Consulting € MISURARE IL VALORE DEI CLIENTI PER COGLIERE LE NUOVE OPPORTUNITA’ Pagina 1 customer profitability analysis Sistemi di customer profitability analysis Un possibile strumento di alimentazione di Emiliano Galbiati L a letteratura in merito ai criteri di valutazione dei risultati generati e generabili da un cliente è sicuramente alquanto consistente; tuttavia, buona parte dei contributi scritti a tal proposito tende a focalizzare l’attenzione sulle strategie di marketing da realizzare al fine di gestire al meglio la relazione. Partendo da questa premessa, il presente contributo intende proporre un approccio sistematico di valorizzazione dei costi connessi alla gestione del cliente. Tale obiettivo nasce dalla considerazione dell’attuale contesto competitivo, che rende la gestione del costo e dell’investimento connessi alla relazione commerciale centrale nella sostenibilità aziendale; la concentrazione che il management aziendale deve porre sulle attività in grado di generare valore risulta essere elemento fondamentale per generare un possibile punto di forza nella competizione globale. Nello specifico il sistema proposto, basandosi sulla scomposizione dell’attività aziendale in processi e sottoprocessi, si pone l’obiettivo di proporre un possibile format di riferimento per la costruzione di un corretto costo di gestione del cliente finale sia con riferimento al possibile governo della relazione nel breve termine, sia nel medio-lungo periodo. Tale risultato viene perseguito proponendo un percorso di analisi strutturato in due step: il primo che consente l’individuazione dei processi e dei sottoprocessi presenti nell’ impresa venditrice e il secondo che conduce alla costruzione del valore di costo necessario alla corretta valutazione delle strategie da attuare per la gestione della relazione con il cliente. (*) DGM Consulting. 48 - Sistemi&Impresa N.4 - aprile 2009 Sistemi di customer profitability analysis: una premessa L’attuale evoluzione del contesto competitivo evidenzia una forte accelerazione dei ritmi di mutazione degli scenari economici e delle regole sottese ad essi. Tali alterazioni del mercato mettono in discussione la rilevanza degli indicatori di performance, dei metodi di rilevazione, dei sistemi di determinazione dei costi di prodotto e rendono inefficaci le tecniche di controllo. Nella realtà economica esistente, un unico elemento rimane invariato e costante: il cambiamento. La complessità delle relazioni competitive, la dinamica tecnologica, la trasformazione della domanda sono all’origine dei processi di continua affermazione, distruzione e rigenerazione del vantaggio competitivo. Tali processi richiedono di affrontare la situazione e le criticità concernenti la gestione dell’azienda attraverso una lettura integrata dei fenomeni che la caratterizzano. In altri termini, si fa riferimento al processo di analisi che coniuga le dimensioni interne all’azienda (processi, competenze e costi) con quelle esterne (clienti e concorrenti). Una lettura integrata delle variabili indicate è necessaria sia a livello corporate, finalizzata alla definizione e alla scelta delle aree di business in cui operare, sia a livello operativo per la gestione delle singole aree individuate. Nello specifico, per il governo di ogni singolo business l’integrazione delle dimensioni interne e di mercato è necessaria per il corretto bilanciamento tra l’obiettivo di soddisfazione del cliente e quello di affermazione della superiorità competitiva versus l’equilibrio reddituale e le capacità aziendali. L’esigenza di integrazione tra le variabili di cliente e di efficienza è presente a livello teorico e anche nelle prassi manageriali; tuttavia, storicamente si è sviluppato un processo di gestione diametralmente opposto. Mentre, infatti, gli studi di marketing si sono focalizzati nell’approfondimento delle politiche di conquista/gestione del cliente e nella definizione di strumenti atti al superamento dei concorrenti, le pratiche di controllo di gestione hanno concentrato l’attenzione nell’approfondimento delle logiche sottostanti la determinazione dei costi, tralasciando la relazione esistente tra costo e performance di mercato dell’impresa. customer profitability analysis Tale comportamento è riconducibile alle criticità connesse alla dualità tra fonti del vantaggio competitivo e leadership di costo, all’abituale organizzazione aziendale basata su una struttura funzionale e, infine, al diverso linguaggio utilizzato nelle funzioni di marketing e di controllo di gestione. Nel contesto economico attuale, le imprese si trovano costrette a dover combinare strategie di differenziazione (ricerca di una maggior qualità dei prodotti e personalizzazione dell’offerta) con l’abbattimento dei costi, finalizzato al contenimento dei prezzi di vendita e alla generazione di marginalità. I fattori all’origine di questo cambiamento sono riconducibili principalmente alla complessità competitiva.1 In particolare si fa riferimento all’intensificarsi della concorrenza trasversale, che si associa alla concorrenza settoriale e a quella intersettoriale,2 alla globalizzazione e alla velocità di accadimento dei cambiamenti;3 all’evoluzione tecnologica che ha comportato lo sviluppo dei processi di mass-customization4 (passaggio dalla produzione di massa alla produzione flessibile); alle dinamiche evolutive della domanda: nello specifico, l’aumento della disponibilità di informazioni e la diffusione di esperienze di consumo determinano un accrescimento di conoscenza che si traduce, per molti prodotti, nella ricerca di offerte specifiche, che rende difficile stabilire una relazione biunivoca tra prodotto e bisogno.5 Lo sforzo di ricercare un’integrazione tra l’ottica di analisi orientata al mercato e quella orientata al miglioramento dell’efficienza richiede, in primo luogo, di definire un riferimento comune tra le due discipline. Tale riferimento può essere individuato nel concetto di valore per il cliente, determinato come rapporto tra valore d’uso del prodotto e costi di acquisizione del valore d’uso, che risulta essere l’elemento centrale nella ricerca delle connessioni tra soddisfazione del cliente, competitività e redditività aziendale.6 Infatti, se dal punto di vista del mercato l’elemento prioritario risulta essere il perseguimento della massimizzazione del valore percepito al fine di acquisire la preferenza dei clienti,7 anche nell’ottica del controllo di gestione proprio l’attenzione al valore può fornire le logiche per il corretto dimensionamento delle risorse aziendali e quindi per il governo dei costi. Questo contributo ha l’obiettivo di fornire una metodologia attraverso la quale sviluppare un sistema di analisi della profittabilità di cliente (quantificazione del valore generato nel processo di acquisto/vendita) consentendo in questo modo di integrare la visione più correlata al mercato di riferimento con le logiche di assegnazione dei costi connessi alla gestione del cliente e alla ricerca di un continuo miglioramento dell’efficienza ad essa correlata. Misurare il valore di un cliente: una visione di insieme Spesso, i sistemi di misurazione del valore generato da un’impresa non utilizzano come criterio di aggregazione dei risultati il cliente (o aggregati omogenei di clienti). Tali sistemi sembrano non riconoscere che i ricavi attuali e attesi generati da un’impresa (o brand) dipendano dal comportamento attuale e futuro dei suoi acquirenti. La solidità e la qualità della relazione tra i clienti finali e l’impresa venditrice sono espressione del legame esistente tra quell’impresa (o brand) e il cliente stesso; in altri termini, il valore è implicito più nel cliente che nel prodotto. Il valore di un’impresa può infatti svilupparsi o decrescere in funzione dei cambiamenti che possono verificarsi nel comportamento degli acquirenti e nel rapporto relazionale e fiduciario che li lega.8 A titolo esemplificativo si pensi ai cambiamenti che l’attuale contesto competitivo genera sui fatturati di un’impresa: la contrazione dei ricavi è connessa al cambiamento del comportamento del consumatore che in un momento di recessione presta particolare attenzione alle dinamiche di spesa. Infatti, il prezzo che il mercato è disposto a riconoscere all’impresa è il premio per il riconoscimento di un differenziale rispetto a quanto proposto dalla concorrenza. Tale riconoscimento è influenzato dalla politiche di marketing che le imprese attuano sul mercato di riferimento; quindi il mantenimento del gap è ascrivibile anche alla capacità dell’impresa di instaurare un rapporto di elevata qualità. La capacità di generare un rapporto di fiducia con la propria clientela non solo aumenta le probabilità di acquisto ma, secondo alcuni studi di settore, allunga il ciclo di vita della relazione stessa e incrementa la persuasività delle strategie di marketing attuate (passaparola). Busacca B., Le risorse di fiducia dell’impresa, Torino, Utet, 1994. La concorrenza intersettoriale evidenzia rapporti di competizione tra imprese non direttamente concorrenti, ma atte a ricercare la soddisfazione dei clienti con riferimento a necessità simili. 3 Valdani E., Il quadrifoglio del marketing per il valore, Economia & management n. 2, aprile 1993. 4 Sul tema si vedano Cozzi G., Di bernardo B., Rullani E., Marketing e tecnologie dell’informazione: dall’economia di massa all’economia della varietà, in “Scritti in onore di L. Guatri”, Milano, Bocconi Comunicazione, 1988; Valdani E., Dosi F., La personalizzazione di massa nelle imprese italiane. Un’indagine esplorativa, Economia & management n. 3, maggio 1995. 5 Podestà S., Prodotto, consumatore e politica di mercato, Milano, Etas Libri. 6 Carù A., Cugini A.,Valore per il cliente e controllo dei costi: una sfida possibile, Milano, Egea. 7 AA.VV., Putting the service-profit chain to work, Harvard business review. 8 Valdani E., Cliente & service management, Milano, Egea, 2009. 1 2 Sistemi&Impresa N.4 - aprile 2009 - 49 customer profitability analysis Misurare il valore di un cliente: il ciclo di vita Il processo di vendita può caratterizzarsi per un orientamento al lungo periodo e al riconoscimento dei benefici che una relazione di lungo termine può generare in qualità di flussi di ricavo e di profitti generati/generabili. In tal senso, il rapporto commerciale si qualifica come orientato alla gestione della relazione con il cliente. Alternativamente, l’ottica di riferimento può essere quella di breve termine e di massimizzazione dei ricavi/profitti generati dalla singola attività di vendita. Si parla in questo caso di orientamento alla gestione della transazione. Tale duplice processo evidenzia che la qualità della relazione tra l’impresa e la sua clientela è una fonte di vantaggio competitivo, che consente di prevedere il comportamento dell’acquirente in termini di processo di rinnovo degli acquisti. In altri termini si fa riferimento al fatto che la relazione temporale con la clientela si sviluppa su un processo continuo, attraverso quattro specifiche fasi di sviluppo:9 • Prospecting: questa fase ha l’obiettivo di identificare i clienti riconducibili al target individuato nel processo di definizione delle strategie di customer marketing dell’impresa. Questa fase raccoglie tutte le attività di identificazione, ricerca e targeting rispetto agli obiettivi strategici prefissati. Tali clienti liberamente, o motivati dalle attività di comunicazione e pubblicità dell’impresa, rispondono alle sollecitazioni dirette o indirette alle quali si espongono, sino a permetterne l’identificazione da parte delle funzione commerciale dell’impresa venditrice; • Acquisizione: in questa fase il cliente, stimolato dall’attività di marketing dell’impresa, modifica il proprio coinvolgimento nell’attività di acquisto, passando dalla posizione passiva a quella attiva. Infatti, procede nella ricerca di informazioni connessa all’impresa/prodotto servito, al fine di valutare le diverse alternative presenti sul mercato Figura 1 – Il modello del ciclo di vita del cliente: una visione d’insieme. 9 Cfr Valdani E., Op. Cit. 50 - Sistemi&Impresa N.4 - aprile 2009 • • • • di riferimento. In questa particolare situazione le attività svolte sono riconducibili ai processi di motivazione e coinvolgimento della clientela che conducono il compratore a esprimere la propria preferenza; Sviluppo: in questa fase, la relazione diventa più intensa e il compratore esprime sempre maggior fiducia nei confronti dell’impresa. Questo processo di stima porta il cliente a riconoscere un’adeguata soddisfazione delle aspettative e conseguentemente diventa sempre più disponibile ad acquisire prodotti/servizi offerti (cross selling) o a migrare verso offerte caratterizzate da un livello crescente di valore e di costo (up selling); Consolidamento: la quarta fase del processo del ciclo di vita si manifesta quando il cliente riconosce il vantaggio della relazione costruita con l’impresa di riferimento. In questo step, l’impresa attiva il processo di fidelizzazione della clientela, che le consente di costruire un rapporto duraturo nel medio-lungo periodo; Vulnerabilità e abbandono: a seguito del consolidamento del rapporto commerciale il ciclo di vita della relazione evolve nella fase di vulnerabilità. In tale circostanza, il cliente riduce la frequenza dei suoi acquisti e manifesta un principio di insoddisfazione, che lo conduce a prestare maggior attenzione alle attività di comunicazione delle imprese concorrenti. Nel caso in cui il marketing attivato dai competitor riesca ad attirare la preferenza del soggetto acquirente, la fase di vulnerabilità sfocia nell’abbandono; Win back: l’attività di gestione della relazione con il cliente non si conclude con il processo di abbandono, ma bensì, con il tentativo da parte dell’impresa di recuperare i clienti persi. Infatti, la funzione commerciale, a seguito del distacco di un cliente, attiva il processo di ri-fidelizzazione di quei clienti che mostrano maggior possibilità e propensione all’essere riconquistati. customer profitability analysis Figura 2 – Il Life time value di un cliente. Lungo tutto il ciclo di vita descritto è necessario che l’impresa monitori costantemente la capacità del cliente di generare valore. A tale fine esistono dei sistemi di customer profitability che consentono al management di valutare il rapporto esistente tra investimento effettuato e ritorno ottenuto. Misurare il valore di un cliente: i sistemi I sistemi di valutazione del valore generato da un cliente e le regole di alimentazione sono argomenti ampiamente trattati in letteratura. Inizialmente, i sistemi utilizzati si concentravano esclusivamente sul fatturato generato dall’impresa acquirente. A titolo esemplificativo, si pensi al concetto di Life time value o Life time sales, che evidenzia il fatturato cumulato degli acquisti sostenuti da un cliente lungo tutto il ciclo di vita della sua relazione con l’impresa. Tuttavia, pur essendo efficaci nel generare un senso di responsabilità verso il cliente, tali sistemi risultano essere riduttivi nel fornire le informazioni necessarie al management per sostenere le decisioni di investimento finalizzate alla costruzione-gestione della relazione commerciale. Con il concetto di Customer Life Value si introduce in letteratura la valutazione dei profitti cumulati, attuali e futuri, generati lungo tutto il ciclo di vita della relazione con l’impresa. Tale modello consente di verificare l’effettivo potenziale di redditività espresso da un cliente e, quindi, di guidare il processo di definizione delle politiche di investimento e di assegnazione delle risorse per lo sviluppo-mantenimento del rapporto. In letteratura, il terzo step evolutivo delle teorie connesse alla relazione con la clientela è il tentativo di fornire un sistema adeguato per il sostenimento delle decisioni di investimento relative al cliente. Il Customer Life Value introduce la prospettiva di analisi del compratore avendo a riferimento il vero contributo di redditività generata o distrutta nel corso del processo di acquisto. Nello specifico, il sistema Customer Life Value considera come redditività la differenza tra ricavi generati dal cliente (al tempo t) e i costi sostenuti per acquisirlo, svilupparlo e fidelizzarlo (al tempo t). Si precisa, tuttavia, che molte imprese considerano il concetto di redditività come il differenziale tra margine generato dal cliente considerato e il costo del capitale investito nella relazione. Le teorie riportate dalla letteratura classica generalizzano, considerando positivamente tutti i ricavi indotti dalla clientela e negativamente tutti i costi necessari per poter soddisfare i bisogni che vengono espressi dal compratore. Le prassi manageriali, al contrario, si concentrano sulla possibilità di classificare i clienti serviti in funzione della relazione costo-beneficio, rapportano i ricavi garantiti (attuali e futuri) alle risorse impegnate per identificare, sviluppare e consolidare la relazione commerciale. Sistemi&Impresa N.4 - aprile 2009 - 51 customer profitability analysis Tale concetto consente di classificare la clientela servita nella matrice10 di seguito riportata: La costruzione di un’adeguata struttura aziendale deve avvalersi del concetto di catena del valore, che consente di costruire Figura 3 – La matrice dei ricavi e dei costi cliente. Quanto affermato finora è sostenibile solo nel caso in cui l’impresa venditrice disponga di un sistema contabile che permetta di generare un conto economico per cliente. Al fine di consentire la costruzione di un conto economico che tracci tutte le informazioni rilevanti per la gestione di un cliente, è necessario che il sistema contabile sia supportato da principi contabili che consentano di identificare e imputare alla clientela i costi di loro diretta pertinenza (si fa riferimento a sistemi di costing come activity based costing o process cost). Misurare il valore di un cliente: una possibile chiave di lettura Nella descrizione del ciclo di vita della relazione con il cliente (paragrafo 3) sono state individuate sei fasi evolutive: prospecting, acquisizione, sviluppo, consolidamento, vulnerabilità e abbandono, win back. In ogni singolo step è necessario che l’azienda venditrice adotti un appropriato sistema di gestione della relazione, sia in termini di front office (struttura venditrice), sia in termini di struttura di back office (produzione, amministrazione, logistica). 10 11 un sistema di misurazione dei costi, in grado di supportare le decisioni aziendali, basato sull’individuazione di processi. In altre parole, il modello di catena del valore11 descrive la struttura di un’organizzazione come un insieme limitato di processi. Nello specifico, i processi individuati da Porter e tipicamente presenti in una realtà aziendale sono un insieme di attività interrelate, svolte all’interno dell’azienda, che creano valore trasformando delle risorse (input del processo) in un prodotto/ servizio (output del processo) destinato a un soggetto interno o esterno all’azienda. Il processo è teso al raggiungimento di un obiettivo aziendale, determinato in sede di pianificazione, se questa è presente. Le attività connesse alla clientela sono diverse in ciascuna fase del ciclo di vita della relazione; a titolo esemplificativo si pensi alle attività di comunicazione pubblicitaria, direct marketing, visite del personale di vendita, materiale illustrativo, che vengono tipicamente utilizzate nella fase di prospecting e acquisizione; customer marketing, ricerca e sviluppo prodotto, progettazione, assistenza post vendita, che abitualmente si associano alle fasi di sviluppo e consolidamento. Le attività presenti in ciascun processo sono l’unità Cfr Valdani E., Op. Cit. Porter M. E., Competitive Advantage: Creating and Sustaining Superior Performance, New York, 1985. 52 - Sistemi&Impresa N.4 - aprile 2009 customer profitability analysis Figura 4 – Il modello della catena del valore. elementare che è possibile utilizzare per la costruzione di un sistema di conto economico per cliente. La valorizzazione dei costi connessi a ciascuna attività e l’individuazione di un cost driver permettono di valorizzare gli sforzi attivati dalla struttura aziendale in ciascuna fase del ciclo di vita della relazione con il cliente e conseguentemente di fornire le informazioni al management aziendale per governare al meglio il processo decisionale connesso alla gestione del parco clienti. Misurare il valore di un cliente: la variabile costo Alla luce di quanto esposto nei paragrafi precedenti, è fondamentale quindi individuare le determinanti del valore per il cliente: quali le fonti che generano i costi per cui il cliente è disposto a pagare? Per rispondere a questo interrogativo, diventa essenziale comprendere quali siano le esigenze dei clienti e identificare i processi da svolgere per soddisfarle. Non è sempre facile individuare i processi presenti nell’attività aziendale: una possibile soluzione a tale criticità si trova nella teoria Idef0, che analizza i processi aziendali individuando input, output, vincoli e risorse utilizzate. Secondo questa logica, l’individuazione e la classificazione dei processi è definita dal valore aggiunto che le attività svolte generano nel processo di trasformazione. I vantaggi delle teoria Idef0 derivano soprattutto dall’adozione di un linguaggio standard che garantisce la possibilità di analizzare con successo processi anche molto complessi, assicurando l’omogeneità dei risultati e permettendo il coordinamento di gruppi di lavoro che debbano operare su sottoprocessi differenti. Il modello permette di focalizzare l’attenzione sul processo evidenziandone i confini, le relazioni e le interfacce con il mondo esterno, le attività che lo compongono e come esse siano, debbano o possano essere tra loro collegate e interagenti allo scopo di ottenere come risultati i servizi attesi dal business. L’applicazione della teoria Idef0 ai processi connessi alla gestione della relazione con il cliente permette di distinguere quali attività hanno capacità di generare valore rispetto a quelle che non sono riconosciute a valore aggiunto. Si pensi, a titolo esemplificativo, al processo di personalizzazione di un prodotto che un’azienda meccanica deve attivare nelle fase di consolidamento del rapporto con il cliente finale. Tale processo può essere identificato, tramite la teoria Idef0, come caratterizzato dall’input della richiesta del cliente e concludersi con il collaudo positivo del prodotto/servizio. Le attività che sottostanno al processo individuato sono molteplici e riconducibili alla relazione con il cliente, all’analisi di fattibilità tecnica, all’elaborazione dell’offerta, alla progettazione specifica, alla realizzazione e al collaudo dell’output realizzato. Tutte le attività descritte sono funzionali alla realizzazione di quanto richiesto, ma non tutte sono per il cliente stesso significative per il valore aggiunto percepito; ne sono un esempio la fase di elaborazione dell’offerta e di progettazione, che non generano un vantaggio tecnico/economico. L’identificazione dei processi secondo le logiche descritte sono il primo step per la valorizzazione dei costi sostenuti nelle diverse attività connesse alla gestione della relazione con il cliente. La seconda fase dell’iter di costruzione del valore economico può essere affrontata attraverso la costruzione di una Sistemi&Impresa N.4 - aprile 2009 - 53 customer profitability analysis Figura 5 – Il modello IDEF0. “scheda di processo”. Tale documento raccoglie tutte le informazioni connesse ai processi individuati mediante la metodologia descritta in precedenza. Nello specifico, una “scheda di processo” deve contenere, oltre agli elementi descrittivi (nome processo, input, output e risorse dedicate), la valorizzazione dei centri di costo coinvolti e delle fasi/sottoprocessi che fanno riferimento al processo considerato. Al fine di consentire la valorizzazione di quanto indicato, è necessario che in azienda venga implementato: • Un sistema di contabilità analitica, attraverso cui rilevare i costi dei centri di costo esistenti nella realtà aziendale, migrando così da una mera lettura delle informazioni economiche aziendali “per natura” (Contabilità Generale) a una lettura “per destinazione” (Contabilità Analitica);12 • Un sistema di rilevazione dei tempi di attività, attraverso cui i soggetti coinvolti nei diversi processi indichino i tempi impiegati nelle diverse attività, permettendo in questo modo di suddividere un intero processo di elaborazione in sottofasi dettagliate. Questi due sistemi consentono di ottenere le informazioni utili per il procedimento di costificazione dei processi rilevati. Nello specifico, la procedura di valorizzazione dei processi può avvenire attraverso (a) l’individuazione del link esistente tra ogni singola attività presente nel sistema di rilevazione delle tempistiche e i processi identificati, (b) la suddivisione in fasi del processo considerato e il conseguente collegamento alle at- tività connesse al processo, (c) la moltiplicazione del costo orario di centro di costo per i tempi rilevati su ogni singola attività realizzata nei singoli centri presenti nel sistema di contabilità analitica, (d) l’individuazione di un activity driver rispetto al quale analizzare il cambiamento dei valori registrati per ogni singola attività. Fase A – Le attività collegate ai singoli centri di costo presenti nel sistema di contabilità analitica devono essere collegate ai processi individuati in azienda. Tale collegamento può essere attivato individuando il punto di intersezione tra l’output finale del processo e la singola attività considerata. In altri termini, in questa fase è necessario rispondere alla domanda “cosa fare per ottenere il risultato finale del processo?”. Fase B – A seguito del collegamento tra attività e processo è possibile raggruppare le singole attività individuate in sottoinsieme di processo. La costruzione di fasi e sottoprocessi consente al management aziendale di iniziare a intercettare quelle prassi aziendali che non risultano “ripagate” in quanto non generatrici di valore. Fase C – Quanto costruito nelle due fasi precedenti consente di generare la vera valorizzazione del processo considerato. Tale iter di elaborazione può avvenire moltiplicando il costo orario dei centri costo13 coinvolti (dato fornito dal sistema di contabilità analitica14 – calcolato come rapporto tra costo di centro e ore di periodo) per le ore di lavoro spese su ogni singola attività.15 Si veda Meloni G., Galbiati E., Dalla progettazione al funzionamento dei sistemi di contabilità direzionale: verso una verifica sistematica delle condizioni di fattibilità I, n. 6, Controllo di Gestione, Ipsoa, 2005. Si fa riferimento al costo di centro comprensivo delle quote di allocazione dei centri indiretti. 14 Necessità che il sistema di contabilità analitica garantisca la quadratura, in termini di costi, con quanto rilevato dalla contabilità generale. 15 Il sistema informativo deve garantire il confronto e la quadratura tra le ore utilizzate per il calcolo del costo orari di centro con la sommatoria delle ore estraete dal sistema di rilevazione tempi. 12 13 54 - Sistemi&Impresa N.4 - aprile 2009 customer profitability analysis Fase D – Il link tra attività e processo garantisce al management aziendale di individuare quali sono le azioni che non generano valore aggiunto ma, tuttavia, non garantiscono ancora la governabilità del costo associato. A tal fine è necessario individuare un activity driver attraverso cui imputare tale costo al cliente finale e conseguentemente poter ridurre quelle attività non ripagate dal cliente. In altri termini, in questa fase è necessario rispondere al quesito “quale elemento rende variabile il costo dell’attività realizzata?”. L’individuazione di un activity driver permette di costruire una seconda sezione della scheda di processo. La sezione “b” della scheda consente di governare al meglio le attività individuate, concentrando l’attenzione non tanto sul processo di cost saving generalizzato ma, come detto in precedenza, individuando le attività che permettono di contenere i costi aziendali senza inficiare quanto percepito dal soggetto compratore. Attraverso l’utilizzo dei costi calcolati e degli activity driver individuati è possibile costruire, per ogni singola fase del processo, una tabella di monitoraggio dei costi e delle dinamiche ad essi connesse. Nello specifico si fa riferimento alla strutturazione di una matrice che riporti le informazioni delle risorse utilizzate (centri di costo coinvolti), la struttura del costo calcolato16 e il costo unitario per activity driver. Tali informazioni forniscono al management aziendale la possibilità di governare i costi attraverso l’analisi di quanto consuntivato nei periodi pregressi e di simulare eventuali risultati futuri ipotizzando possibili azioni di intervento finalizzate alla riduzione/riorganizzazione del processo considerato. Misurare il valore di un cliente: alcuni cenni conclusivi La valutazione del potenziale economico generato o generabile da un cliente risulta essere un prassi manageriale che deve includere tre diverse prospettive: • Valore attuale: esprime il valore di un cliente sulla base del profitto garantito dai sui acquisti nel periodo oggetto di analisi; • Valore atteso: esprime il valore cumulato del cliente, avendo a riferimento tutto il ciclo di vita della relazione con l’impresa venditrice. Tale valorizzazione si base sull’ipotesi di ripetitività degli acquisti secondo il suo attuale comportamento rilevato; • Valore potenziale atteso: esprime il valore che il cliente potrebbe garantire nel caso di evoluzione dei comportamenti di acquisto lungo le fasi future del ciclo di vita della relazione. Come prospettato nel contributo, al fine di consentire un percorso di approfondimento della capacità di generare reddito in tutte e tre le fasi individuate, è necessario introdurre in azienda la prospettiva di processo. Tale concetto consente di quantificare i costi generati nella gestione della relazione con il compratore finale, attraverso la valutazione delle singole risorse occupate per ciascuna attività realizzata (scheda di processo) e fornisce le basi per la costruzione del conto economico di cliente, tramite l’attribuzione dei costi sulla base degli activity driver individuati. L’identificazione dei costi connessi alla relazione e la costruzione delle schede di processo sono l’inizio del percorso di approfondimento della capacità di un cliente di generare redditività; infatti, elementi fondamentali nella costruzione di un sistema di customer profitability analysis sono da un lato l’individuazione del legame tra singoli processi e le fasi del ciclo di vita della relazione e, dall’altro, l’identificazione dell’oggetto ultimo di calcolo della profittabilità: singolo cliente o aggregati omogenei di clienti. Questi due step rappresentano la vera sfida nella costruzione di un sistema di profittabilità di cliente in ottica evoluta. Bibliografia • AA.VV., Putting the service-profit chain to work, Harvard business review. • Bean G., Contabilità per la produzione snella, Giappichelli, 1995. • Busacca B., Le risorse di fiducia dell’impresa, Torino, Utet, 1994. • Carù A., Cugini A.,Valore per il cliente e controllo dei costi: una sfida possibile, Milano, Egea. • Cozzi G., Di bernardo B., Rullani E., Marketing e tecnologie dell’informazione: dall’economia di massa all’economia della varietà, in “Scritti in onoro di L. Guatri”, Milano, Bocconi Comunicazione, 1988. • Meloni G., Galbiati E., Dalla progettazione al funzionamento dei sistemi di contabilità direzionale: verso una verifica sistematica delle condizioni di fattibilità, n. 6 Controllo di Gestione, Ipsoa, 2005. • Podestà S., Prodotto, consumatore e politica di mercato, Milano, Etas Libri. • Porter M. E., Competitive Advantage: Creating and Sustaining Superior Performance, New York, 1985. • Valdani E., Il quadrifoglio del marketing per il valore, Economia & management n. 2, aprile 1993. • Valdani E., Dosi F., La personalizzazione di massa nelle imprese italiane. Un’indagine esplorativa, Economia & management n. 3, maggio 1995. • Valdani E., Cliente & service management, Milano, Egea, 2009. In questa fase è possibile ipotizzare che il costo di ogni singola attività, costruito con il costo orario dei diversi centri di costo, rispecchi la struttura di costo degli stessi – costo variabile versus costi fissi. 16 Sistemi&Impresa N.4 - aprile 2009 - 55 CHI SIAMO: DGM Consulting nasce nel 2003 per volontà dei due soci fondatori, Andrea Dossi e Gianluca Consulting Meloni, con l'obiettivo di costruire un luogo in cui convogliare e sviluppare il bagaglio di conoscenze professionali, di ricerca e didattiche maturate nel corso degli anni nell'area del Planning, Control & Performance Evaluation. Nel tempo DGM è cresciuta ampliando progressivamente le competenze chiave attraverso una continua e sistematica attività di ricerca. Grazie a questo impegno, DGM ha avviato e concluso un numero crescente di progetti che ne testimoniano la sua evoluzione anche in termini di servizi offerti e di settori presidiati. Oggi DGM, pur volendo rimanere una realtà capace di garantire un servizio customizzato e rispettoso delle esigenze dei propri clienti, si propone come community professionale nel campo della Consulenza Direzionale a tutto tondo. RESPONSABILE AREA Mercati Roberto Nicolò Viganò [email protected] Tel: 380.7812935 DGM Consulting Via Ripamonti, 44 - 20141 Milano Tel. 02 45495568 - [email protected] www.dgmco.it Pagina 1 Copyright © DGM Consulting. Tutti i diritti riservati. E' proibita la riproduzione, anche parziale, in ogni forma o mezzo, senza l’esplicita concessione scritta da parte degli autori.