3.5 - LE TRASFORMAZIONI CHIMICHE Le trasformazioni chimiche sono quelle trasformazioni della materia in cui le sostanze cambiano la propria composizione: sono chiamate reazioni chimiche. In ciascuna reazione chimica è possibile individuare delle sostanze di partenza, dette reagenti, e delle nuove sostanze che compaiono al termine del processo, dette prodotti. A + B Reagenti → → C+D Prodotti La freccia evidenzia l’andamento della reazione e indica che i reagenti si trasformano in prodotti. ESERCIZI DI FINE MODULO 1. Passaggi di stato Associa le parole di destra con quelle di sinistra solido liquido sublimazione aeriforme solido condensazione liquido aeriforme evaporazione/ebollizione solido aeriforme brinamento liquido fusione aeriforme 24 2. Esegui i seguenti esperimenti, classificali in trasformazioni fisiche e chimiche e riporta le osservazioni in tabella. Cosa accade? Si formano nuove sostanze? Si tratta di processi reversibili? Esperimento Trasf. Trasf. Fisica chimica Osservazioni Versare dell’aceto sul bicarbonato Mettere del sale nell’acqua Ebollizione dell’acqua Combustione di un gas ai fornelli Tagliare una pera Succo di limone nel tè Un cucchiaio di bicarbonato nel vino rosso Cuocere un uovo 3. Come è fatta la materia Riempi gli spazi vuoti con la parola giusta 1) I materiali che hanno un volume proprio ma non forma propria sono _______________ 2) I materiali _______________ hanno forma e volume proprio 3) Tutto ciò che ha una massa ed occupa un certo volume si definisce _______________ 4) Quando un corpo passa dallo stato solido a quello aeriforme (come ad esempio la naftalina) si ha un passaggio di stato detto _____________________ 5) La _____________________ è il passaggio dallo stato aeriforme a quello liquido 6) I materiali puri vengono chiamati dai chimici con il nome di _______________ 7) La limatura di ferro e lo zolfo in polvere costituiscono un miscuglio _____________________ 4. Miscugli eterogenei, miscugli omogenei, sostanze pure. Indica per ciascun materiale di cosa si tratta con la sigle indicate di seguito: Miscuglio eterogeneo ME Miscuglio omogeneo MO Sostanza pura SP Nebbia Marmo Acqua distillata Ghiaccio Coca Cola Ottone (lega rame-zinco) Diamante Latte Acqua minerale Ossigeno Schiuma Spremuta di arancia 25 5. Miscugli eterogenei e miscugli omogenei Indica per ciascuna caratteristica se si riferisce ad un miscuglio omogeneo M.O. o eterogeneo M.E. I componenti si mescolano così bene che non si distinguono più Hanno le stesse proprietà in qualsiasi punto I componenti si separano cambiando lo stato di aggregazione o sfruttando la diversa solubilità I componenti possono essere separati mantenendo immutate le loro proprietà I componenti mantengono le proprie caratteristiche e si possono individuare Le proprietà possono risultare diverse nelle diverse parti del miscuglio 6. Miscugli e sostanze Indica se le affermazioni sono vere V o false F La cromatografia è un metodo per separare i diversi soluti presenti in un miscuglio omogeneo Il passaggio di stato solido -aeriforme si chiama sublimazione L'aria che respiriamo è un miscuglio omogeneo Per rendere limpido il vino si può far ricorso alla decantazione Il fumo è materia, l'aria non lo è I miscugli eterogenei liquido-solido possono essere separati per filtrazione La miscela del motorino è una soluzione liquido-liquido Il suono non è materia Nei miscugli omogenei i componenti mescolandosi perdono alcune delle loro proprietà 7. Proprietà estensive ed intensive della materia Indica se le proprietà sotto descritte sono estensive oppure intensive: inserisci PE per proprietà estensiva - inserisci PI per proprietà intensiva densità temperatura concentrazione di una soluzione peso specifico volume massa peso calore (energia termica posseduta da un corpo) 26 8. Separazione dei miscugli Le affermazioni sulla sinistra si riferiscono ciascuna ad un metodo di separazione tra quelli elencati: gascromatografia - decantazione - estrazione con solvente - Completa la tabella. I vapori che si formano vengono convogliati nel condensatore dove il raffreddamento li trasforma nuovamente in liquido che si raccoglie goccia a goccia Tramite un opportuno solvente si separa o recupera uno dei componenti del miscuglio (con questo metodo si prepara per es. il caffè decaffeinato) le particelle solide si depositano lentamente e spontaneamente sul fondo le particelle solide(soluto) vengono trattenute mentre il solvente passa distillazione il componente a densità maggiore si ritrova in fondo alla provetta filtrazione con questo metodo si analizzano (separano) i componenti inquinanti dell'aria flottazione mediante l’azione di un flusso di aria o acqua è possibile separare per esempio le pepite d'oro dalla sabbia levigazione in un miscuglio finemente polverizzato i componenti vengono separati in base alle loro proprietà idrofile o idrofobe centrifugazione Nei miscugli omogenei i componenti si mescolano così bene che perdono alcune delle loro proprietà 9. Fenomeni chimici e fisici Indica trai i sottostanti fenomeni quali sono reazioni chimiche e quali non lo sono inserisci FC per Fenomeno chimico - inserisci FF per Fenomeno fisico l’arrugginimento di un chiodo le nubi che si trasformano in pioggia lo sbriciolamento di un sasso la sublimazione della naftalina le batterie del walkman che si consumano la digestione di un panino l’arcobaleno dopo la pioggia la legna che brucia la produzione del sale dall’acqua di mare la fermentazione del mosto la trasformazione del vino in aceto l’ammuffimento del limone 27 10. Reazioni chimiche Associa le sigle di destra con le parole di sinistra sostanza aeriforme sostanza in soluzione acquosa sostanza solida sostanza in soluzione qualsiasi sostanza liquida (aq) (s) (sol) (l) (g) 11. Il linguaggio della chimica: sostanze elementari e sostanze composte Inserisci i termini mancanti scegliendoli dall’elenco. alfabeto atomo combinazione composizione composti elementi formula nucleari simbolo Miscugli e sostanze Le sostanze che sono scomponibili in altre sostanze si chiamano _____________, quelle che non sono scomponibili in altre sostanze sono chiamate _____________. Gli ______________ sono poco più di un centinaio; tra questi solo 89 sono presenti in natura, gli altri sono prodotti artificialmente attraverso particolari trasformazioni dette reazioni ______________. Gli elementi costituiscono una specie di _____________ della materia, dalla _____________ dei loro atomi si sono formati tutti i milioni di composti presenti in natura o fabbricati dall'uomo. Ad ogni sostanza (elementare o composta) è stata assegnata una _____________ chimica che ne rappresenta la _____________ chimica a livello elementare (indica cioè dagli atomi di quali elementi chimici è composta). Quando la più piccola particella che identifica un elemento è l’_____________, la formula chimica coincide con il _____________ stesso dell'elemento. 12. Velocità di una reazione Metti in ordine le reazioni chimiche dalla più lenta 1 alla più veloce 8 28 combustione di un foglio di carta digestione di una piatto di lasagne arrugginimento del telaio di una bicicletta corrosione dei monumenti a causa delle piogge acide formazione dei giacimenti di petrolio scoppio di un petardo stagionatura di un prosciutto cottura di un uovo MODULO 4 - LA MATERIA: LEGGI QUANTITATIVE E TEORIE ATOMICHE Si possono riconoscere due tipologie diverse di proprietà della materia: le proprietà macroscopiche e quelle microscopiche. Le proprietà macroscopiche sono così definite perché sono caratteristiche della materia e le possiamo percepire con i sensi o misurare con gli strumenti che abbiamo studiato. Esse caratterizzano rilevanti porzioni di materia, formate da numerosissime particelle, ma non sono attribuibili alle singole particelle (atomi, ioni o molecola): ad esempio è corretto dire che l’acqua è liquida, ma non è vero che le singole molecole d’acqua sono liquide; è corretto affermare che l’oro di un anello è giallo, ma non che siano gialli i singoli atomi d’oro. Tra le principali proprietà macroscopiche possiamo citare la densità, la temperatura di fusione e quella di ebollizione, la lucentezza, il colore, lo stato fisico. Le proprietà microscopiche sono le proprietà chimiche attribuibili alle singole particelle che formano i materiali: atomi, ioni e molecole. Tra le proprietà microscopiche vi è ad esempio la capacità di un atomo di formare legami con altri atomi, la tendenza di un atomo a perdere o acquistare elettroni, la tendenza di due molecole di acqua a legarsi tra di loro o a legare altre molecole ad esse affini. 4.1 - LE LEGGI QUANTITATIVE Vediamo insieme le principali leggi quantitative della chimica. 4.1.1 - Legge della conservazione della massa Antoine-Laurent de Lavoisier nei suoi studi nel 1789 si occupò di reazioni chimiche e, utilizzando una bilancia, pesò i reagenti e i prodotti di numerose e diverse reazioni chimiche, scoprendo che la massa complessiva di tutti i reagenti era esattamente uguale alla massa totale di tutti i prodotti. Poiché questo risultato si ripresentava in tutte le prove ripetute, Lavoisier riuscì a tradurre in legge le sue osservazioni. La LEGGE della CONSERVAZIONE della MASSA afferma che nelle reazioni chimiche la somma delle masse dei reagenti è uguale alla somma delle masse dei prodotti. In Laboratorio: possiamo provare a costruire dei modelli molecolari delle molecole rappresentate in figura e possiamo provare a mettere sulla bilancia le molecole così ottenute, prima tutti i reagenti, annotando il valore della massa, poi tutti i prodotti, registrando il valore ottenuto: possiamo constatare che i due valori sono esattamente uguali. Ciò conferma quanto scoperto da Lavoisier. Nota bene. Rispetto a Lavoisier noi abbiamo ipotizzato una entità di cui diamo per scontata l’esistenza ma anche la modalità di rappresentazione. Quale secondo voi? Antoine-Laurent de Lavoisier (1743-1794), chimico francese, enunciò la legge di conservazione della massa, riconobbe e battezzò l’ossigeno (nel 1778). Era anche un esattore delle tasse privato per conto dello Stato e per le sue scelte fu ghigliottinato. Fonte Wikipedia 29 4.1.2 - Legge delle proporzioni definite e costanti Joseph Luis Proust nel 1799 fece un’altra serie di esperimenti per trovare la “ricetta” che consentisse a chiunque di costruire dei composti che avessero esistenza reale. Fece in pratica quello che gli autori di ricette di cucina fanno tutt’oggi, quando preparano un piatto particolare e stabiliscono le dosi ottimali dei vari ingredienti, così che, una volta pubblicate, possano consentire a chiunque di sperimentare. Sempre a proposito di ricette, sappiamo tutti che, se dovessimo fare una torta che richieda 400g di farina, 200g di zucchero, 200g di burro e 4 uova e nella nostra dispensa avessimo solo 300g di farina, basterebbe ridurre gli altri ingredienti proporzionalmente e la torta riuscirebbe lo stesso: un po’ più piccola, ma ugualmente buona. Proust scoprì che questa regola vale anche per i composti. Per esempio se dobbiamo preparare il composto CuS (solfuro rameico)... Joseph Luis Proust (1754-1826), chimico francese, enunciò la legge delle proporzioni definite e costanti. Fonte Wikipedia dobbiamo mescolare 64 grammi di Rame e 32 grammi di Zolfo (S). Se, per caso, abbiamo solo 50 grammi di Rame dobbiamo utilizzare 25 grammi di Zolfo, l’importante è che il rapporto tra la quantità di Rame e quella di Zolfo sia di 2:1 (si legge di due a uno), più semplicemente la massa del Rame deve essere sempre il doppio di quella dello Zolfo. La LEGGE delle PROPORZIONI DEFINITE e COSTANTI afferma che in un composto allo stato puro il rapporto tra le masse dei costituenti è definito e costante. Definito significa che per ogni composto il rapporto è stato determinato ed è noto, costante significa che tale rapporto non cambia al variare per esempio dello sperimentatore o del laboratorio in cui il composto viene preparato. 4.1.3 - Legge delle proporzioni multiple John Dalton nel 1808 scoprì che atomi di due elementi diversi si possono legare in modo diverso per dare più di un composto: per esempio atomi di Carbonio (C) e di Ossigeno (O) possono formare due composti, il monossido di carbonio (CO) e il biossido di carbonio o anidride carbonica (CO2). 30 Dalton scoprì la ricetta per ottenere questi due composti: riuscì a produrre il primo mescolando 1 grammo di Carbonio e 1,33 grammi di Ossigeno, e a ottenere il secondo mescolando 1 grammo di Carbonio e 2,66 grammi di Ossigeno. Egli noto, inoltre, che le due quantità di Ossigeno erano la seconda il doppio della prima. Ripetendo l’esperienza con altri composti, riscontrò che, se manteneva fissa la quantità del primo elemento, le masse del secondo elemento erano sempre multiple della quantità più piccola utilizzata. Dalton definì questa regolarità legge delle proporzioni multiple. La LEGGE delle PROPORZIONI MULTIPLE Quando atomi di due elementi formano più composti, le diverse masse dell’uno che si combinano con la stessa massa dell’altro sono in un rapporto di numeri piccoli interi. John Dalton (1766-1844) chimico e fisico inglese a dodici anni già insegnava. Pubblicò i suoi studi nel 1803. Dopo aver acquistato calzini rossi invece che marroni, si accorse di avere un problema alla vista e descrisse per la prima volta il “daltonismo”: un problema alla vista che impedisce di distinguere i colori. Fonte Wikipedia Nell’illustrare le tre leggi abbiamo dato per scontato che le diverse sostanze siano formate da atomi (i pallini colorati) e che gli atomi di uno stesso elemento siano sempre uguali tra loro. Tutto ciò non era affatto scontato ai tempi di Lavoisier e di Proust. Soltanto Dalton, dopo aver formulato la sua legge, cercò di motivare il comportamento delle sostanze che tutti e tre i chimici avevano osservato. Le conclusioni cui giunse sono contenute nella teoria atomica che porta il suo nome. 4.2 - LE TEORIE SULLA STRUTTURA ATOMICA Vediamo ora come sono nate le teorie sulla struttura degli atomi. 4.2.1 - La teoria atomica di Dalton Le tre leggi sopra enunciate sono valide solo se si ipotizza che: ✴ la materia è formata di atomi, piccolissimi, indivisibili e indistruttibili, ✴ tutti gli atomi di uno stesso elemento chimico sono identici e hanno la stessa massa, ✴ nelle reazioni chimiche gli atomi non si creano né si distruggono, ma si combinano in modo diverso nei prodotti rispetto ai reagenti, ✴ gli atomi di un dato elemento chimico si combinano soltanto con un numero intero di atomi di un altro elemento chimico. Se si osservano attentamente le figure delle pagine precedenti, ci si può rendere conto che tutte presuppongono queste considerazioni. La teoria di Dalton ha offerto nuovi spunti per le sperimentazioni e nuove possibilità di interpretazione dei risultati di importanti esperimenti. Infatti, poco più tardi, altri due personaggi, Joseph Louis Gay Lussac e Amedeo Avogadro, utilizzarono la teoria di Dalton per interpretare i risultati di esperimenti sui gas e arrivarono ad una importante conclusione: la distinzione tra atomi e molecole. 31 Se scriviamo: O, C, N, H intendiamo atomi di ossigeno, carbonio, azoto, idrogeno Se scriviamo: O2, N2, H2; H2O intendiamo molecole di ossigeno, azoto, idrogeno, acqua. Democrito (460 a.C.- 360 a.C.), filosofo greco antico, con altri ha proposto la teoria atomista considerata dopo secoli la visione “più scientifica” della realtà. Fonte Wikipedia 32 4.2.2 - Uno schema riassuntivo ✴ evidenze sperimentali suggeriscono la presenza di particelle subatomiche • elettrizzazione dei corpi • conducibilità elettrica delle soluzioni • radioattività spontanea • esperimenti volti alla ricerca delle particelle subatomiche ✴ modelli di struttura atomica • modello di Thomson • modello di Rutherford • modello di Bohr ✴ i parametri che identificano e distinguono gli atomi • numero atomico • numero di massa e isotopi ✴ la classificazione degli atomi • la moderna tavola periodica degli elementi ✴ la nostra esperienza e la struttura degli atomi suggeriscono l’esistenza di legami tra gli atomi. • legame ionico • legame covalente ✴ i legami tra le molecole: l’acqua e il legame a idrogeno Come abbiamo visto, a Dalton va il merito di aver formulato per primo una vera propria teoria che interpretava la natura della materia, sostenendo che se tentiamo di smontare un corpo materiale fino a ridurlo ai suoi costituenti più piccoli, ci troveremmo ad un certo punto ad avere a che fare con particelle non più smontabili, molto piccole, che Dalton ha chiamato atomi, riprendendo il termine, che una ventina di secoli prima, aveva coniato Democrito. Verso la fine del secolo XIX, le indagini dei chimici si orientarono verso aspetti della natura della materia che non erano stati ancora indagati. Questo perché, come spesso succede nell’ambito scientifico, alcune nuove scoperte e le nuove tecnologie a disposizione sollecitano la curiosità degli scienziati. Perciò, poiché non c’erano ormai più dubbi che i costituenti ultimi della materia fossero gli atomi, alcuni fenomeni noti da tempo e alcune nuove evidenze sperimentali, stimolarono le osservazioni e le ricerche volte a scoprire la struttura degli atomi. 4.2.3 - La scoperta delle particelle subatomiche La scoperta delle particelle subatomiche - in ordine di scoperta: protoni, elettroni e neutroni - è stata la conseguenza dello studio di fenomeni diversi apparentemente non correlati tra loro: vediamoli di seguito. 4.2.3.1 - L’elettrizzazione E’ noto a tutti che se strofiniamo una biro su un maglione di lana, essa è poi in grado di attirare dei piccoli pezzi carta oppure che quando ci sfiliamo un indumento di pile, in particolare durante una giornata con clima secco, i nostri capelli vengono attirati dal nostro viso o dalle nostre mani. Questo fenomeno è stato chiamato elettrizzazione. L’elettrizzazione di questi materiali particolari è causata dallo strofinio: questo fa sì che alcune cariche elettriche già presenti nell’oggetto si spostino temporaneamente vicino alla sua superficie. Successivamente si è scoperto che esistevano due tipi di elettrizzazione, cioè che i corpi potevano elettrizzarsi nello stesso modo o in modo diverso. Quindi, per convenzione, si è indicata con il segno + (più) un tipo di elettrizzazione e con il segno - (meno) l’altro tipo: di conseguenza, oggi noi parliamo di corpi elettrizzati con carica positiva o carica negativa. Quando altri oggetti vengono avvicinati agli oggetti elettrizzati, le cariche elettriche di questi ultimi inducono, attirandole, la comparsa di cariche elettriche di segno opposto sulla superficie degli oggetti inizialmente non elettrizzati: un oggetto, quindi, può essere elettrizzato per strofinio, o semplicemente avvicinandolo a un oggetto elettrizzato. Questo fenomeno riguarda anche l’acqua: possiamo deviare con una bacchetta di vetro elettrizzata un filo di acqua che scende da una buretta munita di rubinetto. 4.2.3.2 - Correnti elettriche e particelle cariche Un altro esperimento volto a dimostrare la presenza di cariche elettriche nei corpi prevede di costruire un piccolo circuito elettrico, collegato ad un trasformatore e ad una lampadina. Il circuito è munito di due elettrodi di grafite montati su di un supporto che li mantiene distanziati, in modo tale che la corrente non possa passare. Se si immergono i due elettrodi in un bicchiere che contiene acqua distillata, la lampadina non si accende; se, invece, immergiamo gli elettrodi in una soluzione di acqua e sale o di acqua e acido cloridrico, la lampadina si accende e la sua luminosità aumenta se aumento la concentrazione della sostanza 33 disciolta nell’acqua. Per quale motivo ciò accade? Evidentemente, nella soluzione ci sono delle particelle con carica elettrica positiva e negativa che, spostandosi verso l’elettrodo di carica opposta, chiudono il circuito così che la lampadina si accende. 4.2.3.3 - La radioattività spontanea Un fenomeno naturale che ha suggerito ai chimici l’esistenza di particelle subatomiche, cioè di particelle più piccole dell’atomo e in esso contenute, è la radioattività spontanea. In laboratorio abbiamo avuto una semplice dimostrazione che essere radioattivo significa emettere “qualcosa”, che non è possibile identificare nelle condizioni in cui abbiamo operato, ma che può essere rilevato con uno strumento piuttosto semplice, costituito da un display e da un oggetto simile ad un microfono, che si chiama contatore Geiger. Esso non ci dice nulla riguardo alle radiazioni, ne rileva solo la quantità. Con altri strumenti più sofisticati è stato possibile distinguere tre tipi di radiazioni: radiazioni alfa (α), costituite da particelle positive, radiazioni beta (β), formate da particelle negative, e radiazioni gamma (γ), prive di carica. Queste radiazioni escono dagli atomi, quindi le particelle di cui sono costituite si trovano dentro gli atomi. 4.2.3.4 - L’individuazione delle particelle subatomiche Nei primi anni del XX secolo i chimici non si sono più accontentati di analizzare fenomeni spontanei, ma hanno costruito strumenti speciali allo scopo di indurre la liberazione di particelle subatomiche dagli atomi e di caratterizzarle meglio. Hanno così scoperto gli elettroni, molto piccoli, carichi negativamente e piuttosto veloci, che chiamarono inizialmente raggi catodici. Successivamente i protoni, positivi, 1836 volte più grandi degli elettroni e, parecchi anni più tardi, anche i neutroni, privi di carica e grandi quanto i protoni. Possiamo concludere dicendo che gli atomi sono formati da tre tipi di particelle subatomiche: ✓ protoni, di carica positiva e massa unitaria, indicati con p+, ✓ neutroni, di carica nulla e massa unitaria, indicati con n ✓ elettroni, di carica negativa e massa 1836 volte più piccola di quella di protoni e neutroni, indicati con e-. 34 4.3 - MODELLI DI STRUTTURA ATOMICA La questione che ha suscitato la curiosità e l’ingegno dei chimici ha riguardato poi la collocazione delle particelle subatomiche all’interno dell’atomo; naturalmente non è stato possibile entrare direttamente nell’atomo, ma le informazioni sono state ottenute da prove indirette. Si sono elaborati, quindi, dei modelli atomici che, nel tempo, hanno subito un’evoluzione grazie all’apporto di nuove conoscenze e alla disponibilità di nuove tecnologie. In ogni caso restano modelli, cioè delle rappresentazioni della realtà, ma non delle riproduzioni di una realtà, che, per motivi tecnici (gli atomi sono estremamente piccoli, 0,1 miliardesimi di metro, e ancora più piccolo è ciò che sta al loro interno), non si può osservare direttamente. 4.3.1 - Il modello di THOMSON In ordine temporale il primo modello atomico fu quello di J.J. Thomson (fine 1800), noto come modello “a panettone”, che ipotizzava che protoni ed elettroni fossero distribuiti all’interno dell’atomo del tutto casualmente e omogeneamente, come le uvette e i canditi dentro il panettone. ! 4.3.2 - Il modello di RUTHEFORD Successivamente E. Rutherford, sfruttando l’emissione di radiazioni alfa da parte di un elemento radioattivo, allestì un ingegnoso esperimento che suggerì che i protoni fossero concentrati in uno spazio piuttosto piccolo al centro dell’atomo, che egli chiamò nucleo. Riuscì anche a determinare il rapporto tra il raggio dell’atomo e quello del nucleo, stimando che valesse 105: il raggio dell’atomo è 100 000 volte più grande di quello del nucleo. ! Gli elettroni dovevano girare intorno al nucleo, ma egli non precisò come. Joseph John Thomson (1856-1940), fisico britannico, scopritore dell’elettrone. Fonte Wikipedia 35 Daniel Rutherford (1749-1819), chimico scozzese, da studente studiò “l’aria fissa”, oggi detta anidride carbonica, e descrisse un nuovo componente “l’aria flogistificata”, oggi chiamato azoto. Fonte Wikipedia 4.3.3 - Il modello di BOHR Nel 1913 Niels Bohr rielaborò il modello di Rutherford, precisando meglio la distribuzione degli elettroni intorno al nucleo. Egli eseguì i suoi studi sull’atomo di Idrogeno: è vero che questo atomo ha un solo elettrone e quindi non potrebbe essere paragonato ad altri che contengono 80 o 90 elettroni, ma è prassi collaudata nel mondo scientifico costruire modelli o studiare meccanismi in situazioni semplici o semplificate, per poi estendere i risultati a situazioni più complesse. Bohr partì da una considerazione: egli notò che gli atomi comunemente non emettono energia. Questo significa che gli elettroni che si muovono intorno al nucleo non cadono su di esso, perché se lo facessero, in seguito all’attrazione elettrica e gravitazionale esercitata dal nucleo, durante la caduta e conseguentemente all’incontro con il nucleo emetterebbero energia. Questo implica che gli elettroni si muovono intorno al nucleo a certe distanze ben precise e con velocità tali da contrastare la forza attrattiva del nucleo stesso. ! Per riassumere i risultati dei suoi esperimenti formulò due postulati. 1° POSTULATO - dello STATO STAZIONARIO gli elettroni si muovono su orbite prestabilite a determinate distanze dal nucleo, cui sono associati determinati valori di energia, senza allontanarsene spontaneamente. Tali orbite a cui corrispondono precisi livelli di energia sono complessivamente sette Niels Henrik David Bohr (1885-1962), fisico e matematico danese, premio Nobel per la fisica nel 1922. In suo onore è stato chiamato l’elemento chimico Bohrio e un asteroide, 3948 Bohr. Anche il figlio Aage Niels Bohr (1922-2009) è stato premio Nobel per la fisica, nel 1975. Fonte Wikipedia 36 . 2° POSTULATO - dello STATO ECCITATO si può allontanare un elettrone dalla sua orbita, soltanto fornendo una determinata quantità di energia. L’elettrone successivamente torna al livello energetico di partenza emettendo luce (energia). L’energia e il tipo di luce emessa dipendono dalla differenza di energia tra il livello finale raggiunto dall’elettrone e quello di partenza. E’ inoltre possibile fornire una quantità di energia sufficiente per strappare definitivamente l’elettrone ad un atomo, così da produrre una nuova particella: uno ione. Poiché l’energia fornita genera uno ione, essa prende il nome di energia di ionizzazione. Un paragone interessante Possiamo illustrare in maniera semplice quanto teorizzato da Bohr con un esempio curioso. È possibile paragonare paragonare la situazione degli elettroni di un atomo a quella degli spettatori riuniti in un teatro romano, con il palcoscenico, che rappresenta il nucleo, al centro e le gradinate, che rappresentano i diversi livelli di energia potenziale, disposti tutto intorno. Gli spettatori sono seduti o su un anello o su quello consecutivo, mai sospesi nell’aria tra un gradino e l’altro. Inoltre, a mano a mano che ci allontaniamo dal palcoscenico, gli spettatori presenti sulle gradinate aumentano, perché aumenta il diametro dell’anello che li ospita. La stessa cosa si può pensare per gli elettroni: sul secondo livello energetico ci potranno essere più elettroni che sul primo, sul terzo più elettroni che sul secondo. C’è tuttavia una sostanziale differenza tra gli spettatori del teatro e gli elettroni: i primi sono fermi al loro posto, gli elettroni, invece, ruotano su se stessi, ruotano intorno al nucleo e in più hanno tutti una carica negativa e, se si trovano abbastanza vicini, si respingono. Questo impone un limite al numero di elettroni che possono stare contemporaneamente su un livello: sul primo livello vi sono al più due elettroni, sul secondo livello al massimo otto, sul terzo livello al massimo diciotto, ecc. 37 In laboratorio E’ possibile effettuare un esperimento che conferma quanto osservato da Bohr: il saggio alla fiamma. Abbiamo posto sulla fiamma di un fornellino ad alcool, servendoci di una bacchetta di vetro sulla quale era fissata un’ansa di platino, sali composti da elementi diversi. La fiamma si è colorata in maniera evidentemente diversa a seconda del tipo di sale utilizzato: questo suggerisce che atomi di elementi diversi hanno elettroni distribuiti su livelli diversi; essi possono spostarsi su livelli energetici più lontani dal nucleo e tornare, successivamente, sui livelli di partenza, caratteristici per ogni elemento. In questo modo è possibile spiegare le differenti colorazioni: ✓ Rosso per il Litio (Li) ✓ Verde azzurro per il Rame (Cu) ✓ Giallo intenso per il Sodio (Na) ✓ Violetto per il Potassio (K) ✓ Rosso Vivace per lo Stronzio (Sr) 4.3.4 - Evoluzione del modello di Bohr Il modello atomico di Bohr ha, nel tempo, subito rimaneggiamenti, che però hanno sostanzialmente confermato l’intuizione originaria. E’ necessaria, però, una precisazione: fino ad ora abbiamo usato indifferentemente i termini orbita e livello energetico. In realtà, i dati raccolti successivamente e relativi agli elettroni e alla tipologia del loro movimento ci impongono di utilizzare esclusivamente il termine livello energetico e non orbita, ogniqualvolta vogliamo indicare la distanza media dal nucleo alla quale si trovano gli elettroni e il loro livello di energia potenziale. 38 LA TAVOLA PERIODICA DEGLI ELEMENTI 39 MODULO 5 - LA MATERIA: ELEMENTI CHIMICI E SOSTANZE ELEMENTARI 5.1 - LA SIMBOLOGIA CHIMICA Attenzione! Elenco degli errori più comuni. F fosforo? no, fluoro P potassio? no, fosforo K kripton? no, potassio Agli inizi dell’800 erano già stati identificati una cinquantina di sostanze elementari. Il chimico svedese J.J. Berzelius (1779 – 1848) raccolse già nel 1818 in una tabella i corrispondenti elementi chimici. Lo stesso Berzelius propose di adottare una simbologia chimica, che è ancora oggi in uso, dove a ciascun elemento chimico viene univocamente associato un simbolo che, in genere, corrisponde all’iniziale del suo nome latino (o alle prime due lettere se vi è possibilità di equivoco con altri elementi). Ad esempio Ag è l’Argento, Ba il Bario, Li il Litio, O l’Ossigeno, Fe il Ferro. I simboli rappresentano sia gli elementi chimici che i relativi atomi. Così H rappresenta l’elemento Idrogeno, ma anche un atomo di Idrogeno. A azoto? no, non esiste! N azoto Z zolfo? no, non esiste! S sodio? no, zolfo Na sodio RICORDA Quando si scrive il simbolo di un elemento chimico, la prima lettera è sempre maiuscola, la seconda lettera - se presente - è sempre minuscola C calcio? no, carbonio Ca calcio Dmitrij Ivanovič Mendeleev (1834-1907) Fonte Wikipedia 40 5.2 - MENDELEEV E LA TAVOLA PERIODICA Oggi in totale sono conosciuti ben 116 elementi chimici: la maggior parte di essi si trovano in natura, alcuni di essi sono stati ottenuti in laboratorio dall’uomo e sono definiti artificiali o transuranici. Molte delle corrispondenti sostanze elementari sono note fin dalla preistoria, il Ferro, il Rame, l’Argento, il Piombo, lo Stagno e il Mercurio. Durante il Medioevo, quando non esisteva la Chimica come scienza, alcune sostanze elementari sono state alla base dell’Alchimia e sono state associate ai pianeti noti: l’Oro al Sole, l’Argento alla Luna, e così via. Ricordi i loro simboli chimici?. Tutti le altre sostanze elementari - e i corrispondenti elementi chimici sono state scoperte nei secoli seguenti. Durante il XIX secolo il numero di sostanze elementari e di elementi chimici scoperti crebbe in modo esponenziale ed un chimico russo Dmitrij Ivanovič Mendeleev nel 1869 riuscì a prevedere l’esistenza di elementi non ancora conosciuti, descrivendo esattamente le caratteristiche chimiche e fisiche delle corrispondenti sostanze elementari. Come fece? Abbiamo visto che ogni atomo è contraddistinto da un nucleo, costituito da un certo numero di neutroni e di protoni. Quest’ultimi determinano anche il numero di elettroni, a loro volta organizzati secondo una propria configurazione elettronica che caratterizza la reattività dell’atomo stesso. APPROFONDIMENTO STORICO Il merito più sensazionale di Mendeleev è che lasciò nella sua tavola periodica degli elementi, dei buchi vuoti affermando che si trattava di elementi ancora da scoprire, anticipandone però le caratteristiche. Chiamò questi elementi Eka-boro, Eka-alluminio, Eka-silicio. Il mondo della chimica rimase scettico. Intanto però Gustav Robert KIRCHOFF 1824-1887 e Robert BUNSEN 1811-1899 (inventore del becco bunsen) costruirono il primo spettroscopio che permetteva una capacità di ricerca fino ad allora inimmaginabile. Nel 1860 trovarono il Cesio, nel 1861 il Rubidio. Altri chimici utilizzarono lo spettroscopio e Lecoq 1838-1912 scoprì nel 1875 il Gallio, che appena preparato in quantità sufficienti per poterlo studiare, venne riconosciuto da Mendeleev come il suo Ekaalluminio. Nel 1879 il chimico svedese Lars NILSON 1840-1899 scoprì lo Scandio che assomigliava all’ Ekaboro e successivamente Clemens WINKLER 1838-1904 scoprì il Germanio risultato essere l’Eka-silicio. Il valore delle affermazioni di Mendeleev era FORMIDABILE. 5.2.1 - La classificazione degli elementi chimici Attualmente i vari tipi di atomi, ossia gli elementi chimici, sono individuati per mezzo di due soli numeri che, insieme al simbolo chimico dell’elemento, ne costituiscono una specie di carta d’identità: ! A Z X € Ogni atomo, quindi, avendo una struttura elettronica caratteristica costituisce un individuo chimico a sé. Tuttavia si è scoperto che atomi diversi che posseggano lo stesso numero di elettroni nell’ultimo livello energetico hanno caratteristiche chimiche simili: sono proprio quegli elettroni, infatti, che sono coinvolti nelle reazioni chimiche. È stato proprio il chimico russo Mendeleev che, grazie a questa intuizione, è riuscito ad evidenziare le affinità tra le caratteristiche chimiche, ma anche fisiche, degli elementi che allora erano noti, concludendo con la seguente legge: “Le proprietà degli elementi variano con cadenza periodica all’aumentare della massa atomica dei loro atomi”: 41 Ciò gli permise di pubblicare la sua prima tavola periodica, ottenuta ordinando gli elementi allora noti in successioni orizzontali dette periodi, ponendo l’uno sotto l’altro gli elementi i cui atomi possedevano lo stesso numero di elettroni nell’ultimo livello; si formarono così delle colonne - gruppi - che contenevano elementi i cui atomi possedevano proprietà chimiche e fisiche simili. 5.2.2 - La moderna tavola periodica Nel corso degli anni, la tavola degli elementi ha preso il nome di Tavola Periodica. Rispetto alla versione originale di Mendeleev, è stata modificata e completata e si è giunti ad una sua interpretazione più completa e corretta: Le proprietà degli atomi dei vari elementi chimici variano periodicamente in funzione dei numeri atomici (anziché delle masse atomiche, come aveva pensato Mendeleev) Infatti la reattività chimica degli atomi di ciascun elemento, e quindi la loro configurazione elettronica - è individuata dalla sua posizione nella Tavola Periodica quindi dal Periodo e dal Gruppo di appartenenza. IUPAC International Union of Pure and Applied Chemistry: E’ la nomenclatura ufficiale, internazionale, introdotta a partire dagli anni ’70. 42 Guardando attentamente la Tavola Periodica si nota che: ✓ ogni elemento chimico è scritto in una casella ed è caratterizzato da una serie di parametri, ✓ il Numero Atomico determina il posto che ciascun elemento occupa nella tavola periodica, ✓ vi sono 18 colonne che formano i gruppi; essi sono ordinati con la numerazione romana: da IA a VIIIA per le colonne laterali, da I B a VIII B per i gruppi centrali (in certe tavole, seguendo le norme IUPAC, la numerazione va da 1 a 18), ✓ vi sono 7 righe che formano i periodi; essi sono indicati con numeri cardinali (da 1 a 7), ! ✓ i colori possono indicare lo stato di aggregazione di ogni elemento nelle sue condizioni standard (P=1atm e T=25°C), la presenza di elementi artificiali. È importante ricordare che nella Tavola Periodica: ✴ gli elementi appartenenti allo stesso gruppo A sono formati da atomi con lo stesso numero di elettroni esterni; possiamo quindi dire che essi hanno le stesse caratteristiche chimiche e fisiche poiché hanno lo stesso numero di elettroni di valenza ✴ per gli elementi appartenenti allo stesso periodo, gli elettroni di valenza degli atomi - quelli del livello energetico più esterno - si trovano nel livello energetico corrispondente al numero del periodo. Quindi, il valore numerico del Gruppo A, corrisponde al numero degli elettroni di valenza (quelli più esterni), mentre il valore numerico del Periodo, corrisponde al livello energetico occupato dagli elettroni di valenza. MEMORIZZA ✴ nel gruppo I A tutti gli atomi posseggono 1 elettrone esterno, ✴ nel gruppo II A tutti gli atomi posseggono 2 elettroni esterni, e così via MEMORIZZA ✴ nel periodo 1 tutti gli atomi posseggono elettroni nel 1° livello, ✴ nel periodo 2 tutti gli atomi posseggono elettroni nel 1° e 2° livello, ✴ nel periodo 1 tutti gli atomi posseggono elettroni nel 1°, 2° e 3° livello, e così via 43 In sintesi: ! ESERCIZIO Osserva tutti gli elementi della Tavola Periodica: quali sono quelli che conosci per la tua esperienza personale? Scrivi sul quaderno perché li conosci, e ricerca in rete gli usi più comuni. 5.3 - GLI ELEMENTI CHIMICI PIÙ COMUNI Ti ritrovi con gli elementi che conosci ? Forse avrai considerato anche altri che magari sono più rari, come l’Oro (Au), l’Argento (Ag), il Rame (Cu), hai visto che si trovano tutti nello stesso Gruppo? Nel Gruppo successivo ci sono altri metalli che avrai sentito sicuramente nominare: il Mercurio (Hg), l’unico metallo liquido a temperatura ambiente, il Cadmio (Cd) presente nelle batterie che utilizzi, insieme al Nichel (Ni) che invece si trova nel gruppo precedente. Proviamo ora a considerare alcuni gruppi importanti. Il Gruppo IA è detto anche Gruppo dei metalli alcalini. Vi si trovano l’Idrogeno (H) e sei metalli: Litio (Li), Sodio (Na), Potassio (K), Rubidio (Rb), Cesio (Cs), e Francio (Fr). Gli atomi di questi elementi hanno un solo elettrone nel livello energetico più esterno. Il Gruppo IIA è detto anche Gruppo dei metalli alcalino-terrosi: si tratta di sei elementi - Berillio (Be), Magnesio (Mg), Calcio (Ca), Stronzio (Sr), Bario (Ba), e Radio (Ra) - i cui atomi, come si può L’elemento più comune sulla terra è il Ferro (Fe, Z=26), che costituisce più di un terzo della massa del pianeta. L’elemento più raro è l’Astato (At, Z=85) L’atmosfera è costituita per 3/4 di Azoto molecolare, di formula N2 (N, Z=7). Nel cosmo l’elemento predominante è l’Idrogeno, seguito dall’Elio (He, Z=2) 44 Il 99.25% della crosta terrestre e dei mari è costituito da soli nove elementi chimici, oltre al ferro tra i più importanti ci sono • l’Ossigeno (O, Z=8), • il Silicio (Si, Z=14), • l’Idrogeno (H, Z=1), • l’Alluminio (Al, Z=13), • il Magnesio (Mg, Z=12), • il Sodio (Na, Z=11) • il Cloro (Cl, Z=17) osservare nella Tavola Periodica, hanno solo due elettroni nel livello più esterno Le sostanze i cui atomi fanno parte del Gruppo IA e il Gruppo IIA sono tutti metalli; alcuni di essi sono molto reattivi e si combinano più o meno facilmente con l’ossigeno dell’aria, quindi è assai raro osservarli allo stato puro, come metalli. Il Gruppo VIIA è detto anche Gruppo degli alogeni: si tratta di cinque elementi - Fluoro (F), Cloro (Cl), Bromo (Br), Iodio (I) e Astato (At) - i cui atomi hanno sette elettroni nel livello più esterno. Le sostanze corrispondenti sono dei non-metalli molto reattivi. Il Gruppo VIII è definito Gruppo degli gas nobili: si tratta dell’Elio (He) - i cui atomi hanno due elettroni nel livello più esterno - e di altri cinque elementi - Neon (Ne), Argon (Ar), Kripton (Kr), Xenon (Xe) e Radon (Rn) - i cui atomi hanno otto elettroni nel livello più esterno. Le sostanze corrispondenti sono dei gas che hanno una scarsissima tendenza a reagire, visto che i loro atomi hanno l’ultimo livello completo. dei gas per niente reattivi. Oltre Cloro al (Cl) avrai sentito parlare del Fluoro (F), si trovano tutti e due nel settimo gruppo insieme al Bromo (Br) ed allo Iodio (I) Il Silicio (Si) si trova insieme al Carbonio (C) nel IV Gruppo e l’Azoto (N) insieme al Fosforo (P) nel V (sai perché sono importanti?). Insieme all’Elio (He) c’è anche il Neon (Ne), il gas che si utilizza nelle lampade a basso consumo; con l’Argon (Ar), il Kripton (Kr) - da non confondere con la “kriptonite” che non esiste, lo Xeno (straniero) ed il Radon appartengono tutti all’ultimo gruppo, l’VIII. Nel settimo Periodo c’è un elemento che sicuramente avrai sentito nominare perché è stato studiato durante i primi esperimenti sulla radioattività, il Radio, Ra88 ESERCITAZIONE DIVERTIAMOCI CON LA TAVOLA PERIODICA Adesso che conosciamo il segreto della Tavola Periodica proviamo: Il Neon (Ne) ha 2 elettroni sul ___ livello e appartiene al ____ periodo l’Argon (Ar)) ha 2 elettroni sul ___ livello e appartiene al ____ periodo il Kripto (Kr) ha 2 elettroni sul ___ livello e appartiene al ____ periodo … come avrai capito questi elementi si trovano tutti nello stesso Gruppo, l’VIII, ma in Periodi diversi. Vedi la Tavola periodica interattiva: http://www.ptable.com/?lang=it 45 Come sono distribuiti gli elettroni di un atomi, come ad esempio lo Iodio? Proviamo a verificare: lo Iodio si trova nel VII Gruppo e nel 5° Periodo, il suo numero atomico Z è ____, quindi ha in totale ____ elettroni, due sul primo livello, otto sul secondo e sette sul terzo. Esempio Consideriamo adesso il Ca che ha 20 elettroni, il suo numero atomico è Z=20, qual è il suo posto nella Tavola? Naturalmente si troverà nel II Gruppo e nel 4° Periodo. Esempio La caratteristica di tutti gli elementi dei Gruppi B è che hanno elettroni in un livello più esterno senza avere completato del tutto i livelli precedenti Tutti gli elementi appartenenti al blocco centrale della Tavola Periodica, indicati come elementi del Gruppo B, sono detti METALLI DI TRANSIZIONE perché costituiscono il passaggio relativo al riempimento di orbitali in livelli più interni ma con energia più alta rispetto all’orbitale esterno Considerando ora gli elementi di transizione successivi al Bario (Ba, Z=56), il Lantanio (La, Z=57) e l’Afnio (Hf, Z=72); si tratta di elementi pesanti, come era prevedibile visto che si trovano nel 6° Periodo, ma ti sarai accorto che c’è un apparente errore, mentre i numeri atomici dei primi due elementi si differenziano di una sola unità come previsto, tra il secondo ed il terzo elemento c’è una differenza di 15 unità. Probabilmente avrai intuito che tra questi due elementi devono essercene altri, precisamente quattordici, ed è effettivamente così. Questi elementi sono i LANTANIDI: appartengono alle cosiddette Terre Rare e sono difficilmente separabili perché presentano caratteristiche chimiche e fisiche molto simili. Il primo elemento di questa serie è il lantanio, il suo nome proviene dal greco λαντανειν (lantanein) e vuol dire sono nascosto, sfuggo l’osservazione, a sottolinearne la rarità di questi elementi e le difficoltà trovate per arrivare a separarli tramite purificazione chimica. Gli Attinidi sono 14 elementi radioattivi con numero atomico compreso tra 90 e 103, raggruppati intorno all’Uranio. La serie comprende in ordine di numero atomico crescente, i radioattivi naturali Attinio, Torio, Protoattinio, Uranio e i radioattivi artificiali, detti transuranici: Nettunio, Plutonio, Americio, Cu-rio, Berkelio, Californio, Einsteinio, Fermio, Mendelevio, Nobelio e Laurenzio 46 ESERCIZIO Individua gli elementi in base alla posizione in tabella e indica il numero di elettroni presenti sul livello più esterno dei loro atomi. simbolo elemento numero di elettroni II gruppo A e 4° periodo III gruppo A e 6° periodo VI gruppo A e 5° periodo III gruppo B e 5° periodo III gruppo B e 6° periodo V gruppo B e 4° periodo 5.4 - GLI ISOTOPI Ogni elemento comprende atomi con lo stesso numero atomico, ossia numero di protoni. Si definiscono atomi isotopi, o semplicemente isotopi, atomi con lo stesso numero atomico ma diverso numero di neutroni. Il nome isotopo (stesso posto) scaturisce proprio dalla Tavola Periodica, in quanto gli atomi con lo stesso numero atomico occupano la stessa posizione. Naturalmente nella Tavola viene indicato l’isotopo dell’elemento con maggiore percentuale di abbondanza relativa. Ad esempio tra i tre isotopi dell’Idrogeno (Prozio, Deuterio e Trizio), sulla Tavola Periodica è indicato 1 1H che dei tre Isotopi è quello più abbondante. ESERCIZIO Ricerca gli isotopi dello Iodio, dell’Azoto, dell’Uranio, del Cloro, dell’Ossigeno e del Carbonio, evidenziando il loro eventuale impiego. Indica inoltre qual è il rispettivo numero di massa. Il Silicio è una sostanza di colore grigio scuro con riflessi bluastri. L’isotopo più comune è 28-Si. Fonte Wikipedia 47 5.5 - LE PROPRIETA’ PERIODICHE Abbiamo visto che la posizione di un elemento nella Tavola Periodica è determinata dalla configurazione elettronica e che proprio per questo esiste una periodicità nella reattività chimica. E’ possibile individuare delle proprietà comuni agli elementi e prevederne la variazione in base alla posizione che l’elemento occupa nella Tavola Periodica? Ad esempio tutti gli atomi hanno lo stesso raggio? Tutti gli atomi possono diventare cationi e anioni allo stesso modo? Evidentemente no, le dimensioni, la capacità di cedere uno o più elettroni. e diventare un catione, o invece di attrarli diventando anioni, dipendono dalla configurazione elettronica. La tavola periodica diventa quindi un utile strumento per prevedere l’andamento di queste proprietà. ! 5.5.1 - Raggio atomico Come si possono misurare i raggi atomici? Teniamo presente che mentre la massa di un atomo è determinata dal nucleo (protoni e neutroni) perché la massa degli elettroni è trascurabile, le dimensioni di un atomo sono legate allo spazio occupato dai suoi elettroni in movimento (ricorda l’esperimento di Rutheford). Dato che è praticamente impossibile determinare i raggi atomici di atomi isolati essi sono stati ricavati in base alle distanze interatomiche in molecole in cui sono coinvolti atomi dello stesso tipo. L’ordine di grandezza del raggio atomico è di 10-12 m (picometri) Per definizione quindi, il raggio atomico è la metà della distanza minima di avvicinamento fra i nuclei di due atomi di uno stesso elemento. 48 Il raggio atomico dipende dallo spazio occupato dagli elettroni e quindi dalla configurazione elettronica. Ma come varia tra gli elementi, scendendo lungo il Gruppo e scorrendo da sinistra a destra nel Periodo? Consideriamo elementi che appartengono allo stesso Gruppo: scendendo aumenta il Periodo quindi gli elettroni esterni si trovano su livelli sempre più distanti dal nucleo. Da ciò consegue che il raggio atomico aumenta scendendo nel Gruppo. Scendendo nel Gruppo il raggio atomico aumenta: ciò significa che gli elettroni di valenza sono sempre più lontani dal nucleo. Poiché la forza con cui gli elettroni sono trattenuti dal nucleo diminuisce all’aumentare della loro distanza dal nucleo stesso. Consideriamo, adesso, elementi che appartengono allo stesso Periodo: andando da sinistra verso destra, il livello di riempimento è lo stesso ma aumenta il numero atomico e quindi aumentano i protoni nel nucleo e gli elettroni nel livello più esterno. Da ciò consegue che c’è un aumento della forza di attrazione tra nucleo ed elettroni che porta ad una contrazione della nube elettronica. Pertanto: il raggio atomico diminuisce nel periodo spostandosi da sinistra verso destra. . ! 49 5.5.2 - L’energia di ionizzazione Un atomo può formare un catione se perde elettroni o un anione se acquista elettroni. Per trasformare un atomo in un catione, occorre “strappare” almeno un elettrone dall’atomo stesso, ma per far questo occorre impiegare energia. Si definisce energia di prima ionizzazione la quantità di energia necessaria per allontanare uno degli elettroni più esterni di un atomo allo stato gassoso. L’unità di misura è KJ/mol. Agas + energia → A+ gas + eDa un atomo si possono allontanare più elettroni (mai i protoni); ciò accade quando si impiegano quantità di energia sempre più elevate. Si definisce pertanto, oltre all’energia di prima ionizzazione, anche l’energia di seconda ionizzazione, di terza ionizzazione, ecc. Ovviamente, il valore di energia aumenta ad ogni ionizzazione successiva. Scendendo nel Gruppo diventa via via più facile strappare elettroni, quindi l’energia di ionizzazione è via via più bassa, poiché, come detto, il raggio atomico aumenta e diminuisce la forza di attrazione tra il nucleo e gli elettroni più esterni. Lungo il Periodo, da sinistra verso destra aumenta il numero atomico, ossia il numero di elettroni, che tuttavia si trovano sempre nello stesso livello energetico. Questi elettroni, pertanto, risentono di una forza di attrazione sempre maggiore da parte del nucleo all’interno del quale va aumentando il numero di protoni. Risulta quindi più difficile allontanarli e da ciò consegue che l’energia di ionizzazione è via via più alta da sinistra verso destra lungo il Periodo. ! Se ci soffermiamo sulla definizione di Energia di Ionizzazione (o Potenziale di Ionizzazione) ci rendiamo conto che avere un elemento con bassa energia di ionizzazione vuol dire che bisogna fornire un piccola quantità di energia per allontanare un elettrone, quindi gli elementi che hanno una bassa energia di ionizzazione tendono facilmente a trasformarsi in cationi. Questa è una caratteristica tipica della reattività chimica dei metalli, per cui questa grandezza può essere considerata una misura diretta del carattere metallico di un elemento. 50 ! 5.5.3 - Affinità elettronica Un atomo può anche formare anioni, cioè acquistare elettroni; questo processo comporta una stabilizzazione complessiva del sistema atomo- elettrone perché l’elettrone da solo rappresenta un sistema altamente energetico e quindi instabile. Di conseguenza quando un atomo acquista un elettrone si libera una certa quantità di energia chiamata affinità elettronica; un incremento dell’energia liberata è associato ad un aumento della stabilizzazione dell’anione che si è formato. 51 L’affinità elettronica è l’energia che si libera quando un atomo di un elemento allo stato gassoso cattura un elettrone. L’unità di misura è kJ/mol Agas + e- → A-gas + energia Scendendo nel gruppo, gli elettroni esterni si trovano in livelli sempre più lontani dal nucleo per cui risentono meno dell’attrazione del nucleo quindi l’affinità elettronica diminuisce. Lungo il Periodo, da sinistra verso destra, il numero atomico aumenta ma aumenta, come abbiamo già detto, la forza di attrazione che attira gli elettroni di valenza quindi l’affinità elettronica aumenta andando verso numeri atomici maggiori. ! Può essere più facile interpretare questa grandezza se si associa l’affinità elettronica alla capacità di attrarre elettroni da parte di un atomo. Considerata da questo punto di vista, questa grandezza rappresenta la tendenza a formare anioni; questa caratteristica non è affatto tipica dei metalli ma evidenzia un comportamento caratteristico dei cosiddetti nonmetalli. Qual’è la configurazione dello ione I- ? Ha un elettrone in più nell’ultimo livello, quindi possiede 54 elettroni, corrispondenti al numero di elettroni del gas nobile più vicino, lo Xeno. Lo ione I- quindi ha la configurazione elettronica dello Xe e dal punto di vista della reattività, presenta la stessa stabilità del gas nobile e questo spiega viceversa la forte reattività dell’atomo di Iodio e di tutti gli alogeni. L’elevata stabilità dello ione formatosi spiega anche l’alta affinità elettronica dello Iodio, visto che l’energia che si libera nel corso della trasformazione è molto alta. 52 RIFLETTI Lo Iodio come tutti gli elementi del settimo Gruppo possiede ben sette elettroni di valenza ed è alla ricerca di un altro elettrone per completare l’ultimo livello. Insieme al Cloro, al Bromo, al Fluoro, ed al meno conosciuto Astato, tutti i componenti del Gruppo degli ALOGENI, tende con molta facilità a formare ioni negativi: hanno tutti, infatti, elevati valori di affinità elettronica. 5.5.4 - Il Raggio Ionico Quali sono le dimensioni che assume uno ione una volta che si è formato? Naturalmente la situazione è differente a seconda che si tratti di un anione o di un catione. Ricordando che il volume di un atomo corrisponde essenzialmente allo spazio a disposizione degli elettroni per il loro movimento, l’acquisto di uno o più elettroni con la formazione di un anione, aumenta il raggio ionico e viceversa la perdita di uno o più elettroni con la formazione di un catione diminuisce il raggio ionico. Per avere un’idea più chiara di quanto abbiamo detto osserva l’immagine alla pagina seguente, dove sono messi a confronto le dimensioni del raggio atomico e di quello ionico, per gli elementi del primo e per quelli del settimo gruppo. Trovandosi agli estremi della Tavola Periodica il comportamento chimico dei due gruppi è naturalmente opposto, per cui i metalli alcalini tendono a cedere il proprio elettrone diventando dei cationi e diminuendo il loro raggio mentre tutti gli alogeni tendono a diventare degli anioni e quindi aumentano il proprio raggio. 5.5.5 - L’Elettronegatività L’elettronegatività è un’altra proprietà dell’atomo legata alla sua struttura elettronica ed al suo comportamento nell’interazione con altri atomi, misura infatti la tendenza di un atomo ad attrarre elettroni nel legame con altri atomi (definizione di elettronegatività relativa di Pauling) ed è chiaramente collegata alle altre due proprietà precedentemente definite. L’elettronegatività, quindi, permette di prevedere nel caso di formazione di un legame chimico tra atomi di elementi diversi qual è l’atomo che tendenzialmente acquista elettroni e quello che tendenzialmente li cede. 53 A sinistra è rappresentato il raggio medio degli atomi degli elementi del primo gruppo e dei rispettivi ioni positivi. A destra è rappresentato il raggio medio degli atomi degli elementi del settimo gruppo e dei rispettivi ioni negativi. Il disegno è in scala. Lungo il Periodo da sinistra verso destra l'elettronegatività aumenta, poiché la carica nucleare aumenta e di conseguenza gli atomi hanno maggiore tendenza ad attrarre a sé gli elettroni; quando si passa al Periodo successivo il valore di elettronegatività crolla e poi riprende a crescere. Scendendo nel Gruppo l’elettronegatività diminuisce, poiché il nucleo esercita una forza di attrazione sugli elettroni esterni sempre minore, dato che la distanza nucleo-elettrone esterno aumenta; inoltre aumenta anche l’azione di schermo da parte degli elettroni interni. Ci sono diverse scale di elettronegatività. La più diffusa è la scala di Linus Pauling che indica il Fluoro come l’elemento più elettronegativo (4,0) e il Francio e il Cesio come quelli meno elettronegativi (0,7). Gli altri elementi hanno valori intermedi. Esaminando i valori di elettronegatività riportati nella precedente tavola si può evidenziare che: ✓ Il I ed il II Gruppo presentano i range più bassi di elettronegatività ✓ Ci sono solo tre elementi con un elettronegatività compresa tra 3.00 e 4.0 e sono l’Ossigeno, il Cloro e l’Azoto (in ordine decrescente) 54 ✓ L’ossigeno è quindi il secondo elemento più elettronegativo dopo il Fluoro ✓ La maggior parte degli elementi ha un’elettronegatività compresa nel range tra 1,50 e 2,90 ✓ L’idrogeno pur trovandosi per la sua configurazione elettronica nel I gruppo, presenta un valore di elettronegatività relativamente elevato, giustificabile con la sua particolare condizione (un solo elettrone) RIFLETTI Secondo te, quale sarà il valore di elettronegatività per i gas nobili? Come probabilmente avrai intuito, dato che l'elettronegatività riguarda la forza di attrazione di un atomo verso gli elettroni di valenza cioè quelli impegnati in un legame, e i gas nobili normalmente non formano legami con altri atomi, la loro elettronegatività viene considerata nulla 55 ESERCIZI 1. Procedendo dal sodio al cloro il volume atomico ____________. Perché? 2. Confronta e spiega le diversità delle energie di ionizzazione e del raggio atomico di due elementi del periodo 4, potassio e bromo. 3. Occorre più energia ad allontanare l’elettrone dall’atomo di litio o di fluoro? Perché? 4. Ordina i seguenti gruppi di atomi in ordine crescente secondo la loro elettronegatività: primo gruppo Elettronegatività crescente secondo gruppo bromo cloro cobalto calcio carbonio ferro magnesio carbonio fluoro fluoro sodio potassio Elettronegatività decrescente 5. Classifica i seguenti elementi come metalli, non metalli, semimetalli o gas nobili. Quando possibile indica se appartengono a una famiglia particolare: Elementi Me NMe SMe GasN Idrogeno Famiglia Elementi Me NMe SMe GasN Famiglia Calcio Neon Fluoro Carbonio Fosforo Azoto Silicio Cloro Magnesio Sodio Ossigeno 6. Quale atomo ha maggiore affinità elettronica tra Li, Na, K, Cl? _____________________________________________________________________________________ 7. La carica dello ione sodio è ____ 8. Quale atomo tra Na, Al, S, Si richiede meno energia per formare ioni positivi? Perché? _____________________________________________________________________________________ 56 5.6 - L’IMPORTANZA DELLA TAVOLA PERIODICA Conoscere le caratteristiche degli atomi in relazione alla loro posizione nella Tavola Periodica ci permette di poter prevedere il comportamento chimico degli atomi stessi in modo veloce: ad esempio la reattività chimica degli atomi si può così schematizzare: Energia di ionizzazione Affinità elettronica Elettronegatività formano bassa bassa bassa cationi alta alta alta anioni ✓ gli atomi degli elementi che presentano valori bassi di energia di ionizzazione, affinità elettronica e quindi di elettronegatività, reagendo con altri atomi tenderanno a cedere elettroni, assumendo totale o parziale carica positiva, ✓ gli atomi degli elementi che presentano valori alti di energia di ionizzazione, affinità elettronica e quindi di elettronegatività, reagendo con altri atomi tenderanno ad acquistare elettroni, assumendo totale o parziale carica negativa Possiamo classificare gli elementi raggruppandoli in tre famiglie: ✓ metalli ✓ semimetalli o metalloidi ✓ non metalli Degli elementi a tutt’oggi noti, la grande maggioranza (più di 80) appartiene alla famiglia dei metalli, individuati sulla tavola periodica A SINSTRA della linea spezzata che va dal Boro all’Astato, Questa linea separa tutti quegli elementi che, per le loro caratteristiche e per la loro reattività, sono definiti metalli da quelli che si trovano A DESTRA e che presentando caratteristiche e reattività opposte sono chiamati non metalli. Gli elementi che si trovano a ridosso della linea sono chiamati semimetalli o metalloidi. I metalli, si distinguono dal punto di vista fisico, per essere buoni conduttori del calore e dell’elettricità, malleabili (si possono ridurre in lamine sottili) e duttili (si possono ridurre in fili sottili) in fase solida; mostrano una lucentezza metallica ma sono opachi, sono molto densi e solidi a temperatura ambiente (ad eccezione del Mercurio). Dal punto di vista chimico la loro reattività si può riassumere dicendo che sono metallici quegli elementi che nelle reazioni tendono a cedere elettroni, trasformandosi in ioni positivi (cationi). I non metalli invece dal punto di vista fisico presentano caratteristiche opposte ai metalli: non sono duttili, né malleabili, non sono lucenti e generalmente non sono buoni conduttori né di elettricità, né di calore. Possono essere, solidi e liquidi ma la maggior parte è gassosa. Dal punto di vista chimico sono caratterizzati dalla tendenza ad acquistare elettroni ed a formare ioni negativi (anioni). I semimetalli sono generalmente dei semiconduttori e presentano caratteristiche variabili comportandosi da metalli quando si combinano con i non metalli e da non metalli quando reagiscono con i metalli. Il NIchel è un metallo duro, duttile e malleabile utilizzato per produrre acciaio inox. Fonte Wikipedia 57 5.7 - UTILIZZAZIONE E DIFFUSIONE DELLE SOSTANZE ELEMENTARI L’Arsenico. Sia il metallo che molti dei composti che contengono As sono potenti veleni. Metalli, non metalli, semimetalli non sono solo “caselle” della Tavola Periodica ma sono diffusi nel nostro mondo, si trovano nelle rocce, nell’aria, nei vegetali, tantissimi nel nostro corpo, sono utilizzati per la produzione di medicinali e manufatti. Ecco qualche esempio: Argento, azione battericida ed antisettica; Silicio, semiconduttore utilizzato nella produzione della componentistica elettronica, insieme al Boro, all’Arsenico e all’Antimonio; Piombo, utilizzato negli accumulatori elettrici, per rivestire i cavi e nel campo della radiologia data la sua impermeabilità alle radiazioni, inoltre è utilizzato nell'industria vetraria; Nichel, necessario all’attività degli Acidi Nucleici, potenziatore di insulina, utilizzato nelle batterie; Rame, uno degli “elementi traccia” del nostro organismo, essenziale per processi biochimici, insieme al Manganese, lo Zinco, il Ferro, lo Iodio ed il Fluoro, deve essere assunto tramite l’alimentazione. Mercurio, viene utilizzato in certi processi chimici industriali e, inoltre, è impiegato nell'industria elettrica, nell'industria farmaceutica e in alcuni apparecchi scientifici (termometri e barometri) anche se è in corso di sostituzione; Fosforo, presente nelle cellule è coinvolto in molte funzioni dell’organismo. E’ infatti indispensabile per il metabolismo dell’energia, la sintesi del DNA, l’assimilazione e Il Fosforo assume colorazioni diverse a seconda della forma cristallina: incolore, giallo, rosso, scarlatto, violetto, nero. Fonte Wikipedia Il Cadmio Sia il metallo che i suoi composti sono tossici perfino a basse concentrazioni e tendono ad accumularsi negli organismi e negli ecosistemi. La maggior parte del cadmio estratto viene utilizzato nelle pile al nichel cadmio, il resto è usato per produrre pigmenti, rivestimenti e stabilizzanti per le materie plastiche. Fonte Wikipedia Il Rame è un metallo rosso arancio. A destra la miniera di rame a cielo aperto di El Chino nel Nuovo Messico. Fonte Wikipedia 58 l’utilizzazione del calcio, essenziale per la formazione delle ossa (circa l’80% del fosforo si trova infatti distribuito tra le ossa e i denti); Cadmio, utilizzato per le pile, presente nelle batterie per auto, fumo della sigaretta, ecc. 5.8 - ALCUNE SITUAZIONI PARTICOLARI Consideriamo ora l’Idrogeno, con solo un elettrone ed un protone nel nucleo è l’atomo più leggero e questo lo rende unico dal punto di vista della reattività chimica. Se controlliamo le sue caratteristiche vediamo che presenta, come previsto, un’affinità elettronica superiore agli altri elementi del Gruppo e che il suo potenziale di ionizzazione è molto più alto e come conseguenza la sua elettronegatività è intermedia, avvicinandosi a quella di metalli come il piombo o a non metalli come il fosforo. Nonostante la presenza di un solo protone nel nucleo l’effetto di attrazione è esaltato dalla mancanza dell’azione schermante di altri elettroni. Esaminiamo ora la reattività. Cedendo un elettrone diventa un catione molto particolare visto che rimane solo il protone “nudo” H + energia → H+ + eLo ione H+ è chiamato infatti “PROTONE” Questo rappresenta il comportamento più frequente ma non è la sola possibilità dell’idrogeno che potrà anche acquistare un elettrone da elementi meno elettronegativi per trasformarsi nello IONE IDRURO H-, stabile visto che ha raggiunto la configurazione dell’Elio. H + e- → H- + energia L’Idrogeno quindi pur trovandosi nel I Gruppo per la presenza di un elettrone di valenza ha un comportamento che sicuramente non è metallico (ricorda la definizione chimica di metallo) e non appartiene al Gruppo dei Metalli Alcalini Consideriamo ora il IV ed il V gruppo, sono i gruppi centrali della Tavola periodica non allungata ed infatti sono gli unici che al loro interno presentano la contemporanea presenza di non metalli, metalloidi e metalli. Sai spiegarti il perché? Probabilmente avrai capito che dipende dal numero intermedio di elettroni quattro (e cinque) presenti nell’ultimo livello, per cui i rispettivi elementi hanno, teoricamente, la stessa probabilità di cedere o acquistare elettroni. In realtà il loro comportamento è a questo punto determinato dal raggio atomico. Elementi pesanti come il Piombo e lo Stagno, in cui gli elettroni di valenza si trovano molto lontani dal nucleo (5° e 6° Periodo) tenderanno a comportarsi da METALLI, mentre il Carbonio, con raggio atomico basso, (2° Periodo) è un NON METALLO, il Silicio ed il Germanio che 59 sono intermedi come grandezza presentano un comporta-mento da SEMI METALLI. APPROFONDIMENTO - IL PIOMBO Il Piombo (Pb) è stato uno dei primi elementi metallici noti, agli Egizi, ai Fenici, dopo ai Cinesi, e infine ai Romani, i quali lo impiegavano su larga scala per condutture d'acqua. Dagli alchimisti fu associato al pianeta Saturno da qui il nome “saturnismo” per indicarne le intossicazioni croniche dovute al fatto che Il piombo e i suoi composti sono molto tossici per l'uomo e gli animali in quanto danno luogo a fenomeni di accumulo nell'organismo. In natura è un elemento relativamente poco abbondante (0,0015% circa della crosta terrestre), si presume che tutto il piombo esistente sia derivato dal decadimento dell'uranio (U238) che si trasforma in piombo. Il Piombo è un metallo bianco-azzurro, lucente in superficie, a bassa durezza e basso punto di fusione, molto duttile e malleabile. E' un cattivo conduttore del calore e dell'elettricità; possiede elevata densità e alto potere assorbente delle radiazioni. A temperatura ambiente allo stato compatto si ossida superficialmente all'aria assumendo così il caratteristico colore grigio opaco. 5.9 - CONCLUSIONI Come hai immaginato, dato che procedendo lungo il Periodo,il numero di elettroni da allontanare per assumere la configurazione del gas nobile precedente aumenta, si richiede una quantità di energia sempre crescente per poterli allontanare tutti. La reattività dei metalli diminuisce fino a che il comportamento degli elementi addirittura si inverte. Infatti dal punto di vista energetico diventa conveniente attirare elettroni piuttosto che allontanarli, per raggiungere la configurazione del gas nobile successivo all’elemento considerato. L’elemento assume così un comportamento da non metallo. A questo punto la reattività dei non metalli tenderà ad aumentare man mano che aumenta il numero di elettroni nell’ultimo livello. A questo punto si può fare una previsione sull’andamento della reattività degli elementi nella Tavola Periodica? Sintetizzando in due frasi si può senz’altro affermare che Il carattere metallico di un elemento diminuisce lungo il Periodo, andando da sinistra verso destra e aumenta scendendo lungo il Gruppo. Il carattere non metallico di un elemento aumenta lungo il Periodo, andando da sinistra verso destra e diminuisce scendendo lungo il Gruppo 60 Ma quando parliamo di reattività che cosa intendiamo? Si tratta della tendenza di un atomo a cedere o ad accettare elettroni per raggiungere una configurazione elettronica più stabile di quella di partenza, durante l’interazione con altri atomi dello stesso o di diverso tipo. RIFLETTI La maggior parte degli elementi, che nella Tavola Periodica sono rappresentati nella loro forma atomica, esistono in natura in forme diverse che derivano proprio dalla loro tendenza a raggiungere una configurazione elettronica stabile. I gas nobili, data la loro scarsa reattività, sono gli unici elementi che esistono in forma stabile sotto forma di atomi singoli; tutti gli altri elementi o si trovano sotto forma di composti, cioè combinati con altri elementi diversi o se sono puri, con atomi dello stesso tipo, formando piccoli o grossi aggregati di atomi, molecole o macromolecole. ESERCIZIO Dati i seguenti elementi: Calcio, magnesio, sodio cloro, ossigeno, zolfo,carbonio, potassio, bario, iodio, silicio, azoto, fosforo, bismuto, stagno. 1. Senza guardare sulla Tavola periodica prova a scrivere i rispettivi simboli 2. Indica il numero di elettroni sul livello più esterno in base alla loro posizione nella Tavola Periodica. 3. Riporta la rispettiva reattività (metalli, non metalli). 4. Prevedi il tipo di ioni che tenderanno a formare per stabilizzarsi, evidenziando la quantità di carica. 5. Fai una ricerca per verificare la capacità di formare più ioni con cariche differenti e cerca di dare una spiegazione. 6. Memorizzali. Per soddisfare la tua curiosità ed ampliare la conoscenza sulle caratteristiche e la reattività degli elementi, visita i siti riportati, ti divertirai con le Tavole Periodiche Interattive: http://www.tavolaperiodica.it/index; html/www.chim1.unifi.it/dida/mendel. htm/www.dayah.com/periodic/ www.lenntech.com/italiano/tavolaperiodica.htm; http://www.profmokeur.ca/chimica/chimica.htm 61 ESERCIZI DI FINE MODULO 1. Osservando la Tavola Periodica, individua: a. un elemento del III gruppo appartenente al quinto periodo b. l’alogeno nel terzo periodo c. un elemento del quarto periodo simile all’elemento con Z = 10 d. un elemento del sesto periodo simile al Se 2. I gruppi IA e IIA della Tavola periodica sono costituiti da: a. metalli di transizione b. alogeni c. metalli alcalini 3. Gli alogeni sono: a. Be, Mg, Ca, Sr, Ba b. F, Cl, Br, I, At c. O, S, Se, Te, Po d. N, P, As, Sb, Bi 4. Indica a quale gruppo di elementi corrisponde una configurazione elettronica del livello esterno con 2 elettroni: a. metalli alcalini b. metalli alcalino-terrosi c. alogeni d. gas nobili 5. Indica a quale gruppo di elementi corrisponde una configurazione elettronica del livello esterno con 8 elettroni: f. metalli di transizione g. metalli alcalino-terrosi h. gas nobili i. lantanidi 10. Stabilisci, in base al gruppo di appartenenza, quale dei seguenti elementi ha sei elettroni nel livello esterno: a. Ba b. S c. Si d. F 11. Le dimensioni atomiche generalmente: a. rimangono costanti lungo un periodo e lungo un gruppo b. diminuiscono lungo un periodo da sinistra verso destra e diminuiscono lungo un gruppo dall’alto verso il basso c. aumentano lungo un periodo da sinistra verso destra ed aumentano lungo un gruppo dall’alto verso il basso d. diminuiscono lungo un periodo da sinistra verso destra ed aumentano lungo un gruppo dall’alto verso il basso 62 5. Per ciascuna delle seguenti coppie indica quale elemento ha dimensioni maggiori a. Br-As b. Sr-Mg c. Ne-Xe d. C-O e. Hg-Cl 6. Disponi le seguenti specie in ordine di dimensioni crescenti: RAGGIO CRESCENTE Ar K+ Cl S2Ca2+ 7. Individua tra gli ioni seguenti quelli tra loro isoelettronici. Fe2+, Sc3+, K+, Br-, Co2+, Co3+, Sr2+, O2-, Zn2+, Al3+ 8. Indica il simbolo dell’elemento: SIMBOLO ELEMENTO del gruppo IV che ha atomi di dimensioni minori del quinto periodo che ha gli atomi di dimensioni maggiori del gruppo VII che ha la più bassa energia di ionizzazione 9. Disponi i seguenti atomi in ordine di energia di prima ionizzazione crescente: ORDINE DI PRIMA IONIZZAZIONE CRESCENTE As, Sn Sr Br 63 10. Considerando il numero di elettroni sul livello più esterno, prevedere la carica dei principali ioni degli elementi zolfo, calcio ferro, argento, alluminio, zinco, stagno 11. Scrivere il nome degli elementi del quarto periodo e dell’VIII gruppo B _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ 12. Il carattere metallico, in genere: a.diminuisce lungo un periodo da sinistra verso destra e diminuisce lungo un gruppo dall’alto verso il basso b.aumenta lungo un periodo da sinistra verso destra ed aumenta lungo un gruppo dall’alto verso il basso c.diminuisce lungo un periodo da sinistra verso destra ed aumenta lungo un gruppo dall’alto verso il basso d.aumenta lungo un periodo da sinistra verso destra e diminuisce lungo un gruppo dall’alto verso il basso 16. Indica l’elemento con carattere metallico più spiccato: a. Na b. Ca c. Al 17. Quale dei seguenti ioni è isoelettronico dell'argo? d. Cs 20. Fra i seguenti elementi, quale ha la minore affinità elettronica? a. P3+ a. fluoro b. Al3+ b. bromo c. F- c. iodio d. S2- 18. Quale tra i seguenti è l’elemento meno rappresentato negli organismi viventi? a. idrogeno b. sodio c. azoto d. ossigeno 19. Quale delle seguenti proprietà degli alogeni aumenta procedendo dal fluoro allo iodio? a. l’energia di ionizzazione b. la lunghezza di legame nella molecola c. l’elettronegatività d. il potere ossidante d. cloro 21. Quale affermazione non è corretta, relativamente agli elementi del gruppo VA? a. sono in parte non metalli b. sono tutti solidi, tranne uno c. tutti formano ossidi acidi d. uno di essi è un costituente essenziale delle Proteine 22. In quale delle seguenti liste gli elementi sono disposti in ordine di energia di ionizzazione crescente? a. Li, Na, K b. Al, Mg, Na c. N, O, F d. F, Ne, Na 64 23. L’energia di quale dei seguenti processi è data dall’elettronegatività del cloro? a. Cl(g) + 1 e− → Cl− (g) b. Cl(g) → Cl+ (g) + 1 e− c. Cl(aq) + 1 e− → Cl− (aq) d. nessuno di questi, l’elettronegatività è definita in maniera convenzionale e ci sono scale diverse per misurarla 24. Scrivere i simboli ed i nomi dei semimetalli ed individua i gruppi di appartenenza _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ 65 MODULO 6 - LA MATERIA: I COMPOSTI INORGANICI 6.1 - IL MONDO DELLE SOSTANZE COMPOSTE Dallo studio del capitolo precedente e dall’esame del comportamento di degli atomi di tanti elementi sarai arrivato ad una conclusione molto importante e di carattere generale: gli atomi degli elementi che possiedono otto elettroni nel livello energetico più esterno sono particolarmente stabili - inerti - nel senso che manifestano pochissima tendenza a reagire con altri elementi chimici. Gli atomi degli altri elementi, che possiedono configurazioni elettroniche diverse da quella dei gas nobili, tendono a perdere o ad acquistare elettroni per raggiungere tale configurazione particolarmente stabile e questo comportamento influisce direttamente sull’andamento di molte reazioni chimiche Gilbert Newton Lewis (1875-1946). Fonte Wikipedia 6.1.1 - La regola dell’ottetto Agli inizi del 900, il chimico tedesco Gilbert Newton Lewis, dall’esame della reattività e della periodicità degli elementi arrivò più o meno alle stesse conclusioni a cui sei arrivato tu, guidato dalle tue conoscenze sull’atomo, sulla con-figurazione elettronica e sulla periodicità degli elementi dei capitoli precedenti. Dato che non aveva ancora i mezzi tecnici per dimostrare ciò che aveva intuito, formulò dei postulati, qui di seguito sintetizzati, relativamente alla capacità di reazione degli atomi dei vari elementi e cioè alla possibilità che tali atomi possano legarsi tra di loro attraverso gli elettroni più esterni per formare dei composti: 1. in tutti gli atomi c’è una parte più interna (nucleo) che rimane inalterata nei comuni cambiamenti chimici, 2. gli atomi sono composti dal nucleo e da una parte esterna (shell) che contiene un numero di elettroni, variabile da zero a otto, 3. ciascun atomo tende a contenere un numero costante di elettroni nello shell, tale numero è costituito da otto elettroni, 4. gli elettroni possono passare rapidamente da uno shell ad un altro, tuttavia sono tenuti nelle loro posizioni da vincoli più o meno forti, e la natura e l’intensità di queste forze sono determinate sia dalla natura degli atomi che dalla combinazione con altri. In seguito gli enunciati furono sintetizzati in una semplice regola empirica chiamata la regola dell’ottetto (Langmuir): Gli atomi formano legami coinvolgendo gli elettroni di valenza perdendo, acquistando o mettendo in comune elettroni, per poter assumere una configurazione elettronica esterna chiusa a otto elettroni, particolarmente stabile e simile a quella dei gas nobili. 66 Il risultato più importante di questa affermazione è che il legame chimico è dovuto ad una coppia di elettroni. La particolare stabilità che Lewis attribuisce al “doppietto” elettronico, evidenziata dai quattro doppietti dei gas nobili, anticipa di un decennio il principio di esclusione di Pauli, che prevede la presenza di due soli elettroni su ogni orbitale. 6.1.2 - Un’utile rappresentazione: le strutture di Lewis Nella maggior parte dei casi gli elettroni coinvolti nelle reazioni chimiche sono gli 8 elettroni presenti nel livello energetico più esterno. Tali elettroni sono convenzionalmente rappresentati utilizzando un metodo, introdotto appunto da Lewis, in cui il nucleo e gli elettroni interni sono rappresentati dal simbolo dell’elemento mentre gli elettroni più esterni sono indicati come punti o coppie di punti disposte ai quattro lati del simbolo. Ad esempio, se consideriamo lo zolfo, che ha 6 elettroni di valenza, la sua rappresentazione secondo Lewis è: Una rappresentazione di questo tipo della configurazione elettronica dell’ultimo livello è molto comoda perché evidenzia immediatamente la reattività dell’elemento indicando il numero totale degli elettroni di valenza ed esplicitando quante sono le coppie di elettroni e quanti gli elettroni spaiati, cioè quelli presenti da soli in un orbitale. Per maggior chiarezza consideriamo la configurazione di Lewis o struttura di Lewis di tutti gli elementi appartenenti al 2° periodo. Sia lo zolfo sia l’ossigeno hanno la stessa struttura di Lewis: questa è una Elemento Configurazione di Lewis Elemento Configurazione di Lewis Elemento Litio Berillio Boro Carbonio Azoto Ossigeno Fluoro Neon Configurazione di Lewis conseguenza del fatto che con questa simbologia l’attenzione è focalizzata solo sugli elettroni di valenza senza considerare il raggio atomico ed il diverso comportamento degli atomi dovuto a questa proprietà, che però influisce direttamente sul modo con cui gli atomi si legano. 67 Esempio Consideriamo ora il Neon, la configurazione elettronica dei suoi atomi è identica a quella degli atomi di tutti gli altri gas nobili, escludendo naturalmente l’elio i cui atomi possiedono solamente due elettroni: queste sono le configurazioni a cui fare riferimento quando si dovrà considerare la possibilità di formare un legame tra atomi di due elementi. Esempio 6.1.3 - Numero di legami di un atomo e strutture di Lewis Partendo dalla configurazione di Lewis è possibile prevedere il numero di legami che un atomo può attuare, poiché esso dipende da quanto la configurazione dell’atomo di quell’elemento si allontana da quella di un gas nobile. Il Fosforo, esso appartiene al quinto gruppo e quindi i suoi atomi posseggono cinque elettroni esterni; la loro configurazione di Lewis sarà pertanto la seguente: Facendo riferimento alle configurazioni degli atomi dei gas nobili precedentemente rappresentate è evidente che agli atomi di fosforo mancano tre elettroni per completare l’ottetto, quindi sono tre i legami che essi tenderanno a formare con atomi degli elementi con cui reagiscono, utilizzando gli elettroni spaiati e tendendo ad acquistare gli elettroni di cui hanno bisogno. A questo punto sai prevedere qual’è il numero di legami che possono formare gli atomi di Azoto? Chiaramente non hai avuto neanche bisogno di rappresentare la configurazione: poiché l’Azoto si trova nello stesso gruppo, i suoi atomi hanno la capacità di formare lo stesso numero di legami. Esempio Esempio 68 Consideriamo ora un altro elemento molto comune, l’Ossigeno: Anche l’ossigeno è un non metallo e i suoi atomi hanno bisogno di due elettroni, per raggiungere la configurazione dei gas nobili quindi essi tenderanno a formare due legami, attirando verso di sé i due elettroni. Vediamo ora il comportamento dell’Alluminio, un tipico metallo del terzo gruppo Negli atomi di Alluminio gli elettroni esterni sono solo tre e come sappiamo il loro comportamento da metallo prevede che i suoi atomi tendano ad assumere la configurazione del gas nobile che lo precede nella tavola periodica, cedendo gli elettroni; il numero di legami che potranno formare sarà quindi pari a tre. Possiamo ora trarre una prima regola generale, che poi allargheremo, da applicare a questo tipo di rappresentazione schematica: il numero di legami che gli atomi di un elemento possono formare è rappresentato dal numero di elettroni spaiati in essi presenti. A questo punto avrai naturalmente capito però che il modo con cui si formano i legami è differente a secondo del tipo di elementi considerati, ad esempio sia l’alluminio che il fosforo possono formare tre legami ma la loro reattività è differente quindi il tipo di legame sarà molto diverso. ESERCIZIO Riscrivere le strutture di Lewis per tutti gli elementi dei Gruppi A del 2° e 3° Periodo e individuare per ogni atomo il numero di legami che può formare ed il massimo numero di elettroni che può impegnare. 6.1.4 - Strutture di Lewis e zone orbitali Prima di continuare ad utilizzare la configurazione di Lewis conviene sottolineare che è solo un modo empirico e comodo per rappresentare una configurazione elettronica e non una rappresentazione veritiera. In realtà, ad ogni puntino o coppia di puntini corrisponde una ben determinata zona dello spazio, detta zona orbitale, in cui esiste la massima probabilità di trovare gli elettroni così rappresentati. Le zone orbitali sono centrate sul nucleo degli atomi hanno forme diverse. Anche le loro dimensioni sono diverse: crescono con l’aumentare del livello energetico. 6.2 - I LEGAMI CHIMICI Abbiamo visto che gli atomi tendono a legarsi spontaneamente fra loro per formare delle strutture più grandi, attraverso legami chimici ogni qual volta questo processo permette loro di raggiungere una condizione di maggiore stabilità energetica, quindi A e B vicini A e B legati energia del sistema A + B > energia del sistema A―B Quindi possiamo dire che si ha un legame chimico quando due atomi si uniscono tra loro mettendo in compartecipazione elettroni, in un processo la cui forza motrice è una diminuzione dell’energia globale del sistema formato dalle due particelle. Cosa succede agli atomi quando si avvicinano? in realtà essendo formati da cariche negative e positive si formeranno sia forze repulsive che attrattive secondo il seguente schema 69 Se per un determinato aggregato atomico esiste una distanza particolare in cui si raggiunge una situazione di equilibrio a cui corrisponde un minimo di energia, allora si potranno formare dei legami stabili che determineranno l’esistenza di aggregati di atomi legati tra loro. Una volta che il legame si è formato, gli elettroni dei due atomi coinvolti verranno condivisi; il tipo di condivisione varia a seconda del tipo di reattività, come in parte abbiamo già visto. 6.2.1 - Tipi di legami chimici Consideriamo ora tre casi emblematici. Il Cloro appartiene agli Alogeni (Gruppo VIIA) quindi la sua struttura di Lewis è quella indicata in figura. Il simbolismo è chiaro, il cloro ha sette elettroni nel livello più esterno: tre doppietti, accoppiati in ciascun orbitale e un elettrone spaiato; potrà quindi formare un legame, ma di che tipo? Avendo un’alta affinità elettronica, tenderà ad attrarre un elettrone ma lo acquisterà del tutto, trasformandosi in uno ione, o solo parzialmente? Come avrai sicuramente capito il tipo di legame dipende anche dall’altro atomo con cui sta formando il legame. Primo esempio Legame tra due atomi di cloro Se consideriamo la possibilità di reagire con un altro atomo di cloro, sebbene gli atomi che si stanno unendo siano di per sé molto reattivi, essi presentano la stessa tendenza ad acquistare elettroni e l’unico modo per raggiungere una situazione di stabilità energetica è quella di raggiungere un compromesso “da buoni amici”. Si dice che gli elettroni sono messi in completa compartecipazione, cioè egualmente condivisi tra i due nuclei (nube gialla nella figura a fianco), in modo che entrambi gli atomi risentano della loro presenza e possano raggiungere la configurazione otteziale dell’Ar. In realtà quello che avviene è simile a quanto succede tra due contendenti nel tiro alla fune: se i due ragazzi coinvolti hanno la stessa forza, la fune sarà ugualmente condivisa, raggiungendo una situazione di equilibrio. 70 Si ottiene quindi una molecola biatomica che si rappresenta con la formula Cl2. Il legame in questo caso si dice covalente puro o anche covalente omeopolare poiché, essendo gli elettroni perfettamente condivisi, non c’è nessuna separazione di cariche. La zona orbitale in cui si trovano gli elettroni di legame, ossia quelli condivisi tra i due atomi, si estende nella direzione della “linea” che unisce i due atomi, detta asse internucleare. Legame tra un atomo di Cloro e un atomo di Idrogeno Se invece il Cloro si lega con l’Idrogeno, cosa accade? Ti ricorderai benissimo che sebbene si trovi nel I gruppo, l’idrogeno non è un metallo ed anzi ha un comportamento particolare, caratterizzato da un valore di elettronegatività intermedia. In questo caso, esso si lega al cloro che, pur essendo fortemente elettronegativo, non riesce a strappargli del tutto l’elettrone. Secondo esempio Entrambi gli elettroni di legame sono messi in compartecipazione anche se il cloro rappresenta il “prepotente” della situazione e li sposta verso il proprio nucleo: nella figura a fianco puoi osservare che la nube gialla è asimmetrica). Anche in questo caso il doppietto di elettroni appartiene ad entrambi gli atomi per cui l’Idrogeno raggiunge la configurazione dell’Elio ed il Cloro quella dell’Argon. Anche in questo caso si forma una molecola rappresentabile con la formula HCl. Il legame che si forma in casi simili a quello appena descritto è di tipo covalente polare. Il legame in questo caso si dice covalente polare o anche covalente eteropolare poiché, essendo gli elettroni non perfettamente condivisi, c’è una separazione di cariche. Anche in questo caso, la zona orbitale in cui si trovano gli elettroni di legame, si estende nella direzione dell’asse internucleare. Le cariche quindi si differenziano con la formazione di una parziale carica negativa (δ-) sul cloro ed una parziale carica positiva (δ+) sull’idrogeno: si forma un dipolo. Un dipolo è una molecola che, pur essendo neutra poiché il numero complessivo dei protoni è uguale a quello degli elettroni, presenta una zona carica positivamente e una carica negativamente. 71 Riprendendo l’esempio del tiro alla fune, questa situazione corrisponde ad una mancanza di equilibrio tra forze, in cui non c’è però una totale prevalenza di uno sull’altro per cui si ottiene solo uno spostamento, più o meno accentuato, verso uno dei due contendenti. Terzo esempio Legame tra un atomo di Cloro e un atomo di Sodio Consideriamo infine ciò che succede quando il Cloro si lega con il Sodio Il legame in questo caso è un tipico esempio di legame tra atomi di elementi in cui la tendenza di uno dei due a cedere l’elettrone è complementare alla forte tendenza dell’altro ad acquistarlo: il risultato è un completo trasferimento dell’elettrone del Sodio sull’atomo di Cloro. Entrambi gli atomi si ionizzano, stabilizzandosi, in quanto il primo assume la configurazione del Neon ed il secondo quella dell’Argon. Gli atomi di Sodio carichi positivamente - cationi - si indicano con il simbolo Na+ e quelli di cloro carichi negativamente - anioni - con il simbolo Cl-. La formula chimica nel caso di atomi uniti con un legame ionico, rappresenta un rapporto numerico tra ioni positivi e ioni negativi. Il rapporto di combinazione è quindi di 1 ad 1 e il composto che si forma, non è costituito da molecole, ma da una regolare alternanza di cationi Sodio e anioni Cloro, è rappresentabile con la formula NaCl. La forza che tiene insieme gli ioni di carica opposta è di tipo elettrostatico, poiché con il passaggio di elettroni dagli atomi di Sodio a quelli di Cloro si sono formati dei veri e propri ioni di carica opposta. Il legame in questo caso si dice ionico poiché, essendoci stato un trasferimento di elettroni da un atomo all’altro, si assiste alla formazione di ioni di carica opposta. In questo caso, non vi è una zona orbitale comune. Ogni ione Cloro (negativo) tenderà a circondarsi con il massimo numero di ioni Sodio (positivi) e viceversa e il legame si estenderà in ogni direzione dello spazio in cui ci siano ioni di carica opposta. 72 In determinati casi le interazioni tra gli atomi possono coinvolgere dei doppietti solitari. Nella chimica tradizionale il legame in cui il doppietto di elettroni condiviso proviene da un solo atomo si chiama covalente di tipo dativo. In realtà, una volta messi in comune, gli elettroni diventano indistinguibili ed è impossibile capire a quale atomo originariamente appartenessero. Oggi si preferisce parlare di legame di coordinazione. RICAPITOLANDO ✴ Gli elettroni esterni, di valenza, sono implicati nel legame chimico ✴ Tra gli elettroni di valenza distinguiamo gli elettroni singoli ed i doppietti solitari: i primi sono i più reattivi e sono impegnati immediatamente ✓ nella formazione del legame, i secondi generalmente non sono coinvolti perciò vengono ✓ anche chiamati doppietti di non legame, ✴ Gli atomi tendono ad assumere la configurazione elettronica dei gas nobili attraverso l’interazione con altri atomi con cui scambiano o mettono in compartecipazione gli elettroni secondo la regola dell’ottetto, ✴ Gli elettroni messi in compartecipazione sono chiamati coppia (doppietto) di legame, ✴ Se gli elettroni vengono completamente trasferiti da un atomo all’altro si ha un legame ionico, ✴ Se gli elettroni sono in compartecipazione si ha un legame covalente che potrà essere puro o polare, ✴ In alcune situazioni quando gli elettroni singoli sono già stati impegnati anche i doppietti solitari possono essere messi in compartecipazione con altri atomi, trasformandosi in doppietto di legame e formando un legame covalente dativo. RIFLETTI Il numero di legami che un atomo può formare influisce sul rapporto con cui gli atomi si combinano tra loro ed in ultima analisi sul tipo di sostanza e sulla formula che la rappresenta. Nei casi, in cui l’atomo coinvolto possegga dei doppietti solitari, può impegnarli formando dei legami di tipo dativo, di conseguenza il numero di legami che esso può formare aumenta e questo comporta che possono esistere composti con gli stessi elementi ma presenti in rapporti differenti ad esempio HClO ma anche HClO2, HClO3, HClO4. Naturalmente, come verificherai in modo più approfondito in seguito, in questi casi il composto che si forma dipende dalla quantità di ossigeno presente nell’ambiente di reazione. ESERCIZI 1. Indica le differenze tra i vari tipi di legami che hai studiato 2. individua i tipi di legame che si formano nelle seguenti molecole: H2O, KOH, KI, NH3, KH, NaCl, I2, O2, 73 6.2.2 - La polarità del legame Per poter interpretare davvero il comportamento di una sostanza e quindi classificarla, è indispensabile conoscere non solo il numero di legami presenti, in modo da individuare il rapporto con cui gli atomi sono legati tra loro, ma anche il tipo di legame formatosi. In realtà questa distinzione così netta non esiste, come vedrai quando approfondirai il concetto di legame nei prossimi anni, e sarebbe più opportuno parlare di predominanza del carattere ionico o predominanza del carattere covalente del legame, visto che quelle rappresentate sono delle condizioni estreme. Tuttavia, questa interpretazione è comoda e non comporta grossi errori se il livello di approccio all’argomento non diventa troppo approfondito. Secondo questa interpretazione il parametro più utilizzato per individuare facilmente le proprietà del legame caratteristico di una sostanza è la differenza di elettronegatività che più di ogni altra 2 100% IONICO COVALENTE PURO proprietà indica immediatamente il comportamento relativo degli atomi coinvolti. Possiamo a questo punto riuscire a prevedere velocemente, senza complicati calcoli matematici, sia il numero sia il tipo di legami che gli atomi possono formare: il trasferimento di un elettrone da un atomo all’altro avverrà quanto più bassa è l’energia di ionizzazione (primi Gruppi della Tavola Periodica) di un elemento e quanto più alta è l’affinità elettronica dell’altro (ultimi Gruppi della Tavola Periodica) o in altri termini quanto maggiore è la loro differenza di elettronegatività (∆EN). 74 In linea di massima è possibile prevedere che: ➡ il carattere di un legame covalente puro si assume quando ∆EN = 0 ➡ la polarità del legame cresce col crescere del ∆EN ➡ iI legame è covalente polare fino a ∆EN = 2; ➡ si ha un legame prevalentemente ionico quando ∆EN > 2; ➡ il carattere di un legame si assume ionico quando ∆EN > 3. Come al solito la Tavola Periodica, evidenziando le proprietà degli elementi coinvolti nel legame, ci permette di prevederne il comportamento chimico degli atomi coinvolti, cioè la loro reattività, e quindi anche le caratteristiche della sostanza che si formerà. ESERCIZI 1. Stabilire quale è il legame più polare tra C–F, N–F e O–F. 2. Prevedere come varia il valore del momento dipolare del legame X– Cl, passando da X = Al a X = S 3. Distinguere tra i seguenti composti quali hanno un legame ionico e quali solo legami covalenti LiOH, CH3ONa, CH3OH, H2S, Mg(OH)2, CHCl3 4. Distinguere all’interno della singola molecola i legami in ordine di polarità 6.3 - IL NUMERO DI OSSIDAZIONE Nella chimica, il linguaggio simbolico è molto importante: per velocizzare l’interpretazione del comportamento chimico di una sostanza, ci si serve di un comodo metodo basato sull’utilizzo di un numero che individua, per ogni elemento all’interno di un composto, contemporaneamente il numero di elettroni impiegati ed il suo comportamento. Si tratta del numero di ossidazione. Proviamo ad interpretare meglio il concetto espresso da questa definizione attraverso degli esempi rappresentativi. Riferendoci come al solito al Cloro, proviamo ad indicare con il numero di ossidazione, i diversi comportamenti che questo atomo può assumere, a secondo dell’elemento con cui è legato e del suo rapporto di combinazione. Il numero di ossidazione rappresenta la carica reale o formale che l’atomo di un elemento assumerebbe, all’interno di una molecola, se gli elettroni coinvolti nei legami si attribuissero completamente all’elemento più elettronegativo 75 Esempio 76 Nelle sostanze studiate, il Cloro ha mostrato comportamenti diversi e ciò è evidenziato simbolicamente dal diverso numero di ossidazione (N.O.), mentre l’Idrogeno ha sempre impegnato un solo elettrone, tendendo a cederlo (N.O.=+1) e l’Ossigeno ha sempre attirato le coppie di elettroni di legame (N.O.= -2). In linea generale quindi possiamo affermare che: ✓ il valore assoluto del numero di ossidazione indica il numero di elettroni impegnati dall’atomo nella molecola studiata, ✓ il segno positivo indica che nella molecola l’atomo è meno elettronegativo e quindi che gli elettroni di legame si allontanano, ✓ il segno negativo indica che nella molecola l’atomo è più elettronegativo e quindi tende ad attirare gli elettroni di legame, ✓ il valore nullo per il numero di ossidazione indica che nella molecola la differenza di elettronegatività tra gli atomo impegnati nel legame è nulla e quindi gli elettroni sono perfettamente condivisi. Ricordando le caratteristiche del legame covalente omeopolare, possiamo affermare che Gli atomi di tutte le sostanze elementari hanno Numero di Ossidazione uguale a zero. e che Gli atomi di uno stesso elemento possono possedere Numeri di Ossidazione diversi se manifestano differenti comportamenti Naturalmente non dobbiamo mai dimenticare che questi, che sembrano degli automatismi, in realtà sono il risultato della configurazione elettronica dell’atomo che influenza la reattività di tutti gli elementi. Per questo motivo nella tavola periodica sono riportati i numeri di ossidazione di tutti gli elementi ed è subito evidente che gli elementi che hanno la stessa reattività dovuta ad un’identica distribuzione degli elettroni nell’ultimo livello, hanno numeri di ossidazione identici. Infatti gli elementi del I gruppo - un elettrone nell’ultimo livello - hanno tutti il numero di ossidazione pari a +1, i metalli alcalino terrosi - due elettroni nell’ultimo livello - hanno tutti il numero di ossidazione +2, gli alogeni - sette elettroni nell’ultimo livello - hanno tutti il numero di ossidazione -1 e così via. 77 Nella tabella sottostante sono riportati i numeri di ossidazione di alcuni tra gli elementi più comuni della Tavola Periodica, per gli atomi con più valori il primo rappresenta il comportamento chimico più frequente. I 1° II III IV V VI VII O -2/-1 F -1 H +1/-1 2° Li +1 Be +2 B +3 C +4/+2 N +5/+3 +4/+2+1 -2/-3 3° Na +1 Mg +2 Al +3 Si +4 P +5/+3 S +6/+4 -2 Cl +7/+5/+3/+1 -1 4° K +1 Ca +2 Ga +3 Ge +4 As +5/+3 Se +6/+4 -2 Br +5/+3/+1 -1 5° Rb +1 Sr +2 6° Cs +1 Ba +2 I +7/+5/+1 -1 Pb +2/+4 Per gli elementi di transizione si faccia riferimento alla Tavola Periodica completa allegata nel capitolo precedente. Esistono delle regole empiriche che permettono di ricavare il numero di ossidazione di un elemento all’interno di una molecola se non lo si conosce, ma ne rimandiamo la trattazione al paragrafo successivo, perché ormai abbiamo tutte le conoscenze per classificare e dare un nome all’enorme numero di composti che caratterizzano quella che viene chiamata la Chimica Inorganica. ESERCIZIO Ricavare i numeri di ossidazione per gli atomi di tutte le molecole di cui avete rappresentato le configurazioni di Lewis nelle esercitazioni precedenti. 78 6.4 - COME SI CHIAMANO LE SOSTANZE I composti chimici attualmente conosciuti sono circa 5 milioni e il loro numero aumenta di circa 500 mila ogni anno. Un numero così grande di sostanze, ha necessariamente bisogno di essere organizzato secondo regole semplici, chiare ed universalmente condivise. Lo scopo della nomenclatura è quello di fornire regole per individuare un composto, attribuendogli in modo chiaro e univoco un nome e una formula. 6.4.1 - Tipologie di nomenclatura Vi sono essenzialmente due tipologie di Nomenclatura: La Nomenclatura Tradizionale: essa prevede l’uso di prefissi e suffissi, in base al numero di ossidazione dei vari elementi La Nomenclatura IUPAC (International Union of Pure and Applied Chemistry): si tratta della nomenclatura ufficiale, introdotta a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, che sta progressivamente soppiantando la nomenclatura tradizionale Le regole della nomenclatura sono affidate a Commissioni Permanenti della IUPAC, sono in continua evoluzione e seguono di pari passo lo sviluppo stesso della chimica. La nomenclatura IUPAC prevede l’indicazione del numero di atomi di ogni elemento presente all’interno del composto ed in alcuni casi il numero di ossidazione viene indicato tra parentesi a fianco del nome del composto. Alcuni nomi tradizionali, fortemente radicati nell’uso comune, quali acqua H2O, ammoniaca (NH3) o metano (CH4), sono stati accettati come internazionalmente validi. In questo lavoro è stata privilegiata la Nomenclatura Tradizionale in quanto ancora molto in vigore nella didattica chimica e solo in alcuni casi sono stati ripresi alcuni composti e rinominati con la Nomenclatura Ufficiale. 6.4.2 - Regole convenzionali per l’attribuzione dei N di ossidazione Le principali regole per l'attribuzione dei numeri di ossidazione (nox) sono le seguenti: 1. il nox delle sostanze elementari (H2, O2, Na, Fe etc) è sempre zero poiché ci troviamo di fronte ad atomi di uno stesso elemento, aventi perciò la stessa elettronegatività; più in generale quando in una molecola due atomi di uno stesso elemento si uniscono con legame covalente, gli elettroni di legame non vanno attribuiti a nessuno dei due atomi; 2. il nox di uno ione è uguale alla sua carica Mg2+ (nox = +2); Cl1- (nox = -1), 3. l'idrogeno presenta sempre nox +1 tranne che nei composti in cui si lega direttamente con i metalli alcalini (elementi del I gruppo A) e 79 alcalino-terrosi (elementi del II gruppo A), che risultano essere gli unici elementi più elettropositivi dell'idrogeno: in tali composti l'H ha nox -1, 4. l'ossigeno ha sempre nox -2 tranne che: a. nei composti dove l'ossigeno impegna uno dei suoi due elettroni per legarsi ad un altro atomo di ossigeno. Secondo quanto previsto dalla regola numero 1 in questo caso gli elettroni del legame tra atomi uguali non vanno attribuiti, mentre viene attribuito all'ossigeno l'altro elettrone utilizzato per legarsi ad altri elementi: un esempio di questi composti è il perossido di idrogeno o acqua ossigenata H2O2 H−O−O−H pertanto in questo caso il nox dell’ossigeno sarà -1; b. quando l’ossigeno si lega con il Fluoro, l’unico elemento più elettronegativo dell’ossigeno, ed in questo caso il suo numero di ossidazione nox = +2, 5. il Fluoro, essendo l'elemento più elettronegativo della tabella periodica, ed avendo bisogno di un solo elettrone per raggiungere l'ottetto, ha sempre nox -1, 6. gli altri elementi del VII gruppo A hanno anch'essi nox -1, tranne quando si legano con elementi più elettronegativi, come ad esempio l'ossigeno, in tal caso presentano nox positivi, 7. in generale il nox più elevato di un elemento corrisponde al numero del gruppo a cui appartiene: così gli elementi del primo gruppo presentano nox +1, quelli del secondo +2, quelli del terzo +3 e così via fino agli elementi del settimo gruppo i cui elementi presentano come nox più elevato +7; ciò è valido per i Gruppi A mentre per quelli B non esistono regole generali ma saranno attribuiti seguendo la loro distribuzione elettronica ed in particolare la tipologia di composti che gli stessi elementi dei Gruppi B possono dare sperimentalmente, 8. gli elementi del VII gruppo A oltre al nox +7 possono presentare nox +5, +3, +1, -1 ed in taluni casi +4, gli elementi del VI gruppo A oltre al nox + 6 possono presentare nox +4, +2, -2 ed in taluni casi +3, gli elementi del V gruppo A oltre al nox + 5 possono presentare nox +3, -3 ed in taluni casi +1,+2, +4, gli elementi del IV gruppo A altre al nox +4 possono presentare nox +2, 9. in una specie chimica neutra la somma dei nox di tutti gli atomi che la compongono deve sempre essere nulla cioè pari a zero, 10. in uno ione poliatomico (formato da più atomi) la somma dei nox dei diversi atomi deve sempre essere pari alla carica totale dello ione. 80 La conoscenza dei numeri di ossidazione ci permette di costruire in modo semplice i principali composti chimici, che divideremo in composti Binari e composti Ternari Esempi 1) Per calcolare il numero di ossidazione dello zolfo nell'anidride solforica SO3, si procederà in questo modo: Esempio a) ciascun atomo di ossigeno presenta nox -2 (regola n° 4); b) complessivamente i tre atomi presentano nox -6; c) affinché la somma dei nox sia zero, lo zolfo deve presentare nox + 6. - Esempio 2) Per calcolare il nox dello zolfo nello ione poliatomico HSO4 si procederà in questo modo: a) i quattro atomi di ossigeno presentano complessivamente nox – 8 (regola 4 – nox di ciascun ossigeno -2) b) l'idrogeno presenta nox + 1 (regola n° 3). c) sommando il nox degli ossigeni e dell'idrogeno si ottiene - 7 d) affinché la somma di tutti i nox dia la carica complessiva dello ione -1, lo zolfo deve presentare nox +6. Per costruire un composto chimico è necessario conoscere i numeri di ossidazione degli elementi componenti. In base alla tipologia degli elementi componenti una sostanza, possiamo distinguere i composti in binari, ternari, quaternari etc.. 6.5 - I COMPOSTI BINARI I composti binari sono formati da atomi di due soli elementi chimici. Convenzionalmente si scrivono ponendo per primo l'elemento meno elettronegativo, seguito dall'elemento più elettronegativo. Il simbolo di ciascun elemento è seguito da un numero a pedice, detto indice. Gli indici indicano il rapporto numerico tra gli atomi dei vari elementi che costituiscono il composto. Per determinare gli indici in modo semplice, è sufficiente utilizzare il nox del primo elemento come indice del secondo e viceversa. Vogliamo, ad esempio, scrivere la formula di un composto binario formato da atomi dell’elemento A il cui numero di ossidazione sia +2 e da atomi dell’elemento B il cui numero di ossidazione sia -3: ✓ scriviamo i simboli dei due elementi uno vicino all’altro ! +3 −2 e sopra il simbolo scriviamo il nox AB € 81 ✓ poi “incrociamo i numeri”: scriviamo il nox (senza segno) del primo elemento (A) in basso a destra del secondo elemento (B) e viceversa. AB ! 2 3 Si noti che l'elemento con il numero di ossidazione negativo (il più elettronegativo) è stato scritto per secondo. € Tale metodo di costruzione dei composti binari garantisce la neutralità della molecola. Infatti nella molecola sono presenti 3 atomi di A per un totale di 6 cariche positive e 2 atomi di B per un totale di 6 cariche negative. Suggerimento Qualora, dopo aver calcolato gli indici, questi risultino divisibili per uno stesso numero, gli indici vanno semplificati, tranne alcuni casi particolari Ad esempio nella molecola di acqua ossigenata H2O2 non si opera alcuna semplificazione. Vogliamo, ad esempio, costruire un composto binario partendo dagli elementi X con numero di ossidazione +4 e Y con numero di ossidazione -2, si otterrà ! +4 −2 XY Esempio € !X 2Y 4 !X Y 2 6.5.1 - Idruri dei metalli Sono composti binari formati da Idrogeno legato con atomi di metalli € In tali composti€ l'idrogeno presenta nox -1 (ione più elettropositivi. idruro H-) e quindi nella formula va scritto per secondo. Gli idruri dei metalli alcalini (I gruppo A) che presentano nox +1, hanno formula generale Me H Gli idruri dei metalli alcalino terrosi (II gruppo A), che presentano tutti nox +2, hanno formula generale MeH2 Il loro nome è formato dal termine "idruro" seguito dal nome del metallo: NaH (idruro di sodio) MgH2 (idruro di magnesio). Gli idruri sono altamente reattivi. Reagiscono con l’acqua generando idrogeno. Oggi gli idruri sono studiati al fine di essere usati nei serbatoi delle automobili alimentate ad idrogeno; come spugne, capaci di consentire uno stoccaggio di carburante e quindi facilitarne l’utilizzo diretto a richiesta; oppure per garantire alle automobili alimentate a celle combustibili una elevata autonomia. 82 6.5.2 - Idruri dei non-metalli e semi-metalli Sono composti binari dell’idrogeno con i semimetalli e non metalli. Si tratta di gas spesso infiammabili all’aria. Formula Nome comune Nomenclatura IUPAC CH4 Metano Tetraidruro di carbonio SiH4 Silano Tetraidruro di silicio NH3 Ammoniaca PH3 Fosfina Triidruro di fosforo AsH3 Arsina Triidruro di arsenico Triidruro di azoto Esempio L’idruro di sodio è un solido cristallino incolore. Fonte: Wikipedia 6.5.3 - Idracidi Gli idracidi sono composti binari formati da un non metallo e dall’idrogeno. I principali idracidi si formano dall'unione dell'idrogeno con i non metalli del VII gruppo A (alogeni) e con lo zolfo (non metallo del VI gruppo A). Il nome degli idracidi secondo la nomenclatura tradizionale si forma facendo seguire al sostantivo "acido" l’aggettivo costruito prendendo il nome del non metallo, seguito dalla desinenza -idrico. La Nomenclatura Ufficiale IUPAC chiama questi composti ponendo il suffisso –uro al nome del non-metallo seguito da idrogeno a sua volta preceduto dal prefisso (1 mono; 2 di oppure bi; 3 tri; 4 tetra; 5 penta; 6 esa; 7 epta) che indica il numero di idrogeni presenti. Ad esempio, la notissima formula chimica HCl rappresenta, secondo la nomenclatura tradizionale, l’Acido Cloridrico; con la nomenclatura IUPAC si chiamerà Cloruro di monoIdrogeno. Formula composto Esempio Nomenclatura tradizionale Nomenclatura IUPAC HF acido fluoridrico HCl acido cloridrico H2S acido solfidrico HBr acido bromidrico HI acido iodidrico fluoruro di monoidrogeno cloruro di monoidrogeno solfuro di diidrogeno bromuro di monoidrogeno ioduro di monoidrogeno N.B.: Esiste un idracido nei composti ternari: HCN (acido cianidrico) 83 6.5.4 - Ossidi o Ossidi Basici Sono composti binari formati da atomi di un metallo che si legano con l'ossigeno (nox -2). Si formano per la reazione di un metallo con l'ossigeno molecolare: Metallo + O2 → Ossido La reazione avviene velocemente con i metalli dei primi gruppi, che presentano forte carattere metallico ed è più lenta con gli altri metalli. Secondo la nomenclatura tradizionale, il nome degli Ossidi è formato dalla parola "ossido" seguito dal nome del metallo; se il metallo presenta diversi nox a quello maggiore viene attribuita la desinenza –ico, a quello con nox minore la desinenza –oso. Normalmente i metalli che formano ossidi non presentano un numero di nox superiore a due unità. In sintesi: Me (Metallo) nox = + x Esempio Esempio Me2Ox (Ossido di “nome del Metallo”) Ricorda che per la scrittura di tutti i composti binari vale la regola dell’incrocio studiata nel paragrafo 3.5. Esempi: Na (+1) Na2O (ossido di sodio) Me(Metallo) nox = +x oppure +y con x <y Me2Ox (Ossido nome del Metallo –oso) Me2Oy (Ossido nome del Metallo –ico) Cu (+1, +2) Cu2O ossido rameoso CuO ossido rameico Secondo la nomenclatura ufficiale, il nome degli Ossidi è formato dalla parola "ossido" preceduto dal prefisso (1 –mono; 2 –di; 3 –tri; 4 – tetra; 5 –penta;6 –esa; 7 –epta) che indica il numero di ossigeni presenti e seguito dal nome del metallo, anch’esso preceduto dal prefisso che indica il numero di atomi del metallo presenti nella formula. Elemento Li Ca Cu L’ossido ferroso (sopra) è una polvere nera. L’ossido ferrico (sotto) è il principale componente della ruggine. Fonte: Wikipedia 84 Fe Sn nox +1 +2 +1 +2 +2 +3 +2 +4 Formula Nome tradizionale Nome IUPAC Li2O Ossido di litio Ossido di litio CaO Ossido di calcio Ossido di calcio Cu2O Ossido rameoso Ossido di dirame CuO FeO Fe2O3 SnO SnO2 Ossido rameico Ossido ferroso Ossido ferrico Ossido stannoso Ossido tannico Ossido di rame Ossido di ferro Triossido di ferro Ossido di stagno Diossido di stagno 6.5.5 - Anidridi o Ossidi Acidi Le anidridi sono composti binari formati da atomi di non metalli legati con l'ossigeno. Si formano per la reazione di un non-metallo con l'ossigeno molecolare: Non Metallo + O2 → Anidride La reazione è rapida con i non metalli che presentano forte carattere nonmetallico, più lenta con gli altri non-metalli. Secondo la Nomenclatura Tradizionale il nome delle Anidridi è formato dalla parola "anidride" seguito dal nome del non-metallo; se il non-metallo presenta diversi nox a quello maggiore viene attribuita la desinenza –ica, a quello a nox minore la desinenza –osa. I non-metalli che formano anidridi presentano diversi nox e normalmente non superiori a quattro valori NMe (Non-Metallo) nox = + x Me2Ox (Anidride Non-Metallo-ica) Esempio: Boro (+3) B2O3 (Anidride Borica) NMe(Non-Metallo) nox = +x, oppure +y con x <y N2Ox (Anidride Non-Metallo –osa) N2Oy (Anidride NonMetallo –ica) Esempio Esempio: Zolfo (+4, +6) +4 < +6 SO2 (Anidride Solforosa) con lo zolfo +4 SO3 (Anidride Solforica) con lo zolfo +6 NMe(Non-Metallo) nox = +x, +y, +t con x valore minore rispetto a y ed y valore minore rispetto a t (x<y<t) NMe2Ox (Anidride ipo – NonMetallo –osa) NMe2Oy (Anidride del Metallo –osa) NMe2Ot (Anidride del Non-Metallo –ica) Esempio Esempio: Iodio (+1, +5, +7) I2O (Anidride ipoIodosa) I2 O5 (Anidride Iodica) I2 O7 (Anidride Iodica o perIodica) NMe(Non-Metallo) nox = +x, +y, +t, +z con x valore minore rispetto a y; y valore minore rispetto a t e t valore minore rispetto a z (x<y<t<z) NMe2Ox (Anidride ipo – NonMetallo –osa) NMe2Oy (Anidride del NonMetallo –osa) NMe2Ot (Anidride del NonMetallo –ica) NMe2Oz (Anidride per- NonMetallo –ica Esempio 85 Esempio Esempio: Cloro (+1,+3, +5, +7) Cl2O (Anidride ipoClorosa) Cl2 O5 (Anidride Clorica) Cl2 O3 (Anidride Clorosa) Cl2 O7 (Anidride perClorica) Secondo la Nomenclatura Ufficiale IUPAC il nome delle Anidridi è formato parola "ossido" preceduto dal prefisso (1 mono; 2 di; 3 tri; 4 tetra; 5 penta; 6 esa; 7 epta) che indica il numero di ossigeni presenti e seguito dal nome del metallo, anch’esso preceduto dal prefisso che indica il numero di atomi del metallo presenti nella formula. Riassumendo: Elemento nox Formula Nome tradizionale B C S P Cl +3 +4 +2 +4 +6 +3 +5 +1 +3 +4 +5 +7 B2O3 CO2 CO SO2 SO3 P2O3 P2O5 Cl2O Cl2O3 ClO2 Cl2O5 Cl2O7 Anidride borica Anidride carbonica Anidride carboniosa Anidride solforosa Anidride solforica Anidride fosforosa Anidride fosforica Anidride ipoclorosa Anidride clorosa Diossido di cloro Anidride clorica Anidride perclorica Nome IUPAC Triossido di Boro Diossido di carbonio Monossido di carbonio Diossido di zolfo Triossido di zolfo Triossido di difosforo Pentossido di difosforo Monossido di diCloro Triossido di diCloro Diossido di cloro Pentossido di diCloro Eptossido di diCloro 6.5.6 - Composti binari minori Un tipo particolare di composti con ossigeno sono i Perossidi e i superossidi I perossidi sono composti in cui è presente il “gruppo perossido” (− O − O −) unito ad elementi più elettropositivi. Nei perossidi ciascun atomo di ossigeno presenta nox -1. Il loro nome è formato dalla parola "perossido" seguito dal nome dell'elemento legato. Esempio Perossido di idrogeno H2O2 (commercialmente chiamata acqua ossigenata) N. B: Esistono perossidi anche nei composti ternari: H2SO5 perossosolforico e K2 S2 O8 perossodisolfato I superossidi sono composti contenenti lo ione superossido: O2l'Ossigeno ha nox di ossidazione -½ come ad esempio nel superossido di potassio: KO2 86 SINTESI 87 6.6 - I COMPOSTI TERNARI I composti ternari sono formati da atomi di tre elementi chimici. Due importanti classi di composti ternari, gli idrossidi e gli acidi ossigenati o ossiacidi, si formano per reazione tra gli Ossidi e le Anidridi e l'acqua. Questi nuovi composti oltre a contenere ossigeno contengono anche idrogeno. Un composto ternario che contenga idrogeno e ossigeno viene scritto in modo diverso a seconda che presenti un carattere acido o basico. se si tratta di un acido vengono messi in evidenza gli atomi di idrogeno, scrivendo per primo l'idrogeno seguito dal simbolo chimico del non metallo X ed infine dall'ossigeno. ACIDO OSSIGENATO HxXyOz se si tratta di un idrossido vengono messi in evidenza i gruppi ossidrili (-OH), scrivendo per primo il simbolo dell'elemento metallico Y seguito da tanti gruppi ossidrili racchiusi tra parentesi tonde, quanti ne richiede il numero di ossidazione "n" del metallo. IDROSSIDO Y(OH)n Alcuni composti possono comportarsi come acido o come base, a seconda delle sostanze con cui reagiscono e per questo sono detti composti anfoteri. La loro formula chimica può essere quindi scritta come quella di un acido o come quella di un idrossido in relazione al particolare comportamento che presentano in una data reazione. 6.6.1 - Idrossidi Gli idrossidi sono composti ternari formati da un metallo, da ossigeno e da idrogeno. Essi si formano quando un ossido reagisce con una o più molecole d'acqua: L’Idrossido rameico è un solido blu chiaro. Fonte: Wikipedia 88 Ossido + acqua → Idrossido Queste sostanze hanno carattere basico più o meno spiccato: questo significa che esse, quando vengono poste in acqua, tendono a liberare ioni ossidrile - OH-. Questo comportamento, è legato alla presenza, nella molecola, di atomi di un metallo che rendono polare il legame con i gruppi ossidrilici (OH-). Sull'atomo di ossigeno dell'ossidrile si intensifica in tal modo la parziale carica negativa, mentre sul metallo si forma una parziale carica positiva, che, una volta in acqua, ne facilita la liberazione come catione e la separazione dei gruppi OH-. Secondo la Nomenclatura Tradizionale il nome degli Idrossidi si ottiene da quello dell'ossido corrispondente, sostituendo il termine "idrossido" al termine "ossido". NaOH Fe(OH)2 Idrossido di Sodio Idrossido Ferroso il Fe ha nox = +2 Fe(OH)3 Idrossido Ferrico il Fe ha nox = +3 Esempio Secondo la Nomenclatura Ufficiale IUPAC il nome degli Idrossidi è formato dalla parola "idrossido"preceduto dal prefisso (1 mono; 2 di; 3 tri; 4 tetra; 5 penta;6 esa; 7 epta) che indica il numero di ossidrili presenti, seguito dal nome del metallo. NaOH monoIdrossido di Sodio, il sodio ha nox +1 Fe(OH)2 diIdrossido di Ferro, il ferro ha nox +2 Fe(OH)3 triIdrossido di Ferro il ferro ha nox +3 Esempio Per costruire la formula di un idrossido, è sufficiente far seguire al simbolo del metallo tanti gruppi ossidrile quanti ne richiede il numero di ossidazione del metallo. Ad esempio dall'ossido di sodio si ottiene l'idrossido di sodio Esempi (Na nox=+1) Na2O + H2O → 2NaOH mentre dall'ossido di calcio si ottiene l'idrossido di calcio (Ca nox=+2) CaO + H2O → Ca(OH)2 e dall'ossido rameico si ottiene l'idrossido rameico (Cu nox= +1;+2) Cu2O + H2O → 2Cu(OH)2 6.6.2 - Acidi Ossigenati o Ossiacidi Gli idrossidi sono composti ternari formati da un non-metallo, da ossigeno e da idrogeno. Essi si formano si formano facendo reagire un'anidride con una o più molecole d'acqua. Anidride + acqua → Acido 89 Queste sostanze hanno carattere acido più o meno spiccato: questo significa che esse, quando vengono poste in acqua, tendono a liberare ioni idrogeno - H+. Questo comportamento è legato alla presenza nella molecola di atomi di un non metallo, elemento elettronegativo che attirando gli elettroni di legame li allontana dagli atomi di idrogeno, indebolendo quindi il legame. Sugli atomi di idrogeno si forma una parziale carica positiva che ne facilita la liberazione in acqua come ioni H+. Per questo si parla di acidi quando essi sono presenti in acqua. Esempi Esempi: SO2 + H2O → H2SO3 SO3 + H2O → H2SO4 Secondo la Nomenclatura Tradizionale il nome degli Ossiacidi si ottiene da quello dell'anidride corrispondente, sostituendo il termine "acido" al termine "anidride". H2SO3 Acido Solforoso, lo zolfo ha nox = +4 Secondo la Nomenclatura Ufficiale IUPAC il nome degli Ossiacidii è formato dalla parola "acido" seguito da “osso” a sua volta preceduto dal prefisso (1 mono; 2 di; 3 tri; 4 tetra; 5 penta;6 esa; 7 epta) che indica il numero di atomi di ossigeno presenti, seguito dal nome del non-metallo sempre con il suffisso -ico, a cui si pone tra parentesi il numero di ossidazione del non-metallo scritto con numero romano. H2SO3 Acido triossoSolforico (IV), lo zolfo ha nox = +4 H2SO4 Acido tetraossoSolforico (VI), lo zolfo ha nox = +6 Acidi meta - piro - orto Le anidridi di alcuni elementi non metallici, come fosforo, arsenico, antimonio, boro, silicio, possono reagire con un diverso numero di molecole di acqua e formare ossiacidi che sono indicati con i prefissi meta, piro, orto. In particolare si usa il prefisso ✓ meta se all'anidride si aggiunge 1 molecola di acqua, ✓ piro se si aggiungono 2 molecole d'acqua, ✓ orto se se ne aggiungono 3 molecole d'acqua Esempi Esempi: P2O3 + H2O → H2P2O4 = 2HPO2 acido metafosforoso acido diossoFosforico (III) P2O3 + 2H2O → H4P2O5 90 acido pirofosforoso acido pentossodiFosforico (III) P2O3 +3H2O → H6P2O6 = 2H3PO3 acido ortofosforoso acido triossoFosforico (III) P2O5 + H2O → H2P2O6 = 2HPO3 acido metafosforico acido triossoFosforico(V) P2O5 + 2H2O → H4P2O7 acido pirofosforico acido eptaossodiFosforico(V) N.B. L’acido ortofosforico è utilizzato come correttore di acidità nelle bevande gassate come quelle a base di cola. P2O5 +3H2O → H6P2O8 = 2H3PO4 acido ortofosforico acido tetraossoFosforico(V) B2O3 + H2O → H2B2O4 = 2HBO2 acido metaborico acido diossoBorico (III) B2O3 +3H2O → H6B2O6 = 2H3BO3 acido ortoborico acido triossoBorico (III) SiO2 + H2O → H2SiO3 acido metasilicico acido triossoSilicico (IV) SiO2 + 2 H2O → H4SiO4 L’acido borico in soluzione acquosa diluita al 3-5% è utilizzato come disinfettante. Fonte: Wikipedia acido ortosilicico (eccezione) acido tetraossoSilicico(IV) Poliacidi Si possono considerare derivati dalla reazione tra due o più molecole di anidridi con una o più molecole di acqua. La nomenclatura tiene conto del numero di atomi del non metallo che caratterizza il composto Esempi: 2 CrO3 + H2O → H2Cr2O7 acido bicromico acido eptaossodiCromico (VI) Esempi 3 SiO2 + 2H2O → H4Si3O8 acido trisilicico acido ottaossotriSilicico (IV) 2 B2O3 + H2O → H2B4O7 acido tetraborico acido eptaossotetraBorico (III) 91 6.7 - DISSOCIAZIONE E IONIZZAZIONE 6.7.1 - Dissociazione di un idrossido (Base) Un idrossido nella cui formula è presente un solo gruppo ossidrile è detto monoprotico, se i gruppi ossidrili sono due è detto biprotico etc. Un idrossido monoprotico come l'idrossido di potassio si dissocia in acqua in questo modo: KOH + H2O → K+acq + OH-acq con la scrittura “acq” (oppure “aq”) posta in basso a destra, si indica che gli ioni sono attorniati da molecole di acqua, cioè sono in soluzione acquosa. Un idrossido poliprotico presenta tante dissociazioni quanti sono i gruppi ossidrile contenuti nella sua molecola. L'idrossido di calcio può dare teoricamente due dissociazioni Ca(OH) 2 + H2O → CaOH+acq + OH -acq CaOH+acq + H2O → Ca2+acq + OH -acq Gli idrossidi (basi) “forti” sono dei composti che in acqua si dissociano completamente: l’idrossido di calcio è una base forte, è totalmente dissociato, quindi la reazione di dissociazione si scriverà in forma sintetica: Ca(OH)2 + H2O → Ca2+acq + 2OH -acq L’idrossido di rame, invece, è una base meno forte: quando si scrive la reazione di dissociazione è meglio scrivere entrambe le singole dissociazioni: Cu(OH)2 + H2O → CuOH+acq + OH -acq CuOH+acq + H2O → Cu2+acq + OH -acq Un idrossido si dice forte quando in soluzione acquosa è completamente o quasi completamente dissociato in cationi e ioni; un idrossido si dice debole quando la dissociazione è solo parziale. La forza di un idrossido si può prevedere in linea di massima, osservando se il metallo appartiene o meno ad uno dei primi gruppi chimici. In generale un idrossido è forte quando il metallo che lo forma è un metallo alcalino o alcalino-terroso: così mentre l'idrossido di rame è debole, l'idrossido di sodio o quello di calcio è forte 92 6.7.2 - Ionizzazione di un acido Un acido le cui molecole sono formate da un solo atomo di idrogeno è detto monoprotico, se gli atomi di idrogeno sono due è detto biprotico etc. Un acido monoprotico come l'acido nitrico si ionizza in acqua nel modo seguente: HNO3 + H2O → H+acq + NO3-acq Un acido poliprotico presenta invece tante ionizzazioni quanti sono gli atomi di idrogeno contenuti nella sua molecola. L'acido carbonico, ad esempio, può dare due ionizzazioni: H2CO3 + H2O→ H+acq + HCO3-acq HCO3- + H2O→ H+acq + CO32-acq Naturalmente è possibile scrivere l'intera ionizzazione in forma sintetica: H2CO3 + H2O → 2H+acq + CO32-acq Un acido si dice forte quando in soluzione acquosa è molto o completamente dissociato in anioni e ioni H+, un acido si dice debole quando la ionizzazione non è completa. La forza di un acido si può prevedere osservando il numero di atomi di idrogeno e di ossigeno presenti nella sua molecola. In generale, può ritenersi forte quando la differenza tra il numero di atomi di ossigeno ed il numero di atomi di idrogeno è uguale o maggiore di due, debole in caso contrario. Così mentre l'acido carbonico H2CO3 (3 - 2 = 1) è debole, l'acido nitrico HNO3 (3 - 1 = 2) è forte. 6.8 - I SALI I sali sono composti chimici che derivano dagli acidi per sostituzione di uno o più ioni H+ con cationi metallici. I sali sono composti che possono presentare solubilità diverse in acqua: alcuni sono molto solubili, altri poco solubili ma la frazione di un sale che si scioglie in acqua è comunque totalmente dissociata negli ioni che lo costituiscono. Per costruire la formula chimica di un sale è necessario: 1. procedere alla ionizzazione dell'acido, 2. sostituire agli ioni H+ il catione metallico, 3. scrivere gli opportuni indici, in modo da rendere neutra la molecola (si utilizzerà il nox del metallo come indice dell'anione e viceversa), 4. procedere alla eventuale semplificazione degli indici. 93 Esempio Esemplifichiamo la procedura costruendo il sale di sodio dell'acido cloridrico 1. ionizziamo l'acido cloridrico HCl → H+ + Cl2. lo ione sodio Na+ va a prendere il posto degli atomi di idrogeno Na Cl 3. il nox del sodio (+1) diventa l'indice dell'anione, mentre il nox dell'anione (-1) diventa l'indice del catione. Il sale di sodio dell’acido cloridrico sarà quindi NaCl Esempio Proviamo ora a costruire il sale di calcio dell'acido solforico 1. ionizziamo l'acido solforico H2SO4 → 2H+ + SO42- Il solfato di calcio CaSO4 è chiamato anche gesso. Fonte: Wikipedia 2. lo ione calcio Ca2+ va a prendere il posto degli atomi di idrogeno CaSO4 3. il nox del calcio (+2) diventa l'indice dell'anione, mentre il nox dell'anione (-2) diventa l'indice del catione. Ca2(SO4)2 4. si procede quindi alla semplificazione CaSO4 Il sale di calcio dell’acido solforico sarà quindi CaSO4 I sali si possono formare sia utilizzando un anione proveniente da un acido completamente dissociato, ed in tal caso sono detti sali neutri, sia da un acido parzialmente dissociato. In tal caso l'anione possiede ancora atomi di idrogeno nella sua molecola e il sale che si forma è detto sale acido. Esempio Ad esempio l'acido ortofosforico può formare tre tipi di sali utilizzando gli anioni provenienti dalle tre ionizzazioni successive H3PO4 → H+ + H2PO4- anione biacido H2PO4- → H+ + HPO42- HPO42- → H+ + PO43- anione monoacido anione neutro Se vogliamo costruire i tre sali di alluminio utilizzando i tre anioni, sapendo che Al ha nox + 3 La fluorite è un minerale formato da fluoruro di calcio CaF. Fonte: Wikipedia 94 Al(H2PO4)3 Al2(HPO4)3 Al3(PO4)3 sale biacido sale monoacido sale neutro Nella Nomenclatura Tradizionale i nomi dei sali derivano dagli anioni derivanti dalle possibili ionizzazioni degli acidi corrispondenti, ai quali si devono cambiare le desinenze, secondo lo schema seguente: - IDRICO ▶ - URO - OSO - ICO ▶ ▶ - ITO - ATO ed aggiungendo il nome del metallo con l’uso del suffisso –oso oppure – ico se il metallo stesso ha diversi nox: in particolare nox minore (suffisso –oso) nox maggiore (suffisso –ico) NaCl L’anione Cl- deriva dall’acido Cloridrico, quindi è chiamato Cloruro: il sale si chiamerà Cloruro di sodio Esempi FeCl2 L’anione Cl- deriva dall’acido Cloridrico, quindi è chiamato Cloruro: il sale si chiamerà Cloruro Ferroso in quanto il Ferro ha nox +2 FeCl3 L’anione Cl- deriva dall’acido Cloridrico, quindi è chiamato Cloruro: il sale si chiamerà Cloruro Ferrico in quanto il Ferro ha nox +3 CaSO3 L’anione SO3-- deriva dall’acido Solforoso, quindi è chiamato Solfito: il sale si chiamerà Solfito di Calcio FeSO3 L’anione SO3-- deriva dall’acido Solforoso, quindi è chiamato Solfito: il sale si chiamerà Solfito Ferroso in quanto il Ferro ha nox +2 Fe2(SO3)3 L’anione SO3-- deriva dall’acido Solforoso, quindi è chiamato Solfito: il sale si chiamerà Solfito Ferrico in quanto il Ferro ha nox +3 K2CO3 L’anione CO3-- deriva dall’acido Carbonico, quindi è chiamato Carbonato: il sale si chiamerà Carbonato di Potassio SnCO3 L’anione CO3-- deriva dall’acido Carbonico, quindi è chiamato Carbonato: il sale si chiamerà Carbonato Stannoso; in quanto lo Stagno ha nox +2 95 Esempio Sn(CO3)2 L’anione CO3-- deriva dall’acido Carbonico, quindi è chiamato Carbonato: il sale si chiamerà Carbonato Stannico; in quanto lo Stagno ha nox +4 Secondo la Nomenclatura Ufficiale IUPAC i nomi dei sali si formano dagli anioni derivanti dalle possibili dissociazioni degli acidi corrispondenti cambiando le desinenze secondo lo schema seguente: ✴ si indica il numero di ossidazione del non- metallo ✴ si antepone, nel caso di Sali contenenti ossigeno, la parola “osso”preceduta dal prefisso (1 mono; 2 di; 3 tri; 4 tetra; 5 penta;6 esa; 7 epta) che indica il numero di ossigeni presenti ✴ si aggiunge il nome del metallo preceduto dal prefisso numerico che indica il numero di metalli presenti con l’indicazione del nox dello stesso metallo. Esempi NaCl l’anione Cl- deriva dall’acido Cloridrico, quindi è chiamato Cloruro: il sale si chiamerà monoCloruro di sodio FeCl2 l’anione Cl- deriva dall’acido Cloridrico, quindi è chiamato Cloruro: il sale si chiamerà diCloruro di Ferro (II) FeCl3 l’anione Cl- deriva dall’acido Cloridrico, quindi è chiamato Cloruro: il sale si chiamerà triCloruro di Ferro (3) CaSO4 l’anione SO4-- deriva dall’acido Solforico, quindi è chiamato Solfato: il sale si chiamerà triossoSolfato (4) di Calcio FeSO3 l’anione SO3-- deriva dall’acido Solforoso, quindi è chiamato Solfato: il sale si chiamerà triossoSolfato (IV) di Ferro (II) Fe2(SO4)3 l’anione SO4-- deriva dall’acido Solforico, quindi è chiamato Solfato: il sale si chiamerà triossoSolfato (IV) di diFerro (II) K2CO3 l’anione CO3-- deriva dall’acido Carbonico, quindi è chiamato Carbonato: il sale si chiamerà triossoCarbonato(4)di diPotassio 96 SnCO3 l’anione CO3-- deriva dall’acido Carbonico, quindi è chiamato Carbonato: il sale si chiamerà triossoCarbonato (4) di Stagno (2) Sn(CO3)2 l’anione CO3-- deriva dall’acido Carbonico, quindi è chiamato Carbonato: il sale si chiamerà triossoCarbonato (4) di Stagno (4) Per gli anioni non neutri (sali acidi in quanto non tutti gli atomi di Idrogeno sono stati allontanati dall’acido), derivanti da acidi poliprotici la loro nomenclatura sarà: Nomenclatura Tradizionale (che indicheremo con N.T.) Nomenclatura Ufficiale (IUPAC)(che indicheremo con N.U.) KHCO3 l’anione deriva dall’acido Carbonico: HCO3- Esempi IdrogenoCarbonato di Potassio (N.T.) triossoIdrogenoCarbonato (4) di Sodio(N.U.) Fe(HSO3)2 l’anione deriva dall’acido Solforoso: HSO3IdrogenoSolfito Ferroso (N.T.) monoIdrogenotriossoSolfato (4) di Ferro (2) (N.U.) Fe(H2PO4)3 anione derivante (dall’acido ortoFosforico)H2PO4 IdrogenoortoFosfatoFerrico (N.T.) diIdrogenotetraossoFosfato(5)di Ferro(3) (N.U.) Alcuni sali acidi utilizzano ancora la vecchia denominazione. Ad esempio il carbonato monoacido di sodio NaHCO3 è detto anche bicarbonato di sodio Il solfato ferroso FeSO4 (sopra) è un solido blu-verde inodore. E’ nocivo. Il solfato ferrico (sotto) Fe2(SO4)3 è un solido bruno-giallo, inodore. Fonte: Wikipedia 97 SINTESI 98 ESERCIZI DI FINE MODULO 1. Associare i prefissi con i numeri epta tetra mono deca esa tri di penta 2. Scrivere i nomi dei seguenti ossidi con la Nomenclatura Tradizionale e IUPAC Formula Nome Tradizionale Nome IUPAC Na2O CaO FeO Fe2O3 Al2O3 K2O CuO Cu2O 3. Dare il nome Tradizionale e IUPAC alle seguenti Anidridi Formula Nome Tradizionale Nome IUPAC SO2 SO3 Cl2O Cl2O3 Cl2O5 Cl2O7 CO CO2 N2O3 N2O5 As2O5 99 4. Associa i seguenti idrossidi con i relativi nomi. Formula Nome Tradizionale Nome IUPAC Pb(OH)2 Idrossido Rameoso diidrossido di Rame Fe(OH)2 Idrossido Ferrico monoidrossido di Rame Fe(OH)3 Idrossido Piomboso diidrossido di Rame CuOH Idrossido Rameico diidrossido di Piombo Cu(OH)2 Idrossido Ferroso diidrossido di Ferro 5. Dare il nome Tradizionale e IUPAC ai seguenti idracidi Formula Nome Tradizionale Nome IUPAC HCl HF HBr HI H2S 6. Associa i seguenti Acidi Ossigenati con il relativo nome attraverso o nome attraverso la nomenclatura universale (IUPAC) Formula Nome Tradizionale Nome IUPAC H2SiO3 acido Fosforico acido tetraossoFosforico(V) H2CO3 acido Solforico acido triossoSilicico (IV) H2SO4 acido Carbonico acido triossoCarbonico (IV) H3PO3 acido Nitrico acido triossoNitrico (V) H2SO3 acido Solforoso acido triossoSolforico (IV) H3PO4 acido Fosforoso acido triossoFosforico (III) HNO3 acido Nitroso acido diossoNitrico (III) HNO2 acido Silicico acido triossoSilicico (IV) 7. L'ossido di potassio, reagendo con l'acqua, forma: a. un sale b. una soluzione basica c. una soluzione acida d. potassio libero e. non avviene nessuna reazione 100 8. Negli ossiacidi inorganici: a. gli atomi di idrogeno acidi sono legati sempre all'atomo centrale b. gli atomi di idrogeno acidi presentano legami ionici con gli atomi di ossigeno c. gli atomi di idrogeno acidi sono legati in modo covalente agli atomi di ossigeno d. il legame tra idrogeno e ossigeno è un legame a ponte di idrogeno e. l'atomo centrale ha carattere spiccatamente metallico 9. Il nitrito ferrico si ottiene dalla reazione tra: a. acido nitrico + idrossido ferroso b. acido nitrico + idrossido ferrico c. acido nitroso + idrossido ferroso d. acido nitroso + ossido ferroso e. acido nitroso + idrossido ferrico 10. ESERCIZIO GUIDATO In ciascun enunciato c’è qualcosa di sbagliato. Indicare il nome o la formula corretti nome corretto formula corretta BaCl è detto cloruro di bario Il solfuro di sodio ha la formula (Na)2SO3 Il solfato di ferro (II) ha la formula Fe2(SO4)3 Il carbonato di cesio ha la formula Cs2(CO3) a) b) c) d) Risoluzione: La carica dello ione Ba2+ quindi dovrà essere neutralizzata da 2 ioni ClVi sono due errori. Lo ione sodio è monoatomico e quindi non richiede parentesi. Lo ione solfuro è S2-, non SO32- (detto “solfito”). La formula corretta è Na2S. I numeri in parentesi si riferisce alla carica dello ione, non al numero di ioni nella formula.. Fe2+ è il catione; è quindi necessario 1 ione SO42- per neutralizzare la sua carica. La formula corretta è FeSO4. Le parentesi non sono necessarie quando è presente soltanto una specie di ione poliatomico. La formula corretta è Cs2CO3. 11. Scrivere le formule per i nomi, o i nomi per le formule, dei seguenti acidi: Formula Nome Tradizionale Nome IUPAC acido clorico HF acido nitroso acido solforoso HBrO 101 12. Spiegare perché la seconda parte di ciascun enunciato è sbagliata e correggerla: CORREZIONE Il fosfato di Litio è (Li)4PO4 L’idrossido di alluminio è AlOH3 Mg(HCO3) è il carbonato di manganese(II) Cr(NO3)3 è il nitruro cromico(III) Ca(NO2)2 è il nitrato di cadmio 13. ESERCIZIO GUIDATO Determinare i nomi dei seguenti anioni e i nomi e le formule degli acidi da cui derivano: IONE NOME DELL’ANIONE FORMULA DELL’ACIDO BrIO3CNSO42NO2Risoluzione: a) L’anione è lo ione bromuro; l’acido è l’acido bromidrico HBr. b) L’anione è lo ione iodato; l’acido è l’acido iodico HIO3. c) L’anione è lo ione cianuro; l’acido è l’acido cianidrico HCN. d) L’anione è lo ione solfato; l’acido è l’acido solforico H2SO4. e) L’anione è lo ione nitrito; l’acido è l’acido nitroso HNO2 14. ESERCIZIO GUIDATO Rispondere alle seguenti domande: a) Qual è la formula del disolfuro di carbonio? b) Qual è il nome di PCl5? c) Si scrivano il nome e la formula del composto le cui molecole sono costituite da 2 atomi di N e da 4 atomi di O. Risoluzione: a) Il prefisso di- significa “due”. La formula è CS2. b) P è il simbolo del fosforo; ci sono 5 atomi di cloro, che sono indicati dal prefisso penta-. Il nome è pentacloruro di fosforo. c) L’azoto (N) è scritto per primo nella formula (numero del gruppo più basso). La formula del composto è N2O4; il nome è tetraossido di diazoto (ipoazotide). 102 15. Scrivere il nome o la formula: Formula Nome Tradizionale Nome IUPAC SO3 monossido di diazoto SiO2 anidride nitrica 16. ESERCIZIO GUIDATO Spiegare cosa c’è di sbagliato nel nome o nella formula nella seconda parte di ciascun enunciato e la si corregga: a) SF4 è il pentafluoruro di monozolfo. b) La formula dell’eptaossido di dicloro è Cl2O6. c) N2O3 è il diazotriossido. Risoluzione: a) Vi sono due errori. Il prefisso per “quattro” è tetra-, non penta-; il prefisso mono- non è necessario se c’è soltanto un atomo del primo elemento. Il nome corretto è tetrafluoruro di zolfo. b) Il prefisso epta- indica “sette”, non “sei”. La formula corretta è Cl2O7. c) È necessario il nome completo del primo elemento nella formula, che deve comparire per secondo nel nome del composto. Il nome corretto è triossido di diazoto. 17. Spiegare cosa c’è di sbagliato nella seconda parte dell’enunciato e correggerla: CORREZIONE S2Cl2 è il dicloruro disolforoso La formula del monossido di azoto è N2O BrCl3 è il bromuro di tricloro 18. Dare i nomi ai seguenti composti: Formula Nome Tradizionale Nome IUPAC CaS NaF AlBr3 Mg2C 103 19. Dare i nomi ai seguenti composti sia con il vecchio metodo sia con il sistema IUPAC: Formula Nome Tradizionale Nome IUPAC CrCl3 Mn2O3 Hg2Cl2 CuO SnO2 PbS P2O5 20. Dare il nome ai seguenti composti sia con il vecchio metodo sia con il sistema IUPAC: Formula Nome Tradizionale Nome IUPAC NaNO2 K3PO4 FeCO3 KMnO4 BaSO4 Fe2(CO3)3 21. Dare il nome ai seguenti composti sia con il vecchio metodo sia con il sistema IUPAC: Formula Nome Tradizionale SiO2 ClF3 XeF4 N2O5 22. Individuare la formula dell'acido ipocloroso: a) HClO b) HClO2 c) HClO3 d) HClO4 23. La formula NO3 rappresenta il composto: a) anidride nitrosa b) anidride nitrica c) ossido di azoto d) ossido di stagno 104 Nome IUPAC 24. Scrivere le formule o i nomi negli spazi bianchi: Formula Nome Tradizionale Nome IUPAC fosfato monosodico seleniuro di litio ioduro di sodio solfato cromico cianuro di nichel (II) ossido di manganese(III) solfuro stannico pentafluoruro di antimonio 25. Qual è la formula dell'idrossido mercuroso? 27. Individuare la formula errata fra le seguenti proposte a) Hg(OH) 2 a) Na3PO3 b) Hg(OH) b) Li2SO3 c) HgOH c) Hg2O d) Hg(OH)4 d) HCO3 26. Individuare l’acido piro 28. Individuare il sale che non esiste a) H3CO3 a) Carbonato acido di Sodio b) HBO2 b) Nitrito basico di Calcio c) H4P2O7 c) Solfuro acido di Calcio d) H3AsO4 d) Cloruro basico d’Argento 29. ESERCIZIO GUIDATO Determinare i nomi per le formule, o le formule per i nomi, dei seguenti composti: a) Fe(ClO4)2 b) Solfito di sodio c) Ba(OH)2 · 8H2O Risoluzione: a) ClO4- è lo ione perclorato; poiché ha carica -1, il catione deve essere Fe2+. Il nome è perclorato di ferro (2) oppure con nomenclatura ufficiale tetraossoClorato(7) di Ferro(2). (Il nome comune è perclorato ferroso). b) Lo ione sodio è Na+; lo ione solfito è SO32-. Perciò, 2 ioni Na+ neutralizzano 1 ione SO32-. La formula è Na2SO3. c) Ba2+ è lo ione bario; OH- è lo ione idrossido. In ciascuna unità formula vi sono 8 (octa- oppure otta-) molecole d’acqua. Il nome è idrossido di Bario octa oppure ottaidrato. 105 30. Scrivere le formule o i nomi negli spazi bianchi: Formula Nome Tradizionale Nome IUPAC nitrato di alluminio solfuro stannoso carbonato di potassio solfato cromico solfuro di molibdeno (IV) tricloruro di boro fosfuro di calcio cloruro di stagno (IV) tetraossosolfato (VI) di rame (II) triossocarbonato (IV) di ferro (II) triossocarbonato (IV) di ferro (II) triossosolfato (IV) di disodio diossoclorato (III) di potassio tetraossosolfato (IV) di di rame (I) Sn(BrO4)4 KClO CaCO3 Cu2SO4 Na2SO4 Sn(BrO)2 anidride nitrica carbonato di calcio ossido mercurico perclorato di potassio diidrossido di magnesio (II) solfuro di stronzio (II) cloruro rameico 106 MODULO 7 - TRASFORMAZIONI CHIMICHE: REAZIONI CHIMICHE E BILANCIAMENTO 7.1 - LE REAZIONI CHIMICHE Nel capitolo riguardante la nomenclatura sono state viste alcune reazioni attraverso le quali è stata spiegata la formazioni dei composti della chimica inorganica. Lo scopo di questa trattazione è quello di classificare le reazioni e di capire esattamente il loro significato dal punto di vista qualitativo e quantitativo. È necessario innanzitutto fare delle precisazioni. 7.1.1 - Reagenti e prodotti Tutto quello che noi scriviamo utilizzando simboli alfabetici, numerici e grafici è solo una rappresentazione, definita equazione chimica, di quella che potrebbe essere una reazione chimica e quindi di una trasformazione reale che avviene in natura. Supponiamo di avere la seguente generica equazione chimica: (1) In questa equazione, le lettere A, B, C, D sono le formule chimiche delle sostanze che partecipano alla reazione. Le formule poste a sinistra della freccia - A e B - rappresentano i reagenti, mentre quelle a destra della freccia - C e D - rappresentano i prodotti della reazione. A, B, C e D ci danno informazioni sul tipo, ossia sulla qualità delle sostanze che partecipano alla reazione. Nella stessa equazione, i caratteri a, b, c, d si definiscono coefficienti stechiometrici. Si tratta di numeri, che ci danno informazioni sulla quantità delle sostanze coinvolte nella reazione. I caratteri a e b sono i coefficienti dei reagenti, mentre c e d sono i coefficienti dei prodotti. Questi numeri vengono ottenuti dal bilanciamento dell’equazione chimica, il percorso teso a far rispettare la “Legge di Lavoisier” sulla conservazione della massa. Prendiamo adesso in esame l’equazione chimica che descrive la reazione che porta alla formazione dell’anidride carbonica: (2) ! e proviamo a leggerla correttamente. Nell’equazione chimica (2) troviamo che un atomo di carbonio (C) reagisce (segno +) con una molecola di ossigeno (O2) per ottenere (freccia verso destra) una molecola di anidride carbonica (CO2). 107 Esercizio svolto n° 1 Leggere correttamente la seguente equazione chimica, già bilanciata: ! Soluzione Due molecole di azoto reagiscono con cinque molecole di ossigeno per ottenere due molecole di pentossido di diazoto (anidride nitrica). Esercizio svolto n° 2 Leggere correttamente la seguente equazione chimica già bilanciata: Soluzione Una “molecola” di idrossido di calcio reagisce con due molecole di acido cloridrico per dare una “molecola” di cloruro di calcio e due molecole di acqua. Nota bene. In questo esempio il termine molecola è posto tra virgolette per l’idrossido di calcio e il cloruro di calcio. Si tratta in entrambi i casi di sostanze ioniche. In questi casi a rigore non ha senso parlare di molecole: si utilizza questo termine solo per semplicità. Le lettere poste a pedice della formula indicano gli stati di aggregazione dei reagenti e dei prodotti. Quindi le lettere (g), (l), (s) e (aq) sono usate per indicare rispettivamente sostanze in fase gassosa, liquida, solida e in soluzione acquosa. 7.2 - CLASSIFICAZIONE DELLE REAZIONI CHIMICHE Una prima classificazione è basata sul fatto che nella trasformazione dei reagenti in prodotti il numero di ossidazione degli atomi coinvolti possa variare o meno. Vi sono quindi due categorie generali di reazioni chimiche: ✓ reazioni senza trasferimento di elettroni - in questi casi il numero di ossidazione degli elementi nel passaggio da reagenti a prodotti non varia; le equazioni chimiche di questo tipo di reazioni vengono generalmente bilanciate conteggiando solo gli atomi e cioè rendendo uguale il numero di atomi di ciascun elemento tra reagenti e prodotti. ✓ reazioni con trasferimento di elettroni, dette anche reazioni di ossidoriduzione o redox - in questi casi il numero di ossidazione degli elementi nel passaggio da reagenti a prodotti varia; il processo di bilanciamento per questo tipo di reazioni è più complesso e sarà oggetto di una trattazione successiva. Le reazioni chimiche, possono essere classificate in: 1. reazioni di sintesi, 1. reazioni di decomposizione, 2. reazioni di scambio semplice, 3. reazioni di doppio scambio. 108 Nelle reazioni sotto riportate a titolo di esempio sono visibili delle frecce rivolte verso l’alto, che stanno ad indicare la formazione di composti gassosi, o frecce rivolte verso il basso, che indicano la formazione di sostanze solide che si depositano in fondo al recipiente di reazione, in termini tecnici, la formazione di un precipitato solido. 7.2.1 - Reazioni di sintesi Sono dei processi mediante i quali due o più sostanze, elementari o composte, reagiscono tra loro per dare un solo composto finale, chiamato il prodotto di reazione. Lo schema generale è rappresentato qui sotto: ! Esempi di reazione di sintesi Reazione di sintesi dell’acqua: 2H 2(g) + O 2(g) →2H 2O(l) Esempi due molecole di idrogeno (stato aeriforme) e una molecola di ossigeno (stato aeriforme) reagiscono tra loro e formano due molecole di acqua (stato liquido). Reazione di sintesi dell’anidride solforosa: ! un’atomo di zolfo (stato solido) e una molecola di ossigeno (stato aeriforme) reagiscono tra loro e formano una molecola di anidride (stato aeriforme). Reazione di sintesi dell’ossido di sodio: quattro atomi di sodio (stato solido) e una molecola di ossigeno (stato aeriforme) reagiscono tra loro e formano due “molecole” di ossido di sodio (stato solido). Reazione di sintesi del cloruro d’ammonio: una molecola di ammoniaca (stato aeriforme) e una molecola di acido cloridrico (stato aeriforme) reagiscono tra loro e formano una “molecola” di cloruro di ammonio (stato solido). 7.2.2 - Reazioni di decomposizione Sono dei processi mediante i quali partendo da una sola sostanza composta si ottengono sostanze più semplici, elementari o composte. Sono l’inverso delle reazioni di sintesi. Lo schema generale è il seguente: ! Il cloruro d’ammonio (sopra) è un solido cristallino bianco dal sapore piccante. Esso viene prodotto per reazione tra ammoniaca e acido cloridrico, due sostanze aeriformi o liquide molto volatili e incolori. Fonte: Wikipedia 109 Esempio Esempi di reazione di decomposizione Reazione di decomposizione dell’ossido mercurico: una “molecola” di ossido mercurico (stato solido) si decompone in due atomi di mercurio metallico (stato liquido) e una molecola di ossigeno (stato aeriforme). Reazione di decomposizione del perossido di idrogeno: una molecola di perossido di idrogeno (stato liquido) si decompone in 2 atomi di mercurio e una molecola di ossigeno. Il Mercurio, è un metallo pesante, liquido a temperatura ambiente. Fonte: Wikipedia ! Reazione di decomposizione del carbonato di calcio: una “molecola” di carbonato di calcio (stato solido) si decompone in una “molecola” di ossido di calcio (stato solido) e una molecola di anidride carbonica (stato aeriforme). 7.2.3 - Reazioni di scambio semplice o di spostamento Sono processi mediante i quali gli atomi un elemento contenuto in una sostanza vengono sostituiti da atomi di un altro elemento, secondo il seguente schema generale: ! Esempi Esempi di reazioni di scambio semplice Reazione di scambio semplice tra zinco e cadmio: Reazione di scambio semplice tra zinco e ferro: Reazione di scambio semplice tra ferro e idrogeno: Il cloruro di zinco è un solido bianco inodore. Fonte: Wikipedia ! Reazione di scambio semplice tra sodio e idrogeno: ! 110 7.2.4 - Reazioni di doppio scambio Sono dei processi mediante i quali partendo da due composti si realizza un doppio scambio tra gli ioni che costituiscono i composti stessi. Lo schema generale è il seguente: ! Esempi Esempi di reazioni di doppio scambio: Reazione di doppio scambio tra ferro e idrogeno: ! Reazione di doppio scambio tra potassio e piombo: Reazione di doppio scambio tra ferro e sodio: 7.3 - BILANCIAMENTO DELLE REAZIONI CHIMICHE In natura nel corso di una qualsiasi reazione chimica la massa complessiva si conserva e il numero e tipo di atomi non varia. Ciò che cambia è solo il tipo di sostanze. Se vogliamo che un’equazione chimica rappresenti in maniera corretta una reazione chimica, occorre procedere al già menzionato bilanciamento. Il bilanciamento consiste nel porre davanti alle formule di reagenti e prodotti nell’equazione chimica dei numeri, detti coefficienti stechiometrici, in grado di “far tornare i conti”, ossia di far sì che sia rispettata l’uguaglianza tra atomi di ciascun elemento tra reagenti e prodotti. In questa fase ci occuperemo, solo del bilanciamento di equazioni di reazioni non redox, ossia in cui non si ha variazione del numero di ossidazione degli elementi. Va sottolineato che nel bilanciamento delle reazioni in cui non varia il nox degli elementi, poiché non esistono delle regole precise, riveste un ruolo molto importante l’esperienza, che può essere acquisita solo attraverso un’adeguata esercitazione. Vengono qui riportati degli esempi commentati di bilanciamento di reazioni. Esempio L’idrossido di calcio, calce idrata o ”spenta”, si utilizza in edilizia per produrre malte, intonaci Fonte: Wikipedia 111 Esercizio svolto n° 3 Bilanciare la seguente equazione chimica: ! SUGGERIMENTO Guardando l’equazione, vediamo che a destra, tra i prodotti, ci sono due atomi di cloro nella formula del cloruro di calcio che vanno bilanciati aggiungendo il coefficiente 2 prima della formula dell’acido cloridrico che si trova a sinistra, tra i reagenti. L’equazione diventa: Esempio Il calcio risulta bilanciato ma non sono bilanciati né gli atomi di ossigeno né quelli di idrogeno. In particolare, troviamo quattro atomi di idrogeno tra i reagenti e due tra i prodotti per cui, anteponendo il coefficiente 2 alla formula dell’acqua, questi risultano bilanciati. L’equazione diventa ! Possiamo ora facilmente verificare che, con quest’ultima operazione, risultano bilanciati anche gli atomi di ossigeno. Due indicazioni: 1. nel bilanciamento, conviene sempre partire da un metallo o da un non metallo e lasciare il bilanciamento di idrogeno e ossigeno, se presenti, alla fine; 2. è importante sottolineare che i coefficienti vanno inseriti prima delle formule e non dentro le formule: l’introduzione di numeri all’interno della formula chimica ne provocherebbe l’alterazione e quindi farebbe cambiare l’informazione quantitativa che la formula stessa ci fornisce. Esercizio svolto n° 4 Bilanciare la seguente equazione chimica: ! Si parte dal bilanciamento degli atomi di berillio, anteponendo il coefficiente 3 alla formula del suo idrossido Successivamente si bilancia il fosforo, anteponendo il coefficiente 2 alla formula dell’acido ortofosforico ! 112 Gli atomi di ossigeno tra i reagenti sono adesso 14, mentre tra i prodotti, escluso l’atomo di ossigeno contenuto nell’acqua essi sono solo 8. Gli atomi di ossigeno si bilanciano anteponendo il coefficiente 6 alla formula dell’acqua Esempio Andando ora a verificare il numero di atomi di idrogeno nei reagenti si vede che questo è uguale al numero di atomi di idrogeno nei prodotti. L’equazione è dunque bilanciata. Esercizio svolto n° 5 Bilanciare la seguente equazione chimica: Quello che qui osserviamo è che a sinistra (tra i reagenti) abbiamo un atomo di calcio così come a destra (tra i prodotti), mentre è l’ossigeno ad essere sbilanciato in quanto a sinistra troviamo due atomi mentre a destra ce n’è solo uno. Proviamo a bilanciare l’ossigeno mettendo il coefficiente 2 prima della formula dell’ossido di calcio Abbiamo bilanciato l’ossigeno, ma sbilanciato il calcio e, quindi, per rimediare, mettiamo il coefficiente 2 prima della formula del calcio ! C’è da sottolineare che è stato possibile bilanciare agevolmente anche questa equazione, pur trattandosi dell’equazione di una reazione redox. 7.4 - LA MOLE Uno dei problemi che il chimico ha dovuto affrontare (ma che è stato risolto da tempo efficacemente) è stato quello di conoscere le quantità pesabili di sostanze che reagiscono e che si formano in una reazione. Prendiamo in esame l’equazione della reazione che porta alla formazione dell’acqua, opportunamente bilanciata: Esempio (3) Per quanto detto precedentemente, vediamo che 2 molecole di idrogeno reagiscono con una molecola di ossigeno per ottenere 2 molecole di acqua. Ma sappiamo anche che molecole e atomi sono entità troppo piccole per poter essere pesate con bilance analitiche anche se molto sensibili. 113 Quindi la strada migliore è quella di pesare quantità di sostanza conoscendo il numero esatto di atomi o molecole che questa contiene. Esaminiamo ora la tabella seguente: ! 2 1 2 4 2 4 100 50 100 2N N 2N I numeri in tabella indicano dei rapporti stechiometrici tutti validi tra reagenti e tra reagenti e prodotti. Ma cosa rappresenta il numero N che troviamo nell’ultima riga? N, intanto, potrebbe essere un numero qualsiasi e per qualsiasi valore di questo i rapporti stechiometrici sarebbero sempre e comunque rispettati perché preceduti dai coefficienti stechiometrici originari. Tutto ciò e assolutamente in accordo con la Legge di Avogadro secondo la quale Volumi uguali di gas diversi nelle stesse condizioni di temperatura e di pressione contengono lo stesso numero di particelle”. Infatti, se supponiamo che N sia il numero di molecole contenute in un certo volume di gas, allora possiamo facilmente constatare che i rapporti stechiometrici valgono, oltre che in termini di numero di molecole, anche come rapporti tra i volumi, misurati sempre nelle stesse condizioni di pressione e temperatura, dei reagenti in fase gassosa. Ma il numero N può rappresentare anche qualcos’altro !!! Supponiamo, per esempio, di voler calcolare il numero di atomi di carbonio contenuti in una massa di carbonio esattamente uguale alla sua massa atomica relativa, 12 uma. Poiché noi sappiamo che l’atomo di carbonio di numero di massa 12, possiede infatti 6 protoni, 6 neutroni e 6 elettroni, ed essendo la massa del protone circa uguale a quella del neutrone, pari a 1,6603 x 10-24 grammi (la massa degli elettroni è trascurabile rispetto alle altre due), possiamo concludere che la massa assoluta di un atomo di carbonio 12 sarà circa uguale a: 114 Se vogliamo ora calcolare il numero di atomi di C contenuti in 12 grammi di sostanza basta semplicemente dividere la massa in esame (12 g) per la massa di ogni singolo atomo. Il numero di atomi di carbonio risulta quindi: ! Proviamo ora a ripetere lo stesso calcolo con l’idrogeno (H2), tenendo presente che la massa relativa di una molecola di idrogeno è di circa 2 uma. Per calcolare la massa assoluta della molecola di idrogeno prendiamo in considerazione solo la massa dei due protoni che costituiscono la molecola essendo sempre trascurabile la massa degli elettroni. La massa assoluta di una molecola di idrogeno sarà quindi: Da questa il numero di molecole di idrogeno contenute in 2 g risulta: Quello che osserviamo è che il numero di atomi contenuti in 12 g di carbonio è esattamente uguale al numero di molecole contenute in 2 g di idrogeno. Lo stesso risultato (6,023x1023) si ottiene ripetendo il calcolo per qualsiasi sostanza partendo da una massa numericamente uguale alla sua massa atomica o molecolare relativa. Questo numero particolare si definisce Numero di Avogadro Il Numero di Avogadro è stato determinato attraverso vari metodi sperimentali e gli è stato assegnato il valore di . Generalizzando possiamo quindi affermare che Se si considera una quantità espressa in grammi di una qualsiasi sostanza pura numericamente uguale al valore della sua massa relativa, il numero di atomi o molecole contenute è costante e prende il nome di Numero di Avogadro (N0) 115 Il numero di Avogadro rappresenta il numero di entità contenute in quella che nel Sistema Internazionale costituisce l’unità di misura della quantità di materia: la mole. 7.4.1 - Definizione di mole La mole è una grandezza fondamentale nel S.I.) Una MOLE è una quantità di materia ✓ che ha una massa numericamente uguale alla massa atomica o molecolare relativa, espressa però in grammi ✓ che contiene al un Numero di Avogadro 6,022x1023 di particelle Le particelle possono essere atomi o molecole, ma anche ioni o elettroni; l’importante è che siano tutte della stessa natura. Esempi Vediamo ora alcuni esempi: 1. Una mole di ossigeno molecolare - O2 - contiene 6,022x1023 molecole. Una mole di ossigeno pesa 32 grammi, poiché una molecola ha massa pari a 32 uma. 2. Una mole di calcio Ca contiene 6,022x1023 atomi. Una mole di calcio pesa 40 grammi, poiché un atomo ha massa pari a 40 uma. Esercizio svolto n°6 Calcolare il numero di moli presenti in 500 g di acqua. Per prima cosa dobbiamo valutare la massa molecolare dell’acqua. Nella Tavola Periodica troviamo che la massa atomica relativa dell’idrogeno (arrotondata per difetto) è 1 uma e la massa atomica relativa dell’ossigeno è 16 uma. La massa molecolare dell’acqua risulta quindi: 1 uma x 2 + 16 uma = 18 uma essendo l’acqua composta da due atomi di idrogeno e un atomo di ossigeno. Pertanto, in ragione di quanto descritto nella parte teorica, la massa di una mole di acqua è pari a 18 g. Quindi, la massa molare dell’acqua è 18 g/mol. Proviamo ora a impostare una semplice proporzione: Il risultato si ottiene svolgendo il seguente calcolo: 116 La determinazione del numero di moli può essere agevolato introducendo una formula, derivante direttamente dalla proporzione dell’esempio precedente: ! (5) Dove n è il numero di moli, m è la massa della quale dobbiamo calcolare le moli ed MM è la massa molare della sostanza in esame. Risulta chiaro, che se volessimo calcolare la massa corrispondente ad un certo numero di moli di una sostanza, potremmo applicare la formula inversa: ! (6) Discorso analogo può essere fatto anche per il calcolo della massa molare conoscendo la massa della sostanza e il numero di moli corrispondenti: (7) ! Esercizio svolto n°7 Calcolare la massa e il numero di molecole di HCl corrispondenti a 2,5 moli. Soluzione 1. calcolare la massa di una mole di HCl: andando a guardare in tabella troviamo per l’idrogeno (H) il valore 1 uma e per il cloro (Cl) il valore 35.45 uma. Quindi la massa molare (MM) del HCl sarà la seguente: MM = (1+35.45) g/mol e cioè 36.45 g/mol. 2. calcolare la massa di 2,5 moli di HCl: applicando la formula (6) si ottiene: m(g) = n (mol)xMM(g/m) = 2,5 mol x 35,45 g/mol = 91,12 g Quindi la massa di 2,5 moli di HCl è di 91,13 g. 3. calcolare il numero di molecole: per il calcolo del numero di molecole, sapendo che ogni mole ne contiene 6,022x1023 basta effettuare la seguente operazione: Esempio Esercizio svolto n°8 Calcolare la massa corrispondente a 1,2x10-2 moli di CO2. Soluzione 1. la massa molare della CO2 è: MM=(12 + 16 x 2) g/mol= 44 g/mol Esempio 117 2. applicando la formula (6) si ottiene: ! La massa di 1,2x10-2 moli di CO2 è dunque pari a 0,53 g. Esempio Esercizio svolto n°9 Calcolare il numero di moli corrispondenti a 1400 g di glucosio (C6H12O6). Soluzione 1. La massa molare del glucosio è la seguente: MM(g/mol)=(12 x 6 + 1 x 12 + 16 x 6)(g/mol)=180(g/mol) 2. Il numero di moli sarà quindi pari a: ! 7.5 - LA STECHIOMETRIA Quale è l’utilità pratica derivante dall’utilizzo della mole? Una prima applicazione è la derivazione della formula minima di una sostanza e successivamente, conoscendone la massa molecolare, anche della formula bruta, partendo dalla percentuale in massa dei diversi elementi che costituiscono un composto. La formula minima di un composto indica quali sono gli elementi i cui atomi formano il composto e il rapporto numerico tra gli stessi.. La formula bruta di un composto indica invece quali sono gli elementi i cui atomi formano il composto, ma anche il rapporto numerico tra gli atomi di ciascun elemento che formano la sostanza Esempio 118 Esercizio svolto n°10 Trovare la formula minima e la formula bruta di un composto con PF=180 uma che ha dato all’analisi elementare la seguente composizione: C 40 %, H 6,7 %, O 53,3 %. Soluzione Prendendo, per esempio, 100 g di sostanza le percentuali rappresentano la massa di ciascun elemento all’interno della stessa. Si possono quindi calcolare le moli corrispondenti: ! Per trovare la formula minima, ossia il rapporto in moli tra gli atomi dei diversi elementi, si divide per il numero di moli con valore minore (in questo caso 3,33): ! La formula minima risultante della sostanza è quindi: CH2O. Per trovare la formula bruta, si calcola la massa molare di una mole di sostanza, supponendo che la formula bruta sia esattamente uguale alla sua formula minima: ! Ci si accorge, invece, che il valore della massa molare così calcolata è diverso del valore vero e quindi si può calcolare il numero di volte che la massa molare della formula minima è contenuta nella massa molare della formula vera: ! Per ottenere quindi la formula bruta bisognerà moltiplicare i coefficienti della formula minima per 6. La formula bruta risultante è: C6H12O6 (corrisponde alla formula di un monosaccaride, per esempio il glucosio). L’utilità dell’introduzione di questa grandezza è evidente poiché adesso si può operare con quantità pesabili di materia e sapere esattamente quante particelle, atomi, molecole, ioni, sono in questa contenute. 119 Esempio Riproponiamo ora la reazione di formazione dell’acqua. ! 2 1 2 4 2 4 100 50 100 2N N 2N Se immaginiamo che N sia esattamente uguale al numero di Avogadro (N0), poiché questo rappresenta il numero di molecole contenute in una mole, allora la reazione può anche essere letta nel seguente modo: due moli di idrogeno reagiscono con una mole di ossigeno per ottenere due moli di acqua. Le equazioni chimiche, opportunamente bilanciate con i coefficienti stechiometrici, possono essere lette in termini di moli. NOTA BENE: è errato, invece, leggerle in termini di grammi. Sapendo che le moli possono essere agevolmente convertite in grammi, a questo punto possiamo senz’altro affermare che ! 4 grammi di idrogeno (massa di 2 moli di idrogeno) reagiscono con 32 grammi di ossigeno (massa di una mole di ossigeno) per ottenere 36 grammi di acqua Esempio Esercizio svolto n°11 Calcolare la massa di cloro che reagisce con 25 g di idrogeno e la massa di acido cloridrico che si forma. Soluzione La reazione chimica bilanciata è la seguente: Il numero di moli di idrogeno è pari a: ! 120 Poiché il rapporto stechiometrico tra idrogeno e cloro è 1:1, allora il numero di moli richieste di cloro sarà esattamente uguale al numero di moli di idrogeno (12,5 moli). La massa di cloro che reagisce con 25 g di idrogeno sarà quindi: ! ! La massa di acido cloridrico che si forma si può calcolare sommando la massa dell’idrogeno e quella del cloro (essendoci un unico prodotto e nel rispetto della Legge di Lavoisier) oppure, tenendo conto del rapporto stechiometrico che intercorre tra idrogeno e acido cloridrico, attraverso una semplice proporzione: nella quale i primi termini dei due membri si riferiscono all’idrogeno mentre i secondi termini all’acido cloridrico. Risolvendo la proporzione si ha: La massa di acido cloridrico che si forma si ottiene usando la formula: ! La massa delle 25 moli di acido cloridrico è: Esercizio svolto n°12 Calcolare la massa di acido nitrico che reagisce con 5 g di nitrato ferroso e la massa di acqua prodotta nella seguente reazione già bilanciata: Esempio ! Soluzione Si determinano per prima cosa le moli di nitrato ferroso ! Si imposta e si risolve la proporzione per conoscere le moli di acido nitrico che reagiscono con le 2,78 x 10-2 moli di nitrato ferroso: il cui risultato è ! 121 Partendo dal numero di moli così ottenuto, si determina il numero di grammi moltiplicando per la massa molare dell’acido nitrico: Lo stesso procedimento viene seguito per calcolare la quantità di nitrato ferrico, ossido di azoto e acqua che si formano. Si imposta e si risolve la proporzione per calcolare, per esempio, le moli di acqua partendo dalle moli di nitrato ferroso: risolvendo la proporzione si ottiene il numero di moli: e dal numero di moli si calcola la massa dell’acqua moltiplicando per la sua massa molare: ESERCIZIO Con lo stesso procedimento e con i dati usati nell’esercizio svolto n° 12 calcolare le moli e le masse di nitrato ferrico e di ossido di azoto che si formano dalla reazione e completare i campi vuoti della tabella seguente: ! ! ! moli reagite (mol) massa reagita (g) ! moli ottenute (mol) massa prodotta (g) Negli esempi precedenti si è visto come vengono calcolate le “giuste” quantità di sostanze che reagiscono tra loro nonché le quantità di prodotti che si formano dalla reazione. Risulta chiaro allora che i reagenti si consumano tutti e si trasformano completamente nei prodotti 122 Ciò può essere verificato applicando la legge di Lavoisier. Quando questo si verifica si dice che i reagenti sono stati messi in quantità stechiometrica. Utilizzando ora la reazione dell’esercizio svolto n° 11 vediamo cosa succede quando i reagenti sono posti in quantità non stechiometrica. Esercizio svolto n° 13 Partendo da 15 g di idrogeno e 25 g di cloro, calcolare le masse di queste sostanze che reagiscono e le masse dei prodotti che si formano secondo la seguente reazione già bilanciata: Esempio ! La prima operazione da fare è quella di trasformare le masse a nostra disposizione (15 g di idrogeno e 25 g di cloro) in numero di moli. Applicando la consueta formula si ha: Ora, tenendo conto del rapporto stechiometrico 1:1 tra idrogeno e cloro, si imposta e si risolve la proporzione per sapere quante moli di cloro sono richieste nella reazione da 7,5 moli di idrogeno 7,5 × 1 x = _______________ = 7,5(mol) 1 Il risultato ottenuto è ovvio visto il rapporto stechiometrico 1:1. Quindi 7,5 sono le moli di cloro, richieste per la reazione, da 7,5 moli di idrogeno. Le moli di cloro, invece, che noi abbiamo praticamente a disposizione sono solo 0,35 che risultano quindi insufficienti per reagire con tutte le moli di idrogeno. La quantità del cloro limita il consumo totale dell’idrogeno e per questo il cloro, in questo caso, si comporta come reagente limitante. L’altro reagente, e cioè l’idrogeno, è il reagente in eccesso. Il reagente limitante, consumandosi esso stesso completamente, limita la quantità che si consuma del reagente in eccesso. 123 Una volta stabilito quale è il reagente limitante (nel nostro caso il cloro) si calcola ora la quantità di idrogeno che reagisce con le 0,35 moli di cloro sempre attraverso la proporzione: Quindi per l’idrogeno sono 0,35 le moli che reagiscono e la parte rimanente calcolata come (moli iniziali – moli reagite) rimane come moli non reagite e cioè in eccesso. Le moli di prodotto che si formano si calcolano tenendo conto del rapporto stechiometrico tra il reagente limitante e il prodotto stesso e questo costituisce una regola generale. Il calcolo delle moli dei prodotti viene effettuato partendo dalle moli del reagente limitante. La tabella seguente è esplicativa di tutto quanto detto fino ad ora: H2 Cl2 moli iniziali (mol) 7,5 0,35 moli reagite (mol) 0,35 0,35 moli in eccesso (mol) 7,15 moli dei prodotti (mol) 124 0,70 massa iniziale (g) 15 24,85 massa reagita (g) 0,7 24,85 massa in eccesso (g) 14,30 massa dei prodotti (g) HCl 25,55 ESERCIZI DI FINE MODULO Esercizi sul bilanciamento delle equazioni chimiche 1. Bilanciare le seguenti equazioni chimiche: (nei risultati sono stati omessi alcuni dei coefficienti stechiometrici) Equazioni da bilanciare Risultato ! {R.: 1,..,1,2} ! {R.: 1,..,1,2} {R.: 1,1,1,..} ! {R.: 1,2,..,1} ! {R.:..,2,1} {R.: 2,..,1,2} {R.: 3,..,1,6} ! {R.: 1,1,..,2} {R.: 2,3,1,..} {R.: 1,..,2,1,1} ! {R.: 2,..,1,1} {R.: 1,..,2,1,2} 2. Completare e bilanciare le seguenti reazioni: ! ! ! 125 Esercizi sul numero di Avogadro e sulla mole 1. Calcolare il numero di atomi di ferro contenuti in 1,3x10-2 moli di ferro. 2. Calcolare il numero di molecole di acido bromidrico contenute in 8,7x102 moli dello stesso acido. 3. Calcolare quante sono le moli corrispondenti a 1,25x1019 molecole di cloro. 4. Calcolare il numero di moli di idrossido di alluminio corrispondenti ad una massa di 158 g. 5. Avendo a disposizione una massa di cloruro di calcio di 0,76 g, calcolare il numero di molecole in essa contenute e il numero di moli corrispondenti. 6. Determinare il numero di moli e la massa di 8,9x1022 molecole di acqua. 7. Quante sono le moli equivalenti a 120 g di una sostanza che ha peso molecolare 58,5 u.m.a.? 8. Determinare il numero di moli e il peso molecolare di un composto sapendo che 43,7 g del composto stesso contengono 4,5x1023 molecole. 9. Stabilire se contengono più molecole 18 g di acqua o 18 g di acqua ossigenata. 10. Calcolare la massa in kg di 9x1024 molecole di un composto con peso molecolare 238 uma. Esercizi sul calcolo della formula minima e della formula bruta (le percentuali sono tutte intese come percentuali in massa) 1. Dall’analisi elementare è risultato che un composto è costituito per il 38,6% da potassio, per il 13,9% da azoto e per la parte rimanente da ossigeno. Individuare la formula del composto. 2. Determinare la formula minima e la formula molecolare di un composto costituito dal 34,3% di sodio, dal 17,9% di carbonio e dal 47,8% di ossigeno sapendo che il suo peso molecolare è di 134 uma. 3. Determinare la formula minima e la formula molecolare del composto costituito dal 30,4% di azoto e dal 69,6% di ossigeno sapendo che il suo peso molecolare è di 92 uma. 4. Determinare la formula molecolare del composto costituito dal 13,1% di litio, dal 46,9% di arsenico e dal 40,0% di ossigeno. 5. Le percentuali in massa degli elementi in un composto sono le seguenti: idrogeno 1,18%, cloro 42,01%, ossigeno 56,81%. Stabilire a quale tra gli ossiacidi del cloro corrisponde questa composizione. 6. Calcolare la percentuale in massa degli elementi presenti nelle molecole di: acido solforico, nitrato di calcio, fosfato ferroso, clorato di magnesio, bicarbonato di sodio. . 126 Esercizi sui rapporti stechiometrici 1. Nella sintesi dell’ammoniaca sotto riportata: partendo da 10 g di azoto calcolare la massa di idrogeno che occorre per la reazione e la massa di ammoniaca che si forma. 2. Per la seguente reazione (da bilanciare): ! calcolare la massa di acido solfidrico che reagisce con 0,25 g di idrossido di ferro. Calcolare, inoltre, le masse di solfuro ferrico e di acqua che si formano. 3. Bilanciare la seguente reazione: HClO4 + Mg(OH) 2 → Mg(ClO4 ) 2 + H 2O e determinare reagente limitante, reagente in eccesso, le masse di perclorato di magnesio e di acqua che si formano ponendo a reagire 150 g di acido perclorico con 127 g di idrossido di magnesio. € 4. Per la seguente reazione (già bilanciata): ponendo a reagire 25 g di permanganato di potassio con 100 g di solfato ferroso e acido solforico in eccesso determinare il reagente limitante, il reagente in eccesso e le masse di tutti i prodotti che si formano. 5. Calcolare le masse di acido nitrico e di idrossido di bario che reagiscono tra loro per ottenere 128 g di nitrato di bario. Calcolare, inoltre, la massa di acqua che si forma dalla reazione. 6. Facendo reagire del carbonato di calcio con 1,7 moli di acido cloridrico si sviluppano 22 g di anidride carbonica e si producono, inoltre, acqua e cloruro di calcio. Scrivere correttamente la reazione, calcolare la quantità di carbonato di calcio reagito e la quantità in eccesso di acido cloridrico. 7. 0,7 g di idrossido di sodio vengono fatti reagire con 2,9 g di acido solforico. Dopo aver scritto e bilanciato correttamente la reazione determinare le quantità dei prodotti ottenute e la quantità del reagente in eccesso. 127 PER RIPASSARE I TERMINI CHIAVE… 128 129 130 131