MAGAZINE I consigli del Fisioterapista La fisioterapia nei traumi muscolari perché è importante? Perché la guarigione del muscolo traumatizzato, a differenza dell’osso, può lasciare cicatrici, sia che si tratti di uno stiramento sia che si tratti di uno strappo. La riparazione avviene in 3 fasi: 1° fase: NECROTICA in cui vi è la rottura delle fibre , la formazione dell’ematoma e la reazione infiammatoria. In questa fase è importante il riposo, e la compressione per ridurre l’ematoma; è per questo che il fisioterapista esegue una fasciatura che permette alle fibre di rimanere più vicine in modo che il tessuto di riparazione sia più piccolo e si formi più rapidamente possibile. Inoltre, mettendo a riposo l’area lesa, si ottiene un effetto analgesico in quanto si riduce la contrattura muscolare di difesa . 2° fase: RIPARAZIONE in cui vi è una fagocitosi del tessuto necrotico, la rigenerazione delle fibre muscolari, la produzione del tessuto cicatriziale e la formazione di nuovi vasi sanguigni all’interno dell’area lesionata. In questo periodo è importante la mobilizzazione CONTROLLATA dell’area vicino alla lesione per prevenire l’atrofia muscolare e migliorare l’orientamento delle fibre cicatriziali. Il fisioterapista insegna esercizi per la rivascolarizzazione, per aumentare il range di movimento e per la sintesi di nuovo collagene e per l condizionamento cardio vascolare. 3° fase RIMODELLAMENTO in cui vi è la maturazione delle nuove fibre, la riorganizzazione del tessuto cicatriziale e il recupero della funzione. Il fisioterapista, in questa fase, dà lo stimolo specifico per ogni tipo di tessuto e”allena” il nuovo muscolo al movimento funzionale attraverso esercizi per la forza, la velocità, la resistenza . La nuova fibra appena formata, di tessuto cicatriziale fibroso, deve maturare per svolgere il compito della fibra muscolare. Questa maturazione avviene attraverso un allenamento riabilitativo che sviluppa le caratteristiche tipiche del tessuto muscolare quali l’elasticità,la resistenza, e l’allungamento. Il fisioterapista deve scegliere le tecniche riabilitative più adatte alle esigenze dell’atleta in base alla sua attività lavorativa e sportiva e in base alla fase di riparazione in cui ci si trova. In questa fase diventa importantissima la “riabilitazione sul campo” per riallenare la muscolatura a scattare, arrestare,saltare. Quando si può tornare a giocare? Il fatto che non si senta dolore non è sufficiente per pensare di essere guariti. E’ molto utile l’ecografia che evidenzia lo stato di riparazione tissutale e la nuova vascolarizzazione ma, se le fibre cicatriziali non sono state “indirizzate” e ben condotte verso la guarigione e riallenate alla funzione specifica, restano soltanto delle fibre che hanno coperto un buco e che funzionalmente non sono valide. Questo è ciò che succede nelle recidive. Si chiede ad un muscolo neo formato, appena riparato e soprattutto non allenato, una performance che la struttura non è pronta a compiere. Per questo motivo non basta solo il riposo e aspettare… Quali sono i fattori contribuenti? Uno scarso riscaldamento, il freddo, uno scatto improvviso per una palla corta e anche la stanchezza psico fisica. Come si può prevenire? Bisogna essere in forma in maniera totale e quindi condurre una vita sana sotto tutti i punti di vista, alimentazione, sonno, stress, allenamento adeguato, sempre un buon riscaldamento con un po’ di stretching. Qualche consiglio pratico? Non dimentichiamoci di riscaldarci palleggiando per almeno 30 minuti aumentando via via l’intensità dei colpi e degli spostamenti. L’ideale sarebbe arrivare 15 minuti prima dell’ora prenotata per fare una corsetta fuori e un po’ di stretching anche negli spogliatoi. Angela Scariato (Fisioterapista) 59