Neuroeconomia e nuove frontiere della morale

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articolo
Neuroeconomia e nuove
frontiere della morale
Tommaso Cozzi
quali fornisce uno specifico contributo allo
studio della decisione umana.
Se gli economisti si chiedono quale sia la
decisione ottimale (massimizzante) tra più
alternative possibili in condizioni di incertezza, i filosofi si interrogano sulla nozione
di razionalità economica e delle sue violazioni, gli psicologi studiano quali processi sono
messi in atto dalla mente umana durante la
scelta e come le emozioni possano influire
positivamente o negativamente su di essi, i
neuroscienziati indagano il funzionamento
del sistema nervoso, chi si occupa di neuroeconomia tenta di far convergere i contributi
da tutte queste discipline per capire come il
cervello ci consente di prendere decisioni.
Integrando contributi e metodi da tutte queste discipline, è oggi possibile “osservare”
l’attività neurale in tempo reale, “guardando dentro il cervello”, per esaminare quali
regioni cerebrali sono maggiormente coinvolte nella presa di decisione, e come il loro
funzionamento è influenzato dalle opzioni
disponibili, dal contesto nel quale esse sono
presentate, dai fattori emotivi, dalle interazioni con altri individui.
L’obiettivo, assai ambizioso, della neuroeconomia, è quindi quello di applicare i modelli dell’economia cognitiva e sperimentale
alle situazioni controllate tipiche delle neuroscienze, per tentare di colmare lo scarto
esplicativo tra attività cerebrale e varie forme
di comportamento osservabile. Ovviamente
qualche perplessità è ragionevole nutrirla.
Attualmente è difficile identificare i moduli
cerebrali e i loro ruoli. Anche se una zona del
cervello è attiva in un particolare momento
Economista e
bioeticista,
docente di discipline
socio-economiche
(APRA, UER)
Studia Bioethica - vol. 9 (2016) n. 2, pp. 19-20
È
ancora ai suoi primordi questa nuova
disciplina a cavallo fra neurologia ed
economia, ma promette di evolversi
molto rapidamente e di aiutare a comprendere come le emozioni influenzino le nostre
scelte e quali attività neurali siano coinvolte
nelle decisioni economiche come scommesse
e investimenti.
Camelia Kuhnen e Brian Knutson, due ricercatori della Stanford University, hanno
scoperto, ad esempio, che si può prevedere
il comportamento di scelta degli individui
valutando l’attivazione neurale anticipatoria
del loro cervello. Le decisioni più rischiose
sono anticipate da un’attivazione nel nucleo
accumbens, le scelte più ansiose e caute sono
anticipate dall’attivazione di altri circuiti cerebrali quali l’insula anteriore1.
Peter L. Bossaerts professore di economia al
California Institute of Tecnology ha scoperto che il cervello valuta il rischio e la ricompensa separatamente.
Quello che gli economisti chiamano “utilità
attesa” appare un costrutto unitario soltanto a
fini esplicativi, il cervello non esibisce infatti
l’esistenza di un comando e di un controllo
centralizzato.
La neuroeconomia è un neonato settore della
ricerca neuroscientifica di spiccato carattere
interdisciplinare, volto a studiare un modello biologico dei processi decisionali. Essa si
situa al crocevia tra discipline alquanto differenti per scopi, metodi, prospettive d’indagine, tra le quali, in particolare, l’economia
cognitiva e sperimentale, le neuroscienze, la
microeconomia, la psicologia, l’epistemologia e la filosofia della mente, ciascuna delle
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non è facile comprendere come quell’attività
venga incorporata nel più vasto e articolato
processo decisionale. Come negli altri settori
delle neuroscienze, l’esplorazione può procedere su diversi livelli di analisi, dallo studio
dell’attività di singoli neuroni nella scimmia,
all’indagine su sistemi cerebrali complessi nell’uomo per mezzo delle metodiche di
neuroimmagine, come tomografia a emissione di positroni (PET), risonanza magnetica
funzionale (fMRI) e registrazione di potenziali evocati. Negli ultimi cinque anni circa,
vari gruppi di ricerca sparsi in tutto il mondo
hanno già ottenuto importanti risultati, che
cominciano a chiarire alcuni aspetti centrali
sul funzionamento del cervello impegnato
nella presa di decisioni, e che sembrano dimostrare l’importanza del ruolo giocato dalle
emozioni nelle nostre scelte.
Ma molte domande fondamentali sono ancora in attesa di una risposta. In effetti, è
spontaneo chiedersi se le scelte di carattere
morale, siano influenzate o meno da meccanismi neuronali, oppure, al contrario, se una
decisione assunta “in piena coscienza” e libertà, non faccia altro che mettere in moto i
predetti meccanismi.
• Se la prima ipotesi fosse esatta, potremmo giungere a pensare ad una sorta di
“mitigazione” della responsabilità d’atti
non eticamente appropriati?
• Ad inizio articolo, si è visto come le aree
cerebrali coinvolte in azioni “rischiose”
siano sempre le stesse: a questo punto
chi, ad esempio, effettua il gioco d’azzardo, oppure compie un’azione con rilevante tasso di rischio contro se stesso
o un’altra persona (pensiamo ad esempio
allo stesso aborto, non esente da rischi
anche per la mamma), è in qualche modo
condizionato dai meccanismi neuronali,
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oppure è pienamente libero nelle proprie
scelte?
• Allo stesso tempo, è possibile ipotizzare
che azioni eticamente appropriate, così
come azioni che richiedono “prudenza”, se sono anticipate da nuclei cerebrali
differenti, permettono all’uomo di riconoscere tale anticipazione (attraverso la
coscienza?)
• E quindi di poter scegliere e decidere,
oppure il meccanismo è talmente indotto
da dover addirittura ripensare il concetto
di responsabilità in etica?.
NOTE
1 Cf. C.M. Kuhnen – B. Knutson, «The neural basis of financial risk taking», Neuron 47 (5), 2005, 763770. L’abstracto dell’articolo in questione riporta
quanto segue: «Investors systematically deviate from
rationality when making financial decisions, yet the
mechanisms responsible for these deviations have
not been identified. Using event-related fMRI, we
examined whether anticipatory neural activity would
predict optimal and suboptimal choices in a financial
decision-making task. We characterized two types of
deviations from the optimal investment strategy of a
rational risk-neutral agent as risk-seeking mistakes and
risk-aversion mistakes. Nucleus accumbens activation
preceded risky choices as well as risk-seeking mistakes, while anterior insula activation preceded riskless choices as well as risk-aversion mistakes. These
findings suggest that distinct neural circuits linked to
anticipatory affect promote different types of financial choices and indicate that excessive activation of
these circuits may lead to investing mistakes. Thus,
consideration of anticipatory neural mechanisms may
add predictive power to the rational actor model of
economic decision making».
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