Decine di incarichi di responsabilità in aziende e compagnie che

annuncio pubblicitario
Decine di incarichi di responsabilità in aziende e compagnie che, grazie ai rapporti
catastrofisti dell'IPCC (la Commissione ONU sui cambiamenti climatici), stanno
facendo guadagni di miliardi di dollari. E immensi guadagni ci sono per lui,
Rajendra Pachauri, presidente dell'IPCC e grande fustigatore dei paesi ricchi al
recente vertice di Copenhagen sul clima. Una serie di imbarazzanti attività
ricostruite dettagliatamente in un articolo pubblicato dal Daily Telegraph lo scorso
20 dicembre, di cui presentiamo la traduzione integrale.
GLI SPORCHI AFFARI DEL DOTT. PACHAURI
Christopher Booker e Richard North
Nessun altro al mondo ha influenzato gli eventi che hanno portato alla conferenza di
Copenhagen sul riscaldamento globale quanto il Dott. Rajendra Pachauri, presidente
dell'IPCC, la Commissione intergovernativa dell'ONU sul cambiamento climatico
(IPCC) e la mente dietro al suo ultimo rapporto nel 2007.
Benché il dott Pachauri sia spesso presentato come scienziato (una volta la BBC lo ha
descritto come "il principale climatologo del mondo"), egli non possiede alcuna
qualifica nel campo delle scienze climatiche, essendo un ex-ingegnere ferroviario con
un PhD in economia.
Ma quello che è sfuggito all'attenzione di quasi tutti è il modo in cui il dott. Pachauri
ha messo insieme uno stupefacente portfolio mondiale di interessi affaristici con
realtà che hanno investito e stanno investendo miliardi di dollari in organismi che
dipendono dalle decisioni e dalle politiche dell'IPCC.
Questi organismi comprendono le banche, le aziende del petrolio e dell'energia e i
fondi di investimento pesantemente coinvolti nel "mercato delle emissioni" e nelle
"tecnologie sostenibili" che, messi insieme, costituiscono il mercato più in rapida
crescita del mondo, stimato prossimo a valere migliaia di miliardi di dollari all'anno.
Oggi, oltre al suo ruolo di presidente dell'IPCC, il dott. Pachauri occupa più di una
ventina di poltrone simili, fungendo da direttore o consigliere per molti degli enti che
svolgono un ruolo leader in quello che oggi è conosciuta come '''l'industria del clima'
internazionale".
L'incredibile è che la dimensione sconvolgente dei legami del dott. Pachauri con
molte di queste entità è venuta alla luce solo di recente, sollevando inevitabilmente
degli interrogativi su come possa il più importante "funzionario del clima" del mondo
essere anche coinvolto personalmente in così tante organizzazioni che potranno
trarre beneficio dalle delibere dell'IPCC.
La questione del potenziale conflitto di interessi del dott. Pachauri è stato sollevata
pubblicamente per la prima volta solo il 15 dicembre scorso quando, dopo aver
tenuto una conferenza all'Università di Copenhagen, gli è stata consegnata una lettera
aperta da parte di due eminenti "scettici del clima". Uno si chiama Stephen Fielding,
ed è il senatore australiano che ha suscitato la recente rivolta contro il progetto di
scambio delle emissioni denominato "cap& trade" del suo governo. L'altro,
britannico, è Lord Christopher Monckton, da tempo noto critico della scienza
dell'IPCC, che ha svolto di recente un ruolo chiave nel rendere più rigorosa
l'opposizione a un simile progetto di legge davanti al Senato USA.
Tale lettera aperta iniziava col mettere in dubbio l'onestà scientifica di un grafico
usato con grande rilievo nel rapporto IPCC del 2007, e mostrato nel corso della sua
relazione anche da Pachauri, chiedendogli di ritirarlo. Ma essi hanno chiesto anche
perché il rapporto non aveva reso pubblico il coinvolgimento personale del dott.
Pachauri in tante organizzazioni in grado di trarre profitto dalle sue conclusioni.
La lettera, che comprendeva informazioni rese pubbliche nel Sunday Telegraph del
13 dicembre, è stata distribuita a tutte le 192 delegazioni nazionali, e chiedeva loro di
sollevare il dott. Pachauri dall'incarico di presidente dell'IPCC a causa delle recenti
rivelazioni sui suoi conflitti d'interesse.
La base su cui il dott. Pachauri nel corso dell'ultimo decennio ha costruito la sua rete
di potere nel mondo è l'Istituto Tata Energy Research Institute, con base a Delhi, di
cui divenne direttore nel 1981 e direttore generale nel 2001. Oggi questo istituto si
chiama The Energy Research Institute (TERI), ed è nato nel 1974 dal più grande
impero di affari privato dell'India, il Tata Group, i cui interessi spaziano fra acciaio,
auto, energia, chimica, telecomunicazioni e assicurazioni (nel Regno Unito è
conosciuto soprattutto come proprietario di Jaguar, Land Rover, Tetley Tea e Corus,
la più grossa acciaieria della Gran Bretagna).
Benché, da quando ha cambiato nome, TERI abbia esteso le sue sponsorizzazioni, le
due entità sono rimaste strettamente collegate.
In India, la Tata gestisce un potere politico immenso, dimostrato anche dal modo con
cui è riuscita a far sloggiare centinaia di migliaia di poveri abitanti dei villaggi tribali
negli stati orientali dell'Orissa e del Jarkhand per fare spazio alle miniere di ferro e ai
progetti di fabbricazione dell'acciaio su larga scala.
Inizialmente, quando il dott. Pachauri prese la direzione di TERI negli anni Ottanta, i
suoi interessi si incentravano sulle industrie del petrolio e del carbone, il che potrà
sembrare strano oggi per un uomo che dopo di allora è diventato noto soprattutto per
la sua opposizione ai combustibili fossili. Fu, ad esempio, uno dei direttori fino al
2003 della India Oil, la più grossa azienda commerciale del paese, e fino a quest'anno
è rimasto direttore della National Thermal Power Generating Corporation, il suo più
grosso produttore di energia elettrica.
Nel 2005, Pachauri ha fondato GloriOil, un'azienda del Texas specalizzata nella
tecnologia che permette alle ultime riserve di essere estratte dai campi petroliferi che
altrimenti sarebbero alla fine della loro vita utile.
Tuttavia, dato che Pachauri nel 1997 divenne uno dei vice-presidenti dell'IPCC, la
TERI ha allargato enormemente la sua sfera di interesse in ogni genere di tecnologia
rinnovabile o sostenibile, in molte delle quali sono state coinvolte anche varie
divisioni del Tata Group, quali il suo progetto di investire $1,5 miliardi in vasti
insediamenti eolici.
Anche l'impero TERI del dott Pachauri si è allargato a livello mondiale, con filiali
negli USA, nell'UE e in diversi paesi in Asia. La TERI Europe, con base a Londra, di
cui egli è consigliere (insieme a Sir John Houghton, una delle pedine chiave degli
albori dell'IPCC ed ex-capo del Met Office del Regno Unito) attualmente sta
portando avanti un progetto sulla bio-energia, finanziato dall'UE.
Un altro progetto, co-finanziato dal Dipartimento dell'Ambiente, dell'Alimentazione e
degli Affari rurali e la ditta di assicurazioni tedesca Munich Re, sta studiando come
possa l'industria delle assicurazioni dell'India, compresa la Tata, beneficiare dello
sfruttamento dei presunti rischi legati al cambiamento climatico. E' proprio per
questo che Defra e i contribuenti dell'UK finanzieranno un progetto per aumentare i
profitti delle aziende assicurative indiane.
Ancora più strano è il ruolo dell'organizzazione non-profit nata da TERI, con sede a
Washington, di cui Pachauri è presidente. Situata sulla Pennsylvania Avenue, fra la
Casa Bianca e il Campidoglio, questo organismo dichiara candidamente di essere
un'organizzazione di lobbying, avente lo scopo di "sensibilizzare chi prende le
decisioni nel Nord America alle preoccupazione dei paesi in via di sviluppo riguardo
all'energia e all'ambiente".
TERI-NA è finanziata da una galassia di sponsor ufficiali e aziendali, compresi
quattro rami della burocrazia ONU; quattro agenzie del governo USA; giganti del
petrolio come Amoco; due dei principali appaltatori della difesa USA; la Monsanto, il
più grosso produtttore dei OGM del mondo; il WWF (il gruppo ambientalista che
deriva molti dei suoi finanziamenti dalla UE) e due leader del "mercato delle
emissioni" internazionale che gestiscono in totale oltre mille miliardi di dollari (620
miliardi di sterline) di asset.
Tutto questo è sicuramente utile agli interessi di Tata in India, che è pesantemente
coinvolta non solo nella bio-energia, le rinnovabili e le assicurazioni, ma anche nel
"carbon trading", il mercato mondiale delle compravendite dei diritti di emettere
CO2. Molto di questo è gestito per lucro dall'ONU ai sensi del "Meccanismo per lo
Sviluppo Pulito" (CDM) istituito con il Protocollo di Kyoto, che Copenhagen doveva
sostituire con un trattato ancora più lucroso.
Ai sensi del CDM, aziende e consumatori del mondo sviluppato pagano per avere il
diritto di superare i loro "limiti di emissioni" comprando certificati da quelle azienei
di paesi come l'India e la Cina che accumulano "crediti di emissioni " per ogni fonte
di energia rinnovabile che essi elaborano - oppure mostrando che hanno in qualche
modo ridotto le proprie "emissioni".
E' uno di questi affari, come riferito nel Sunday Telegraph del 13 dicembre, che sta
permettendo a Tata di trasferire tre milioni di tonnellate di produzione di acciaio dal
suo impianto Corus a Redcar a un nuovo impianto nell'Orissa, guadagnando così
potenziali £1,2 miliardi di ‘crediti alle emissioni" (e facendo perdere il lavoro a 1700
persone del Teesside).
Oltre tre quarti del mercato mondiale delle emissioni beneficiano in questo modo
l'India e la Cina. La sola India ha 1455 progetti CDM in atto, per un valore di $33
miliardi (20 miliardi di sterline), molti dei quali sono stati facilitati da Tata - e forse
non sorprenderà il fatto che il dott. Pachauri faccia parte anche del Consiglio della
Borsa del Clima di Chicago, la più grande e lucrosa borsa di scambi di diritti di
emissioni del mondo, che fu anche assistita da TERI nel fondare la borsa di scambi
della stessa India.
Ma tutto questo è nulla se confrontato con le tante altre poltrone asssegnate al dott.
Pachauri negli anni da quando l'ONU lo ha scelto per diventare il principale
"funzionario del cambiamento climatico" del mondo.
Nel 2007, ad esempio, è stato inserito nel Consiglio di Siderian, un'azienda con sede
a San Francisco specializzata nelle "tecnologie sostenibili", a cui Pachauri doveva
fornire "accesso, statura e esposizione industriale del più alto livello".
Nel 2008 è stato nominato Consigliere per l'energia rinnovabile e sostenibile del
Credit Suisse e della Rockefeller Foundation. E' entrato a far parte del Consiglio della
Banca Nordic Glitnir nel momento in cui essa lanciava il suo Fondo per il Futuro
Sostenibile, mirante a raccogliere 4 miliardi di sterline. Divenne Presidente del Fondo
per le Infrastrutture sostenibili dell'Indonesia, il cui Amministratore delegato
confidava di raccogliere in breve tempo 100 miliardi di sterline.
Lo stesso anno divenne direttore dell'International Risk Governance Council di
Ginevra, fondato dalla EDF e da E.On, due delle più grosse aziende europee di
elettricità, per promuovere la ‘bio-energia’. Quest'anno il dott. Pachauri è diventato
"consigliere strategico" del Fondo di investimenti newyorchese Pegasus e Presidente
del Consiglio della Banca asiatica di sviluppo Asian Development Bank, una grossa
sostenitrice degli scambi CDM, il cui Amministratore delegato avvertì che se non si
arrivava a un accordo a Copenhagen il mercato delle emissioni sarebbe crollato.
L'elenco di incarichi ricoperti oggi dal dott. Pachauri, come risultato del suo nuovo
status mondiale, è infinito. E' diventato capo dell'Istituto per il Clima e l'Energia
dell'Università di Yale, che riceve milioni di dollari di finanziamenti pubblici e privati
in USA. Fa parte del Consiglio sul Cambiamento climatico della Deutsche Bank. E'
Direttore dell'Istituto giapponese per le Strategie globali sull'ambiente e fino a poco
tempo fa era consigliere per la Toyota. Richiamando le sue origini come ingegnere
ferroviario, è perfino consigliere per le politiche della SNCF, le Ferrovie dello Stato
francesi.
Nel frattempo, a casa sua in India, fa parte anche di una serie di organismi
governativi importanti, compresa la Consulta economica del Primo Ministro, oltre a
occupare varie posizioni accademiche. Ha trovato il tempo perfino di pubblicare 22
libri.
Il dott. Pachauri non si tira mai indietro quando si tratta di dare al mondo franchi
consigli su ogni questione si riferisca alla minaccia del riscaldamento globale.
L'ultima edizione di TERI News lo cita per aver detto all'Agenzia per la Protezione
dell'Ambiente USA di andare avanti nella regolamentazione delle emissioni di CO2
degli Stati Uniti senza aspettare che il Congresso approvi un'apposita legge.
Racconta anche come, nei giorni precedenti Copenhagen, egli abbia chiamato i paesi
storicamente responsabili per la crisi di riscaldamento globale a prendere "impegni
concreti" per aiutare i paesi in via di sviluppo come l'India con finanziamenti e
tecnologia - mentre allo stesso tempo insisteva che l'India non avrebbe mai accettato
limiti vincolanti alle sue emissioni. L'India, diceva Pachauri, doveva negoziare per
avere sussidi su grande scala dall'Occidente al fine di sviluppare il solare, e i fondi
occidentali dovevano essere resi disponibili anche per progetti di geo-ingegneria che
succhiassero la CO2 dall'atmosfera.
Quale indù vegetariano, il dott Pachauri ha ripetuto il suo richiamo al mondo di
mangiare meno carne al fine di tagliare le emissoni di metano (come al solito non ha
fatto alcun accenno a cosa fare poi dei 400 milioni di vacche sacre dell'India). Dopo
ha invitato anche a vietare di servire il ghiaccio nei ristoranti e a mettere un contatore
in tutte le camere d'albergo per imporre ai clienti una tassa sul loro uso del
riscaldamento e dell'aria condizionata.
Su una cosa, però, il ciarliero dott Pachauri rimane zitto: su quanti compensi
percepisce per tutti questi importanti incarichi, che ammonteranno sicuramente a
milioni di dollari. Non uno degli organismi per i quali presta la sua opera rende
pubblici il suo stipendio o i suoi onorari; compresa l'ONU, che si rifiuta di rivelare
quanto noi tutti lo paghiamo nella sua qualità di funzionario fra i più anziani.
Quanto alla stessa TERI, il principale datore di lavoro di Pachauri da quasi 30 anni,
essa è così riluttante a parlare di soldi che non pubblica nemmeno i conti - il bilancio
consiste in due diagrammi sulle entrate e uscite che non espongono alcuna cifra nel
dettaglio.
Del pari riluttante a parlare è il dott. Pachauri riguardo ai legami di TERI con la Tata,
l'azienda che l'ha fondata negli anni Settanta e il cui nome ha continuato a portare
fino al 2002, quando è stato cambiato semplicemente in The Energy Research
Institute. Un portavoce all'epoca disse: "Non abbiamo tagliato i nostri rapporti passati
con i Tatas, il cambiamento è solo di convenienza".
Ma il vero grande interrogativo riguardo al direttore generale di TERI rimane quello
relativo al rapporto fra i suoi posti commerciali altamente remunerativi e il suo ruolo
di presidente dell'IPCC.
TERI, ad esempio, è entrata nel novero dei migliori offerenti per gli appalti aperti dal
Kuwait finalizzati a ripulire i disastri causati da Saddam Hussein nei loro campi
petroliferi nel 1991. Il costo di tali appalti ($3miliardi) è coperto dall'ONU. Se
vincerà, sarebbe la terza volta che la TERI beneficia di un contratto finanziato
dall'ONU.
Certamente nessuno apprezza di più i servizi di TERI dell'UE, che ha incluso l'istituto
del dott. Pachauri come partner in non meno di 12 progetti miranti ad assistere nelle
decisioni sulle politiche UE per mitigare gli effetti del riscaldamento globale predetti
dall'IPCC.
Chissà se quei 1700 lavoratori nel Teesside il mese prossimo saranno tanto contenti
di perdere il posto di lavoro a favore dell'India, grazie ai meccanismi di quel
"mercato delle emissioni" internazionale di cui il dott. Pachauri è così entusiasta.
(Traduzione di Alessandra Nucci)
Scarica