Roma Vince tutto
I difficili rapporti fra Galli e Romani avevano avuto inizio nel 390 a.C,
quando alcune tribù galliche, entrate in Italia al seguito della grande
invasione, avevano assalito l’etrusca Chiusi e contemporaneamente
saccheggiato e incendiato Roma, tentando in seguito nel 360 e nel 348
a.C., un nuovo assalto.
Più tardi, nel 299 a.C, i Galli entrarono in una coalizione con Etruschi,
Sanniti, Sabini e Umbri e si scontrarono con i Romani a Sentino.
La guerra contro Roma continuò con fasi alterne fino al 238 a.C., anno
in cui nella terra occupata dai Senoni i Romani stabilirono una colonia,
Sena, e sconfissero i Galli al lago
Vadimone.
Da
allora,
per
quarantacinque anni, i Galli se ne
stettero tranquilli.
Intanto
Roma
cresceva,
sottomettendo via via i popoli Italici
del centro e del sud, pronta a
espandersi a settentrione e sul
mare.
La scintilla che riaccese lo scontro
fu la decisione romana di assegnare
ai propri coloni le terre dell’agro
piceno, abitate appunto da Piceni e
Galli. Così, le tribù galliche cisalpine dei Boi e degli Insubri si allearono
con quelle transalpine dei Gesati, stringendo un patto anti-romano.
La guerra scoppiò nel 225 a.C.; i primi ad essere sconfitti furono i Boi,
a Talamone, poi fu la volta degli Insubri, battuti nella terra fra il fiume
Chiese e Oglio dai Consoli Publio Furio e Gaio Camillo. Nel 222 a.C
Claudio Marcello li sconfisse ancora a Clastidium (l’attuale Casteggio
presso Pavia) e pose l’assedio a Milano. I galli si arresero e la guerra finì.
A difesa del confine padano Roma pose le nuove colonie di Cremona e
Piacenza e non fece concessioni di sorta alle tribù nemiche; ne
cittadinanza, ne alleanza, ne federazione, soltanto sottomissione. Per
questo, quando l’audacia di Annibale pose Roma a rischio, facendo
intravedere una possibilità di emancipazione, le tribù del nord non
esitarono a scegliere il “partito cartaginese”.
Siamo nel 219 a.C. Annibale varca le alpi e viene accolto con favore
dalle popolazioni Cisalpine, Liguri, Reti e Veneti, ostili al potere di
Roma. Le sue prime vittorie in Italia avvengono al Ticino e al Trebbia,
con l’aiuto appunto dei Galli; di li passa di vittoria in vittoria fino a quella
clamorosa di Canne, nel 216 a.C., che piega Roma.
Probabilmente in quel momento i Galli pensarono di essersi liberati di
Roma per sempre, ma le cose andarono diversamente: la vergogna di Canne
fu vendicata, la guerra si spostò sul suolo africano e segnò il trionfo di
Scipione contro Annibale. Era il 202 a.C.
Al Nord la resistenza contro Roma continuò. Nel 200 a.C. un
cartaginese, Amilcare, guidò i Galli in
azioni sporadiche: nel 197 a.C. si stipulò
un’alleanza fra Cenomani, Boi e Insubri,
cui Roma rispose con la guerra. La lotta
si svolse soprattutto in terra comense.
Come scrive Livio “il console Marcello
condusse l’esercito nell’agro comense,
dove gli Insubri, chiamati alle armi i
comensi, tenevano l’accampamento”; nel
194 a.C Milano venne nuovamente assediata.
Nel 191 a.C. sei anni dopo l’inizio delle ostilità, viene stipulata la pace
mediante foedus aequum, come riferisce Cicerone, il trattato
contemplava, oltre al fatto che la popolazioni locali potessero mantenere
una sostanziale autonomia, la clausola che nessun insubre potesse mai
assumere la cittadinanza romana.
Da questo momento iniziava il declino dell’elemento gallico nella Padania e
la progressiva sostituzione con quello romano. La Pax Romana si stendeva
così sulla pianura Padana.
Per le nostre terre di Monza e Brianza, per la Lombardia tutta iniziava
un’altra storia. Anzi “la” storia