Nuovi sviluppi nella terapia genica e cellulare della fibrosi cistica Bob Williamson AO, FRS Ufficiale dell’Ordine dell’Australia Membro della Royal Society Professore di Genetica Medica Università di Melbourne Melbourne, Australia Quando il gene della fibrosi cistica (CFTR) venne finalmente isolato e descritto da Lap Chee Tsui e colleghi nel 1989, tutti pensarono che sarebbe stato facile usare una copia normale del gene per curare la malattia. Ci saremmo dovuti rendere conto che il corpo umano oppone una resistenza molto forte all’incorporazione di geni estranei, per proteggersi dall’invasione genetica da parte di altre piante o animali. Nonostante gli sforzi di numerosi gruppi di ricerca, che hanno utilizzato virus o grassi per trasportare il gene normale CFTR all’interno di cellule di pazienti affetti da fibrosi cistica (pazienti FC), non siamo ancora riusciti a sviluppare questa nuova forma di trattamento. Detto questo, sappiamo anche che la terapia è migliorata molto rispetto a 20 anni fa, non solo per quanto riguarda l’aspettativa di vita, ma anche il miglioramento della qualità della vita delle persone affette da fibrosi cistica. “Credo che la terapia genica e cellulare sarà disponibile nei prossimi anni, ma non immediatamente.” Chiunque studi lo sviluppo dei farmaci sa che normalmente trascorrono circa 20 anni dall’ideazione di un nuovo farmaco all’introduzione del prodotto sul mercato, perciò forse non dovremmo essere sorpresi dalla lentezza dei progressi. Gli scienziati e i medici, proprio come i pazienti, si entusiasmano di fronte alle nuove idee e dimenticano il tempo che ci vuole per provare che il medicinale funziona, determinarne la dose migliore, valutarne la stabilità alle alte e alle basse temperature e in condizioni umide e secche, ma soprattutto dimostrarne la sicurezza. Lo stesso procedimento si applica alle nuove proposte sull’impiego di geni o di cellule staminali in terapia. Credo che la terapia genica e cellulare sarà disponibile nei prossimi anni, ma non immediatamente. Nei primi tentativi di terapia genica sono stati utilizzati “retrovirus oncogeni” (basati su virus del cancro dei topi) o “adenovirus” (basati su virus del raffreddore comune umano). Quando sono stati usati per il trattamento di bambini con immunodeficienza (i cosiddetti “bambini nella bolla”) i retrovirus hanno provocato lo sviluppo di tumori. Sebbene ci siano ragioni per ritenere che questo possa non accadere nella FC, sarebbe comunque molto difficile infettare i polmoni con questi virus. Negli Stati Uniti, due gruppi di ricerca hanno impiegato adenovirus per trasportare il gene CFTR nelle cellule che rivestono i polmoni. Gli esperimenti non hanno avuto successo, e gli adenovirus hanno causato problemi in alcuni pazienti con fibrosi cistica quando le dosi sono state aumentate. Durante un esperimento su un’altra malattia, complicazioni causate dall’adenovirus hanno provocato una tragica morte. In ogni caso, la copia normale del gene CFTR che può essere trasportata nelle cellule dal virus è molto piccola e contiene soltanto la sequenza di codifica, ossia le istruzioni per la formazione della proteina, ma non le regioni regolatrici. È un po’ come mettere un motore in un’automobile che può andare solo a una data velocità, senza freni o acceleratore. Allo stesso tempo, alcuni gruppi di ricerca di Londra (St Mary Hospital e Brompton Hospital) hanno sperimentato la terapia genica CFTR utilizzando rivestimenti lipidici non virali per trasportare il gene nelle cellule di rivestimento del naso e delle vie aeree superiori. Nonostante questo approccio si sia rivelato sicuro, il miglioramento nella capacità delle cellule di correggere il difetto FC trasportando sale e acqua verso la superficie delle vie aeree è stato piccolo, inefficace e di breve durata. “Oggi, dieci anni più tardi, c’è un nuovo fervore nel campo della terapia genica e cellulare.” Dopo questi esperimenti, condotti da numerosi gruppi di ricercatori in paesi diversi, la maggior parte del lavoro si è spostata dai test sui pazienti allo studio in laboratorio di animali e modelli cellulari, per sviluppare nuovi metodi che avessero maggiori probabilità di successo. Oggi, dieci anni più tardi, c’è un nuovo fervore nel campo della terapia genica e cellulare. NUOVI APPROCCI ADENOVIRUS E AAV I primi esperimenti basati sull’impiego di adenovirus presentavano problemi perchè il trasferimento di CFTR nelle cellule polmonari era inefficiente, e l’espressione dei geni del virus, che continuava a produrre proteine virali, causava infiammazione. Per risolvere questi problemi vennero costruiti nuovi adenovirus “sventrati”, cio cioè privi di geni virali (erano prodotti in laboratorio utilizzando cellule con “virus aiutanti”, che fornivano le funzioni mancanti ma non erano presenti nel prodotto finale). L’impiego di questi nuovi vettori nel trasporto di geni all’interno delle cellule, insieme a segnali umani di inizio e di termine sul gene CFTR invece di segnali virali, porta a risultati di gran lunga migliori. L’infiammazione del naso o delle cellule polmonari è ridotta o assente e nei modelli dei topi si è verificata un’espressione del CFTR di lunga durata. Questi promettenti risultati devono ancora essere ripetuti nella sperimentazione sugli esseri umani, dove introdurre grandi quantità di virus nell’intero polmone rappresenta un problema. Potrebbe inoltre verificarsi una reazione immunitaria alle proteine che rivestono il virus, nel qual caso potrebbe essere somministrata soltanto una dose. Uno dei pochi virus che non sembrano causare malattie è il virus adenoassociato, o AAV (adeno-associated virus). È un virus molto piccolo che normalmente ha bisogno di adenovirus per moltiplicarsi, e possiede l’interessante proprietà di integrare il proprio DNA nel genoma umano in un sito specifico del cromosoma 19. Si tratta di un fattore importante perchè se conosciamo il punto di ingresso del gene CFTR possiamo essere ragionevolmente sicuri della sua lontananza da geni che, se disturbati, potrebbero causare il cancro. Sfortunatamente, esso perde la sua abilità di integrarsi in questo sito quando trasporta nel proprio DNA un gene umano! “…grazie al suo tasso di sicurezza estremamente elevato l’AAV continua a essere ritenuto un vettore interessante per l’impiego in fibrosi cistica.” Nel corso di esperimenti clinici effettuati su circa 200 persone affette da fibrosi cistica, il virus AAV ha trasferito il gene in modo sicuro, ma sfortunatamente la sua espressione non è stata di lunga durata, e sembra che dosi ripetute non avrebbero funzionato a causa dello sviluppo, da parte dei pazienti, di una reazione immunitaria alle proteine che rivestono il virus. Nonostante la terapia genica sia stata rallentata dai risultati deludenti, grazie al suo tasso di sicurezza estremamente elevato l’AAV continua a essere ritenuto un vettore interessante per l’impiego in fibrosi cistica, a condizione di poterne aumentare l’efficienza o che sia possibile farlo integrare in un sito sicuro. Alcuni dei vettori AAV più recenti, dotati di rivestimenti diversi (“serotipi”), sembrano dare un trasferimento di geni nelle cellule polmonari molto più efficiente. METODI BASATI SU VETTORI LENTIVIRALI Il lentivirus più noto è quello dell’AIDS (lentivirus come l’HIV sono anche retrovirus, ma molto diversi dai retrovirus oncogeni di cui sopra). Chiaramente, l’uso di un virus che può provocare una malattia devastante deve essere trattato con grande cautela, per avere la certezza che il vettore sia sicuro. Tuttavia, i vettori lentivirali che trasportano il gene CFTR hanno un grande vantaggio: essi infettano le cellule polmonari in modo molto più efficace rispetto agli adenovirus o agli oncoretrovirus (molti virus infettano solo le cellule in divisione, e le cellule polmonari si dividono molto lentamente). Sebbene i lentivirus non siano abbastanza grandi da trasportare un intero gene CFTR, essi possono accogliere una parte più estesa del gene, comprese le regioni di controllo, rispetto ai molti altri virus studiati. Dopo il trasferimento del gene CFTR nelle cellule FC in coltura, il difetto di trasporto dello ione risulta corretto, ma la necessità di garantire la sicurezza del procedimento ha messo un freno alla sperimentazione clinica. Invece di utilizzare HIV umano, i laboratori stanno impiegando sequenze di lentivirus di gatto e di marmotta americana, sebbene non sia ancora stato chiarito se questi possano rappresentare un rischio maggiore o minore per gli esseri umani (potrebbero rivelarsi letali perchè le cellule umane, non essendo mai state infettate da questi virus, non possiedono meccanismi di resistenza). “A differenza dei virus, i liposomi sono piuttosto inerti e hanno un margine di sicurezza maggiore.” TRASFERIMENTO GENICO NON VIRALE I liposomi sono pacchetti di grassi naturali biodegradabili (“lipidi”) che possono avvolgersi intorno ai geni e trasportarli all’interno delle cellule. Sono stati usati per la prima volta in un esperimento clinico sulla fibrosi cistica a Londra, nel 1995, e si sono rivelati sicuri ma inefficaci. L’associazione UK Cystic Fibrosis Trust si è impegnata enormemente per sviluppare nuovi liposomi in grado di portare il gene FC nelle cellule in modo rapido e sicuro. Mentre i liposomi tradizionali potevano avvolgersi solo intorno a brevi tratti di DNA, i lipidi di sviluppo più recente possono trasportare l’intero gene nella cellula umana, incluse le sequenze di controllo, in uno stato decodificato. A differenza dei virus, i liposomi sono piuttosto inerti, hanno un margine di sicurezza maggiore, e non sembrano perdere efficacia quando vengono usati ripetutamente. Nuovi esperimenti clinici saranno probabilmente effettuati in Gran Bretagna nell’anno a venire. “…Chi nasce oggi con la fibrosi cistica può vivere fino a 40 o persino 50 anni, quindi un trattamento sperimentale condotto nella prima infanzia deve essere completamente privo di rischi.” TERAPIA GENICA IN ETÀ FETALE Uno dei principali problemi della terapia genica è il tempo. In teoria, qualunque forma di terapia che cerca di curare il polmone dovrebbe avere luogo alla nascita, o addirittura prima della nascita, quando i polmoni non sono ancora stati infettati o danneggiati. Tuttavia, chi nasce oggi con la fibrosi cistica può vivere fino a 40 o persino 50 anni, quindi un trattamento sperimentale condotto nella prima infanzia deve essere completamente privo di rischi. Utilizzando modelli animali, un gruppo di ricerca dell’Imperial College di Londra ha dimostrato che la terapia genica può funzionare dopo la nascita se il trattamento è somministrato tardi nella vita fetale (verso l’ottavo mese), ma è necessario dimostrare che la terapia fetale sia sicura prima di sperimentarla sugli esseri umani. CELLULE STAMINALI Oggigiorno, tutti hanno sentito parlare delle cellule staminali. La derivazione e l’uso delle cellule staminali embrionali pone forti dilemmi etici in alcuni scienziati e pazienti, mentre altri sostengono che qualunque approccio naturale alla cura della fibrosi cistica dovrebbe essere seguito. Non mi addentrerò nel dibattito etico sulle cellule staminali embrionali, ma spiegherò perchè un particolare approccio alla terapia basato sull’impiego di cellule staminali (“trasferimento nucleare di cellule somatiche”, o clonazione terapeutica) sia particolarmente importante per la fibrosi cistica. Tutti nasciamo come una singola cellula staminale, composta da un ovulo e da uno spermatozoo. Dopo la fecondazione, questa cellula staminale dà origine a tutti i tessuti del corpo. Nel feto in via di sviluppo e nel bambino appena nato ci sono molte cellule staminali in quasi tutti i tessuti del corpo, compresi i polmoni. Tuttavia, le cellule staminali che conosciamo meglio in medicina, al momento, sono quelle nel midollo osseo, che producono i globuli bianchi e i globuli rossi del sangue. Nel trapianto di midollo osseo (in un bambino con leucemia o con anemia mediterranea) queste cellule staminali, ricevute da un parente o da un donatore compatibile, possono sostituire le cellule staminali originali del bambino e produrre una serie completamente nuova di cellule del sangue. Sono inoltre in fase di sviluppo terapie per la cura delle ustioni che utilizzano cellule staminali estratte dal paziente stesso (come alternativa al trapianto di pelle), o che impiegano cellule staminali per curare malattie dell’occhio (perchè l’occhio non rigetta le cellule “estranee”con la stessa frequenza del midollo osseo o del polmone). “Questo metodo potrebbe rivelarsi interessante, dal momento che le cellule, provenendo dal paziente stesso, non verrebbero rigettate.” Ovviamente, chiunque sia affetto da fibrosi cistica presenta lo stesso difetto genetico nel gene CFTR di ogni cellula del corpo. Non serve estrarre una cellula staminale da un paziente con fibrosi cistica e utilizzarla nel suo stesso polmone, perchè essa avrà ancora il difetto FC. Sarebbe possibile, tuttavia, correggere in provetta la mutazione presente nelle cellule staminali, e impiantare nuovamente nel polmone le cellule corrette? Questo metodo potrebbe rivelarsi interessante, dal momento che le cellule, provenendo dal paziente stesso, non verrebbero rigettate. A San Francisco e a Roma, alcuni gruppi di ricerca stanno studiando la possibilità di correggere nelle cellule staminali la mutazione legata alla fibrosi cistica, preservando allo stesso tempo l’integrità delle cellule in modo da poterle reintrodurre nel paziente. Questo approccio mi sembra potenzialmente più efficace rispetto all’impiego di cellule staminali provenienti da una banca del seme o da un embrione, poichè le cellule di un donatore senza legami di parentela sarebbero rigettate a meno di non somministrare farmaci immunodepressivi molto forti. Se diventasse possibile correggere il difetto FC in una cellula staminale del paziente, emergerebbe una nuova ed eccitante possibilità. Il modo più semplice di ottenere cellule staminali polmonari da un paziente è probabilmente il “trasferimento nucleare di cellula somatica”, o clonazione terapeutica, dove il DNA di una cellula della pelle del paziente viene inserito in un ovulo dal quale sono stati rimossi tutti i geni. Le cellule staminali, che saranno in principio “cellule FC”, potranno essere coltivate in laboratorio e poi corrette! Grazie ad alcune ricerche condotte in Francia e nella Carolina del Nord, sappiamo che questo tipo di cellula può essere indotta a produrre cellule epiteliali polmonari. Non tutti ritengono che questo procedimento sia eticamente accettabile. Tuttavia esso è legale negli Stati Uniti, nella maggior parte dei paesi europei, compreso il Regno Unito, e in Australia. La mia opinione è che una cellula staminale proveniente da un paziente non possa essere considerata come un embrione, in quanto non deriva dall’unione di un ovulo e di uno spermatozoo ma dalle cellule del corpo del paziente stesso, ma so che non tutti sarebbero d’accordo con me. “...liquido amniotico e sangue ombelicale. Questi tessuti sembrano contenere cellule staminali molto giovani che possono moltiplicarsi facilmente e formare epitelio.” CELLULE STAMINALI ADULTE Un feto ha più cellule staminali di un neonato, e un neonato, a sua volta, ne ha più di un adulto. Stranamente, cellule staminali di feti e neonati sono chiamate “cellule staminali adulte”, perchè non hanno origine da un embrione. Non solo ci sono più cellule staminali man mano che si va indietro nel tempo, ma le cellule possono anche eseguire più compiti: esse sono ”pluripotenti”(possono dare origine a molti tipi diversi di cellule). Una fonte di cellule che si è da poco iniziato a studiare è la placenta, insieme al liquido amniotico e al sangue ombelicale ad essa associati. Questi tessuti sembrano contenere cellule staminali molto giovani che possono moltiplicarsi facilmente e produrre epitelio, ma ovviamente ci si dovrebbe accertare che non sarebbero rigettate prima di impiegarle nel trattamento di pazienti con fibrosi cistica. Le cellule staminali polmonari non sono mai state isolate in grandi quantità, sono poco comprese, e poichè il polmone è un “tessuto strutturato”(a differenza del midollo osseo, che somiglia più a un sacchetto di cellule libere) le cellule staminali non possono essere estratte dal corpo del paziente per il trattamento. Il polmone è anche ben protetto contro l’estrazione di cellule viventi dalle vie aeree, e non è ancora chiaro se le cellule possano accedere attraverso il sangue alle parti del polmone danneggiate da fibrosi cistica. Ci sono speranze che cellule estratte dal midollo osseo possano dare origine a cellule polmonari se trattate correttamente in laboratorio, e si sa per certo che cellule staminali embrionali possano produrre cellule polmonari. Tuttavia, tutti sembrano essere d’accordo sul fatto che prima che la terapia basata sulle cellule staminali possa diventare realtà, sarà necessario compiere numerosi studi per dimostrarne l’affidabilità e la sicurezza. COMBINAZIONI, COMBINAZIONI Uno dei maggiori progressi compiuti dalla medicina negli ultimi anni è stato dimostrare come la combinazione di approcci diversi spesso funzioni meglio della somministrazione di trattamenti singoli (ovvero, come dice spesso un mio amico, “I miracoli non avvengono spesso!”). Un errore che molti hanno commesso vent’anni fa (me compreso) è stato presumere che la terapia genica fosse una cura che avrebbe sostituito tutti gli altri progressi terapeutici: antibiotici, fisioterapia, dieta, e così via. Io non la penso più così. Credo che terapia genica e terapia cellulare troveranno posto accanto agli altri metodi. Anche se la terapia genica e cellulare rappresentasse solo un piccolo passo avanti, presto potremmo iniziare a parlare di aspettative di vita medie di 50 o 60 anni, con una buona qualità di vita, per coloro che nasceranno con la fibrosi cistica nel prossimo decennio. Non sarebbe meraviglioso? TESTI DI RIFERIMENTO Per coloro che desiderassero una descrizione più dettagliata degli attuali sviluppi, sono stati pubblicati di recente quattro esaurienti rapporti. Sono stati scritti per scienziati e medici, ma so per esperienza che molte persone affette da fibrosi cistica, così come le loro famiglie e i loro amici, saranno in grado di comprenderne i complessi ragionamenti. Terapia genica “Novel Molecular Approaches to CF Gene Therapy” (Nuovi approcci molecolari alla terapia genica della fibrosi cistica), di Tim Lee, David Matthews e Eric Blair, apparso sul Biochemical Journal, volume 387 (2005) 1-15. Tratta tutti i tentativi di terapia genica, con enfasi particolare sugli approcci non virali. “Gene Therapy Progress and Prospects: Cystic Fibrosis” (Progressi e avvenire della terapia genica: la fibrosi cistica), di U. Griesenbach, Duncan Geddes e Eric Alton, apparso su Gene Therapy, volume 13 (2006) 1061-1067. Il rapporto descrive in modo particolarmente efficace il metodo del trasporto genico non virale promosso dall’organizzazione UK Cystic Fibrosis Trust. “Viral Vector-Mediated and Cell-Based Therapies for Treatment of CF” (Terapie basate su vettori virali e terapie cellulari per il trattamento della fibrosi cistica), di Terence Flotte, Philip Ng, Doug Dylla, Paul McCray Jr, Guoshun Wang, Jay Kolls e Jim Hu, apparso su Molecular Therapy, volume 15 (2007) 229-241. Tratta gli approcci virali alla terapia genica, in particolare quelli basati sui virus adenoassociati. Terapia cellulare “Adult Stem Cells, Lung Biology, and Lung Disease” (Cellule staminali adulte, biologia del polmone e patologia del polmone) di Daniel Weiss, Mary Anne Berberich, Zea Borok, Dorothy Gail, Jay Kolls, Christopher Penland and Darwin Prockop, apparso su Proceedings of the American Thoracic Society, volume 3 (2006) 193-207. Un rapporto dettagliato promosso tra gli altri dalla US Cystic Fibrosis Foundation. Translated by: Melania Bertini E-mail: [email protected]