guerra mondiale, agita il suo bastone e grida forte: "Tedeschi, andatevene a
casa vostra! "
Viene sospinto dai passanti in un portone per evitare il peggio. Cadono tutte le illusioni! La pace non
si potrà ottenere firmando un armistizio su di un pezzo di carta.
Per ottenerla il popolo italiano dovrà subire sul proprio territorio una guerra tra eserciti stranieri,
dovrà battersi per la liberazione del Paese e pagare ancora con una guerra civile un ulteriore prezzo
di distruzioni, lacrime e sangue.
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I tedeschi entrano in Roma
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Mussolini, liberato dai paracadutisti tedeschi a Campo Imperatore sul Gran Sasso dove è tenuto
prigioniero, dà vita alla Repubblica Sociale Italiana e costituisce un governo fascista di
collaborazione con la Germania.
Comandante dell'esercito che si va ricostituendo con il richiamo dei giovani di leva è il Maresciallo
Rodolfo Graziani.
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A sinistra, il Maresciallo Graziani
Soldati della R.S.I.
L'Italia è spaccata in due: a Brindisi il Regno del Sud con il Re e Badoglio. Gli angloamericani ora
"alleati" risalgono faticosamente la penisola, al loro fianco combattono i volontari del Corpo Italiano
di Liberazione. Nel centro nord la Repubblica Sociale di Mussolini alleata con i tedeschi. Il fronte di
Cassino a sud di Roma è il caposaldo nevralgico della difesa: la Linea Gustav. L'antica abbazia
benedettina verrà completamente distrutta da un terribile bombardamento aereo. La battaglia di
Monte Cassino sarà definita come la più lunga e tra le più cruente della seconda guerra mondiale. Vi
combatterono e morirono tedeschi, italiani di entrambi gli schieramenti, americani, inglesi, francesi,
polacchi e tanti altri giovani soldati venuti da paesi lontani.
Salvatore, il giovane fratello della nostra fedele Mariantonia, è un soldato e come tanti altri è
travolto dalla tragedia dell'otto settembre: sbandato, stremato, a stento è riuscito a raggiungere
Roma. Viene rifocillato e nascosto. E poi che fare? l bandi per i militari sono perentori: presentarsi
immediatamente ai distretti territoriali per ricostituire il neo esercito fascista del maresciallo
Graziani, pene gravi sono previste per chi disubbidisce e per chi dà protezione. Non è possibile
nasconderlo più a lungo in casa e Salvatore, assistito da amici, raggiunge una tenuta agricola
dell'alto Lazio, dove troverà ospitalità e lavoro.
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Un commerciante ebreo di via Po, di cui mia madre è cliente da anni, teme il saccheggio e le chiede
di custodire la merce del suo vicino negozio.
Verrà più volte di sera trasportando grossi pacchi, colmi di tagli di stoffa che depositerà a casa
nostra.
L'insurrezione di Napoli
E' l'insurrezione di Napoli: dal 28 settembre e per più giorni la popolazione insorta lotta contro i
tedeschi. Si vede lo sventolio di bandiere e violenti,, drammatici scontri.
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Soldati americani lottano per le vie di Napoli
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Soldati tedeschi svaligiano Ie case a Napoli
Segue l'ingresso delle truppe angloamericane a Napoli e soldati tedeschi che, stando alle notizie
trasmesse da Radio Londra, compiono saccheggi nell'abbandonare la città.
Nella mia ingenuità di bambino, rappresento il saccheggio come un trafugamento caotico degli
oggetti di valore del salotto di casa mia: quadri, candelieri, vasi...
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Radio Londra fu durante l'occupazione tedesca di Roma la sola fonte sicura di informazione al di
fuori dei giornali radio ufficiali di propaganda fascista.
Alle nove di ogni sera, preceduta dalle note della V di Beethoven, ecco la voce amica di Radio
Londra: ci siamo tutti all'ascolto. Mio padre, nella stanza più appartata della casa, manovra le
manopole di una enorme Radio Marelli, che trasmette tra gracidii ed interferenze di ogni tipo; tutti
sono attenti, seguono con grande tensione, ci sono vicini di casa, amici e colleghi dei miei genitori.
E dopo la trasmissione si spande nella casa il profumo di caffé, o meglio del surrogato di caffè,
preparato da Mariantonia solo per "i grandi". Ognuno gusta in religioso silenzio la sua tazzina
interrompendo per una breve pausa gli accalorati commenti alle notizie appena ascoltate.
Ci sono disposizioni severe che vietano l'ascolto di stazioni radiofoniche nemiche e la propagazione
di notizie antitedesche. Per i trasgressori oltre a pesanti sanzioni economiche è prevista la
reclusione.
Mio padre, per la sua costante e coerente opposizione al fascismo è diventato punto di riferimento
per un numeroso gruppo di professori che frequentano casa nostra.
Ho un ricordo legato alla triste immagine dell’estremo saluto a mio Padre, mancato in età molto
avanzata, quasi un superstite della sua generazione. Pochi erano i presenti alla tumulazione nella
tomba di famiglia al Cimitero del Verano.
Tra gli altri un gruppo di persone ormai mature, suoi ex studenti rimasti sempre in contatto con il
loro Professore per averne un consiglio, un giudizio , "una voce amica saggia ed autorevole.”
Un signore anziano rimasto a capo scoperto sotto la pioggia, si congedò in lacrime con una frase
semplice e significativa: “Ho perso il mio Maestro”
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Fascisti e comunisti...
Un'altra persona è entrata in famiglia, è la signora Berta Mortara alias “zia Rosinella".
E' un'anziana amica sfuggita per caso all'arresto ed alla deportazione degli ebrei che si è rifugiata a
casa nostra e vivrà con noi, sino alla liberazione di Roma, sotto la falsa identità di una zia di mia
madre. Si renderà utile facendo compagnia e assistenza alla nonna Laura, paralizzata e
immobilizzata su una poltrona.
La Signora Berta ha una domestica anziana con cui convive da moltissimi anni, rimasta nella casa da
lei abbandonata. Un giorno la Gigia, questo è il suo nome, si presenta per salutare la sua 'padrona'.
Viene severamente sgridata perchè ha messo in pericolo la sicurezza di tutti. Ci sono ricompense
per chi denuncia gli ebrei nascosti. Poteva essere seguita. Racconta di tutte le precauzioni che ha
preso: entrata in chiesa, è poi uscita di nascosto da una porta laterale. La signora Berta le ordina di
non venire più a casa nostra. La povera Gigia se ne va via piangendo.
Dai racconti della signora Berta sugli scontri tra squadristi fascisti e oppositori all'inizio degli anni '20
e dalla canzoncina di allora "Fascisti e comunisti giocavano a scopone e vinsero i fascisti con I'asso
di bastone" ecco il disegno.
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Con l'applicazione delle leggi razziali, nel novembre del 1938 i cittadini italiani di religione ebraica
vengono discriminati ed espulsi dalle professioni, dalla pubblica amministrazione, dalle scuole come
docenti e come studenti anche se pienamente inseriti nella comunità civile; vengono emarginati ed
umiliati. Questa violenza diverrà persecuzione fisica con l'occupazione tedesca di Roma.
Con il grande rastrellamento operato dai nazisti il 16 ottobre 1943, nella zona dove da secoli vive
gran parte della comunità ebraica raggruppata intorno alla Sinagoga, oltre mille ebrei vengono
avviati nel campo di internamento di Auschwitz. Pochissimi saranno i sopravvissuti.
Davide Tagliacozzo è un bambino della mia età che ho conosciuto nell'immediato dopoguerra.
Mi racconterà come si era salvato dal rastrellamento operato dalla polizia in quel giorno.
Alle prime luci dell'alba c'è un gran movimento in strada: le famiglie ebree vengono prelevate dalle
loro abitazioni e sospinte sui camion. Il padre comprende immediatamente il grande pericolo e
nasconde la moglie e i due bambini in un balconcino della casa dove si rannicchiano terrorizzati in
silenzio. Chiude le imposte, ricompone i letti disfatti e si presenta ai gendarmi.
'E gli altri dove sono?' hanno l'elenco dei componenti della famiglia.
'Sono sfollati in campagna dai parenti'. Lascerà così la casa da solo per non tornarvi mai più.
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Ricordo un episodio con mia madre: è il 28 ottobre 1943 (ricorrenza della marcia su Roma ed inizio
dell'era fascista). Non ne ho tratto un disegno e me ne dispiace in quanto ancora oggi tutto è nitido
nella mia mente. Dinanzi ad una banca un giovane commesso salito su una scala armeggia per
appendere la bandiera all'asta; subito si è formato un capannello di gente, qualcuno chiede il
perché e quello quasi schermendosi risponde " E' arrivato I‘ordine dalla Direzione: è il 28 ottobre".
Mia madre è impulsiva e non sa trattenersi: "la metta a mezz'asta quella bandiera!" Qualcuno
sorride, un altro insiste e ripete la frase: "si mettila a mezz'asta!"
Interviene un uomo con rabbia.
Insulta mia madre, le ingiunge
di andarsene e di ringraziare
quel bambino che tiene per
mano (ero io) se non la porta in
questura.
Tornando a casa mia madre
rendendosi conto della sua
imprudenza mi pregò di non
dire nulla a mio padre. E' un
piccolo segreto che ho sempre
mantenuto.
Nel momento di disgregazione dello stato, dello sfacelo militare conseguente all'8 settembre, nasce
la Resistenza, resistenza ai tedeschi che occupano il paese: primi nuclei sono costituiti dai militari
che non hanno abbandonato le armi, da elementi politici, ma sono soprattutto i giovani di leva
richiamati per costituire il neo esercito fascista che si danno alla macchia ingrossando le fila della
Resistenza.
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A fianco della resistenza militare c'è quella civile, della popolazione che pur nell'indigenza e tra
grandi difficoltà e rischi personali dà sostegno alle unità partigiane combattenti.
E' la somma inoltre di tutti quei comportamenti, spesso individuali, che si traducono nel dar rifugio
ai ricercati, ai renitenti, agli ebrei.
Ognuno a suo modo cerca di concorrere come può ad affrettare la fine di quella tragedia che
travolge il paese.
Patrioti irrompono in un garage
Nel disegno, l'irruzione notturna di patrioti in un garage.
estendendo nei territori occupati dai tedeschi.
Le azioni di sabotaggio si vanno
Nelle illustrazioni si notano sovente errori nel titolo, portati forse dalla fretta di realizzare il disegno
a scapito della precisione ortografica.
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Partigiani intenti a sabotare una linea ferroviaria
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Scontro in via Po
Un giorno di ottobre verso sera un gran botto sotto casa.
Si corre alla finestra: due macchine della Wehrmacht, arrivate a gran velocità, si sono scontrate
all'incrocio con via Salaria.
La gente accorre e presta aiuto: ci sono feriti e contusi; i più non nascondono, con una punta di
cattiveria, la soddisfazione di vedere i tedeschi col ...sedere per terra.
Rivedo raffigurata l'edicola del giornalaio, il sor Peppino, dove mio padre comprava il solo
quotidiano che entrava in casa in quel periodo, "l‘Osservatore Romano", unico giornale al di fuori
della stampa del regime.
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La stazione
Parte una famiglia di amici: si spostano i ministeri al Nord e molti funzionari statali non hanno
saputo resistere all‘ordine di trasferimento. Il premio in denaro e la carriera sono gli incentivi
offerti; ma è soprattutto la famiglia il motivo della sofferta decisione.
Mio padre disapprova duramente e alla stazione per la partenza siamo io e mia madre soli, quasi di
nascosto. E' un distacco pieno di angoscia, incertezza, paura per il futuro. Il grigiore dell'autunno
inoltrato fa da sfondo al triste commiato. Che succederà domani?
Nella vecchia stazione Termini c'è di tutto: soldati, sfollati, bagagli, erculei facchini, gente che si
cerca, che si chiama, una confusione incredibile.
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Gerarca fascista
Si ricostituiscono le file del partito fascista ed ecco un gerarca alla scrivania del suo studio ricevere
da un portaordini in camicia nera un messaggio.
L‘ambiente ricostruito è quello dello studio di mio padre: rivedo il pavimento piastrellato a scacchi,
gli sgabelli rinascimento, i quadri e la pendola di casa. Ho aggiunto i cimeli africani e il fascio littorio,
simbolo del regime.
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Pollastrini "il malvivente"
Il federale Guglielmo Pollastrini è un nome molto temuto e odiato.
E' un capo della polizia fascista e sede della sua banda è Palazzo Braschi.
E' abile nei camuffamenti e i suoi uomini si infiltrano con successo nelle file, che si vanno formando,
della Resistenza. Seguono arresti, interrogatori, torture.
Momenti di preoccupazione in casa: arresti di amici, di conoscenti, si teme possano cedere alla
violenza degli interrogatori e fare nomi. Per più notti un amico ha paura di essere arrestato e
dormirà a casa nostra, dove si sente più sicuro.
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Kesselring si salva
Ma sicurezza non c'é per nessuno, mio padre è notoriamente antifascista ed è sicuramente già
segnalato dalla polizia tra le persone ostili al regime. I giornali clandestini di tutti i movimenti politici
che circolano in casa (L'ltaIia Libera, L'Unità, L'Avanti) per essere distribuiti tra i colleghi nelle scuole,
trovano precario nascondiglio in un cestino, appeso fuori dalia finestra di cucina, affacciata sul
cortile.
Potrebbe sfuggire ad una disattenta perquisizione della polizia.
II maresciallo Kesselring comandante delle truppe tedesche in Italia, si salva miracolosamente dal
bombardamento del suo quartier generale, il Park Hotel di Frascati.
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Una retata
Una distribuzione di sale o di sigarette e la fila che immediatamente si forma davanti alla rivendita è
I'occasione ideale per una improvvisa "retata". Giunge la polizia che blocca la strada e gli uomini
vengono caricati sui camion.
Si nota un poliziotto che spara in aria per intimidire chi fa resistenza, un uomo trascinato di peso,
uno che fugge dal negozio con un gran movimento di tende, volano i cappelli della gente in fuga
Il disegno è la ricostruzione grafica di un episodio avvenuto nel quartiere.
.
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L'industria tedesca ha continuo bisogno di braccia per mandare avanti la produzione bellica.
Gli operai per necessità sono diventati soldati per cui la polizia, la Gestapo, procede al
reclutamento forzato di lavoratori in tutti i paesi occupati, da mandare come manodopera in
Germania.
L'Italia non fa eccezione.
Un rastrellamento di civili italiani ad opera della polizia tedesca
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Roma città aperta
Il disegno di Roma "Città aperta" è provocatorio e vuole dare invece la sensazione di una città
saldamente in mano ai tedeschi che la presidiano militarmente, occupano i punti strategici,
risiedono in alberghi e pensioni e sono presenti dappertutto. Lo scalo S. Lorenzo rappresenta uno
snodo ferroviario di grande importanza per il rifornimento del fronte tedesco trincerato sulla Linea
Gustav a sud di Roma.
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L'attentato di via Rasella
Attentato di Via Rasella: è il 23 marzo 1944, una bomba nascosta in un carretto da netturbino viene
fatta esplodere dai GAP (Gruppi di Azione Patriottica) al passaggio di un plotone tedesco ed è una
strage.
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Immediata scatta la rappresaglia nazista che
prevede la fucilazione di 10 italiani per ogni
tedesco caduto. La spietata punizione viene
eseguita il giorno dopo: luogo dell'esecuzione
le cave di pozzolana sulla via Ardeatina dove
le SS del colonnello Kappler uccidono 335
italiani.
Dopo faranno saltare le cave
cercando così di mascherare il
massacro.
Le
vittime
sono
prigionieri politici, detenuti sotto
inchiesta,
sospettati
di
favoreggiamento nei confronti
della Resistenza, ebrei ed altre
persone arrestate sul luogo
dell’attentato.
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Tra i martiri delle Ardeatine c'é Pilo Albertelli amico di mio padre e docente nello stesso liceo,
l'Umberto I.
II giorno successivo all'eccidio la signora Albertelli è a casa nostra con i figli Guido e Sergio, miei
coetanei; è stata al carcere di Regina Coeli a chiedere notizie dei marito, c'era una folla di familiari di
altri detenuti che premeva, insisteva, voleva notizie. E' intervenuto il direttore del carcere ha
cercato di rassicurarli: "Sono stati trasferiti al nord, state tranquilli".
E' angosciata, cerca conforto: il crudo comunicato diramato dal comando tedesco sulla rappresaglia
già eseguita non lascia spazio alle illusioni. Ma resta ancora una tenue, ultima speranza… Si
telefona, si chiedono notizie, purtroppo arrivano le risposte: ci sono già testimonianze sul luogo e
sull'ora dell'eccidio, giungono i riscontri puntuali, drammatici… Cadono le ultime speranze... Si
piangono gli amici morti.
Quando la polizia arrestò Pilo Albertelli, filosofo, politico, scrittore, comprese di avere nelle mani un
esponente di spicco della Resistenza romana: le torture e le umiliazioni inflittegli furono pesanti.
"l'unica arma che posso opporre ai miei persecutori è il silenzio". Questo il suo ultimo messaggio ad
un compagno di cella che si salverà.
Il suo nome era quasi una premonizione di sacrificio: Pilo, in ricordo di Rosalino Pilo, patriota
siciliano caduto a Calatafimi nella battaglia che aprì a Garibaldi ed alle sue camicie rosse la strada di
Palermo. Un nome che unisce il primo Risorgimento a quello ideale che vede nella Resistenza un
secondo Risorgimento, come lotta di popolo per la liberazione e l'unità della patria.
Il liceo dove aveva insegnato prenderà il suo nome dopo la liberazione e a Pilo Albertelli verrà
assegnata alla memoria la Medaglia d'Oro alla Resistenza.
Altra vittima è Carlo De Giorgio, un giovane amico di famiglia; tempo prima si era rivolto a mio
padre: "Professore: vorrei anche io partecipare alla Resistenza, ma non so come fare..." Mio padre
ricorderà sempre quella frase che segnò l'inizio di un'attività clandestina conclusasi tragicamente.
Sulla sua scrivania da allora ci sarà la foto incorniciata del giovane amico scomparso.
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Patriota assassinato a piazza Quadrata
E' la ricostruzione di un episodio sentito in casa: I'uccisione di un patriota a piazza Quadrata.
A un appuntamento di elementi della Resistenza nella piazza, all'aperto, a seguito di una delazione,
interviene la polizia fascista che spara. A parte la drammatica scena centrale, c'è un quadro di
tranquilla vita cittadina:
Il filobus dell'ATAC affollato e inseguito da alcuni passeggeri ritardatari, un poliziotto della P.A.I.
(Polizia Africa Italiana) , un milite fascista, due operai cha trasportano una trave, un uomo che se la
prende col cane, uno scopino, un idraulico e il banco di Maccarese dove si vende qualche prodotto
agricolo.
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Un manifestino clandestino
Sulle facciate delle case molti manifesti di propaganda fascista, illustrati dal celebre Boccasile:
"Operai combattete per la patria!", invita al reclutamento di manodopera in Germania; l'uomo
raffigurato dietro alle persiane e la scritta "Il vile si nasconde"; un'ordinanza delle autorità lacerata.
Un coraggioso ha attaccato al muro il giornale clandestino "L‘Unità". Si forma subito un crocchio di
gente che legge, commenta, tutti hanno fame di notizie. La scena si ferma nel momento in cui
interviene un fascista, forse un questurino, che lo strappa.
Si vede un ragazzo fare a pezzi un altro manifestino e un milite della PAl , una signora col cappellino
e le scarpe ortopediche, una donna del popolo con una sporta sulla testa. Alla finestra una coppia
pensa a tutt'altro. Ma è già primavera, è la primavera del 1944.
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Scontri tra partigiani e camicie nere
E' una sequenza fitta di battaglie, di lotte partigiane contro tedeschi e fascisti, di successi alleati, è il
trionfo dell'immaginario sulla base delle notizie sentite alla radio.
Nel sanguinoso scontro tra le case di un paese, c'è un piccolo spunto di innocente quotidianità: i
panni stesi ad asciugare fuori dalle finestre.
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Prigionieri inglesi fuggono
Si susseguono disegni a ritmo incalzante, quasi a favorire l'arrivo degli americani, ad affrettare
quella liberazione che ormai ogni romano con occhi e cuore puntati verso il fronte alleato, fermo ad
Anzio, attende con ansia.
Nel disegno, il campo di concentramento dei prigionieri in fuga è descritto come un campeggio
composto da tende da boy scout.
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Scontri tra partigiani e tedeschi.
Le azioni dei partigiani si fanno più
intense nelle zone occupate. Seguono
rastrellamenti, rappresaglie, fucilazioni,
eccidi di popolazioni inermi da parte
dei nazisti. Una guerra combattuta con
rabbia e ferocia. Continuano i
bombardamenti aerei degli americani
sulle città del nord.
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Soldati tedeschi si arrendono.
Finalmente arrivano gli americani: è la V armata del generale Clark.E' il regalo più bello che ricevo
per il mio compleanno: in quel giorno compio infatti 10 anni, ed ho appena conseguito la licenza
elementare.
Dopo lo sbarco americano ad Anzio a fine
gennaio, i romani si erano illusi di una loro
facile avanzata, di una imminente
liberazione della città, ma I‘accanita
resistenza tedesca e la tenuta del fronte di
Cassino hanno frenato a lungo il loro slancio
e ritardato per più mesi la liberazione di
Roma.
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Soldati americani si affacciano al fatidico balcone di Palazzo Venezia dove il Duce teneva i suoi
discorsi dinanzi ad una piazza gremita da una folla plaudente.
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Soldati americani e inglesi conquistano una postazione tedesca
E' il disegno pubblicato dal quotidiano 'La Repubblica' il 5 giugno 1994 per i cinquantenario della
liberazione di Roma nella testimonianza di 'un bambino di guerra'.
E' il 5 giugno 1944. In casa di amici da un balcone di piazza Quadrata assistiamo al passaggio degli
americani che suscita grande entusiasmo; sono acclamati, stretti in un abbraccio di folla festante,
rispondono lanciando cioccolata e sigarette.
Ognuno vuole toccarli, stringere loro la mano.
Liberati e liberatori si stringono in un clima dl grande esultanza.
La signora Berta ci ha abbracciato tutti, ed è ritornata nella sua casa di via Bergamo.
Il commerciante ebreo, rifugiatosi con la famiglia in un convento, si è salvato dalla deportazione ed
è venuto a riprendersi i pacchi depositati a casa nostra per riattivare l'attività commerciale del
negozio.
E' tornato anche Salvatore il fratello di Mariantonia: è stato bravo a portare il bestiame dell'azienda
agricola in cui lavorava al sicuro sui monti salvandolo dalle razzie degli eserciti che per più giorni si
sono affrontati nella zona dell' alto reatino.
Per questo ha ricevuto un premio in denaro e adesso se ne torna felice nella natìa Sardegna.
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Truppe tedesche bombardate in Crimea
Nel disegno truppe tedesche bombardate da aerei russi mentre tentano di fuggire via mare dalla
Crimea accerchiata.
Mio fratello Mario ha 14 anni, parla bene I'inglese e conosce tanti giovani soldati americani.
Li porta spesso a casa: c‘è un susseguirsi di John e di Jack, ragazzoni del Texas e dell'OkIahoma, che
frequentano casa nostra, stanno volentieri in famiglia.
Poi grande delusione: un soldato americano si è fatto prestare la bicicletta nuova fiammante "Faccio un giro e torno subito!" e... sparisce.
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Il frequentatore più assiduo di casa nostra è un sergente più che trentenne, serio ed educato,
Milton Roncek. E' felice se lo invitiamo la domenica a pranzo, ha un portafoglio a fisarmonica e ogni
tanto Io apre e ci mostra la foto della moglie e dei figli e anche quella del nonno (allora giovane e
appena emigrato dalla Polonia) che, soldato dell'Unione, ha combattuto nella guerra civile
americana.
Alla mia prima comunione ed al piccolo rinfresco che segue la cerimonia c'è anche Milton: questo
invito lo ha gratificato molto in quanto cattolico. Quando tornerà in America, ci scriverà ogni anno
per Natale e con gli auguri ci racconterà della sua vita. E' suo grande desiderio ritornare a Roma,
dove c'è il Papa e i suoi amici italiani e di portare anche la moglie. Passano gli anni ma ci sono
sempre dei contrattempi; problemi con i figli, ha perso il lavoro, si è trasferito in un'altra città, la
malattia... L'ultima lettera è scritta dalla moglie: Milton é morto ed è tramontato anche il loro sogno
di venire a Roma.
Soldati tedeschi si ribellano al nazismo a Vienna
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Bombardamenti sulla Germania
Con lo sbarco alleato in Normandia la guerra in Europa affronta ormai la svolta decisiva. Ecco i
metodici bombardamenti dell'aviazione alleata sulla Germania per mettere in ginocchio I'industria
bellica del nemico e prostrare la resistenza delle popolazioni.
.
Nel tragico rogo di Dresda periranno in una sola notte oltre centomila persone.
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Soldati tedeschi mangiano il rancio
Durante una breve pausa soldati tedeschi mangiano il rancio.
La vita tende ad incanalarsi sui binari della normalità anche se c'é molta confusione. Ci sono ancora
accampamenti americani a Villa Borghese, "sciuscià" e "segnorine".
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L‘omaggio
alle
Fosse
Ardeatine
è
ll
primo
appuntamento per tutta la
famiglia. E' un momento di
grande partecipazione: tutte
quelle bare allineate, dopo la
pietosa esumazione dei corpi,
quei cognomi ricorrenti di
intere
famiglie
ebree
massacrate,
quelle
foto
appese alle pareti dalla pietà
dei parenti, a ricordare quello
strappo
crudele,
quelle
giovani vite stroncate dalla
barbarie più feroce e che
impegnano a non dimenticare
quei morti.
Il nostro mazzo si perde nel
mare dei tanti fiori che la
gente
depone
in
continuazione. Ma il profumo
pur intenso non copre l'odore
acre della morte che ha
impregnato ogni angolo delle
cave e che si percepisce
nell‘aria, rinnovando nel
presenti l'angoscia e I’orrore.
Nella foto il Mausoleo in
memoria dei martiri.
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Mezzi navali tedeschi bombardati sul Baltico
Finalmente ho un album da disegno, pastelli e matite colorate.
Il vecchio taccuino a righe è ormai esaurito.
Ho anche un pallone... vero!
Ho un buon dribbling e gioco come ala sinistra nella squadretta composta dai miei compagni.
Sono diventato tifoso della Lazio che rimarrà la mia "squadra del cuore"
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La borsa nera
Nel disegno la borsa nera, il libero mercato dei profittatori. Ci si trova di tutto, è solo una questione
di prezzo. Due figuri contano i guadagni della speculazione.
Si è costituito un governo di coalizione nazionale. Mio padre ha avuto un incarico in una
commissione per I'epurazione. Ogni mattina un militare con moto e relativo sidecar lo viene a
prendere per portarlo al Ministero della Pubblica Istruzione. Dalla finestra assistiamo divertiti alle
sue maldestre manovre per infilarsi nel sidecar. Di questo incarico non ne parla volentieri, si
dimetterà dopo poco per riprendere l'insegnamento con l'apertura dell‘anno scolastico.
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Mio padre chiese un colloquio e andò da Palmiro Togliatti, alias il compagno Ercole Ercoli, allora
Ministro della Giustizia. Era stato suo compagno di banco negli anni del liceo Azuni a Sassari.
Studente schivo e appartato, condizionato da problemi familiari, dotato di grande intelligenza,
Togliatti era decisamente ‘il migliore’ già negli studi. La sua maturità fu eccezionale: tutti 10 nelle
materie umanistiche. Le strade poi si erano divise. L'incontro non ebbe seguito.
Mio padre era un liberal democratico e la sua visione politica non era in linea con quella del suo
vecchio compagno di scuola. Salvo i ricordi scolastici, non c‘era più niente in comune.
Con grande ammirazione guardava a
De Gasperi, cattolico ma non
integralista, con una visione laica dello
Stato, aperto all'Europa. Ne apprezzava
la grande dignità e il rigore morale.
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Personaggi dell'epoca (da giornali umoristici)
Nei disegni sono rappresentati i personaggi vecchi e nuovi della rinata democrazia: Badoglio,
Vittorio Emanuele lll, Umberto II ancora Luogotenente, e Bonomi, Nenni, Togliatti, oltre a quelli
della politica mondiale: Churchill, Roosevelt e Stalin.
Conferenza dei tre grandi
a Yalta ( febbraio 1945)
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Personaggi dell‘epoca (da giornali umoristici)
C'è in casa un grande fervore, una voglia di fare il più possibile, intervenire dove c'è più bisogno. Chi
può fare qualcosa non deve tirarsi indietro; il Paese è da ricostruire dalle distruzioni subite e le
macerie non sono solo materiali.
Mia madre è instancabile. Con un gruppo di amiche e di giovani colleghe, si dedica a tutte le attività
possibili nell‘ambito della scuola: distribuzione di aiuti, corsi scolastici di recupero per reduci,
assistenza ai bambini di famiglie sinistrate.
L'iniziativa più riuscita è la colonia marina autotrasportata "Pilo Albertelli".
Grazie a questa iniziativa, con modestissimi contributi, superando difficoltà burocratiche di ogni
genere, centinaia di studenti delle scuole romane nei primi difficili anni del dopoguerra potranno
trascorrere, nel periodo estivo, vacanze spensierate al Lido di Ostia.
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La nascita del primo governo dopo Ia Iiberazione di Roma (da"Cantachiaro")
E' il Natale del 1944 e riprendo dal Cantachiaro una bellissima vignetta di un presepe affollato di
personaggi:
Il bambinello è lvanoe Bonomi, capo del neonato governo di coalizione in cui sono presenti gli
esponenti di tutti i partiti; Benedetto Croce è S. Giuseppe; Alcide De Gasperi è la Madonna; Togliatti
è l‘asino e la mucca è Ruini. Pietro Nenni cavalca la cometa ed arrivano i Re Magi con i doni;
Roosevelt porta la zuppa essiccata e Churchill un mazzo di carote (a ricordo del celebre discorso sul
trattamento da riservare agli italiani: il bastone e la carota), gli auguri sono di Stalin.
La zuppa essiccata è la minestra di legumi in polvere che ha sfamato milioni di italiani.
Un parsimonioso brasiliano dona un simbolico pacchetto di caffè.
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Partigiani e tedeschi: l'insurrezione al Nord
Finalmente la fine di tutto!
E' la primavera del 1945, primavera della nuova Italia.
Crolla l'ultima difesa tedesca sulla dorsale appenninica a nord di Firenze, la Linea Gotica; irrompono
le forze alleate nella pianura padana ed è la vittoria finale! Insorgono le città del nord, Genova,
Torino, Milano, scendono le unita partigiane dai loro rifugi: ed è la Liberazione!
Una delle ultime foto del Duce ritratto con i suoi fedelissimi prima della tragedia finale.
Cade con Mussolini anche l'ultimo fascismo, quello della Repubblica di Salò.
Dopo pochi giorni la resa della Germania e la fine della guerra in Europa.
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25 aprile 1945: la Liberazione dell'Italia
Due disegni rappresentano questi avvenimenti.
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Nel disegno datato 28 aprile 1945 è rappresentato un attacco di partigiani ad una postazione
tedesca; si nota sul giovane combattente in primo piano il bracciale delle brigate garibaldine.
Sentivo dalle notizie pervenute che partigiani ed operai nelle città insorte occupavano e
presidiavano le fabbriche per evitare distruzioni da parte dei tedeschi in fuga.
Nella mia realtà di bambino di Roma, conoscevo le chiese, i ministeri, le caserme, i musei, ma non le
fabbriche... Ecco che allora una cisterna mimetizzata piena di carburante poteva rappresentare in
sostituzione un obbiettivo strategico da conquistare e difendere.
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E' tornata la famiglia che ha seguito la Repubblica Sociale al nord. Nella loro abitazione ci sono gli
sfollati e non è facile trovare casa a Roma.
L'amicizia è ancora forte e si rafforza nel momento dell'emergenza. Si dimenticano i contrasti
ideologici. La famiglia amica resterà a casa nostra per il tempo necessario a trovare una
sistemazione adeguata.
Maria Teresa è la bambina più piccola della famiglia ospite: ha la mia età, ci conosciamo da sempre
e tra di noi c'è grande confidenza. Una mattina a Villa Borghese mi regala un anellino, ricavato da un
nocciolo di pesca. Non ho nulla per ricambiare e di slancio le sfioro la guancia con un piccolo, tenero
bacio...
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La vigilia del referendum (da "Cantachiaro")
E' il clima preelettorale che precede il referendum del 2 giugno 1946: monarchia o repubblica?
In casa siamo tutti fieramente repubblicani, ci sono discussioni interminabili con amici e conoscenti
che inaspettatamente manifestano sentimenti monarchici; anche noi ragazzi siamo impegnati nella
propaganda per la vittoria dell'Edera, simbolo della Repubblica.
Per la prima volta votano le donne e nella vignetta tratta dal giornale umoristico "Cantachiaro"
ecco un Umberto Calosso, deputato idolatrato dall'elettorato femminile, De Gasperi vestito da
prete invita a votare, Orlando e Bonomi, politici molto anziani, invocano il potere a nome dei
giovani, un militante comunista, il Re si confida col fedele Badoglio e il dialogo tra padre e figlio
sembra anticipare il movimento dell'Uomo Qualunque...
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Manifestazione studentesca per Trieste Italiana
Frequento la II media al ginnasio Guglielmo Marconi di via Salaria. Una mattina dei primi di maggio
del '46 all'ingresso della scuola ci sono studenti più grandi delle scuole superiori: ci invitano a non
entrare e a manifestare in corteo. E' la prima manifestazione a cui partecipo e ne sono fiero: il
motivo è quello per cui si sono battute generazioni di studenti: I'italianità di Trieste!
II corteo si muove verso il centro e via via si ingrossa; studenti di altre scuole: il Tasso, il Giulio
Cesare... Sono comparse bandiere e cartelli. Giunti a Piazza dell'Esedra, oggi della Repubblica, noto
che la piazza è già affollata, ma non ci sono studenti: è una contro-manifestazione comunista.
Bastano pochi interventi decisi, il mulinare di qualche bastone, un breve scontro ed è... la fuga, un
fuggi fuggi su tutto il fronte. Interviene la polizia, le camionette della celere creano il vuoto nella
piazza e disperdono i manifestanti.
Mentre scappo sento dei colpi di arma da fuoco, il corteo degli studenti si disperde rapidamente.
Sul campo con libri e cartelle resta anche la mia prima penna stilografica, quale personale
contributo alla causa di Trieste Italiana.
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C'era in corso una vertenza internazionale che riguardava la tormentata vicenda dei confini orientali
e che troverà, solo anni dopo, una definitiva soluzione con il ritorno di Trieste all'Italia.
P.S: Per dovere di cronaca debbo aggiungere, ma questo lo ho capito solo più tardi, che la
manifestazione studentesca era "pilotata" da elementi monarchici e obbiettivo del corteo era la
piazza del Quirinale per una dimostrazione a sostegno della monarchia e del Re Umberto II. Infatti
da pochi giorni Vittorio Emanuele III ha abdicato a favore del figlio Umberto, che passerà alla storia
come il "Re di Maggio".
L’entusiasmo patriottico e la partecipazione generosa degli studenti veniva strumentalizzata per fini
diversi da quelli che avevano dato origine alla manifestazione
Con il Referendum del 2 giugno 1946 il popolo italiano voterà in maggioranza per la Repubblica e il
Re lascerà per sempre il Paese. Si ritirerà a Cascais in Portogallo.
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Conclusione
Con "La manifestazione studentesca per Trieste” del maggio ’46, nel clima del
dopoguerra alla infuocata vigilia del Referendum istituzionale del 2 giugno ’46,
termina questo sequenza grafica.
Dalle urne l'Italia ne uscirà repubblicana riaffermando quei principi di democrazia, di
giustizia e di libertà, quel patrimonio di valori conquistato con sofferenza, con
l’impegno generoso di tanti, e per molti col sacrificio della vita.
Spero che questi disegni e le pagine che li accompagnano suscitino l ’interesse dei
lettori più maturi facendo in loro riemergere i ricordi legati a quei lunghi e cupi 268
giorni che hanno scandito l'occupazione tedesca di Roma.
Soffermandosi sui disegni di un coetaneo di un’altra generazione, credo che pure i
giovani, i giovanissimi sapranno guardare con più attenzione a quella storia recente
troppo spesso ignorata, cercando di capire con animo aperto, senza pregiudizi e
faziosità, anche "le ragioni degli altri".
Marcello Cossu
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Aggiornamento: attività nelle scuole e nelle associazioni culturali
A partire dal 1996, l’autore ha avviato un‘intensa attività di incontri con gli studenti delle scuole
primarie, impegno che continua tuttora e che ha coinvolto migliaia e migliaia di studenti nel corso
di oltre 200 visite a scuole di Torino e provincia. Quest’attività è svolta nell’ambito dell’Assessorato
ai Sistemi Educativi del Comune di Torino, in particolare da ITER, Istituzione Torinese per una
Educazione Responsabile, che si attiva quale centro di cultura a supporto e integrazione ai
programmi scolastici.
L’Assessorato ha dotato l’autore di un breve filmato con i fotogrammi d’epoca quale mezzo
didattico idoneo ad una più efficace azione di comunicazione che, integrando le immagini del
volume, rafforza i contenuti storici rendendo l’esposizione più accattivante.
Parallelamente all’attività nelle scuole, l’autore ha avuto incontri con centri culturali e istituzionali
(Pannunzio, Toniolo, ANPI, Museo Diffuso della Resistenza, Associazione Amici del Liceo Tasso,
Biblioteche e scuole superiori, Regione Piemonte presso sede di Roma) suscitando grande interesse
e consenso da parte di un pubblico attento, maturo ed emotivamente coinvolto.
Nel corso degli incontri con le scuole emergono, dalla rappresentazione dei disegni di un coetaneo
di un’altra generazione, stimoli, sollecitazioni e curiosità per ulteriori informazioni e
approfondimenti. Le richieste e le domande vertono prevalentemente sui disagi, sulle privazioni
conseguenti all’occupazione tedesca e alla guerra in atto nel paese e alle tragedie causate dalle
distruzioni e dai bombardamenti. Affiorano poi da parte dei ragazzi i ricordi e le testimonianze
raccolte nell'ambito familiare, e sono loro che raccontano del nonno che ha fatto la guerra su uno
dei tanti fronti, o che è sopravvissuto alla prigionia nei lager, o ancora che ha partecipato alla lotta
partigiana per la Liberazione.
Marcello Cossu ricorda con particolare piacere le espressioni di affetto raccolte anche da parte di
bambini extracomunitari, interessati a capire e a conoscere un tratto di storia così significativa del
nostro Paese. Ha voluto raccontare alcuni episodi: quali l’affermazione convinta di un giovane
studente che, al termine dell’esposizione e dopo averlo ascoltato con grande attenzione dichiarò
solennemente “da grande farò lo storico”. O l’atteggiamento del piccolo Persh, bambino del
Bangladesh, a cui alla fine dell’incontro voleva regalare un libro per ricompensarlo della
collaborazione offerta a sistemare un telecomando difettoso. Il ragazzino rifiutò il dono nonostante
le reiterate insistenze del relatore e degli insegnanti, motivando il suo diniego. Il libro avrebbe
dovuto divenire non possesso personale, ma patrimonio di tutti i compagni. Al dialogo assistettero i
compagni in un grande silenzio rispettoso. La lezione venne recepita da tutti i presenti: nella cultura
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della sua comunità d’origine, che vive in estrema indigenza, ogni piccola risorsa deve diventare un
bene comune ad uso di tutti. Insegnamento contro l’egoismo e l’individualismo generalizzato! Con
queste solide convinzioni il piccolo Persh diventerà sicuramente un buon cittadino su cui il nostro
Paese potrà contare per il futuro.
Quando ho raccontato l'episodio legato ad un giovane ex allievo di mio padre che a lui si era rivolto
per avere quasi una spinta a partecipare alla Resistenza (morirà alle Fosse Ardeatine) mi è stata
posta la domanda: "Al posto di suo padre, lei cosa avrebbe risposto?"
Per un attimo ho sentito la responsabilità di fornire una risposta adeguata, poi ho messo in rilievo i
valori della libertà e della coscienza civile che non dovrebbero mancare mai.
Mio padre si sentirà per sempre responsabile di questo tragico epilogo.
Anni fa ero presente nella scuola elementare Erik Giachino, all'inaugurazione di un piccolo museo
sacrario dedicato al giovane partigiano caduto. Arrestato nel Duomo di Torino, dov'erano convenuti
gli esponenti del comitato militare della Resistenza Piemontese, fu condannato e poi fucilato con gli
altri compagni nell'aprile del '44.
Un cippo alla memoria così ricorda il loro sacrificio:
"Qui caddero fucilati dai fascisti i martiri della Resistenza Piemontese. La loro morte salvò la vita e
l'onore d'Italia. 1943-1945"
Torino è Medaglia d'Oro alla Resistenza. Ricordiamolo.
Durante questa commovente cerimonia, ho incontrato padre Ruggero Cipolla. Ormai novantenne,
in allora giovane cappellano nelle carceri - lo sarà per oltre cinquanta anni - raccontava con voce
rotta dall'emozione il suo triste compito di accompagnare alla fucilazione al Poligono del Martinetto
i tanti partigiani condannati dai tribunali fascisti. Accomiatandomi da lui, e stringendogli la mano, mi
sono permesso di domandargli: "Padre, a parte il suo ufficio di religioso, svolto in modo
ammirevole, sono sicuro che il suo cuore era dalla parte di quei giovani la cui ultima voce era 'Viva
l'Italia!" Padre Ruggero mi sorrise e mi strinse con forza la mano, quasi per ringraziarmi nell'aver
intuito quali fossero i suoi sentimenti più profondi di cittadino e di italiano: un breve incontro che
non dimenticherò mai. E ricordo un'insegnante, che dopo il mio intervento nella scuola, mi chiese
una copia del libro, aggiungendo poi quasi con pudore: "E' per mio padre. E' stato federale di
Cremona durante la Repubblica Sociale..."
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A Roma, nell'Aula Magna del Liceo Tasso, nell'aprile 1996 ho riabbracciato dopo tanti anni i miei
'vecchi' compagni di scuola nella presentazione del libro che ci ha unito in comuni ricordi di vita.
Sempre a Roma, mi sono proposto per un incontro nel Ginnasio che mi aveva visto studente per
cinque anni. Il Ginnasio non esiste più; la scuola media è stata incorporata in altro istituto e ha
cambiato nome: da Guglielmo Marconi a Vittorio Alfieri.
Un giovane bidello mi ha accolto per accompagnarmi in presidenza: nell’atrio, in un angolo del
sottoscala ho notato il busto bronzeo di Marconi rivolto verso il muro.
Felice di aver ritrovato un ”amico”, ho esclamato: “Ma è Marconi!”
e il giovane: ”Non so chi sia, è lì da tanti anni”.
Mi sono sentito un estraneo, quasi un intruso, ma nel contempo riaffioravano in me i tanti ricordi: i
nomi e le sembianze dei miei compagni, dei professori; e di Anna, la materna bidella compagna
delle elementari di mia madre che mi salutava chiamandomi per nome.
L’accoglienza dei docenti e dei ragazzi fu calda e affettuosa, ripagandomi dello shock iniziale. Ero
tornato uno studente tra i banchi della scuola.
Ho inviato il libro a molte personalità. Al Presidente Carlo Azeglio Ciampi, al Presidente Giorgio
Napolitano: tutti hanno risposto coinvolti ed accomunati nei ricordi.
Il Prof. Alessandro Galante Garrone mi risponderà con una toccante lettera scritta di suo pugno:
" ... commovente raccolta di disegni di bambino precoce, attento, sensibile...
E' nella suo genuina freschezza una testimonianza eccezionale, che riporta alla mente, in me
vecchio, un periodo tragico e decisivo della mia vita.
Le sono profondamente grato di aver intuito quanto il suo dono abbia riacceso l'animo, lo strazio e
anche l'impegno morale di quei giorni; un grazie vivissimo".
E' stato il giudizio più gratificante che abbia ricevuto.
L'impegno di volontariato culturale ha avuto significativi riconoscimenti in Comune: Ottobre 2004
da parte dell'Assessore ai Sistemi Educativi, e Novembre 2010 dalla Città di Torino con una
cerimonia solenne nella Sala Rossa.
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Seguendo un programma televisivo di storia, ho visto riportati i disegni di un bambino francese che
durante la prima guerra mondiale aveva vissuto con la sua famiglia le vicende belliche e la lunga e
pesante occupazione tedesca della città di Sedan nelle Ardenne dove abitava.
Incuriosito ho scritto al sindaco della città francese.
Con grande emozione ho ricevuto pochi giorni dopo "Le Journal de la Guerre" 1914-18 de l'enfant
Yves Congar, né a Sedan en 1904"
Le analogie sono evidenti, a testimonianza di quanto un bambino possa recepire da situazioni
drammatiche e qui ne riporto alcuni disegni.
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La fila davanti al forno, le razzie, le distruzioni, le rappresentazioni di soldati, le loro divise e i ritratti
dei personaggi più importanti dell'epoca…
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… e la carta d'identità rilasciata a Yves dalle autorità occupanti al compimento dei tredici anni.
Il piccolo Yves entrerà in seminario, ordinato sacerdote, diventerà professore di teologia apprezzato
e stimato nel mondo della Chiesa, per i tanti scritti e per la competenza dei suoi studi nei lavori del
Concilio Vaticano II, voluto da Giovanni XXIII.
Riceverà, ormai novantenne, la porpora cardinalizia da Giovanni Paolo II e verrà insignito della
Legion d'Onore per i suoi meriti patriottici: “Le Journal de la Guerre”, con gran rimpianto
dell'autore, era stato considerato smarrito, verrà ritrovato casualmente, sepolto sotto montagne di
carte, e pubblicato postumo dalla città di Sedan in onore del suo emerito cittadino.
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'Hiroshima' rappresenta la sofferenza di una bambina giapponese vittima di guerra sopravvissuta
alla bomba atomica che ha distrutto la sua città. Dalla perdita della vista acquista la consapevolezza
che si può vedere, di più e meglio, con gli occhi dell'anima e della speranza.
HIROSHIMA
La lama di luce
Guizzò e scomparve
Cercai di fermarla:
un rapido gesto,
la mano protesa
alzata nel vuoto…
Sulla mia fronte
Le gocce di pioggia
Che fitte mi bagnano il viso
Sapore di bianco e di azzurro
Solcato dai toni di un arcobaleno
Che credo vicino.
ma caddi nel buio più buio
nel fondo più nero:
e del cielo
rimase soltanto un ricordo
di azzurro lontano.
Mi stringi la mano
E’ bianca, lo sento:
i Fiori dell’Angelo…
Non vinta,
sgranai le pupille;
il buio mi avvolse.
Ma oggi
Io scrivo i colori di un giorno.
Nell’aria
Profumo di pane, colore di argilla
E sotto le dita che frugano il mondo
Colore di frutta matura.
Quando ero bambina
Tuffavo il mio naso curioso
E il giallo violento
Del cuore del fiore
Lasciava l’impronta sul viso
E ridevo…
Il sale del mare
Riporta il fluttuare dell’onda
Nella mia voglia di luce.
Colori del nulla. Respiro
Colore di vita
Anna Maria Cossu Criscuolo
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"Tutti quelli che dimenticano il loro passato,
sono condannati a riviverlo"
Primo Levi
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