Copia di 6e228950c1f1108dca69cfaeccee831a Pianeta scienza MARTEDÌ 14 LUGLIO 2015 IL PICCOLO Un nuovo studio, il più sistematico e rigoroso finora compiuto in questo campo, stabilisce chiaramente uno dei ruoli benigni della proteina prionica (PrPC): la sua presenza nel cervello ha un ruolo nel prevenire l’insorgenza delle crisi epilettiche. PrPC è forse più nota nella sua forma “degenerata”, il prione, l’agente infettivo alla base di alcune pericolose malattie neurodegenerative come per esempio il morbo della mucca pazza. Allo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports (gruppo Nature) ha collaborato anche la Sissa. Da tempo gli scienziati si interrogano su quale sia il ruolo fi- Individuata la proteina che blocca l’epilessia siologico di PrPC nel suo stato fisiologico normale. Studi precedenti avevano suggerito che fra queste funzioni vi fosse anche quella di evitare l’insorgenza di scariche epilettiche nel cervello (modulando probabilmente l’azione di canali sinaptici specifici), ma c’è chi aveva messo in dubbio la validità di queste ricerche. «L’idea era che, in passato, i modelli animali non fossero sufficientemente specifici e che le osservazioni fossero il prodotto di un errore sperimentale», spie- La proteina prionica (PrPC): ha un ruolo nel prevenire le crisi epilettiche ga Giuseppe Legname della Sissa. Legname è fra gli autori della nuova ricerca. «Con il nostro lavoro abbiamo voluto fugare ogni dubbio. Abbiamo utilizzato ben quattro modelli animali, proprio per mettere alla prova l’ipotesi neuroprotettiva di PrPC rispetto all’epilessia». Risultato? «PrPC ha sicuramente un ruolo nell’evitare le scariche epilettiche, quando manca infatti queste sono molto più frequenti». Lo studio si pone ora come un riferimento importante nel suo campo: «Nessun altro finora ha utilizzato questa precisione e quest’ampia casistica», conclude Legname. Ecco l’enzima “intelligente” anti-sclerosi Gli scienziati della Sissa hanno creato una molecola artificiale in grado di distinguere i geni attivi da quelli spenti di Gabriele Sala Alcune malattie genetiche sorgono dall’attività deficitaria di alcuni geni. Un enzima che amplifichi la trascrizione genica potrebbe essere una valida terapia in questi casi, a patto di non stimolare i geni a lavorare anche nelle parti sbagliate dell’organismo. Gli scienziati della Sissa hanno creato degli enzimi sintetici “intelligenti”, che distinguono i geni attivi da quelli spenti. Ogni cellula dell’organismo (gameti esclusi) contiene tutto il Dna dell’individuo a cui appartiene. Eppure, per esempio, un neurone del cervello è completamente diverso da una cellula epatica: svolge funzioni specifiche e sintetizza proteine completamente differenti. Questo è possibile perché nel Dna di ciascuna cellula parte dei geni sono “accesi” e parte “spenti”, nel modo richiesto dalla specifico tessuto di appartenenza. Questo significa che quando vogliamo stimolare i geni a lavorare di più, per esempio per combattere una malattia di origine genetica, dobbiamo farlo solo nel tessuto giusto, e non in tutto l’organismo (perché altrimenti potremmo provocare danni anche più gravi), Consulto medico per la sclerosi multipla, una delle più insidiose malattie degenerantive (foto Archivio Corbis) cosa tutt’altro che semplice. «Abbiamo creato un enzima che è capace di ‘vedere’ la differenza e agire solo dove è opportuno», spiega Antonello Mallamaci, professore della Sissa, che ha coordinato una ricerca appena pubblicata sulla rivista Nucleic Acid Research. Mallamaci e Cristina Fimiani, studentessa della Sissa e prima autrice dell’articolo, hanno creato degli enzimi sintetici “ibridi”. «Ibridi perché, a differenza di quelli biologici classici, che sono fatti quasi interamente da proteine, questi hanno una componente proteica, ma riconoscono il gene bersaglio tramite un'esca di Rna», spiega Fimiani. «Anche se esiste un esempio precedente di enzima sintetico a Rna sviluppato da altri laboratori, i nostri sono i primi a esserlo in maniera completa - pun- tualizza Mallamaci, - anche se la loro caratteristica più importante è forse un’altra». Questi enzimi infatti non stimolano la trascrizione genica in maniera drammatica, ma lo fanno in misura comparabile ai regolatori endogeni . «Sembra uno svantaggio, ma invece è la loro forza - commenta Fimiani -. La loro azione infatti avviene nell’intervallo fisiologico naturale: amplificano il processo in modo limi- Con Molecole la ricerca corre sul blog Sulle pagine on-line de “Il Piccolo” uno spazio multi-settoriale per parlare di scienza Esistono nel mondo diversi luoghi che per l'alta concentrazione di "cervelli", di istituzioni scientifiche e universitarie di alto livello, rivestono un ruolo importante nella produzione di sapere e di soluzioni creative che migliorano la qualità della vita. Uno di questi posti è Trieste, una città che negli ultimi decenni si è distinta per la particolare vivacità nell'ambito della ricerca, divenendo un luogo di confronto per scienziati provenienti da tutto il mondo. Non è un caso, dunque, che nasca sulle pagine de Il Piccolo online un blog multi-settoriale e multi-autore che, prendendo spunto dall'attualità, parla di scienza, tecnologia, ambiente, salute, di nuove idee per il presente e per il futuro. Ad animarlo saranno ricercatori, imprenditori ed esperti del sistema Area Science Park, il parco scientifico e tecnologico in cui operano oltre novanta laboratori e imprese hi-tech e 2.400 addetti. Molecole (http://molecole-ilpiccolo.blogautore.repubblica. it/ ) è il titolo del blog, una parola immediatamente evocativa dell'idea di scienza e dei legami che, come gli atomi in una molecola, rendono funzionale l'alchimia tra gli autori e, soprattutto, tra i temi proposti e la comunità dei lettori. Parliamo di sicurezza alimentare e di uova: ne mangiamo in media oltre 13 kg l'anno a testa. Scegliere quelle provenienti da "galline allevate a terra" è sempre la scelta giusta? Se e in quali casi lo spiega Maurizio Paleologo, biologo, fondatore di Tecna, società specializzata in diagnostica alimentare. Parlando sempre di dieta e benessere, lo sapevate che, secondo uno studio condotto da ricercatori australiani, l'organo più importante per la nostra silhouette sono i polmoni? Ci dice il perché Francesco Menegoni di g&life, giova- Galileo. Koch. Jenner. Pasteur. Marconi. Fleming... Precursori dell’odierna schiera di ricercatori che con impegno strenuo e generoso (e spesso oscuro) profondono ogni giorno scienza, intelletto e fatica imprimendo svolte decisive al vivere civile. Incoraggiare la ricerca significa optare in concreto per il progresso del benessere sociale. La Fondazione lo crede da sempre. ne azienda di nutrigenetica. Passando all'habitat, a partire da quello a noi più vicino, Saul Ciriaco, subacqueo appassionato e naturalista dell'Area Marina di Miramare, ci svela come, proprio nello specchio di Adriatico su cui si affaccia Trieste, esistano veri e propri reef ricchi di vita e di colori, nicchie di biodiversità sconosciute ai più: le trezze. Dall'ecosistema sottomarino a quello delle nostre città: a quando la rivoluzione della mobilità basata sui veicoli elettrici? Fabio Morea, ingegnere esperto di efficienza energetica, spiega cosa si può fare già da subito. L'efficienza ener- tato, e lo fanno solo se il gene è acceso». In questo modo la produzione - aggiuntiva - della proteina può avvenire solo nel tessuto in cui il gene è attivo, anche se l’enzima viene somministrato all’intero organismo. «Per questo motivo i nostri enzimi sono degli ottimi candidati per il trattamento delle aplo-insufficienze», spiega Mallamaci. Nella stragrande maggioranza dei casi, un organismo sano possiede due copie di ciascun gene. Gli individui affetti da aplo-insufficienze però nascono con una sola copia. Questo può provocare una produzione deficitaria di una data proteina e questa condizione è alla base di alcune sindromi e malattie neurologiche molto insidiose. «Se riuscissimo a stimolare il gene rimanente a lavorare di più, potremo in alcuni casi ridurre i sintomi della malattia», spiega Fimiani. «Speriamo che ora la pubblicazione del lavoro stimoli alcuni colleghi a ripetere le nostre ricerche, confermando i risultati», spiega Mallamaci. «Nel frattempo noi stiamo già lavorando per migliorare le nostre molecole e procedere alla sperimentazione in vivo su modelli animali». ©RIPRODUZIONE RISERVATA getica dipende anche dalle tecnologie di illuminazione: i LED rappresentano oggi la soluzione più innovativa, come ci racconta Alessandro Baraldi, ricercatore a Elettra Sincrotrone e professore all'Università di Trieste. L'innovazione, del resto, è un processo continuo, che richiede le giuste condizioni di contesto e gli ingredienti adatti per avere successo. Un tema importante di cui si occupa professionalmente Marco Peloi all'Industrial Liaison Office di Elettra Sincrotrone. Conoscenza e sviluppo tecnologico sarebbero tuttavia impossibili senza l'energia, la curiosità, la creatività di ricercatrici e ricercatori, imprenditrici e imprenditori, veri protagonisti di ogni piccola grande conquista. A loro dedica la sua rubrica Francesca Iannelli, giornalista appassionata di radio e racconti. QUESTA PAGINA È REALIZZATA IN COLLABORAZIONE CON 23 al micorscopio In Brasile ragni e serpenti per salvare vite di MAURO GIACCA rasile, inizio del 1900. Un' epidemia di peste bubbonica colpisce il Paese. La città di San Paolo, allora non più di un centinaio di migliaia di abitanti, acquista una fattoria nella foresta tropicale, lontana dal centro città, e nel suo palazzo padronale stabilisce un centro di ricerca cui dà il compito di produrre un siero che protegga dalla malattia. Nasce così quello che diventerà l'Istituto Butantan, oggi il centro di riferimento di tutta l'America Latina per la produzione di sieri e vaccini. Chi visita oggi l'Istituto ha davanti a sé un'immagine completamente diversa da quel tempo. I laboratori si estendono entro un perimetro vastissimo e sono costituiti da una serie di palazzine storiche, protette dalle Belle Arti, tra cui ci muove in automobile (elettrica, per rispettare l'ambiente). Non occorre più mezza giornata di carrozza a cavallo per raggiungerlo dalla città, perché questa ormai, con oltre 12 milioni di abitanti, si è estesa ad abbracciare interamente il suo polmone di foresta; una parte della fattoria originale ospita ora l'Università di San Paolo, la terza al mondo per numero di studenti (oltre 90mila). All'Istituto, un grande serpentario all'aperto ospita serpenti del Sudamerica e del resto del mondo, le cui ghiandole vengono spremute per ottenere i veleni che, iniettati in oltre 800 cavalli, consentono la produzione di preziosi antisieri distribuiti in tutto il Sudamerica. Analoga sorte per le principali specie di ragni, lucertole e scorpioni, tutti mantenuti con cautela dentro appositi contenitori. Uno stabilimento di produzione industriale fornisce vaccini contro l'influenza, la rabbia, la difterite, la pertosse e altri agenti infettivi. Il Museo Biologico dell'Istituto mostra a oltre 300mila persone ogni anno più di 60 specie di serpenti della foresta brasiliana e di altre parti del mondo, dai cobra di Africa e India alle anaconde della foresta amazzonica, lunghe diversi metri. Un ospedale specializzato per trattare gli avvelenamenti da rettili, ragni e scorpioni è operativo 24 ore su 24. Dirige l'Istituto Jorge Kalil, immunologo di fama internazionale, che lo ha trasformato in uno dei centri più avanzati per la sperimentazione. Il suo sogno? Quello di essere il primo al mondo a provare su quasi 18mila brasiliani un nuovo vaccino contro la dengue, una febbre virale che colpisce più di 400 milioni di individui nelle zone tropicali, senza risparmiare le grandi città come San Paolo e New Delhi. Il vaccino, basato su un virus ancora infettivo ma non più virulento, è stato sviluppato all'NIH, negli Stati Uniti, e poi perfezionato e migliorato al Butantan. Se funzionerà, sarà uno dei grandi successi della medicina. B ©RIPRODUZIONE RISERVATA