Il ruolo dei mediatori culturali rom e il rapporto scuola/famiglie

IL RUOLO DEI MEDIATORI CULTURALI DEI ROM
E IL RAPPORTO SCUOLA FAMIGLIA
Coordinatore del gruppo di lavoro n. 5: Prof.ssa Maria Omodeo
Referente per la presentazione del gruppo lavoro di nella Seduta plenaria del 21/10/2010:
Dirigente Scolastico dell’IIS “Leonardo da Vinci” di
Cosenza Prof.ssa Graziella Cammalleri
Al gruppo hanno partecipato 22 persone, che rappresentavano istituzioni scolastiche,
referenti degli Uffici Scolastici provinciali e regionali, degli Enti locali e delle associazioni
dell'Italia meridionale, centrale, settentrionale in modo piuttosto equilibrato. Questa
tipologia di presenze ha garantito una visione variegata della situazione dell'inserimento
scolastico degli alunni rom secondo le diverse sfaccettature dei contesti di riferimento.
La ricchezza delle esperienze ha garantito un proficuo scambio di buone pratiche utili a
garantire una ricaduta anche in realtà diverse da quelle in cui si sono sviluppate.
L'argomento affrontato dal gruppo è stato: Il ruolo dei mediatori culturali (in generale, dei
rom in particolare) e come possono essere utilmente coinvolti per facilitare il rapporto fra la
scuola e le famiglie, con l'obiettivo di:
Aumentare la consapevolezza su quando e come una scuola deve e può utilizzare il
lavoro dei mediatori rom, tenendo conto di tutte le variabili che possono influenzarne la
qualità e l'efficacia.
E' stato proposto come strumento trasversale per evitare un utilizzo potenzialmente non
positivo dei mediatori, un patto di corresponsabilità fra istituzioni scolastiche, genitori e
mediatori.
Si è preferito proporre l'adozione di un patto di corresponsabilità anziché un codice
deontologico dei mediatori per fare in modo che tutti i soggetti siano sullo stesso piano
impegnati a garantire il miglior percorso di inclusione scolastica (es.: la scuola garantisce
un clima interculturale inclusivo e rispettoso del ruolo sia dei mediatori che delle famiglie; i
mediatori garantiscono di fornire un servizio di facilitazione della comunicazione senza
interferenze personali; ecc.).
Il gruppo si è interrogato sulle aspettative della scuola nei confronti del ruolo dei mediatori,
in modo da collocarlo nel giusto contesto.
Nel giro di discussione è emersa una grande varietà di aspettative da parte di chi non ha
avuto modo di lavorare con mediatori (situazione presente soprattutto nelle realtà
meridionali) e una grande varietà di caratterizzazioni attribuite da parte di chi invece
collabora con loro:
Il mediatore linguistico culturale
Interprete traduttore
L’animatore interculturale
Lo sportellista bilingue
Lo scrivano pubblico
L’esperto di didattica del proprio Paese, di storia, letteratura, arte…
L’antropologo della sua cultura (con la consapevolezza da parte di tutti che non esistono
culture fossilizzate nel tempo e nello spazio!)
o addirittura…
L’operatore sociale
L’orientatore
L’insegnante di L1
Il facilitatore linguistico
Considerata l'impossibilità dell'assunzione contestuale di questi ruoli, il gruppo alla fine di
una discussione vivace è giunto alla conclusione che il mediatore dovrebbe corrispondere
a:
La figura professionale del mediatore o della mediatrice interculturale (linguistico culturale)
può essere definita come una figura professionalmente preparata che facilita la
comunicazione e la comprensione, sia linguistica, sia culturale fra un utente proveniente
da un gruppo linguistico culturale minoritario e l'operatore di un servizio pubblico o privato,
in un contesto di potere impari e nel rispetto dei diritti di tutte e tre le parti coinvolte
(operatore, utente e mediatore)
Il mediatore può svolgere un ruolo importante anche nella fase di primo approccio con
alunni neoarrivati o che hanno “paura” per la non conoscenza del nuovo ambiente, fermo
restando che è da evitare un'interferenza nel rapporto fra docente e alunno / studente.
Talvolta il fatto di far intervenire il MLC potrebbe risultare stigmatizzante per le famiglie
Rom che non hanno problemi di comunicazione o che preferiscono una relazionalità
diretta (e ancor più questa percezione può essere presente nei ragazzi) . Per evitare tutto
questo la scuola deve innanzitutto dare un riconoscimento visibile della professionalità di
questa figura, tramite l'erogazione del servizio senza riferimento al singolo alunno o alla
singola famiglia.
Il gruppo si è posto fortemente il problema della formazione dei mediatori: ci sono persone
con anni di esperienza ai quali andrebbe riconosciuto il percorso effettuato anche se è
privo di una formalizzazione, altri hanno seguito corsi appositi. Le istituzioni scolastiche
dovrebbero essere in grado di accedere ad un albo, registro, elenco ufficiale e pubblico
evitando assolutamente l'improvvisazione, che può essere oltremodo dannosa e di rottura.
In particolare va assolutamente evitato di utilizzare bambini come mediatori fra scuola e
famiglia, per la portata psicologica, stressante o strumentalizzabile di questo ruolo.
Il gruppo ha trovato interessanti alcuni spunti sull'uso della lingua romané per avvisi,
informative, ecc. e di mediatori a cui è riconosciuta autorevolezza culturale come elementi
di valorizzazione della lingua rom e della cultura rom (in tutte le varianti), per favorire
l'avvicinamento delle famiglie e per favorire il processo di autostima dei ragazzi.
Infatti l'autostima favorisce un sereno rapporto all'interno della famiglia e del contesto
scolastico e lo sviluppo della L1, che a sua volta influenza positivamente lo sviluppo della
L2.
In tutto questo dibattito è emerso il valore persona e l'importanza di valorizzare ogni
alunno e i suoi familiari in quanto persone e non in quanto appartenenti ad uno specifico
gruppo etnico: il ruolo della scuola di fatto costituzionalmente è quello di evitare che
ostacoli di ordine economico, sociale, culturale, …. possano diventare elementi di
discriminazione, bloccando il pieno sviluppo delle potenzialità di ognuno. Tutto ciò
significherebbe per la Scuola fare “parti uguali fra disuguali” e continuare ad incrementare i
pregiudizi, impedendo un reale processo di inclusione sociale di tutti gli alunni con
diversità, ivi compresi i ROM.
Graziella Cammalleri