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PIANO DI AZIONE CONTRO L'ABBATTIMENTO DEL LUPO
Premessa
Il Direttivo del Partito Attivista Vittime Indifese , alla luce di una attenta analisi dei documenti
relativi al piano di abbattimento previsto per i Lupi , desidera apportare il Suo contributo nella
lotta ad un provvedimento grave ed arcaico .
Per tale motivo , riporta alcune interviste ed articoli di testate giornalistiche nazionali , quali
presupposto per una serie di proposte alternative .
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COMUNICATO UFFICIALE DIRETTIVO P.A.V.I.
Fanno seguito le nostre considerazioni di natura etica , quali fonti di crescita culturale e morale di una società' moderna
che ha il dovere di evolversi e non di involversi , ponendosi al tavolo delle soluzioni in modo intelligente e costruttivo .
Il problema dei Lupi , come dei Cinghiali in altre occasioni , e' un dato ormai stabile che non può prescindere dal trovare
una soluzione che rispetti esclusivamente la vita di tutti gli esseri senzienti presenti sul Pianeta Terra.
E' inammissibile pensare negli anni 2000 , che l'uomo accetti scorciatoie medievali per affrontare delle situazioni che
Madre Natura ti presenta come fisiologica conseguenza della coabitazione di più' esseri viventi sulla Terra.
L' uomo non può' arrogarsi il diritto di decidere di togliere la vita ad un altro essere senziente , il quale , si limita a
svolgere il suo ruolo di vita come la sua natura di predatore detta , con i medesimi diritti della specie umana , che , tra
l'altro , cogliamo l'occasione per ricordare , essere la maggiore responsabile del programma di distruzione del Pianeta
Terra.
Il forte interesse economico che gira attorno alla caccia come attorno agli allevamenti ha il dovere di piegarsi a nuovi
concetti di civiltà' e di crescita culturale di una società' moderna.
Non e' ammissibile che molti anni fa' si stabilisca un piano di ripopolamento dei Lupi , creando i Parchi di protezione ,
perche' la specie si stava estinguendo , e dopo tantissimi anni , si torni indietro , decidendo che , poiché' gli allevatori
hanno i capi di allevamento sotto pericolo di uccisione e di forte riduzione del numero per i predatori , si debba allora
partire con una campagna di abbattimento dei Lupi. Senza tralasciare la mediocre frase : piano di abbattimento
"controllato".
Quando avverrà' che l'uomo comprenda che gli esseri viventi delle altre specie non sono oggetti che puoi spostare come
vuoi o di cui ti puoi disfare a seconda delle egoistiche esigenze ?
Non si ammette che la specie animale a 4 zampe sia utile o considerata tale quando deve ottemperare a doveri verso
l'uomo , e subito dopo venga relegata al ruolo di margine , perche' ostacola l'attività' dell'uomo.
Qualunque tipo di considerazione o riflessione venga fatta , riporta a considerazioni fondamentali :
L'UOMO DEVE COMPRENDERE ED IMPARARE CHE LE SPECIE ANIMALI VANNO RISPETTATE NELLA
LORO NATURA , NELLA LORO DIGNITA' E NEL LORO RUOLO SUL PIANETA TERRA.
L'UOMO NON E' ESSERE SUPERIORE RISPETTO ALLE ALTRE SPECIE PERCHE' BIPEDE , PERCHE'
CAMMINA IN POSIZIONE ERETTA O PERCHE' PARLA.
L'UOMO MANIFESTA LA SUA SUPERIORITA' SOLTANTO QUANDO SI ACCOSTA ALLE ALTRE SPECIE
ANIMALI CON RISPETTO ED UMILTA' , E QUANDO CAPISCE CHE ANCHE DALLA PUREZZA D'ANIMO
DELLE ALTRE SPECIE ANIMALI PUO' TRARRE INSEGNAMENTI PER LA PROPRIA ESISTENZA.
Il problema dei Lupi verso gli allevamenti confinanti con i loro territori , va affrontato in modo opportuno , secondo
canoni di etica e morale e con modalità' opposte a quanto proposto sino adesso.
Senza tralasciare il fatto che gli allevatori hanno le loro responsabilità' . Entrando nel merito :
Non si può' pensare che se l'allevatore e' confinante con una zona abitata dai lupi , non debba prendere provvedimenti su
base organizzativa diversa , e non con uccisioni di massa o con piani di abbattimento "controllato".
Gli animali del proprio allevamento non devono stare in zone di terreno facilmente accessibili ai lupi. Vanno , al
contrario , fatte recinzioni invalicabili alte almeno tre metri , posizionate su mazzette di cemento , che non consentano
che i lupi provino a scavare il terreno sotto la rete per entrare. Le reti devono essere di acciaio , con una struttura solida
come le cancellate.
Le zone diurne degli allevamenti , ovvero gli spazi all'aperto dove pascolano , devono avere un chiusura dal lato del cielo
( compatibile in altezza con il non essere chiusi in gabbia , cioè' altezza rispetto al suolo di almeno 6 metri ) fatta dalla
medesima rete di acciaio , che consenta la normale visione a cielo aperto ai capi di allevamento , ma con una griglia di
dimensioni che non consenta al Lupo di introdursi , neanche con una zampa (anche perche' li' rischierebbe di ferirsi
gravemente ) .
Inoltre , rispetto al limite esterno delle recinzioni effettuate come prima citato , va considerato in direzione del terreno
libero , l'obiettivo di misurare altri tre metri in lunghezza sul territorio che andranno recintati su tutto il perimetro
dell'allevamento , con la medesima recinzione in acciaio montata su muretto di cemento piantato a terra.
Questo consentirà' due cose :
1) la realizzazione di "un corridoio ad aria " tra la prima recinzione interna dell'allevamento e la seconda esterna
proiettata su territorio libero , creando una maggiore difesa degli animali e la possibilità' di utilizzare il "corridoio" come
ulteriore zona di deposito , ovviamente se chiuso da lato del cielo.
2) l'impossibilita' di accesso dei Lupi liberi sulla zona di diretta adiacenza dell'allevamento , così' da evitare anche il
tentativo di aggredire o ferire il capo di allevamento con le zampe anteriori.
Gli animali devono avere per l'imbrunire e per la notte delle stalle che non siano espugnabili , fatto tra l'altro in parte
risolto nel momento in cui le recinzioni sono rigide , alte , e con base di cemento , come prima indicato .
Non e' certo un diritto da parte dell'allevatore , non creare dei sistemi di sicurezza , secondo il ragionamento :
"io qui ho l'allevamento , se i lupi in giro disturbano , si abbattono ". e' fuori discussione. e' incivile , e' arcaico , e' follia
pura.
Sull'altro versante , se i Lupi hanno dei territori troppo vasti , si cerca il modo di recintare le loro aree di terreno dove
vivono , escludendo il sistema di sterilizzazione per due motivi:
molte femmine sterilizzate porterebbero a non avere più' il controllo delle mancate nascite e si rischierebbe nuovamente
l'estinzione.
i maschi tenderebbero a riprodursi maggiormente , aumentando le lotte per il territorio , con alterazioni degli equilibri
all'interno di un branco e tra un branco e un altro.
Vanno severamente mantenuti e rispettati gli equilibri delle diverse specie sempre , in questo caso dei Lupi , che
rispondono a delle leggi di natura precise e infallibili , che regolano la loro vita e la loro sopravvivenza.
Potrebbe essere utile inviare sui luoghi abitati dai Lupi dei Biologi specializzati nello studio del comportamento dei
branchi per capire le dinamiche delle popolazioni di Lupi delle zone limitrofe agli allevamenti . Potrebbero essere
applicati dei collari o microchip che possano permettere il monitoraggio degli spostamenti dei branchi , monitorando
soltanto i capi branco.
In condizioni estreme , si potrebbe valutare lo spostamento di un numero maggiore di Lupi in altre zone , ma stando
attenti a non separare le madri dai cuccioli. E in ogni caso questa ultima ipotesi e' da considerare come ultima ratio.
Ovviamente anche questi provvedimenti alternativi comportano delle spese di danaro.
Ma sicuramente sarebbe il modo più' corretto e civile da parte dell'uomo per gestire il contesto .
Al contrario , troviamo decisamente sbagliato ed inutile utilizzo di ulteriore danaro per procedere all'abbattimento
"controllato" degli esemplari dei Lupi.
L'uomo ha il dovere di crescere culturalmente e spiritualmente . Non e' ammissibile valutare campagne di sterminio ,
perche' siamo tra l'altro perfettamente certi che a fianco del programma di abbattimento "controllato" ( già' deplorevole)
si aprirebbe una campagna di caccia al Lupo senza limiti che fomenterebbe la già' diffusa cattiveria dell'uomo verso
l'animale in generale , purtroppo documentata quotidianamente su diversi fronti ed ambiti professionali , oltre che da
parte di singoli cittadini .
Il Partito Attivista Vittime Indifese resta pertanto a disposizione di Istituzioni e Associazioni per contribuire in modo
concreto e culturalmente avanzato nella gestione della convivenza tra la realtà' dei Lupi e la realtà' delle esigenze della
specie umana .
Abbiamo riportato alcuni articoli ed interviste di entrambi i fronti coinvolti sulla tematica.
Intervista fatta alla Dr. Patrizia Gavagnin , Esperta dei Carnivori al Tavolo di WWF - ALPI _________________________________________________________________________________________________
Il Piano d'Azione deriva prima di tutto dalla necessità di aggiornare il precedente piano risalente al 2002 e mai reso
attuativo, è stato elaborato a livello tecnico con il supporto dell'Unione Zoologica Italiana, tra le più antiche e
rappresentative società scientifiche italiane. Presentare il Piano, come viene fatto da parte della stampa quotidiana
compreso il vostro pezzo, come una liberalizzazione all'abbattimento dei lupi (per taluni un'apertura della caccia) è
mistificatorio e ingannevole”.
“Il Piano – prosegue - prevede una serie articolata di azioni miranti a ridurre il bracconaggio e le azioni impattanti sulla
specie, il rischio di ibridazioni lupo-cane (che in talune Regioni come la Toscana è alto), inserire un controllo sul
possesso delle razze ibridogeniche, come il cane CLC cane lupo cecoslovacco, favorire una riduzione delle predazioni sul
bestiame domestico mediante una pianificazione e gestione dei risarcimenti più efficace e veloce contrastando il pascolo
brado che è comunque vietato dalla legge. Le azioni previste presuppongono un controllo da parte delle autorità e da
parte delle figure preposte sul territorio come erano gli agenti del Corpo Forestale e delle Polizie Provinciali. L'ultimo
punto del Piano 'Azione prevede la possibilità di una deroga alla protezione assoluta e la possibilità di abbattere un certo
numero di lupi. Questi abbattimenti sono possibili solo dopo aver attuato tutte le azioni precedenti. In Italia il lupo gode
di duplice protezione legale, europea tramite la Direttiva HABITAT e nazionale tramite la legge di tutela della fauna
(Legge 157/92 art.2)”.
“Personalmente – termina Patrizia Gavagnin - non condivido l'inserimento della possibilità di abbattere lupi, ma
condivido la necessità di giungere a una mediazione e mitigazione dei conflitti e a una riduzione del bracconaggio che è
molto pesante anche in Liguria. Prima di parlare di abbattimenti, in Liguria per quello che ci riguarda, occorrerà
dimostrare di aver posto in atto tutte le misure previste dal Piano, per fortuna esistono le procedure di infrazione
dell'Unione Europea”.
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Repubblica 14 Febbraio 2016 -
Il ritorno dei lupi fa paura ai pastori. "Pronto un piano per
abbatterli"
Verso una deroga alle norme Ue. "Troppi danni per gli allevatori". La Lav: "Passo indietro di 50 anni"
di JENNER MELETTI
SONO stati spesi decine di milioni per far tornare i lupi nei nostri boschi e sulle montagne. Erano quasi estinti nel 1971,
quando iniziò la loro protezione. Adesso - anche se è difficile contarli, non sono mucche nella stalla - sono fra i 1.070 e i
2.452 sull'Appennino, fra i 100 e i 150 sulle Alpi. Il ministero dell'Ambiente, in un documento preparato con l'Unione
zoologica italiana, in sostanza annuncia che, dopo avere speso tanti milioni per la protezione del Canis lupus, adesso
bisogna investire qualche euro in pallottole. In termini burocratici, si propongono "deroghe al divieto di rimozione del
lupo dall'ambiente". Si mette anche un limite a questi "prelievi": il 5%. Ma ancor prima che il piano diventi esecutivo
(martedì l'incontro fra il ministero e la conferenza delle Regioni) partono polemiche pesanti. "Il ministero - denuncia la
Lav, Diritti degli animali - dopo 45 anni consentirà gli abbattimenti di lupi e ibridi e renderà addirittura possibile dare la
caccia ai cani vaganti".
Rimozioni e prelievi arrivano dopo che, per decenni, ingenti risorse sono state spese anche per rimborsare gli allevatori
dei danni. Provincia simbolo può essere quella di Grosseto, per l'alta presenza di questi animali e per le conseguenti
proteste di padroni di pecore, vitelli e asini che hanno trovato le bestie sventrate o ferite. In questi ultimi anni c'è chi ha
applicato una "giustizia fai da te", facendo trovare teste e carcasse di lupi uccisi ai margini delle strade. Nel 2010 - i dati
sono riferiti dalla Lav - in questa provincia che ospita circa la metà dei 550-600 tra lupi e ibridi della Toscana - sono stati
spesi 2.296.659 euro per prevenire o rimuovere gli incroci cane-lupo. Nel 2011, sono stati investiti 1.657.636 euro per
prevenire i conflitti fra il lupo e l'attività dell'uomo. Nel 2014, sono stati spesi 281.793 euro per rimborsare pastori e altri
allevatori. Nello stesso anno è partito il piano regionale, triennale, per rimborsare gli allevatori con 4 milioni di euro. Se
la percentuale rispetto alle altre province sarà la stessa degli ultimi anni, Grosseto riceverebbe in totale, dal 2010 alla fine
di quest'anno, 6.335.107 euro. Quando la notizia degli ultimi fondi stanziati per i danni è apparsa su Il Tirreno, un lettore
ha subito commentato: "I lupi? Spendiamo meno a mandarli al ristorante".
Il Canis lupus non è certo il solo animale che crea problemi. Dal 1980 al 2010 - si legge nel documento ministeriale - il
cervo è aumentato del 700%, il capriolo del 350%, il camoscio alpino del 120%, il muflone del 300%. Il cinghiale, non
censito nel 1980, dal 2000 ad oggi è cresciuto del 400% ed è per questo che in Toscana la caccia è stata aperta tutto
l'anno. Ma il "prelievo" del lupo pone problemi seri. La direttiva Habitat 92/ 43 Cee lo definisce "specie prioritaria" e ne
proibisce "cattura, uccisione, disturbo, detenzione, trasporto, scambio e commercializzazione ". Deroghe sono state però
ottenute da Francia, Spagna e Svezia. Nel documento ministeriale si legge che l'Italia chiede la deroga per limitare la
"forte tensione sociale", soprattutto nelle zone dove la specie "ha fatto ritorno dopo decenni di assenza e dove si sono
sviluppati metodi di allevamento che, per essere compatibili con la presenza del lupo, richiedono onerose misure di
prevenzione". Per cui il "prelievo di alcuni esemplari" può "coadiuvare le altre azioni di prevenzione e mitigazione del
danno".
D'accordo con gran parte del piano i contadini e gli allevatori. "Finalmente - dice Stefano Masini, responsabile ambiente
della Coldiretti - il governo ha capito che chi lavora non può più sopportare i continui attacchi dei predatori di bestiame.
L'eliminazione di qualche capo troppo aggressivo può davvero ridurre la conflittualità sociale. Non ci piace, invece, la
proposta di ridurre i pascoli e l'agricoltura nelle aree marginali della montagna dove il lupo è più presente. Queste sono le
terre dove giovani agricoltori stanno costruendo, anche con fondi europei, le loro attività".
Fortissima la protesta della Lav. "Il piano ministeriale - dice Massimo Vitturi, responsabile animali selvatici - parla di
"conservazione e gestione del lupo" ma in realtà è un salto indietro di quasi mezzo secolo. È inaccettabile, sotto il profilo
scientifico e ancor più sotto quello morale. Gli abbattimenti - ci sono studi in tutta Europa - non fanno diminuire le
predazioni. E l'apertura della caccia non arresta il bracconaggio, anzi. Se il sistema avalla l'uccisione del lupo, il
bracconiere si sentirà un benefattore".
"Abbiamo inviato i nostri pareri al ministero - continua Vitturi - ma non abbiamo avuto risposta. L'ultima bozza è peggio
della prima. Prevede l'abbattimento di cani-lupo e cani vaganti non solo nelle aree protette, ma anche in quelle rurali.
Oltre ai randagi, verranno ammazzati anche i cani di proprietà che si sono smarriti?". Il piano non è ancora approvato, ma
già partono le prime "fucilate". Per ora, a salve.
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REPUBBLICA
Wwf alle Regioni: ''Il piano sul lupo è un'arma di distrazione di
massa'' - 20 Gennaio 2017
L'appello dell'associazione per rivedere gli abbattimenti legali. ''Non sono la soluzione e c'è il rischio di legittimare il diffuso
bracconaggio sulla specie''
ROMA - "Un'arma di distrazione di massa": il Wwf bolla così il Piano per la conservazione e gestione del lupo in Italia,
la cui ultima versione dovrebbe essere approvata in sede tecnica alla Conferenza Stato Regioni del prossimo 24 gennaio.
L'associazione ambientalista rivolge un appello ai presidenti delle Regioni e agli assessori all'Ambiente, affinché "per
convenienza politica non sia avallata una decisione che riporterebbe indietro il Paese di 40 anni sulla tutela del lupo".
Il Piano prevede la possibilità da parte delle Regioni di applicare la deroga alla tutela della specie, attuando abbattimenti
legali. Un'azione, sottolinea il Wwf, "non solo inutile ma dannosa perché non risolve, ma può persino peggiorare il
problema dei danni alla zootecnia con il rischio di legittimare il diffuso bracconaggio sulla specie". Al contrario "gli studi
dimostrano che le tecniche di prevenzione dei danni - recinzioni elettrificate e cani da guardia - sono la soluzione più
efficace".
L'associazione, che pubblica un "decalogo antibufale" con dieci motivi per dire di no al Piano, ricorda le stime che
quantificano già in 300 i lupi vittime ogni anno in Italia di atti illegali o di investimenti stradali. "L'ipotesi di introdurre
gli abbattimenti legali, sostenuta in particolare da Abruzzo, Toscana, Veneto, Basilicata, Calabria e Valle d'Aosta, è
un'operazione di 'distrazione di massa': rispondendo alle istanze delle parti più retrograde degli operatori del settore,
indica una soluzione - conclude il Wwf - che non solo è estremamente pericolosa per una specie che viene già colpita
duramente ogni anno da bracconaggio e uccisioni accidentali, ma è del tutto inefficace e improduttiva per allevatori e
pastori .
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REPUBBLICA
7 Settembre 2015
"Aumentano gli assalti alle greggi, emergenza lupi in montagna"
La denuncia del presidente Galliati dopo che una vacca e due vitelli sono stati sbranati a Fenestrelle: "Occorre ripensare il modello
di gestione di questo selvatico"
Una vacca e due vitelli di razza bovina Piemontese sono stati sbranati da lupi. E' successo nei giorni scorsi nei pascoli
dell'alpeggio Seichè Bans, a Fenestrelle. Lo riferisce Coldiretti Torino sulla base della denuncia di un imprenditore
agricolo, Ugo Costantino, aggiungendo che i fatti denunciati dall'allevatore non sono isolati nel Pinerolese e che "altri
imprenditori che monticano i capi nelle valli Chisone e Germanasca riferiscono episodi simili. Gino Bresso, con pascolo
a Prali, segnala la mancanza di una decina di pecore dal gregge che ha in affidamento: sinora ha ritrovato solo i resti di
due capi e ha avvisato il servizio veterinario". "Un altro allevatore, di Salza di Pinerolo - sottolinea ancora Coldiretti riferisce di un attacco di lupi a un capo, finito ucciso. Attacchi da lupi a un vitello sono segnalati nel vallone di Crestove,
da Tommaso Laurenti. Di ripetuti attacchi di lupi si ha notizia anche a Perosa Argentina, dove i lupi sono stati avvistati
poco lontano dall'abitato".
Commenta Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino: «La situazione nel Pinerolese non è isolata. Un po’ da tutte
le valli alpine che fanno corona al Torinese i malgari segnalano la presenza di lupi». «La sola presenza dei lupi ha
costretto i malgari a modificare la conduzione di mandrie bovine e greggi ovicaprini – aggiunge Fabrizio Galliati – Gli
animali non possono più essere lasciati liberi e incustoditi nei pascoli, ma devono essere sorvegliati 24 ore su 24. Quando
è possibile i pascoli vengono recintati. In molti casi, di notte, i capi devono essere avviati ai ricoveri, spesso distanti ore
dai pascoli. Per difendere gli animali i pastori fanno ricorso ai cani maremmani. Tutto questo comporta maggiori costi per
gli allevatori. Non solo: le amministrazioni comunali segnalano denunce e proteste di escursionisti e turisti che si
lamentano della presenza dei cani maremmani. Occorre anche segnalare che qualche allevatore ha addirittura rinunciato a
salire in alpeggio per paura di vedersi decimare le greggi».
«Coldiretti chiede di ripensare il modello di gestione del lupo – chiude Fabrizio Galliati – nel suo rapporto con le attività
umane, perché la situazione è critica e, oltre ai sempre più frequenti attacchi sugli animali al pascolo, si stanno
realizzando tutte le condizioni perché si giunga ad attacchi alle persone. Questo è un rischio che deve essere
assolutamente evitato». E cita dati dell'assessorato regionale all’Agricoltura secondo cui, nel 2014, sono stati registrati
164 attacchi, con almeno 240 capi uccisi. Sono stati risarciti 103 imprenditori agricoli, per un totale di danni di 40 mila
euro. Nel maggio scorso
la Regione ha approvato un piano per il sostegno dei costi per la difesa del bestiame dalla predazione con uno
stanziamento di 287 mila euro.
Sulla questione interviene anche l'Uncem, l'unione dei comuni montani, per dichiarare di schierarsi "dalla parte degli
allevatori e di chi gestisce attività economiche in montagna" e per sottolineare come un cambio di gestione del lupo
implichi anche l'individuazione di "specifici piani di contenimento".
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ANSA.IT 24 Gennaio 2017
Primo sì tecnico a Piano lupo, prevede abbattimento controllato
Galletti, dobbiamo permettere convivenza lupi-agricoltori. Approvazione politica definitiva il 2 febbraio
Primo via libera oggi da governo e Regioni all'abbattimento controllato dei lupi ma gli ambientalisti protestano per
quello che definiscono un via libera alla caccia. La specie selvatica, dopo 46 anni di protezione assoluta, e' tornata a
popolare le nostre montagne, finendo per colpire greggi e mandrie. Per rispondere alle proteste degli allevatori, la
Conferenza Stato-Regioni ha dato oggi un primo via libera a un piano che prevede fra l'altro un abbattimento controllato
fino al 5% degli esemplari presenti sul territorio nazionale. Le associazioni animaliste sono subito insorte, dicendo che si
tratta di una misura inutile e dannosa. Il "Piano per la conservazione del lupo" e' stato approvato questo pomeriggio dai
tecnici della Conferenza Stato-Regioni. L'approvazione definitiva ci sara' il 2 febbraio, in sede politica, quando lo
voteranno il ministro dell'Ambiente e i rappresentanti delle giunte regionali. Il documento prevede 22 misure per favorire
la convivenza fra lupi ed attivita' agricole. Si va dai recinti elettrificati a procedure piu' rapide per i rimborsi agli
allevatori nonche' la lotta agli incroci tra cani e lupi. Ma la misura piu' controversa e' l'ultima, la 22/a. Prevede che, come
estrema possibilita', e in presenza di un piano regionale approvato dal Ministero dell'Ambiente, si possa abbattere un
numero di animali fino al 5% della popolazione complessiva in Italia. Il Ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti,
difende il provvedimento. "Il problema del lupo e' ormai evidente. In certe zone la sua presenza e' diventata un rischio per
le attivita' agricole, ci sono attivita' che chiudono per la presenza di questi animali. Per questo ho messo intorno ad un
tavolo 70 esperti, per affrontare la questione in modo scientifico". Per Galletti, l'abbattimento di un massimo del 5% degli
esemplari "non mette a rischio la presenza del lupo in Italia. Se non facciamo questo, il bracconaggio diventera' lo
strumento di tutela degli agricoltori. E allora davvero la sopravvivenza del lupo sara' a rischio". Coldiretti parla di "primo
passo importante per affrontare una emergenza senza precedenti". Gli animalisti pero' non ci stanno. "Per i lupi spiegano Enpa, Lac, Lav, Lipu e Lndc, che si appellano direttamente al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni - non
sono possibili abbattimenti realmente selettivi", "i comportamenti predatori potrebbero aggravarsi" come anche "le
tensioni sociali, con la richiesta di nuovi e continui abbattimenti e una maggiore tolleranza verso atti di bracconaggio e di
'giustizia' privata".
Per il Wwf, il Piano lupo e' "un'arma di distrazione di massa. Risponde alle istanze delle parti piu' retrograde degli
operatori del settore, indica una soluzione che non solo e' estremamente pericolosa per una specie che viene gia' colpita
duramente ogni anno da bracconaggio e uccisioni accidentali, ma e' del tutto inefficace e improduttiva per allevatori e
pastori".
IL DIRETTIVO P.A.V.I.
Presidente
Vice Presidente
31 Gennaio 2017
Serena Dentici
Carolina Sala
Coordinatore Nazionale Antonino Caserta
Presidente Commissione Biomedico Scientifica Prof. Mirta Bajamonte