I tumori del colon-retto 2 - Fondazione ANT Italia Onlus

Libretto
educazionale
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I tumori
del colon-retto
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L’autore del testo è la dott.ssa Chiara Funaioli, Unità Operativa di Oncologia MedicaMartoni, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Poiliclinico S.Orsola-Malpighi
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Indice
Presentazione
pag.
1. L’organo in cui nasce il tumore
2. Inquadramento generale
3. Cosa sappiamo sulle cause
4. Quanto è frequente
5. Cosa si può fare per prevenirlo
6. Come si presenta e si sviluppa
7. La stadiazione
8. Le cure per guarire
9. Le cure quando non si può guarire
10. Gli effetti collaterali delle terapie
11. Affrontare i momenti difficili
12. L’assistenza domiciliare
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Presentazione
Negli ultimi dieci anni vi è stata una grande avanzamento delle conoscenze nel
campo della medicina ed in particolare in uno dei suoi settori principali come quello
dell’oncologia. Sono quasi quotidiane le notizie che i mass media diffondono su nuove
scoperte o nuove terapie. Per la gente comune è molto difficile interpretarne il significato,
comprenderne la reale portata scientifica e, soprattutto per chi è interessato direttamente o
indirettamente dalla malattia, non prestarvi forte attenzione e non riporvi grandi speranze.
Purtroppo, è quasi la regola che a queste notizie non corrisponda la reale possibilità di
poter disporre oggi, cioè “nel momento in cui ne ho bisogno”, della nuova terapia di cui si
parla. Le conseguenze nei pazienti e familiari sono serie (senso di delusione, frustrazione,
incertezza) e possono anche influenzare negativamente il rapporto di fiducia con lo
specialista e la struttura di riferimento.
Dall’altra parte i progressi nel campo dell’oncologia sono stati molto grandi negli
ultimi anni e paradossalmente poco viene fatto sul fronte della corretta divulgazione
scientifica dei nuovi avanzamenti.
Occuparsi oggi professionalmente ed istituzionalmente di cura dei pazienti
oncologici significa anche farsi carico del grande bisogno di informazione sanitaria che
cresce sempre più negli stessi pazienti, nei loro familiari e più in generale nella società.
L’iniziativa di pubblicare “libretti” divulgativi sui principali tumori, promossa dall’ANT
(Fondazione ANT ITALIA Onlus) nella cui mission sta anche l’educazione sanitaria e la
prevenzione dei tumori, va in questa direzione. Vuole essere quella di mettere a
disposizione di pazienti, familiari e cittadini in generale, informazioni aggiornate su cosa si
può realmente fare per prevenire la malattia, su cosa si deve fare per arrivare ad una
diagnosi precoce, su e attraverso quali terapia si può guarire e sulle nuove terapie oggi
disponibili. Per facilitarne la lettura a tutti, si è volutamente utilizzato uno stile sintetico e
adottato un linguaggio il più possibile per non addetti ai lavori. Ogni “libretto”, nell’ultima
pagina, ha una sezione dedicata a commenti e suggerimenti da parte del lettore: la
speranza degli autori è quella di averne riscontro per poter migliorare ed adeguare i testi di
questa prima edizione.
Il primo libretto è dedicato ai tumori del colon-retto, cioè ai tumori più diffusi
dell’apparato digerente e ormai al secondo posto in assoluto tra tutte le neoplasie maligne.
La novità principale per questa malattia è rappresentata dalla possibilità concreta di
giungere alla diagnosi molto più precocemente rispetto al passato e di conseguenza
adottare tutte le terapie necessarie per la definitiva guarigione.
Andrea Angelo Martoni
Direttore Unità Operativa di Oncologia Medica
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna
Poiliclinico S.Orsola-Malpighi
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1. L’organo in cui nasce il tumore
Il colon-retto o intestino crasso è la parte terminale dell’apparato digerente ed è
deputato alla fase terminale della formazione delle feci attraverso l’assorbimento
dei liquidi. L’intestino crasso è un organo cavo di circa 1,5 m di lunghezza che
origina dalla valvola ileo-cecale al termine dell’intestino tenue (o ileo) ed è
suddiviso in 4 porzioni: colon “ascendente”o destro, “traverso”, “discendente” o
sinistro e “sigma”, al termine del quale origina la parte terminale di tutto l’intestino, il
“retto”. Le pareti dell'intestino crasso sono costituite da vari strati concentrici; il più
interno dei quali è chiamato tonaca mucosa ed è ricco di ghiandole, formate dalle
cellule epiteliali, che secernono muco.
Il tumore del colon-retto è una neoplasia maligna che origina da queste cellule
epiteliali presenti su tutta la superficie mucosa dell’organo. La maggior parte dei
tumori originano da piccole estroflessioni della mucosa chiamate “polipi” che hanno
comportamente iniziale benigno ma che, se lasciate in sede, possono nel tempo
trasformarsi in una neoplasia maligna.
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2. Cosa sappiamo sulle cause
(eziologia)
Le cause del carcinoma del colon-retto sono tuttora sconosciute ma esistono dei
fattori di rischio che aumentano la probabilità di sviluppare questa neoplasia.
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Storia personale di polipi adenomatosi del grosso
intestino.
I polipi adenomatosi sono masserelle di tessuto che proliferano all’interno
dell’intestino e che, sebbene inizialmente del tutto benigne, possono
evolvere verso forme maligne. I test di screening (come, ad esempio, la
ricerca di tracce di sangue nelle feci) possono aiutare nell’individuare e
rimuovere precocemente i polipi, in modo da prevenire la formazione di
carcinomi.
Età.
Il rischio di carcinoma del colon-retto aumenta con l’aumentare dell’età. Il
90% dei tumori maligni del colon-retto, infatti, insorgono in persone con più
di 50 anni e l’incidenza è dieci volte superiore tra le persone di 60-64 anni
rispetto a quelle di 40-44 anni.
Malattie infiammatorie croniche dell’intestino.
Le persone affette da malattie infiammatorie croniche dell’intestino, come la
colite ulcerosa o la malattia di Crohn hanno un rischio aumentato di
sviluppare una neoplasia maligna intestinale che cresce con la durata della
malattia.
Storia familiare di cancro.
Le persone che hanno storia familiare di tumore intestinale hanno un rischio
più elevato di circa 3 volte rispetto alla popolazione normale di sviluppare la
malattia, soprattutto se il tumore è stato diagnosticato ad un parente stretto
(genitori, fratelli o sorelle) a un’età inferiore ai 45 anni.
I membri di famiglie affette da rare malattie genetiche, quali la poliposi
adenomatosa familiare o il carcinoma colon-rettale non associato a poliposi
(Sindrome di Lynch) sono ad alto rischio per lo sviluppo di carcinoma colonrettale e devono essere sottoposti ad un regolare programma di prevenzione
e sorveglianza periodica.
Dieta e attività fisica
Sembra esistano delle correlazioni fra cancro e dieta. Un’alimentazione ricca
di frutta e verdure così come una adeguata attività fisica sembrano poter
svolgere un ruolo protettivo. Al contrario, una dieta ipercalorica con zuccheri
e carboidrati raffinati, l’eccessivo consumo di carne e il sovrappeso sono
fattori associati ad un aumentato rischio di carcinoma. Più controverso,
infine, è il ruolo del fumo di tabacco e del consumo di alcol che sembrano
comunque correlati a un aumento del rischio.
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3. Quanto è frequente
(epidemiologia)
Il carcinoma colon-rettale è uno dei tumori a più alta frequenza in tutti i paesi occidentali:
In Italia ogni anno circa 27.000 persone si ammalano di tumore del colon-retto e di
queste circa 15.000 muoiono a causa della malattia. Mediamente il numero dei nuovi
casi per anno è di 45 ogni 100.000 abitanti e il maggior numero si registra nell’Italia
centro-settentrionale.
La malattia colpisce con eguale frequenza uomini e donne anche se i tumori del retto
dimostrano una maggior prevalenza nel sesso maschile. Più del 90% dei tumori si
sviluppano in persone con più di 50 anni di età.
Statisticamente un uomo su 20 si ammala di tumore del colon-retto entro i 74 anni
mentre la probabilità di ammalarsi per le donne è di una ogni 30.
Va ricordato che il 75% dei tumori del colon-retto insorge in persone che non presentano
nessun fattore di rischio familiare, mentre il 15-20% insorge in persone con familiarità
per questa neoplasia. La poliposi adenomatosa familiare e la sindrome di Lynch sono
responsabili di circa il 2-5% di questi tumori.
La sopravvivenza generale dei carcinomi del colon-retto è del 61% a 5 anni e del 54% a
10 anni.
La sopravvivenza dei carcinomi del colon-retto è però condizionata dallo stadio di
malattia cioè dalla diffusione che la malattia presenta al momento della diagnosi. Per
malattia localizzata all’intestino la sopravvivenza a 5 anni è infatti del 97%, mentre
scende a meno del 10% in presenza di lesioni secondarie in organi distanti.
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4. Cosa si può fare per prevenirlo
(prevenzione primaria)
Fino ad oggi non sono state individuate delle precise modalità di comportamento che
possano prevenire lo sviluppo del carcinoma colon-rettale. Il National Cancer Institute
(NCI) ha formulato delle raccomandazioni sullo stile di vita che possono ridurre il rischio
di sviluppare un carcinoma colon-rettale:
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Ridurre l’assunzione di grassi al 30% delle calorie totali giornaliere
Mangiare frutta e verdure
Limitare il consumo di alcol
Evitare l’obesità
Aumentare la quantità di fibre nella dieta
Limitare il consumo di cibi affumicati o salati.
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5. La diagnosi precoce
La maggior parte dei tumori colon-rettali si sviluppa da polipi già esistenti che si
trasformano in tumori maligni nell’arco di molti anni. Un regolare programma di
screening volto all’asportazione precoce dei polipi può quindi prevenire il cancro colonrettale o permettere di evidenziarlo in una fase ancora iniziale, quando le terapie hanno
maggior probabilità di successo.
Come programma di screening l’Associazione Nazionale di Oncologia Medica (AIOM),
in accordo con le evidenze della letteratura medica, consiglia sia agli uomini che alle
donne dopo i 50 anni, o più precocemente nelle persone con storia personale o familiare
di carcinoma del colon-retto, di eseguire almeno uno di questi esami:
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Ogni 2 anni: il test per la ricerca di sangue occulto fecale
Ogni 5 anni: una sigmoidoscopia flessibile
Ogni 10 anni: una colonscopia.
In alcune regioni italiane è stato recentemente attivato un “programma di
screening per la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori del colon-retto”. Il
programma prevede che le persone con età compresa tra i 50 e i 69 anni vengano
invitate ogni due anni, attraverso una lettera personale a domicilio, a eseguire
gratuitamente il test per la ricerca del sangue occulto fecale. In caso il test risulti
positivo, la persona viene ulteriormente contattata per approfondimenti
diagnostici per la ricerca di lesioni tumorali o pretumorali. Se il test, invece, risulta
negativo la risposta viene inviata per lettera a domicilio e dopo due anni la
persona viene richiamata per effettuare nuovamente il test.
In ogni caso, le persone che accusano sintomi che facciano sospettare un tumore del
colon-retto devono per prima cosa rivolgersi al proprio medico curante, che li visiterà e
prescriverà gli accertamenti più idonei.
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6. Come si presenta e si sviluppa
(storia naturale)
La maggior parte dei carcinomi colon-rettali derivano da polipi adenomatosi che possono evolvere
nel tempo verso forme maligne. In questa fase spesso la malattia è asintomatica e tale può restare
per lungo tempo prima della diagnosi.
Viceversa i pazienti con tumore del colon-retto possono sviluppare innumerevoli sintomi fra cui:
ℑ Dolore addominale aspecifico, localizzato in qualsiasi punto dell’addome
ℑ Cambiamenti dell’alvo in senso sia diarroico che stitico
ℑ Sanguinamento rettale
ℑ Anemia di origine sconosciuta (basso numero di globuli rossi del sangue)
ℑ Diminuizione dell’appetito, stanchezza e perdita di peso
ℑ Sensazione di svuotamento incompleto dell’intestino dopo l’evacuazione
Benché tutti o quasi questi sintomi siano aspecifici e caratteristici anche di altri tipi di patologie
intestinali o di altri distretti corporei, ogni individuo che accusi disturbi intestinali che non migliorano
o peggiorano nel giro di qualche settimana dovrebbe eseguire una visita medica e sottoporsi agli
accertamenti più opportuni per scoprirne la causa. Fondamentale in questo tipo di neoplasia è la
raccolta della storia familiare e clinica del paziente da parte del medico, l’esame fisico e
l’esplorazione rettale che in alcuni casi permette da sola di evidenziare una lesione sospetta
dell’intestino.
I principali esami che il medico può richiedere per diagnosticare un tumore colon-rettale sono:
• Ricerca di sangue occulto nelle feci: attraverso questo test è possibile sospettare
lesioni tumorali asintomatiche. In caso di positività dell’ esame vanno comunque effettuate
ulteriori indagini per confermare la presenza di malattia.
• Clisma con bario: mediante quest’esame radiologico si può evidenziare la presenza di
piccole lesioni della mucosa o polipi intestinali.
• Colonscopia: rappresenta l’esame più sensibile perché permette di evidenziare lesioni
sospette e di eseguire una biopsia per documentarne la natura istologica.
Attraverso un prelievo di sangue sono anche valutabili i livelli di una glicoproteina chiamata
antigene carcinoembrionario (CEA). Il CEA è un marcatore tumorale che può essere
prodotto dalle cellule neoplastiche di origine intestinale e i cui livelli sono tendenzialmente tanto più
alti quanto più diffuso è il tumore. Il CEA non è comunque strettamente legato al cancro colon-rettale
in quanto alcuni tumori possono non produrlo mentre altre condizioni non necessariamente tumorali
possono portare ad un’elevazione di questa proteina. Quindi, la sola presenza di elevati livelli di
questa glicoproteina non è diagnostica per tumore colon-rettale.
Il 30% circa dei pazienti a cui viene diagnosticato un carcinoma del colon o del retto presenta lesioni
secondarie a distanza dalla sede intestinale. Questo accade perché alcune cellule tumorali possono
aver raggiunto i vasi sanguigni o i vasi linfatici ed essere così state trasportate a organi distanti.
Lesioni a distanza saranno anche sviluppate nel tempo da circa il 25% dei pazienti che al momento
della diagnosi del tumore non le presentavano. I principali organi dove si ritrovano queste lesioni
sono il fegato, il polmone e le ossa. Tutte queste localizzazioni possono generare dei sintomi
specifici quali soprattutto dolore localizzato, difficoltà respiratorie, difficoltà al movimento o
alterazioni di valori dell’esame di sangue.
Per valutare l’eventuale estensione del tumore a questi organi, vengono generalmente richiesti altri
esami radiologici quali la radiografia del torace, l’ecografia addominale, la TC.
Il tumore del colon-retto può più raramente esordire con un blocco o una perforazione intestinale
che si presenta con dolore addominale intenso, malessere, sensazione di pienezza dell’addome.
Questi quadri rappresentano delle emergenze mediche e necessitano di una valutazione chirurgica
di urgenza.
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7. Le cure per guarire
Il trattamento del carcinoma colon-rettale viene influenzato dalla dimensione, dalla
localizzazione e dalla eventuale diffusione extra-intestinale del tumore, oltre che dalle
condizioni cliniche del paziente.
Il trattamento chirurgico rappresenta la terapia di prima istanza nelle forme
localizzate all’intestino (emicolectomia destra, sinistra, resezione segmentaria del tratto
interessato…). L’intervento consiste nell’asportazione completa del tratto intestinale
colpito dal tumore e nel successivo collegamento delle anse sane. Se le porzioni sane
non possono essere ricollegate, il chirurgo può abboccare l’ansa intestinale alla cute
dell’addome, praticando una “colostomia” alla quale viene poi collegato esternamente
un sacchetto per raccogliere le feci. La colostomia può essere temporanea, e quindi
venire rimossa con un secondo intervento o permanente. Nel caso il tumore sia
localizzato al solo intestino, la chirurgia permette l’asportazione di tutto il tumore e dei
linfonodi regionali che possono essere stati infiltrati dalla neoplasia garantendo così, nel
65-70 per cento dei casi, la guarigione definitiva della malattia.
Il 35 per cento dei pazienti operati per forme localizzate all’intestino presenta una
recidiva di malattia al colon o in altri organi entro, di solito, cinque anni dall’intervento.
Questo rischio è legato alla possibilità che cellule tumorali abbiano raggiunto i vasi
sanguigni o i vasi linfatici prima dell’intervento chirurgico e, nel tempo, possano andare a
localizzarsi in altri organi. Per questo motivo, il rischio di ripresa di malattia è tanto più
alto quanto maggiori erano le dimensioni del tumore e il numero di linfonodi coinvolti
dalla malattia all’intervento chirurgico.
Per ridurre questo rischio, va valutata dal medico oncologo l’opportunità di effettuare
una chemioterapia “adiuvante” (precauzionale) con farmaci che “uccidono” le
cellule circolanti sfuggite dal tumore. La moderna chemioterapia (fluorouracile + acido
folinico, capecitabina o FOLFOX 4) fa diminuire il rischio di ripresa della malattia fino a
circa il 30 per cento nei pazienti che presentano infiltrazione dei linfonodi regionali.
Meno evidente è il beneficio nei pazienti senza infiltrazione linfonodale della malattia
(così detti: basso-rischio). In questi casi, quindi, il medico deve valutare attentamente la
necessità di fare una chemioterapia adiuvante in base ad eventuali ulteriori fattori di
rischio di ripresa di malattia. La descrizione dei farmaci è riportata nella sezione 9.
Nel caso di tumori localizzati al retto (ultimo tratto dell’intestino), viene
normalmente aggiunta alla chemioterapia anche una radioterapia cioè un trattamento
con radiazioni ionizzanti che permette di distruggere le cellule neoplastiche. Le nuove
strategie di trattamento prevedono che questa associazione di chemio-radioterapia
venga effettuata prima dell’intervento chirurgico. In questo particolare tipo di tumore,
questo trattamento, infatti, consente sia di rendere operabile un tumore che in prima
battuta non lo era che di diminuire il rischio di ripresa locale di malattia.
La chirurgia con intento curativo trova anche indicazione in caso di lesioni secondarie
singole del fegato o del polmone. Se le lesioni possono essere asportate
completamente, i pazienti presentano una sopravvivenza a 5 anni del 25-30% circa. Le
indicazioni all’intervento, in ogni caso, devono essere valutate da un team che
comprenda chirurghi esperti di questo tipo di intervento, radiologi e oncologi. In
particolari casi può essere valutata l’indicazione ad eseguire una chemioterapia
precedente all’intervento chirurgico per ridurre la grandezza delle lesioni metastatiche e
permettere un intervento che consenta l’asportazione completa.
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8. La sorveglianza dopo le cure
Qualunque sia il programma di terapia intrapreso per la malattia localizzata al colon, una
volta che questo sia terminato, il paziente deve essere sottoposto ad un programma di
osservazione nel tempo (follow-up) che consiste nel sottoporre il paziente a periodici
esami strumentali atti a evidenziare un’eventuale ripresa della malattia a livello locale o
a distanza dalla sede di origine del tumore.
I pazienti vengono generalmente seguiti con visite specialistiche ogni 3-4 mesi per i
primi 3 anni e una volta ogni sei mesi per i due anni successivi. Successivamente i
controlli possono essere eseguiti a intervalli di tempo più lunghi. La visita specialistica
comprende un’esame obiettivo e il controllo di esami strumentali che il paziente deve
aver eseguito nel periodo di tempo intercorso.
L’aver sviluppato un carcinoma del colon o del retto aumenta il rischio di avere un
secondo tumore a carico dell’intestino. Per questo è necessario eseguire entro un anno
dall’intervento chirurgico una colonscopia che permetta di evidenziare eventuali nuovi
polipi dell’intestino. Ulteriori colonscopie saranno poi effettuate a intervalli di tempo più o
meno lunghi a seconda del ritrovamento o meno di polipi, su cui andranno in ogni caso
eseguite delle biopsie. Se la colonscopia risulta negativa, la ripetizione dell’esame è
consigliata a 3 e a 5 anni dall’intervento.
Altri esami che verranno effettuati per evidenziare lesioni secondarie in organi differenti
dall’intestino sono principalmente:
•
TC torace-addome-pelvi: generalmente si consiglia di effettuare una TC
ogni anno per i primi 5 anni
•
Radiografia del torace, Ecografia addominale: entrambi questi
esami generalmente vengono effettuati per la visita di controllo tra
l’esecuzione di una TC e l’altra.
Risulta utile anche eseguire, prima di ogni visita di controllo, un esame del sangue che
valuti l’espressione del CEA, il marcatore tumorale che abbiamo visto essere correlato
col tumore del colon e del retto. I livelli di questo marcatore, infatti, possono elevarsi
anche prima che un qualsiasi esame strumentale possa evidenziare una lesione
secondaria della malattia. Se si evidenzia un incremento dei livelli di CEA il medico potrà
richiedere ulteriori esami di approfondimento.
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9. Le cure quando non si può guarire
Se la malattia non è più localizzata al solo colon ma sono presenti lesioni secondarie in
altri organi (principalmente fegato, polmoni, peritoneo, linfonodi e ossa), la principale
arma terapeutica è rappresentata dalla chemioterapia.
Il farmaco di base per il carcinoma del colon-retto è il fluoruracile somministrato
per via endovenosa. Il fluoruracile è stato uno dei primi farmaci chemioterapici ad
essere stato utilizzato e generalmente è discretamente tollerato con una buona
percentuale di pazienti che non accusano disturbi di rilievo dopo la somministrazione.
Esistono diversi schemi di infusione del fluoruracile che prevedono, comunque, la
somministrazione contemporanea di una vitamina, l’acido folinico, che aumenta l’attività
del farmaco. La somministrazione endovenosa protratta del fluoruracile richiede nella
maggior parte dei casi l’impianto, che può essere temporaneo o permanente, di un
catetere venoso centrale in un grande vaso. L’infusione del farmaco in una piccola vena
del braccio, infatti, può provocare dolore e ledere le pareti stesse del vaso
pregiudicando l’eventuale utilizzo successivo della vena.
Per ovviare alle difficoltà gestionali dell’infusione endovenosa protratta di fluoruracile,
sono stati sviluppati nuovi farmaci che vengono somministrati per via orale:
Capecitabina, e Tegafur/Uracile. Questi farmaci sono analoghi del fluoruracile e
ne mantengono l’attività antitumorale ma devono ancora dimostrare una completa
sovrapponibilità di efficacia nell’utilizzo in combinazione con i nuovi farmaci introdotti in
terapia negli ultimi anni.
L’Irinotecano e l’Oxaliplatino sono due tra questi nuovi farmaci che possono venire
aggiunti alla terapia con fluoruracile o con l’analogo orale e che hanno dimostrato di
poter aumentare l’efficacia della chemioterapia. Anche questi farmaci vengono
somministrati per via endovenosa. Ulteriori passi avanti nella risposta alla terapia si
sono ottenuti con l’introduzione dei cosiddetti farmaci biologici (Cetuximab,
Bevacizumab) che sono molecole che vanno ad agire contro bersagli specifici
presenti nel tumore.
I farmaci elencati possono venire utilizzati in diversi momenti nello stesso paziente. In
generale, infatti, dopo aver eseguito 3-6 cicli di terapia con determinati farmaci il
paziente viene sottoposto a esami strumentali quali TAC o ecografie per valutare
l’andamento della malattia. Se viene evidenziata una risposta o un non avanzamento del
tumore si tende a continuare con gli stessi farmaci mentre se la malattia ha continuato a
crescere, si preferisce generalmente cambiare schema terapeutico in modo da trovare il
farmaco al quale la malattia risponde di più.
Va ricordato che i pazienti che presentano malattia localizzata esclusivamente al fegato
possono essere valutati per un’eventuale intervento chirurgico con intento curativo.
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10. Gli effetti collaterali delle terapie
La chemioterapia e la radioterapia non sono scevre di effetti collaterali che possono
comunque essere controllati da farmaci e misure terapeutiche che verranno impostate
dai medici preventivamente o non appena si presentino i sintomi.
Inoltre, prima di iniziare qualsiasi tipo di terapia, vengono illustrati chiaramente tutti gli
effetti collaterali a cui si può andare incontro e le terapie che possono aiutare ad
alleviare i sintomi.
I principali effetti collaterali che la chemioterapia può indurre sono:
•
Nausea/vomito
•
Diarrea
•
Stanchezza
•
Ulcere della bocca (stomatite)
•
Minore resistenza alle infezioni per diminuzione dei globuli bianchi del sangue
•
Caduta dei capelli
•
Sensazione di formicolio alle mani e ai piedi
•
Dermatite
Per quanto riguarda la nausea, il vomito, la diarrea e la stomatite esistono in commercio
diversi tipi di farmaci che possono essere dati preventivamente o al bisogno per evitare
o migliorare i sintomi. La caduta dei capelli è un effetto collaterale che si verifica più
raramente ed è principalmente legata all’utilizzo di un particolare farmaco
chemioterapico (l’irinotecano) così come la sensazione di formicolio alle mani o ai piedi,
che peraltro nella maggior parte dei casi va scemando dopo il termine della terapia, è
riconducibile all’utilizzo di oxaliplatino. La dermatite (acneiforme) si presenta in seguito
ai trattamenti con farmaci cosiddetti “bersaglio” e viene generalmente alleviata da creme
topiche. Prelievi di sangue saranno previsti per tutta la durata della terapia in modo da
controllare la quantità di globuli bianchi, globuli rossi e piastrine ed evitare il rischio di
infezioni, anemia e sanguinamento.
Se gli effetti collaterali risultano essere di eccessiva intensità la dose del farmaco
chemioterapico potrà essere diminuita o il trattamento potrà venire posticipato di
qualche giorno in modo da garantire minori disturbi e rischi legati al ciclo di terapia
successivo.
Gli effetti collaterali più frequenti della radioterapia sono:
•
Stanchezza
•
Irritazione cutanea e danno della cute nella sede di applicazione della terapia
•
Nausea
•
Diarrea
•
Perdita dell’appetito
Ancora una volta la maggior parte di questi sintomi può essere gestita attraverso terapie
farmacologiche mirate. La radioterapia non è pericolosa per le persone che sono vicine
al paziente, compresi i bambini, in quanto non rende radioattivi.
Va inoltre ricordato che generalmente tutti i sintomi causati dalla chemioterapia e dalla
radioterapia tendono a scomparire più o meno velocemente dopo la sospensione della
terapia stessa.
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11. Affrontare i momenti difficili
La diagnosi di tumore può avere un effetto dirompente su chi ne è affetto e su tutte le
persone a lui/lei vicine. La malattia è un evento che ricade negativamente sulle risorse
personali e sulla qualità delle relazioni con gli altri. Le emozioni che la diagnosi di
tumore può generare possono essere difficilmente gestibili da parte del paziente e della
sua famiglia. Parlare dei sentimenti e delle emozioni con il partner o i familiari può
aiutare a chiarirsi e permettere una maggiore comprensione reciproca. Molti pazienti
trovano inoltre utile affidarsi a un consulente esperto di questi tipo di problemi
(psiconcologo) che possa aiutarli ad affrontare la situazione.
Durante i trattamenti spesso la stanchezza, l’affaticabilità e i disturbi fisici non
permettono di svolgere le attività che normalmente venivano svolte prima della malattia,
peggiorando la qualità di vita del paziente. In questa fase la cosa migliore è evitare di
sforzarsi e svolgere attività non eccessivamente faticose.
I pazienti sottoposti a colostomia dovranno imparare a gestirla nel modo più corretto e
semplice. Anche in questo caso esprimere i propri pensieri e le preoccupazioni riguardo
all’accettazione della propria immagine corporea può aiutare a mantenere rapporti
interpersonali allontanando la paura di venire respinti.
Inoltre conoscere la malattia da cui si è affetti e sapere quali farmaci o terapie vengono
somministrati può aiutare nella presa di coscienza e nell’affrontare la malattia. L’aiuto
principale può venire dal rapporto con il gruppo medico specialista a cui vanno poste le
domande, espressi i dubbi, richiesti i chiarimenti. Per evitare inutili dubbi e
preoccupazioni, infatti, le informazioni sulla malattia devono essere date da una fonte
affidabile come il medico che ha in cura e conosce la storia clinica del paziente.
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12. L’assistenza domiciliare
Qualsiasi persona che abbia problemi di salute, una volta risolte le urgenze cliniche
affidandosi al personale sanitario competente, preferisce affrontare la “convalescenza”
nella propria casa, con la vicinanza dei propri cari e degli amici, permettendosi tempi di
recupero in relazione al proprio bio - ritmo, mangiare e dormire quando se ne ha voglia,
ad esempio.
Tutto ciò ha valore a maggior ragione se pensiamo di dover affrontare una malattia di
lungo periodo come a volte succede per il tumore del colon-retto che può andare
incontro a varie fasi cliniche portando il paziente ad essere assistito in ambulatorio, in
day hospital o in reparto di degenza per le diverse necessità mediche (gli accertamenti
diagnostici, la chemioterapia, la radioterapia, le visite mediche periodiche).
Ad integrazione di questo percorso clinico, in genere ospedaliero, il paziente che cerca
riposo e conforto nella sua casa e con i suoi affetti, può aver bisogno anche al domicilio
di assistenza competente da parte di operatori sanitari, medici, infermieri e psicologi per
problemi clinici o sintomi legati alla malattia o alle cure.
Questi professionisti possono assistere il paziente controllando gli effetti collaterali delle
chemio-radioterapie, effettuando prelievi ematici o terapie mediche concordate con i
sanitari ospedalieri in piani terapeutici integrati.
L’assistenza al domicilio può prevedere oltre alle visite del medico o dell’infermiera,
anche quelle dello psicologo per alleviare le crisi del paziente e dei suoi familiari.
Ogni intervento sanitario al domicilio avviene in pieno consenso del paziente, della
famiglia e su richiesta del Medico di Medicina Generale con cui si concorda il piano
terapeutico necessario per il singolo paziente.
Questa assistenza sanitaria viene erogata, a titolo completamente gratuito, da più di
venti anni dall’ANT attraverso équipe sanitarie composte da medici, infermieri e
psicologi ed è finalizzata all’organizzazione di una rete di continuità assistenziale con
tutte le strutture sanitarie responsabili della cura del singolo paziente per migliorare la
qualità di vita sua e dei suoi familiari e per garantirne la dignità fino all’ultimo respiro.
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L’Associazione Nazionale Tumori (ANT) è stata fondata nel 1978 e si è trasformata in Fondazione
nel dicembre 2002. Il nostro “Credo” e ad un tempo il nostro “Progetto di solidarietà” è la difesa
della vita e della sua dignità fino all’ultimo respiro, e si riassume nella nostra parola simbolo di
“EUBIOSIA” (dal greco antico, “buona vita” nel significato di “la vita con dignità dal primo all’ultimo
respiro”). Assistiamo i Sofferenti di tumore (i cosiddetti “malati terminali”) a domicilio e gratuitamente
senza alcuna spesa a loro carico: possiamo farlo grazie alle offerte spontanee della gente e al
supporto di molti Enti pubblici e privati.
Gli Hospice Oncologici Domiciliari (HOD) della Fondazione ANT Italia, sono gli ospedali che vanno
a casa del Sofferente: i Professionisti dell’ANT (Medici, Psicologi, Infermieri e Tecnici) garantiscono
la reperibilità 24 ore su 24, sette giorni la settimana. Ogni giorno assistiamo circa 3.000 Sofferenti
(circa 65.000 dal 1985 ad oggi). Le missioni della Fondazione sono :
-ricerca scientifica
-formazione
-assistenza domiciliare gratuita
GLI HOD-ANT IN ITALIA - GLI UFFICI ACCOGLIENZA
1. Bologna - via J. di Paolo, 36 - tel. 051 7190111
2. Bologna - c/o Ospedale Malpighi, via Albertoni, 15 - tel. 051 6362320
3. Acquaviva delle Fonti (BA) - via N. Scalera, 45 - tel. 080 758055
4. Alto Polesine (Bergantino-Ro) - via Mazzini, 108 – tel 348 7900191
5. Bari - via Carafa, 61/B - tel. 080 5428730
6. Brescia - via della Chiesa, 75 - tel. 030 3099423
7. Brindisi – c/o ex ospedale “A.Summa”Piazza A. di Summa – tel. 0831 413771
8. Civitanova Marche (MC) - vicolo Sforza, 8 - tel. 0733 829606
9. Ferrara - corso Isonzo, 1/F - tel. 0532 201819
10. Firenze - Via del bersaglio, 9/A (Firenze) - tel. 055 5000210;
11. Foggia – viale di Vittorio, 183/A - tel. 0881 635484 cell. 32904278810
12. Grottaglie (TA) - via per Villa Castelli, 72 - tel. 099 5610104
13. Imola (BO) - via Selice, 76 - tel. 0542 27164
14. Lecce - via San Lazzaro, 5 - tel. 0832 303048
15. Mesagne (BR) - via A. Profilo fu Tommaso, 9 - tel. 0831 777000
16. Modena - via Verdi, 60 - tel. 059 238181
17. Molfetta, Giovinazzo, Ruvo (BA) - corso Regina Margherita di Savoia, 18 - tel. 080 3354777
18. Monopoli (BA) - via Vasco, 4 - tel. 080 9303894
19. Napoli - corso Umberto I, 381 - tel. 081 202638
20. Parabita (LE) - via Luigi Ferrari - tel. 0833 518196
21 . Pesaro - corso XI Settembre, 221 - tel. 0721 370371
22. Pistoia - via del Canbianco, 35 - tel. 0573 20106
23. Porto S.Elpidio (AP) c/o Casa del Volontariato – via del Palo n.10 – tel.0734 900264
24. Potenza – piazzale Don Uva, 4 - tel. 0971 442950
25. Prato - via F. Ferrucci, 160 - tel. 0574 601841
26.Roma-Ostia – Piazza Conteduca, 21, - tel. 06 56368534
27.San Pancrazio Talentino (BR) - via Mesagne, 5 - tel. 0831 664680
28.Taranto - via Pitagora, 90/b - tel. 099 4526722
29.Trani, Bisceglie, Barletta, Corato (BA) - via Fusco, 59 - tel. 0883 584128
30.Urbino - via Gramsci, 29 - tel. 0722 2546
31.Valdera (Pontedera-PI) - via Belfiore, 2 - tel. 0587 53993
32.Verona - via della Repubblica, 15 - tel. 045 8300955
33.Vignola (MO) - via M. Pellegrini, 3 - tel. 059 766088
34.Villa d'Agri di Marsicovetere (PZ) - via Roma 16 - tel. 0975 354422
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Commenti e suggerimenti sul libretto i tumori del colon-retto
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