Il concetto di persona nelle teorie dell’inizio della vita
e la dignità dell’embrione
INTRODUZIONE
L’origine della vita ha sempre suscitato delle domande. Quando inizia la vita umana?
Come si forma la vita? Qualsiasi tentativo di definizione della persona umana (par. 1.1) deve
necessariamente indagare i primordi del suo generarsi come tale. Le scienze tutte sono chiamate a
porsi questo problema e a dare dei contenuti ai vari stadi della vita umana a partire dallo status
ontologico dell’embrione (par. 1). La sacralità della vita (par. 2) afferma la dignità
dell’embrione (par. 3) e non toglie alla vita incipiente i diritti di persona ( par. 4).
La bioetica, in quanto “studio sistematico della condotta umana nel campo delle scienze
della vita e della cura della salute alla luce di valori e di principi morali,”
1
implica e
presuppone necessariamente sul piano fondativo e giustificativo una riflessione filosofica,
antropologica e morale fino a poter dire che antropologia filosofica e filosofia morale si
coimplicano strutturalmente in bioetica. Non è possibile infatti fondare i principi e i valori che
orientano la condotta umana senza porsi la domanda: Cosa è l’uomo?, così come un’indagine
sull’uomo non può prescindere dal valore dell’essere umano e dall’indicazione dei criteri morali
dell’agire per la realizzazione piena dell’essere e delle potenzialità della persona.
1. IL PROBLEMA “EMBRIONE”
Uno dei problemi più rilevanti della bioetica è costituito dal cosiddetto status ontologico
dell’embrione: infatti, dai contenuti che si danno a tale nozione derivano conseguenze anche in
merito alla tutela giuridica che si ritiene giusto attribuire all’embrione. Per affrontare il
“problema embrione” è opportuno esaminare lo “status” biologico di esso, chiarendone i processi
di formazione e sviluppo per trattarne più concretamente il problema ontologico, e da qui arrivare
a chiarirne anche lo status giuridico. Domande di scottante attualità quali: l’embrione è persona?
Quali sono e quali dovrebbero essere i suoi diritti? Cosa concerne lo “status biologico”
dell’embrione? non possono essere accantonate o risolte sulla base di opinioni affrettate
personali.
L’avvento e il perfezionamento delle tecniche di fecondazione assistita, e quindi la
possibilità di poter operare nel campo delle prime fasi di sviluppo dell’essere umano, hanno
acuito la necessità di definire in maniera scientificamente esaustiva le varie fasi di questo
sviluppo, sia per tutelare l’individualità di un potenziale essere umano, sia per poter circoscrivere
le fasi in cui questa individualità non è ancora biologicamente presente e quindi sia eticamente
accettabile l’ipotesi di una ricerca scientifica, di un intervento terapeutico o eventualmente
1
W. I. REICH (ed.), Enciclopedia di Bioetica, The Free Press, New York 1978, vol. I. p. XIX.
abortivo. Uno dei problemi che l’embriologia moderna si pone riguarda i meccanismi che
determinano il destino delle prime cellule dell’embrione. Secondo molti studiosi le ricerche sul
destino delle cellule embrionali possono aiutare a capire in quale momento l’embrione possa
essere considerato un individuo, consentendo di rileggere una serie di punti di vista etici in una
prospettiva biologica.2
Al giorno d’oggi la realtà del concepimento umano, considerata dal punto di vista
scientifico, non è più un mistero. Pur rimanendo, come accade in ogni conquista del sapere,
ancora molto da comprendere e da ricercare, le osservazioni raccolte fino ad oggi ci forniscono
un materiale di discussione più che sufficiente. A partire dall’oggettività di tali dati scientifici
però si sviluppano linee di pensiero che divergono in maniera sostanziale circa il riconoscimento
della identità individuale dell’embrione.
1.1. IL CONCETTO DI PERSONA
Boezio definì la persona: “Una sostanza individuale di natura ragionevole (naturae
rationalis individua sostantia)”.
3
Con tale definizione il termine “persona” acquisisce una
essenziale caratteristica: il riferimento alla natura razionale. Una persona, infatti, non è solo
natura, non è solo sostanza, non è solo individuo: a questi tre elementi colti dal pensiero cristiano
prima di Boezio, occorre aggiungere la “differenza specifica” che definisce la persona rispetto a
qualsiasi altri ente, sia esso sostanza o accidente: la razionalità. Sulla base dell’approfondimento
di questo concetto la persona è un ente reale, una sussistenza particolare, concretizzata
nell’individuo singolo. La sussistenza indica l’esistere della persona in sé e per sé in virtù del
proprio atto di essere; l’individuazione si riferisce alla unicità e irripetibilità della persona umana,
distinta dalle altre persone grazie alla corporeità che consente la materializzazione della forma,
l’esistenzializzazione dell’essenza e l’incarnazione dello spirito; la corporeità è il principio di
individuazione e di differenziazione della sostanza che si manifesta secondo le coordinate spaziotemporali. L’ulteriore specificazione della persona umana nel contesto ontologico tomista: la
“natura ragionevole”, per cui l’uomo è essere dotato di ragione, facoltà intellettiva che gli
consente di astrarre, universalizzare, progettare e dare significato alle cose, ha dato origine a
molte ambiguità. Ci si è chiesti: la razionalità va intesa come capacità di esercizio attuale o come
attributo che connota la sostanzialità della persona? Nella prima ipotesi si esclude dal
riconoscimento della dignità di persona ogni soggetto che non esercita attualmente il raziocinio:
non sarebbero persone i dormienti, gli ubriachi, gli handicappati mentali, gli anziani, ma
nemmeno gli embrioni. Se, al contrario, la ragione indica l’attributo appartenente alla natura
2
C. FLAMIGNI, Nuove acquisizioni in embriologia: lo sviluppo della struttura embrionale in: Quale
statuto per l’embrione umano. Problemi e prospettive, Politeia MILANO 1991, pgg 16-17.
3
BOEZIO, De Persona et duabus naturis, cap. 3; PL, 64,1343.
umana, ogni soggetto anche non esercitante attualmente la funzionalità celebrale neurologicosinaptica, è persona in quanto sostanza individua dotata per natura di ragionevolezza.
La fondazione ontologica del concetto di persona consente il riconoscimento di una
trascendenza che garantisce all’essere umano il rispetto in ogni manifestazione della vita fisica
contro ogni tentativo filosofico-antropologico riduzionistico. Tuttavia dopo l’apice raggiunto con
Tommaso, si è assistito al declino moderno della nozione di persona. Il riconoscimento
ontologico del carattere sostanziale della persona si indebolisce sino ad essere negato sia nelle
correnti di pensiero di indirizzo razionalistico che di indirizzo empiristico.
L’unità individuale della persona umana, nella sua composizione psicofisica di anima e
corpo, dove l’anima deve essere intesa come “forma sostanziale” della materia che costituisce il
corpo umano, implica immediatamente un altro problema, che permette di chiarire se l’embrione
è o meno persona: la creazione dell’anima.
Se l’anima è forma sostanziale dell’individuo, è chiaro che non appena l’individuo
umano manifesta le prime caratteristiche di umanità, già in senso biologico, si deve parlare di
presenza in esso della sua forma sostanziale, della forma che organizza, distingue, attualizza la
sua materia. Da questo punto di vista esistono due problemi storici e teoretici circa il “quando” di
questa creazione dell’anima umana. Alla luce della biologia contemporanea il ragionamento
metafisico che portava Tommaso a propendere per l’ominizzazione successiva all’atto del
concepimento dell’embrione ci consente di affermare la dottrina dell’animazione simultanea da
parte di Dio all’atto del concepimento. Infatti la scoperta del corredo genetico tipicamente umano
anche nella prima cellula fecondata dimostra che l’embrione, vivendo fin dal primo istante una
vita tipicamente umana, è dotato di una forma sostanziale umana, anche se per poter eseguire
operazioni tipicamente umane, quali quelle del pensiero logico e dell’azione consapevole,
bisognerà attendere molto tempo: non solo il tempo della gestazione e della nascita, necessari per
lo sviluppo completo degli organi del corpo umano, ma, sulle indicazioni della psicologia dell’età
evolutiva, il tempo in cui il bambino comincia a divenire responsabile delle proprie azioni intorno al settimo anno di età- e capace di pensiero logico-formale astratto -dopo il dodicesimo
anno di età.
Come nessuno osa negare l’attributo metafisico di persona umana al bambino anche
prima di divenire capace di atti di deliberazione e di pensiero consapevoli, prima cioè che sia
capace di aver sviluppato una personalità psicologica davvero autonoma, così nessuno dovrebbe
negare un simile attributo all’embrione nei diversi stadi del suo sviluppo a cominciare dai
primissimi.
Anche se la presenza di un’anima spirituale non può essere rilevata dall’osservazione di
nessun dato sperimentale, sono le stesse conclusioni della scienza sull’embrione umano a fornire
«un’indicazione preziosa per discernere razionalmente una presenza personale fin da questo
primo comparire di una vita umana: come un individuo umano non sarebbe una persona
umana?». 4
È proprio nel concetto di persona l’argomentazione adeguata circa la dignità
dell’embrione e la necessità della sua tutela in tutte le fasi dello sviluppo. Dice la Chiesa nella
Evangelium Vitae al n. 44: «Come pensare che anche un solo momento di questo meraviglioso
processo dello sgorgare della vita possa essere sottratto all’opera sapiente e amorosa del
Creatore e lasciato in balia dell’arbitrio dell’uomo?» Anche nel momento che precede la nascita
la vita umana è sacra. L’uomo appartiene a Dio ab aeterno, è lui che lo forma e lo plasma, è lui
che lo ha pensato individualmente. Se questa chiamata all’esistenza risiede nella volontà di Dio
che tutto conosce, è facile pensare che nel progetto della persona siano tenuti da conto come
momenti di vita – e quindi sacri e inviolabili - anche quegli istanti che precedono e
accompagnano il concepimento.5
Il valore della persona fin dal suo concepimento si può ritrovare nell’incontro tra Maria
ed Elisabetta che è l’incontro anche dei due bambini. Sono loro che dal grembo materno rivelano
l’avvento dell’era messianica, nel grembo inizia ad operare la forza redentrice della presenza del
Figlio di Dio tra gli uomini.
6
E su questa linea possiamo ritenere fondamentale quanto il
Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2378 afferma riguardo ai figli nel matrimonio: «Il figlio
non è qualcosa di dovuto, ma un dono. Il «dono più grande del matrimonio» è una persona
umana. Il figlio non può essere considerato come oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe il
riconoscimento di un preteso «diritto al figlio». In questo campo, soltanto il figlio ha veri diritti:
quello “di essere il frutto dell’atto specifico dell'amore coniugale dei suoi genitori e anche il
diritto a essere rispettato come persona dal momento del suo concepimento”» 7
Da parte di alcuni filosofi e moralisti nonché di alcuni genetisti viene avanzata una
ulteriore distinzione per negare la dignità di persona all’embrione nei primissimi giorni di vita
prima dell’annidamento nell’utero materno che avviene di solito intorno al ventesimo giorno
dopo il concepimento. Se infatti grazie all’evidenza del corredo genetico è difficile negare di
“umanità” al prodotto del concepimento, esiste un problema legato al fatto se si possa parlare di
“individualità” autonoma di quel prodotto rispetto al corpo materno. Tale individualità è negata
in due sensi: 1. nel senso di una mancanza reale di autonomia rispetto al corpo materno: esso
viene visto piuttosto come una sorta di prodotto dell’azione dell’apparato generativo materno; 2.
nel senso di una mancanza di reale individualità, innanzitutto quantitativa,
4
8
del prodotto del
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Donum vitae, Istruzione circa il rispetto della
vita umana nascente e la dignità della procreazione (22 febbraio 1987), I, 1
5
Cfr EV 61.
6
Cfr EV 45.
7
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Donum vitae, o.c., II, 8.
8
Uno dei maggiori sostenitori della mancanza di individualità quantitativa dell’embrione, è Ford. Egli
infatti sostiene che - poiché non è possibile stabilire, nei primi quattordici giorni, se da uno zigote derivi o
meno un solo individuo - non si possa parlare dell’embrione come di una persona umana. Ramón Lucas
concepimento. Infatti nel periodo che va dal secondo all’ottavo giorno dopo il concepimento, è
possibile che da un unico zigote possano derivare, per varie cause, più gemelli detti appunto
monozigoti.
In definitiva alcuni tendono a definire l’embrione nei primi giorni di vita prima
dell’annidamento naturale nell’utero materno come un pre-embrione, una sorta di materiale
umano pre-individuale e dunque pre-personale, intendendo così avvallare, sia moralmente che
giuridicamente, la liceità di interventi non solo abortivi, ma anche di ingegneria genetica. Ora
affermare ciò è un falso scientifico enorme. Infatti “il corredo genetico di 46 cromosomi
garantisce l’identità umana dello zigote fin dal primo istante e la sua differenziazione individuale
rispetto all’organismo dei genitori. Inoltre lo zigote e l’embrione sono un prodotto che “si
progetta” e “si produce” ed è in grado di generare da se stesso l’informazione necessaria a
guidare adattivamente, finalisticamente, i passi dello sviluppo dell’organismo a cui appartiene.
Questo carattere “autopoietico” evidenzia l’autonomia individuale dello zigote rispetto al corpo
materno di cui è ospite”
9
, un’autonomia ovviamente relativa, non certo assoluta: ma quale
persona umana, anche dopo la nascita o i suoi primi anni di vita, può dirsi totalmente autonoma
rispetto al proprio ambiente, ai propri genitori e in particolare alla madre?
Riguardo al problema quantitativo cioè del numero di individui che deriveranno dallo
zigote, bisogna dire che, allo stadio attuale delle nostre nozioni scientifiche di bioetica, non è
possibile stabilirlo nei primissimi giorni di vita. Ciò non toglie il fatto che in futuro possa essere
dimostrato a livello scientifico e soprattutto che altre caratteristiche fondamentali dell’essere
personale umano siano già attribuibili ad esso: soprattutto quelle caratteristiche di essere indiviso
in se stesso e diviso rispetto ad altro da sé che definiscono la nozione di unità trascendentale alla
quale la nozione di individualità si riduce. Che poi a questa unità trascendentale dello zigote non
corrisponda in tutti i casi un’unità quantitativa di individui umani che da esso deriveranno, nulla
toglie al carattere di individualità sostanziale umana e quindi “personale” dello zigote rispetto al
corpo della madre, la quale dunque non può disporre a piacimento di esso, quindi avvallare che
altri - istituzioni mediche e/o scientifico-tecnologiche innanzi tutto - ne dispongano a piacimento.
Considerando quindi che nell’embrione è presente vita umana che manifesta un grado
evidente di autonomia, di autopoiesi rispetto agli organismi parentali e che come tale essa va
rispettata e difesa per se stessa poiché è per se stessa, nessuno, né i genitori, né alcun altra
istituzione statale o sociale, scientifica o tecnologica, ha potere di vita e di morte su di essa. Anzi
la sua stessa fragilità, che si manifesta proprio nella possibilità di manipolarla così radicalmente
Lucas invece afferma: «Ciò che succede nella gemellazione non è che un individuo si converta in due, ma
che da un individuo si origina un altro, senza perdere la propria individualità originaria… nella
gemellazione monozigotica non c’è rottura della continuità ontologica. Si può dire che il secondo
individuo si produce per riproduzione agamica» RAMÓN LUCAS LUCAS, Antropologia e problemi etici,
Ed. San Paolo, Milano 2001, p. 94.
9
BASTI G., Filosofia dell’uomo, ESD, Bologna 1995.
nei primi tempi della sua esistenza, esige moralmente e giuridicamente una tutela maggiore. La
liceità degli interventi di ingegneria genetica sulla vita umana nei primi passi del suo sorgere è
dunque limitata a tutto ciò che può aiutare o promuovere lo sviluppo di questa vita verso la sua
piena realizzazione di persona, per esempio l’intervento sul genoma per correggere
malformazioni e malattie ereditarie, ma non certo a distruggerla o stravolgerla per soddisfare
immorali esigenze parentali o sociali: si pensi all’assurdità di interventi eugenetici per favorire
certe caratteristiche del nascituro, o per la determinazione del sesso secondo il gusto dei genitori,
per l’eventuale clonazione di individui se e quando questa divenisse tecnicamente possibile anche
per organismi complessi quali quello umano.
2.
LA SACRALITÀ DELLA VITA UMANA
Al di là di ogni prospettiva filosofica o etica, la vita è il sommo bene dell’uomo, un bene
inalienabile, un valore assoluto, un dono che merita attenzione. Nessuno può darsela, ma
chiunque ne sia depositario è tenuto a gestirla responsabilmente. Secondo la visuale cristiana la
vita umana è sacra, perché dono di Dio. L’uomo la custodisce ed è invitato a donarla ancora procreando. Un dono che impegna il Donatore e chi lo riceve. Dio non può creare senza l’uomo, e
l’uomo non può generare senza Dio: un vincolo straordinario di scambio vitale.
L’idea che la vita possa essere semplicemente un ammasso di cellule è assai riduttiva del
significato profondo dell’esistenza. Tale concezione porta al deprezzamento, a considerazioni
utilitaristiche e strumentali, a oggettivazioni facilmente giustificabili. L’uomo, sentendosi
padrone assoluto della vita, la mercanteggia quasi fosse un investimento commerciale, e la
isterilisce ingabbiandola nella materialità.
La dinamica del dono invece fa sì che la vita si moltiplichi nella fecondità dell’amore.
Standoci alla base di ogni vita un atto di amore da parte di Dio, concretizzato nell’amore
coniugale, tutta la vita diventa un donarsi e un accogliersi, nella libertà e nella fedeltà al disegno
creativo.
La vita richiede impegno per la vita, propria e degli altri. Tutelare in tutte le sue forme
l’esistenza umana è l’esigenza primaria di chi sperimenta se stesso in ordine alla bellezza del
costruirsi. Quando l’uomo non è pensato come un valore assoluto, ci si smarrisce. E allora si cade
in vortici distruttivi che hanno ragion d’essere perché la vita non ha più senso.
2.1.
GLI INIZI DELLA VITA UMANA
La comprensione scientifica dei processi di concepimento e di formazione dell’embrione
ha aiutato la riflessione sulle origini della vita umana. Le oscurità che restano circa l’origine e lo
sviluppo dell’attività intellettiva e cosciente dell’embrione suscitano perplessità in vari campi.
Chiaramente non si può affrontare la questione solo da un punto di vista bio-medico; si
richiedono contributi alla filosofia, all’etica, alla teologia perché la visione sia completa.
Molte teorie si sono avanzate a riguardo. Sulla scorta di storiche opinioni culturali le
teorie tradizionali che parlavano di infusione dell’anima nascevano dall’interpretazione diffusa
sulla dualità della persona umana: corpo e anima stanno insieme nell’uomo in una relazione
conflittuale; essendo l’anima la forma del corpo, è essa che dà umanità alla persona; il corpo,
principio biologico e materiale, ha senso per la presenza dell’anima che ne è il principio vitale.
I teologi medievali tentarono di rispondere alla domanda sull’origine della vita umana.
Alberto Magno affermava che l’infusione dell’anima avveniva nel momento del concepimento
(animazione immediata), altri invece parlavano di una animazione ritardata o successiva al
concepimento. Tommaso d’Aquino riteneva che ci fosse un processo graduale circa l’infusione
dell’anima: al momento del concepimento si ha la fase vegetativa cui segue la fase animale,
infine quella umana, per cui l’infusione dell’anima immortale nella persona avveniva verso il
quarantesimo giorno del feto maschile e l’ottantesimo giorno del feto femminile. La differenza
temporale si basava sulla convinzione che la donna era maggiormente legata alla sfera
dell’animalità e quindi la seconda fase, quella in cui il feto aveva l’anima animale, sarebbe stata
più lunga rispetto al maschio. L’originalità di tale considerazione sta nel fatto che Tommaso
intuisce uno sviluppo e un progressivo perfezionamento dell’embrione umano. Chiaramente non
aveva conoscenze scientifiche tali da poter elaborare il suo pensiero in maniera più appropriata.
Attualmente le teorie animazioniste tipiche della tradizione filosofica e teologica lasciano
spazio alle teorie antropologiche che non accantonano gli elementi delle teorie precedenti ma li
integrano con i dati acquisiti dalle scienze bio-mediche. Non si parla più di corpo e anima, ma di
comprensione del come e del perché un ovulo fecondato possa dirsi persona. Il problema è
antropologico perché si affronta su base bio-medica e su base filosofico-teologica, non più da una
delle due singole prospettive.
- Una prima teoria antropologica riprende la tesi sostenuta da Alberto Magno
dell’animazione immediata, e afferma che la persona inizia a vivere nel momento della
fecondazione dell’ovulo quando cioè si determina il genotipo del nuovo essere con il suo DNA
unico e irripetibile, del tutto nuovo rispetto ai codici genetici dei genitori. La nuova entità,
l’embrione, possiede in sé la capacità di svilupparsi. Nella sua struttura infatti è scritto tutto
questo processo di auto-trascendenza, ed è un processo di tipo quantitativo perché tutto ciò che
l’uomo di domani sarà è in germe nell’embrione. A livello qualitativo invece è già uomo a tutti
gli effetti.
- L’obiezione fatta a questa teoria è che finché non si è compiuto il processo di meiosi
non si possa parlare di individuo, e quindi
di persona. Questo processo si conclude in
brevissimo tempo: si tratta di pochi giorni dopo il concepimento, quando nessuna donna può
sapere di essere incinta. Tale obiezione poggia sul fatto che il processo di meiosi può portare a
due individui uguali, due gemelli monozigoti. Chiaramente pur essendo uguali, sono due esseri
umani distinti, e pertanto non si può parlare di persona finché non si sia ultimato il processo di
divisione cellulare. Ciò non autorizza comunque a interrompere il processo vitale in corso. Per la
morale questo dinamismo che si è instaurato e che porterà l’ovulo fecondato ad annidarsi
nell’utero va tutelato. La selezione naturale degli ovuli fecondati ha una valenza diversa che la
soppressione volontaria dell’embrione. Pur non potendo ancora parlare di persona infatti siamo
sempre nel campo della formazione della vita umana.
M. Mori parla di pre-embrione per indicare il prodotto del concepimento fino al
quattordicesimo giorno. E confondendo i termini “individuo” della specie umana con “persona”
umana esclude che esso possa ritenersi persona. Sono molte le oscillazioni riguardo alla
fissazione del giorno a partire dal quale l’embrione debba considerarsi persona. Per Malherbe
sarebbe tra il sesto e il settimo giorno dopo il concepimento, altri autori fissano il termine al
quarantesimo giorno, legandolo allo sviluppo della corteccia cerebrale. Di fronte a tante
incertezze la posizione che elimina la possibilità di un errore è quella che vieta ogni
manipolazione terapeutica dell’embrione fin dal concepimento.
- Per molti il concetto di persona è legato all’attività razionale e cosciente. Sono diverse
le opinioni a riguardo: per qualcuno è un processo formativo che copre tutto il periodo della
gestazione. Scientificamente si può asserire che la struttura base della corteccia cerebrale
comincia a delinearsi tra il quindicesimo e il venticinquesimo giorno dal concepimento per
completarsi entro il quarantesimo giorno. Otto settimane dopo il concepimento si rileva
un’attività elettrica del cervello e verso la dodicesima settimana la struttura del cervello è
completa. Molti autori cattolici abbracciano questa teoria tra cui Rahner. Egli sostiene che non si
possa parlare di uomo in quelle fasi biologiche che vanno dalla fecondazione dell’ovulo allo
sviluppo dell’organismo dotato di un principio vitale spirituale. Una tale affermazione comunque
non offre la certezza morale su ciò che avviene prima di tale momento. Quindi al di là di ogni
teoria va ripetuto che non si può privare l’embrione del suo diritto fondamentale a svilupparsi
perché contiene già in sé il dinamismo di questo sviluppo finalizzato fin dal primo istante in
senso umano-personale.
- Un’ultima teoria opera una distinzione tra “vita umana” e “vita umanizzata”. L’accento
è posto sulla dimensione relazionale e sociale della persona umana. Secondo tale teoria la
persona è tale solo nella misura in cui si relaziona con gli altri. Il feto pertanto se ha vita umana
biologicamente non ha ancora vita umanizzata personale finché non è accolto, in primis dai
genitori. Qualora questi non lo accogliessero, sarebbe una vita umana non personalizzata.
Di fronte a tante teorie è lecito il sospetto che tanto interesse si sia sollevato per
legittimare in ogni caso l’aborto. Tutte le teorie antropologiche portano in sé dei frammenti di
verità. Infatti l’individualità, la razionalità, la socialità sono aspetti determinanti nella formazione
della persona umana ma non si può negare che essi siano scritti in quel codice genetico che è già
nell’ovulo fecondato. La voce della Chiesa resta la più limpida: «Dal momento in cui l’ovulo è
fecondato, si inaugura una nuova vita che non è quella del padre o della madre, ma di un nuovo
essere umano che si sviluppa per proprio conto. Non sarà mai reso umano se non lo è stato fin
da allora. A questa evidenza di sempre la scienza genetica moderna fornisce preziose conferme.
Essa ha mostrato come dal primo istante si trova fissato il programma di ciò che sarà questo
vivente: un uomo, quest’uomo-individuo con le sue note caratteristiche già ben determinate. Fin
dalla fecondazione è iniziata l’avventura di una vita umana, di cui ciascuna delle grandi
capacità richiede tempo per impostarsi e per trovarsi pronta ad agire» 10.
3.
LA DIGNITÀ DELL’EMBRIONE
Dare una definizione dell’embrione in quanto determinazione ontologica è un’esigenza
quanto mai primaria per poterlo definire anche da un punto di vista etico-giuridico. Tutta la
riflessione è orientata in due sensi: l’embrione visto come oggetto biologico oppure come
soggetto personale. È evidente che se nel primo caso può essere manipolato, nel secondo caso
invece deve essere riconosciuto e tutelato come essere personale, protetto da ogni forma di
manipolazione.
Non si può dare una definizione in senso unilaterale e non ha senso basarsi soltanto su
acquisizioni biologiche e genetiche, né su schemi etici o filosofici lontani dal significato dell’atto
generativo con la sua evoluzione. L’embrione va pensato come è, una “totalità unificata”
11
,
ossia un essere corporeo e spirituale. Non è pensabile analizzare i limiti di ciò che è vita umana e
ciò che non lo è. Piuttosto si è chiamati a comprendere il senso dell’atto generativo e di quel
processo formativo della persona che prevede una dinamica non meccanicistica o funzionale, ma
ordinata alla trasmissione della vita e alla “comparsa” di una creatura nuova. Più che di diritti è
necessario parlare in termini di bene. Si chiede il riconoscimento di quel bene assoluto che è la
vita umana concepita per potersi poi muovere nell’ambito di diritti e doveri reciproci.
La potenzialità dell’embrione resta l’argomento di discussione. Quasi tutti concordano
nel dire che, se non può considerarsi ancora persona fin dal primo momento del concepimento, è
già uomo in potenza, una persona potenziale. Ciò non è sufficiente comunque per infondere
rispetto e tutela nei confronti dell’embrione. Molti, per sostenere la manipolabilità, utilizzano
impropriamente il concetto aristotelico di atto e potenza, ignorando che Aristotele distingue la
potenza in attiva e passiva, attiva quando oltre ad avere in sé le potenzialità sta diventando ciò
che sarà in atto, passiva quando ha in sé le potenzialità per diventare qualcosa di diverso da
quello che è al presente. L’embrione rientra nella potenza attiva per cui è inserito nel dinamismo
di trasformazione (autotrascendenza) che si opera in senso puramente quantitativo e mai
qualitativo. Quindi l’embrione può essere considerato persona in potenza attiva.12 Quanti
ammettono la manipolazione dell’embrione lo considerano persona in potenza passiva e in tal
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Dichiarazione sull’aborto procurato, 12-13.
M. CASCONE, Temi di bioetica, Ed. SEI, Torino 1996, p. 25.
12
«Non è un essere umano in potenza, ma è già un reale essere umano» RAMÓN LUCAS LUCAS, o.c., p.
84.
10
11
caso non c’è differenza tra l’embrione e l’ovulo o lo sperma che si possono ritenere potenze
passive di persona. Si metterebbero quindi sullo stesso piano l’aborto e la contraccezione. Ma ciò
non è dal momento che con l’aborto si sopprime una vita umana mentre con la contraccezione si
evita che i due gameti si incontrino.
Chi si è occupato della fecondazione in vitro, come R. Eduard, ha potuto descrivere
l’embrione come un essere organizzato perfettamente. E questo prima ancora di essere impiantato
nell’utero. Ciò dimostra che per quanto microscopico l’embrione è un essere umano. Se poi ci si
addentra nella biologia dello sviluppo, si arriva a seguire tutte le fasi della crescita dell’embrione
come individualità unica e irripetibile.
13
Nessun intervento esterno modifica il patrimonio del
concepito. Di qui l’asserzione che l’embrione è soggetto personale, degno di rispetto e di
attenzione. E questo lo si può affermare da un punto di vista ontologico e giuridico per cui
l’embrione va considerato come un paziente, da curare e proteggere per un sano sviluppo, e non
mai come un prodotto di materiale genetico da utilizzare per sperimentazioni varie. Diventa
allora illecito l’utilizzo di embrioni per materiali cosmetici, per prelevare organi, per essere
congelati al fine di un successivo impianto.
La Chiesa si è espressa a riguardo senza timori. Gli embrioni non possono essere ridotti a
materiale biologico da laboratorio, né si può intervenire sul DNA per fini non terapeutici,
secondo criteri selettivi: tutto ciò lede la dignità dell’uomo in quanto tale. In ambito civile diventa
difficile muoversi in questo campo soprattutto perché la società fonda le sue convinzioni su
categorie egoistiche e utilitaristiche.
4.
LA TUTELA GIURIDICA DELL’EMBRIONE
Manca nella comunità internazionale un comune ethos socio-politico che possa costituire,
al di là della variabilità dei singoli ordinamenti, un punto di riferimento obiettivo e certo. In
materia di bioetica parlano le leggi, e non sempre, ma tace il diritto rispetto al problema della
definizione di uno“statuto giuridico” dell’embrione umano.14
La legge sull’aborto (194/1978) se pur portò in sede parlamentare il dibattito sul
problema dell’embrione “umano” affrontato da diverse prospettive: (biologica, filosofica, è di
quegli anni anche la nascita della meta-biologia), riuscì ad evitare di rispondere alle domande a
13
«Pur esistendo ed essendo esistiti nel corso della storia umana innumerevoli persone, ognuna esiste
come se fosse l’unica: essa è sui iuris et alteri incommunicabili. È un tutto concretissimo, in cui è
presente la natura della specie con tutte le sue caratteristiche, ma questa natura è “resa propria” dal
soggetto in maniera assolutamente singolare in modo che la sua esistenza trascende quella natura.»
RAMÓN LUCAS LUCAS, o.c., p. 96.
14
L’espressione statuto è spesso usata con notevole indeterminatezza, alcuni parlano di statuto biologico,
altri di statuto riferito al solo profilo giuridico dell’argomento; altri ancora al profilo ontologico e a quello
giuridico fatti coincidere fra loro.
chi appartiene l’embrione, chi può disporne, è un soggetto o un oggetto, una persona o una cosa,
è un fine o un mezzo, domande che oggi appaiono ineludibili15.
L’embrione umano precoce, prima dell’impianto, è “formalmente” privo di una
protezione giuridica, al momento attuale, perchè la “gravidanza” in senso tecnico inizia con
l’impianto dell’ovulo, anche se il “rapporto” dell’embrione con la madre incomincia
immediatamente, dal momento della formazione dello zigote, almeno sotto l’aspetto della
prospettiva di tradursi in gestazione. Anche a detta di persone di correnti di pensiero “laiche”,
visto che oggi è possibile produrre l’embrione per fecondazione in vitro, la manipolazione
dell’embrione umano porrebbe comunque in causa la dignità della vita e della specie umana,
anche se non ancora la dignità dell’individuo. In difetto di una esplicita disciplina le norme da
applicare sarebbero quelle relative all’ordine pubblico e al buon costume. Per quanto riguarda la
tutela in generale, prevedendo una previa distinzione tra le persone e le cose, ci si chiede se
l’embrione sia da ascriversi al regno degli oggetti o a quello dei soggetti di diritto. Molti
sostengono che l’individuo debba essere tutelato nel suo diritto all’esistenza (e correlati diritti
come quello dell’integrità e non manipolabilità arbitraria del proprio patrimonio genetico) sin dal
momento in cui sussiste la sua “natura umana”.
Le varie correnti di pensiero non si sottraggono alle suggestioni di un’etica del
“consenso” (sostanzialmente utilitaristica) su determinate posizioni, rese necessarie, secondo il
principio democratico di tolleranza, per il vivere comune. Comunque un punto di incontro tra i
seguaci dell’una o dell’altra linea di riflessione giuridica dovrebbe essere ricercato nello stesso
art. 1 della legge 194/1978, il quale a rigore configura le norme sull’interruzione volontaria di
gravidanza come “eccezioni” rispetto al principio generale della tutela della vita umana “sin dal
suo inizio”. Mancano per una costruzione giuridica completa, sotto il profilo della tutela, due
elementi fondamentali: il riconoscimento espresso dell’inizio della vita umana nel momento della
fecondazione e la mancanza di ipotesi specifiche di divieto munite di corrispondente sanzione.
I vari ordinamenti giuridici, il Parlamento Europeo, il consiglio d’Europa e la corte
costituzionale non negano diritti alla vita nascente anche nella sua fase prenatale, proprio perché
l’embrione è un essere umano nella fase più giovane della sua esistenza. Partendo dalle leggi
legalizzatrici dell’aborto volontario, sia in quella italiana come in quella francese non c’è il
presupposto logico di negare l’identità umana del concepito, anzi vi sono talora impegni di
“tutela
della vita umana sin dal suo inizio” che, seppur non chiariscono la ragione della
protezione mal si conciliano con la negazione di qualsiasi significato della vita concepita. A
questo riguardo è meritevole il giudizio che il Parlamento Europeo ha data sulla ratio delle varie
leggi sull’aborto vigenti nei paesi associati nella C.E.E. Nei lavori preparatori della risoluzione
A2. 732/88 sulla fecondazione artificiale in vivo ed in vitro si legge che il presupposto delle varie
Per cenni della storia legislativa sull’aborto in Italia e all’estero. cfr. CASINI C. e CIERI C., La Nuova
disciplina dell’aborto, Cedam, Padova 1978.
15
normative permissive “non è la negazione del valore dell’embrione, ma la necessità di risolvere
un conflitto tra l’interesse della donna e quello dell’embrione. Ebbene l’idea di conflitto
presuppone l’esistenza di diritti in contrapposizione”.
Le tre raccomandazioni del Consiglio d’Europa, la 934 del 1982, la 1046 dell’86 e la
1100 dell’89 che sono, tra loro, logicamente collegate. Esse “considerando che fin dalla
fecondazione dell’ovulo la vita umana si sviluppa in modo continuo, sicché non si possono fare
distinzioni durante le prime fasi (embrionali) del suo sviluppo” affermano che “l’embrione e il
feto umano devono in ogni circostanza beneficiare del rispetto dovuto alla dignità della vita
umana”.16
Che l’embrione sia titolare di diritti personalissimi, in primo luogo quello alla vita,
costituzionalmente garantiti,
17
lo si evince anche dalle sentenze espresse dalla varie corti
costituzionali europee che in vario modo sono state interpellate sull’aborto. Sostanzialmente
hanno scelto la linea ambigua di non negare tali diritti e tuttavia non censurare nel nucleo
essenziale le varie leggi permissive.18
Più autorevoli dovrebbero essere considerate le risoluzioni del Parlamento Europeo A. 2.
327/88 e A. 2372/88 sui problemi etici
e giuridici della manipolazione genetica e sulla
fecondazione in vivo e in vitro, approvate il 16 Marzo 1989. In esse è rilevante l’esplicita
affermazione degli Stati di proteggere la vita umana fin dal momento del concepimentofecondazione e l’attribuzione all’embrione dei diritti fondamentali, individuati nel diritto alla vita
ed alla integrità fisica, nel diritto alla famiglia, nel diritto alla identità psichica e genetica19.
La distinzione tra pre-embrione, prodotto del concepimento fino al 14° giorno dalla
fecondazione, ed embrione è determinante in questi ambiti. Se la distinzione fosse accolta si
darebbe via libera ad ogni sperimentazione (possibile di fatto finché l’embrione può svilupparsi
in provetta , cioè entro il termine indicato) e cadrebbero tutte le obiezioni inerenti allo spreco di
ovuli fecondate. Di rimbalzo anche gli aborti precocissimi sfuggirebbero ai pur tenui limiti delle
leggi legalizzatrici e rientrerebbero nello spazio concettuale della contraccezione.
Avendo dimostrato che le basi biologiche di tale distinzione sono irragionevoli, la
distinzione si rivela una inaccettabile discriminazione. Ultimamente la Germania ha varato la
legge 13/11/1990 sulla “protezione dell’embrione” che, non solo rifiuta la distinzione ma punisce
penalmente chiunque provochi la morte di un embrione fuori dal seno materno e definisce
embrione “l’uovo fecondato con possibilità di sviluppo dal momento di fusione della cellule”(art.
8).
16
Le tre raccomandazioni sono pubblicate anche su: il Parlamento Europeo per una Statuto giuridico
dell’embrione umano, Ed. Cinque Lune, Roma, 1989, pag. 158.
17
AA. VV., La tutela costituzionale della persona umana prima della nascita, Ed. Giuffré, Milano 1997.
18
AA. VV., L’aborto nelle sentenze delle Corti Costituzionali, Ed. Giuffré, Milano 1976.
19
PARLAMENTO EUROPEO (a cura), Considerando. Risoluzione A2-372/88 , pag. 20.
Nel suo significato giuridico è “persona” ogni punto di riferimento di diritti. Se dunque
all’embrione si riconosce il diritto alla vita deve, per logica conseguenza, riconoscergli anche la
personalità giuridica. E non è pensabile che sia “persona potenziale”20. Se è attualmente solo
potenziale, vuol dire che non è persona, ma cosa. Dal momento che l’embrione è un essere
umano la questione resta quella della impossibilità di distinguere tra esseri umani che valgono di
più ed esseri umani che valgono di meno.
21
La chiarezza del valore dell’embrione e dei suoi
diritti è indispensabile presupposto di una strumentazione di tutela che, pur nella variabilità delle
forme, voglia essere univoca e non trasformarsi nel suo contrario.
CONCLUSIONE
«Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce,
ti avevo consacrato» (Ger 1, 5): l’esistenza di ogni individuo, fin dalle sue origini, è nel
disegno di Dio. La vita umana è sacra e inviolabile in ogni momento della sua esistenza,
anche in quello iniziale che precede la nascita. L'uomo, fin dal grembo materno, appartiene a
Dio che tutto scruta e conosce, che lo forma e lo plasma con le sue mani, che lo vede mentre
è ancora un piccolo embrione informe e che in lui intravede l’adulto di domani i cui giorni
sono contati e la cui vocazione è già scritta nel libro della vita (cfr Sal 139/138, 1.13-16). Anche
lì, quando è ancora nel grembo materno, come testimoniano numerosi testi biblici, l’uomo è
il termine personalissimo dell'amorosa e paterna provvidenza di Dio. 22
di Tamiano Elena, monaca carmelitana.
Monastero janua coeli
58010 Cerreto di sorano GR
tel 0564633298
BIIBLIOGRAFIA
BIBBIA, TOB, LDC, Leumann TO 1995
AA. VV.
Identità e statuto dell’embrione umano, in Medicina e morale,
n. 4 del 1989.
AA. VV.
La tutela costituzionale della persona umana prima della
nascita, Ed. Giuffré, Milano 1997.
AA. VV.
L’aborto nelle sentenze delle Corti Costituzionali
Ed. Giuffré, Milano 1976.
20
MORI M., Il feto ha diritto alla vita, in AA. VV., il Meritevole di tutela, Ed. Giuffré 1990, pagg 735s.
AA. VV., Identità e statuto dell’embrione umano, in Medicina e morale, n. 4 del 1989.
22
Cfr EV 61.
21
G. BASTI
Filosofia dell’uomo, ESD, Bologna 1995
BOEZIO
De Persona et duabus naturis, cap. 3; PL, 64,1343.
M. CASCONE
Temi di bioetica
Ed. SEI, Torino 1996
C. CASINI e C. CIERI
La Nuova disciplina dell’aborto
Cedam, Padova 1978.
CONGREGAZIONE
PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
Donum vitae
Istruzione circa il rispetto della vita umana nascente e la
dignità della procreazione (22 febbraio 1987)
GIOVANNI PAOLO II
Evangelium Vitae
in ENCHIRIDION DELLE ENCICLICHE, Vol. VIII,
EDB, Bologna 1999
C. FLAMIGNI
Nuove acquisizioni in embriologia: lo sviluppo della struttura
embrionale in: Quale statuto per l’embrione umano. Problemi
e prospettive, Politeia MILANO 1991
N. FORD
Quando ho cominciato ad esistere, in Quale statuto per
l’embrione umano. Problemi e prospettive, Politeia, Milano
1991.
M. MORI
Il feto ha diritto alla vita in AA. VV., Il Meritevole di tutela,
Ed. Giuffré, Milano 1990
RAMÓN LUCAS LUCAS
Antropologia e problemi etici
Ed. San Paolo, Milano 2001
W. I. REICH
Enciclopedia di Bioetica,
The Free Press, New York 1978, vol. I. p. XIX.
Il Parlamento Europeo per uno Statuto giuridico
dell’embrione umano,
Ed. Cinque Lune, Roma 1989
PARLAMENTO EUROPEO (a cura)
Considerando. Risoluzione A2-372/88