Corso di Scienza Economica (Economia Politica) prof. G. Di Bartolomeo Lezione 2 Macroeconomia: Le regolarità empiriche Facoltà di Scienze della Comunicazione Università di Teramo Alcune domande • Da che dipende la disoccupazione? • Da che dipende l’inflazione? Ci sono anche tante altre domande. Per esempio: • Che cosa è il PIL? E perché è importante? • Perché in certi periodi l’attività economica va bene (l’economia cresce), mentre in altri periodi va male (l’economia ristagna)? Sono tutti esempi di domande che riguardano, non un singolo bene, un singolo prezzo o un singolo mercato, ma l’economia nel suo complesso. Sono tutti esempi di domande cui cerca di rispondere la macroeconomia. Reddito e spesa: Il flusso circolare Reddito Lavoro Individui Imprese Beni Spesa Reddito e spesa: Il flusso circolare Pil: Cos’è e come si calcola Il Pil, prodotto interno lordo, misura la produzione di nuova ricchezza. È definito come: 1. spesa totale in beni e servizi finali prodotti nel paese in un anno- 2. reddito totale prodotto dai fattori di produzione localizzati nel paese durante un anno. Identità del reddito nazionale Reddito aggregato = spesa aggregata • • • Perché due definizioni? In ogni transazione economica la spesa sostenuta dall’acquirente è pari al reddito ricevuto del venditore. Quindi, la somma di tutte le spese è pari alla somma di tutti i nuovi redditi prodotti. Pil = Spesa aggregata finale Le componenti della spesa aggregata • Consumo ( C) • Investimenti (I) • Spesa pubblica ( G) • Esportazioni nette (NX) Identità del reddito nazionale • Reddito totale = Y • Spesa totale = C + I + G + NX • quindi: Y = C + I + G + NX Le componenti della spesa aggregata Italia Componenti del PIL, Italia 2001 Consumo (C) 800000 Spesa pubblica (G) 700000 600000 Investimenti (I) 500000 400000 Esportazioni nette (NX) 300000 200000 100000 0 Consumi (C) Spesa pubblica Investimenti (I ) (G) Esportazioni nette (NX) Le componenti della spesa aggregata Stati Uniti 8000 Componenti del PIL, Stati Uniti 2000 Consumo (C) Spesa pubblica (G) 7000 6000 Investimenti (I ) 5000 4000 Esportazioni nette (NX) 3000 2000 1000 0 –1000 Consumo (C) Spesa pubblica (G) Investimenti ( I ) Esportazioni nette (NX) La disoccupazione Disoccupati (U ): sono il complesso delle persone che vogliono lavorare e non lavorano. Forze di lavoro (NF ): sono il complesso delle persone che vogliono lavorare. Occupati (N): sono il complesso delle persone che lavorano. Disoccupati: U = NF − N Tasso di disoccupazione (u) È la quota (percentuale) dei disoccupati sul totale delle forze di lavoro: U NF − N u NF NF 1− N NF Le cifre della disoccupazione 14 12 Tasso di disoccupazione Italia - 1960-2005 10 8 6 4 2 2005 2000 1995 1990 1985 1980 1975 1970 1965 1960 0 Regolarità statistiche 1. il tasso di disoccupazione in Italia è cambiato molto nel corso degli anni (quarant’anni fa era assai più basso); 2. registra ampie fluttuazioni in su e in giù (negli ultimi sei anni è diminuito di oltre quattro punti; 3. cambia lentamente (“persistenza”). È così dappertutto? Un confronto internazionale 14 Tassi di disoccupazione 12 Italia 10 Europa Usa 8 Giappone 6 4 2 2005 2000 1995 1990 1985 1980 1975 1970 1965 1960 0 Altre regolarità statistiche 1. Gli andamenti della disoccupazione in Italia ed Europa si somigliano molto (anche se la disoccupazione italiana è in media un po’ più alta). 2. Europa e USA hanno, invece, andamenti molto diversi: in particolare, le fluttuazioni USA sono più brusche e frequenti. 3. Un’altra differenza tra Europa e USA riguarda il lungo periodo: fino al 1980 la disoccupazione in Europa è più bassa; dopo avviene il contrario. 4. Il Giappone ha una storia a parte: la disoccupazione è nettamente più bassa, ma c’è stato un forte peggioramento negli ultimi anni (controtendenza). La popolazione in Italia La popolazione in Italia, 2002 Occupati Disoccupati Non forza lavoro e non attiva La popolazione negli Stati Uniti La popolazione negli Stati Uniti, 2000 Occupati Disoccupati Non forza lavoro e non attiva “Comovimenti” Variazioni del PIL e del tasso di disoccupazione (USA - 1960-2002) 8 PIL TASSO DISO CCUPAZIO NE 6 4 2 0 -2 -4 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 Commento al grafico Nel grafico precedente sono state “plottate” le variazioni del Pil e della disoccupazione nell’economia USA. Le due curve sono nettamente speculari. È un importante esempio di comovimento : l’andamento della disoccupazione è correlato negativamente con quello dell’attività economica. Se il Pil cresce molto, la disoccupazione diminuisce. Se cresce poco (o, peggio, cala) la disoccupazione aumenta. Questo fatto stilizzato viene chiamato: “Legge di Okun” La Legge di Okun 9,0 ∆u Legge di Okun 6,0 (USA - 1960-2002) 3,0 ∆y 0,0 -3,0 -4 -2 0 2 4 6 8 Commento al grafico Nel grafico precedente viene presentata la “Legge di Okun” con un diagramma a dispersione (tra la ∆% del Pil e la ∆% della disoccupazione). Emerge una chiara correlazione inversa. L’intercetta con l’asse delle ascisse indica la crescita del Pil superata la quale la disoccupazione diminuisce (circa il 3.6%). L’inclinazione della retta misura la riduzione di disoccupazione associata, in media , a un punto di crescita del Pil (circa 0.6%). E in Italia? Fluttuazioni di Pil e disoccupazione 12 1 (Italia - 1971-2002) 8 0,5 4 0 0 -4 -0,5 -8 Fluttuazioni del Pil Var% della disoccupazione 2001 1996 1991 1986 1981 1976 1971 1966 -1 1961 -12 Commento al grafico Nella slide 22 abbiamo abbiamo visto che i dati dell’economia USA rivelano un marcato “comovimento” tra fluttuazioni del Pil e andamento della disoccupazione La slide precedente mostra invece che per l’Italia questa relazione è decisamente più debole (quasi inesistente). C’è una differenza istituzionale : in Italia è molto più difficile licenziare e assumere per la presenza di firing cost. C’è ugualmente una relazione tra prodotto e lavoro impiegato; ma si esprime in un altro modo (una via traversa). Ore lavorate In Italia, quando il Pil cresce, la disoccupazione varia di poco, ma aumentano le ore lavorate. Si veda il diagramma a dispersione. 3 Var% delle ore lavorate 2 1 0 -1 -2 La legge di Okun (Italia - 1971-2002) -3 -4 -4 -2 0 2 Var% del Pil 4 6 8 Commento al grafico In Italia abbiamo una “legge di Okun” sui generis, che riguarda, appunto, non l’occupazione ma le ore lavorate Le ore lavorate aumentano (con un’elasticità pari a poco meno di 0.5, come mostra l’inclinazione della retta) quando il Pil cresce più dell’1% (come mostra l’intercetta con l’asse delle ascisse). CONCLUSIONE: la relazione di breve periodo tra andamento del prodotto e impiego del lavoro vale anche in Italia (vale in tutti i paesi). Inflazione Definizione: È una situazione caratterizzata da un continuo aumento dei prezzi dei beni, ovvero da una continua diminuzione del potere d’acquisto della moneta. Misurare l’inflazione: Si costruisce un indice dei prezzi e si calcola la sua variazione percentuale. Indice dei prezzi: è una media ponderata dei prezzi dei vari beni considerati: n P t 100 ∑ gi i1 pti p0i dove gi è il peso dell’i.mo prezzo nella media; si ha perciò ∑i gi = 1. Con p 0i si indicano i valori dei prezzi a una data convenzionale iniziale (detta “anno base” dell’indice). Perciò si ha P 0 100 ). Livello e variazione Livello generale dei prezzi (P). Il valore dell’indice P t dipende dai prezzi considerati nel calcolo, ossia dal vettore p p 1 , , p n , e dai loro pesi, ossia dal vettore g g 1 , , g n . Un indice ideale dovrebbe considerare tutti i prezzi dei beni e dei servizi, e dei pesi corrispondenti alle quantità dei beni effettivamente acquistate. Questo indice ideale viene chiamato livello generale dei prezzi. In pratica si calcolano i pesi usando un paniere di beni rappresentativo delle spese di una famiglia tipo (o in un altro modo che vedremo più avanti). Tasso di inflazione (P̃ ). È la variazione percentuale di P t : P̃ t P t −P t−1 P t−1 La composizione del paniere IPC Italia 2004 Alimentari e bevande Alcol e tabacchi Abbigliamento e calzature Abitazione, acqua ed energia Mobili e casa Salute Trasporti Comunicazioni Ricreazione, spettacolo e cultura Istruzione Alberghi e ristoranti Altri beni e servizi IPC e deflatore del PIL Le cifre dell’inflazione 25 Tassi di inflazione 20 Italia Europa Usa 15 10 5 0 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 Ancora regolarità statistiche 1. Il livello generale dei prezzi aumenta sempre (“quasi” sempre): ossia, l’inflazione può essere più o meno alta, ma è positiva; attualmente è piuttosto bassa, ma in passato è stata parecchio più alta (in altri tempi e/o in altri paesi, molto di più). 2. I tre andamenti si somigliano parecchio, anche se non sono identici; questo suggerisce che ci sono cause comuni dell’inflazione, cui però si aggiungono cause specifiche. 3. C’è una chiara graduatoria: l’Italia ha avuto un’inflazione in media più alta di quella europea, che è a sua volta più alta di quella americana; questo suggerisce che cause comuni hanno effetti diversi sulle singole economie. La curva di Phillips 25 La curva di Phillips Tasso di inflazione 20 Italia - 1980-2000 15 10 5 0 4 6 8 10 Tasso di disoccupazione 12 14 Commento al grafico Nella slide precedente abbiamo “plottato” in un diagramma a dispersione le cifre del tasso di disoccupazione (u) e del tasso di inflazione ( P̃) Emerge una evidente correlazione inversa : quanto più alta è l’inflazione tanto più bassa è la disoccupazione. I due fenomeni sono legati (da cosa?). Pertanto è meglio studiarli assieme. Un po’ di cautela 25 1980 Inflazione e disoccupazione (Italia - 1960 -2004) Tasso di inflazione 20 15 1990 1970 10 5 1960 2000 0 2 4 6 8 Tasso di disoccupazione 10 12 14 Commento al grafico Si deve fare attenzione alle regolarità statistiche. Il nesso tra inflazione e disoccupazione può rivelarsi più complicato di quel che suggerisce la curva di Phillips. Nella figura sono stati “plottati” i dati di un periodo più lungo; e la relazione inversa diventa confusa (il che suggerisce appunto che la questione è più complessa). Il prodotto nazionale Definizione: È il valore dei beni e dei servizi prodotti in un paese in un anno, al netto dei beni e dei servizi consumati per produrli. Viene indicato comunemente con la sigla Pil. Il Pil è un indicatore del livello di attività economica di un paese. Il Pil pro capite (Pil diviso per la popolazione) è un indicatore della ricchezza (benessere) di un paese. Nel lungo periodo il Pil tende a crescere. Questo fenomeno è alla base dello “sviluppo economico”. La crescita del Pil non è regolare. Nel breve periodo presenta alti e bassi, secondo caratteristiche fluttuazioni economiche , dette anche “ciclo economico”. Spiegare la crescita e le fluttuazioni del Pil (come anche spiegare la disoccupazione e l’inflazione) è uno dei compiti della macroeconomia. Un esempio di crescita economica 400 300 Pil Trend HP 200 100 Crescita del Pil in Italia (1960=100) 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 Fluttuazioni economiche Fluttuazioni del Pil in Italia (scarti rispetto al trend HP) 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 Il ciclo economico Boom Boom Boom Boom Recessione Recessione Recessione Recessione Trend Volatilità Trend Shock e propagazione Le fluttuazioni economiche non riguardano soltanto il Pil. Abbiamo visto che anche gli andamenti della disoccupazione e dell’inflazione presentano fluttuazioni. All’origine delle fluttuazioni vi sono, in genere, degli shock, che colpiscono l’economia turbandone l’equilibrio. Ma le fluttuazioni dipendono anche dal modo con cui le economie rispondono agli shock, ossia dai cosiddetti meccanismi di propagazione. I meccanismi di propagazione, le leggi di funzionamento dei sistemi macroeconomici, sono diversi da paese a paese, ma presentano alcune importanti caratteristiche comuni. In questo corso non ci occuperemo dei meccanismi della crescita economica (non ne abbiamo lo spazio) Il prezzo del petrolio 10000 Prezzo del petrolio per l'Italia 1000 100 prezzo in dollari prezzo in lire (euro) prezzo reale 2005 2000 1995 1990 1985 1980 1975 1970 1965 1960 10 Qualche commento L’andamento del prezzo del petrolio è un esempio di shock . I principali episodi: Il primo (1973-74) è un esempio di shock permanente. Il secondo (1978-79) è un esempio di shock persistente. Il terzo (1986) è un esempio di shock (persistente) negativo (è noto come “controshock”). Esistono anche shock temporanei (ce ne è stato uno nel 1991). Negli ultimi anni c’è una tendenza all’aumento. Confrontare questi shock con gli andamenti precedenti. Il grafico illustra i diversi andamenti del prezzo del petrolio in dollari, del prezzo in lire (euro) e del prezzo “reale”, che misura la quantità di beni (di PIL) che occorre spendere per acquistarlo.