LA SCELTA MIGLIORE PER PREPARARSI A RIPARTIRE PIU’ FORTI La mia personale esperienza nella veste di componente della Commissione Territoriale Paritetica per la condivisione dei Piani Formativi Fondimpresa, mi ha portato ad una inevitabile constatazione:”quando l’economia si riprenderà non ci sarà posto per tutti ma solo per chi sarà pronto e avrà saputo cambiare”. Per uscire vincenti dalla crisi bisogna puntare più che mai sulla valorizzazione delle risorse umane. Per migliorare la competitività è indispensabile investire in formazione, è questo il messaggio che i fondi paritetici interprofessionali stanno lanciando ai loro associati con la convinzione che la formazione possa essere una delle armi per uscire dalla crisi, preparando lavoratori e professionisti migliori proprio quando servono, ossia quando le cose si mettono male. Difatti, per evitare che le imprese ripetano una prassi consolidata nei momenti di crisi, ovvero stringere i cordoni della borsa e tagliare, fra le prime cose, proprio le risorse destinate alla formazione, Fondimpresa, il principale fondo nazionale interprofessionale costituito da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil a cui hanno aderito 62mila imprese che occupano più di 3milioni di lavoratori è stato il primo, in ordine temporale, a esonerare le aziende dalla quota di cofinanziamento nel biennio 2009 e 2010 qualora l’intervento formativo riguardi i lavoratori collocati in cassa integrazione, ordinaria e straordinaria. Quello che devono fare le aziende è sfruttare le opportunità di finanziamenti attraverso i fondi con un occhio al breve, ma anche uno al medio periodo, poiché se ora è importante evitare di perdere risorse occupazionali e c’è spazio per investire sul rafforzamento delle competenze, le stesse risorse occupazionali saranno il motore su cui investire al momento della ripresa cogliendo le opportunità del mercato. Due le strade scelte da Fondimpresa per il finanziamento dei progetti formativi, il Conto Formazione e il Conto Sistema: 336 milioni di euro complessivamente spesi, 630 mila lavoratori formati. Ogni singola azienda aderente a Fondimpresa possiede infatti un Conto Formazione, nel quale viene accantonato, in forma di risorse direttamente disponibili, il 70% dei contributi dello 0,30% che ha versato all’Inps. Si tratta di un meccanismo innovativo (lo hanno solo tre fondi sui 18 esistenti) poiché è l’impresa stessa, e non il fondo, protagonista della sua formazione. Ideale per chi vuole disporre prontamente delle proprie risorse e realizzare in tempi brevissimi le attività necessarie all’innovazione di processo o di prodotto. E’ infatti l’impresa a scegliere i fornitori. L’obbiettivo è di sostenere le imprese con interventi mirati sulle esigenze manifestate dalle stesse aziende, e sviluppare professionalità, valorizzando le persone che vi lavorano: quando un’impresa individua un fabbisogno formativo presenta direttamente un piano di formazione, condiviso con le rappresentanze sindacali, scegliendo modalità, argomenti, fornitori, tempistiche. Entro 30 non di più il piano viene valutato e può avviarsi. Come sottolineato più volte dagli economisti più esperti, per un impresa tanto più se di piccole dimensioni, la formazione continua dei propri dipendenti rappresenta quel valore aggiunto indispensabile per cogliere le opportunità che verranno offerte dalla ripresa. A mio avviso è venuto il tempo di mostrare maggiore coerenza. Il sistema paese, di fatto considera lo sviluppo delle competenze come un costo più che come un investimento, su tutti i fronti: scuola, università, formazione professionale, formazione continua. Il sistema di formazione continua è per lo più vincolato ai finanziamenti pubblici, nazionali e comunitari, ovvero a burocrazia e tempi lunghi. Sono fattori che chi fa impresa non può permettersi e che hanno determinato distanza e diffidenza. In questo quadro il sistema della formazione bilaterale è una novità che porta ossigeno alle imprese e va fatta respirare. Presenta tutti i vantaggi: rapida, tempestiva, utile, risponde alle esigenze concrete di aziende, lavoratori e sviluppo. E, scusate se è poco, non grava sulle spalle della collettività né sulle casse della singola impresa. E’ un circuito autofinanziato, in quanto utilizza risorse che già escono dalle aziende con le trattenute dello 0,30% sulle retribuzioni. L’impresa può decidere di farle restare nel sistema pubblico, senza poter nemmeno capire come vengono impiegate, o se aderire gratuitamente a un Fondo interprofessionale che ne assume la gestione. Fondimpresa costituisce un modello di estrema avanguardia, perché rimette gran parte delle risorse direttamente nelle mani delle aziende che le hanno versate. Ciò che andrebbe eliminato del tutto sono i vincoli burocratici, pur essendo stato compiuto uno sforzo nella direzione della semplificazione, sarebbe auspicabile un’ulteriore modifica legislativa che consenta alla formazione bilaterale di esprimere a pieno le sue potenzialità, dando risultati anche migliori di quelli già raggiunti. Solo un intervento mirato consentirebbe ai fondi di adottare strumenti ancora più agili, ma non per questo meno trasparenti, accrescendo ancora la partecipazione delle imprese alle attività formative, soprattutto delle piccole e medie, la parte più delicata e importante del nostro tessuto produttivo. Intervenire è importante per la formazione e per lo sviluppo. Si può fare. A costo zero.