Professor Mons. Willem Jacobus Eijk Vescovo di Groningen-Leeuwarden, Olanda Questioni teologiche e morali dell’ontogenesi La rilevanza etica che la letteratura dell’etica medica e della bioetica attribuisce in genere all’ontogenesi umana, si fa riassumere in modo semplice: l’embrione, prima di aver raggiunto lo statuto di un essere umano o una persona umana, non ha i diritti relativi, mentre l’embrione (o il feto o nel quadro di alcuni correnti perfino il neonato o l’infante), dopo aver raggiunto detto statuto, deve essere rispetto come un essere umano o una persona umana. Questo riassunto, apparentemente semplice a prima vista, a pensarci bene fa sorgere almeno tre domande: 1. A quale momento dello sviluppo dell’embrione gli attribuiamo lo statuto ed i diritti relativi di un essere umano o una persona umana? 2. Basta la constatazione che l’embrione è una persona umana per garantire il rispetto dovuto alla sua vita, visto che si giustifica in alcune nazioni anche la soppressione di vita di soggetti sicuramente riconosciuti come persone umane nella forma di eutanasia? 3. È possibile soppesare il valore della vita dell’embrione, visto il suo statuto, e il valore della vita di altre persone o altri valori, come l’autonomia dei genitori o interessi individuali e sociali, come capita spesso? Lo scopo della conferenza è di cercare una risposta a queste domande dal punto di vista della teologia morale. Per trovare una risposta alle domande elencate la teologia morale si dirige in primo istante alle sue tre fonti principali: la Sacra Scrittura, la Traduzione della Chiesa e l’insegnamento del magistero. Che cosa dicono queste fonti sullo statuto dell’embrione e in quale modo applicano la loro visione dello stato dell’embrione a questioni di etica medica e di bioetica?