Politecnico di Milano Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale Sicurezza del trasporto aereo ANALISI RETROSPETTIVA METODO ISAAC: CONCA DI CREZZO 1987 Andrea Mottin Valentina Onorato Pietro Pagani Giugno 2011 1 Indice Introduzione Ricostruzione dell'accaduto La sentenza Macro-eventi Event Time Line (ETL) Analisi dell'incidente (Metodo ISAAC) Tabella I. La “Sporca dozzina” Diagramma macro-evento 1 Diagramma macro-evento 2 Diagramma macro-evento 3 Diagramma macro-evento 4 Tabella riassuntiva errori e fattori umani Conclusione Bibliografia 2 3 6 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 15 Introduzione Questa relazione si propone di effettuare un’analisi retrospettiva di un incedente aereo reale, esulando da voler dare giudizi e commenti sull’accaduto, ma limitandosi a una semplice analisi dei fatti. L’incidente preso in analisi è avvenuto nella località Conca di Crezzo (provincia di Como, Italia) in data 15 ottobre 1987, il velivolo interessato è un ATR 42 con a bordo 35 passeggeri decollato da Milano Linate e diretto a Colonia (Germania). La scelta di questo preciso evento è dovuta alla numerosa mole di dati e informazioni sull’argomento, che permettono un’analisi approfondita e dettagliata. Oltre alla semplice cronaca, infatti, si è potuto risalire alla sentenza avvenuta dopo il processo a danni dei piloti, della compagnia aerea e dell’incidente in questione. Il metodo scelto è il metodo ISAAC (Integrated Systemic Approach for Accident Causation) in quanto è stato ritenuto il più idoneo al caso considerato. Questo metodo, infatti, è adatto all’analisi di incidenti, nel quale compaiono Errori umani e Guasti tecnici, nonché permette l’identificazione di componenti nascoste e fattori personali che possono essere causa di eventi e decisioni determinanti. Infine, permette l’identificazione di comportamenti e attrezzature non idonei e una classificazione molto accurata dei fattori umani. Grazie al metodo ISAAC risulta più immediata e facile la lettura dell’analisi retrospettiva in quanto prevede l’uso di numerosi diagrammi nei quali vengono presentate le cause e gli eventi correlati. 2 Ricostruzione dell'accaduto L’ATR 42 n.46 Città di Verona, progettato e fabbricato dalla società francese Aérospatiale in collaborazione con la società italiana Aeritalia e gestito dalla Spa ATI, la sera del 15 ottobre 1987 era adibito al trasporto passeggeri sulla linea MilanoColonia (Volo AZ 460) e doveva percorrere la rotta Trezzo, Trasadingen. Il decollo è avvenuto con notevole ritardo dall’aeroporto di Milano Linate alle ore 18.13 circa del meridiano di Greenwich. A bordo vi erano il Comandante Lamberto Figura 1. L'ATR 42 della compagnia ATI Lainé, il Copilota Pierluigi Lampronti, l’assistente di volo Carla Corneliani e 34 passeggeri di varie nazionalità. L’aereo, su autorizzazione del Comandante, veniva sin dall’inizio pilotato da Lampronti. In base alle informazioni loro fornite prima della partenza, i piloti erano a conoscenza che i bollettini meteorologici prevedevano lungo la rotta la possibilità di formazioni di ghiaccio, sia pure moderate. La cognizione di tale previsione è confermata dal colloquio registrato dal CVR tra il Comandante e il copilota antecedente al decollo in ordine a talune modalità del decollo in “ice condition” in caso di avaria di un motore. Al secondo 971 delle registrazioni FDR, il Lampronti inseriva l’autopilota: il volo strumentale proseguiva sino al secondo 1748. Al secondo 1028 il copilota pronunciava la frase: “Non dovrebbe dare tutta questa eco”. Al secondo 1130 il Lampronti su disposizione del comandante cambiava il modulo del funzionamento dell’autopilota da VS (Vertical Speed, velocità di salita costante e velocità indicata variabile) a IAS hold (velocità indicata costante e velocità di salita variabile). Fino al secondo 1740 l’aereo viaggerà ad una velocità costante sui 130/133 nodi. Il velivolo era entrato in nube (venivano spente le strobe light) e in tale condizione procederà fino all’epilogo. Intorno al secondo 1289 il velivolo a turboelica King Air HB-GGU decollato alcuni minuti prima dell’ATR 42 e procedete sulla stessa rotta comunicata all’ATC (Torre di Controllo) di Milano Linate l’incapacità di superare le Alpi per problemi di ghiaccio dopo aver sorvolato il punto NIKMO, corrispondete a Lecco, trovatosi a livello di volo 140. Lainé e Lampronti in quel momento erano collegati con detta ATC su una frequenza diversa e perciò non hanno udito la conversazione. Al secondo 1314 l’ATR 42 veniva autorizzato al livello di volo di 16.000 piedi. Intorno al secondo 1321 il King Air HB-GGU, sulla stessa frequenza alla quale era collegato l’ATR 42 n.46, ha ottenuto dall’ATC l’autorizzazione a tornare indietro e ad atterrare in emergenza all’aeroporto di Milano Malpensa, per ribadita impossibilità di prosecuzione del volo a causa di formazioni di ghiaccio. Il dialogo fra detto aereo e l’ATC non è stato oggetto di commenti da parte di Lainé e Lampronti. Intorno al secondo 1375 il velivolo Crossair 914 che procedeva nella stessa zona, comunicava sulla stessa frequenza cui era in quel momento collegato l’ATR 42 e l’altro aereo non identificato, di avere avuto problemi di ghiaccio fino alla quota di volo 170:sempre senza commenti da parte dei piloti dell’ATR 42. Tra il secondo 1423 e il secondo 1492, mentre l’aereo procedeva a una velocità intorno ai 132 nodi 3 (in “ice condition” l’AFM – Aicraft Flight Manual – del costruttore prevedeva una velocità minima di 135 nodi e l’OM – Operating Manual – della compagnia ATI, una velocità minima di 133 nodi, come il FCOM – Flight Control Operating Manual – del costruttore autorizzava l’assistente di volo a distribuire la cena ai passeggeri, dichiarando: “Non c’è turbolenza” e poco dopo diceva: “Riposiamoci dieci minuti”. Raggiunta la zona in cui il velivolo HB-GGU aveva trovato condizioni di ghiaccio, le prestazioni di salita del velivolo cominciavano a decadere; venivano più volte azionate le luci d’ala, come risulta dai rumori di interruttori registrati. Al secondo 1577, l’ATC autorizzava al raggiungimento di 20.000 piedi di quota. Nei secondi 1653/1667 la velocità di salita continuava a scendere, discontinuamente, portandosi fino a 500 piedi al minuto contro un valore minimo normale di 1000 piedi. Intorno al secondo 1668, dopo un’altra probabile accensione delle luci d’ala il copilota diceva: “Sembra che si sia formato sulla parte posteriore vero?” e il comandante gli rispondeva: “Sopra… guarda.” Il tenore delle frasi e il contesto in cui sono state pronunciate… non consentono di dubitare che esse si riferiscono al ghiaccio e che i due piloti lo hanno avvistato sulle ali del velivolo. Su questo tutte le parti concordano. Nonostante l’avvistamento del ghiaccio il velivolo continuava a procedere alla velocità oraria di 132 nodi, mentre l’AFM (Aircraft Flight Manual) del costruttore e l’OM della compagnia ATI per le condizioni di “ice accretion observed” prescrivevano rispettivamente le velocità minime indicate di 145 nodi e di 143/148 nodi a secondo dell’inclinazione di virata. Fra il secondo 1668 e il secondo 1740 il decadimento delle prestazioni di salita diminuiva sempre più fino al valore di soli 200 piedi al minuto. Al secondo 1740 il comandante ordina al copilota: “Guadagna quegli altri 4 nodi perché sennò non saliamo più”. Questo ordine è stato poi inteso dai periti non come un aumento ma un’ulteriore diminuzione di velocità, in quanto il FDR non ha registrato aumenti di velocità ma aumenti dei valori di incidenza dell’elevatore. D’altra parte le velocità consigliate per una buona salita risulta essere 130 nodi. Al secondo 1748 quando l’ATR 42 si trovava alla quota di 16.428 piedi, aveva inizio una caduta dell’ala destra per lo stallo ossia perdita di portanza alla sua estremità che, nei secondi successivi, raggiungeva 41 gradi. Veniva registrato dal FDR l’avviso acustico del distacco dell’autopilota. Per la brevità del suono e per il dialogo tra i due piloti nei successivi secondi 1754-1755 si ritiene che il distacco dell’autopilota sia stato effettuato per opera del Lampronti (copilota). L’FDR, successivamente, registrava spostamenti dell’elevatore a cabrare, nonché rilevati movimenti di alettoni e del timone, comportanti amplificazioni delle oscillazioni alari. Intorno al secondo 1750 risuonava il preavviso acustico di stallo per il raggiungimento della soglia di incidenza alare di 12.5°, sonda programmata per la condizione di “ice accretation observed”; ciò implicava necessariamente che l’impianto “de ice” era inserito. Subito dopo l’aeroplano iniziava a perdere quota, mentre si accentuavano i movimenti dell’equilibratore a cabrare e le escursioni degli alettoni e del timone: intanto anche l’ala sinistra stalla fino al raggiungimento di 100°. Intorno al secondo 1755 al raggiungimento di 18° di incidenza (molto superiore alla soglia in condizioni “ice accretation observed”), entrava in funzione lo stick pusher, congegno meccanico che spinge in avanti la barra di comando dell’elevatore con forza di 40 chilogrammi portando lì elevatore a picchiare ossia nella direzione giusta per fronteggiare una situazione di stallo. Al secondo 1756, mentre l’elevatore si stava riportando a cabrare e stava diminuendo l’inclinazione dell’ala sinistra, il copilota Lampronti pronunciava: “Giù…giù…giù”. Subito dopo Lainé diceva: “Fermo, fermo” e prendeva i comandi. 4 Si verifica un altro stallo con caduta dell’ala destra fino a 105°. Al secondo 1758 interveniva nuovamente lo stick pusher che, spingendo la barra in avanti, portava l’elevatore in posizione a picchiare: subito dopo questa operazione, l’elevatore si riportava a cabrare. La velocità d’ora in poi sarà in continuo aumento mentre l’aeroplano perdeva continuamente quota. Al secondo 1760, mentre era in corso una nuova caduta d’ala destra con culmine a 105°, il comandante ordinava al secondo pilota: “Riduci il motore” e subito dopo il secondo dichiarava di aver eseguito l’ordine; si accentuava la posizione dell’elevatore a cabrare. Al secondo 1762 in discordanza con la posizione dell’elevatore, il relativo trim che nei minuti precedenti era rimasto fermo nella posizione di 1.7° a cabrare, si muoveva a picchiare; nei secondi successivi si portava ancor più a picchiare. Ai secondi 1764 e 1765 risuonava nuovamente l’avviso acustico di stallo; si verificava una seconda caduta d’ala sinistra fino a 135° e l’aereo assumeva, mentre continuava ad affondare a velocità crescente, una posizione semi rovesciata. Dopo un terzo intervento dello stick pusher, l’elevatore si portava a picchiare. Nei secondi 1766/1770 la velocità indicata aumentava da 185 nodi a 231 nodi, l’inclinazione sinistra si riduceva progressivamente, gli stalli d’ali avevano termine; l’elevatore era posizionato a picchiare in concordanza con il trim; il fattore di carico aumentava con la punta massima di 1.9 g. Il migliorato assetto del velivolo consentiva di intraprendere una “dolce” azione di rimessa mediante cabrata. Al secondo 1771 il secondo pilota esclamava: “Tiralo su, tira”, riferendosi con evidenza all’elevatore da portare in posizione a cabrare. Al secondo 1772 il comandante diceva: “sto tirando”, mentre l’elevatore si muoveva di poco nel senso a cabrare: l’aeromobile superava la velocità di 250 nodi, massima velocità operativa (VMO) consentita e certificata e cominciava a risuonare il relativo avviso acustico, di tipo prioritario. Al secondo 1775 si registrava il movimento del trim a picchiare, fino al valore di 3.15°; l’elevatore si muoveva anch’esso a picchiare fino al valere di 4.57°. Al secondo 1779 il comandante diceva nuovamente: “sto tirando”. Al secondo 1780 il trim riprendeva ancora a muoversi nel senso a picchiare, portandosi nei secondo successivi fino a fondo corsa, mentre l’elevatore si spostava anch’esso sempre più a picchiare. Il comandante, mente l’aereo stava superando la velocità di 330 nodi, rappresentante per ragioni strutturali il limite massimo per la sua manovrabilità, gridava: “ho i comandi bloccati”. Il medesimo al secondo 1787 gridava: “tira su” e al secondo successivo il copilota rispondeva “sto tirando”, mentre l’allarme VMO continuava a suonare. Al secondo 1789 il copilota Lampronti comunicava all’ATC di Milano Linate: “Alitalia 460, siamo in emergenza”. Il comandante al secondo 1793 gridava: “stiamo precipitando” e al secondo 1797 ancora: “ho i comandi bloccati”. Il volo si concludeva alle 18:29 GMT con l’impatto dell’aeroplano contro il suolo a velocità stimata di 420 nodi. 5 La sentenza Cinque anni dopo l'incidente, la Corte dichiara Jean Rech, ingegnere capo progettista della ditta Aérospatiale, colpevole di carenze iniziali della manualistica del costruttore di cui era responsabile, carenze che hanno inciso in modo determinante, anche se non esclusivo, su quelle analoghe del manuale di impiego della Spa ATI, punto di riferimento dei piloti della compagnia. Inoltre, concesse le attenuanti generiche, lo condanna alla pena di anni uno e mesi dieci di reclusione. Pena sospesa e non menzione. Escluso il concorso di colpa di Pierluigi Lampronti, condanna Jean Rech e i responsabili civili Spa Aérospatiale e G.I.E. ATR, in solido tra loro e con gli imputati Settimio Marselli, Adriano Paccarié, Ettore Grion e i responsabili civili Spa Alitalia e Spa ATI, già condannati in primo grado. Macro-eventi 1. Avventata decisione di decollo: I piloti erano a conoscenza prima della partenza della possibilità di incorrere nella formazione di ghiaccio sull'ala, seppure il bollettino meteo non fosse spiccatamente critico. Sapevano anche entrambi di non aver mai volato né simulato voli in cui risultassero delle formazioni di ghiaccio eppure hanno chiesto autorizzazione al decollo. 2. Continuazione del volo in condizioni potenzialmente rischiose: I piloti non hanno considerato, o non hanno udito, le conversazioni del King Air HBGGU e del Crossair 914 che confermavano il potenziale rischio di formazione di ghiaccio e hanno così continuato il volo. 3. Primo stallo ala destra: Per colpa del mancato avvistamento di ghiaccio sull'ala e della cattiva gestione del volo in ice condition, in particolare relativamente alla velocità indicata (IAS) che veniva tenuta troppo bassa durante la fase di salita, si verifica un primo stallo dell'ala destra. 4. Perdita di controllo del velivolo e impatto con il terreno: Dopo il primo stallo ne seguono altri, uno successivo all'altro, per colpa della noncuranza della corretta procedura e per la mancata ottimizzazione nell'utilizzo dei comandi e dei controlli di volo. Ne deriva così una rapida perdita di quota dell'aeroplano e il successivo impatto al suolo. 6 Event Time Line (ETL) • Sec 0 Inizio registrazioni • h 18:13 Decollo • Sec 971 Inserimento autopilota • Sec 1289 Comunicazione incapacità di superare le Alpi da King Air HB-GGU • Sec 1314 Autorizzazione al livello di volo 16000 piedi • Sec 1321 Autorizzazione a King Air atterraggio d’emergenza a Malpensa • Sec 1375 Crossair 914 comunica problemi di ghiaccio a livello di volo 17000 piedi • Sec 1577 Autorizzazione al livello di volo 20000 piedi • Erronea continuazione del volo • Sec 1653 Velocità di salita in drastico calo • Sec 1668 I piloti notano il ghiaccio • Sec 1748 Primo stallo ala destra • Sec 1751 Stallo 2 (ala sinistra) • Sec 1755 Stick pusher in funzione • Sec 1757 Stallo 3 (ala destra) • Sec 1758 Stick pusher in funzione • Sec 1760 Stallo 4 (ala destra) • Sec 1765 Stallo 5 (ala sinistra) • Sec 1772 Superamento VMO • Sec 1787 Superamento 330 nodi • Sec 1789 Chiamata d’emergenza all’ATC di Milano Linate • h 18:29 Impatto con il suolo 7 Analisi dell'incidente (Metodo ISAAC) Seguiranno diagrammi per l'analisi dei fattori umani e guasti tecnici, tabelle riassuntive per la classificazione degli errori (Active e Latent Error) e un'ulteriore catalogazione attraverso lo schema della “Sporca Dozzina” (Fallible-Machine) e a tale proposito si riporta la struttura della tassonomia associata al modello Fallible-Machine e l'elenco delle categorie della Sporca Dozzina (Dirty Dozen). Latent Errors Slips Lapses Active Errors Mistakes Violations Figura 2. Struttura tassonomia associata al modello Fallible-Machine Legenda diagrammi A B A è implicato da B A B A implica B Causa comune a più sottoeventi Macro-evento Evento / causa / conseguenza 8 Tabella I. La “Sporca Dozzina” e gli antidoti proposti per combatterla 9 Macro-evento 1 AVVENTATA DECISIONE DI DECOLLO Percorso Fattori Umani Percorso Guasti Tecnici Carenza di informazioni su precedenti inconvenienti in ice condition su ATR 42 ○ Mistake Poca esperienza piloti sul velivolo ATR 42 Assegnazione dei piloti/velivolo della compagnia aerea ○ Mistake Scarsa conoscenza del volo in ice condition su turboelica ○ Mistake Condizioni meteo sfavorevoli Possibile ghiaccio Processo organizzativo: Preparazione pre-volo malgestita Aérospatiale e ATI 10 Macro-evento 2 ERRONEA CONTINUAZIONE VOLO Percorso Fattori Umani Percorso Guasti Tecnici Decisione sbagliata ○ Violation Autorizzati da ATC al volo a quota 16000 piedi e poi a quota 20000 piedi Cattiva valutazione delle condizioni di volo Non sentita comunicazione King Air: radio su frequenza diversa ○ Slip ○ Mistake Sottovalutazione atterraggi di emergenza King Air e Crossair ○ Mistake Proce sso organizzativo: Mancata preparazione dei piloti per il volo con rischio di ghiaccio su velivoli turboelica 11 Macro-evento 3 PRIMO STALLO ALA DESTRA Percorso Fattori Umani Percorso Guasti Tecnici IAS troppo bassa: Mantenuti 132 nodi anzichè 145 prescritti ○ Mistake Noncuranza della corretta procedura per condizioni di ice accretion observed ○ Mistake Bassa visibilità a causa del volo in nube Mancato avvistamento di ghiaccio sull'ala ○ Slip Errore late nte : Familiarità bassa o nulla dei piloti con la situazione di rischio in atto ○ Mistake Processo organizzativo: Mancata preparazione dei piloti per il volo con rischio di ghiaccio su velivoli turboelica; ignoranza di precedenti inconvenienti occorsi ad ATR 42 nelle suddette condizioni. 12 Macro-evento 4 IMPATTO AL SUOLO Percorso Fattori Umani Percorso Guasti Tecnici Perdita di controllo Stallo 5 ○ Slip ○ Mistake Panico fra i piloti ○ Slip Riduzione motore ○ Violation Stallo 4 Cattiva gestione stallo 3 ○ Mistake ○ Mistake Inesperienza dei piloti Cattiva gestione stallo 2 ○ Mistake Ghiaccio sull'ala Stallo 3 ○ Mistake Stick pusher in funzione ○ Lapsus Stallo 2 ○ Mistake Cattiva gestione stallo 1 ○ Mistake Stallo 1 ○ Mistake 13 Tabella riassuntiva errori e fattori umani ERROR HUMAN FACTOR Active (AC) / Latent (L) “Sporca Dozzina” Poca esperienza AC 1 Scarsa conoscenza L 1 Carenza informazioni L / Non sentita comunicazione L / Cattiva valutazione AC 3 Sottovalutazione atterraggi AC 3 Decisione sbagliata AC 3 Mancato avvistamento AC 6 Noncuranza procedure AC 12 IAS troppo bassa AC 1 Stallo 1-5 AC / Cattiva gestione stallo AC 6,8 Stick pusher L / Riduzione motore AC 1 Panico piloti L 8 Perdita controllo AC 1,8 EVENTO 14 Conclusione Si è visto dall’analisi come una serie di eventi ha portato alla catastrofica fine della missione dell’ATR 42. Il metodo ISAAC ha voluto mettere in risalto, oltre che alla sequenza logica temporale delle cause e degli eventi, la classificazione dei fattori umani. È stata applicata la tassonomia relativa al modello “Fallible-Machine” (Reason, 1990) e lo schema della “Sporca dozzina”, così da distinguere i vari errori nel campo fattori umani. Si vuole ricordare che nell’analisi sono state usate espressioni come “Erronea”, “Avventato”, “Errore”. Queste non vogliono in nessun modo essere un giudizio sulle procedure o i fatti accaduti, ma solo una semplice constatazione dell’accaduto in vista del fallimento finale, in quanto l’analisi proposta, come già detto, vuole essere spunto di riflessione e non un tentativo di giudizio. Bibliografia • Rivista Volare, data di pubblicazione non nota: dall'articolo tratto da tale rivista è stato e riportato fedelmente il resoconto dell'accaduto in quanto particolarmente dettagliato ed esaustivo • Sicurezza del trasporto aereo, P. Carlo Cacciabue, Springer Verlag Italia, 2009 • La Repubblica, 16 aprile 1989 • Internet: fonti varie 15