Uscire… ma verso dove?

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OFS
Uscire…
ma verso dove?
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Nel cammino di preparazione al
convegno ecclesiale di Firenze,
il verbo “uscire” dà avvio alla riflessione sulle «cinque vie verso
l’umanità nuova». Suggestioni
davvero interessanti anche per
la struttura delle fraternità OFS
I
di Elisabetta Fumagalli
l libro dell’Esodo, nella Bibbia, è la storia
dell’uscire di un intero popolo dalla condizio­
ne della schiavitù verso la terra promessa da
Dio. La vicenda che viene raccontata in quel
libro è di grande attualità per i cristiani di oggi,
continuamente richiamati da papa Francesco ad
«uscire, verso le periferie».
Il popolo d’Israele – la storia è certamente nota
– si ritrova a vivere una fuga da una situazione
di sfruttamento, anche se non così drammatico
sembrano dire le fonti storiche; certamente il po­
polo d’Israele si allontana dall’Egitto per poter ri­
prendere in mano la propria autodeterminazione,
per poter “uscire”, appunto, da una condizione in
cui tutto era, in qualche maniera, già stato deciso,
già stato scritto, da altri prima di loro. I condottieri
di quel popolo hanno il coraggio di staccarsi da
quel «si è sempre fatto così», fonte di frustrazione
e di sicurezza allo stesso tempo che, oggi come
ieri, caratterizza le relazioni umane e le relazioni
con Dio. Per non parlare delle varie istituzioni in
cui gli uomini sono inseriti. Il coraggio di quei po­
chi uomini ha fatto sì che tutto un popolo potesse
«uscire».
Non poche crisi, non poche paure fecero da
padrone nel lungo percorso di uscita. Tanti tradi­
menti, tanti atti di fede accompagnarono l’esodo.
Così è per la vita di ogni uomo, così è per la vita
della Chiesa.
È nell’ascolto di Dio che ha promesso un’allean­
za eterna, un’amicizia vera e duratura all’uomo
che si è fortificata l’intuizione di dover «uscire dal
paese d’Egitto»; è nell’ascolto degli uomini del
popolo, costretti a vivere una vita di non libertà,
sudditi delle proprie sicurezze e tranquillità più
che del faraone, che si è delineato un cammino
di uscita, verso una meta davvero lontana, più nel
tempo che nello spazio.
«Il rischio – si legge nella guida di preparazione
al Convegno ecclesiale di Firenze – di un’inerzia
strutturale, della semplice ripetizione di ciò cui
siamo abituati è sempre in agguato. Gli obiettivi
per le azioni delle nostre comunità non possono
essere predeterminati o delegati alle tante istitu­
zioni create al servizio della Pastorale. Piuttosto,
devono essere il frutto di un discernimento dei
desideri dell’uomo operato dalle medesime co­
munità e dell’impegno per farli germinare».
Fare discernimento, ancora una volta, è l’azio­
ne essenziale per poter vivere appieno questa no­
vità dell’umano che Firenze suggerisce. Ascoltare,
senza paure o preconcetti, l’uomo e suoi bisogni
per poter davvero uscire da se stessi e accogliere
l’invito di Dio alla libertà. Non al libero arbitrio, a
voler fare ciò che si vuole. Alla libertà: alla ricerca
del bene.
Ancora la guida viene in aiuto per poter com­
prendere ed apprezzare fino in fondo questo
mandato fondamentale al discernimento.
«La ricerca dell’umanità nuova che cresce
anche nel nostro tempo richiede di affinare l’at­
titudine del discernimento. Questa umile ricer­
ca della volontà di Dio nascosta nel paradosso
dell’Incarnazione e del Crocifisso Risorto schiude
lo sguardo attraverso cui intravedere l’umanità
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OFS
nuova, il divino nell’umano e l’umano nel divi­
no, e, perciò, vorrebbe essere il nostro stile anche
dopo le giornate fiorentine». E ancora: «È questo
il “discernimento comunitario” di cui parlava già
l’Invito, condotto accanto e, per certi versi, insie­
me a tutti gli uomini, lasciandoci guidare dallo
Spirito di Cristo. “Discernimento comunitario” è
un termine ricco di significato per la Chiesa italia­
na. Indica la volontà di costruirsi come corpo non
clericale e ancor meno sacrale, dove ogni battez­
zato, le famiglie, le diverse aggregazioni ecclesiali
sono soggetto responsabile; dove tutti insieme
cerchiamo di essere docili all’azione dello Spirito».
Sono parole davvero molto forti che scuotono
le comodità dell’abitudine strutturale e aprono
davvero all’ascolto dello Spirito. Nulla di più vici­
no all’intuizione di Francesco che “nomina” mini­
stro generale dell’Ordine proprio lo Spirito Santo.
Si è portati a pensare che la scelta del Santo di
Assisi possa essere una sorta di “trovata” formale e
non sostanziale. Eppure dalle scelte concrete che
egli ha avuto il coraggio di fare, sembra davvero
che non sia così. «Fare del discernimento il nostro
stile ecclesiale non è impossibile, benché impe­
gnativo», si sottolinea sempre nella guida.
Discernere per capire, a partire dalla Parola di
Dio e dalle parole degli uomini, di tutti gli uomini,
quale sia la direzione per poter scuotere la quo­
tidianità ed entrare, insieme, in una dimensione
di cammino comune. Certi che il Signore indica la
via, o meglio, le vie da percorrere, nel momento in
cui si ha il coraggio di abbandonare la strada trac­
ciata per incontrare lo sguardo dell’uomo. È indi­
spensabile avere il coraggio di «liberare le nostre
strutture dal peso di un futuro che abbiamo già
scritto, per aprirle all’ascolto delle parole dei con­
temporanei, che risuonano anche nei nostri cuori;
ascoltare lo smarrimento della gente; raccogliere,
curare con tenerezza e dare luce ai tanti gesti di
buona umanità che pure in contesti così difficili
sono presenti, disseminati nelle pieghe del quoti­
diano. Offrire strumenti che diano lucidità ma so­
prattutto serenità di lettura, convinti che, anche
oggi, i sentieri che Dio apre per noi sono visibili
e praticati». Già, sembra sottolineare la guida an­
cora una volta, perché il Dio di Gesù Cristo è il Dio
«bellezza» che prega Francesco d’Assisi nelle Lodi
di Dio Altissimo. «Tu sei bene, ogni bene, sommo
bene, Signore Dio, vivo e vero. Tu sei amore, carità.
Tu sei sapienza. Tu sei umiltà. Tu sei pazienza. Tu
sei bellezza. Tu sei mansuetudine. Tu sei sicurezza.
Tu sei quiete. Tu sei gaudio e letizia. Tu sei speran­
za nostra. Tu sei giustizia. Tu sei temperanza. Tu
sei ogni nostra sufficiente ricchezza. Tu sei bellez­
za. Tu sei mansuetudine. Tu sei protettore. Tu sei
custode e difensore nostro. Tu sei fortezza. Tu sei
refrigerio. Tu sei speranza nostra. Tu sei fede no­
stra. Tu sei carità nostra. Tu sei completa dolcezza
nostra». Ed è evidente dalle parole che usa Fran­
cesco che è indispensabile questo Dio per poter
vivere davvero e fino in fondo il discernimento e
per uscire. Verso l’uomo!
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Il convegno di Firenze suggerisce di ascoltare senza paura
l’uomo e i suoi bisogni per poter
davvero uscire da se stessi e accogliere l’invito di Dio alla libertà, alla ricerca del bene
Il Convegno ecclesiale di Firenze sarà un’opportunità per un
sano discernimento anche per
l’Ordine Francescano Secolare,
che cerca la sua strada nella
Chiesa e nel mondo.
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