CESARE E AUGUSTO!

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CESARE E AUGUSTO!
TEMPIO DI VENERE GENETRICE!
Da una lettera di Cicerone all'amico Attico, siamo informati che già nel
54 a.C. egli era stato incaricato da Cesare di acquistare terreni in
un'area adiacente al Foro romano per la realizzazione di una piazza, la
cui area doveva arrivare fino all'edificio pubblico dell'Atrium Libertatis.
Solo l'acquisto dei terreni venne a costare la cifra enorme di 60 milioni
di sesterzi, ma altre fonti riportano anche una cifra maggiore, pari a
circa 100 milioni di sesterzi, forse riferibile a un ulteriore ampliamento
del progetto.!
I lavori veri e propri dovettero iniziare verso il 51 a.C. e nel 48 a.C., con
la vittoria della battaglia di Farsalo, venne decisa la dedica del tempio
già previsto a Venere Genitrice, alla quale il dittatore aveva fatto un
voto prima della battaglia. L'epiteto della divinità, tradizionalmente
riferito all'aspetto della dea come rigeneratrice primaverile della
vegetazione, assume un nuovo significato in relazione alla sua qualità
di mitica progenitrice della gens Iulia.!
La contemporanea ricostruzione della Curia, affidata a Cesare dopo
l'incendio del 52 a.C., ne consentì lo spostamento dal tradizionale
orientamento rituale secondo i punti cardinali, ad una nuova posizione,
con il medesimo orientamento della nuova piazza, di cui diveniva
architettonicamente una sorta di dipendenza.!
Nel 46 a.C. vi fu l'inaugurazione del tempio e della piazza, che tuttavia
doveva essere ancora in parte incompleta e venne terminata solo con
nuovi lavori eseguiti ad opera di Augusto, dopo la morte del dittatore.!
L edificio era destinato al culto della dea, in quanto nume tutelare e mitica progenitrice della gente Giulia,
tradizionalmente originata dal suo amore per Anchise, padre del capostipite Enea.
Con l inserimento di questo tempio, Cesare trasformò implicitamente la pubblica piazza in un vero e
proprio santuario della sua famiglia, che utilizzò talvolta, alla stregua di un palcoscenico, come quando
vi ricevette il senato al completo, nel 44 a.C., rimanendo seduto davanti a esso invece di alzarsi in piedi in
segno di deferenza e come previsto dal protocollo.
Del tempio di Venere Genitrice, i cui resti ancora visibili risalgono alla ricostruzione traianea, si sa soltanto
che era munito di otto colonne in facciata (ottastilo) e che mancava del lato posteriore del colonnato
esterno (peripteros sine postico) sostituito da una parete continua addossata a un dislivello naturale.
La statua di culto di Venere, ospitata nell abside della cella, fu eseguita dallo scultore greco Archesilao,
attivo intorno alla metà del I secolo a.C., su commissione dello stesso Cesare.
L imperatore Domiziano, forse a seguito dei danni provocati dall incendio del 64 d.C., avviò il rifacimento
del Tempio che fu completato e inaugurato da Traiano il 12 maggio del 113 d.C.
Il tempio traianeo non doveva essere molto dissimile da quello cesariano se non che, probabilmente, nel
pregio della decorazione e dei materiali utilizzati.
Come l edificio precedente anch esso era ottastilo e peripteros sine postico, si elevava su un alto
basamento e non aveva scala sul lato di facciata, ma due rampe laterali che conducevano a un ripiano o
tribuna frontale dal quale si dipartiva una breve gradinata monumentale che permetteva di raggiungere il
pronao.
Il colonnato esterno (peristasi) era munito di fusti scanalati, composti da rocchi di marmo bianco di Luni
(odierna Carrara) e di una trabeazione decorata da un fregio con girali floreali.
Una sezione con tre colonne della peristasi è stata rimontata nel 1933 con i materiali rinvenuti lungo il lato
occidentale del tempio.
Dai frammenti del frontone recuperati in quella occasione è possibile comprendere che il timpano era
fiancheggiato da statue acroteriali raffiguranti probabilmente delle vittorie alate.
L interno della cella, pavimentata con lastre rettangolari di giallo antico bordate da fasce in pavonazzetto,
aveva le pareti decorate da due ordini sovrapposti con fusti delle colonne in marmo portasanta nell ordine
superiore e ancora in pavonazzetto in quello inferiore, la cui trabeazione era decorata da uno splendido
fregio con amorini.
Davanti al tempio dovevano essere collocate due fontane con basse vasche marmoree i cui resti sono
tuttora visibili presso gli spigoli del lato frontale.
Tempio di Marte Ultore: il tempio, che faceva da chiusura scenografica al
lato di fondo del foro di Augusto. Era dedicato a Marte "vendicatore", al
quale Augusto aveva promesso in voto un tempio prima della vittoria nella
battaglia di Filippi nel 42 nella quale erano stati sconfitti gli uccisori di
Cesare, Bruto e Cassio, vendicandone la morte. La costruzione venne
tuttavia probabilmente iniziata, insieme a quella del foro, solo dopo che
Augusto si fu di fatto assicurato il potere, negli anni tra il 30 e il 27 a.C., il
tempio venne solennemente inaugurato quarant'anni dopo la promessa nel
2 A.C.!
Il tempio ripeteva in scala maggiore il tempio di Venere Genitrice nel Foro
di Cesare, con la differenza anche della scalinata centrale al posto delle
due gradinate laterali. La somiglianza è individuata in particolare nella
presenza di un'abside sul fondo della cella.!
Il tempio si trovava alla sommità di un alto podio (alto circa 3,55 m) e
dominava la piazza del foro. Si trattava di un tempio periptero sine postico
(con colonne che circondando la cella su tre lati, ma non sul lato di fondo),
di ordine corinzio, ottastilo (con otto colonne sulla fronte). I colonnati
laterali, anch'essi di otto colonne, terminavano contro l'alto muro di
recinzione del complesso, al quale il tempio si addossava, con una lesena.
Oltre ad alcuni elementi rialzati in seguito agli scavi, sono rimaste in piedi
sul fianco meridionale tre colonne e il pilastro terminale, con l'adiacente
tratto del muro della cella. Ciascuna colonna è alta circa 15 metri.!
I colonnati e le pareti esterne della cella erano realizzati in marmo lunense,
ed anche il podio era rivestito di marmo. L'ordine architettonico del tempio
ha rappresentato un modello in seguito divenuto canonico, all'origine
dell'evoluzione della decorazione architettonica romana.!
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Il podio era costituito da fondazioni in opera cementizia e in blocchi di tufo sotto i
muri e in tufo e travertino sotto i colonnati; le fondazioni erano rivestite da blocchi
di marmo bianco lunense. Vi si accedeva per mezzo di una scalinata frontale di
17 gradini in marmo, su fondazioni in cementizio, interrotta al centro da un
altare; due fontane ne decoravano le estremità.!
La cella aveva le pareti interne decorate da uno o più probabilmente da due
ordini di colonne (probabilmente sette per lato), staccate dalla parete,
rispecchiate sul muro da altrettante lesene. I fusti erano in marmo colorato e i
capitelli, dei quali ci è pervenuto un esemplare intero di lesena erano decorati da
figure di pegasi (cavalli alati).!
La pavimentazione presentava un disegno a grande modulo con lastre in marmo
africano e pavonazzetto, di cui resta qualche tratto!
Sul fondo la cella terminava con un'abside, staccata mediante un'intercapedine
dal muro di fondo, occupata da un ulteriore piccolo podio per le statue di culto,
preceduto da una scalinata rivestita in lastre di alabastro. Su un podio lungo
circa 9 metri erano ospitate probabilmente tre statue: di Marte, di Venere e del
Divus Iulius. !
La raffigurazione che occupa il frontone è nota dalla raffigurazione sull'Ara
Pietatis Augustae di Claudio. Ospitava (da sinistra): la personificazione del
Palatino semisdraiata, Romolo seduto che seguiva con lo sguardo il volo degli
uccelli (come un auguro), Venere con Eros, Marte con la lancia (al centro), la
Fortuna, la dea Roma e la personificazione del fiume Tevere.
Il tempio custodiva una sorta di sancta sanctorum, il penetrale, dove erano
conservate le insegne perdute da Crasso e conquistate dai Parti e poi restituite
da Augusto per riportarle a Roma. Probabilmente questa funzione era svolta
dall'abside stessa.!
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IL MAUSOLEO DI AUGUSTO!
Il mausoleo venne iniziato da Augusto nel 29 a.C. al suo ritorno da Alessandria, dopo aver conquistato l Egitto e aver sconfitto Marco Antonio nella battaglia
di Azio del 31 a.C. Fu proprio durante la visita ad Alessandria che ebbe modo di vedere la tomba in stile ellenistico di Alessandro Magno, probabilmente a
pianta circolare, da cui trasse ispirazione per la costruzione del proprio mausoleo. I riferimenti all'ellenismo, oltre alle scelte politiche di Ottaviano, trovano
conferma nella decisione di erigere una sepoltura dinastica simile sia a quella di Alessandro Magno che al Mausoleo di Alicarnasso, costruito attorno al 350
a.C. in onore al re Mausoleo.!
Il primo ad essere stato seppellito nel Mausoleo fu Marco Claudio Marcello, il nipote di Augusto morto nel 23 a.C., insieme alla madre di Augusto, Azia
maggiore. Seguirono poi Marco Vispanio Agrippa, Druso maggiore, Lucio e Gaio Cesare. Augusto venne sepolto nel 14, seguito da Druso Minore,
Germanico, Livia e Tiberio. Non sappiamo se Vespasiano e Claudio vennero sepolti qui. Caligola posò le ceneri della madre Agrippina e dei fratelli Nerone
Cesare e Druso Cesare; in seguito vi furono portati i resti dell'altra sorella, Giulia Livilla. Nerone, come in precedenza la figlia di Augusto,Giulia maggiore,
venne escluso dalla tomba dinastica.!
L'ultimo ad essere seppellito all'interno del Mausoleo fu Nerva nel 98. Il suo successore, Traiano, venne infatti cremato e le sue ceneri vennero poste in
un'urna d'oro ai piedi della Colonna Traiana.!
La complessa struttura a piani sovrapposti è determinata da un basamento in travertino alto 12 metri e forse terminato in alto da un fregio dorico a metope e
triglifi, sul quale poggia l'edificio circolare composto da sette anelli concentrici, collegati tra loro da muri radiali. Altre due linee di muri formavano una
seconda serie di concamerazioni. Vi era infine il primo ambiente praticabile, al termine del lungo corridoio d'ingresso: un settore ad arco di cerchio,
fronteggiato in origine da un muro di grande altezza e spessore rivestito di travertino, nel quale si aprivano due ingressi. Questo muro, conservato in piccola
parte, costituisce certamente la base di un tamburo che doveva emergere dal tumulo, creando un secondo ripiano: siamo quindi di fronte ad una struttura
complessa, a piani sovrapposti. Al di là del muro un corridoio anulare praticabile reggeva la cella anch'essa circolare, munita di un ingresso assiale e di tre
nicchie simmetriche, in corrispondenza degli assi. Al centro un grande pilastro conteneva una stanzetta quadrata, che dovrebbe corrispondere alla tomba di
Augusto, in significativa corrispondenza con la statua bronzea dell'imperatore che sorgeva alla sommità del pilastro.!
Davanti all'ingresso furono posti i due pilastri con affisse le tavole bronzee sulle quali era incisa la biografia ufficiale dell'imperatore Res gestae Divi Augusti
la cui copia, incisa sul tempio di Augusto e di Roma ad Ankara e in edifici di altre province, è giunta fino a noi.!
I due obelischi in granito, portati dall'Egitto per ornare l'ingresso del mausoleo, sono stati successivamente riutilizzati e si trovano tuttora nella piazza del
Quirinale e in quella dell'Esquilino. !
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Il valore fortemente simbolico del luogo in cui Augusto sceglie di vivere si ricollega alla
storia della fondazione di Roma, il suo stesso nome "Augustus" deriva dalla dizione "Rex
Augur" riferita a Romolo. Ottaviano Augusto, primo imperatore di Roma, fa comprare altre
sei case per ottenere una dimora di 8351 m² la quale viene inaugurata nel 36 a.C.
Osservando la planimetria ricostruttiva della domus augusti si nota al centro un atrium con
tablino, la parte sinistra è la domus privata, a destra la domus publica. Questa divisione
della casa dell'imperatore rimarrà anche nella successiva espansione della domus augusti
in epoca neroniana e Flavia, la domus augustiana, ed è portatrice di un importante
significato politico: il principe è al tempo stesso figura privata e pubblica, non può
spogliarsi del potere. Continuando l'osservazione della pianta si nota un'importante
inclusione ad opera di Augusto: egli comprende nella propria casa il santuario del
Lupercale, luogo sacro in cui Romolo fu salvato dalla lupa e dal re Faustolo. La domus
augusti è il primo palazzo imperiale (da palatium, il nome del colle Palatino, appunto) e
primo "museo" delle origini di Roma: nel 28 a.C. raggiunge i 22348 m² di estensione
comprendendo la casa Romuli, il Lupercale e la porta di accesso al Palatino. La domus
publica è la dimora del pontefice massimo, carica che Augusto ricopre, ed è parte
integrante della dimora dell'imperatore. Essa comprende anche il culto dei Lari e di Vesta
così come il tempio di Apollo, luogo in cui si conservavano i Libri Sybillini. Prospiciente al
tempio di Apollo (Aedes Apollinis) è il Portico di Danao e delle sue figlie (Danaidi), a
fianco, sulla destra, è la biblioteca con la Curia dove Augusto riceveva il senato. La
struttura dell'intero complesso, come fa notare il prof. Andrea Carandini, sembra voler
riprodurre quella tipica del foro, fulcro dell'intera città. Nella parte più bassa si trova il
bosco per Apollo Liceo (Lupo), in latino la Silva Apollinis, il dio che aveva dato il regno a
Danao e poi allo stesso Augusto. La selva di Apollo Liceo si trova al di sopra del
Lupercale. Al centro è l'ara della Roma quadrata, memoria romulea in cui Augusto
"rifonda" la città. Il fronte della casa era decorata con allori e foglie di quercia, richiami ad
Apollo, e con la scritta "ob cives servantes". !
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fronte della domus Augusti dava sul circo Massimo con
due rampe d'accesso, sotto si aveva l'accesso al lupercale,
sopra alla dimora imperiale. Gli ambienti nel basamento
del palazzo erano destinati agli schiavi e liberti che
amministravano le ricchezze dell'imperatore. Ovidio
definisce la casa di Augusto "tecta digna deo".!
Il
Oltre il peristilio si giunge a una serie di ambienti disposti
attorno a una grande stanza centrale con funzioni
probabilmente di rappresentanza. Restano tracce della
pavimentazione in marmo, ma gli ambienti più interessanti
sono due piccole stanze nell'ala occidentale, che
conservano una magnifica decorazione ad affreschi di
secondo stile , databili attorno al 30 a.C.!
La prima di queste due stanze è detta "Stanza delle
Maschere" e presenta una decorazione dipinta che imita
un'architettura complessa, simile a una scena teatrale,
come sembrano alludere anche le maschere dipinte sopra
cornici a mezza altezza, che danno il nome all'ambiente. Al
centro di ciascuna parete si trova un riquadro con la
raffigurazione di un santuario agreste (confrontabile con le
pitture del "triclinio" della casa di Livia).!
La seconda stanza invece è docorata da festoni di pino
pendenti tra sottili pilastri.!
La casa conteneva il tempio di Apollo Palatino, donato da
Augusto allo Stato, e il più piccolo tempio di Vesta Palatino.!
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