Data: 20/03/2015 | Fonte: Vita Trentina | Pagina: 29 | Autore: Maria Teresa Pontara Pederiva | Categoria: Università
di Trento
ANCHE A TRENTO LA GIORNATA NAZIONALE UNISTEM
Alla scoperta delle staminali
Ricercatori e giuristi scendono in campo per spiegare agli studenti lo stato dell'arte
Fornire ai ragazzi di oggi qualche strumento in più per orientarsi tra le notizie dei mass media e le tante Leggende
metropolitane che affollano la Rete. Spiegare ai giovani che gli scienziati nei loro laboratori impiegano il loro tempo, per
esempio, per cercare delle cure per migliorare la salute e la qualità della vita. Far riflettere e obbligare ad un confronto
con la vita e la morte. Sono questi alcuni degli obiettivi del Progetto "L'Italia unita dalla scienza" organizzato anche
quest'anno a Trento dall'Università. Tra leiniziative venerdì scorso, presso l'Aula Magna del Dipartimento di Lettere, si è
svolta la Giornata UNISTEM, una mattinata dedicata agli studenti delle scuole medie superiori perillustrare la ricerca
sulle cellule staminali, un tema che spesso diventa oggetto di dibattito (solo due anni fa si era svolta in Vaticano una
Conferenza internazionale sulle Cellule staminali adulte, organizzata dal Pontifìcio Consiglio della Cultura in
collaborazione, tra gli altri, con Stem for Life Foundation). Coordinata dai prof. Yuri Bozzi e Simona Casarosa, biologi
alcibio, la mattinata ha visto la partecipazione di arca 350 studenti trentini che si sono confrontati con alcuni addetti ai
lavori, come la dott.ssa Bellicchi del Policlinico di Milano, impegnata in studi clinici per la cura della distrofìa muscolare, o
la psicologa Sara Bellone, in servizio presso il reparto pediatrico dell'ospedale Santa Chiara di Trento. Ma sotto il fuoco
delle domande incalzanti del giornalista Andrea CagoL, i ragazzi hanno potuto ascoltare anche il punto di vista del diritto,
e in particolareildettamedella Costituzione, a voce della giurista Marta Tornasi dell'ateneo trentino. La ricerca sulle
staminali ebbeinizio alternine della 2° Guerra mondiale: l'effetto delle radiazioni dell'esplosione nucleare aveva prodotto
nei sopravvissuti il blocco delle cellule ematopoietiche. Un altro filone di ricerca andava nella direzione di una
rigenerazione dei tessuti (pelle) danneggiati a seguito di ustioni. Le cellule staminali garantivano una duplice attività:
capaci di auto rinnovamento e di differenziarsi in cellule specializzate. Duplice è anche la loro collocazione: nell'embrione
allo stadio di blastocisti oppure nei tessuti adulti. Ma non sono uguali: quelle embrionali sono pluripotenti (messe in
terreno di coltura si differenziano in ogni tipo di cellula, nervosa, muscolare...), mentre quelle dei tessuti sono multi
potenti, con capacità più ristretta che si perde negli anni. Esiste però la possibilità di "riprogrammare" una cellula adulta
in cellula pluripotente indotta (IPS cells) e riportarla quindi alla condizione di cellula staminale embrionale, un orizzonte,
aperto nel 2007 dalgiapponese Shinya Yamanaka e dall'inglese sir John B. Gurdon (premi Nobel 2012). Si spalanca qui
tutto il settore della mediana rigenerativa: dalla prevenzione del rigetto in caso di trapianti alla cura delle malattie
degenerative (sclerosi multipla, Alzheimer e morbo di Parkinson), a quella dei tumori pediatria e traumi. Se le Celi
Factories diventano le stanze dove sognare finalmente un rimedio, le domande restano molte: quali i limiti della ricerca e
delle cure? E il diritto alla salute non è forse finanziariamente condizionato? E non dimentichiamo chei tempi della ricerca
sono lenti, mentre i bisogni della salute rapidissimi.
il 31/03/2015 alle 14:57:54
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