Geologia d’Italia e del Mediterraneo
1. Situazione geografica dell’area mediterranea 200 milioni di anni fa.
All’inizio del Mesozoico l’Italia non esisteva. Tra 200 e 250 milioni di anni fa tutte le masse
continentali (Nordamerica, Groenlandia, Sudamerica, Africa Europa. Asia, Australia e Antartide)
appartenevano ad un unico continente: la Pangea (assemblamento completatosi circa 50 milioni di
anni prima come testimoniato dalla presenza delle catene montuose degli Appalachi, Urali,
Massiccio Centrale francese, Alpi Carniche).
Ad ovest e nord si estendevano le terre con condizioni di clima arido e subtropicale.
Sul lato est erano presenti aree costiere di mare poco profondo, lagune, bassi fondali e zone
paludose con circolazione delle acque difficoltosa e forte evaporazione ( aree di formazione di
rocce evaporitiche: carbonati – calcari – sale).
Ancora più a est, lontano dalla costa, erano presenti banchi corallini ed infine il grande golfo
oceanico del mare di Tetide che scendeva fino alle aree di subduzione crostale corrispondente ai
confini con l’Eurasia.
In questo periodo (Triassico 200/210 milioni di anni), quando ancora esisteva la Pangea, l’Italia si
trovava al margine occidentale (ovest) del mare di Tetide in zone in cui dominavano condizioni
ambientali di transizione fra terra e mare poco profondo. Si trattava di piane di marea regolarmente
coperte dalle acque in cui si formavano ed accumulavano sedimenti carbonatici ( oggi dolomie
stratificate che prendono il nome di Dolomia Principale e si trovano nelle Alpi meridionali, nelle
Apuane, Appennino centrale, meridionale Calabria e Sicilia) e gessi (Anidriti di Burano – Marche;
nel sottosuolo di Toscana, Marche, Puglia e Adriatico centromeridionale).
2. Apertura dell’Atlantico e collisione Africa-Europa: nascono le Alpi.
La collisione fra Africa ed Europa è stato un processo lento che, fra il Cretacico superiore e
l’Eocene (70/30 milioni di anni) ha implicato un accorciamento crostale ed un accavallamento delle
rocce del margine continentale africano su quello europeo.
Alla fine del Triassico (190 milioni di anni) partendo dall’area caraibica, una serie di fratture (*)
andò lacerando la Pangea separando l’Africa settentrionale dall’America settentrionale penetrando
nel Mediterraneo attraverso Gibilterra, a nord fino alle Alpi per poi scendere a sud est
raggiungendo la Tetide ( * apertura di un oceano con formazione di una dorsale).
L’apertura continuò ad allargarsi fino a separare completamente l’Africa dalle americhe (Giurassico
medio 180 -160 milioni di anni). Nacque così l’Atlantico centrale che comportò l’apertura di un
oceano ( e relativa dorsale) anche nell’area mediterranea ( Oceano Ligure – Piemontese ). Questo
oceano, oggi completamente scomparso, mostra le sue tracce nelle ofioliti che si trovano nelle Alpi
e negli Appennini.
Quando si aprì l’Oceano Ligure – Piemontese si formarono due margini continentali : uno orientale
(che comprendeva quasi tutto il territorio italiano, l’Adriatico e buona parte della Croazia,
dell’Albania e della Grecia) ed uno occidentale (costituito dalla penisola iberica, Sardegna,Corsica,
Francia, Svizzera e Germania).
L’apertura dei due oceani continuò dal Giurassico (medio 8 180 -160 milioni di anni) fino al
Cretacico inferiore (130 milioni di anni fa) per circa 50 milioni di anni con una velocità di 2 cm.
all’anno ed i due oceani dovevano avere all’incirca una larghezza di 800-1000 km.
A questo punto qualcosa di significativo cambiò ed i movimenti delle placche mutarono.
L’africa si stacco dal Sudamerica ed a nord il blocco iberico si separò sia dall’America
settentrionale che dalla Francia. Si formarono nuovi oceani: l’Atlantico meridionale (fra Africa e
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Sudamerica), l’Atlantico centro-settentrionale (fra Portogallo e Terranova) ed il Golfo di Biscaglia
(fra Spagna e Francia).
Tutto ciò implicò un cambiamento anche per l’area Mediterranea dove gli allontanamenti del
periodo Triassico / Cretacico protrattisi per 60-70 milioni di anni vennero sostituiti da movimenti di
avvicinamento e convergenza che portarono prima all’eliminazione dell’Oceano Ligure –
Piemontese poi alla collisione continentale vera e propria con il conseguente sollevamento delle
Alpi.
L’Africa, staccandosi dall’America del sud subì una rotazione antioraria che portò la sua
propaggine più orientale (Adria) ad avvicinarsi sensibilmente all’Europa mentre il blocco iberico si
spostava verso est ruotando.
Il margine dell’Oceano Ligure – Piemontese si consumò in subduzione sotto quello africano ed
Adria finì per collidere con Europa sollevando rilievi che oggi vanno dalla Spagna alla Germania e,
lungo il loro prolungamento sudoccidentale, alla Corsica settentrionale, le Baleari, il sud della
Spagna (Cordigliera Betica). La struttura di questi rilievi è un complesso accavallamento della
litosfera africana su quella europea.
3. geografia del Mediterraneo occidentale agli inizi dell’Oligocene.
Circa 30 milioni di anni fa (Oligocene) una serie di corrugamenti bordava la zolla europea a sud
dalla Spagna meridionale fino a Vienna ed oltre. Di questo corrugamento dovuto alla subduzione
dell’Oceano Ligure – Piemontese e della compressione fra Africa ed Europa facevano parte
integrante Sardegna, Corsica, Baleari, Sila ed Aspromonte (Calabria), monti Peloritani (Sicilia) e
Kabilie (Algeria).
Questa fascia orogenetica rappresentava la cicatrice di saldatura fra i due margini di zolla.
Dell’Oceano Ligure – Piemontese restano tracce nelle ofioliti (antichi brandelli di crosta oceanica)
oggi incassati nelle montagne della Corsica, Liguria ed Alpi occidentali.
4. la rotazione del blocco sardo-corso.
Il blocco sardo-corso è un frammento del continente europeo staccatosi dalla sua originaria
posizione (corrugamento alpino) fra Provenza e Catalogna (vedi la conformazione della costa) e
collocatosi nel mezzo del Mediterraneo.
Nell’Oligocene, fra 30 e 28 milioni di anni fa, l’area balearico – provenzale cominciò a fratturarsi ed
a sprofondare staccandosi ed allontanandosi dal continente europeo. In deriva verso sud-est
comprendeva Corsica, Sardegna e antistante segmento della catena alpina. Con un movimento “a
tergicristallo” il blocco ruotò in senso antiorario con perno poco a sud di Genova aprendo alle sue
spalle il bacino algero-provenzale.
Alla fine del movimento rotatorio (18-16 milioni di anni fa), nel Miocene inferiore, la Corsica e la
Sardegna dopo una deriva durata 12-14 milioni di anni, raggiunsero le attuali posizioni.
Lo spostamento del “blocco” provocò uno scontro con il margine occidentale della zolla di Adria. Si
creò così un nuovo sollevamento orogenetico addossato a quello alpino che oggi conosciamo
come Appennini. Questa volta fu il blocco di Adria a subdurre finendo sotto quello europeo sardocorso tanto che questi rilievi hanno “vergenza” (inclinazione delle pieghe e accavallamenti) verso
est mentre le Alpi vergono verso nord – ovest.
La catena alpina deve le sue attuali posizioni anche ad un altro importantissimo evento: l’apertura
del Mar Tirreno (Pliocene medio)
5. apertura del Tirreno e messa in posto degli Appennini.
Circa 18 milioni di anni fa (Miocene inferiore) il blocco sardo-corso aveva finito il suo movimento
rotazionale formando sul lato orientale il primo abbozzo degli Appennini: materiale impilato
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costituito da fette di crosta raschiata durante la subduzione del blocco di Adria sotto al blocco
sardo-corso. Si trattava di un’area ancora sommersa in larga parte.
Fenomeni vulcanici legati a questa subduzione continuavano a manifestarsi in Sardegna (fino a 13
milioni di anni fa ).
A questo punto si apre un nuovo bacino (area di frattura crostale): il mar Tirreno che porterà negli
ultimi 7-8 milioni di anni (Pliocene) alla formazione degli Appennini così come li conosciamo.
Mentre il Tirreno si apre progressivamente allargandosi verso est si corruga il tratto di crosta
situata sul bordo occidentale di Adria che andrà a costituire la penisola italiana. Grossi pacchi di
rocce sedimentare si scollano dal substrato e si accavallano formando la catena appenninica.
L’apertura del tirreno negli ultimi 8 milioni di anni corrisponde al sollevamento degli Appennini che
quindi si sono formati in due fasi:
1- traslazione rotatoria del blocco sardo-corso ( oligocene sup. - Miocene inf.)
2- apertura del Tirreno (Miocene sup. – oggi)
6. Essiccamento del Mediterraneo
Il Mediterraneo è situato in un’area a clima semiarido. Il bilancio idrico di questo mare è passivo
(evapora più acqua di quanta non ne apportino fiumi e piogge) e la sua acqua proviene
principalmente dall’Oceano Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra.
Circa 6,4 – 6,5 milioni di anni fa Gibilterra venne chiusa da movimenti tettonici legati alla collisione
Africa - Europa ed i bacini che costituiscono il Mediterraneo finirono per essiccarsi
progressivamente. Dalla soluzione sovra satura cominciarono a precipitare i sali (NaCl Salgemma,
CaSO4 Anidrite , CaSO4 + H2O Gesso , KCl Silvite). Questi depositi evaporitici costituirono banchi
potenti fino a 1300 m. nel Bacino balearico – provenzale e 2500 m. nel Bacino di Antalya (sud
della Turchia).
Alla fine del Miocene (4 milioni di anni fa) Gibilterra si riaprì e l’acqua fluì ricoprendo le evaporiti
con sedimenti di mare profondo.
Durante l’essiccamento del Mediterraneo (periodo Messiniano) il Tirreno si stava aprendo e le
evaporiti le ritroviamo in Sicilia, nella Calabria, fino alla Romagna ed al Monferrato (formazioni
gessoso – solfifera).
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