«Gioielli a sei zampe» In esposizione al Museo La Specola di Firenze sino al 6 novembre / 24.10.2016 di Blanche Greco Sono delicatamente appoggiati su minuscoli cuscini di seta nera dove i loro colori (l’oro, il verde smalto, il blu di Prussia, il rosso lacca, o l’arancione, brillanti e spesso cangianti) catturano lo sguardo e provocano un «Oh!» di meraviglia; oppure li vediamo che sembrano orecchini, spille preziose dai colori vistosi, dalle fantasie originali, dentro a scatoline da oreficeria in marocchino rosso, ma poi avvicinandoci un po’ di più alle bacheche della mostra, ecco che vediamo da un gioiello bombato color turchese, tipo un grosso bottone, venir fuori sei zampette verde prato, perché di fatto stiamo ammirando delle vere preziosità della natura, ossia: «Gioielli a sei zampe: l’arte per selezione naturale», come recita il titolo dell’esposizione, aperta sino al 6 novembre, presso il Museo della Specola (creato nel 1775), sezione di zoologia del Museo di Storia Naturale di Firenze. Sono cento insetti che fanno parte di una collezione che si è arricchita nel corso di decenni, di reperti che provengono da tutto il mondo e raccontano storie di adattamento, di strategie e di sopravvivenza, ma anche di mistero e di bellezza. La collezione nasce con la collaborazione della cooperativa «Farfalle nella Testa» che nell’allestimento presenta scarabei, cervi volanti e farfalle, coleotteri accompagnati da immagini fotografiche riprese a forte ingrandimento per mostrarci dettagli difficili da cogliere a occhio nudo. Se lo scarabeo d’oro brilla come un monile prezioso, il grosso scarabeo rinoceronte (o scarabeo Ercole), che con il Titano è tra i più grossi del mondo, affascina per le sue fattezze da animale preistorico. Ma c’è anche il grande scarabeo Golia, in diversi esemplari provenienti dall’Africa equatoriale, decorati da eleganti fantasie in bianco e nero, o bianco e marrone. Hanno invece la livrea dall’aspetto verde percorsa da linee geometriche bianche, alcuni coleotteri della Tanzania, e i disegni che hanno sul dorso li rendono simili a opere di arte africana, come quelle che all’inizio del Novecento fecero impazzire Parigi. Poco più in là un cervo volante australiano manda riflessi metallici ramati e persino le sue lunghe mandibole, simili a corna, di cui si serve nei combattimenti per difendere il territorio e prepararsi alle nozze con la femmina conquistata, sembrano l’invenzione di un originale designer orafo. Vengono invece dall’Ecuador alcuni cerambicidi dal dorso verde satinato e dalle lunghe ed eleganti antenne verdi e nere, sensibili organi dell’olfatto attraverso i quali percepiscono gli odori e i feromoni femminili, che li guidano per trovare una compagna. In alcune specie di coleotteri, i maschi sono più grossi e colorati delle femmine, per affrontare i duelli con gli altri pretendenti, e i colori sono un segno di riconoscimento, una carta d’identità indispensabile, per distinguere amici e nemici della stessa specie, da tutti gli altri. I coleotteri con le colorazioni più esuberanti si trovano nelle foreste tropicali, in aree ricche di specie diverse dove è importante non sbagliarsi, innamorandosi, o duellando inutilmente con un estraneo. Sembra un artistico patchwork i colori di un coleottero della Nuova Guinea, che vediamo con la testa nera e rossa, e il dorso a strisce: blu, beige e viola cangiante. Altri, hanno il dorso arabescato da una sorta di geroglifico azzurro; altri ancora invece, usano il colore come fossero parole di avvertimento. Con i loro pois turchesi, o rossi, o arancioni, infatti, comunicano ai predatori che quella loro livrea, così carina, nasconde un corpo duro e immangiabile. Sono colori da difesa e servono per farsi evitare, come quelli del coleottero che vediamo con il dorso scuro punteggiato da pois di peli arancioni: segnali eclatanti di pericolo, ed è bene capirli al volo perché alcuni di questi esemplari hanno assorbito, o elaborato, tossine così potenti da uccidere un uomo. Ma esistono anche colori criptici che permettono ai coleotteri di confondersi con l’ambiente; mimetici come quelli delle farfalle che sembrano foglie e si nascondono sui rami degli alberi; colori misteriosi come quelli che sfoggia lo «scarabeo dei fiori», la cetonia, che in Italia, nel Nord, è verde brillante, ma nel Lazio, chissà perché, si può trovare: rossa, blu, o nera. La Mostra si chiude con una curiosità per la gioia dei bambini che, in alcune teche, tra un pezzo di tronco e altra vegetazione, se riescono a individuarli, possono osservare dal vivo gli «insetti stecco», esempio lampante di mimetismo quasi perfetto.