NUOVA SECONDARIA RICERCA I fondamentali princìpi etici dell’educazione nel giovane Dewey Teodora Pezzano l’intento di questo articolo è mettere in luce la correlazione tra l’esperienza e l’educazione e quanto la scuola in questo sia fondamentale. Nelle pagine che seguiranno sarà mia intenzione chiarire ciò analizzando un saggio di John Dewey del 1897 Ethical Principles Underlying Education, da dover considerare come una introduzione ad uno degli scritti deweyani maggiormente diffusi My Pedagogic Creed, sempre del 1897, saggio, questo, che promuove il concetto di educazione come processo di socializzazione e, dunque, l’individuo come elemento attivo della società. Nella prima parte del paper discuterò del significato che Dewey attribuisce alle tendenze dell’individuo che trovano senso solo se l’agire è rivolto in una direzione sociale, al fine di mutare l’ambiente stesso per ottenere risultati positivi. Nella seconda parte tratterò come l’interazione prima e la continuità dopo, divengono il centro dell’esperienza. la scuola è l’istituzione che deve preparare a tale funzionamento sociale, perché solo essa è in grado di sviluppare gli abiti sociali, preparando il bambino a divenire un essere cosciente che crea e interpreta insieme agli altri l’aspetto socio-democratico dell’ambiente sociale che lo ospita. Nell’ultima parte, legando i due aspetti precedenti, analizzerò il concetto di scuola-laboratorio, la sola in grado di avviare il processo di interazione che trasformerà l’individuo in soggetto che si sviluppa nel sociale. per tale ragione la scuola attiva venne definita anche scuola progressiva, in quanto il bambino dinanzi a situazioni complesse doveva trovare soluzioni utilizzando i propri mezzi intellettivi per il raggiungimento di un fine. proprio per questo, nel 1896 egli sviluppa questa sperimentazione fondando a Chicago, insieme a Jane addams, la laboratory School, ovvero la “Dewey School”, come più comunemente viene ricordata. The aim of this essay is to highlight the relation between experience and education and the centrality of the school. In the following pages it is my intention to clarify this problem, analyzing an essay of John Dewey’s published in 1897, ethical principles underlying education, which must be considered an introduction to a very diffused John Dewey’s work of 1897, My pedagogic Creed, in which he developed the concept of education related to the socialization process, which considers the individual as the active element of society. In the first part of the essay I will discuss the meaning that Dewey gives to the social tendencies of the individual, which makes sense only if he transforms the environnment to realize positive effects. In the second part I will deal with how the interaction and the continuity can become the center of experience. The school is the institution to preparing this social working, so that the child can become a consciuos individual, who interpretes the democrat aspect of the social environnment. In the last part, linking the two prior last parts, I will analyze the concept of laboratory school, which is fundamental to transform the individual in a subject, who develops himself in society. For this reason the active school became defined also progressive school, because the child facing complex situations had to find solutions using his own intellectual means to achieve an aim. Due to this, John Dewey in 1896 develops this experimentation, establishing in Chicago, with Jane Addams, the Laboratory School, the “Dewey School”, as it has more commonly been remembered. l’ ideale educativo deweyano ne racchiude un altro, quello democratico, come si evince nei suoi scritti anche giovanili e in diverse sue lezioni di etica politica. il filosofo americano, nel discutere del valore inerente alla democrazia, faceva appello al motto del 1789: libertà, uguaglianza e fraternità, laddove unendo la libertà alla fraternità si otteneva una idea positiva di libertà, ovvero l’individualità che operava nel e per il fine dell’interesse comune. e l’uguaglianza? «l’uguaglianza era un prerequisito per l’esercizio di tale libertà»1, e per Dewey l’uguaglianza non era legata al livellamento delle risorse sociali, bensì al fatto che ogni © Nuova Secondaria - n. 3, novembre 2014 - Anno XXXII individuo prima, cittadino poi, fosse messo in grado di dar vita alla propria realizzazione. in altre parole, a ciascun individuo bisogna garantire le più idonee opportunità per realizzare il proprio Sé. e per giungere a ciò solo l’educazione può rappresentare il mezzo e il fine. per tale ragione il pensiero pedagogico di John Dewey nasce dalla elaborazione della teoria filosofica in prassi2. la filosofia, 1. Robert B. Westbrook, John Dewey e la democrazia americana, armando, Roma 2011, p. 146. 2. Si veda al riguardo S. Jay Martin, The Education of John Dewey. A Biography, Columbia university press, New York 2003. 15 NUOVA SECONDARIA RICERCA per il pensatore americano, infatti, è lo strumento più idoneo per fondare un metodo educativo che miri all’esperienza. ossia, un metodo che analizzi l’esperienza dell’individuo rendendola la “guida” per la crescita e cura del proprio Sé, nonché per una convivenza sociale capace di portare all’educazione democratica. Tale impostazione trova le sue radici molto probabilmente nella corrente filosofica del pragmatismo, secondo cui al centro di tutto, e dunque della verità, vi è l’agire; un agire volto alla realtà; e l’educazione è il luogo più idoneo per verificare la verità della filosofia allo scopo di elaborare una risposta pedagogica da portare nella scuola, la quale deve divenire il solo modello democratico. l’intento di questo articolo è mettere in luce la correlazione tra l’esperienza e l’educazione e quanto la scuola in questo sia fondamentale. infatti, Dewey dall’esperienza storia dell’individuo- costruita da una varietà di aspetti precari e mutevoli, crea una prospettiva educativa rivoluzionaria in cui l’individuo deve essere necessariamente considerato un elemento sociale, una risorsa attiva della comunità. Nelle pagine che seguiranno sarà mia intenzione chiarire ciò analizzando, seppur non in maniera analitica (come merita) un saggio del 1897 Ethical Principles Underlying Education3, da dover considerare come una sorta di introduzione ad uno degli scritti deweyani maggiormente diffusi My Pedagogic Creed, sempre del 1897, saggio, questo, che promuove il concetto di educazione come processo di socializzazione e, dunque, l’individuo come elemento attivo della società, organico ad essa perchè organico agli altri individui. Seppur spetterà a My Pedagogic Creed spiegare in maniera più esplicita la struttura psichica dell’individuo, ovvero i fattori legati alle inclinazioni, molte volte sconosciute all’individuo stesso, anche in Ethical Principles Underlying Education, il giovane studioso collega le attitudini, le potenzalità dell’individuo, con le “azioni sociali” che a loro volta darano vita ai “beni sociali”. Nella prima parte del paper discuterò del significato che Dewey attribuisce alle tendenze dell’individuo che trovano senso solo se l’agire è rivolto in una direzione sociale, al fine di mutare l’ambiente stesso per ottenere risultati positivi. Ciò produce inevitabilmente uno scambio, una interazione fra l’individuo e l’ambiente. un’interazione che genera e si lega ad un altro processo, quello di continuità ovvero mediante la raccolta delle esperienze precedenti, se si perde l’equilibrio nell’interazione se ne raggiunge subito un altro. aspetto che si lega a quella, che è la seconda parte del paper, in cui si metterà in luce come l’interazione prima e la continuità immediatamente dopo, divengono il perno dell’esperienza. Dewey, infatti, dichiara di aver scritto questo saggio proprio per spiegare 16 quali siano i metodi che si riferiscono alla relazione, alla interazione che porta necessariamente alla vita sociale, che per trasformarsi nella forma più sana e corretta, e dunque in una democrazia, deve essere identificata con il lavoro di tutti gli individui. un lavoro che prevede uno scambio che porti a dei risultati di cui tutti possano giovarsi. la scuola, però, è l’istituzione che deve preparare a tale funzionamento sociale, perché solo essa è in grado di sviluppare gli abiti sociali, preparando il bambino a divenire un essere cosciente che crea e interpreta insieme agli altri l’aspetto socio-democratico dell’ambiente sociale che lo ospita. la scuola deve, cioè, rendere capace il bambino di fare del sociale l’uso corretto. il processo legato alla continuità per realizzarsi deve tener conto, prima di tutto, dell’aspetto psicologico per far emergere le potenzialità individuali e, successivamente, di quello scolastico-sociale per guidare l’individuo all’uso più idoneo delle proprie potenzialità, in quanto queste ultime perdono valore e significato se isolate dall’ambiente. l’ultima parte, legando i due aspetti trattati nelle pagine precedenti, ossia quello dell’esperienza e quello dell’interazione e continuità, tratterà del ruolo della scuola, la sola in grado di poter avviare il processo di interazione che trasformerà l’individuo in soggetto che si sviluppa nel sociale, rendendolo consapevole della propria identità e delle proprie caratteristiche. l’ambiente adatto al bambino e l’esperienza precedono la cultura formalizzata. per tale ragione la scuola attiva venne definita anche scuola progressiva, in quanto il bambino innanzi a situazioni complesse doveva trovare delle soluzioni utilizzando i propri mezzi intellettivi per il raggiungimento di un fine. la socializzazione come processo di confronto della propria identità con quella altrui, è un elemento indispensabile di crescita culturale e democratica. una educazione, dunque, progressiva; questa è la finalità assoluta del metodo attivo. il coinvolgimento del discente, la crescita, l’attenzione ai suoi interessi, il sostegno per attivare e sviluppare le sue inclinazioni, accendendo, così, la creatività grazie alla stimolazione della “motivazione”. Così facendo, il discente diviene soggetto attivo del processo formativo. l’intelligenza è il fulcro dell’intero processo. promuovere l’intelligenza significa valorizzare la crescita, la libertà, rendendo il discente attivo perché dà vita ad un processo di interazione con l’ambiente, che si può trasformare a seconda delle proprie necessità. per tale ragione questo tipo di educazione va coltivata sin dalla gio3. J. Dewey, Ethical Principles Underlying Education,1897, eW, vol. 5. © Nuova Secondaria - n. 3, novembre 2014 - Anno XXXII vane età. un’intelligenza che sia una funzione della ricerca, della curiosità, al fine di ottenere l’autonomia. un progetto, questo deweyano, altamente complesso, poiché tutti gli individui sono differenti e agiscono in maniera differente per differenti finalità. Ma nonostante fosse consapevole di tale difficoltà, quando giunse a Chicago egli mise mano all’attuazione di questo progetto che aveva iniziato a maturare nel Michigan, collaborando con molti docenti e membri di diverse fondazioni tanto da dar vita, insieme ad alcuni di loro, allo Schoolmaster’s Club. Nel 1896 continua questa sperimentazione fondando a Chicago, insieme a Jane addams, la laboratory School, ovvero la “Dewey School”, come più comunemente viene ricordata. una metodologia, questa della scuola deweyana, basata su una precisa impostazione pedagogica. una pedagogia che si legava alla psicologia funzionale e all’etica democratica, poiché per il filosofo statunitense la maggior parte delle problematiche educative si originava dall’epistemologia dualista che egli attaccò costantemente nei suoi scritti, soprattutto quelli giovanili4. la psicologia doveva essere di aiuto ad una pedagogia fondata sul funzionalismo e sullo strumentalismo, così da comprendere con maggiore chiarezza e precisione quali sono le differenze e quali le dinamiche dell’esperienza sia degli adulti che dei bambini, tenendo ferma la convinzione secondo cui è il pensiero lo strumento che porta alla soluzione dei problemi e la conoscenza è quel bagaglio di saggezza che si accresce mediante l’esperienza. le condizioni reali, esistenziali, concreti della vita costituiscono la base della scuola laboratorio. 1. I principi etici dell’educazione la fede deweyana nel considerare l’educazione il mezzo atto a preservare l’agire umano, si manifesta già poco prima del saggio My Pedagogic Creed. infatti, tale idea inizia ad essere discussa in Ethical Principles Underlying Education, del 1897, in cui il giovane filosofo intreccia l’aspetto sociale dell’educazione con quello psicologico; ossia l’interesse sociale, la morale e l’etica della scuola. elementi questi che conservano un valore universale essendo intrinseci al fine dell’educazione. Dewey parla di una teoria etica e di una condotta: «è abbastanza chiaro che non vi possono essere due serie di princìpi etici, o due forme di teoria etica, una per la vita scolastica, e l’altra per la vita extra-scolastica. Così come la condotta è una, anche i princìpi legati alla condotta sono unici. la frequente tendenza a discutere gli aspetti morali della scuola, come se quest’ultima sia un’istituzione a sé stante, e come se la sua morale possa essere stabilita senza alcun riferimento ai princìpi scientifici generali della condotta, mi sembra altamente infelice. i princìpi © Nuova Secondaria - n. 3, novembre 2014 - Anno XXXII NUOVA SECONDARIA RICERCA sono identici. Sono i particolari punti di contatto e di applicazione che mutano in base alle differenti situazioni»5. Dewey compie con questo saggio un lavoro scientifico molto interessante perché focalizza la teoria etica come elemento sociale e come elemento psicologico, asserendo che tali elementi non sono due aspetti dissociati, ma necessitano di una reciproca connessione: infatti, sostiene Dewey, laddove l’etica psicologica non può arrivare interviene l’etica sociale. ed entrambe abbracciano la condotta6. Quest’ultima presenta, proprio per tale ragione, un aspetto funzionale duplice. ovvero, essa è l’indicatore dei comportamenti e cambiamenti umani che avvengono mediante l’etica sociale, e che vengono spiegati dalla psicologia, che analizzando i fini e i mezzi per raggiungerli, aiuta a chiarire il come della condotta. il meccanismo dell’utilizzo della psicologia nello studio della condotta è importante per Dewey perché mostra come il comportamento umano non è altro che una sorta di “contenitore” della corrispondenza attiva tra l’individuo e la società, tra il soggetto che crea l’esigenza dell’azione morale, e lo sviluppo di essa, nell’interesse di un’azione volta all’educazione7. la condotta diviene per Dewey l’input a discutere dell’importanza della scuola nell’educazione del fanciullo: «il fanciullo da educare è un membro della società e deve essere istruito e preso in cura come membro. la responsabilità morale della scuola, e di coloro che la costituiscono, è diretta nei confronti della società. la scuola è in modo prioritario un’istituzione fondata dalla società con lo scopo di svolgere un determinato compito: esercitare una determinata funzione per il mantenimento della vita e per promuovere il benessere della società»8. la scuola è per Dewey la chiave per la realizzazione della democrazia, poiché attraverso l’educazione avviene la piena realizzazione dell’individuo; una realizzazione morale e dinamica che “deve” estendersi all’intera comunità. la scuola, quindi, deve promuovere un metodo attivo in cui l’ambiente sia favorevole alla creatività e alla capacità relazionale del fanciullo, perché solo così si potrà creare una reciproca interazione tra la scuola e la società: la scuola attiva le potenzialità del bambino e la società le renderà produttive per la crescita dell’individuo e della comunità. 4. T. pezzano, Il giovane Dewey. Individuo, educazione. assoluto, armando, Roma 2007; id., L’assoluto in John Dewey, Alle origini della comunità democratica educante, armando, Roma 2007. 5. J. Dewey, Ethical Principles Underlying Education, cit. p. 54. 6. Ibi, pp. 54-5. 7. T. pezzano, Il giovane Dewey, cit. pp. 182-3. 8. J. Dewey, Ethical Principles Underlying Education, cit. pp. 57-8. 17 NUOVA SECONDARIA RICERCA 2. La pedagogia dell’azione l’educazione è così un principio etico in cui il sistema di relazioni potenzia la mente e cerca di promuovere l’attività comunicativa, poiché fermarsi solo sull’aspetto individuale significa limitare significativamente la dimensione sociale, nonché l’individuo stesso. infatti, Dewey non perde occasione nei suoi scritti di sottolineare che la crescita del proprio Sé avviene quando si entra in relazione con l’altrui identità. l’aspetto sociale, di cui parla Dewey è il progresso della società, e il compito della scuola è rivolto a preparare il futuro cittadino, innanzitutto portandolo alla scoperta del proprio Sé, e poi orientandolo ai princìpi etico-educativi che tanto la scuola quanto la società esprimono. il pensiero e l’impegno pratico divengono espressione del contesto sociale. il fanciullo, nel pensiero pedagogico ed etico di Dewey, realizza la scena dell’azione sociale e, indirizzando le potenzialità creative del bambino si dà la possibilità di trasformare l’aspetto egoistico dell’individuo in un comportamento sociale. una relazione che mette nelle condizioni ciascun individuo di fornire il proprio contributo sia manuale che intellettuale, e la scuola deve tenere conto degli impulsi del fanciullo, per inserirlo nel proprio ambiente non in maniera passiva, ma fornendogli gli strumenti logici e intellettuali da spendere nell’ambiente: ecco la continuità biologica tra l’intelligenza e l’ambiente9. Nel saggio del 1897, che Dewey suddivide in due paragrafi, si discute, dunque, della natura individuale del bambino con le sue potenzialità legate sia agli istinti che agli impulsi; qui l’autore introduce in maniera più sistemica e centrata l’essenza del ruolo educativo, il solo in grado di trasformare l’individuo da egoista a sociale. l’educazione ha il compito di interrogare la natura umana per trovarvi le risposte del comportamento e conferma così l’indiscussa importanza della “filosofia dell’azione”, che – a sua volta – solo mediante l’educazione prende concretezza. «la pedagogia è la perfetta sintesi dell’universale nell’individuale, in quanto è la sola in grado di rendere il bambino protagonista dell’esperienza storica grazie agli strumenti educativi che fornisce»10. in Dewey è pregnante questo aspetto poiché l’educazione tradizionale aveva ignorato l’importanza dei fattori interni del bambino, valorizzando quelli esterni legati all’insegnante. Gli aspetti logici, sociali ed educativi, sono il cuore della pedagogia deweyana. Motivo, questo, che porta Dewey a promuovere un’educazione che abbracci tanto l’elemento psicologico quanto quello sociologico. l’educazione valorizzando l’identità necessita del supporto della disciplina psicologica giacché quest’ultima studia il come e il perché del comportamento e, dunque, 18 il Sé. ed ha altresì bisogno della sociologia per comprendere lo sviluppo comunicativo e relazionale dell’individuo nella società. «la vita sociale è così complessa e i suoi vari aspetti sono così organicamente collegati all’ambiente naturale che è impossibile sostenere che questa o quella cosa sia causa di qualche altra cosa in particolare»11. la categoria del sociale è già definita, quindi, in questo articolo come un equilibrio tra la psicologia e l’etica, che attraverso l’azione educativa si concretizza e realizza il complesso passaggio dall’individuo egoisticamente inteso a quello socialmente determinato. 3. Metodo dell’apprendimento e sviluppo sociale Nella prima parte dello scritto citato, Dewey discute del fine e dei criteri che il lavoro scolastico deve avere, giungendo alla conclusione che tali aspetti possono venir fuori solo mediante la relazione, la vita sociale, dunque. per chiarire tale assunto, prima il giovane studioso affronta la questione relativa ai metodi indispensabili allo sviluppo sociale dell’apprendimento, poiché essi si legano agli obiettivi finali prefissati dal curricolo. per far ciò, Dewey centra l’analisi su tre aspetti: 1. la vita della scuola come istituzione sociale in sé; 2. i metodi di apprendimento e di lavoro pratico; 3. gli studi scolastici o il curriculum. Tali risorse si realizzano solo se: «la scuola rappresenta, nel proprio spirito, una comunità autentica; nella misura in cui quegli [aspetti] che vengono chiamati disciplina scolastica, gestione, ordine, ecc., siano l’espressione di questo spirito sociale intrinseco; nella misura in cui i metodi usati sono quelli che fanno appello ai poteri attivi e costruttivi, permettendo al bambino a portarli fuori, e dunque di servirsene; nella misura in cui il curriculum è così selezionato e organizzato a tal punto da fornire il materiale per offrire al bambino una coscienza del mondo in cui deve svolgere un ruolo e le relazioni , e le relazioni che deve affrontare; nella misura in cui questi fini vengono soddisfatti, la scuola è organizzata su una base etica. Nella misura in cui i princìpi sono interessanti, tutti i requisiti etici sono soddisfatti. il resto rimane tra l’insegnante individuale e il bambino individuale»12. in questi tre aspetti la psicologia riveste un compito molto importante riguardo all’analisi della natura e dell’operato dell’individuo; «ci fornisce la natura della condotta e il 9. T. pezzano, Il giovane Dewey, cit. p.185. 10. Ibi, p. 185. 11. J. Dewey, Ethical Principles Underlying Education, cit. p. 71. 12. Ibi, pp. 75-76. © Nuova Secondaria - n. 3, novembre 2014 - Anno XXXII relativo significato etico sia sotto gli aspetti degli impulsi e degli istinti originari, sia in termini psicologici»13. l’ essenza etica della condotta mostra anche il carattere; da intendere come potenzialità dell’agire sociale, capacità organizzata del funzionamento sociale, mediante la trasformazione degli impulsi primari, ossia degli istinti, in mezzi utili d’azione positiva, produttiva. Nella seconda parte del saggio, Dewey evidenzia il procedimento fondamentale di legare i valori alla condotta, la quale mediante lo sforzo e l’energia li porta alla luce. «Noi dobbiamo considerare il bambino come colui che agisce o come colui che fa»14. in tutto questo, chiarisce subito Dewey l’insegnante ha un ruolo ben specifico e non assoluto, cioè l’insegnante deve soltanto creare le condizioni per aiutare il bambino a conoscere se stesso, non può creare in maniera reale, concreta la relazione tra le attività spontanee del bambino e gli obiettivi che si attendono da tali potenzialità. Ciò può avvenire unicamente dal bambino stesso (Dewey utilizza l’espressione medium of the child himself15). e anche se tale relazione potesse essere realizzata dall’insegnante, secondo Dewey non potrebbe avere mai valore etico. per tale ragione la psicologia diviene la disciplina che può aiutare a valutare quelle capacità spontanee e naturali del bambino che si uniranno a quella intelligenza chiamata sociale. un lavoro che deve contemplare la natura del carattere al quale Dewey dedica le pagine finali del saggio, laddove discute della caratteristica della forza da considerare come la componente necessaria del carattere. (una forza che lo studioso definisce pura, senza riserve o risvolti negativi, sheer16). la discussione dell’educazione, dunque, ha mostrato l’importanza della componente sociale dell’educazione e di quella psicologica, approdando alla riflessione che i NUOVA SECONDARIA RICERCA princìpi morali non interferiscono con la via sociale ma sono anch’essi, insieme ad altri elementi, l’essenza di essa, garantendo un sistema educativo efficace in cui tanto l’insegnante quanto l’allievo saranno parti attive. è abbastanza evidente, quindi, che l’analisi dell’articolo del 1897 rinforza la teoria secondo cui senza l’approccio educativo Dewey non sviluppa adeguatamente la sua riflessione filosofica e che senza la sperimentazione nell’ambito della scuola-laboratorio che si svolge dal 1896 al 1903, il suo interesse per la democrazia non si sarebbe potuto sviluppare. in particolare l’articolo del 1897 mette in rilievo il passaggio dall’individualità alla socialità come il problema centrale dell’etica deweyana che non si sarebbe potuta, altresì, sviluppare senza una chiara riflessione sulle tematiche dell’educazione e, in particolare, della psicologia legata ai temi dell’educazione umana. inoltre, in questo articolo, problema che finora non è stato sollevato dalla letteratura critica sul giovane Dewey, è fondamentale il rapporto tra la psicologia e l’educazione e, solo, comprendendo questo rapporto si può cogliere l’importanza della teoria dell’arco riflesso che costituisce il fondamento della filosofia deweyana, ma anche la sua specificità all’interno del pragmatismo classico. Teodora Pezzano Università della Calabria 13. T. pezzano, Il giovane Dewey, cit. p. 187. 14. J. Dewey, Ethical Principles Underlying Education, cit. p. 76. 15. Ibi, p. 77. 16. Ibi, p. 79. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI M. Baldacci, Trattato di pedagogia generale, Carocci, Roma 2012. G. Bertagna, Dall’educazione alla pedagogia. Avvio al lessico pedagogico e alla teoria dell’educazione, la Scuola, Brescia 2010. J. Dewey, (1897), Ethical Principles Underlying Education, «The early Works of John Dewey, 1882-1898» editor Jo ann Boydston, Southern illinois university press, Carbondale illinois, 1969-1972, vol. 5. S. Jay Martin, The Education of John Dewey. A Biography, Columbia university press, New York 2003. T. Pezzano, Il Giovane Dewey. Individuo. Educazione. Assoluto, armando, Roma 2007. T. Pezzano, L’assoluto in John Dewey, Alle origini della comunità democratica educante, armando, Roma 2007. G. Spadafora, Educazione e democrazia: le radici del pensiero di John Dewey per la società globale, «periferia», 3 (2011), pp. 5-18. R.B. Westbrook, John Dewey e la democrazia americana, armando, Roma 2011. © Nuova Secondaria - n. 3, novembre 2014 - Anno XXXII 19