indice biotico esteso

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INDICE BIOTICO ESTESO
CORSO D’ACQUA: …………………………
Posizione:
Meteo:
Condizioni
Sponde:
larghezza dell’alveo
H media dell’acqua
H massima dell’acqua
Alveo di piena:
H piena
L piena
Alveo:
ghiaia,ciottoli
massi
sabbia
Periphiton presente assente
PLECOTTERI
EFFEMEROTTERI(tranne
baetis)
TRICOTTERI(e baetis)
COLEOTTERI
ODONATI
DITTERI
ETEROTTERI
CROSTACEI
GASTEROPODI
BIVALVI
TRICLADI
IRUDINEI
OLIGOCHETI
Totale__________________________________________unità sistematiche
Ingresso
IBE
CLASSE
FIG 2.14: Scheda di analisi della comunità di macroinvertebrati per la determinazione della
classe di I.B.E.
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Si nota come la scheda si divida in due parti in cui vengono valutate rispettivamente
le condizioni in cui avviene il campionamento e gli organismi ritrovati.
Compilata la scheda si determina il valore di IBE associato al rilievo effettuato,
mediante l’utilizzo della tabella a doppia entrata, precedentemente descritta.
Tale valore si determina sia in campagna, mediante un’analisi a occhio nudo o con
lenti di ingrandimento sugli organismi, sia in laboratorio dove l’osservazione dei
macroinvertebrati, fissati in alcool etilico al 70%, avviene al microscopio.
Per la determinazione del valore di I.B.E. è necessario identificare due ingressi su di
una tabella a doppia entrata: il primo ingresso avviene sulle righe, all’altezza del
genere maggiormente esigente dal punto di vista ecologico fra quelli rinvenuti. Il
secondo ingresso dipende invece dal numero totale di U.S. rinvenute e avviene sulle
colonne. L’incrocio della riga e della colonna considerate fornisce il valore di I.B.E. A
questo proposito, si veda il capitolo 4.
Il valore di I.B.E. così determinato non dipende da misure chimiche o fisiche. Si tratta
di un numero intero che, in scala decrescente, indica un aumento dello scostamento
nella struttura della comunità macrobentonica rispetto alle attese.
I macroinvertebrati, in particolare, sono preferiti ad altri gruppi sistematici perché
possiedono le caratteristiche di un buon bioindicatore e perché la particolare natura
di questo tipo di approccio, che prevede che l’identIficazione sistematica si arresti al
massimo al livello di famiglia, non richiede particolari conoscenze tassonomiche ma
solo un corretto utilizzo dei manuali di riconoscimento disponibili a questo scopo.
La lunghezza di un corso d’acqua, i tempi e le modalità di analisi della comunità di
macroinvertebrati rendono indispensabile una pianificazione dell’attività di studio
molto accurata, in modo che il minor numero possibile di campionamenti risulti
rappresentativo dell’intera area considerata.
Ad una prima fase di pianificazione, in cui mediante le informazioni di cui si è a
conoscenza si localizza l’ubicazione degli scarichi lungo il corso d’acqua, segue una
seconda fase in cui vengono identificate le stazioni in cui verranno effettuati i
campionamenti.
Di norma tali stazioni vengono poste a monte e a valle degli scarichi che si pensano
maggiormente influenti su alterazioni alla biocenosi; il posizionamento di esse si
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effettua seguendo il percorso del fiume a ritroso, dalla foce alla sorgente, fino
all’individuazione di stazioni dove si pensa siano nulli i fattori di alterazione.
Alla stregua di scarichi vanno considerate inoltre le confluenze, che necessitano
anch’esse di controlli a monte e a valle dell’immissione. In seguito si procede alle
analisi di campo in cui le considerazioni precedenti, fatte a tavolino, possono essere
o meno riviste.
Casi in cui si osservano brusche variazioni di qualità fra due stazioni potranno
richiedere l’aggiunta di stazioni supplementari intermedie ad esse; viceversa alcune
stazioni potranno essere eliminate dal monitoraggio qualora non forniscano
informazioni utili ai fini dell’indagine.
E’ da notare infine come il numero di stazioni individuate dipenda dagli scopi e dalla
scala dell’indagine (preliminare, a largo raggio o di dettaglio) nonché dalla quantità di
risorse a disposizione.
Una volta effettuati i campionamenti si procede alla realizzazione di mappe di qualità
che,
grazie
all’uso
dei
colori
descritti
precedentemente,
permettono
una
visualizzazione rapida della situazione, nonché rivolta al pubblico nella sua interezza
e non solo agli specialisti del ramo.
Le mappe di qualità costituiscono un ausilio utile in numerose attività fra cui:
- Attività di analisi e studio del territorio
- Individuazione di zone critiche, aventi priorità in attività di risanamento delle acque
- Valutazione dei risultati che si ottengono dopo interventi di varia natura
- Definizione del monitoraggio di parametri chimici, fisici e microbiologici.
- Informazione dell’opinione pubblica
- Attività di educazione ambientale.
In particolare la rappresentazione grafica permette una visualizzazione immediata di
variazioni temporali nella struttura della comunità, fattore utile per verificare ad
esempio il progressivo raggiungimento, o meno, degli obiettivi di qualità relativi al
corpo idrico legati ai piani di risanamento elaborati sugli stessi.
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E’ da sottolineare inoltre come nella rappresentazione grafica della qualità su diversi
corsi d’acqua sia possibile utilizzare spessori diversi dei tratti colorati a seconda
dell’influenza che i corpi idrici considerati esercitano sull’idrologia del territorio.
Nella determinazione di tale influenza ci si può riferire a diversi parametri, tra cui:
- Portate medie alla foce di ciascun corpo idrico considerato
- Superficie dei bacini idrografici
- Lunghezza del corpo fluviale
- Gerarchia idrologica
Nei successivi paragrafi verranno illustrate la principali caratteristiche morfologiche e
le esigenze ecologiche dei macroinvertebrati con cui viene quantificato l’Indice
Biotico Esteso.
2.8.7 Gruppi di macroinvertebrati
Come accennato in precedenza la comunità di macroinvertebrati bentonici di un
fiume è costituita da numerosi di gruppi di organismi, presenti con abbondanze
variabili a seconda della situazione considerata.
Tra i taxa considerati il maggior numero di individui di norma riscontrabili
appartengono alla classe degli insetti; sono tuttavia rappresentati altri phyla
(nematodi, gordiacei e anellidi: classi oligocaeta e hirudinea, subphylum (crostacei) e
classi (molluschi).
2.8.8 Insetti
Costituiscono senza dubbio la classe di artropodi più varia ed abbonante, al punto
che si conoscono più specie di insetti che di quelle contenute in tutte le altre classi
animali.
Di dimensioni solitamente inferiori ai 2,5 cm (benché vi siano eccezioni
documentate), gli insetti differiscono dagli altri artropodi perché possiedono tre paia
di zampe e, di solito, due paia di ali sulla regione toracica.
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Negli stadi giovanili residenti nelle acque italiane le ali non sono ancora sviluppate: è
comunque possibile osservare delle strutture dette astucci alari, da cui esse avranno
sviluppo quando l’animale sarà maturo per abbandonare l’ambiente acquatico.
L’abbondanza delle specie di insetti è dovuta ad una estrema capacità di
adattamento. Ad eccezione delle acque marine più profonde infatti esistono specie di
insetti in tutti gli ambienti conosciuti.
Alcune specie appartenenti all’ordine degli emitteri (famiglia dei gerromorfi tra cui si
distingue in particolare Hydrometra) risiedono addirittura all’interfaccia acqua-aria di
fiumi e mari, sfruttando l’elevata tensione superficiale dell’acqua.
La maggioranza degli insetti ha regime alimentare fitofago e si nutre di succhi e
tessuti vegetali. Si riscontrano inoltre insetti saprofagi, che vivono su animali morti
nutrendosi di essi, predatori e detritivori.
E’ inoltre sviluppato il fenomeno del parassitismo, su altri animali o anche su altri
insetti, condizione che prende il nome di iperparassitismo.
Negli insetti sono presenti sessi separati e solitamente si assiste a fecondazione
interna, da cui si generano enormi quantità di uova, che vengono deposte in luoghi
particolari a seconda delle specie; tra questi gli ambienti acquatici dove sono di
conseguenza rinvenibili gli stadi giovanili di tali specie.
Lo sviluppo di un insetto avviene secondo tre modalità:
- METAMORFOSI COMPLETA: è la modalità preponderante di accrescimento (circa
l’88% degli insetti conosciuti) e prevede il passaggio dallo stadio di uovo a quello di
larva, in cui avviene l’accrescimento.
Successivamente la larva forma un bozzolo attorno a se trasformandosi in pupa, o
crisalide, uno stadio quiescente dove l’insetto può trascorrere i periodi invernali
differenziandosi.
Terminato l’inverno si assiste alla muta finale in cui l’individuo, pallido e raggrinzito,
fuoriesce dal bozzolo e in breve tempo distende le ali ed è pronto alla vita da adulto
e, in ultima analisi, alla riproduzione.
Insetti aventi cicli vitali di questo tipo si dicono olometaboli.
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-METAMORFOSI GRADUALE: è un processo di metamorfosi incompleta che
riguarda insetti con stadi giovanili terrestri (cavallette, cicale e mantidi) e acquatici
(plecotteri, efemerotteri e libellule).
Gli stadi giovanili, detti ninfe, presentano ali che si sviluppano esternamente
aumentando progressivamente di dimensioni man mano l’animale si accresce.
Successivamente a parecchi stadi di sviluppo ninfale l’individuo adulto è pronto per
riprodursi. Insetti soggetti a metamorfosi graduale si dicono emimetaboli.
- SVILUPPO DIRETTO: è un ciclo vitale seguito da pochi insetti, fra cui gli atteri, che
comprende gli stadi di uovo, giovane ed adulto, in cui gli stadi giovanili sono del tutto
simili a quelli adulti salvo per le dimensioni e la maturità sessuale.
Negli ambienti acquatici si rinvengono stadi giovanili di insetti appartenenti a diversi
ordini: quelli considerati di interesse, nella stesura dell’indice, sono plecotteri,
efemerotteri, tricotteri, coleotteri, odonati, ditteri ed eterotteri.
•
Plecotteri
Sono insetti emimetaboli, di medie o grandi dimensioni, alimento di pesci o uccelli
durante le fasi larvali e immaginali del ciclo vitale.
Gli adulti (FIG 2.15) hanno vita breve, da pochi giorni a qualche mese, e presentano
quattro ali membranose lunghe e strette, che a riposo sono tenute sovrapposte sul
dorso intrecciate a forbice (da qui deriva il nome dell’ordine, ”plecotteri” letteralmente
significa “ali intrecciate”).
FIG 2.15: Un plecottero adulto (foto: associazione Hictyos)
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La riproduzione avviene per via sessuata; le femmine depongono le uova volando sul
pelo libero dell’acqua, lasciando cadere masse di uova che, una volta in acqua, si
dividono precipitando sul fondo dove si schiuderanno in seguito.
Una volta mature, le larve di plecottero fuoriescono dall’acqua arrampicandosi su
rocce affioranti, a cui si ancorano grazie a unghie robuste, finché dall’esoscheletro
non emerge un individuo in grado di volare. Solitamente lo sviluppo larvale dura un
anno, anche se si osservano famiglie a sviluppo larvale di due o anche tre anni.
Il numero totale di mute varia, a seconda della specie, da 12 a una trentina, ed è
influenzato inoltre anche dalle condizioni ambientali e dal sesso.
Le larve di plecottero sono acquatiche, stenoterme, sensibili e, necessitando di
acque fredde e ben ossigenate, sono rinvenibili per lo più nelle zone di rithron, tra i
ciottoli o in zone a corrente meno turbolenta quali rive o insenature.
Queste caratteristiche fanno delle larve di plecottero dei buoni indicatori di
alterazione ambientale: in corpi che sono naturalmente deputati ad ospitarle, esse
sono le prime a scomparire in seguito a scarichi organici.
Il regime alimentare è variegato e si rinvengono specie predatrici di altre larve
acquatiche, erbivore e detritivore.
Aventi corpo piatto e allungato, le larve di plecottero (FIG 2.16) sono riconoscibili per
la presenza, sull’appendice caudale di due lunghi cerci plurisegmentati. Le zampe
presentano due unghie e il capo due grandi occhi composti laterali e tre ocelli dorsali.
Di solito le larve si pongono con il capo rivolto a monte e i cerci rivolti a valle, aventi
funzione di ancoraggio contro l’azione trascinatrice della corrente.
L’apparato boccale è masticatore e può presentare mandibole e mascelle con denti
aguzzi, qualora si tratti di organismi predatori.
La respirazione avviene per via cutanea, attraverso le zone membranose,
riscontrabili per lo più a livello delle articolazioni, coadiuvata in numerose specie dalla
presenza di tracheobranchie toraciche o anali ma mai addominali.
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FIG 2.16: larva di plecottero (Capnia) - (associazione Hictyos)
Verranno di seguito analizzate alcune famiglie di plecotteri comunemente presenti
nei corsi d’acqua italiani e i generi che vi appartengono di maggiore rilevanza.
- Famiglia Perlidae
Sono ninfe di grandi dimensioni (FIG 2.17), lunghe fino a 3 cm circa, di forma
appiattita e tozze, distinguibili per la presenza, ai lati del torace, di ciuffi di
tracheobranchie inseriti all’ascella delle zampe.
FIG 2.17: Un Perlidae (Perla) - (associazione Hictyos)
Generi appartenenti a questa famiglia sono Dinocras e Perla.
Dinocras (FIG 2.18) presenta colori scuri, salvo il caso in cui l’esemplare abbia
appena compiuto una muta in cui si presenta bianco per via della depigmentazione.
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FIG 2.18: Dinocras; a sinistra ninfa con colorazione normale, a destra specie che ha appena
compiuto una muta (foto: Sansoni)
Perla contrariamente a Dinocras si presenta chiara con disegni scuri. Le zampe
presentano frange di peli molto sviluppate.
- Famiglia Perlodidae
Vi appartengono ninfe di medie (10-15 mm) o grandi dimensioni (15-30 mm).
Presentano astucci alari piuttosto larghi di forma subtriangolare con margine esterno
rettilineo nel tratto centrale.
A differenza dei Perlidi non presentano tracheobranchie ascellari.
Tra i generi appartenenti a questa famiglia il più rappresentativo e abbondante è
senza dubbio Isoperla (FIG 2.19).
Si tratta di un genere avente colore giallastro o verdastro con disegni bruni, che si
differenzia dagli altri generi componenti la famiglia (tra cui si ricordano Perlodes,
Isogenus e Dictyogenus) per la presenza di peli coricati dorsali.
Alcune specie di Isoperla possono sopportare un moderato livello di inquinamento.
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FIG 2.19: Isoperla (foto: associazione Hictyos)
- Famiglie Leuctridae e Capnidae
Generi appartenenti a queste famiglie, rispetto ai precedenti, hanno forma più
slanciata e dimensioni tendenzialmente più ridotte (5-15 mm).
I generi maggiormente diffusi, e spesso fonte di errore nell’identificazione per via
della loro somiglianza, sono Leuctra e Capnia.
Capnia presenta tutti i segmenti addominali separati da un tratto membranoso,di
colore chiaro, solitamente ben visibile.
Leuctra (FIG. 2.20) presenta invece gli ultimi segmenti rivestiti da un anello
sclerificato continuo ed è, tra i due, il genere maggiormente diffuso nelle acque
interne italiane.
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FIG 2.20: Leuctra (foto: associazione Hictyos)
•
Efemerotteri
Gli efemerotteri sono chiamati così a causa della brevità della vita dell’insetto adulto,
che, essendo privo di apparato boccale funzionale, dedicano tutto il tempo trascorso
in tale stadio, da qualche ora a poche settimane, alla riproduzione.
Gli individui adulti sono famosi per la cosiddetta “danza nuziale”, il movimento
oscillatorio verticale compiuto durante l’atto dell’accoppiamento. Si conoscono
tuttavia specie che si riproducono per partenogenesi.
Come per i plecotteri, le uova vengono lasciate cadere in acqua dove si
svilupperanno ninfe che, come quelle di plecottero, presentano astucci alari.
Tuttavia esistono differenze tra gli stadi giovanili dei due ordini: gli efemerotteri
possiedono tracheobranchie addominali e, di solito, tre cerci caudali oltre ad una
incurvatura verso l’alto dell’addome.
Le larve vivono in una varietà notevole di acque dolci e, costituendo una frazione
importante i termini di biomassa, svolgono un ruolo importante dal punto di vista del
bilancio energetico di un ecosistema acquatico di questo tipo.
Predate da numerose specie ittiche, le larve di efemerottero sono in genere
organismi erbivori o detritivori, mentre i predatori sono rappresentati da poche
specie.
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Hanno esigenze ecologiche meno restrittive rispetto ai plecotteri e, in particolare,
sono in grado di tollerare concentrazioni di ossigeno disciolto inferiori a quest’ultimi;
sono tuttavia indicatori di una buona qualità delle acque in cui vengono ritrovati.
La distribuzione nelle acque fluviali risente di fattori quali natura del substrato e
velocità della corrente; in particolare gli adattamenti morfologici con cui le larve si
sono adattate agli habitat preferiti permettono una classificazione di esse in base alla
forma del corpo e al meccanismo prevalente di locomozione.
In particolare si distinguono:
- NINFE PIATTE: si tratta di ninfe litofile che, come dice il nome, sono caratterizzate
da un marcato appiattimento del corpo che permette loro di sopravvivere nelle
acque, a minore velocità di corrente, immediatamente adiacenti al substrato di fondo.
La particolare morfologia permette a questi insetti di incunearsi facilmente fra le
pietre e i ciottoli di fondo.
Le specie più evolute presentano minore resistenza alla corrente grazie ad
adattamenti quali la scarsa pelosità o il filamento centrale (paracerco) di dimensioni
notevolmente ridotte.
- NINFE NUOTATRICI: sono specie caratteristiche di ambienti ad elevata velocità di
corrente, aventi corpo idrodinamico con cerci che in questo caso fungono da timone.
Si rinvengono anche in ambienti con acque calme e, in tal caso, le specie sono
ricoperte da peli e si servono dei cerci per la locomozione.
- NINFE MARCIATRICI: si rinvengono in luoghi protetti dalla corrente, dove si
spostano marciando con le zampe essendo cattivi nuotatori.
Presentano tracheobranchie rivestite da lamelle protettive per non compromettere i
processi respiratori.
- NINFE SCAVATRICI: sono specie con adattamenti, quali mandibole sviluppate e
zampe robuste, che le rendono abili allo scavo di gallerie ad U nei fondali a
granulometria fine o si accumulano nelle fessure tra le pietre, dove presenti.
Poiché nelle gallerie la corrente è debole, questi insetti hanno sviluppato adattamenti
quali tracheobranchie con una superficie di scambio molto sviluppata e che vengono
mosse di continuo per facilitare il rimescolamento dell’acqua circostante.
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Il ciclo vitale può presentare una o più generazioni all’anno, ma anche essere
semivoltino (una generazione ogni due anni), mentre lo sfarfallamento avviene su
pietre e massi affioranti.
- Famiglie Heptegeniidae e Oligoneuriidae
A queste famiglie appartengono ninfe piatte e larghe.
Si tratta di organismi che presentano grandi occhi composti situati in posizione
dorsale sul capo e lunghe zampe che si diramano lateralmente dal corpo.
Presentano tracheobranchie addominali inserite all’ascella di una lamella protettiva.
Generi caratteristici appartenenti a questa famiglia sono Ecdyonurus (FIG. 2.21 e
2.22) e Rhitrogena.
Ecdyonurus presenta un capo appiattito più largo posteriormente con due grandi
occhi dorsali e tre ocelli posti centralmente tra di essi.
Il pronoto presenta espansioni laterali rivolte posteriormente, pteroteche e sette paia
di tracheobranchie, di cui l’ultima non presenta ciuffi ascellari. Tuttavia esistono
specie prive di tali espansioni. Si tratta comunque di una famiglia molto diffusa e
frequentemente riscontrabile durante la stesura dell’I.B.E.
Rhitrogena si presenta invece meno appiattito, senza espansioni del pronoto.
Caratteristica che lo contraddistingue è, in alcune specie, la presenza di una macchia
rossa posta al centro di un’area chiara situata sui femori.
E’ uno dei generi meno conosciuti dal punto di vista sistematico, ma è comunque
relativamente abbondante nei corsi d’acqua italiani.
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FIG 2.21 e 2.22: Ecdyonurus (foto: associazione Hictyos)
Tra i generi più diffusi si rinviene anche Heptagenia (FIG 2.24), del tutto simile a
Ecdyonurus, ma privo di espansioni laterali del pronoto.
Si osserva inoltre la presenza del ciuffo di filamenti anche nell’ultimo paio di
tracheobranchie.
Oligoneuriella (FIG 2.23) presenta, in Italia, una sola specie.
Raramente presente, possiede un capo di forma allungata e subtriangolare, con
tracheobranchie molto piccole.
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FIG 2.23: Oligoneuriella (foto: associazione Hictyos)
FIG 2.24: Heptagenia (foto: associazione Hictyos)
- Famiglia Ephemerellidae
In queste ninfe marciatrici le tracheobranchie sono bilamellari, portate in posizione
dorsale sull’addome e non più laterale.
Presentano anch’esse tre cerci, su cui sono presenti peli e spine di ridotte
dimensioni. Il genere più rappresentativo di tale famiglia è indubbiamente
Ephemerella (FIG 2.25).
Efemerotteri di questo genere sono frequentemente rinvenibili nei corsi d’acqua
italiani e sono riconoscibili anche ad occhio nudo per la presenza di tratti longitudinali
scuri su zampe e cerci chiari, che conferisce loro un aspetto del tutto singolare.
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FIG 2.25: Ephemerella (foto: associazione Hictyos)
- Famiglia Caenidae
Sono ninfe marciatrici, caratterizzate dal secondo paio di tracheobranchie espanso in
due grandi lamine che li rendono riconoscibili anche ad occhio nudo nonostante le
piccole dimensioni (4-9 mm circa). Si ritrovano principalmente in ambienti fangosi,
con ridotte velocità di corrente.
Caenis (FIG. 2.26) è riconoscibile, oltre che per le caratteristiche sopra citate, per la
forma e l’assenza dal capo di protuberanze appuntite.
FIG 2.26: Caenis (associazione Hictyos)
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- Famiglia Baetidae
E’ composta da ninfe nuotatrici dal corpo cilindrico, affusolato e idrodinamico.
Presentano tracheobranchie a fogliolina e cerci provvisti di sottili anulazioni scure.
Baetis (FIG. 2.27) è senz’altro l’esponente più diffuso di questa famiglia.
Di dimensioni piuttosto ridotte (fino a 12 mm di lunghezza), le ninfe di Baetis sono
piuttosto resistenti all’inquinamento (e per questo sono accumunate ai tricotteri
qualora siano rinvenute durante un campionamento).
Presentano pteroteche di ridotte dimensioni e tracheobranchie monolamellari,
percorse da nervature come a ricordare una foglia. Il filamento centrale (paracerco)
può avere dimensioni più ridotte dei cerci laterali.
Centroptilum (FIG. 2.28) presenta tracheobranchie bilamellari, bande nere o
anulazioni scure sui cerci e pteroteche anteriori e posteriori, quest’ultime di ridotte
dimensioni. E’ un genere che si rinviene spesso, ma raramente in abbondanza.
Cloeon e Procloeon sono simili a Centroptilum.
I primi se ne distinguono per l’assenza delle pteroteche posteriori o, in alcune specie,
per la forma simile ad un cuore delle tracheobranchie.
I secondi se ne distinguono per la posizione più distale delle bande scure sui cerci
nonché, in certe specie, per la presenza di spine sul margine esterno del settimo
segmento.
FIG 2.27: Baetis (foto: associazione Hictyos)
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FIG 2.28: Centroptilum (foto: associazione Hictyos)
•
Tricotteri
Insetti olometaboli, i tricotteri presentano larve e pupe acquatiche, con individui
adulti, generalmente di piccole dimensioni, che presentano ali ricoperte di peli e vita
breve, di poche settimane. La maggior parte delle specie è univoltina anche se ne
esistono di plurivoltine e di semivoltine.
I tricotteri ricoprono tutti i ruoli trofici dei consumatori e sono predati da numerose
specie di salmonidi.
Gli erbivori possiedono occhi situati in posizione arretrata e mandibole a forbice
munite di denti tozzi, i carnivori invece possiedono occhi situati in posizione più
avanzata e mandibole provviste di denti affilati.
Nelle specie filtratici l’apparato boccale presenta peli sul labbro superiore mentre i
succhiatori possiedono mandibole adattate diversamente: una è utilizzata per la
perforazione dei substrati, l’altra per l’aspirazione dei succhi di cui si nutrono.
Generalmente le specie di tricotteri sono piuttosto sensibili all’inquinamento e si
rinvengono in acque fredde e ben ossigenate. Esistono tuttavia specie in grado di
sopportare un elevato carico organico, che si possono ritrovare anche in acque
aventi caratteristiche differenti, come i tratti inferiori dei corsi d’acqua.
I tricotteri sono comunemente conosciuti con il nome di “portasassi”, perché le larve,
tramite una secrezione sericea, sono in grado di costruirsi astucci protettivi
utilizzando pietruzze, granelli di sabbia e frammenti vegetali di dimensioni ridotte.
Dopo diverse mute le larve si impupano all’interno dell’astuccio da cui fuoriescono
quando sono mature per l’uscita dall’acqua.
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A questo punto si arrampicano sulla sommità di pietre o vegetazione emersa dove
hanno luogo l’ultima muta e lo sfarfallamento.
Esistono anche larve dette anoiche, che non costruiscono astucci protettivi, che
conducono una vita libera e possiedono appendici lunghe e munite di unghie che
facilitano l’ancoraggio al substrato.
I Tricotteri vengono identificati al livello di famiglia.
Rhyacophilidae (FIG. 2.29) si identifica per la presenza di tracheobranchie ai lati del
secondo e terzo segmento toracico. Ulteriori tratti distintivi sono il pronoto sclerificato,
il capo dalla forma allungata e la presenza, sull’ultimo segmento addominale, di una
placca sclerificata con pigopodi lunghi e dotati di artigli molto robusti. Sono predatori
molto frequenti nelle acque interne italiane.
Limnephilidae è la famiglia più ricca di generi fra i tricotteri italiani e presenta larve
con pronoto sclerificato, mesonoto coperto da due larghe placche sclerificate dorsali
e metanoto con sei piccole placche.
Presentano sporgenze sulla seconda placca del mesonoto, dette mammelloni, che
facilitano il trascinamento durante la deambulazione venendo gonfiati e premuti sulla
parete interna dell’astuccio. Le tracheobranchie sono talvolta riunite a ciuffi.
I pigopodi sono molto corti e gli astucci protettivi sono costruiti da sabbia e pietruzze,
ma anche da frammenti di foglie e altri tipi di vegetali.
FIG 2.29: Rhyacophilidae (foto: associazione Hictyos)
59
Hydropsichidae (FIG. 2.30) si rinviene in astucci protettivi costituiti da sassolini.
Si tratta di specie che si ritrovano molto frequentemente, anche in acque
caratterizzate da un medio degrado dovuto a scarichi organici. Presentano pronoto,
metanoto e mesonoto sclerificati, tracheobranchie disposte a formare ciuffi e
pigopodi a cui sono adese numerose setole a formare strutture a ventaglio.
Philopotamidae presenta colori chiari, bianco e giallo pallido, con capo e pronoto
facilmente distinguibili per via di colorazioni rosse o arancioni. In particolare il pronoto
è sclerificato ed ha un margine nero. Non possiede tracheobranchie ed ha zampe
con unghie molto corte.
Non costruisce astucci protettivi ma risulta inviluppato esclusivamente dalla strato
sericeo. E’ una famiglia che si rinviene molto frequentemente.
FIG 2.30: Hydropsichidae (foto: associazione Hictyos)
Sericostomatidae presenta astucci sabbiosi ricurvi. Il capo è bruno con areola chiara
di forma triangolare in cui è inserito l’occhio. Pronoto e mesonoto sono sclerificati
mentre il metanoto lo è solo in parte.
Presenta inoltre mammellone sul primo segmento addominale e lunghe setole
sclerificate sul metanoto.
Glossostomatidae costruisce astucci di sabbia o sassolini a forma di tenda canadese
o di gobba di cammello, con due fori per la circolazione dell’acqua e due aperture
sulla superficie ventrale.
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Spesso sono rinvenibili come larve nude a causa della fragilità degli astucci, in cui il
pronoto è sclerificato, il mesonoto generalmente presenta due placche sclerificate e il
metanoto è carnoso con due minuscole placche.
Sono specie prive di tracheobranchie e presentano una placca sclerificata sull’ultimo
segmento dell’addome.
•
Coleotteri
Sono insetti olometaboli rinvenibili nelle acque sia come larve sia allo stato adulto.
Si ritrovano in tutti gli ambienti acquatici, dalle acque montane a quelle tipiche di
regioni pianeggianti, anche se di solito sono più frequenti in zone a corrente lenta
con abbondanza di detriti vegetali e vegetazione acquatica.
Presentano regimi alimentari piuttosto vari e la loro presenza non accoppiata con
specie appartenenti agli ordini precedentemente descritti è indice di acque
mediamente degradate, essendo insetti in grado di tollerare anche forme di
inquinamento piuttosto spinte.
Gli individui adulti sono immediatamente riconoscibili per via della presenza di ali
anteriori coriacee, dette elitre, che ricoprono l’addome formando un astuccio
protettivo per le ali posteriori, di tipo membranoso.
Gli individui adulti vivono di norma immersi e preferiscono microhabitat posti in
prossimità delle rive con velocità di corrente ridotta.
Le larve presentano zampe toraciche articolate, occhi semplici, e non composti come
i generi visti finora, e assenza di pigopodi.
La respirazione è tegumentale, talvolta integrata da meccanismi respiratori come
tracheobranchie, mentre negli adulti si osservano sistemi tracheali tipici di insetti
terrestri, adattati all’ambiente acquatico. Come per i tricotteri, l’identificazione avviene
a livello di famiglia.
Dytiscidae (FIG. 2.31, 2.32) è di forma ellittica e presenta antenne lunghe, corti palpi
mascellari e setole natatorie.
E’ una famiglia di organismi carnivori, che predano altri insetti ma anche animali di
dimensione superiore alle loro quali molluschi e piccoli vertebrati.
61
FIG 2.31: Dytiscidae (larva), in cui sono evidenziate le mandibole ricurve (1), i tegumenti dosali
sclerificati (2) e i cerci (3). (foto: Sansoni)
FIG 2.32: Dytiscidae adulto (foto: Sansoni).
Gli Hydrophilidae sono simili ai Dytiscidae ma, oltre ad un regime alimentare
onnivoro, presentano antenne più corte, piegate all’indietro e ripiegate in una
scanalatura sita sotto gli occhi, e forma del dorso più convessa.
Sono presenti setole natatorie sul terzo e, spesso,anche sul secondo paio di zampe.
Elminthidae (FIG. 2.34), come Dytiscidae, presenta lunghe antenne e un corpo lungo
e poco peloso. I Dryopidae (FIG. 2.33) sono simili a Elminthidae con corpo lungo dai
3 ai 6 mm ma presentano antenne corte e a forma di orecchio, utili a captare bolle
d’aria, da cui si snoda una protuberanza simile ad una clava pettinata.
Presentano inoltre un pronoto piuttosto largo in posizione centrale e unghie molto
sviluppate che li rendono idonei alla marcia.
62
FIG 2.33 Elminthidae: in cui sono evidenziate le lunghe antenne (1) e le unghie sviluppate (2),
che ne fanno un ottimo marciatore (foto: Sansoni)
FIG 2.34: Dryopidae (larva). Si notano il capo incassato nel pronoto, corte zampe ingrossate,
corpo liscio cilindrico e sclerificato e opercolo in posizione ventrale nel tratto caudale (foto:
Sansoni).
•
Odonati
Si chiamano così perché possiedono robuste mandibole dentate.
Le larve, acquatiche, presentano una “maschera”, un organo raptatorio originato da
una modifica al labbro inferiore.
Tale organo consta di un mento e di un premento che porta alla sua estremità due
palpi labiali che fungono da organi di presa. Presentano occhi composti di grandi
dimensioni, con zampe ben sviluppate aventi funzione deambulatoria.
Tutte le larve sono predatrici e si rinvengono più raramente nei fimi italiani rispetto
agli ordini precedenti.
63
Gli individui adulti hanno capo e occhi di grandi dimensioni, grosse ali e addome
allungato (appartengono a questo ordine le libellule).
Esistono due sottordini di Odonati:
- ZIGOTTERI: larve slanciate con addome subcilindrico, portano tre lamelle
tracheobranchiali lunghe e fogliacee all’estremità posteriore, che all’occorrenza
possono venire utilizzate come pinna caudale.
Queste tracheobranchie fungono da organo respiratorio complementare; la
respirazione avviene infatti per via cunicolare o rettale.
- ANISOTTERI: hanno larve tozze e robuste, con addome che si allarga al centro ed
è più ristretto alle estremità. L’estremità caudale non presenta tracheobranchie ma è
appuntita.
Il movimento avviene talvolta per propulsione, attraverso getti di acqua dal retto.
La respirazione avviene per via rettale dove sono presenti branchie.
•
Ditteri
L’ordine dei Ditteri è uno dei più diffusi ordini di insetti presenti sul pianeta.
Salvo le distese oceaniche si rinvengono in tutti gli ambienti, tra cui quello fluviale,
dove avvengono i primi stadi vitali. Gli adulti, tra cui si ritrovano molti insetti comuni
quali mosche e zanzare, conducono vita aerea e si riproducono sessuatamente o,
talvolta, per partenogenesi.
Le femmine depongono le uova in acqua o in luoghi asciutti che in seguito saranno
inondati. I cicli vitali sono variabili, da univoltine a semivoltine ma anche plurivoltine a
seconda dei casi.
Le larve hanno aspetto cilindrico, sono prive di zampe articolate, astucci alari, cerci e
occhi composti e sono ritrovabili tra i substrati di fondo o libere nella colonna
d’acqua.
Una prima distinzione degli stadi larvali può essere fatta studiando l’estremità
cefalica delle stesse: si distinguono larve:
- EUCEFALE, che presentano una capsula cefalica ben riconoscibile e mai
invaginata nel torace.
64
- EMICEFALE, che possiedono una capsula cefalica molto ridotta e in parte
sclerificata. Spesso sono difficili da riconoscere in quanto il capo può introflettersi nel
prototorace.
- ACEFALE, che non possiedono capsula cefalica sclerificata.
Di solito organismi di questo tipo sono distinguibili dagli emicefali per la presenza di
due uncini boccali mobili e ricurvi all’indietro, che servono per processi predatori.
Alcune specie sono in grado di ancorarsi al substrato, in condizioni di forte corrente.
Le modalità di alimentazione sono variabili e i questo ordine sono rappresentate tutte
le categorie trofiche, dai carnivori ai detritivori. Alcune larve respirano l’ossigeno
disciolto nell’acqua, altre quello atmosferico tramite particolari strutture.
Alcuni di questi insetti si rinvengono in acque pulite e di buona qualità.
Trattandosi di un gruppo estremamente eterogeneo, tuttavia, molti generi proliferano
in acque di scarsa qualità e la loro comparsa pertanto indica acque in peggioramento
qualitativo. I ditteri si definiscono al livello di famiglia.
La famiglia Simulidae comprende larve facilmente riconoscibili per un rigonfiamento
graduale dell’addome verso l’estremità posteriore, con un restringimento finale in un
disco adesivo.
Presentano apparati boccali atti alla filtrazione, con mandibole a forma di ventaglio.
La locomozione avviene mediante il disco adesivo terminale e uno pseudopodio
toracico, anch’esso munito di disco adesivo.
Il disco adesivo terminale funge da ancoraggio nei processi di filtrazione, in cui i
ventagli mandibolari, opportunamente ripiegati vengono esposti alla corrente e portati
periodicamente alla bocca dove il nutrimento viene ingerito dall’animale.
Si tratta di esemplari molto frequenti e tipicamente adatti alla vita in zone a corrente
intensa.
I Chironomidi (FIG 2.35) si ritrovano in diversi habitat acquatici, hanno corpo
cilindrico e presentano due paia di pseudopodi in posizione prototoracica e anale.
L’ultimo segmento addominale è provvisto di setole. Sono larve eucefale e
presentano capsule sclerificate.
Generalmente filtratori, ma ne esistono anche di carnivori, i Chironomidi sono molto
resistenti ad alterazioni ambientali, anche piuttosto gravi, e sono pertanto tra gli ultimi
organismi a scomparire qualora il fiume sia fortemente inquinato.
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Talora possono presentarsi con colori rossi piuttosto intensi (FIG 2.36) a causa della
presenza di un particolare tipo di emoglobina,che permette di fissare in modo molto
efficiente le basse concentrazioni di ossigeno disciolto in acque contaminate da
scarichi organici.
I Tipulidae (FIG. 2.35) hanno larve cilindriche e vermiformi che non possiedono
appendici locomotorie, sono lunghe fino a qualche centimetro e terminano con
un’area stigmatica circondata da sei corti lobi.
Di solito emicefale, con capo di piccole dimensioni affossato nel prototorace, da cui
talvolta possono sporgere delle antenne di lunghezza limitata, le larve di Tipulidae
sono detritivore e si ritrovano frequentemente nei sedimenti sabbiosi o limosi, in cui
tuttavia non sono mai presenti in numero abbondante.
I Limonidae sono anch’essi di forma cilindrica e, come i Tipulidae, presentano
un’area stigmatica terminale circondata da un numero di lobi variabile da 2 a 5 (certe
specie ne sono però prive). Sono larve emicefale, con capo che si può presentare
estroflesso o debolmente introflesso a seconda dei casi. Sul ventre presentano
pseudopodi addominali.
A seconda della specie possono presentare appendici e dilatazioni caudali a forma di
palloncino, utilizzate nelle operazioni di ancoraggio a substrati molli.
I Tabanidae (FIG. 2.35) presentano corpi affusolati con appendici appuntite.
Il capo non è sclerificato e nell’apparato boccale sono situati degli uncini ricurvi
all’indietro. Il corpo presenta una segmentazione evidente, con pseudopodi disposti
attorno ai margini di ogni segmento in posizione dorsale eventrale.
In posizione terminale sono poste due protuberanze anali e una terza protuberanza,
a forma di collo di bottiglia, che interviene nei processi respiratori e viene chiamata
sifone.
Gli Athericidae presentano un capo estroflesso o introflesso a seconda dei casi. Il
corpo, affusolato, è munito di numerosi pseudopodi ventrali addominali, estroflessi e
ben visibili. L’estremità terminale presenta due o più prolungamenti ciliati, lunghi e
sottili.
Talvolta sull’addome sono visibili placche e prolungamenti dorsali che si estendono
lateralmente.
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FIG 2.35: Dall’alto in basso Chironomidae, Tipulidae e Tabanidae (associazione Hictyos)
FIG 2.36: Chironomidae (foto: associazione Hictyos)
•
Eterotteri
Sono insetti che presentano larve carnivore, appartenenti all’ordine degli emitteri e
caratterizzate dalla presenza di una guaina, detta rostro, posta nell’apparato boccale,
che contiene le mandibole e le mascelle, modificate in strutture dette stiletti.
Mandibole e stiletti sono uniti a formare due canali aventi funzione di aspirare liquidi
corporei e di emettere all’interno dell’organismo predato un liquido con cui la suzione
del primo stiletto viene velocizzata e avvantaggiata.
Nelle acque fluviali le sono presenti sia stadi larvali che adulti di eterotteri.
67
Le uova vengono incollate a pietre tramite sostanze adesive ma esistono specie in
grado di introdurle all’interno dei tessuti di macrofite acquatiche. Si distinguono due
divisioni di insetti di questo tipo:
- GERROMORFI: sono organismi che vivono sul pelo dell’acqua (ad essi appartiene
il più famoso eterottero, Hydrometra) e hanno pertanto respirazione aerea, che
avviene mediante trachee.
Sono organismi marciatori o pattinatori, che presentano lunghe antenne rivolte
anteriormente.
- NEPOMORFI: sono organismi che vivono sott’acqua, principalmente nuotatori ma
ne esistono anche di marciatori. Periodicamente essi risalgono in superficie per
rinnovare le scorte di ossigeno, anche se sono in grado di assimilare l’ossigeno
disciolto in acqua.
2.8.9 Crostacei
La caratteristica che contraddistingue i crostacei dagli altri artropodi è che essi sono
gli unici a possedere due paia di antenne.
Oltre ad esse questi animali presentano inoltre un paio di mandibole e due paia di
mascelle, sono segmentati e ogni segmento che li compone porta un paio di
appendici biramose. La respirazione avviene tramite branchie e gli occhi sono
composti, sessili o peduncolati
Il corpo dei crostacei è rivestito da una cuticola, che essi stessi secernono, composta
da chitina, proteine e materiale calcareo.
In diversi esemplari la cuticola dorsale del capo si estende posteriormente e lungo i
lati del torace dell’animale a formare una struttura detta carapace. I segmenti che
non sono rivestiti dal carapace sono coperti da due piastre, in posizione dorsale e
ventrale, dette rispettivamente tergum e sternum.
L’addome termina in molte specie con una struttura non segmentata detta telson,
che talvolta presenta un paio di appendici laterali con cui forma una furca caudale.
I gonopori sono posti, a seconda del sesso e della specie, in zone differenti come
alla base di una coppia di appendici o su segmenti privi di zampe.
68
La riproduzione è, tipicamente, sessuata mentre sono presenti diversi cicli vitali tra
cui:
- SVILUPPO DIRETTO, che avviene, ad esempio, nei gamberi in cui dall’uovo
fuoriesce un giovane individuo che non necessita di uno stadio larvale.
- CON UNO STADIO LARVALE: nei malacostraci, crostacei caratteristici di ambienti
fluviali,le larve sono di dimensioni maggiori rispetto agli entomostraci (caratteristici di
ambienti marini).
Nelle acque correnti si rinvengono in particolare tre ordini:
- ISOPODI: appiattiti dorso-ventralmente, questi crostacei mancano di carapace e
presentano occhi sessili. E’ presente una struttura, comprendente i segmenti
addominali fusi col telson, detta pleotelson. Le branchie sono situate sulle appendici
addominali.
Lo sviluppo embrionale dura circa un mese ed è di tipo diretto; le uova vengono
deposte in un marsupio, posto in posizione ventrale nel torace, da cui fuoriescono i
piccoli completamente formati.
Sono presenti, oltre che nelle acque correnti, in cui sono rappresentati dalla famiglia
Asellus, anche in ambienti terrestri dalla classe degli oniscidi, che vivono in ambienti
umidi e sotto le pietre.
- ANFIPODI: come gli isopodi, non possiedono carapace e presentano occhi sessili.
Tuttavia in queste forme il corpo si presenta compresso e inarcato lateralmente e le
branchie sono situate in posizione toracica. Gli arti toracici o addominali sono riniti in
due o più gruppi aventi forma e funzioni diverse.
Si riscontrano così gruppi di zampe addominali adibite al nuoto, altre adibite al salto
e così via. Lo sviluppo prevede uno stadio larvale, in cui la maturità viene raggiunta
dopo una serie di mute e, come per gli isopodi, le uova vengono deposte nel
marsupio della femmina. Il ciclo vitale viene completato da più specie in un anno o in
tempi più brevi.
Nelle acque correnti sono rappresentati dalla famiglia dei Gammaridae.
- DECAPODI: comprendono organismi quali granchi, gamberi e aragoste.
69
A differenza degli ordini precedenti possiedono un carapace ben sviluppato e dieci
paia di zampe, da cui il nome dell’ordine, il primo delle quali è modificato in appendici
a forma di pinze dette chele.
Le uova hanno tempi di incubazione che variano dalle 2 alle 20 settimane; il ciclo
vitale richiede numerose mute in cui il giovane decapode raggiunge le dimensioni
dell’adulto.
Nelle acque interne sono rinvenibili diverse famiglie, che si presentano tuttavia meno
frequentemente di quelle precedenti.
Solitamente rinvenibili i acque a corrente lenta, i crostacei hanno regime alimentare
detritivoro o erbivoro. Poche forme sono predatrici. I Gammaridae si ritrovano in
ambienti a corrente più rapida, da cui sono in grado di compiere risalite (reotassi
positiva).
I crostacei vengono determinati a livello di famiglia: le più comuni nelle acque interne
italiane sono Asellidae e Gammaridae.
Asellidae (FIG. 2.37) presenta un capo con due paia di antenne di cui uno, le
antenne vere e proprie, di grandi dimensioni, e l’altro, le antennule, più piccole.
Si notano il pleotelson e la suddivisione in segmenti (tergiti) sporgenti lateralmente.
Sono organismi detritivori resistenti all’inquinamento, rinvenibili in ambienti inquinati
in fase di recupero qualitativo.
FIG 2.37: Asellus, fotografia e rappresentazione grafica (associazione Hictyos)
70
Gammaridae (FIG. 2.38) è un anfipode che presenta un corpo fortemente inarcato,
antennule e antenne sviluppate, sei paia di zampe di cui le prime tre rivolte in avanti
e le ultime all’indietro.
Dotati di una media resistenza alla corrente, si nutrono di detriti e sono buoni
nuotatori.
FIG 2.38: Gammarus (foto: associazione Hictyos)
2.8.10 Gasteropodi
Costituiscono una classe appartenente al phylum dei molluschi, comprendente
animali, come lumache, patelle e chiocciole, aventi simmetria bilaterale ma massa
viscerale asimmetrica a causa di un processo di torsione che avviene nel corso di
stadi vitali giovanili.
Questa asimmetria è causa di una regressione degli organi del lato destro del corpo,
ed è evidente in numerose specie di gasteropodi.
A volte è presente una conchiglia univalve, spiralata o meno, in cui si distinguono
l’apice, cioè la spira più piccola e vecchia posta alla sommità della conchiglia, e la
parte restante, in cui le spire si allargano e si avvolgono attorno all’asse centrale,
chiamata columella. Ogni conchiglia presenta un’apertura in cui l’animale può
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rientrare o fuoriuscire. L’apertura, in certe specie, può essere rivestita da un opercolo
protettivo di tipo corneo.
La conchiglia è composta da uno strato esterno di tipo corneo, da uno intermedio in
calcare e da uno più interno in madreperla, secreti dall’animale che vi risiede.
Esse possono essere destrorse o sinistrorse, e ciò costituisce un utile criterio nel
riconoscimento della famiglia, livello tassonomico di interesse nella stesura
dell’indice.
Il capo è fornito di occhi, tentacoli e cavità boccale, in cui è situata una mascella di
chitina con cui l’organismo è in grado di strappare pezzi di cibo.
Nelle porzioni inferiori della mascella si rinviene la radula, un organo raschiante
munito di piccoli denti disposti in più file, sorretta e legata alla parte superiore della
mascella da una struttura cartilaginea detta odontoforo. La presenza della radula
suggerisce come i gasteropodi siano animali demolitori e raschiatori di detrito
vegetale.
Altra caratteristica distintiva dei Gasteropodi è la presenza di un piede muscoloso,
utilizzato nei processi di locomozione o per altre funzioni tra cui l’ancoraggio al
substrato. Esistono due sottoclassi di gasteropodi.
- I PROSOBRANCHI sono destrorsi e presentano quattro tipologie di opercolo a
seconda della specie. La respirazione ha luogo tramite branchie e i sessi sono
separati.
- I POLMONATI comprendono anche specie con conchiglia sinistrorsa, sempre priva
di opercolo, e sono chiamati così perché possiedono, in luogo delle branchie, una
cavità estremamente vascolarizzata, che svolge funzioni analoghe a quelle di un
polmone. Sono ermafroditi.
Tra i gasteropodi residenti nelle acque interne italiane i polmonati sono presenti in
numero maggiore rispetto ai prosobranchi; tra le famiglie più diffuse sono da citare
Lymnaea (FIG. 2.39) e Ancylus, mentre una terza famiglia, Physa, si rinviene meno
frequentemente.
Lymnaea si riconosce agevolmente perché è l’unico polmonato avente conchiglia
destrorsa, con apertura ampia. Si ritrova prevalentemente in acque con corrente
lenta con abbondante vegetazione sommersa.
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FIG 2.39: Lymnaea (foto: associazione Hictyos)
Ancylus si presenta a forma di patella avente apice rivolto all’indietro. E’ un genere
che si rinviene in acque ben ossigenate e turbolente, ancorato a rocce e massi su cui
si nutre raschiando periphiton.
Physa è invece simile a Lymnaea ma ha apertura sinistrorsa e più ampia di
quest’ultima.
2.8.11 Bivalvi
Sono molluschi che alloggiano in una conchiglia divisa in due valve, unite in
posizione dorsale da un legamento che permette loro di aprirsi in posizione ventrale.
La chiusura avviene grazie a muscoli adduttori, antagonisti del legamento.
Sulla superficie delle valve è possibile identificare un umbone, la parte più vecchia
della conchiglia, da cui la valva si accresce secondo linee ad esso concentriche.
Generalmente filtratori, i bivalvi si nutrono creando correnti grazie al movimento di
ciglia poste sulla superficie delle branchie in cui avvengono le operazioni di
filtrazione. Le particelle organiche vengono inglobate da rivestimenti mucosi e
condotte alla bocca tramite i palpi labiali, anch’essi ciliati.
I sessi sono solitamente separati e la fecondazione è esterna. Gli spermatozoi, inalati
con la corrente, entrano nella camera branchiale, dove sono situate le cellule uovo, e
qui avviene la fecondazione.
Da qui ha poi origine una larva, detta glochidium, che viene successivamente
rilasciata sul fondo per iniziare una vita indipendente..
73
Tranne Dreissena, tutti i bivalvi vivono in sedimenti molli, con l’estremità superiore
che viene lasciata sporgere da essi.
Sono organismi tolleranti all’inquinamento e, qualora costituiscano l’ingresso
orizzontale dell’indice, sono sintomo di acque alterate. Si determinano a livello di
famiglia e in un fiume si rinvengono Unio, Anodonta e Dreissena.
Sono rari in acque aventi correnti a media o elevata velocità.
2.8.12 Tricladi
Conosciuti comunemente come planarie, i tricladi hanno l’aspetto di vermi piatti,
lunghi fino a 50 cm ma più comunemente di dimensioni di 5-10 mm, ricoperti di ciglia,
che ne facilitano il movimento, e di secrezioni mucose, che ne facilitano lo
scivolamento sul substrato.
Il capo porta due o più occhi e appendici di varia natura fra cui spiccano dei lobi acuti
posti di lato ad esso, chiamati tentacoli. Altri lobi, di forma ottusa e chiamati
orecchiette, sono situati posteriormente ai tentacoli.
In posizione ventrale, circa a metà della lunghezza del corpo, si trova l’apparato
boccale.
Gli organismi appartenenti a quest’ordine sono predatori di insetti, crostacei e altri
invertebrati, che vengono catturati tramite un appendice, la faringe, situata nella
bocca, in grado di perforare il corpo delle prede, immobilizzate tramite cuscinetti
adesivi posti sul corpo.
La faringe permette inoltre l’espulsione di prodotti di scarto, mancando le planarie di
un apparato escretore. La riproduzione può essere sessuata o asessuata; nel primo
caso le uova vengono fissate ai substrati avvolte in bozzoli.
Sono organismi in gradoni sopportare elevati carichi organici e tipici di acque
correnti. Si individuano a livello di genere.
Polycelis ha corpo di colore scuro e presenta tentacoli situati sul capo, che ha un
margine anteriore convesso. Genere piuttosto raro, è facilmente confondibile con
Crenobia, l’unico Triclade residente nei freschi torrenti montani, da cui si distingue
per il numero di occhi; Polycelis ne ha un gran numero mentre Crenobia solamente
due.
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Il genere più diffuso nei corsi d’acqua è tuttavia Dugesia (FIG. 2.40), anch’essa
dotata di due occhi ma discriminabile da Crenobia per via delle dimensioni (talvolta
organismi di questo genere hanno lunghezza fino a 2 cm), delle orecchiette disposte
in posizione più arretrata e dell’habitat in cui vengono rinvenute (Dugesia non si
rinviene in tratti montani).
Molto spesso l’identificazione sistematica di questi organismi è resa difficile dal fatto
che essi, una volta immersi in alcool fissante, possono venire deformati da esso.
E’ dunque buona norma procedere, in campo, ad una attenta osservazione ad occhio
nudo o tramite lenti di ingrandimento, per ridurre l’entità del problema, qualora questo
si presentasse in laboratorio.
FIG 2.40: Dugesia, rappresentazione grafica (associazione Hictyos)
2.8.13 Anellidi
Phylum molto vasto ed eterogeneo, gli anellidi comprendono circa 1500 specie.
Possiedono un corpo diviso in anelli simili l’un l’altro, da cui deriva il nome del phyla,
chiamati segmenti, marcati all’esterno da solchi circolari detti annuli. Eccezion fatta
per le sanguisughe, gli anellidi portano setole, dette setae, di piccole dimensioni, con
cui l’animale si ancora al substrato evitando di scivolare all’indietro.
Diffusi in tutti i tipi di ambiente, sono organismi per lo più predatori o parassiti.
75
La riproduzione può avvenire per via sessuata, con sviluppo di una larva chiamata
tricofora, o asessuata mediante processi di gemmazione.
•
Irudinei
Sono anellidi tipici di ambienti dulciacquicoli, conosciuti comunemente come
sanguisughe. Appiattite dorsoventralmente, hanno lunghezza che varia in genere da
2 a 6 cm e colorazione variabile dal nero al verde scuro.
Ermafrodite praticanti fecondazione incrociata, possiedono durante la stagione
dell’accoppiamento una struttura chiamata clitello che secerne un bozzolo in cui
vengono avvolte le uova.
Le sanguisughe sono organismi predatori o parassiti, costituiti da 33 segmenti di cui
gli ultimi 6 fusi insieme a formare una struttura adesiva, la ventosa posteriore, con cui
l’animale si ancora al substrato o agli organismi che parassita.
Esiste anche una ventosa anteriore il cui uso, combinato con quello della ventosa
posteriore, permette all’organismo di effettuare dei movimenti. Sul dorso sono
spesso presenti delle piccole papille sensoriali.
La respirazione è cutanea o, più raramente, branchiale (in alcune specie parassitanti
pesci). Questi animali possiedono un’elevata resistenza all’inquinamento e sono
molto sensibili a variazioni di temperatura per quanto concerne l’attività riproduttiva,
che ha luogo con successo a temperatura attorno a 10 °C, o superiori.
L’identificazione sistematica avviene a livello di genere; i generi più frequenti di
irudinei nell’ambito di un ecosistema fluviale sono Helobdella, Dina e Erpobdella.
Helobdella (famiglia glossiphonidae) presenta un corpo piuttosto largo e piatto.
Si ritrova frequentemente in acque correnti e stagnanti, è di piccole dimensioni (5-10
mm) e si presenta incolore, o con colori piuttosto chiari. Tratto distintivo è la
presenza di una placca in posizione dorsale, posta dietro l’unico paio di occhi
dell’animale.
Dina (famiglia Erpobdellidae, FIG. 2.41) ha colori bruni, ha dimensioni maggiori
rispetto ad Helobdella (fino a 8 cm di lunghezza).
76
E’ uno dei generi più diffusi nelle acque correnti e si riconosce per la particolare
segmentazione, in cui è presente un anello largo alternato a serie di quattro anelli di
uguali dimensioni. Sono presenti quattro paia di occhi.
FIG: 2.41 Dina (foto: associazione Hictyos)
Alla stessa famiglia appartiene Erpobdella, che, come Dina, si rinviene piuttosto
spesso durante un campionamento. Simile a Dina, è distinguibile da essa per la
diversa distanza tra i gonopori (4-5 anelli in luogo dei 2-3 di Dina). Non sono inoltre
presenti serie di quattro anelli alternati ad un quinto di maggiori dimensioni.
Anche le sanguisughe subiscono modifiche quando vengono immerse nell’agente
fissante, in particolare per quanto riguarda la colorazione, che viene persa rendendo
l’animale opaco.
Rispetto ai tricladi ciò crea problemi di minore entità, tuttavia è bene anche in tal
caso procedere ad una attenta osservazione sul campo prima di fissare l’animale.
•
Oligocheti
Classe a cui appartengono più di 3000 specie, che vivono in ambienti terrestri e di
acqua dolce, tra cui i lombrichi sono senz’altro i rappresentanti più conosciuti e
diffusi.
Sono vermi cilindrici che devono il loro nome alla presenza di un ridotto numero di
setole, di diversa forma e lunghezza, sparse su tutto il corpo.
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Il corpo consta di un primo segmento, che porta la bocca, seguito da una regione
anteriore detta prostomio. Al prostomio seguono una serie di segmenti e una regione
terminale che porta l’ano, detta pigidio.
In ogni segmento, salvo il primo, si ripetono le strutture interne e un ugual numero di
setole esterne, disposte in quattro fasci di cui due dorsali e due ventrali.
Di particolare interesse è la presenza di un liquido celomatico interno, le cui
variazioni di pressione permettono al lombrico di contrarsi e rilasciarsi penetrando nel
substrato alla ricerca di nutrimento.
In prevalenza detritivori, gli oligocheti di acqua dolce si cibano di materiale organico
in decomposizione, tollerando perciò condizioni di inquinamento piuttosto spinte in
cui talora diventano le specie dominanti. Sono predati da svariate specie ittiche.
Gli oligocheti sono ermafroditi e, come le sanguisughe, possiedono un clitello che
però è molto più evidente e, spesso, visibile ad occhio nudo. Il livello tassonomico di
interesse è la famiglia.
Lumbricidae sono riconoscibili a occhio nudo per via del grosso diametro corporeo e
l’aspetto molto simile a quello dei comuni lombrichi di terra. Spesso il clitello è visibile
a occhio nudo e spicca sul corpo dell’animale.
Tubificidae (FIG. 2.42) presenta colorazione rossa e un maggior numero di fasci di
setole rispetto alle altre famiglie della classe. E’ la famiglia più presente in corsi
d’acqua a fondo molle e caratterizzati da un forte degrado.
FIG: 2.42 Tubificidae (foto: associazione Hictyos)
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Naididae si distingue dalle altre famiglie di Oligocheti per l’assenza di fasci di setole
dorsali sul secondo segmento. Gli individui hanno piccole dimensioni e, altra
peculiare caratteristica, possiedono occhi.
Nella stesura dell’Indice Biotico Esteso si considerano anche alcuni Nematodi e
Nematomorfi. L’ingresso nella tabella a doppia entrata è quello degli oligocheti.
In particolare i Nematodi sono vermi filiformi non segmentati, privi di setole e
piuttosto lunghi.
Mermithidae è la famiglia di nematodi più diffusa nelle acque interne italiane e si
riconosce per i caratteri citati in precedenza. E’ un organismo le cui forme giovanili
sono parassite di insetti come simulidi mentre gli adulti conducono vita libera.
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