4. Sidereus macchie solari - Filosofia e scienza nel rinascimento: da

Dalle Lettere copernicane al
Dialogo sopra i massimi sistemi
Lettera dedicatoria a Cosimo II de’
Medici
“Ecco dunque quattro stelle riservate al suo
illustre nome […]; esse con moti tra loro diseguali
effettuano i loro corsi e giri con mirabile celerità
intorno alla stella di Giove, di tutte le altre più
nobile, quasi come sua diretta progenie, nel tempo
che tutte insieme ogni 12 anni compiono con
unanime concordia grandi rivoluzioni intorno al
centro del mondo, cioè intorno al Sole stesso”.
All’inizio del Sidereus
Nel parlare della scoperta dei quattro satelliti di
Giove, Galileo afferma:
“Queste quattro stelle erranti, da nessun altro
prima di noi conosciute né osservate, a
somiglianza di Venere e di Mercurio intorno al
Sole, hanno i loro propri periodi intorno a una
certa stella, e ora la precedono, ora la seguono,
senza mai allontanarsi da essa fuori dei loro limiti
determinati”.
Una comparazione solo in
apparenza ambigua
Nel sistema di Tolomeo, le orbite delle sfere di Mercurio e
di Venere, dette deferenti, ruotano intorno alla Terra, ma i
due pianeti a loro volta ruotano agli epicicli, fissati ai loro
deferenti in modo da sorgere o tramontare sempre un po’
prima o un po’ dopo il Sole.
Eraclide Pontico (IV a. C.) aveva però costruito un sistema
alternativo, in cui Mercurio e Venere si muovevano intorno
al Sole.
Galileo aveva presente questo modello.
La prova: lettera di Galileo a Belisario Vinta
del 30 gennaio 1610
“ho ritrovati quattro pianeti di nuovo, et osservati
li loro movimenti proprii et particolari, differenti
fra di loro et da tutti li altri movimenti dell’altre
stelle; et questi nuovi pianeti si muovono intorno
ad un’altra stella molto grande, non altrimenti che
si muovino Venere et Mercurio, et per avventura li
altri pianeti conosciuti, intorno al sole .”
Un altro passo del Sidereus meno
noto
Galileo
fa
un’affermazione
chiaramente
copernicana, in un contesto dove il riferimento al
moto della Terra non era obbligatorio
È quando Galileo, per far apparire più chiaramente
la somiglianza tra la Luna e la Terra, spiega che la
Luna e la Terra si illuminano a vicenda, in base
alla luce che ricevono dal Sole e che poi riflettono
Ecco il passo
“E bastino queste poche cose dette qui su tale
argomento, che più diffusamente sarà trattato nel
nostro Sistema del mondo, dove, con moltissimi
ragionamenti ed esperimenti, si dimostra valida la
riflessione solare operata dalla Terra, a coloro che
proclamano che si deve escludere dal giro
danzante delle stelle, soprattutto per il motivo che
sarebbe priva di moto e di luce, perché noi
dimostreremo che si muove .”
Alcune riflessioni
Con le novità celesti descritte nel Sidereus nuncius Galileo non
possedeva una prova inconfutabile della verità del sistema
eliocentrico.
Galileo era tuttavia convinto che le sue novità celesti, soprattutto
quella dei satelliti di Giove, rappresentavano elementi decisivi
per l’affermazione della verità del sistema copernicano
Le novità celesti di Galileo, inoltre, demolivano la tradizionale
convinzione che tra i corpi celesti (come la Luna) e quelli
terrestri esisteva una differenza essenziale.
Non stupisce dunque che Galileo, già nel Sidereus, annunciasse
la sua intenzione di scrivere un suo “sistema del mondo” , dove
avrebbe fornito una visione d’insieme per spiegare la verità
del copernicanesimo.
Le implicazioni copernicane del
Sidereus sono subito evidenti
Lo dimostra una lettera di un alto prelato, Bonifacio
Vannozzi, vicino alla corte dei Medici a un suo
corrispondente:
“Per quanto riguarda Galileo io la penso come Voi, e ogni buon
teologo deriderà chi sostiene che la Terra si muove realmente e
che il Sole sta fermo. Queste cose sono state dette altre volte
come ipotesi, non come verità. Che la Luna sia terrea, con valli
e colline, è tanto dire che vi sono armenti che vi pascolano. Noi
dobbiamo stare con la Chiesa, che è nemica delle novità,
secondo l’insegnamento di S. Paolo. Questi sono pensieri da
belli ingegni, ma pericolosi, e io preferisco essere teosofo
anziché filosofo” (agosto 1610).
Altre eloquenti testimonianze
l’aristotelico Ludovico Delle Colombe, tra la fine del 1610
e gli inizi del 1611, scrisse un’opera significativamente
intitolata Contro il moto della Terra, dove elencava
numerosi passi biblici contro il sistema copernicano
Agli inizi del 1611 Francesco Sizzi pubblicava un piccolo
trattato intitolato Dianoia astronomica, optica, physica, in
cui con argomenti tratti dalle Sacre Scritture attaccava le
scoperte astronomiche di Galileo.
Sizzi criticava “la nuova scuola di astronomi (i copernicani
), che sostengono che la Terra non è immobile ma è dotata
di movimento, e che tutti i pianeti si muovono attorno al
Sole”
La scoperta delle macchie solari
Galileo dà conto della sua scoperta, in polemica con il
gesuita Scheiner che ne rivendicava la priorità, in un libro
noto come Lettere sulle macchie solari, ma il cui titolo
recita: Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari
(1613)
Non solo quindi un libro di “storia”, ossia un semplice
resoconto di fenomeni come era stato il Sidereus, ma anche
di “dimostrazioni”, di filosofia cioè, di ragioni necessarie e
concludenti che hanno il compito di spiegare la vera
costituzione dell’universo
Affermazioni inequivoche
Nella prima lettera, riferendosi alla scoperta delle fasi di
Venere, Galileo afferma che esse “con assoluta necessità
conchiuderanno, conforme alle posizioni de i Pitagorici e
del Copernico, il suo rivolgimento esser intorno al Sole,
intorno al quale come centro delle loro revoluzioni, si
aggirano tutti gli altri pianeti”
E nella terza lettera aggiungeva: “ ai più periti nella scienza
astronomica bastava l’aver inteso quanto scrive il
Copernico nelle sue Revoluzioni per accertarsi del
rivolgimento di Venere intorno al Sole e della verità del
resto del suo sistema”.
In polemica con Scheiner
Galileo sosteneva che le macchie solari erano
nuvole, analoghe alle nuvole terrestri che si
aggregano e si disgregano di continuo, creando
movimenti irregolari
E come tali erano diverse dai satelliti di Giove,
che “sono stelle vere e reali, permanenti e
perpetue, hanno i loro movimenti regolatissimi ed
i loro periodi certi”
Le macchie solari per Galileo
“hanno un massimo e comune ed universal moto, col quale
uniformemente ed in linee tra di loro parallele vanno
discorrendo il corpo del Sole: da i particolari sintomi del
quale movimento si viene in cognizione, prima, che il
corpo del Sole è assolutamente sferico; secondariamente,
ch’egli in se stesso e circa il proprio centro si aggira,
portando seco in cerchi paralleli le dette macchie, e
finendo una intera conversione in un mese lunare circa,
con rivolgimento simile a quello degli orbi dei pianeti”.
Argomento fisico per spiegare il moto di
rotazione del Sole sul proprio asse
“gli stessi gravi al movimento orizzontale, al quale non
hanno inclinazione, poi che ei non è verso il centro della
Terra, né repugnanza, non si allontanano dal medesimo
centro; e però, rimossi gli impedimenti esterni, un grave
nella superficie sferica e concentrica alla Terra sarà
indifferente alla quiete ed ai movimenti verso qualunque
parte dell’orizzonte, ed in quello stato si conserverà nel
qual una volta sarà posto, così il Sole, corpo di natura
sferica, sospeso e librato circa il proprio centro, non ha
egli, a tal conversione, intrinseca repugnanza né
impedimento esteriore”.
Galileo enuncia il suo principio
d’inerzia
“E così una nave, per esempio, avendo una sola volta
ricevuto qualche impeto per il mar tranquillo, si
muoverebbe continuamente intorno al nostro globo senza
cessar mai, e postavi con quiete, perpetuamente
quieterebbe, se nel primo caso si potessero rimuovere tutti
gli impedimenti estrinseci, e nel secondo qualche causa
motrice esterna non gli sopraggiungerebbe.”
Importanza dell’Istoria
Era la prima volta che Galileo formulava il suo principio di
inerzia, utilizzando anche l’esempio della nave che poi
diventerà celebre nel Dialogo sopra i massimi Sistemi
Ciò avveniva non in un trattato di meccanica, ma in
un’opera astronomica
Galileo dunque non solo dichiarava pubblicamente la sua
esplicita e definitiva adesione alla realtà fisica della
cosmologia copernicana, ma stabiliva anche una
connessione inscindibile tra cosmologia e meccanica
Il primo testo di filosofia
galileiana
L’ Istoria è il primo testo di filosofia galileiana, un’opera
cioè in cui la grande sfida di Galileo di fondare una nuova
scienza del moto sulla nuova costituzione dell’universo
trovava la sua prima e matura forma di applicazione
Non sorprende quindi che alla fine del 1613, il
copernicanesimo diventò una questione importante nel
dibattito pubblico, costringendo Galileo a difendere se
stesso e il sistema copernicano non solo dalle critiche
filosofiche e astronomiche, ma anche da quelle che
mettevano in discussione la plausibilità teologica del
copernicanesimo