SALUTE^
15 bimbi su 100 hanno
la dermatite atopica
Questa malattia della pelle, piuttosto
diffusa tra i piccoli, è ancora poco
conosciuta e non curata bene dai
genitori. Scopriamola insieme...
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Due-rre visire su dieci dal pediatra
riguardano problemi dermatologici e, nella
maggior parte dei casi, si tratta di dermatite
aropica. Negli ultimi ventanni, questa
malattia della pelle ha subito un vero e
proprio boom, tanto da arrivare a interessare
il 10-15% dei bambini italiani. Durante
1 ultimo convegno internazionale della
Federazione italiana dei medici pediatri, si è
parlaro in particolare di come
i genitori dei piccoli colpiti non siano
abbastanza informati sulla malattia.
Un'infiammazione
dell'epidermide
Detta anche eczema atopico o
costituzionale, la dermatite atopica è una
malattia infiammatoria della pelle non
contagiosa, ma cronica e pruriginosa, che
colpisce soprattutto i bambini e può essere
associata a malattie allergiche. È
caratterizzata dall'alternanza di fasi acute
(riacutizzazioni o esacerbazioni), in cui aree
più o meno estese della pelle manifestano
eczema, cioè appaiono tosse ed essudanti
(rilasciano cioè un liquido), a fasi di
remissione in cui la cute è ispessita, ruvida e
secca. Nel neonato interessa soprattutto
guance, fronte e mento, mentre nel
bambino le pieghe di gomiti e ginocchia,
piedi, mani, collo e tronco.
E LEGATA ALLA GENETICA
Avere genitori che soffrano di dermatite atopica
(ma anche asma o rtnocongiuntivitì allergiche)
aumenta la possibilità di avere lo stesso
problema: «Se ne soffre solo un genitore, nei 25%
dei casi potrà esserne colpito anche il figlio,
percentuale che aumenta al 50% se entrambi i
genitori hanno la malattia, mentre la probabilità è
bassa se i genitori non ce l'hanno» rivela il
professor Carlo Gelmetti, direttore della
Dermatologia pediatrica della Fondazione Irccs
Ca' Granda, ospedale Maggiore Policlinico di
Milano. «A confermare il fattore genetico ci sono
anche alcuni studi sui gemelli, dai quali emerge
che se un gemello omozigote è colpito dalla
malattìa, anche l'altro lo sarà nell'80% dei casi.
La percentuale non è del 100% perché la genetica
non è un fattore esclusivo, cioè non c'è un unico
gene implicato nella malattia, ma più geni, per cui
le combinazioni sono molteplici e non sempre
determinano lo sviluppo del disturbo».
L'INQUINAMENTO NE
FAVORISCE LA COMPARSA
La genetica non è tutto, altrimenti non si
spiegherebbe perché negli ultimi decenni la
dermatite atopica abbia avuto un vero e proprio
boom: è un tempo troppo breve perché si siano
verificate modificazioni genetiche. «A fare la
differenza sono fattori ambientali che amplificano
un'eventuale predisposizione personale» spiega
il professor Gelmetti. «Tra questi spicca
l'inquinamento, soprattutto quello domestico,
con l'aumento del ricorso a detergenti ricchi di
tensioattivi per la pelle e per gli indumenti, che,
come sono energici nell'eliminare lo sporco, lo
sono altrettanto nell'aggredire le cellule della
pelle. Questo spiega anche la maggiore diffusione
del disturbo nei Paesi industrializzati e tra le
popolazioni igienicamente più avanzate».
E ASSOCIATA AD ALLERGIE
ALIMENTARI E RESPIRATORIE
La dermatite atopica è spesso associata
ad allergie respiratorie, come l'asma e la
rinocongiuntivite allergiche, e anche a forme di
allergie alimentari, ma esse sono piuttosto una
conseguenza della dermatite. «Quest'ultima,
infatti, è caratterizzata da un deficit del sistema di
difesa dell'organismo, per cui la pelle, ma anche
le mucose (comprese, quindi, quelle respiratorie e
intestinali), non svolgono correttamente la loro
funzione protettiva e diventano permeabili, cioè
lasciano passare più facilmente sostanze
estranee, come allergeni e irritanti, che possono
quindi scatenare manifestazioni allergiche»
spiega il dermatologo.
LE ABITUDINI A TAVOLA
INFLUISCONO SULLA MALATTIA
Consumare cibi ricchi di istamina (insaccati, cibi
fermentati, prodotti conservati) può potenziare i
sintomi della dermatite atopica, perché questa
sostanza interviene nei processi infiammatori
dell'organismo. «Un'alimentazione corretta già
nella prima infanzia può aiutare a tenere sotto
controllo la malattia. Per questo la Federazione
italiana dei medici pediatri ha preparato un test di
screening, chiamato NutricheQ: è un questionario
per verificare l'alimentazione del bambino, per
esempio individuando l'insufficiente o eccessivo
apporto di nutrienti» spiega il dottor Giuseppe
Mele, pediatra, presidente della Federazione
italiana medici pediatri (Fimp).
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SI SCOPRE CON
I TESTI ALLERGOLOGICI
Per la diagnosi di dermatite atopica basta la visita
del medico (dermatologo e/o pediatra), che
utilizza poi un questionario, chiamato Scorad. per
stabilire il grado di gravità della malattia.
«Abbiamo introdotto negli ultimi anni anche il PoScorad, che permette di monitorare l'andamento
della dermatite atopica a casa, attraverso
l'assistito, che è chiamato a descrivere le parti del
corpo interessate dall'eczema, l'intensità dei
sintomi e anche dei problemi correlati, come
prurito e disturbi del sonno» spiega il
dermatologo. «I test allergologici, invece, possono
essere prescritti se la dermatite è moderata o
seria, per valutare se l'eliminazione di alcuni
allergeni dall'ambiente possa migliorare i sintomi,
o per verificare l'eventuale sensibilizzazione nei
confronti di sostanze emollienti o farmacologiche
utilizzate per il trattamento della malattia».
SI TRATTA SOLO CON IL CORTISONE
Un aiuto dai probiotici
L'alimentazione svolge un effetto "lenitivo"
sui sintomi: «Secondo uno studio italiano,
la somministrazione di probiotici, cioè
batteri "buoni" come quelli che popolano
la flora intestinale, come il Lactobacillus
salivarius, alleviano l'intensità della
dermatite atopica e diminuiscono anche la
presenza del batterio Stafilococco a livello
intestinale, un germe che colpisce molti
atopici» aggiunge Gelmetti.
Contro le riacutizzazioni periodiche della
dermatite si può intervenire con diversi tipi di
antinfiammatori, in particolare pomate a base di
cortisone o inibitori topici della calcineurina in
pomata. «I cortisonici costituiscono ancora la
migliore terapia delle fasi acute, ma gli inibitori
della calcineurina sono utili nei bambini dopo i
due anni, se rispondono poco ai cortisonici o ne
hanno consumati troppi. Questi farmaci sembrano
inizialmente meno attivi, ma, a differenza del
cortisone, non inducono atrofia della pelle e
quindi possono essere usati più a lungo» chiarisce
il professor Gelmetti. Il medico può prescrivere
anche antistaminici per bocca contro il prurito,
antinfiammatori e farmaci che agiscono sul
sistema di difesa dell'organismo, riducendone
l'attività.
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i bambini
con dermatite se
un genitore ne soffre
SALUTE^
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LA PELLE VA IDRATATA
COSTANTEMENTE
È importante bere molto, per sopperire alla
perdita di acqua della pelle atopica, e proteggere
la cute con prodotti che la idratano e
ammorbidiscono anche nelle fasi di remissione
della malattia. «L'uso costante, frequente e
regolare, quotidiano e anche più volte al giorno di
creme emollienti prescritte dal medico, senza
agenti irritanti, coloranti e profumi, aiuta a
ristabilire la funzione protettiva della pelle» ricorda
il dottor Mele. Se i prodotti sono tenuti in luogo
fresco, danno maggiore sollievo quando vengono
applicati. L'igiene deve essere delicata, senza
sapone, sali, profumi e detergenti schiumogeni,
ma con prodotti consigliati dal medico, facendo
docce e bagni brevi e in acqua tiepida, senza
strofinare e asciugando con un asciugamano
morbido di cotone, tamponando.
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L'ESPOSIZIONE AL SOLE FA MALE
La dermatite atopica risente anche del clima: il
freddo ne peggiora i sintomi, perché aumenta la
secchezza della pelle. L'esposizione al sole, li
migliora, perché i raggi solari hanno una naturale
azione antinfiammatoria: purché non sia
"selvaggia" (quindi d'estate anche un bimbo con
dermatite atopica deve evitare le ore centrali della
giornata ed esporsì con la protezione solare più
adatta al suo fototipo, consigliata dal medico),
Se si suda, occorre fare subito una doccia perché
il sudore che permane sulla cute la aggredisce e
aumenta il prurito.
IL GUARDAROBA DEVE
ESSERE IN TESSUTI NATURALI
Sulla pelle con dermatite atopica è meglio
preferire tessuti traspiranti (per gli indumenti, ma
anche per la biancheria da letto), non trattati e
non ruvidi: sì a cotone e lino, no a tessuti sintetici
ma anche alla lana. Per il lavaggio andranno
preferiti detergenti senza coloranti e profumi,
risciacquando accuratamente. «Esistono anche
indumenti speciali, soprattutto pigiami e
biancheria intima, di cotone spesso o seta
"desericinizzata" e antibatterica, studiati
appositamente per bambini con la dermatite
atopica, per limitare l'insulto del tessuto su una
pelle già provata» ricorda il dermatologo. In caso
di prurito irrefrenabile, per evitare lesioni da
grattamento che possono sovrainfettarsi, è
importante proteggere la pelle con fasciature,
soprattutto durante il sonno, eventualmente
bendando le mani o usando guanti di cotone.
NON SI PUÒ CURARE
DEFINITIVAMENTE
La dermatite atopica è una malattia cronica. Però,
dopo i primi 7 anni d'età, nell'80% dei casi si può
andare incontro a una lunga fase di remissione,
cioè non manifestarsi anche per anni, per poi
eventualmente ricomparire in età adulta.
ipiccoli
che dopo i 1 anni non
hannopiù sintomi
Educare genitori
e mediei
Nella maggiore parte dei casi (anche
60-70%) chi soffre di dermatite atopica
non segue correttamente la cura proposta
dal medico: magari "teme" l'uso del
cottisone e non lo applica nelle quantità,
nei tempi e nei modi più adatti o usa
l'emolliente poco e male.
«Per esempio è meglio applicare la
pomata cortisonica, poi bendare con
fasciature inumidite in acqua tiepida e
reti elastiche asciutte che tengono fermo
il tutto, prima di mandare il bambino a
letto: la pelle inumidita assorbe meglio il
farmaco e le bende proteggono la pelle da
danni da grattamento» sottolinea il
professor Gelmetti. Sembra una
medicazione complessa, ma basta
insegnarla al genitore, facendogliela
vedere direttamente in pratica, almeno
la prima volta.
A chi rivolgerei
Esistono vere e proprie "scuole
dell'ampia", attivate in alcuni grandi
centri di riferimento ospedalieri per la
dermatite atopica (per info: www.
lascuoladellatopia.it) dove dermatologi,
ma anche pediatri, psicologi e altre figure
sanitarie incontrano regolarmente gli
assistiti per insegnare loro come agire al
meglio, ottenendo maggiore efficacia dei
trattamenti, ma anche prevenendo
complicanze evitabili e migliorando la
qualità della vita.
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Servizio di Valeria Gl'itti.
Con la consulenza del professor Carlo Gelmetti,
dermatologo, dirertore della Dermatologia pediatrica alla
Fondazione Ines Ca' Granaa, ospedale Maggiore Policlinico
di Milano, e del dottor Giuseppe Mele, peduttia, presidente
della Federazione italiana medici pediatri (Fimp).
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