N ISSN 2038-2553 Anno 31 - 2012 • Volume 30, n. 2 OTIZIARIO ALLERGOLOGIC Immunità innata e allergia: nuove acquisizioni Social Networks, stress psicologico ed asma bronchiale Reazioni allergiche a Mezzi di Contrasto parte 2 Otovent: nuove tecniche di compensazione parte 1 Una proposta operativa Dosaggio quantitativo degli allergeni maggiori Gli spiritelli che si nascondono in ogni Redazione hanno questa volta colpito l’articolo di Giovanni Barisione (Il test di provocazione delle vie aeree nel 2012: metacolina, mannitolo od entrambi?) apparso sul Not Allergol 2011; vol. 29: n.3: 17-23. ERRATUM Anno 31, 2012 - Volume 30, n. 2 Fig. 1 Modalità di attivazione della funzione contrattile della muscolatura liscia delle vie aeree (MLA) direttore responsabile Gianni Mistrello redazione Fabrizio Ottoboni progetto grafico Maura Fattorini Contrazione della MLA Stampato da: Àncora Arti Grafiche via Benigno Crespi, 30 - 20159 Milano corrigendum Fig. 3 Formula chimica del cloruro di metacolina (acetil-β-metilcolina) Lofarma S.p.A. Viale Cassala 40, 20143 - Milano tel. +39 02 581981 fax +39 02 58198302 e-mail: [email protected] www.lofarma.it www.lofarma.com Registrazione Tribunale di Milano n. 306 dell’ 1.8.1980 Pubblicazione Quadrimestrale Il Notiziario Allergologico è on-line su www.lofarma.it Il gruppo metilico in posizione β (cerchiato) ne stabilizza la struttura rallentandone la degradazione esterasica La versione completamente corretta dell’articolo può essere scaricata dal sito www.lofarma.it La Redazione In copertina: Amanita muscaria (L.) Lam. Uno dei funghi autunnali più appariscenti nei boschi di conifere e di latifoglie pieno di sostanze psicotrope capaci di provocare allucinazioni e quindi utilizzato nei riti sciamani da secoli. In “Alice in wonderland” il Brucaliffo seduto su un grosso agarico muscario fuma e parla convincendo la piccola Alice a mangiare e cambiare le sue dimensioni. Fotografia di Daniela Ottoboni amministrazione e pubblicità sommario Notiziario Allergologico, Anno 31 - 2012 - Volume 30, n. 2 editoriale ai lettori ... Invito alla lettura 50 Sandro Farina Fabrizio Ottoboni aggiornamenti Immunità innata e allergia: nuove acquisizioni 51 Giuseppe Guida Social networks, stress ed asma bronchiale 63 Gennaro D’Amato, Gennaro Liccardi, Lorenzo Cecchi, Maria Russo, Antonello Salzillo, Amedeo Piccolo, Maria D’Amato, Anna Stanziola Reazioni da Ipersensibilità a Mezzi di Contrasto parte 2 Una proposta operativa 71 Maurizio Galimberti, Donatella Chiarinotti, Giuliana Zisa, Luisa Bommarito, Francesca Riccobono, Adele Moschella, Marianna Calamari, Francesco Murzilli, Francesco Pezzuto, Giacomo Manfredi Premio Giuseppe Centanni recensioni 86 Fabrizio Ottoboni Buone notizie per la SLIT in gravidanza 87 Shaikh WA and Shaikh SW Lais, MoDCs e switch Th2/Th1 87 Guida G, Boita M, Scirelli T, Bommarito L, Heffler E, Badiu I, Bellone G, Mietta S, Mistrello G, Rolla G. Addio “tazzulella ‘o caffè”? 88 Manavski N, Peters U, Brettschneider R, Oldenburg M, Baur X,Bittner C lofarma news Otovent: nuove tecniche di compensazione. parte 1 Michele Reverdini 89 Federico Manna il punto Dosaggio quantitativo degli allergeni maggiori calendario congressi Ottobre - Dicembre 2012 Gianni Mistrello 94 Redazione 96 editoriale ai lettori... Nella sua casa di Milano il 5 settembre scorso Giuseppe Centanni ci ha lasciato per sempre. Ha dedicato una parte importante della sua vita alla nostra Lofarma e all’allergologia, con impegno e amore. Penso che poche righe non rendano merito di tutta la sua intensa vita di marito, di padre, di medico e di manager. Nel prossimo numero dedicheremo a lui ampio spazio per ricordare insieme ai nostri affezionati lettori i momenti più significativi della sua vita professionale. Sandro Farina Invito alla lettura Q Fabrizio Ottoboni uesto per me è un triste editoriale. Il Dott. Giuseppe Centanni ha firmato 35 anni fa la mia assunzione in Lofarma. La storia è curiosa: mi ha spacciato per esperto di isoelettrofocalizzazione per bypassare le ridicole leggi sul lavoro dell’epoca. Dopo 4 maestri di scuola elementare non ne poteva più, gli serviva in Ditta un chimico vero, che potesse stare in laboratorio. C’era un solo modo per farlo: trasformarmi in esperto di qualcosa che nessuno alla camera del lavoro conoscesse. Paolo Falagiani aveva appena saputo che il Prof. Righetti aveva inventato pochi mesi prima la tecnica dell’isoelettrofocalizzazione per caratterizzare le proteine e gliene ha parlato.L’idea gli è piaciuta. Detto e fatto, come sua abitudine. Nel 1976 fui assunto. Mi convocò nel suo studio. Ricorderò sempre la sua figura imponente che diceva “Ottoboni, tu ora sei un esperto di IEF! Benvenuto in Lofarma” “ Grazie Dottor Centanni”. Nel prossimo numero del NotAllergol gli dedicheremo varie pagine scritte da amici per ricordarlo degnamente. Cosa vi propongo in questo numero della rivista? Quattro lavori originali e recensioni. 50 Guida vi proporrà una nuova interpretazione delle cellule dell’immunità: cellule sottovalutate negli anni passati ed ora riscoperte come protagoniste dell’immunità innata che ci protegge con velocità e precisione. D’Amato, come sua abitudine anticipa i temi del futuro: il web ed alcune sue conseguenze psicofisiologiche. Un problema da non sottovalutare come genitori. Galimberti e Colleghi completano la proposta operativa, veramente pratica ed utile per evitare reazioni allergiche ai mezzi di contrasto. La telefonata di Mana, campione italiano di apnea, mi ha sorpreso. “Mi è venuta l’idea di impiegare Otovent come strumento di apprendimento di migliori tecniche di compensazione per chi fa apnea, ma soprattutto di applicarle con successo in tutti i pazienti che usano regolarmente Otovent”. “OK mi interessa… scrivi il lavoro.” Questa è la prima parte delle sue osservazioni ed esercizi pratici. Infine, le recensioni che vi propongo riguardano una serie di articoli attraenti secondo me per originalità, accuratezza tecnica e significatività di risultati. Buona lettura Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 aggiornamenti Immunità innata e allergia: nuove acquisizioni Giuseppe Guida ASLTO2 - Ospedale Birago di Vische Medicina Interna II Corso Svizzera,164 -10149 Torino Innate immunity and allergy: new acquisitions Not Allergol 2012; vol. 30: n.2: 51-62. introduzione riassunto La patologia allergica rappresenta uno stato di ipersensibilità verso antigeni normalmente inerti (gli allergeni), verso i quali, invece, il soggetto allergico sviluppa uno stato di iperrettività che conduce ai sintomi caratteristici delle malattie allergiche quali l’asma, la rinocongiuntivite, l’allergia alimentare fino all’anafilassi. L’esposizione agli allergeni avviene comunemente per via inalatoria (pollini, acari della polvere, epitelio di animali), gastrointestinale (alimenti e farmaci) o iniettiva (veleno di insetti). L’alterazione del sistema immunitario alla base della reazione allergica è intesa come una reazione infiammatoria eccessiva alle molecole allergeniche a cui compartecipano classicamente entrambi i bracci della risposta immune, l’immunità innata e l’immunità acquisita. Il sistema di difesa “innato” consiste nella prima linea di difesa contro le infezioni che utilizza un sistema di riconoscimento dei patogeni “primitivo” non Parole chiave e sigle • Allergene • Immunità innata e acquisita • Linfocita T e B allergica immediata e tardiva • Sensibilizzazione allergica • Immunità cellulare e umorale • Cellule dendritiche • Adiuvanti • Ipotesi igienica • Cellule epiteliali • Allarmina • Cellule innate Th2 • Risposta Il modello patogenetico “classico” della risposta allergica prevede che, in un soggetto geneticamente predisposto, l’incontro con una fonte allergenica (polline, acaro della polvere, cibo, farmaci) determini la sintesi di immunoglobline E che riconoscono in modo specifico un qualche allergene proveniente dalla fonte allergenica stessa, determinando l’attivazione tissutale di mastociti, basofili ed eosinofili, e conseguentemente gli effetti patologici delle malattie allergiche. Sia la sintesi delle IgE, sia la cascata infiammatoria che coinvolge le mucose bersaglio dell’allergia, si ritiene siano determinate da una risposta immunologica acquisita “deviata” in senso T helper 2. Sempre piu’ nuovi elementi stanno emergendo nello spiegare come nel soggetto allergico si determini questa polarizzazione “deviata” Th2 e come alla base siano implicati complessi meccanismi di interzione tra le stesse cellule dell’immunità acquisita (linfociti) e le cellule dell’immunità innata (cellule dendritiche, mastociti, basofili, cellule epiteliali). Gli allergeni spesso posseggono proprietà di adiuvanti in grado di stimolare il sistema immune innato a livello delle mucose superficiali e di qui innescare la cascata Th2. Nel sito dell’esposizione allergenica, inoltre, le cellule dendritiche possono essere attivate da fattori derivati dalle cellule epiteliali, le cosiddette citochine pro-th2, che hanno un ruolo centrale sia nell’indurre, sia nel sostenere l’infiammazione Th2 mediata. Infine è possibile che altri sottotipi cellulari, collocati in tessuti chiave per il dialogo tra immunità innata e adattativa, contribuiscano a orientare la risposta Th2. Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 51 aggiornamenti summary Key words and Acronyms • Allergen • Innate and Acquired immunity • T and B Lymphocyte • Early and Late allergic response • Allergic sensitization • Cellular and Humoral immunity • Dendritic cells • Adjuvants • Hygiene Hypothesis • Epithelial cells • Allarmin • Innate Th2 cells The pathogenic model of allergic diseases is “classically” described as the synthesis, in a genetically predisposed subject, of immunoglobulin E following the encounter of an allergenic source (pollen, dust mite, food, drug). IgE specifically recognize the allergen causing tissue activation of mast cells, basophils and eosinophils, finally determining the pathologic effects of allergic diseases. Both IgE synthesis and the inflammatory cascade involving the mucosal allergic targets, are believed to be generated by a Th2 “deviated” acquired immune response. New scientific acquisitions are rising in explaining that the Th2 deviation of allergic subjects, involves a complex interaction between immune acquired cells (Lymphocytes) and innate immune cells (dendritic cells, mast cells, basophils, epithelial cells). Allergens have often adjuvants properties, thus being able of stimulating the innate immune system at the mucosal surface, driving the Th2 cascade. Moreover dendritic cells, within the tissues exposed to allergens, may be activated by epithelial cells derived factors, the so called pro-Th2 cytokines. These cytokines have a central role both in inducing and in sustaining the Th2 mediated inflammation. Finally it is possible that other cells types, localized in key tissues for the interaction between innate and acquired immunity, contribute to the Th2 response. specifico in grado di legare ed eliminare una grande varietà di prodotti microbici. Le cellule maggiormente coinvolte sono i fagociti, quali monociti, macrofagi e polimorfonucleati. La risposta immune “adattativa” è al contrario altamente specifica per un particolare patogeno e “migliora” con il successivo incontro con lo stesso patogeno, sviluppando una memoria contro il patogeno stesso. Le cellule centrali della risposta immune “adattativa” sono i linfociti che sono in grado di combattere sia patogeni extracellulari attraverso la sintesi di anticorpi (linfociti B), sia quelli intracellulari attraverso l’eliminazione diretta della cellula infettata (linfociti T). I linfociti T hanno tuttavia anche un ruolo “ponte” tra l’immunità innata e quella adattativa, essendo in grado sia di controllare la produzione anticorpale da parte dei linfociti B (T helper), sia nell’interagire con i fagociti nell’aiutarli nella distruzione del patogeno (T cititossici) (Figura 1, pag. 54) . 52 Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 il modello classico della risposta allergica Si ritiene “classicamente” che nella risposta allergica compartecipino sia l’immunità innata attraverso granulociti (eosinofili e basofili) e mastociti, sia l’immunita’ acquisita attraverso i linfociti T, con predominanza dei linfociti T helper e di linfociti B che sintetizzano un particolare sottotipo di anticorpi, le Immunoglobiline E. Tali cellule dialogano tra di loro e amplificano i messaggi infiammatori attraverso la produzione di fattori solubili, citochine e chemochine. I sintomi dell’allergia sono causati dal riconoscimento dell’allergene da parte delle IgE che induce a cascata attivazione cellulare, rilascio di mediatori e amplificazione dell’infiammazione allergica (reazioni di ipersensibilità immediata di tipo I sec. Gell e Coombs) Le IgE si fissano a recettori specifici (FcεRI) di vari elementi cellulari (mastociti e basofili) e l’incontro tra IgE specifiche l’allergene provoca la liberazione di mediatori responsabili di modificazioni fisiopatologiche (vasodilatazione, aumento di permeabilità capillare, contrazione muscolatura liscia, richiamo di eosinofili) definite come “risposta allergica immediata”. La liberazione di mediatori e di citochine provoca anche il reclutamento e l’accumulo di cellule flogistiche (eosinofili, neutrofili, etc.) responsabili della “risposta allergica tardiva”. Gli effetti indotti da entrambe le fasi della risposta allergica sono alla base delle manifestazioni cliniche del soggetto allergico quali broncospasmo, edema, orticaria, aumento delle secrezioni bronchiali e nasali Mentre questi meccanismi “effettori” della risposta allergica sono ben caratterizzati e costituiscono un bersaglio riconosciuto della terapia antiallergica, gli eventi “ a monte “ che inducono l’atti- vazione della cascata immuno allergica, si stanno solo iniziando a comprendere e delineare. La cosiddetta fase di “sensibilizzazione” consiste nel fatto che un soggetto, geneticamente predisposto, sintetizzi immunoglubine E in conseguenza all’esposizione all’allergene. Solo la successiva re-esposizione all’allergene determinerà la fase clinicamente evidente caratterizzata dai sintomi allergici (1) (Figura 2, pag. 55). la complessa interazione tra cellule dell’immunità innata e adattativa Affinchè un soggetto sviluppi una rezione “allergica” verso un allergene, è necessario che avvenga la cosiddentta “fase di sensibilizzazione”, ovvero la sintesi delle Immunoglobuline E specifiche per quell’allergene e la sua “esposizione” sulle cellule effettrici della cascata allergica, quali mastociti e basofili. In un soggetto geneticamente predisposto, l’allergene, dopo aver superato la barriera mucosa, viene fagocitato da cellule specializzate dell’immunità innata e “presentato” ai linfociti dell’immunità acquisita. Questa interazione tra cellule dell’immunità innata e acquisita è alla base dei segnali molecolari successivi che indurranno i linfociti a produrre gli anticorpi IgE, in grado poi di riconoscere il proprio recettore sulle cellule bersaglio. Acronimi utilizzati nell’articolo aggiornamenti APCs CLR DAMPs DC FcεRI Ih2 IL-13 IL-2 IL-4 IL-5 INFγ LPS MHC-II MPPtype2 NH NLR PAMPs PAR PRR: RLR TCR Th1 Th17 Th2 TLR TSLP antigen presenting cells, cellule presentanti l’antigene C-type lectin receptor, recettori per la Lectina di tipo C damage associated molecular pattern, modelli molecolari associate al danno dendritic cells, cellule dendritiche high-affinity IgE receptor, recettore ad alta affinità per le IgE innate helper type2 cells, cellule helper innate tipo 2 Interleukin 13, interleuchina 13 interleukin 2, interleuchina 2 interleukin 4, interleuchina 4 interleukin 5, interleuchina 5 interferon gamma, interferone gamma lipopolysaccaride, lipopolisaccaride major histocompatibility complex class II molecules, complesso maggiore di istocompatibilità di classe II multipotent progenitor type2 - cellule progenitrici multipotenti natural helper, cellule helper naturali Nod Like Receptors, recettori NOD- like pathogen associated molecular patthern, molecolari associate ai patogeni protease activated receptor, recettore attivato dalle proteasi pattern recognition receptors, percorsi di riconoscimento recettoriale RIG-I like receptors, recettori RIG-I like T cell receptor, recettore del linfocita T Lymphocyte T helper1, linfociti T helper 1 Lymphocyte T helper17, linfocita T helper 17 Lymphocyte T helper2, linfocita T helper 2 Toll-Like Receptors, recettori a tipo Toll Thimic stromal lymphopoietin, linfopoietina stromale timica a) il modello T helper 2 I linfociti T helper costituiscono una sottopopolazione di cellule fondamentali per la risposta immune. Essi portano Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 53 aggiornamenti Figura 1 Interazione tra cellule dell’immunità innata ed adattativa nella risposta immunitaria sulla loro superficie la molecola CD4. I linfociti T helper 1 (Th1) interagiscono con i fagociti e gli aiutano a distruggere i patogeni intracellulari (immunità cellulare). Una seconda sottopopolazione, i linfociti T helper 2 (Th2), interagisce con i linfociti B e li aiuta a dividersi, differenziarsi e produrre anticorpi (immunità umorale). In entrambi i casi le cellule CD4 + sono in grado di riconoscere gli antigeni (patogeni, allergeni...) attraverso il loro recettore, T cell receptor (TCR) solo se sono presentati sulla superficie di altre cellule, denominate cellule presentanti l’antigene (APC) attraverso le cosiddette molecole del complesso maggiore di istocompatibilita’ di classe II (MHC-II). Con il concorso di molecole di costimolazione, si attivano e producono molecole, deno- minate “citochine” che sono necessarie per la loro interazione con gli altri tipi cellulari (macrofagi, linfociti B...). Pertanto la suddivisione tra Th1 e Th2 è di tipo “funzionale”, in base al tipo di citochine che sono in grado di produrre. La sottopopolazione Th1 produce IL-2 e INFγ, mentre i Th2 sono caratterizzati dalla produzione di citochine quali IL4, IL-5, e IL-13. Alla base della risposta allergica esiste la capacità delle cellule T di determinare una risposta immunitaria a predominanza Th2 e una parallalela diminuzione di Th1 (2). La reazione allergica inizia con la presentazione dell’allergene al linfocita Th0 indifferenziato, in una maniera tale da condizionarne la differenziazione in senso Th2. Tale condizionamento è determinato da numerosi 54 Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 fattori il piu’ importante dei quali è la “cattura” e la presentazione dell’allergene da parte di APC specializzate, le cellule dendritiche (DCs). b) Le cellule dendritiche: un ponte tra l’immunità innata ed adattativa Le cellule dendritiche sono una popolazione cellulare del sistema “innato” specializzata nel presentare l’antigene. Esse da un lato esprimono tutti i recettori del sistema immune innato, dall’altro hanno il potenziale di catturare l’antigene, processarlo in piccoli peptidi e presentarli in una tasca delle molecole di superficie MHC che vengono riconosciute TCR. Le cellule dendritiche sono localizzate alla superficie dei tessuti corporei che “affrontano” l’ambiente esterno, quali la cute e l’epitelio di polmoni e intestino. Quando incontrano un antigene questo stimola dei recettori di riconoscimento (pattern recognition receptors = PRR) che ne induce la maturazione e la migrazione all’interno delle aree “T cellulari” dei linfonodi locoregionali. Nelle zone T dei linfonodi le DC mature riconoscono il linfocita T vergine ( T naive) che esprime il TCR specifico per il peptide presentato, inducendone la differenziazione in linfocita T helper. I linfociti Th possono essere trasportati nelle aree B follicolari e cooperare alla sintesi delle immunoglobuline (Th follicolari), oppure possono essere trasportati al sito di infezione/stimolazione per aiutare il sistema immune “innato” ad uccidere l’agente patogeno. I Th1 favoriranno l’uccisione del patogeno intracellulare da parte del macrofago, i Th17 indurran- aggiornamenti Figura 2 no il reclutamento di polimorfonucleati per l’uccisione di patogeni extracellulari (funghi, batteri...). Alternativamente, se l’antigene è un parassita o un allergene, la risposta sarà di tipo Th2. L’azione delle cellule dendritiche sembra essere quindi determinante nel direzionare l’attivazione delle cellule T in risposta all’allergene, verso un fenotipo Th2 piuttosto che Th1, ma come questo Il modello patogenetico “classico” della risposta Th2 avvenga è ancora non definitivamente accertato (3). Una prima ipotesi è che la polarizzazione in senso Th2 richieda una “sorgente” di interleuchina 4 (IL-4) in grado di attivare i fattori di trascrizione STAT6 e GATA-3 (4). Mentre è accertato che non siano le DC a produrre IL-4, sembra invece che lo possano essere le stesse cellule CD4 + naive in risposta ad un legame “debole” tra MHC-II e TCR (5) o per la mancata presenza di uno stimolo citochinico Th1 o Th17. Alcuni segnali molecolari, in effetti, come l’antigene Omega-1 (contenuto nelle uova di S. mansoni) sembrano proprio agire nell’indurre la risposta Th2 diminuendo la “forza” del legame al TCR (6). E ipotizzabile anche che le DC polmonari del soggetto allergico possiedano Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 55 aggiornamenti Figura 3 Dialogo tra le cellule dendritiche e l’epitelio all’origine della sensibilizazione allergica c) Gli Adiuvanti e l’ipotesi igienica Lo sviluppo della risposta Th2 agli allergeni puo’ dipendere non solo dalla azione della molecola allergenica sulle DC, ma anche dall’azione di proteasi o “contaminanti batterici” che si trovano complessati con l’allergene. Per esempio l’acaro della polvere contiene degli allergeni con proprietà di proteasi ed è spesso contaminato da tracce di endotossina e prodotti fungini. Queste sostanze hanno un’attività “adiuvante” sugli allergeni, essendo in grado di stimolare in modo diretto le cellule 56 Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 un “fenotipo” infiammatorio esprimente CD11c e producente IL-6 che favorisce la risposta Th2 (7) (Figura 3). dell’imminità innata attraverso un numero limitato di recettori, i PRR. I PRR hanno un’ampia specificità e riconoscono strutture “conservate” microbiche denominate pattern molecolari associati ai patogeni (Pathogen Associated Molecular Pattern = PAMPs) ed includono i lipopolisaccaridi (LPS), i beta glucani o segnali di pericolo endogeni deno- aggiornamenti Molecole chiave e recettori coinvolti nella riposta immuno-allergica innata Tabella 1 Molecola Denominazione Recettore Sintesi Bersaglio effetti TSLP Citochina tipo I, TSLP-R/IL-7-Rα Cellule epiteliali DC (mieloidi) analogo di IL-7 bronchiali ed intestinali, Th2 (memory) cheratinociti, mastociti B linfociti basofili mastociti IL-4, IL-5, IL-13, TNF α Eotassina 2, TARC, IL-8 (chemiotassi eosinofili e neutrofili) IL-25 IL-25 Famiglia delle IL-17 IL.17RA e IL17RB Eosinofili NK-T cellule NTNB Th2 memoria IL-5 IL-13, BHR eotassina IL-33 Famiglia di IL-1 T1/ST2 Fibroblasti, cellule epiteliali, (intranucleare) cellule endoteliali, adipociti Th2, mastociti, basofili, progenitori CD34+ NBNT IL-4, IL-5, IL-13, IgE, eosinofilia, iperplasia mucipara OX40L Linfociti T Citochine Th2 Superfamiglia OX40 del TNF minati DAMPs (Damage Associated Molecular Patterns). Gli adiuvanti contribuiscono sia all’iniziazione che alla persistenza della risposta allergica “programmando” la risposta adattativa Th2 e reclutando cellule infiammatorie (8) (Figura 1, pag. 54). I PAMPs, contenuti nella “fonte allergenica” sono in grado di stimolare le cellule dendritiche attraverso diversi tipi di PRR suddivisi in sottogruppi: i Toll Like Receptors (TLR) i recettori per la Lectina di tipo C (CLR), i recettori NOD- like (NLR), i recettori RIG-I like (RLR). Ad essi si assimilano i recettori delle proteasi (Protease Activated Receptor = PAR). Questa interazione determina una soppressione della produzione di IL-12, un aumento della sintesi di IL-10 e la produzione di chemochine (CCL17 e CCL22) in grado di attrarre le cellule Th2. Il processo di sensibilizzazione allergica Th2, cellule epiteliali, mastociti, Eosinofili basofili DC Linfociti B, Macrofagi è multifattoriale e molti fattori ambientali, quali il fumo di sigaretta materno, la dieta, l’igiene o le infezioni respiratorie sono stati chiamati in causa come copartecipanti all’innesco della risposta allergica. Si puo’ oggi affermare che tali fattori influenzino la sensibilizzazione agli allergeni attraverso 3 meccanismi: possono interferire con la permeabilità epiteliale e la “funzione di barriera”, possono attivare in modo diretto le DC, ma soprattutto possono interferire nella comunicazione tra cellule epiteliali e cellule dendritiche. Il fumo, per esempio, agisce come adiuvante perchè contaminato da LPS, ma anche perchè è in grado di aumentare l’espressione di TLR-4 sulle cellule epiteliali, così da favorire il riconoscimento di allergeni inalanti da parte delle DC (9). Allo stesso modo agirebbero le particelle fini della polvere come il particolato del diesel. Nel caso dell’acaro della polvere, per esempio, più molecole allergeniche posseggono proprietà adiuvanti. il Der p2 assomiglia alla molecola MD2 che è necessaria per l’attivazione del TLR-4 da parte dell’LPS. Dato che le preparazioni di acari sono contaminate da basse concentrazioni di LPS, si puo’ ipotizzare che le cellule epiteliali riconoscano l’LPS attraverso l’interazione TLR-4 / Der p2 e che ciò contribuisca all’iniziare della risposta Th2 (10) . Nel complesso all’attivazione della risposta immune da parte degli acari della polvere concorrono allergeni con proprietà di proteasi molecole associate ad allergeni tipo lipid transfer protein, in grado di facilitare il trasporto di lipidi microbici e contaminanti esogene (LPS) o molecole di danno. Ciò determina la rottura dell’integrità epiteliale la processazione dell’allergene da parte delle DC e l’upre- Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 57 aggiornamenti Figura 4 Sintesi del TSLP da parte delle cellule epiteliali e suoi effetti sull’induzione di una risposta immunitaria Th2 orientata. golazione di citochine pro-infiammatorie e pro-Th2 (vedi sotto). Importante a questo proposito è l’ associazione di asma e atopia con il polimorfismo di geni codificanti per per alcuni TLR o altre molecole correlate (11). La cosiddetta ipotesi igienica è proprio fondata sul ruolo degli adiuvanti nel modulare la risposta dendritica in senso Th2 modificando la comunicazione con le cellule epiteliali. Essa afferma che le infezioni nella vita precoce impediscano lo sviluppo più tardivo dell’allergia (12). D’altro canto le infezioni virali possono alterale la soglia per il riconoscimento dell’allergene nelle vie aeree. Per esempio il virus respiratorio sincizile (RSV), che è associato ai sibili del bambino ed all’insorgere di allergie, aumenta l’espressione di TLR-4 sulle cellule epiteliali bronchiali così orientando le DC in senso Th2. 58 Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 cellule dell’immunità innata e loro ruolo nella risposta allergica Numerose cellule dell’immunità innata sono coinvolte i diverse fasi della risposta allergica, rappresentando sia “gli effettori” finali delle reazioni patologiche che coinvolgono gli organi bersaglio dell’allergia (cute, bronchi, vie aeree), sia intervenendo nell’amplificazione e nel mantenimento della reazione allergica (fase cronica). A tal proposito, per esempio, i mastociti sono espessi in gran quntità a livello di cute e mucose e, una volta attivati dal riconoscimento da parte dell’allergene delle IgE complessate con gli specifici recettori sulla loro superficie, verranno attivati liberando una gran quanttà di mediatori attivi. Altrettanto importante è il ruolo di granulociti eosinofili e neutrofili che sostengono nel tempo la cascata allergica, deteminando nei tessuti un infiltrato infiammatorio e perpetuano il danno. aggiornamenti In realtà appare oggi acquisito che l’epitelio e la muscolatura liscia del soggetto asmatico, non sono spettatori inerti o bersagli passivi della risposta allergica, ma possono a loro volta essere attivati o danneggiati da molecole esterne e liberare mediatori che innescano o amplificano la risposta allergica Th2. a)-Cellule epiteliali La barriera epiteliale presente a livello della superficie delle vie aeree, della cute e del tratto gastrointestinale è stata ipotizzata giocare un ruolo importante nell’iniziare la risposta allergica attraverso la secrezione di chemochine, citochine e fattori di crescita a loro volta in grado di regolare le cellule dell’immunità innata. Sta sempre più emergendo come cellule di origine “stromale” delle vie aeree, costituite soprattutto da cellule epiteliali, cellule endoteliali e fibroblasti, possono reagire agli stimoli adiuvanti che si trovano all’interno degli allergeni e influenzare in modo significativo il comportamento delle DC e la loro capacità di attivare la risposta Th2. Gli agonisti dei TLR, dei CLR e le varie proteasi possono da un lato, come descritto sopra, attivare in modo diretto le DC, dall’altro agiscono invece sulle cellule dell’immunità innata, causando il richiamo di DC immature attraverso chemochine e successivamente inducendo una differenziazione Th2 attraverso il rilascio di citochine innate pro-Th2. Queste citochine innate pro-Th2 sono il GM-CSF, TSLP, IL-25 e IL-33 (Tabella 1, pag. 57), guidano le DC in una maniera Th2 dipendente, sia riducendo la produzione di citochine polarizzanti Th1, come IL-12, sia inducendo la pro- duzione di chemochine che attraggono i Th2, sia infine inducendo l’espressione di molecole di superficie, come OX40L. Infine queste citochine pro-Th2 possono anche attivare le cellule del sistema immune, quali basofili, mastociti e cellule innate non B-nonT (NBNT) che costituiscono un’ulteriore sorgente di IL4 (Figura 3, pag. 56). IL-4 (14). Più di tutto, però, le DC mature indotte da TSLP fanno differenziare le cellule CD4 + T vergini in un sottotipo di Th2 in grado di produrre IL-4, IL-5, IL13 e TNFα e poca IL-10. Inoltre le DC attivate da TSLP inducono una robusta espansione di cellule Th2 memoria (Figura 4, pag. 58). ox40/ox40L tslp La linfopoietina stromale timica ha un ruolo fondamentale nell’iniziare la risposta Th2. Essa è iperespressa in presenza di infiammazione ed iperresposività bronchiale ed i topi che non esprimono il recettore per il TSLP non riescono a sviluppare una risposta Th2 agli allergeni. Il TSLP è prodotto dalle cellule epiteliali bronchiali, intestinali e della cute ed agisce attraverso il suo recettore combinato con la catena α del recettore per IL-7 (TSLP-R / IL-7Rα). La sintesi epiteliale di TSLP è indotta sia da citochine Th2, talora coadiuvate da citochine proinfiammatorie (TNF-α e IL1-β), sia attraverso l’attivazione (per esempio virus indotta) del TLR. Anche i mastociti della rinite allergica indicono la produzione di TSLP da parte della mucosa nasale (13). Il TSLP agirebbe in primis inibendo l’espressione di citochine polarizzanti in senso Th1, come INF-γ e IL-12. Esso è inoltre in grado di condizionare le DC, determinandone la maturazione, l’attivazione e aumentando l’espressione di chemochine Th2 (come TARC e eotassina 2), upregolando OX40 ligando (Figura 4) ed attivando i mastociti. Non è neanche escluso che il TSLP agisca direttamente sulle cellule CD4 + naive, inducendo l’espressione di Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 OX40-ligando (OX40L) è la molecola chiave espressa dalle DC per effetto del TSLP. Mentre OX40 viene espresso sulle cellule CD4 +, OXD40L è prevalente espresso dalle APC dopo che è avvenuto l’incontro tra l’antigene processato nel sistema MHC e il TCR, agendo quindi come molecola costimolatoria. L’interazione OX40/OX40L è cruciale per l’attivazione, la sopravvivenza e la generazione di linfociti T memoria (17). Nell’ambito della patologia allergica, l’espressione di OX40L sulle DC attivate dal TSLP è fondamentale nell’indurre la risposta Th2, e l’inibizione sperimentale di tale meccanismo blocca lo sviluppo della patologia allergica. Per agire, OX40L necessita l’assenza nell’ambiente di IL-12. In sostanza le DC attivate dal TSLP possono creare un ambiente permissivo per la risposta Th2 upregolando OX40L e bloccando la produzione di citochine Th1. Inoltre OX40L è anche fondamentale per riattivare e mantenere le cellule Th2 memoria (18). il-25 La IL-25, conosciuta anche come IL17E, è prodotta dalle cellule Th2, ma anche da cellule epiteliali, basofili, eosinofili e mastociti. La presenza di IL-25 59 aggiornamenti a livello delle cellule epiteliali delle vie aeree, nasali e bronchiali, induce iperreattività bronchiale, eosinofilia e risposta Th2 caratterizzata dalla sintesi di IL-5 e IL13 (15). IL-25 è anche fondamentale nel costimolare la proliferazione di linfociti Th2 memoria, aumentando da parte loro la sintesi di IL-4 e IL-5 amplificando in tal modo la risposta allergica locale . In sostanza questa citochina crea un feedback positivo tra linfociti Th2 e cellule dell’immunità innata che amplifica sempre di più la risposta allergica. Oltre che sui linfociti T IL-25 sembra agire anche su cellule non B non T del sistema immunitario innato che producono a loro volta una grande quantità di citochine Th2 (Figura 5). Anche i mastociti a loro volta sono in grado di sintetizzarla dopo il cross-linking delle IgE con il loro recettore FcεRI. il-33 L’interleukina 33 è un membro della famiglia della IL-1 ed agisce attraverso il recettore T1/ST2 espresso sui linfociti Th2. L’importanza di IL-33 nell’iniziare una risposta Th2 è dimostrata dal fatto che la sua somministrazione determina eosinofilia, produzione di IgE, di classiche citochine Th2 ed iperreattività bronchiale. La IL-33 non sembra essere secreta dalle cellule dell’immunità innata, ma piuttosto sembra agire da “allarmina”. In effetti IL-33 è espressa costitutivamente nel nucleo delle cellule epiteliali ed endoteliali e viene rilasciata dopo un danno o un insulto. Mentre le cellule apoptotiche sono in grado di inattivare IL-33, le cellule necrotiche rilasciano IL-33 in forma attivata ed ini- 60 ziano una risposta immune di tipo Th2. in particolare IL-33 induce il rilascio di IL-5, IL-13 e istamina da mastociti e basofili (16). Tuttavia la gran quantità di citochine Th2 indotta da IL-33 ha indotto a ricercare un’altra fonte cellulare alternativa a quelle descritte che è stata ritrovata nelle cosiddette cellule helper naturali (Figura 5, pag. 61). b)- Basofili, mastociti ed eosinofili Una seconda ipotesi per spiegare il modello della sensibilizzazione Th2 agli allergeni è che IL-4 sia secreta al momento della presentazione antigenica da “cellule accessorie” del sistema immune innato quali le cellule T natural killer (NK-T), gli eosinofili, i mastociti o i basofili. In sostanza “vecchi effettori” della risposta allergica diventano protagonisti nell’innescare la risposta Th2. I basofili sono sicuramente una sorgente precoce di Il-4 e possono anche agire da APC. Per esempio i basofili, incubati con cysteinil proteasi, producono IL-4. Recentemente è stata identificata una popolazione di Basofili (CD49b+, FceRI+ e cKit-) che possono migrare nei linfonodi drenanti il sito di infezione parassitaria e agire come APC, esprimendo molecole di costimolazione e producendo IL-4 per lo sviluppo della risposta Th2 (19). Non è da escludere un ruolo analogo dei basofili in presenza di allergeni inalanti. fase effettrice della risposta allergica La fase effettrice della risposta allergica è caratterizzata dalla mobilizzazione e dall’attivazione di mastociti, basofili ed Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 eosinofili, a cui concorrono l’iperplasia delle cellule mucipare nelle vie aeree e nell’intestino. Questa attivazione è normalemente guidata, come abbiamo visto, da un’attivazione antigene specifica (adattativa) di tipo Th2. Nella fase “immediata” della risposta allergica il legame dell’antigene alle IgE fissate sulla superficie dei mastociti e dei basofili, ne detemina l’attivazione ed il rilascio di mediatori preformati nei granuli rilasciati per esocitosi, oppure la sintesi di nuovi mediori di derivazione lipidica e di citochine, alcune ad azione pro-infiammatoria (TNF-α, IL-1,IL-6) ed altre di tipo Th2 (IL-4, IL-5). Le cellule che intervengono nella fase tardiva delle reazioni allergiche sono soprattutto gli eosinofili, il cui reclutamento ed attivazione sono sotto il controllo dei linfociti Th2 mediante il rilascio di IL-3, GM-GSF e soprattutto IL-5. Gli eosinofili sono richiamati dai vasi sanguigni per un meccanismo di “chemiotassi” e sono trattenuti nei tessuti da molecole di adesione intercellulare espresse da alcune molecole epiteliali e dalle cellule endoteliali. A ciò si aggiungono segnali molecolari che prolungano la sopravvivenza degli eosinofili nei tessuti sede della reazione infiammatoria. Le DC non sono solo fondamentali nella fase di sensibilizzazione allergica, ma sono anche importanti proprio nella fase effettrice delle risposta Th2. Questo avviene soprattutto grazie alla loro capacità di reclutare cellule Th2 CCR4 + attraverso chemochine (CCL17 e CCL22) e di stimolare i linfociti, residenti negli organi bersaglio, attraverso molecole costimolatorie. A loro volta aggiornamenti Figura 5 Ruolo della IL-25 e IL-33 nell’attivare ed amplificare la risposta allergica attraverso l’interazione tra linfociti Th2 e cellule dell’immunità innata come cellule epiteliali, eosinofili, mastociti e cellule innate non B non T. l’attività delle DC è regolata dalle cosiddette cellule T regolatorie (T reg). Queste cellule CD4 + CD25 + sopprimono normalmente l’attività delle DC, ma in loro assenza aumenta la suscettibilità alle risposte allergiche ed alla iperreattività bronchiale. Molti dei meccanismi immunologici fin qui descritti sono stati proposti nella patogenesi di patologie immunoallergiche nell’uomo, in particolare nelle dermatite atopica (DA) e nell’asma bronchiale. Per esempio i cheratinociti dell’epidermide cronicamente lesionata della DA iperesprimono TSLP e questo si associa ad un aumento di cellule CD4 + Th2 memoria che si associano alle DC nel derma. Diversi studi hanno dimostrato anche il ruolo di tale network cellulare nel mantenere la fase effettrice dell’asma bronchiale. Uno studio ha dimostrato che la severità dell’asma correla con l’espressione di TSLP nelle vie aeree (23) e l’epitelio nella rinosinusite cro- nica iperesprime il recettore per TSLP (24). Infine i livelli di IL-33 sono più alti nell’epitelio di soggetti asmatici, soprattutto in quelli resistenti al trattamento, ma anche nella rinocongiuntivite allergica e nella DA (25). Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 61 conclusioni Recenti acquisizioni stanno tuttavia portando alla luce come l’infiammazione allergica non sia solo il risultato aggiornamenti cellule del sistema immune innato che sono in grado di riconoscere gli allergeni e causare risposta patologiche (23). Gli allergeni spesso sono associati o posseggo proprietà di adiuvanti in grado di stimolare il sistema immune innato a livello delle mucose superficiali e di qui innescare la cascata immuno allergica. Nel sito dell’esposizione allergenica, inoltre, le DC, ativate da fattori derivati dalle cellule epiteliali, non solo induco- no l’inizio della cascata Th2, ma sono anche in grado di sostenere l’infiammazioen allergica, mantenendo attivo il pool di linfociti Th2 memoria. Nonostante tali acquisizioni, tuttavia, non si conoscono ancora con completezza i meccanismi per cui una persona diventa allergica e l’altra no, ma molti progressi si stanno facendo nell’individuare una strategia terapeutica tale da influenzare la storia naturale delle allergie. 1.Kay AB- Allergy and allergic diseases. N Eng J of Medicine 2001;344:30-36. 2.mada M- Allergen-stimulated interleukin-4 and interferon-gamma production in primary culture: responses of subjects with allergic rhinitis and normal controls. Immunol 1995:85:373-380. 3.Banchereau J et al.- Dendritic cells and the control of immunity. Nature 1998;392:245-252. 4.Paul WE et al.- How are Th type 2 immune responses initiated and amplified? Nat Rev Immunol, 2010;10:225-235. 5.Constant S, et al.- Extent of T cell Receptor ligation can determine the functional differentiation of naïve CD4- T cells. 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Cardarelli”, Napoli. °°Ambulatorio di Allergologia ed Immunologia Clinica – Azienda Sanitaria 4 – Prato. °°°Unità Operativa Complessa di Malattie Respiratorie e Allergiche, Dipartimento Di Malattie Respiratorie, Azienda Ospedaliera ad Alta Specialità di rilievo Nazionale “Dei Colli” e Università di Napoli “Federico II”. introduzione riassunto Internet, nelle sue varie espressioni e modalità di utilizzo, non è stato certamente pensato e creato per essere uno strumento pericoloso e il suo uso risponde a diverse funzioni utili, dal momento che consente di soddisfare varie istanze come quella partecipativa (partecipare a iniziative culturali, sociali e politiche e di appartenenza a gruppi), ludica (giocare e divertirsi), conoscitiva (avere informazioni, consultare esperti), utilitaristica (fare acquisti), affettiva (scambiarsi “intimità” con persone care ed amici). In altri termini diverse attività che svolgiamo nella vita quotidiana possono essere svolte mediante Internet senza spostarsi e quindi risparmiando tempo (1-17). Alcune persone sviluppano però una dipendenza da Internet ed in particolare dai Social Network (SN), presentando comportamenti che possono alterare in modo anche notevole i loro rapporti con gli altri, la propria salute psicologica, nonché emotiva e lavorativa. L’utilizzo Parole chiave e sigle • social network (SN) • asma bronchiale • depressione • autostima • stress Internet ed in particolare i “social network” (SN) come Facebook, Twitter, Linkedin, fanno sempre più parte della vita quotidiana di molte persone, sia adulti che giovani e adolescenti, a cui piace essere in rapporto virtuale con altri che hanno interessi e obiettivi simili e sempre più frequentemente trascorrono il loro tempo con “amici” virtuali che non in relazioni reali. Questi “utenti” spesso rivelano in rete informazioni su se stessi più di quanto non facciano di persona nella vita reale con i loro familiari ed amici. Viene inoltre sempre più segnalato che i SN possono essere un rischio per gli adolescenti e per i soggetti sensibili, i quali potrebbero essere negativamente influenzati dai “social network” fino a sviluppare depressione. Altre osservazioni suggeriscono invece la possibile insorgenza di effetti utili, con un miglioramento delle relazioni sociali e dell’autostima. In altri termini negli ultimi anni si stanno sviluppando osservazioni su problematiche psicosomatiche connesse con l’uso dei SN e stanno emergendo neologismi quali cyberbullismo e cyberostracismo, per definire comportamenti che rasentano la psicopatologia. Esistono però, come abbiamo accennato, anche osservazioni relative ad effetti benefici nel migliorare le relazioni sociali e la stima di sé stessi. Dal momento che l’asma bronchiale costituisce una patologia in cui le implicazioni psicologiche svolgono un ruolo importante nel determinare variazioni dell’ostruzione bronchiale, è certamente utile tentare di verificare se il paziente asmatico possa essere influenzato dall’uso dei SN. Dopo la nostra prima segnalazione pubblicata su Lancet e relativa al peggioramento dell’asma connesso con Facebook in un giovane affetto da asma bronchiale allergico, abbiamo cercato di approfondire, in questa rassegna, le interazioni psicosomatiche e cliniche che possono insorgere in soggetti asmatici utenti di SN. Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 63 aggiornamenti summary Key words and Acronyms • Social networks (SN) • Bronchial asthma • Depression • Self esteem • Stress The internet and in particular social media are increasingly a part of daily life of young but also adults people who like to be in virtual relationship with others who have similar interests and goals and they often disclose more about themselves than they do in person. However, there are observations on cyberbullying and cyberostracism and social media can be a risk for adolescents and for sensitive subjects, who can be negatively influenced by networks. Some studies showed an increased risk of depression, but other observations suggest beneficial effects by enhancing communication, social connection and self esteem. Bronchial asthma is a disease with increasing frequency in industrialized world and psychological implications play a role in increasing or in reducing the severity of bronchial obstruction. One year after the case report of asthma exacerbation possibly triggered by Facebook, it might be time to draw a balance on the effects of Social Networks on bronchial asthma. a volte eccessivo dei SN è verosimilmente anche legato a carenze affettive e di comunicazione e sembra quasi paradossale che nell’era dell’alta tecnologia, che dovrebbe facilitare ogni tipo di interazione tra individui, sia purtroppo grande il disagio nella comunicazione verbale e fisica tra gli essere umani. Nella vita quotidiana il disagio emotivo spesso nasce da una difficoltà nel comunicare tra persone che vivono insieme, nella stessa famiglia, nel lavoro o in altri contesti. Per quanto quindi da una parte Internet costituisca un mezzo utile nel rapportarsi agli altri, esso può rappresentare dall’altra una possibilità di distacco e di isolamento dal mondo reale, considerando che chi si connette può vivere o fare molto attraverso internet, fino ad arrivare ad essere influen- 64 zato tanto da questo mezzo da non svolgere più una vita sociale attiva e reale (5,8). la realtà virtuale La realtà virtuale è una espressione creata dalla tecnologia del computer e costituisce un “ambiente “ così simile alla vita reale che un partecipante potrebbe non avvertire la differenza tra mondo reale e virtuale, mentre quest’ultimo, come è ben noto, simula solo il reale, illudendo l’utente impreparato che si tratti invece di un evento reale. Nel contesto virtuale il monitor, e la telecamera, diventa un luogo di immersione e di interattività, e ciò significa che in tale dimensione non c’è più né soggetto né oggetto, dal momento che entrambi diventano elementi interattivi. La mancanza di un contatto fisico o visivo ostacola la percezione della realtà, inducendo a convinzioni false o Le foto e gli scritti visti e rivisti sui SN e l’uso delle webcam possono rendere l’immagine di un volto o di uno sguardo senza veicolare o, al contrario, amplificando o comunque alterando le emozioni ad essi connesse. Non condividendo lo spazio fisico con il nostro interlocutore, non possiamo vedere come gestisce se stesso e la distanza fisica nei nostri confronti e ciò può indurre a fantasticare ed a creare false convinzioni con implicazioni emotive distorte. Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 aggiornamenti irreali e ad emozioni distorte. Il rischio è la confusione tra il sé e l’identità in cui ci si immerge ed è verosimile che sia tanto più elevato quanto più l’identità dell’utente sia in formazione, come ad esempio avviene con gli adolescenti. Spariscono infatti nella comunicazione mediata da internet sia il contatto visivo con le sue interruzioni, sia il tono e il timbro della voce con i propri ritmi ed intensità. Quando scriviamo una e-mail non siamo ovviamente in grado di fare arrivare a chi la riceverà i cambiamenti nel tono, nel volume, e nella velocità delle nostre parole; nonché le sottolineature verbali, legati all’enfasi che usiamo nella promemoria, i silenzi, le esitazioni e le interruzioni del discorso. Tutti quei segnali, insomma, che rientrano nel più ampio capitolo dei comportamenti non verbali, vengono a mancare quando si comunica attraverso Internet. Figura 1 effetti sulla salute dell’internauta Gli utenti in tutto il mondo di internet sono più di 2 miliardi e una parte crescente di essi sono collegati con un social network (1) (Figura 1). Un recente rapporto afferma che il 65% degli adulti utilizza online siti di social networking, mentre erano circa il 28% nel 2009 e l’8% nel 2005 ( 2 ). La percentuale raggiunge l’83% quando vengono considerati gli utenti in età compresa tra i 18 e i 29 anni (2). Questa enorme quantità di persone che sono collegate in tutto il mondo tramite una rete sociale su base giornaliera ha fatto nascere preoccupazioni circa i possibili effetti sulla salute psicologica e/o fisica di utenti particolarmente sensibili. Gli studi su questa problematica sono però in numero limitato ed i casi clinici pub- blicati finora sono relativi soprattutto ad adolescenti e giovani, che costituiscono la popolazione più “esposta” a questo nuovo tipo di relazioni virtuali (5,6,9). Secondo un recente sondaggio il 22% degli adolescenti accede al sito preferito più di 10 volte al giorno e più della metà degli adolescenti accede ad un sito di social network più di una volta al giorno (3). Inoltre, il 75% degli adolescenti usano i propri cellulari per collegarsi e di questi il 25% li usano per i social media, il 54% per inviare SMS ed il 24% per messaggi e-mail (1,3). Attualmente l’utilizzo dei siti social media Web è tra le attività più comuni di adolescenti e giovani. Ne risulta che una parte non indifferente dello sviluppo sociale ed emotivo di questa generazione avviene utilizzando Internet e telefoni cellulari. Occorre infatti considerare che i siti di social-networking forniscono un accesso semplice e invitante e costi- Tempo trascorso nelle comunità virtuali in USA Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 65 aggiornamenti tuiscono un oggetto nuovo, consentendo molteplici opportunità per auto-presentazione selettiva, attraverso foto, dati biografici e commenti. foto che descrivono l’attuale esperienza o emozione del proprietario del sito (bacheca) con la visualizzazione sia della data e sia dell’ora di divulgazione. Il rimuovere dall’elenco un amico, magari per motivi futili, può rientrare nel cosiddetto “ciberostracismo’ o “ciberbullismo” e può essere un evento stressante per gli adolescenti (4,12-17). Uno studio recente ha consentito di porre diagnosi di depressione tra studenti universitari, che descrivevano le proprie emozioni su Facebook (9,19). Si tratterebbe di un nuovo tipo di depressione, definito “depressione da Facebook”, che si sviluppa quando preadolescenti e adolescenti trascorrono gran parte del loro tempo su siti di SN e poi iniziano ad avere sintomi di depressione, come conseguenza di “interazioni deludenti” con le controparti virtuali (9,19). In altri termini l’intensità dei rapporti basati sul web potrebbe essere un fattore che fa scattare la depressione in alcuni adolescenti. I social network potrebbero costituire quindi uno strumento innovativo per l’identificazione di giovani soggetti a rischio di depressione ( 9,19). depressione Dal punto di vista medico i siti di socialnetworking rappresentano un contesto nuovo per i sanitari specialisti, soprattutto psichiatri e psicologi, i quali dovrebbero considerare e approfondire queste nuove problematiche, ponendosi il problema se i social network costituiscono un rischio per la salute psicofisica di soggetti ipersensibili. Osservazioni recenti sui SN hanno consentito di ipotizzare che essi potrebbero favorire comportamenti di rischio per la salute psicofisica, soprattutto nei giovani e nei soggetti particolarmente sensibili (4,5,9,12), consentendo di far conoscere ad estranei aspetti personali: per esempio, una caratteristica di Facebook è l’aggiornamento dello stato e della propria bacheca con testi scritti personalmente e 66 “La nostra è una società composta da individui notoriamente infelici, isolati, ansiosi, in preda a stati depressivi e a impulsi ansiosi e distruttivi, incapaci di indipendenza, in una parola esseri umani ben lieti di ammazzare il tempo che con tanto accanimento cercano di risparmiare” (E. Fromm Avere o essere. Arnoldo Mondadori Editore Milano 1977) Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 aggiornamenti L’accettazione ed il contatto con i coetanei è, infatti, un elemento importante della vita dell’adolescente. Gli adolescenti ed i ragazzi che soffrono di depressione di questo tipo sono a rischio di isolamento sociale e a volte cercano siti Internet nel tentativo di richiedere di “aiuto”, ma possono imbattersi in siti che promuovono abusi di sostanze farmacologicamente attive, pratiche sessuali non sicure o comportamenti aggressivi o autodistruttivi (6). Attraverso i SN gli adolescenti possono venire quindi in contatto con contenuti inappropriati, non capire i problemi di privacy on-line o essere influenzati da gruppi di pubblicità non corretta che potrebbero indurre anche. dipendenza da Internet. In taluni può insorgere insonnia e la inattività fisica può inoltre costituire un rischio di insorgenza di obesità (20) e diabete. autostima I siti di social network sono progettati per condividere informazioni su sé con gli altri, simpatie/antipatie, hobby e pensieri personali o di altri (poesia, prosa, musica, ecc.). Queste informazioni potrebbero rendere le persone consapevoli delle loro limitazioni e carenze, inducendo una riduzione dell’autostima (8,12) o potrebbero, d’altra parte, rappresentare aspetti positivamente selettivi e di incremento dell’autostima (12). Filmati e immagini inseriti in un profilo personale possono esprimere un viso o uno sguardo impassibile, o a volte amplificare le emozioni legate a quelle immagini. Da un altro lato, taluni esperti ritengono che l’uso dei social network in generale potrebbe avere un effetto benefico su bambini e adolescenti per migliorare la comunicazione, le rela- zioni sociali e anche le abilità tecniche ( 5,7,11). In tale contesto è da considerare che l’uso di Facebook può essere utile nel migliorare la ”autostima sociale”, misurata come la percezione di un aspetto fisico invitante, e fascino “romantico”, nonché relazioni a volte anche strette, soprattutto quando gli utenti ricevono un feedback positivo da “amici” della rete (7,11,18). L’autopresentazione selettiva, offerta dal mondo virtuale dei siti di social network, può avere anche un’influenza positiva sull’autostima. E’ stato anche osservato infatti che l’esposizione alle informazioni presentate sul profilo di Facebook può migliorare l’autostima, soprattutto quando una persona modifica in senso migliorativo le informazioni su di sé, le foto e il modo di auto-presentarsi (16,17). Ciò ovviamente non andrebbe incoraggiato perché potrebbe ricadere in un contesto poco corretto di falsificazione della propria immagine. interazioni tra sn per la società (23). L’aumento della prevalenza di asma nei paesi sviluppati, che è stato registrato soprattutto negli ultimi trent’anni, ha suscitato preoccupazione per il notevole onere di questa malattia sulla società, così come sugli individui affetti ed i loro familiari. Nel 2010 il nostro Gruppo ha descritto il primo caso di esacerbazioni di asma verosimilmente stimolate dall’uso di Facebook (24). Si trattava di un giovane asmatico che presentava riacutizzazioni asmatiche quando si collegava al profilo personale della sua ex fidanzata . Ciò significa che i social network potrebbero costituire una nuova fonte di stress psicologico, che rappresenta un fattore scatenante per le esacerbazioni negli individui asmatici depressi (24,25). Abbiamo pertanto suggerito che questo tipo di fattore scatenante debba essere considerato nella valutazione delle esacerbazioni di asma. Questo caso potrebbe non essere raro, soprattutto se viene presa in considerazione l’elevata prevalenza di asma tra adolescenti e giovani ed asma bronchiale L’asma è una delle patologie più comuni nell’infanzia e la sua prevalenza varia in tutto il mondo (21-23). Fino al 37% degli adolescenti sono influenzati da sintomi di asma, rendendola una delle più comuni malattie croniche nell’infanzia (22). L’assenza da scuola e le limitazioni nelle attività sono alcune delle conseguenze comuni dell’asma. Nel 2004, il costo stimato dei sintomi dell’asma nella popolazione pediatrica nell’Unione europea è stato di 3000 milioni di euro; ciò indica che l’asma nell’età infantile è un carico economico di malattia non indifferente Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 (da facebook.com) 67 (da foggiapress.it) aggiornamenti adulti, popolazione più “esposta” a SN. E’ ormai accettato che lo “stress system” coordina le risposte adattative dell’organismo a stimoli ambientali di qualsiasi tipo. Una inadeguata risposta può predisporre ad un’aumentata suscettibilità nello sviluppare varie patologie, tra cui l’asma bronchiale (26-29). Ciò è in accordo con l’osservazione clinica che eventi personali stressanti aumentino il rischio di attacchi d’asma (27-29). E’ però ancora da definire il meccanismo alla base dell’effetto scatenante le reazioni psicosomatiche da parte di un evento “virtuale” che coinvolge emotivamente un individuo. Un divorzio o separazione, un aumento dei principali problemi coniugali, una grave malattia in un membro della famiglia e gravi conflitti interindividuali sono gli eventi maggiormente connessi con l’esordio dell’asma. L’ipotesi più probabile per spiegare questa osservazione è che fattori stressanti possano agire da destabilizzatori psicologici, interagendo con 68 substrati immunologici e neuroendocrini attraverso meccanismi che sono ancora in gran parte sconosciuti ma verosimilmente collegati ad una attivazione vagale (26,27). Il termine “asma psicogena” è noto da diverso tempo ed è stato usato per esacer- bazioni di asma innescate da stress emotivo o psicologico. Studi sperimentali sugli animali e osservazioni nell’uomo hanno consentito recentemente di lumeggiare la patogenesi di questo effetto. Dati sperimentali suggeriscono inoltre che lo stress con i suoi effetti psicosomatici potrebbe favorire l’insorgenza di insensibilità alla terapia con corticosteroidi con conseguente ridotta risposta a questi farmaci (28). Il legame tra malattie psicologiche e asma è stato osservato in diversi studi epidemiologici, in particolare per quanto riguarda l’ansia e la depressione ed in questa ottica, uno stress emotivo virtuale potrebbe innescare un aggravamento asmatico, specialmente in un soggetto con asma scarsamente controllato a causa di uno stato di depressione manifesto o anche solo latente, come nel caso descritto su Lancet (24). Nella pratica clinica, i pazienti asmatici devono essere accuratamente valutati anche da un punto di vista psicologico, prendendo in considerazione stress “vir- La comunicazione tra medico e paziente non costituisce un orpello ma è una parte integrante dell’attività del medico, uno strumento per la pratica clinica importante tanto quanto l’esame obiettivo. Il medico deve imparare a colloquiare con il paziente cercando di comprendere le problematiche anche psicologiche dello stesso. Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 aggiornamenti tuali”, in particolare nei soggetti giovani. L’effetto dei SN sull’asma e sulla salute in generale non può essere considerato solo come interazione negativa., dal momento che potrebbero verificarsi anche effetti positivi connessi con il miglioramento dell’autostima. Ad esempio un caso è quello riportato in un’altra nostra pubblicazione (25) ed è relativa ad una signora (L.C., 43 anni) affetta da dermatite atopica e asma bronchiale allergica dalla sua infanzia con ricorrenti crisi talvolta gravi. La paziente veniva trattata prevalentemente con dosi elevate di ICS e broncodilatatori, antistaminici e antileucotrieni ma necessitava anche di integrazioni ricorrenti di corticosteroidi per via orale. La signora era in depressione per una relazione conflittuale con il marito che aveva più di una relazione extraconiugale. La stessa creò un profilo “invitante” di Facebook con belle foto, che costituivano uno stimolo volto a stimolare i giovani a connettersi con il suo profilo ed iniziò in breve una nuova relazione con un “amico” conosciuto sul SN. In breve, divorziarono entrambi dai propri coniugi e decisero di vivere insieme. I sintomi asmatici della paziente migliorarono progressivamente, così come la qualità della vita e la paziente ha ridotto anche la dose di corticosteroidi inalatori e di broncodilatatori, non avendo più necessità di concentrazioni elevate. conclusioni Il drammatico aumento di utilizzo di SN, soprattutto fra gli adolescenti e giovani adulti, deve stimolare un approfondimento della peculiarità psicosomatiche che possono intervenire su persone particolarmente sensibili ed affette da malattie cro- Tabella 1 Possibile uso dei social networks nel contesto dell’allergologia respiratoria • Condivisione di esperienze cliniche tra pazienti. • Diffusione di informazioni utili provenienti dalle Linee Guida (ad es. uso di farmaci, prevenzione ambientale, aspetti educazionali ecc.). • Programmazione ed effettuazione di studi epidemiologici su: sintomi clinici, uso di farmaci, qualità della vita ecc. • Mezzo di comunicazione tra medico di medicina generale e specialisti allergologi / pneumologi. • Mezzo di comunicazione tra paziente e medico di medicina generale / specialisti allergologi / pneumologi. • Invio di documenti scannerizzati come diari clinici, spirometrie, valori di picco di flusso ecc. tra i soggetti del punto precedente. • Mezzo didattico niche come conseguenza dell’uso di questi nuovi mezzi di comunicazione. Al momento attuale, gli effetti negativi, come quelli descritti per l’asma, sembrano essere controbilanciati da talune evidenze di un effetto positivo sull’autostima. Inoltre, dal punto di vista di sanità pubblica, i SN stanno mostrando anche possibili effetti benefici, come la pubblicazione di eventi, metodiche e corrette pratiche preventive e terapeutiche nonché offrendo la possibilità di scambiarsi informazioni tra pazienti tra pazienti (Tabella 1) . E’ importante comunque osservare e, se è il caso, monitorare i possibili effetti benefici e dannosi di SN sia su persone sane che su pazienti affetti da patologie asmatiche e di altro tipo con interferenze psicosomatiche (25,30). In ogni caso è sempre importante tener presente il detto di Orazio: “Est modus in rebus”, in altri termini anche l’uso di Internet e dei SN dovrebbe avvenire in modo razionale e con una buona dose di autocontrollo. 1. www.internetworldstats.com, last access 23rd May 2012 September 2011 2. 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Maurizio Galimberti*, Donatella Chiarinotti#, Giuliana Zisa#, Luisa Bommarito#, Francesca Riccobono#, Adele Moschella°, Marianna Calamari°, Francesco Murzilli °°, Francesco Pezzuto ◊, Giacomo Manfredi◊◊ * Consulente Allergologo Clinica S. Rita (Vercelli) Policlinico di Monza Gruppo Sanitario # SC Ufficio Verifica e Revisione Qualità AOU Maggiore della Carità – Novara ## SS Allergologia e Immunologia Clinica AOU Maggiore della Carità - Novara ° SS Allergologia ASR VCO - Osp. Domodossola e Verbania °° UO Allergologia Osp. “SS Filippo e Nicola”. Avezzano (AQ) ◊ Allergologia e Immunologia Clinica “Clinica Tortorella spa” – Salerno ◊◊ UO Allergologia e Immunologia Clinica Osp. Gen. Reg. “F. Miulli” - Acquaviva delle Fonti (BA) riassunto premessa Parole chiave e sigle In questa seconda parte del lavoro sono presentate delle proposte operative che consentano un rapporto continuo ed efficace tra le Unità di Allergologia e le Strutture Operative che utilizzano i Mezzi di Contrasto, in particolare gli iodati, per esami diagnostici o per le procedure terapeutiche di competenza. Lo scopo è di chiarire e condividere i comportamenti utili per prevenire al meglio le reazioni avverse da ipersensibilità e contestualmente ridurre il numero delle premedicazioni presunte “antiallergiche” somministrate quasi di routine prima di qualsiasi esame radiologico, TC o RM, con Mezzo di Contrasto. La premedicazione antiallergica è una procedura con validità ampiamente discussa, che protegge solo un certo numero di soggetti con reazioni di tipo allergico con gravità lieve/moderata; non offre al- • reazione avversa • mezzo di contrasto iodato • fattori di rischio • premedicazione • allergia Nella prima parte del lavoro (Not. Allergol 2012;30(1):25-36.) sono stati esaminati dati epidemiologici, di patogenesi e clinici che portano alla presente proposta di un diverso approccio alle reazioni da ipersensibilità a MdC in particolare verso MdCR e MdCP. In questa seconda parte sono esaminati i criteri di prevenzione e diagnosi delle reazioni da ipersensibilità da MdC e proposti degli schemi informativi e operativi utili per migliorare la prevenzione e la gestione delle reazioni avverse. Nella prevenzione delle reazioni avverse a mezzi di contrasto (MdC radiologici) bisogna avere presenti i seguenti punti chiave: 1) Raccogliere l’anamnesi, con particolare riguardo a precedenti eventi avversi a MdC e alla presenza di co-morbidità importanti; 2) Effettuare l’esame solo dopo aver raggiunto il compenso ottimale delle maggiori patologie di base (diabete. asma, ipertensione, cardiopatie, epatopatie, nefropatie); 3) Prescrivere un’adeguata idratazione sistemica prima, durante e dopo il test; 4) Sospendere, se clinicamente possibile, l’uso di farmaci potenzialmente pericolosi per l’outcome di eventuali reazioni avverse (β-bloccanti, ACEinibitori, metformina); 5) Mantenere l’accesso venoso per 1 ora dopo la esecuzione del test; 6) Evitare premedicazioni con steroidi ad alte dosi inutili e dannose, prive di qualsiasi beneficio e gravate da pesanti effetti collaterali. E’ fondamentale disporre di tutti i presidi atti a fronteggiare l’anafilassi (adrenalina, glucagone, ossigeno, soluzioni per infusione, steroidi iniettivi e inalatori, pallone di Ambu, betastimolanti iniettivi e inalatori, dopamina). In caso di reazione avversa è doveroso segnalare sempre con dovizia di particolari: MdC utilizzato, dosi e modalità, data, sede e tipologia di reazione e terapia somministrata per fronteggiare l’emergenza. Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 71 aggiornamenti summary Key words and Acronyms • hypersensitivity • iodinated contrast media • risk factors • premedication • allergy In the first part of the work epidemiological data and clinical pathogenesis of hypersensitivity reactions to contrast media were examined (not. Allergy 2012; 30 (1) :25-36.). In this second part of the work criteria useful for prevention and diagnosis MdCR and MdCP hypersensitivity reactions were revised; an operational protocol for a different approach to MdCR and MdCP hypersensitivity reactions was proposed In the Adverse Reaction to Iodinated Contrast Media prevention, it’s mandatory to keep in mind the following key points: 1) Record the past medical history, with close attention to previous adverse reaction to iodinated contrast media and comorbidities; 2) Administrate the contrast media once the optimal adjustment of main existing comorbidities (diabetes, asthma, hypertension, heart, liver and kidney diseases) is obtained; 3) Gain a suitable systemic hydration before, during and after the test; 4) Stop the administration of any drug potentially that might worsen the clinical outcome of a adverse reaction (beta -blockers, ACE-inhibitors, metformin) when clinically possible; 5) Keep vein access 1 hour before the radiologic test; 6) Avoid useless and dangerous high dose steroid premedication, lacking in any benefit and weighted down by side effects. It’s pivotal to have all the facilities to face anaphylaxis (epinephrine, glucagone, inhaled oxygen, intravenous solutions, inhaled and systemic steroids, Ambu device, inhaled short acting and systemic beta-agonist, dopamine). 7) When an adverse reaction has happened, it is necessary to describe all the details: iodinated contrast media used, the doses and route of administration, date, type of reaction and therapy administered. The attached forms offer useful information about prevention and treatment of reactions to iodinated contrast media. cuna garanzia di protezione dalle reazioni allergiche gravi, è inutile nella stragrande maggioranza dei casi, pertanto va somministrata in modo mirato a chi ne potrebbe avere un reale beneficio (1,2). La premedicazione è spesso proposta a soggetti con problemi clinici ben diversi dalla sensibilizzazione vera o presunta a MdC, esponendoli al rischio di effetti avversi gravi senza ottenere alcuna protezione anzi aumentando la pericolosità di effetti avversi facilitati dalle patologie pre- esistenti. I problemi clinici da considerare prima di un esame con MdC sono numerosi: presenza di sintomi da malattia allergica in atto, cardiopatie, diabete, nefropatie, etc., che affliggono persone sempre più spesso avanti con l’età, affetti da poli patologia, e/o da malattie oncologiche e che devono essere sottoposti a ripetuti esami con mezzi di contrasto(3). Solo una fattiva e consapevole collaborazione tra Operatori con diverse competen- 72 Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 ze, radiologi, cardiologi, nefrologi, oncologi e allergologi, consente di selezionare correttamente i soggetti che devono essere aiutati e trattati con una gestione mirata e personalizzata del maggior rischio di reazione “allergica” da MdC evitando inutili pericoli, disagi e spese agli interessati e costi al Sistema Sanitario. Pertanto s’intende proporre, con l’aiuto di schemi e tabelle, come: • Identificare i soggetti a maggior rischio di reazione avversa da MdC. • Migliorare l’appropriatezza della premedicazione individuando i soggetti più idonei. • Prevenire, monitorare e trattare le reazioni avverse da ipersensibilità. • Selezionare i soggetti che necessitano valutazioni cliniche pre-esame e stabilire la successiva premedicazione mirata. • Proporre schemi d’informazione per i pazienti e i loro Medici. • Raccogliere dei dati anamnestici utili alla prevenzione, e alla refertazione post test, in linea con le attuali indicazioni della letteratura. Al presente lavoro sono allegati degli esempi di modelli informativi/operativi utili per: -Valutare il rischio di reazioni avverse da MdC (Allegato A) -Prevenire e trattare le reazioni immediate e non immediate (Allegato B) -Informare il Curante dell’avvenuta reazione (Allegato C) La trattazione è introdotta dalla sintesi delle raccomandazioni tratte dalla letteratura internazionale e nazionale. aggiornamenti Raccomandazioni Tutti i pazienti con precedente e documentata reazione da ipersensibilità (immediata o non) dovrebbero o essere valutati dall’Allergologo con priorità correlata alla gravità della sintomatologia presentata e preferibilmente non oltre i sei mesi successivi alla manifestazione (4). I risultati di eventuali test guideranno le scelte successive. Data la possibilità di comparsa di reazioni avverse non solo da ipersensibilità, si deve sempre valutare la possibilità di eseguire l’esame SENZA MdC. Nel caso ciò non sia possibile: Se consentito dalle condizioni cliniche sospendere temporaneamente ß bloccanti (almeno 6 gg. prima) e ACE inibitori (almeno 48 ore prima) (5). Usare i protocolli di premedicazione adeguati alle modalità di esecuzione dell’esame: in urgenza o programmato. Utilizzare premedicazione e test allergologici diagnostici con buon senso e prudenza: non escludono la possibilità reazioni successive (1,3,5). In caso di precedenti reazioni sospette per ipersensibilità: Verificare che questa non sia correlata a effetti tossici o a sensibilizzanti non MdC Utilizzare in ogni caso un MdC non ionico a bassa osmolalità Ricordare che maggiore è la velocità d’infusione del MdC, maggiore il pericolo di innescare l’attivazione di sistemi biologici quali il complemento e il pericolo di reazioni da ipersensibilità In caso di precedenti e documentate reazioni allergiche/pseudo allergiche da MdC: NON somministrare il MdC correlato alla precedente reazione. Nei pazienti sottoposti ai test allergometrici utilizzare un MdC risultato negativo ai test In caso di precedente reazione immediata grave evitare MdC Eseguire l’esame con contrasto, quando assolutamente necessario, con la presenza dell’anestesista utilizzando MdC non ionico a bassa/iso osmolalità e negativo ai test (6). Valutare la possibilità di sostituzione del MdC per TC con gadobenato (7). Acronimi utilizzati nell’articolo gestione dei soggetti a rischio reazione da ipersensibilità da mdc MdC MdCR MdCP RM TC CIN FSN ACE RI RNI LOCM IOCM HOCM Fl Im Ev Os ID prevenzione delle reazioni da ipersensibilità Criteri generali Le reazioni avverse da ipersensibilità di una certa gravità sono evento raro in popolazioni non selezionate sottoposte a esame con MdC (8). La premedicazione, spesso utilizzata in modo estensivo, dovrebbe essere riservata a pochi casi selezionati tenendo conto che ha dato risultati incostanti in termine di protezione, soprattutto nelle reazioni pseudo allergiche moderate e severe (2). E’ necessario pre -medicare molte persone Mezzo di contrasto (Radiologici e Paramagnetici) Mezzo di contrasto Radiologico(Iodati e Baritati) Mezzo di contrasto Paramagnetico (con Gd e con Mn) Risonanza Magnetica Tomografia assiale computerizzata Nefropatia indotta da mezzo di contrasto iodato Fibrosi Sistemica Nefrogenica Enzima convertitore dell’angiotensina Reazione Immediata Reazione non Immediata mezzo di contrasto a bassa osmolalità mezzo di contrasto isosmolale Mezzo di contrasto ad alta osmolalità Fiale intramuscolo endovena per via orale intradermo Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 73 aggiornamenti Tabella 1 PROTOCOLLO Standard (associazione corticosteroidi/antistaminici) 13 ore prima: 7 ore prima: 1 ora prima: Prednisone (DELTACORTENE FORTE) 50 mg x os (Metilprednisolone 32 mg x os) Prednisone 50 mg per os. (o Metilprednisolone 32 mg x os) Prednisone 50 mg per os. (o Metilprednisolone 32 mg x os) + Clorfenamina maleato fiale (TRIMETON) 1 fl 10 mg im oppure Desclorfeniramina fl 5 mg (POLAMIN) 1 fl im oppure Difenidramina cloridrato (ALISERIN bust 25 mg) 2 bustine assieme per os NB: In caso di non disponibilità di antistaminici in fiale, sono utilizzabili i seguenti antistaminici in monodose giornaliera (se possibile da due/ tre giorni prima dell’esame): • Desclorfeniramina (POLARAMIN AR) cpr 6 mg • Clorfenamina maleato (TRIMETON) cpr 4 mg • Cetirizina (ZIRTEC) cpr 10 mg Ad esempio: • Difenidramina cloridrato (ALISERIN ) bust 25 mg • Ebastina (KESTINE- CLEVER ) cpr 10 mg Cetirizina (ZIRTEC, FORMISTIN, CERCHIO, etc.) cpr 10 mg 1 cpr/die nei 3 giorni precedenti + 1 cpr il mattino dell’esame oppure Ebastina (KESTINE- CLEVER ) cpr 10 mg 3 giorni precedenti + 2 cpr il mattino dell’esame oppure Desclorfeniramina (POLARAMIN AR) cpr da 6 mg nei 3 giorni precedenti + 1 cpr il mattino dell’esame oppure Clorfenamina maleato (TRIMETON cpr 4 mg nei 3 giorni precedenti + 1 cpr il mattino dell’esame Dosaggi di antistaminico, equivalenti alle fiale, così distribuiti prima dell’esame sono un’alternativa valida: Trimeton 4 mg 1 cpr. 13 ore prima e 2 cpr 1 ora prima dell’esame Polaramin AR 6 mg 1 cpr. 13 ore prima e 1 cpr. 1 ora prima dell’esame PROTOCOLLO E.V. Utilizzato nei casi di impossibilità di assunzione per via orale Idrocortisone succinato sodico (Flebocortid, Solu-Cortef fl 100 mg) 2 fiale e.v. 13 ore, 7 ore, e 1 ora prima dell’iniezione di MdC, più Clorfenamina maleato (TRIMETON) 1 fiala da 10 mg i.m. 1 ora prima dell’iniezione di MdC URGENZA NON DIFFERIBILE Idrocortisone succinato sodico (Flebocortid, Solu-Cortef fl 100 mg) 2 fiale e.v. prima dell’esame con MdC e ogni 4 ore fino al completamento dell’esame più: Clorfenamina maleato (TRIMETON) 1 fiala da 10 mg i.m. 1 ora prima dell’esame oppure Difenidramina cloridrato (ALISERIN ) bust 25 mg) 2 bustine (50 mg ) per os ALTRI Protocolli di premedicazione descritti in letteratura Solo corticosteroidi orali: Metilprednisolone (Medrol cpr 16 mg) 2 cpr per os 12 ore e 2 ore prima dell’iniezione di MdC Alcuni autori hanno proposto l’uso dei soli antistaminici, associazione anti H1/anti H2 ma premedicazione ma questa prassi non è efficace nel ridurre gli episodi d’ipotensione e di broncospasmo appare utile nel ridurre la sola orticaria (2). N.d.R. Tutti i protocolli presentati sono da utilizzare solo nei soggetti a maggior rischio di reazioni da ipersensibilità, non sono utili per altre patologie che richiedono premedicazione di altro genere e/o controllo ottimale della situazione clinica. La sospensione dei Beta bloccanti e degli ACE inibitori tiene conto dei tempi di riduzione/abolizione dell’effetto condizionato dalla farmaco cinetica delle rispettive molecole. 74 Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 aggiornamenti Protocolli di premedicazione previsti in letteratura Qualche informazione aggiuntiva sui corticosteroidi • Il tempo di picco plasmatico per il prednisone è 1-2 ore; Il farmaco è convertito nel metabolita attivo prednisolone nel fegato. L’emivita pre-conversione è di circa 60’. Il tempo di emivita plasmatico è di 1 ora per il prednisone e 2-3 ore per il prednisolone. Sono substrati del CYP3A4. • L’Idrocortisone è metabolizzato a composti biologicamente inattivi in molti tessuti, soprattutto a livello epatico. L’emivita plasmatica dell’idrocortisone (cortisolo) è di 90 minuti circa; l’emivita biologica è compresa fra le 8 e le 12 ore. L’eliminazione avviene attraverso l’emuntorio renale. • Il metilprednisolone è rapidamente assorbito principalmente nella parte prossimale dell’intestino tenue; forma un legame debole con l’albumina e la transcortina, a cui si lega per il 40-90%. E’ metabolizzato dal fegato in modo simile a quello del cortisone e con la formazione di metaboliti inattivi escreti nelle urine come glucuronidi, solfati e composti non coniugati. L’emivita di eliminazione è compresa tra 2,4 e 3,5 ore nell’adulto sano e sembra indipendente dalla via di somministrazione. Nell’insufficienza renale non è necessario adattarne la dose, il farmaco è dializzabile. (da 100 a 150 soggetti) senza “rischio noto di reazione” per prevenire una sola reazione avversa potenzialmente grave. Vari Autori stanno studiando i migliori criteri di utilizzo della premedicazione antiallergica, quali farmaci usare, a quali dosaggi e soprattutto come selezionare i soggetti da pre medicare. La premedicazione di routine è assolutamente da escludere dalla pratica clinica, è anzi opportuno considerare come possa ridurre l’attenzione degli operatori nel sorvegliare l’insorgenza di effetti avversi condizionando l’immediatezza e l’efficacia del trattamento. La responsabilità dell’operatore, anche del medico radiologo, non è limitata alla mancanza di consenso informato, sono da considerare vari altri profili di responsabilità tra i quali la mancata valutazione preliminare del rapporto rischio benefici non esclusi eventuali effetti nocivi da premedicazione (7). Si ricorda la presa di posizione di alcune istituzioni sanitarie (American College of Radiology e il Royal College of Radiologist) che la propongono quando presenti veri fattori di rischio tra i quali l’ipersensibilità o precedenti reazioni (moderate o gravi) a MdC per via endovasale in tali pazienti è proposta la premedicazione con steroidi e con antistaminici ben sapendo che la premedicazione non previene le reazioni più gravi ma è efficace nel prevenire le recidive delle reazioni di grado lieve (3,7,8). Va anche considerato come i dati oggi disponibili non sono sufficienti a supportare con certezza l’uso della premedicazione neppure nei casi di reazioni da ipersensibilità rilevate durante precedenti esami (2). In questi casi la valutazione allergologica e l’esecuzione dei test possono ovviare al problema poiché può essere agevole selezionare un MdC negativo ai test aller- gometrici da utilizzare con ragionevole sicurezza nei casi d’ipersensibilità immunologica: i MdC non ionici sono scarsamente crocianti con gli MdC ionici e i non ionici hanno dei cluster di cross reattività (8,9). La premedicazione di fatto non garantisce la prevenzione delle reazioni immediate (RI) generalizzate più importanti e di alcune forme cliniche delle non immediate (RNI) quali ad es. eritema fisso da medicamenti, S. Steven Johnson. Le reazioni non immediate sono attribuite a un meccanismo T cellulare, evidenziato dalle biopsie sia in sede di reazione sia in sede di test a lettura ritardata (ID e/o Patch) effettuati con l’MdC responsabile, e sono comunemente rappresentate da esantema maculopapulare. Nei casi d’esantema maculopapulare è stata proposta premedicazione per 7 gg. prima e 14 gg. dopo l’esame contrasto gra- Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 75 aggiornamenti Allegato A Gentile Signora/Egregio Signore, Il presente questionario serve a conoscere alcuni aspetti del Suo stato di salute per effettuare, nella massima sicurezza possibile, l’esame radiografico richiesto. La invitiamo pertanto, anche con l’aiuto dei suoi familiari o del Suo Medico curante, a rispondere con attenzione alle domande sotto riportate. Il Personale di reparto è a Sua disposizione per eventuali chiarimenti. Sig/sig.ra ............................................................................ ❏M ❏F Nato a ......................................................... il ................... peso Kg ........... Residente a ...................................................................................................... via ......................................................................................... n. ......................... Recapiti telefonici: cell. ............................................................................ e- mail ....................................................................... a. E’ affetto da una delle seguenti patologie ? Diabete? ❏ SI ❏ NO Malattie renali? ❏ SI ❏ NO Se SI: quali ....................................................................................................... Se SI: si sottopone a Dialisi? ❏ SI ❏ NO Ipertensione? ❏ SI ❏ NO Malattie tiroidea ? ❏ SI ❏ NO Mieloma multiplo o malattia di Waldenstrom? ❏ SI ❏ NO Scompenso cardiaco ❏ SI ❏ NO Malattie epatica? ❏ SI ❏ NO Se sì: quali ....................................................................................................... Crisi di ansia ❏ SI ❏ NO Mastocitosi? ❏ SI ❏ NO b. Assume farmaci ? ❏ SI ❏ NO Se sì: quali ....................................................................................................... c. E’ in gravidanza/ allattamento ? d. Recentemente ha sofferto di diarrea, vomito, infezioni? e. Ha mai sofferto di: prurito orticaria digestione difficoltosa arrossamenti della pelle 76 ❏ SI ❏ NO ❏ SI ❏ NO ❏ SI ❏ SI ❏ SI ❏ SI ❏ NO ❏ NO ❏ NO ❏ NO f. Soffre di allergie? ❏ SI ❏ NO se Sì: si è mai sottoposto a test specifici ? ❏ SI ❏ NO se SI: è risultato allergico a: ................................................................. ❏ Farmaci: quali ....................................................................................... ❏ Pollini o altri allergeni (acari, muffe,ecc): quali ...................... ❏ Alimenti: quali ...................................................................................... ❏ Sostanze da contatto (es. nichel): quali ..................................... Con quali sintomi? ❏ Raffreddore ❏ Eczema da contatto ❏ Dermatite atopica ❏ Orticaria /Angioedema (eczema alle pieghe cutanee) ❏ Anafilassi (shock) ❏ Asma bronchiale Per le sue allergie è in trattamento con farmaci o vaccini? ❏ SI ❏ NO Se SI: quali .................................................................................................. g. Ha effettuato esami endoscopici con precedente preparazione intestinale? ❏ SI ❏ NO h. Si è sottoposto a Chemioterapia negli ultimi 7 giorni ? ❏ SI ❏ NO Se SI: in che data ha terminato il ciclo di cura? ......................... I. Ha effettuato in precedenza esami radiologici con mezzi di contrasto? ❏ SI ❏ NO J. Se SI: in che data ? ............................................................................... Se SI: Ha manifestato qualche disturbo ❏ SI ❏ NO Se SI che manifestazioni ha presentato? ❏ Arrossamento cutaneo ❏ Dolori addominali/nausea/diarrea ❏ Prurito ❏ Fame d’aria ❏ Orticaria (sensazione di mancamento) ❏ Eczema ❏ Palpitazioni (tachicardia) ❏ Starnutazione ❏ Vertigini ❏ Tosse ❏ Sudorazione ❏ Lipotimia (svenimento) La reazione si è verificata: ❏ Prima dell’esame ❏ Subito dopo l’inizio dell’esame ❏ Subito dopo l’esecuzione dell’esame ❏ Dopo alcune ore dall’esecuzione data ❏❏ / ❏❏ / ❏❏❏❏ firma dell’interessato ................................................................................. Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 aggiornamenti Valutazione rischio reazioni avverse da MdC SPAZIO RISERVATO AGLI OPERATORI Luogo .................................................... data ❏❏ / ❏❏ / ❏❏❏❏ CON idratazione (Protocollo …. “B”) CON Anestesista (Protocollo …. “C”) ❏ SI ❏ NO ❏ SI ❏ NO Sig/sig.ra ........................................................................................................... data prevista per esecuzione esame ❏❏ / ❏❏ / ❏❏❏❏ ora ................................................................. Esame contrastografico: ❏ ANGIOGRAFIA ❏ CORONAROGRAFIA ❏ RM ❏ TC ❏ UROGRAFIA Mezzo di contrasto previsto ..................................................................... Quantità somministrata prevista ...................................................... ml infusa in.......................................... minuti Esame ESEGUIBILE (Barrare la voce che interessa) SENZA premedicazione ❏ SI ❏ NO CON premedicazione ❏ SI ❏ NO (Protocollo ….”A”) fico con 6 metil prednisone 40 mg im e 100 mg ciclosporina 2 volte al gg.; tuttavia tale procedura è riferita da un solo Autore che ha trattato un soggetto con reazione maculo papulosa avvenuta dopo somministrazione di Iopamidolo nonostante il pretrattamento con corticosteroidi (4). La premedicazione oggi somministrata non deve diventare uno schema standard di somministrazione farmacologica da adottare in tutti i pazienti che si dichiarano o che siano “allergici” (es. rinitici da acari e/o pollini) (10). Il limite della premedicazione con corticosteroidi e antistaminici oggi utilizzata, anche ipotizzandone un uso ottimale, è di essere uguale per tutti i soggetti, di non Esame NON ESEGUIBILE / Richiesta ulteriori accertamenti • Indicazione alla valutazione ALLERGOLOGICA PREVENTIVA ❏ SI ❏ NO • Indicazione alla valutazione NEFROLOGICA PREVENTIVA ❏ SI ❏ NO • Indicazione alla valutazione CARDIOLOGICAPREVENTIVA ❏ SI ❏ NO Valutazione specialistica indicata: ❏ Richiesta Interna ❏ Da Richiedere dal Curante Firma Medico Responsabile ........................................................................................................................... tenere conto delle dosi consigliate in base alla massa corporea per il corticosteroide e del massimo effetto dell’antistaminico che non si raggiunge in un tempo calcolato in ore (picco massimo plasmatico) ma in alcuni giorni (vedi Tabella 1). In caso di patologia allergica clinicamente evidente in atto (es. asma bronchiale, rino-sinusite allergica, dermatite atopica, rino-sinusite ASA correlata, etc.) deve essere valutato, nel singolo paziente, lo specifico rischio allergologico considerando la storia clinica, il tipo e la gravità attuale della malattia allergica e, non ultimo, il grado di compenso ottenuto/ottenibile con la terapia. E’ necessario valutare il controllo dell’asma ottenendo prima dell’esame sia le misurazioni funzionali (principalmente la spirometria) sia una valutazione clinica tramite questionario sintomatologico; l’Asma Control Test, ad esempio, è uno strumento utile, facile da usare, che coinvolge direttamente il paziente, tuttavia poco utilizzato rispetto alla sua utilità clinica. Se disponibile, effettuare anche la misura della la concentrazione dell’ossido nitrico esalato, che consente di valutare lo stato di flogosi bronchiale (11). Le misure profilattiche sono raccomandate nei pazienti “a rischio” allorché si adoperino MdC ionici, più facile e frequente causa di effetti avversi da ipersensibilità. L’opportunità o meno Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 77 aggiornamenti ALLEGATO B PARTE PRIMA: SCHEDA Nessun precedente esame con MdC 1 Situazione rilevata/riferita Competenze Struttura che effettua l’esame Attività conseguenti Non riferita allergia Non uso di beta bloccanti Non altri fattori di rischio Tranquillizzare il paziente Spiegare l’esame Eseguire esame con MdC Uso di beta bloccanti/ACE inibitori Non altri fattori di rischio Sospensione β- bloccanti e/o ACE inibitori 72 ore prima Eseguire esame con MdC Allergia a pollini, acari, muffe, alimenti, farmaci SENZA sintomi di allergia in atto e senza farmaco terapia in atto Tranquillizzare il paziente Spiegare l’esame Usare Mdc non ionico ipoosmolale Allergia a pollini, acari, muffe, alimenti, farmaci CON sintomi di allergia in atto (es. rinite/asma bronchiale in atto) Rimandare l’esame a dopo impostazione di adeguata terapia sintomatica e controllo della patologia allergica Usare Mdc non ionico ipoosmolale Orticaria in atto o nell’ultimo mese e/o riferita come accentuata da FANS (Verificare tireopatia o altri fattori orticariogeni) Se esame rimandabile valutazione allergologica NON urgente AntiH1 per 21/28 gg fino all’esecuzione dell’esame Premedicazione Usare Mdc non ionico ipoosmolale Paziente con Asma bronchiale persistente moderato/severo in trattamento Premedicazione con S-LABA e steroidi sistemici Usare Mdc non ionico ipoosmolale per i 15 gg precedenti se spirometria recente FEV1 < 80% e/o IT < 65% Valutazione pneumologica Paziente con Mastocitosi Premedicazione Rianimatore presente all’esame della premedicazione prima della somministrazione di MdC non ionici è ancora controversa e non è completamente utile neppure nella successiva somministrazione di MdC per un nuovo esame a distanza di tempo dal precedente (2,8). Secondo alcuni autori, nei soggetti con precedente storia di reazione da ipersensibilità a MdC a bassa osmolalità, la recidiva di reazione alla ri-somministra- zione dopo premedicazione è di circa il 10%; la gravità della reazione è la stessa della prima volta nella quasi totalità dei casi e il rischio non è diverso sia che si usi lo stesso MdC sia che si utilizzi una molecola differente. Coloro che hanno sperimentato una reazione lieve non rischiano reazioni più severe alla ri-somministrazione contrariamente a quanti hanno sperimentato reazioni severe. Il 78 Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 Usare Mdc non ionico ipoosmolale numero di soggetti da premedicare per prevenire reazioni da ipersensibilità è molto elevato rispetto all’efficacia della premedicazione che ha senso nei casi a maggior rischio di reazione moderata/ severa: precedenti reazioni gravi da MdC e/o da altri farmaci, asmatici non controllati, poliallergici, trattamento cronico con steroidi sistemici (8). La premedicazione va evitata nel dubbio aggiornamenti Valutazione pre-esame SCHEDA Valutazione per reazione da ipersensibilità durante precedente esame con MdC Situazione rilevata/riferita 2 Competenze Struttura che effettua l’esame Attività conseguenti Precedente reazione linea allergica Verificare se RI o RNI Verificare Gravità reazione Compilazione parte B scheda valutazione paziente Precedente reazione IMMEDIATA lieve - moderata senza fattori di rischio Usare MdC non ionico ipoosmolale diverso da quello sospetto (se noto) Tranquillizzare il paziente Premedicazione con antiH1 per i 3 gg precedenti l’esame Precedente reazione IMMEDIATA Spiegare l’esame LIEVE - MODERATA Richiedere valutazione allergologica con fattori di rischio in atto Seguire indicazioni SC Allergologia, utilizzare MdC consigliato Precedente reazione linea allergica Richiedere valutazione allergologica IMMEDIATA GRAVE Seguire indicazioni SC Allergologia, utilizzare MdC consigliato Rianimatore presente all’esame Precedente reazione linea allergica Richiedere valutazione allergologica NON IMMEDIATA lieve/moderata Usare MdC diverso e non crociante con quello sospetto (se noto) Monitoraggio nei gg. successivi l’esame Precedente reazione linea allergica Richiedere valutazione allergologica NON IMMEDIATA GRAVE Seguire indicazioni Allergologia, Utilizzare MdC consigliato Monitoraggio nei gg. successivi l’esame di reazioni a insorgenza Non Immediata (RNI) perché può mascherare l’evoluzione della reazione stessa ritardandone la cura (2). E’ necessario ricordare come i farmaci utilizzati per la premedicazione (corticosteroidi e antistaminici), pur dimostrando la capacità di ridurre l’incidenza di sintomi respiratori, gli effetti emodinamici e altri sintomi quali starnuti, nausea, vomito, e angioedema, non sono esenti da effetti avversi anche molto sgradevoli quando non pericolosi. I corticosteroidi possono indurre cefa- lea, nausea e dispepsia, insonnia, gusto amaro, iperglicemia, stato di agitazione; gli antistaminici possono indurre sonnolenza, secchezza delle fauci, gastralgia. I corticosteroidi hanno una scarsa capacità di ridurre la liberazione di mediatori chimici preformati dai mastociti; sono efficaci inibitori della fase tardiva dell’anafilassi. Inoltre, ai dosaggi normalmente utilizzati anche con gli antistaminici di ultima generazione, non vi è alcuna certezza della saturazione completa dei recettori H1 e H2 delle vie aeree: la loro sommi- nistrazione per via orale deve avvenire almeno nei 3 gg precedenti l’esame per ottenere un’accettabile riduzione del rischio di reazione. Tenendo conto delle osservazioni fatte e della farmacodinamica di corticosteroidi e antistaminici ha senso rivedere il protocollo di premedicazione che dovrebbe esere calato sulle effettive necessità del paziente. Ad esempio, soggetti con elevato rischio di anafilassi per allergie multiple (alimentari e/o da farmaci), asma non perfettamente controllato e precedenti Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 79 aggiornamenti ALLEGATO B SECONDA PRIMA: SCHEDA Reazione IMMEDIATA da ipersensibilità DURANTE esame con MdC Situazione rilevata/riferita Competenze Struttura che effettua l’esame Attività conseguenti LIEVE - MODERATA Sospendere subito l’infusione di MdC in assenza di altri fattori Tranquillizzare il paziente di rischio Somministrare antistaminico (continua per qualche gg a domicilio) Misurazione PA, FC e verifica respirazione. Monitorare il paziente per 3 ore Inviare al Curante per terapia domiciliare (nota informativa - Allegato C) Richiedere valutazione specialistica allergologica LIEVE - MODERATA Sospendere subito infusione MdC in presenza di altri fattori Tranquillizzare il paziente. di rischio Somministrare antistaminico Somministrare steroidi sistemici Misurazione PA, FC e verifica respirazione. Monitorare il paziente per 3 ore Inviare al Curante per terapia domiciliare (con nota informativa – Allegato C) Richiedere valutazione specialistica allergologica GRAVE: Sospendere subito infusione Orticaria generalizzata Tranquillizzare il paziente. e/o angioedema. Somministrare antistaminico Somministrare steroidi sistemici Prelievo per triptasi Allertare DEA Misurazione PA, FC e verifica respirazione. Monitorare il paziente in DEA per 8/12 ore Alla dimissione richiedere valutazione specialistica allergologica Inviare segnalazione reazione avversa da farmaci alla farmacovigilanza Inviare nota informativa al Curante (vedi allegato C) GRAVE: Orticaria generalizzata e/o angioedema e Dispnea e/o dolore Toracico Misurazione PA, FC e verifica respirazione. Monitorare il paziente in Degenza temporanea per 24 ore Alla dimissione richiedere valutazione specialistica allergologica Inviare segnalazione reazione avversa da farmaci alla farmacovigilanza Inviare nota informativa al Curante (Allegato C) Sospendere subito infusione MdC Tranquillizzare il paziente. Somministrare Adrenalina (Fastjeckt/Jext) Richiedere valutazione Rianimatore (tel. ##.##) Somministrare antistaminico Somministrare steroidi sistemici, beta-agonisti ad azione rapida, Ossigenoterapia Prelievo per triptasi GRAVE con Anafilassi Sospendere subito infusione MdC (Multi Organ Failure Tranquillizzare il paziente. in rapida successione) Somministrare Adrenalina (Fastjeckt/Jext) Intervento urgente Rianimatore (tel. ###.###) Somministrare antistaminico Somministrare steroidi sistemici, infondere liquidi Ossigenoterapia Prelievo per triptasi 80 3 Misurazione PA, FC, verifica respirazione. Ricovero in SC per acuti; monitorare il paziente per almeno 48 ore Dosaggio Triptasi ogni 24 ore almeno 2 volte Alla dimissione richiedere valutazione specialistica allergologica Inviare segnalazione reazione avversa da farmaci alla farmacovigilanza Inviare nota informativa al Curante (Allegato C) Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 aggiornamenti Trattamento delle reazioni durante esame con MdCR/MdCP SCHEDA Reazione NON IMMEDIATA sospetta da ipersensibilità dopo MdC Situazione rilevata/riferita 4 Competenze Struttura che effettua l’esame Attività conseguenti LIEVE - MODERATA Tranquillizzare il paziente in assenza di altri fattori di rischio Prelevare per Emocromo con formula (prurito, orticaria, angioedema localizzato, Somministrare antistaminico esantema maculo papulare) (indicazione di proseguire almeno 8 gg) Inviare al Curante per terapia domiciliare con nota informativa (Allegato C) Richiedere valutazione specialistica allergologica LIEVE - MODERATA Sospendere subito infusione MdC in presenza di altri fattori di rischio Tranquillizzare il paziente. (prurito, orticaria, angioedema localizzato, Somministrare antistaminico esantema maculo papulare) Somministrare steroidi sistemici Inviare al Curante per terapia domiciliare con nota informativa (Allegato C) Richiedere valutazione specialistica allergologica GRAVE Trasferire paziente in SC per acuti Eritema multiforme (minor), (preferibilmente Dermatologia o RIA) Eritema fisso da medicamenti (FDE), Epidermolisi tossica (TEN), Steven Johnson Sindrome (SJS), Vasculite, Graft vs Host reaction. Richiedere valutazione Dermatologica e/o polispecialistica Alla dimissione richiedere valutazione specialistica allergologica Inviare segnalazione reazione avversa da farmaci alla farmacovigilanza Inviare nota informativa al Curante (vedi allegato C) di reazioni avverse gravi da MdC richiederebbero la somministrazione di corticosteroidi e antistaminici nelle due settimane precedenti l’esame dosando il corticosteroide in base al peso del pz (es. prednisone 0.5 mg/Kg die). Nei casi a basso rischio di anafilassi, precedenti reazioni cutanee lievi assenza di asma, può essere sufficiente la somministrazione del solo antistaminico per os da 3 a 7 gg prima dell’esame mentre il corticosteroide può essere aggiunto 12 e 2 ore prima dell’esame. Ovviamente queste proposte di protocollo dovranno essere sottoposte ad adeguata verifica clinica. L’adeguata analisi dell’anamnesi prossima e remota, con particolare attenzione ai fattori di maggior rischio ampiamente dibattuti in precedenza e alle malattie intercorrenti, è il primo passo per una vera ed efficace prevenzione specifica delle reazioni avverse. Uno specifico questionario, (vedi allegato A) aiuterebbe a evidenziare i rischi d’interferenza con altre terapie in atto e identificare soggetti affetti da malattie facilitanti le reazioni avverse da ipersensibilità, e non solo (1). Il questionario consente di valutare le condizioni generali del paziente, verificare il maggior rischio di effetti avversi renali o extra renali, eventuali precedenti reazioni da MdC che possono consigliare comportamenti prudenziali quali una valutazione specialistica (nefrologo, cardiologo, allergologo, anestesista) per un’adeguata preparazione del paziente prima dell’esame. Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 81 prevenzione specifica e diagnostica allergologica aggiornamenti Approccio alle reazioni con MdC Tabella 2 Attenzioni generali da attuare Verificare l’efficienza del carrello dell’emergenza Ottenere un consenso informato valido prima dell’esame Compilare sempre la scheda di valutazione rischio (anamnesi completa) (Allegato A) In caso di precedente reazione da ipersensibilità compilare la parte B della scheda paziente e verificare nell’allegato B parte prima il comportamento consigliato Sospendere β- bloccanti e/o ACE inibitori 72 ore prima dell’esame; sospendere metformina Indicare nel referto/segnalazione la molecola e il nome commerciale dell’MdC usato, dosi e tempi di somministrazione Trattare immediatamente le reazioni comparse in corso d’esame Segnalare al Curante eventuali reazioni avverse di qualsiasi tipo e gravità Predisporre valutazione specialistica allergologica in caso di sospette reazioni da ipersensibilità Segnalare al sistema di farmaco vigilanza reazioni avverse moderate/gravi I test in vivo vanno proposti in tutti i casi di sospetta reazione da ipersensibilità possibilmente entro 2-6 mesi dall’evento (14). I test allergometrici cutanei, associati al dosaggio della Beta triptasi serica, concorrono alla differenziazione diagnostica tra le reazioni allergiche e quelle da ipersensibilità “non allergica”: sono positivi in circa il 45% dei casi delle reazioni allergiche vere; viceversa sono negativi nei casi di reazioni pseudo allergiche. Si tratta di test cutanei ed epicutanei con lettura pronta e ritardata per prick test, intradermoreazione (ID test) e patch test. Il materiale per i test è costituito da tutti i MdC disponibili nell’Azienda e non solo con quello/i sospettato/i come causa della reazione. I test diagnostici sono completati dal prick test con carbossi metil cellulosa e con latex oltre agli eventuali test per patch nei confronti dei più comuni disinfettanti e del nichel. I prick test si eseguono con MdC alla concentrazione del preparato commerciale (solitamente a 300/320 mg/ml), così 82 Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 La consegna di un solo foglio “informativo” con la premedicazione antiallergica non può essere considerato un metodo accettabile per ottenere un consenso informato valido dall’interessato (7,12,13). I test oggi disponibili per la diagnostica differenziale delle reazioni da ipersensibilità immunologica da MdC sono fondamentalmente test cutanei in vivo a lettura pronta e/o ritardata e test in vitro, questi ultimi di non sempre facile disponibilità. test cutanei come i patch test. Per il test intradermico si inocula 0.02/0.03 ml di MdC diluito 1/10, concentrazione non irritante nella stragrande maggioranza dei soggetti testati (10,15). La lettura dei prick test a 20’, quella degli ID test a 20’ e dopo 24 e 48 ore. I patch test si leggono alla rimozione del test dopo 48 ore di applicazione e a 72 e 96 ore. I test di controllo sono istamina 1/1000 e soluzione fisiologica (o glicero salina utilizzata come test di controllo negativo negli usuali esami allergologici). I test cutanei sono molto raramente positivi ai prick test e sono più facilmente negativi nei soggetti con reazioni immediate se eseguite dopo molto tempo dalla reazione (16). I test cutanei positivi nei casi di reazione immediata consentono di individuare i soggetti ipersensibili, più facilmente con allergie respiratorie conclamate; ovviamente non forniscono informazioni sulle reazioni da ipersensibilità non immunologica (10). La negatività dei test cutanei ha un elevato valore predittivo negativo circa il 96% (dato raccolto con intervista telefonica su una piccola casistica di soggetti riesposti a mdc con MdC negativo ai test non confermato da altri autori) (4,9). Nell’interpretazione dei risultati dei test tuttavia è importante considerare anche la possibilità di test falsamente negativi, ad esempio se effettuati dopo molto tempo dalla reazione, e l’ipotesi d’ipersensibilità non immunologica o una pregressa reazione RNI (9). I patch test sono indicati e utili nella diagnosi di esantema maculo papulare e talora, nelle sedi di lesione dell’eritema fisso da medicamenti. Non sono sensibili e non aggiornamenti sono validati nelle reazioni T cellulari più gravi (sindrome di Steven Johnson, Necro epidermolisi tossica, DRESS)(18). Nelle RNI più severe è necessario approfondire con dosaggi ematochimici lo stato clinico del paziente per escludere/monitorare l’eventuale coinvolgimento sistemico. In questi casi il ricovero ospedaliero è raccomandato. Negli scorsi anni è stato in voga il test di provocazione con dosi subentranti da 0.1 ml diluito 1/1000 fino a 5 ml non diluito, somministrazione da effettuarsi ogni 15’. Si tratta di una pratica non usuale, effettuabile in Centri con sperimentata capacità di trattare le emergenze, su soggetti che hanno sperimentato solo reazioni non immediate di grado lieve al fine di confermare la tollerabilità con test negativi (19). Non è efficace nel predire ed evitare reazioni anafilattiche e può rivelarsi pericoloso (15,17). Recentemente, i ricercatori di Malaga hanno dimostrato come i test cutanei non sono sempre attendibili: lo iomeprolo risponde bene mentre iodixanolo e ioexolo non rispondono. Hanno quindi sottoposto a challenge con l’MdC sospettato, procedura lunga e complessa, le RNI a interessamento cutaneo evidenziando sensibilizzazioni non rilevate dai test cutanei . Gli Autori propongono di sottoporre i soggetti con RNI ad un test di provocazione controllato per essere sicuri della tollerabilità di un MdC (22) test di laboratorio Il dosaggio di IgE specifiche verso MdC non è al momento disponibile con kit commerciali efficaci e abbordabili, probabilmente per la difficoltà di coniugare conclusioni a un supporto adeguato le molecole di MdC non ionico. Le evidenze di un coinvolgimento delle IgE nelle reazioni immediate da MdC sono pertanto indirette. E’ interessante notare come il livello di IgE prima e dopo somministrazione di MdCR per pielografia tende a diminuire nella quasi totalità dei soggetti esaminati (20) e il delta di variazione inferiore al 20% correla con la presenza di reazioni avverse. Un aumento delle IgE totali è stato viceversa rilevato in un soggetto sottoposto a numerose pielografie. Tra i test in vitro il dosaggio sierico dell’istamina e della beta triptasi possono essere utili se il prelievo è eseguito nella fase acuta della reazione: entro pochi minuti per l’istamina serica, dopo 1-2 ore per la beta triptasi che va poi ripetuta a 24 ore e nei gg successivi (17). Infatti, il livello di istamina e triptasi aumenta nel siero dei pazienti con reazioni da ipersensibilità correlando con la maggiore gravità dei sintomi. Va precisato che il dosaggio dell’istamina serica non è praticabile facilmente e che quello della triptasi non è diffuso in ogni sede di Dipartimento di Emergenza (DEA) contrariamente a quanto sarebbe auspicabile. Un test in vitro in grado di aiutare la diagnosi potrebbe venire anche dall’utilizzo del test di degranulazione/attivazione dei basofili ma non vi sono dati che consentano un utilizzo routinario di questa metodica nella diagnosi dell’ipersensibilità verso MdC. Interessante è il test di attivazione dei linfociti che ha permesso di rilevare l’up regolazione del CD 69: questo test potrebbe aiutare nell’identificazione di cellule T specificamente reattive (19). Da quanto presentato nella trattazione possiamo riassumere alcune considerazioni: -L’ipersensibilità accertata verso un dato MdC impone la successiva esclusione di quella molecola ma non è pregiudiziale per l’uso di tutti i MdC (8,16,19). -Sono a maggior rischio di sperimentare una nuova reazione prevalentemente i soggetti affetti da sintomatologia moderata/grave. -E’ necessario somministrare solo MdC non ionici a bassa osmolalità nei casi a rischio conosciuto. -E’ VIETATA la somministrazione del MdC correlato a una reazione precedente (per questo motivo è necessario conoscere il MdC usato). -In caso di precedente reazione immediata grave evitare esami con MdC, se non indispensabili o particolarmente necessari (in tal caso è necessaria la presenza dell’Anestesista e si devono utilizzare MdC negativi ai test allergologici) -Si deve infine ricordare come le reazioni con MdC a bassa osmolalità in caso di nuovo esame tendono a essere nella maggior parte dei casi di gravità simile alla precedente e che una gran parte delle iniezioni non è seguita da alcun tipo di reazione avversa. Ovviamente le reazioni avverse possono presentarsi durante (RI) o dopo l’esame (RNI) anche quando siano state adottate tutte le precauzioni. Molto spesso le reazioni avverse da farmaci sono imprevedibili nonostante diligenza, prudenza e approccio competente al problema. Nella seconda parte dell’Allegato B sono proposte delle modalità generali di approc- Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 83 aggiornamenti Reazione da MdC – Informativa per il Curante Allegato C ❏ Angiografia ............................................................................................. ❏ RM .............................................................................................................. ❏ Clisma Opaco ......................................................................................... ❏ Urografia ................................................................................................ ❏ Ecografia ................................................................................................. ❏ TC ................................................................................................................ ❏ ...................................................................................................................... ❏ Orticaria ❏ localizzato ❏ diffuso ❏ Eczema ❏ localizzato ❏ diffuso ❏ Starnutazione ❏ Tosse ❏ Broncospasmo ❏ Dolori addominali / nausea / diarrea ❏ Fame d’aria (sensazione di mancamento) ❏ Palpitazioni (tachicardia) ❏ Vertigini ❏ Sudorazione ❏ Lipotimia ❏ Ipotensione ❏ Alterazioni ritmo cardiaco Premedicazione effettuata: ❏ SI ❏ NO Esame interrotto ❏ SI ❏ NO Mezzo di contrasto utilizzato: ............................................................. Volume somministrato in ml ................................................................ Tempo di Somministrazione (minuti) ................................................ La reazione ha richiesto un trattamento medico con: ❏ antistaminici ❏ adrenalina ❏ corticosteroidi sistemici ❏ idratazione (ml) ❏ beta stimolanti spray ..................................................................... ❏ altro ....................................................................................................... Il/La suo/a assistito/a ha manifestato una Reazione ❏ IMMEDIATA ❏ RITARDATA di tipo: di intensità : ❏ Allergico - simil allergico ❏ lieve ❏ Tossico ❏ moderata ❏ Altro .............................................. ❏ grave (segnalata al sistema di farmacovigilanza) ❏ Data risoluzione della sintomatologia, il paziente è rinviato a domicilio. Si consiglia prosecuzione della terapia con: ............................. ......................................................................................................................... ❏ Data la persistenza della sintomatologia si ospedalizza nel reparto di ............................................................................................ Dell’Ospedale di ...................................................................................... Egr. Collega, Il/la Sua Paziente Sig. /ra ................................................................... in data odierna ha effettuato il seguente esame radiologico con mezzi di contrasto: Tempo d’insorgenza dalla somministrazione del MdC (minuti/ore) ................................................................................................. Sintomatologia presentata: ❏ Arrossamento cutaneo ❏ localizzato ❏ diffuso ❏ Prurito ❏ localizzato ❏ diffuso La informiamo che, nel caso di reazione di intensità moderata/ grave, di aver già provveduto ad inviare alla S.C. di Allergologia Aziendale la relativa scheda di segnalazione, con richiesta di valutazione specialistica. luogo ..................................................... data ❏❏ / ❏❏ / ❏❏❏❏ firma (leggibile) del responsabile ...................................................... cio al trattamento del paziente considerando le modalità di cura sia delle reazioni immediate sia di quelle ritardate Gli operatori delle strutture di radiologia, e non solo loro ma tutti gli specialisti che somministrano MdC, devono avere ben chiaro che la premedicazione non mette al paziente al riparo da tutti i rischi di reazione avversa da MdC e devono essere preparati ed organizzati per affrontare le terapie d’urgenza soprattutto delle reazioni immediate più gravi (es. anafilassi). Nella tabella 2 (pag. 82) sono raccolte alcune indicazioni utili quali promemoria di comportamento per un corretto approccio alla somministrazione di esami con MdC. 84 Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 messaggio finale La prevenzione degli effetti avversi da MdC poggia su più pilastri: • Anamnesi mirata a valutare effetti avversi occorsi in precedenti test e selezionare pazienti “a rischio” da premedicare con procedure adeguate alla patologia di base aggiornamenti (es. buona idratazione, compenso diabetico, controllo dell’asma, etc.). • Valutazione allergologica: esecuzione di test specifici nei casi di precedenti reazioni da ipersensibilità entro due/sei mesi dall’evento. • Sospensione dei farmaci assunti per altre patologie, es. betabloccanti e/o ACE inibitori, e in grado di facilitare l’insorgenza, o peggiorare il decorso clinico, di reazioni allergiche o pseudo allergiche. • Sospensione dell’antidiabetico metformina prima di ogni esame contrastografico; è assumibile nuovamente 48 ore dopo l’esame e dopo avere escluso una qualsiasi disfunzione renale per il rischio di acidosi lattica con insufficienza renale acuta. Gli allergologi hanno il compito preciso di fornire indicazioni sul comportamento successivo alla reazione e di fare una serie di accertamenti che consentano, quando possibile, la valutazione di una sensibilizzazione allergica ovvero del maggior rischio di reazione avversa. Un comportamento virtuoso adottabile facilmente dalle Radiologie è specificare sempre: • Sul referto dell’esame Il tipo e la quantità di MdC somministrato al paziente (consente di stabilire quale tipologia di test sono indicati). • Tipologia, tempo d’insorgenza e la terapia somministrata, in conseguenza alla reazione, da inviare su modulo specifico per il Medico curante (Allegato C). In questo modo sarebbe semplice per gli allergologi proporre un’interpretazione adeguata dell’evento riferito e stabilire se e quali tipi di test sono necessari. Evitare le premedicazioni inutili, le perdite di tempo e i patemi d’animo dei pazien- ti che spesso scelgono autonomamente di non sottoporsi alla premedicazione che ritengono superflua o dannosa. In ogni caso si eviterebbero sgradevoli incomprensioni e si ridurrebbero i rischi legati alla negazione di esame quando necessario o di una recidiva inattesa di reazione avversa e non solo da ipersensibilità. Bibliografia 1. Morcos SK, Bellin M-F, Thomsen HS- Reducing the risk of iodine based and MRI contrast media administration: Recommendation for a questionnaire at the time of booking. European Journal of Radiology 2008;66:225229. 2. Tramer MR, et al.- Pharmacological prevention of serious anaphylactic reactions due to iodinate contrast media: systematic review. BMJ 2006;333:675-681. 3. Tamburrini O, Gavelli G, De Ferrari F, Perotti S- Raccomandazioni all’uso dei mezzi di contrasto organo-iodati e per Risonanza Magnetica per via iniettiva. Considerazioni radiologiche e medico-legali. Radiol Med 2004;107(Suppl 1 al N. 4):53-64. 4. Brockow K & EAACI Interest group drug allergy - Management of hypersensitivity reactions to iodinated contrast media. Allergy 2005;60:150-158. 5. Aberer W, et al. for ENDA*, and the EAACI interest group on drug hypersensitivity. Position paper Drug provocation testing in the diagnosis of drug hypersensitivity reactions: general considerations. Allergy 2003;58: 854– 863. 6. Dewachter P, et al.- Immediate allergy to iodinated contrast agents and prevention of reactions. Rev Med Interne 2009;30(10):872881. 7. Tamburrini O ed il Gruppo di Lavoro SIRM- SIAARTI-SIN-AINA- I mezzi di contrasto in Diagnostica per immagini - Raccomandazioni all’uso, Reazioni avverse e trattamento. Omicron Ed. Genova 2009 8. Davenport MS, et al.- Repeat Contrast Medium Reactions in Premedicated Patients: Frequency and Severity. Radiology 2009;253:372-379. 9. Caimmi S., et al.- Clinical value of negative skin tests to iodinated contrast media. Clin & Experim Allergy 2010;40:805–810. 10.Kvedariene V, Martinsw P, Rouanetz L, Demoly P- Diagnosis of iodinated contrast media hypersensitivity: results of a 6-year period. Clin and Experim Allergy 2006;36:1072–1077. 11.Liccardi G, et al.- The risk of bronchospasm in asthmatics undergoing general anaesthesia and /or intravascular administration of radiographic contrast media. Physiopatoloy and clinical/functional evaluation. Eur Ann Allergy Clin Immunol 2010;(43):167-173. 12.Pellegrino R, et al.- Il consenso informato nella pratica allergologica. Condizionamento dell’attività medica o simbolo di civiltà e di rispetto dell’utente? Not Allergol 2005;24:2428. 13.Pezzuto F, Pio A, Ferrara M, Longo R- Il Consenso Informato in Allergologia. Position Paper AAITO – Marzo 2010 14.Dewatcher P, Mouton-Faivre C- Prevention of severe reactions after iodinated con- Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 85 aggiornamenti Bibliografia trast media injection: review of the literature. J. 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Q Shaikh WA and Shaikh SW uesto studio prospettico ha fornito maggiore chiarezza ad uno dei punti oscuri sollevati dal Position Paper del 2009 sulla Immunoterapia Sublinguale dell’ Organizzazione Mondiale di Allergologia, relativo alla sicurezza di impiego di tale trattamento nelle donne in gravidanza o allattamento. Un approccio clinico comune nelle condizioni allergiche di tipo respiratorio suggerisce che le donne incinta possano continuare la SLIT durante la gravidanza, purchè il trattamento venga intrapreso ex-novo nel corso della medesima, seguendo un comportamento tipicamente adottato per l’immunoterapia iniettiva. Negli ultimi 20 anni la SLIT ha ottenuto ampia diffusione come alternativa all’immunoterapia sottocutanea per via del suo apprezzabile profilo di tollerabilità , suggerendo per questo trattamento un valore aggiunto in grado di ampliarne le indicazioni e renderne le limitazioni più flessibili. Tuttavia una chiara dimostrazione della sicurezza di SLIT nel corso della gravidanza, in rapporto al rischio di reazioni allergiche, rappresentava ancora un bisogno insoddisfatto, come menzionato dal documento ufficiale sopracitato. Questo studio prospettico ha confrontato pazienti che ricevettero SLIT nel corso di 185 gravidanze, di cui 24 iniziando la cura nel loro contesto, con due gruppi di controllo trattati esclusivamente con terapia antiasmatica e antistaminica all’occorrenza. Sorprendentemente i dati di sicurezza per la SLIT relativi a sei anni di osservazione (aborti, mortalità perinatale, parto prematuro, tossiemia e malformazioni congenite) rivelarono un’incidenza di complicazioni inferiore addirittura a quella della popolazione generale , contrariamente a quanto si era constatato nei gruppi di controllo. Questa indagine fornisce pertanto informazioni incoraggianti, utili per estendere il numero di pazienti in grado di beneficiare della SLIT anche durante la gravidanza, rassicurando inoltre le donne sulla sicurezza di un eventuale trattamento iniziato dopo il concepimento. EC Guida G, Boita M, Scirelli T, Bommarito L, Heffler E, Badiu I, Bellone G, Mietta S, Mistrello G, Rolla G Allergy Asthma Proc. 2012 Jul 3. (Epub ahead of print) U no sbilanciamento funzionale della risposta Th1/Th2 verso l’allergene è riconosciuto tra le principali cause che determinano lo sviluppo delle malattie allergiche. La risposta proliferativa delle cellule mononucleate da sangue periferico allo stimolo specifico con l’allergene e il conseguente profilo citochinico prodotto sono infatti storicamente usati per evidenziare la differenza tra soggetti atopici e non atopici. Oggi sappiamo che l’attivazione ottimale dei linfociti T richiede un segnale co-stimolatorio fornito dalla interazione di molecole di superficie dei linfociti T con i loro ligandi espressi sulle cellule dendritiche (DCs). Le DCs, in particolare quelle monocytederived DCs (MoDCs), giocano un ruolo fondamentale nel determinare il tipo di risposta immunitaria conseguente ad uno stimolo allergenico e sono quindi utili nello studio della risposta immunitaria nei soggetti atopici. Una serie di evidenze dimostrano che le MoDCs di pazienti atopici, quando completamente differenziate da opportuni fattori e successivamente esposte allo stimolo allergenico, sono in grado di attivare linfociti T helper specifici a produrre citochine di tipo Th2 (IL-4, IL-5, IL-13…). In aggiunta altre osservazioni hanno dimostrato che una ridotta produzione di citochine di tipo Th1 da parte delle MoDCs di soggetti atopici rispetto a soggetti non atopici. Nel presente studio si sono valutati due aspetti: in primis la risposta proliferativa e la produzione di citochine da parte di linfociti T una volta co-colturati con MoDCs di soggetti allergici al polline di Betulla rispetto a soggetti non allergici; successivamente si è valutato se l’immunoterapia sublinguale (SLIT) con LAIS potesse determinare qualche cambiamento a livello delle DCs-driven Th1 response. A tale scopo linfociti T stimolati con allergene specifico (Bet v1 naturale) sono stati co-colturati con MoDcs Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 87 recensioni provenienti da 8 di soggetti allergici ovvero da 8 soggetti non allergici. La risposta proliferativa e la produzione di citochine prima e dopo il trattamento sono state quindi valutate. I risultati hanno evidenziato che i soggetti allergici producono un livello di citochine pro-infiammatorie (IL-1 beta e TNF alfa) e Th1 (interferon gamma e IL-12) significativamente più basso rispetto a quello di soggetti non allergici, suggerendo che in questi soggetti c’è un indebolimento allergene specifico della natural immunity e della risposta Th1. Dopo ITS con LAIS, si è osservato nei soggetti allergici un aumento significativo di IL-12, IL-1 beta IL-6, TNF alfa e IL-10 e parallelamente una diminuzione significativa di IL-13. Questo studio mette quindi in evidenza che un solo ciclo di ITS con LAIS è in grado di modificare la presentazione dell’allergene da parte delle DCs (natural immunity allergenespecifica), e questo può determinare a sua volta un cambiamento del fenotipo dei linfociti allergene-specifici, promuovendo uno switch della risposta immunitaria dal tipo Th2, tipico della infiammazione allergica, al tipo Th1, come dimostrato dall’aumento di Interferon gamma e IL-12 ovvero al tipo regolatorio, come dimostrato dall’aumento di IL-10. GM Addio “tazzulella ‘o caffé”? Cof a 1: Identification, Expression and Immunoreactivity of the First Coffee Allergen Manavski N, Peters U, Brettschneider R, Oldenburg M, Baur X,Bittner C IntArchAllergyImmunol 2012;159:235-242. G ià 60 anni fa era stata notata l’alta incidenza di asma nei lavoratori che maneggiavano i chicchi verdi del caffè (Coffea arabica) prima della tostatura, però il responsabile non era il caffè bensì il ricino che contaminava i sacchi di juta. Dopo un decennio l’allergia al caffè, sempre in ambienti lavorativi; è stata dimostrata, però utilizzando estratti diagnostici di bassa qualità, non standardizzati, difficilmente riproducibili. Il gruppo di Manavski ha il merito, utilizzando tecniche di biologia molecolare, di aver caratterizzato chimicamente e immunologicamente il primo allergene del caffè verde, denominato Cof a 88 Caffè prima della tostatura 1, di 32 kDa, termostabile e resistente alla tostatura, una chitinasi acida di classe III. Sono stati selezionati 17 lavoratori con sintomi di rinite o rinocongiuntivite e 8 soggetti sani come controllo, determinato il livello di IgE totali e specifiche (mediante Immuno CAP). La parte originale è stata l’applicazione della tecnologia del “phage display” opportunamente modificata, per ottenere repertori molecolari specifici ed interamente in vitro. Il punto di partenza per il phage display non è la proteina, ma l’acido nucleico. Per costruire una libreria di peptidi bisogna generare una popolazione di sequenze di DNA e ingegnerizzare i fagi. Alla fine ogni fago esporrà un solo tipo di proteina, una porzione della quale è rappresentata dalla proteina del fago e la restante porzione è il peptide di interesse. Una volta creata la libreria peptidica, il passo successivo è quello di eseguire uno screening per analizzare ogni peptide. In questo lavoro è stato fatto con il siero dei 2 soggetti risultati positivi nel CAP system. 62 fagi diversi esprimevano proteine che legavano le IgE, ma quella interessante era una endochitinasi acida. Dopo essere stata espressa in E. coli per avere un quantitativo sufficiente, è stata purificata ottenendo l’rCof a 1, caratterizzato mediante Western blot, e utilizzato per studiarne l’immunoreattività nei lavoratori sani e quelli con sintomi di allergia. Il rCof a 1 ha permesso di scoprire un ulteriore soggetto con IgE specifiche per il caffè verde migliorando la capacità diagnostica rispetto al vecchio estratto usato. “In futuro sarà anche possibile ottenere un “vaccino” per i lavoratori allergici al caffè ” concludono gli Autori. http://www.youtube.com/watch?v=OBwWexJH6eQ Bellissimo filmato sul caffè, dalla piantina alla tazzina Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 FO lofarma news presentazione Dodici anni fa, il Dr. Paolo Falagiani scriveva “La divulgazione delle conoscenze allergologiche è certamente la missione principale della nostra rivista. Ma, come i lettori “anziani” ben sanno, ci concediamo ogni tanto delle divagazioni. Talvolta queste divagazioni sono del tutto fuori tema, più frequentemente sono esplorazioni in aree mediche ai confini della allergologia. E ‘ questo il caso delle relazioni presentate al 2° Simposio Otovent “Esperienze Cliniche con Otovent”, simposio sulla otite media e la ginnastica tubarica tenutosi a Mantova il 2 ottobre 1999. In realtà l’otite media rientra in pieno tra le malattie ad eziopatogenesi allergica … Assai suggestiva è inoltre la recentissima dimostrazione che nella maggioranza dei pazienti nell’orecchio medio con effusione in atto sono presenti in gran numero i mastociti ed il suo mediatore triptasi, suggerendo quindi che l’infiammazione dell’orecchio medio è prevalentemente di natura allergica. L’otite media dovrebbe quindi rientrare a pieno diritto tra le patologie allergiche”. Otovent, per chi ancora non lo sapesse, è il palloncino in lattice per uso medicale, destinato a compensare l’orecchio medio quando questo è infiammato. L’iniziale scetticismo di dodici anni fa, della classe medica italiana per un prodotto così semplice ma estremamente rivoluzionario, ha portato Lofarma a far condurre studi clinici al fine di affermare inizialmente Otovent nel trattamento di questa patologia. L’efficacia del trattamento, soprattutto in campo pediatrico, ha generato, spontaneamente, l’interesse anche di altri specialisti che hanno ampliato le applicazioni del metodo Otovent in altri campi: la Riabilitazione Tubarica, l’Ossigenoterapia Iperbarica, la preven- obiettivo Scopo di questo lavoro è quello di analizzare i processi pressori che generano la compensazione tubarica e il contributo di Otovent nel migliorare questi processi pressori, attraverso una serie di esercizi che vanno ad implementare quelli già indicati dagli schemi classici. Nelle discese in apnea, dopo un primo periodo di apprendimento delle tecniche di discesa associato a incrementi esponenziali delle quote raggiunte, si arriva a un punto zione di barotraumi da alta quota, la compensazione dell’orecchio medio. Oggi, nel 2012, il successo di Otovent nel settore delle immersioni in apnea ha fatto incontrare Federico Mana con Lofarma. Da questo fortunato incontro, la conoscenza degli aspetti delle immersioni in apnea e, contemporaneamente, del meccanismo d’azione di questo semplice palloncino calibrato, ha fatto nascere l’idea di coniugare queste conoscenze per impiegarlo come strumento di apprendimento di migliori tecniche di compensazione. Il significativo contributo delle immersioni in apnea ha permesso di comprendere come Otovent possa essere utilizzato in modo molto più completo ed utile anche nell’uso quotidiano. La compensazione dell’orecchio medio avviene con un processo pressorio che genera l’apertura della Tuba di Eustachio. Questo processo pressorio è generato dalla Manovra di Valsalva che può essere eseguita con tre modalità differenti. Lo sforzo esercitato non è però verificabile né modulabile. Con Otovent lo sforzo espiratorio è modulato per gonfiare il palloncino e visulizzato dalle dimensioni raggiunte dal palloncino stesso, generalmente quella di un pompelmo. La compensazione avviene perché Otovent è tarato appositamente per non esercitare pressioni superiori a quelle che, nella norma, si dovrebbero applicare per indurre l’apertura della tuba. Vengono qui descritte tre nuove modalità di compensazione con Otovent, nell’eseguire la Manovra di Valsalva. Nel prossimo numero verrà descritto come raggiungere la compensazione con il processo motopressorio, cioè dinamico, della Manovra di Frenzel coadiuvata da Otovent. Michele Reverdini (Responsabile del progetto Otovent) Otovent: nuove tecniche di compensazione parte 1 Federico Mana Istruttore Apnea Academy, Fondatore di Moving Limits www.federicomana.com in cui il miglioramento è reso vano non tanto dalla necessità di tornare a respirare, ma sovente indotto dall’incapacità di compensare. Ecco quindi che la compensazione diventa l’importante elemento di studio e approfondimento per permettere all’ apneista di scendere in sicurezza e con maggior controllo della compensazione stessa. Compensare correttamente non significa perciò andare più profondi, ma semplice- Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 89 lofarma news mente avvicinarsi alle nuove quote senza arrivarvi con sensazioni di disagio, schiacciamento e oppressione, seguite a volte da barotraumi o spiacevoli effetti collaterali. L’approfondita conoscenza degli aspetti delle immersioni in apnea e, contemporaneamente, del meccanismo d’azione di Otovent, ha fatto sì che nascesse il bisogno di coniugare queste conoscenze per redigere un protocollo standardizzato per imparare la “compensazione in apnea”, e più precisamente per impiegare Otovent come strumento di controllo e verifica di apprendimento delle manovre di compensazione effettuate a secco dagli apneisti. Ma l’utilizzo di Otovent in un ambito così specifico come quello apneistico ha permesso anche di comprendere come lo stesso strumento possa essere utilizzato in modo molto più efficace ed utile anche nel quotidiano. Queste nuove modalità di impiego sono dunque rivolte a tutti coloro che propongono e/o utilizzano il metodo Otovent. La manovra di Valsalva 1. Cavità nasale 2. Apertura della tuba di Eustachio 3. Palato molle 4. Lingua 5. Glottide aperta 6. Glottide chiusa 7. Esofago 8. trachea Otovent è un palloncino in lattice per uso medicale, che deve essere gonfiato con il naso per normalizzare la ventilazione dell’orecchio medio, cioè compensare, e assicurare il buon funzionamento della membrana del timpano. L’orecchio medio è una cavità piena d’aria che si trova fra il timpano e l’orecchio interno. Il collegamento fra rinofaringe e orecchio medio si chiama Tuba di Eustachio: questa permette che la pressione atmosferica all’interno dell’orecchio medio sia identica alla pressione atmosferica ambientale. In questo modo la membrana del timpano può vibrare correttamente e riprodurre fedelmente i suoni, convogliati dall’orecchio esterno. Per usare Otovent, si infila l’estremità del palloncino sulla parte piatta della cannula, si soffia bene il naso, si inspira profondamente dalla bocca, la si chiude e si gonfia, con la narice destra, il palloncino fino alla grandezza di un pompelmo, tenendo chiusa la narice sinistra con un dito. Poi, tenendo tappata la narice, si lascia sgonfiare il palloncino nel naso, inspirando leggermente e provando a deglutire. Si ripete l’operazione con la narice sinistra. Vediamo ora come funziona Otovent e quali sono i suoi campi di applicazione. La chiusura della Tuba di Eustachio, causata dall’infiammazione delle mucose del rinofaringe (per esempio un raffreddore), o da fenomeni fisici come le rapide variazioni di pressione atmosferica (per esempio in volo, nelle immersioni o in camera iperbarica) non permette il passaggio dell’aria, cioè la compensazione dell’orecchio medio. Se la pressione ambientale aumenta la membrana del timpano si introflette e, non potendo vibrare efficacemente, non è più in grado di trasmettere le onde sonore. 90 Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 otovent Figura 1 Il paziente accusa dolore, ha la sensazione di orecchio chiuso e l’udito si indebolisce, dando origine a un calo di attenzione che si ripercuote sullo studio o sull’attività lavorativa. Gonfiando Otovent si crea nella zona rinofaringea una pressione tale da aprire le Tube di Eustachio, e compensare, in modo da evitare un eventuale danno al timpano. Nella prima fase di insufflazione si esegue un vero e proprio sforzo espiratorio (glottide aperta) al fine di gonfiare il palloncino. Questo sforzo associato alla resistenza specifica del palloncino induce una apertura tubarica attraverso una vera e propria manovra di Valsalva. Con la insufflazione di Otovent si crea una pressione di circa 60 ettopascal. Nella fase di deflusso inverso dell’aria, si mantiene una pressione di circa 40 ettopascal. La deglutizione (manovra di Toynbee) determina un movimento linguale e del palato molle inducendo l’apertura delle tube, consentendo l’ingresso dell’aria nell’orecchio medio. Questa manovra ha il grande vantaggio di essere semplice da lofarma news spiegare e da eseguire dal paziente, ma ha l’inconveniente che è spesso improbabile riuscire a deglutire in modo ripetuto e sequenziale a causa del naturale e rapido inaridimento della mucosa buccale. la manovra di valsalva La manovra consiste nel chiudere volontariamente le vie di uscita dell’aria, ovvero naso e bocca, e tentare un’espirazione: mantenendo le labbra serrate e pinzando con le dita il naso l’aria non avrà possibilità di uscire. Protraendo lo sforzo espiratorio si creerà un aumento pressorio nella cavità orale che si diffonderà in tutte le altre cavità comunicanti con questo spazio: l’aumento di pressione indurrà l’apertura delle tube di Eustachio, normalmente chiuse, con conseguente diffusione di nuova aria all’interno dell’orecchio medio, ripristinando i volumi di aria necessari a non far introflettere la membrana timpanica oltre le soglie di dolore e/o lesione. La manovra di Valsalva è una manovra di carattere pressorio ovvero ad ogni tentativo di compensazione corrisponde uno sforzo espiratorio. Infatti, in fase di apertura della glottide, il flusso aereo provienente dai polmoni in direzione delle vie aeree superiori, non potendo uscire nè dalle narici nè dalla bocca, perché chiusi, crea un aumento pressorio nella zona rinofaringea, generando l’apertura della tuba e l’ingresso dell’aria nell’orecchio medio. Questo sforzo non può essere né modulato (perché eseguito con le narici occluse direttamente con le dita), né visualizzato. Con l’impiego di Otovent lo sforzo espiratorio è modulato per gonfiare il palloncino e visulizzato dal palloncino stesso. La compensazione avviene perché Otovent è tarato appositamente per non cedere a sovrappressioni inferiori a quelle che, nella norma, si dovrebbero applicare per indurre l’apertura della tuba (con la insufflazione di Otovent si crea una pressione di circa 60 ettopascal. Nella fase di deflusso inverso dell’aria, si mantiene una pressione di circa 40 ettopasc. Blocco Labbra Figura 2 tre modi di compensare con valsalva Come impedire all’aria di uscire dalla bocca, come “bloccarla”? Si può impedire all’aria di uscire dalla bocca, dunque creare un blocco, in tre modi differenti. Prendere coscienza dei vari tipi di blocco dell’aria significa deporre delle valide fondamenta per l’apprendimento, con il metodo Otovent, delle tecniche di compensazione più evolute. Blocco Labbra: La struttura anatomica più esterna che può chiudere in modo ermetico la bocca è costituita dalle labbra. L’adesione di questi due lembi può infatti essere forte, duratura e permette al praticante di bloccare l’espirazione attraverso la bocca. Questa chiusura ermetica delle labbra viene chiamata “blocco delle labbra”. Esecuzione: •Riempire la guance di aria simulando di gonfiarle come un palloncino e trattenete l’aria in bocca per qualche secondo. •Usando sempre le guance per comprimere l’aria, spingere l’aria nuovamente nei polmoni. •Ripetere questa manovra diverse volte affinché l’esecuzione è agevole. •Per sentire se la chiusura delle labbra è realmente efficace cercate di raggiungere un “completo gonfiamento delle guance”, la sensazione associata dovrebbe essere quella di guance che stanno per scoppiare. Blocco T: Anche la lingua può essere utilizzata per chiudere in modo ermetico la bocca ed impedire quindi l’uscita dell’aria. Ponendo la punta della lingua alla base degli incisivi superiori come se dovessimo pronunciare la T di tetto si può verificare la reale possibilità di interrompere il flusso di aria durante l’espirazione. E’ fondamentale ricordare che pronunciando la parola “tetto” la lingua è rilassata, la base della stessa è larga ed appoggia lateralmente con i denti premolari e molari creando una vera e propria guarnizione ermetica. Se la lingua Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 91 1. Cavità nasale 2. Apertura della tuba di Eustachio 3. Palato molle 4. Lingua 5. Glottide aperta 6. Glottide chiusa 7. Esofago 8. trachea lofarma news Blocco T Figura 3 1. Cavità nasale 2. Apertura della tuba di Eustachio 3. Palato molle 4. Lingua 5. Glottide aperta 6. Glottide chiusa 7. Esofago 8. trachea è invece contratta la sua capacità di fungere da blocco per l’aria è vana in quanto l’aria può uscire lateralmente. Questa chiusura con la punta della lingua viene chiamata “blocco T”. Esecuzione: •Espirare ed inspirare dalla bocca; •Pronunciare ripetutamente la parola Tetto. •Ascoltare l’interruzione del flusso d’aria che avviene ogni volta che si pronuncia la consonante T •Inspirare nuovamente •Ripetere l’intera sequenza per 3/5 volte Blocco K: In questo caso la lingua può essere utilizzata per fermare il flusso dell’aria usando 92 la porzione centro-posteriore. Pronunciando “kappa” possiamo sentire come la lingua si porti sulla parte alta e posteriore del palato interrompendo nuovamente l’espirazione. Questa chiusura con la porzione posteriore della lingua viene chiamata “blocco K”. Esecuzione: •Espirare ed inspirare dalla bocca; •Pronunciare ripetutamente la parola Kappa. •Ascoltare l’interruzione del flusso d’aria che avviene ogni volta che si pronuncia la consonante K •Inspirare nuovamente •Ripetere l’intera sequenza per 3/5 volte Blocco K Figura 4 1. Cavità nasale 2. Apertura della tuba di Eustachio 3. Palato molle 4. Lingua 5. Glottide aperta 6. Glottide chiusa 7. Esofago 8. trachea Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 tre modi di compensare con otovent Abbiamo visto come eseguire la manovra di Valsalva in tre modi differenti per impedire all’aria di uscire dalla bocca, cioè come “bloccarla”. Vediamo ora l’applicazione di questi tre blocchi con l’ausilio di Otovent. Con Otovent lo sforzo espiratorio è modulato per gonfiare il palloncino e visualizzato dal palloncino stesso. La compensazione avviene perché Otovent è tarato appositamente per non esercitare pressioni superiori a quelle che, nella norma, si dovrebbero applicare per indurre l’apertura della tuba. È possibile vedere i filmati delle manovre sul sito web: www.federicomana.com Otovent con blocco labbra La manovra di Valsalva con blocco delle labbra associata all’utilizzo dell’Otovent è semplice, ma sicuramente di non immediata esecuzione. Infatti chi pratica manovre di compensazione volontaria utilizza istintivamente blocchi linguali (T o K) e non è abitato a gonfiare le guance come richiesto in questo caso (Foto 1). Esecuzione: •Posizionare l’Otovent sulla narice destra; •Chiudere la narice sinistra; •Inspirare profondamente dalla bocca; •Serrare ermeticamente le labbra; •Mantenere la lingua bassa (non deve toccare in nessun punto il palato) •Emettere in modo continuato il suono “mmm…” finchè il palloncino raggiunge le dimensioni di un pompelmo; •Prendere coscienza dello sforzo espiratorio associato e contemporaneo all’aper- lofarma news tura della tuba ed alla compensazione dell’orecchio medio •Raggiunte le dimensioni desiderate del palloncino inspirare fino a svuotamento totale dello stesso •Ripetere per 5 cicli respiratori •Ripetere l’intera sequenza con la narice sinistra. tura della tuba ed alla compensazione dell’orecchio medio •Raggiunte le dimensioni desiderate del palloncino inspirare fino a svuotamento totale dello stesso •Ripetere per 5 cicli respiratori •Ripetere l’intera sequenza con la narice sinistra Foto 1 Foto 2 ge le dimensioni di un pompelmo; •Prendere coscienza dello sforzo espiratorio associato e contemporaneo all’apertura della tuba ed alla compensazione dell’orecchio medio •Raggiunte le dimensioni desiderate del palloncino inspirare fino a svuotamento totale dello stesso •Ripetere per 5 cicli respiratori •Ripetere l’intera sequenza con la narice sinistra Foto 3 1. con blocco delle labbra Otovent con blocco T chiusura con la punta della lingua Eseguendo il blocco T ed effettuando Valsalva è possibile gonfiare il palloncino anche mantenendo le labbra socchiuse. E’ consigliato esercitarsi nella manovra di fronte ad uno specchio in modo da associare alle sensazioni provate la visione di quanto fatto. Esecuzione: •Posizionare l’Otovent sulla narice destra; •Chiudere la narice sinistra; •Inspirare profondamente dalla bocca; •Mantenere socchiuse le labbra; •Portare la lingua in blocco T •Emettere in modo continuato il suono “mmm…” finchè il palloncino raggiunge le dimensioni di un pompelmo; •Prendere coscienza dello sforzo espiratorio associato e contemporaneo all’aper- 2. con blocco a T 3. con blocco K Otovent con blocco K chiusura con la porzione posteriore della lingua Nel blocco K è possibile gonfiare il palloncino anche con la bocca aperta infatti la chiusura linguale è a livello centro posteriore del palato mentre la punta della lingua è orientata verso gli incisivi inferiori. Anche in questo caso esercitarsi di fronte ad uno specchio permette di acquisire al meglio il gesto. Esecuzione: • Posizionare l’Otovent sulla narice destra; • Chiudere la narice sinistra; • Inspirare profondamente dalla bocca; • Mantenere labbra e bocca aperta; •Portare la lingua in Blocco K •Emettere in modo continuato il suono “mmm…” finchè il palloncino raggiun- Il protocollo classico di Otovent prevede la manovra di Valsalva in fase di espirazione e la manovra di Toynbee durante lo svuotamento frazionato del palloncino. Federico Mana ha proposto, in questa prima parte, nuove tecniche di compensazione con Otovent associato a manovre pressorie – il blocco delle labbra, il blocco T e il blocco K. Nel prossimo numero Federico Mana illustrerà una seconda serie di nuove tecniche di compensazione con Otovent associato, questa volta, alle manovre motopressorie di Frenzel. Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 93 conclusione il punto V arie metodologie possono essere usate nella determinazione quantitativa degli allergeni maggiori. La metodologia più comunemente usata si basa su un saggio immunologico (ELISA sandwich) che prevede l’impiego di una combinazione di due anticorpi, uno cosiddetto “catturante” (generalmente un anticorpo monoclonale diretto verso un epitopo della molecola allergenica in questione) fissato ad una fase solida (pozzetto di una microtiter), l’altro cosiddetto “rilevatore” (generalmente un policlonale), marcato con un enzima. Per l’applicazione di tale metodologia a fini quantitativi è indispensabile l’impiego di uno standard di riferimento (l’allergene maggiore naturale purificato ovvero in forma ricombinante) che viene aggiunto a varie concentrazioni. L’aggiunta ulterioELISA sandwich 94 Dosaggio quantitativo degli allergeni maggiori Attenzione al significato dei numeri! re di un opportuno reagente determina lo sviluppo di una reazione colorimetrica la cui intensità, misurata da uno spettrofotometro, è correlata alla concentrazione dei campioni. Plottando l’intensità del colore (densità ottica) in funzione della concentrazione degli standard è possibile costruire di una curva di riferimento (Fig. 1). Per interpolazione sulla curva di riferimento del valore del campione in esame, si ricava quindi il dato quantitativo (conFigura 1 Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 Gianni Mistrello centrazione) dello stesso. E’ evidente che il dato quantitativo del campione in esame (allergene maggiore) che ricavo per interpolazione sulla curva di riferimento è strettamente legato al tipo di metodo (Bio-Rad, Lowry, analisi aminoacidica etc.) che si applica per calcolare la concentrazione dello standard di riferimento. Orbene qui sorge il problema. Infatti i metodi che ricordavo prima quando applicati sullo standard di riferimento non forniscono lo stesso risultato quantitativo. Più precisamente se uso il Bio-Rad otterrò un certo valore di concentrazione, se applico il Lowry ne otterrò un altro e così via. Ne consegue che in funzione del metodo applicato per la quantizzazione dello standard di riferimento, si potranno ottenere valori numerici e quindi concentrazioni anche significativamente diverse. Di conseguenza in assenza di uno standard internazionale di allergene maggiore, titolato in maniera opportuna a cui riferirsi per la determinazione quantitativa dello stesso nei propri “in-house extracts”, il semplice confronto del valore numerico tra estratti (prick) di Produttori diversi non consente di capirne il reale potenziale diagnostico. Potrebbe infatti accadere che estratti con valori numerici differenti possono esprimere la stessa efficacia diagnostica se non addirittura che estratti appa- il punto Anche seguendo questo metodo si verifica però lo stesso problema sottolineato precedentemente. In rapporto alla metodica di quantizzazione dello standard posso ottenere dati quantitativi del campione significativamente diversi. Per esempio nel caso dell’allergene maggiore (Lipid Transfer Protein, LTP) presente nell’estratto di pesca Lofarma, i valori che si ricavano variano tra 8-10 µg/ml utilizzando un certo metodo di quantizzazione dello standard, a 60-80 µg/ml se ne utilizzo un altro. Suggerisco quindi ai lettori di meditare sui numeri che le varie Aziende Produttrici di Allergeni fanno circolare sul contenuto in allergene maggiore dei loro prodotti, siano essi per uso diagnostico che terapeutico. In questo breve testo ho ricordato solo un aspetto che può portare a risultati divergenti per quanto riguarda tale contenuto. Al momento non esiste alcuna dimostrazione che i prodotti con un contenuto numerico maggiore siano effettivamente più efficaci di quelli che hanno un contenuto più basso. Tra le altre possibili cause di divergenze di risultati si può citare anche il tipo di standard utilizzato nella costruzione della curva di riferimento. Per esempio è noto che queste molecole (allergeni maggiori ) possono esistere in varie isoforme con sequenze aminoacidiche differenti. Non è detto che l’anticorpo monoclonale (ottenuto verso una singola isoforma) usato nel sandwich ELISA riconosca allo stesso modo tutte le altre isoforme presenti nell’estratto e conseguentemente si possono ottenere dati che sottostimano il reale contenuto in allergene maggiore di quel determinato prodotto. Ovviamente questa considerazione vale nel caso si decida di usare un prodotto piuttosto che un altro sulla base dei valori numerici espressi. A livello di singolo produttore l’applicazione delle metodiche sopra descritte è estremamente importante perché consente di migliorare la standardizzazione dei propri prodotti e conseguentemente garantire una maggiore uniformità da lotto a lotto. Concludo ricordando ciò che in più occasioni Stephan Vieths, uno dei maggiori esperti del settore nonché Vice Presidente del Paul Erlich Institute (l’Ente Regolatorio Tedesco), ha sottolineato e cioè che in assenza di uno standard di riferimento a cui i vari Produttori di Allergeni si possono riferire, può essere semplicistico considerare che un prodotto sia più efficace di un altro sulla base del valore numerico del contenuto in allergene maggiore senza tener delle modalità usate per calcolare lo stesso. Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 95 Determinazione quantitativa del contenuto in LTP di un estratto di pesca (prick) mediante gel densitometry rentemente più deboli perché con valore numerico più basso esprimano al contrario una migliore capacità diagnostica. Un metodo alternativo all’ELISA sandwich è quello che si basa sulla analisi densitometrica dell’immagine da gel di western blot. Avendo a disposizione l’allergene maggiore in forma purificata o ricombinante si preparano opportune concentrazioni dello stesso che vengono successivamente sottoposte ad una corsa elettroforetica. Ad ogni concentrazione corrisponde una banda di intensità diversa di colore che viene misurata dal densitometro. Plottando l’intensità della banda in funzione della concentrazione degli standard è possibile costruire una curva di riferimento (Fig. 2). Il valore quantitativo (per es µg/ml) del campione in esame si ottiene interpolando il valore di intensità del campione sulla curva di riferimento. Figura 2 calendario congressi Ottobre 2012 ■XVII Congreso Latinoamericano de Alergia, Asma e Inmunologia 24-27 ottobre Cartagena, Colombia Segreteria organizzativa: AIM Group International Lisbon Office ■Diari- nessun dorma 25-27 ottobre Segreteria organizzativa: emeeting & consulting Roma ■II° Corso di aggiornamento in allergologia 26-27 ottobre Roma Segreteria organizzativa: iDea congress ■L’alimentazione del bambino… sano, allergico, con malattia cronica. 26-27 ottobre Parma Segreteria organizzativa: iDea congress ■Nuove prospettive in pneumo-allergologia pediatrica 26-27 ottobre Chieti Segreteria organizzativa: Mirus Consulenti Novembre 2012 ■Highlights in Allergy and Respiratory Diseases 15-17 novembre Genova Segreteria organizzativa: iDea congress ■DAM 15 27-30 novembre Segreteria organizzativa: iDea congress Dicembre 2012 ■13ª giornata Apulo-Lucana di dermatologia clinica 1 dicembre Segreteria organizzativa: Centro Italiano Congressi CIC Segreterie organizzative Bari ■Pneumologia in Lombardia 2012 14 dicembre Milano Segreteria organizzativa: LT3 srl ■Subalpina 2012 Attualità in tema di allergia, immunità ed infezioni 15 dicembre Segreteria organizzativa: iDea congress Torino Gennaio 2013 ■Hot topics in allergologia: gestione dell’allergia a farmaci e della emergenza allergologica in reparto ospedaliero e sul territorio 25-26 gennaio Bologna Segreteria organizzativa: MDB Enterprise srl ■“Il paziente respiratorio: dalla clinica alle strategie terapeutiche” 31 gennaio- 1 febbraio Napoli Segreteria organizzativa: iDea congress ■Allergia al veleno d’imenotteri 28-30 novembre Locri- ASP (RC) Segreteria organizzativa: Dafne Congressi ■4° Congresso regionale SIAIP 4° Congresso pediatrico empolese Update in allergologia, broncopneumologia, infettivologia 25-26 gennaio Firenze Segreteria organizzativa: iDea congress 96 Not Allergol Anno 31 - 2012 • Vol. 30, n. 2 Milano • AIM Group International Lisbon Office Rua Garrett 61-3°, 1200-203 Lisbon-Portugal Tel. +351 21 324-5062 Fax +351 21 324-5051 [email protected] aimgroupinternational.com • iDea congress Via della Farnesina, 224 - 00194 Roma Tel. 06 36381573 Fax 06 36307682 [email protected] www.ideacpa.com • LT3 srl Via Regina, 61-22012 Cernobbio (CO) Tel. 031 511626 Fax 031 510428 [email protected] www.lt3.it • Meeting Planner srl Via S. Matarrese, 12-70124 Bari Tel. 080 9905360 Fax 080 2140203 [email protected] www.meeting-planner.it • Centro Italiano Congressi CIC Viale Escrivà, 28-70124 Bari Tel. 080 5043737 Fax 080 5043736 [email protected] www.cicsud.it • MiCo – Milano Congressi Piazzale Carlo Magno, 1-20149 Milano Tel +39 02 49977134 www.micmilano.it • MDB Enterprise srl Via Lucania 66-74121 Taranto Tel. 099 7354333 Fax 099 9871161 [email protected] • Dafne Congressi Via dei salici, 7-89048 Siderno (RC) Tel. 0964.342229 Fax 0964 380540 [email protected] www.dafneservizi.it • e meeting&consulting Via Michele Mercati, 33 00197 Rome Tel. 0680693320 Fax 063231136 [email protected] www.emec-roma.com • Mirus Consulenti Via delle Caserme, 85-65127 Pescara Tel. 085 4549545 Fax 085 4513951 [email protected] www.mirus.it Istruzioni per gli autori I l Notiziario Allergologico è una pubblicazione quadrimestrale di aggiornamento nel campo della Allergologia e delle discipline ad essa correlate, rivolta ai Medici ed ai Ricercatori. 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Lombardo Editore, Roma, 1994. • Lavori pubblicati come capitoli di volumi: indicare cognome e iniziale dei nomi degli Autori, titolo del capitolo, titolo del volume in cui il lavoro è pubblicato, preceduto dall’indicazione del Curatore, e seguita da quella dell’Editore, luogo e anno di pubblicazione, pagina iniziale e finale del capitolo citato. Es: Philips SP, Whisnant JP - Hypertension and stroke. In: Laragh JH, Brenner BM (Eds.) Hypertension: pathophysiology, diagnosis and management. 2nd ed., New York, Raven Press, 1995, p. 465-478. La bibliografia verrà ordinata in ordine di citazione nel corso del testo e ogni citazione verrà contrassegnata da un numero progressivo di identificazione. In casi particolare, quando la bibliografia sia composta da riviste sintetiche, trattati, monografie e sia limitata a poche voci, non verrà citata nel testo ma raggruppata alla fine del lavoro sotto il titolo “Letture consigliate”. 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