STATISTICA ECONOMICA STATISTICA PER L’ECONOMIA a.a. 2009-2010 Concetti, definizioni e classificazioni fondamentali Con processo economico ci si riferisce alle attività attraverso cui vengono prodotti, distribuiti ed utilizzati beni e servizi destinati al soddisfacimento dei bisogni umani (ad es. il consumo quotidiano di un individuo per il sostentamento, la produzione di un’impresa). I processi economici comportano relazioni tra soggetti diversi. Facoltà di Economia, Università Roma Tre Per soggetto o operatore economico si intende un individuo dotato di personalità fisica o giuridica, che svolge un qualsiasi ruolo all’interno di un processo economico (ad es. il singolo consumatore che acquista beni e servizi, l’impresa che organizza i fattori della produzione per conseguire un reddito, il lavoratore che presta la sua attività in un processo di produzione). L’insieme dei soggetti appartenenti ad un certo territorio e delle modalità con le quali interagiscono tra di loro e con altri soggetti non appartenenti a quel territorio si definisce sistema economico. Un sistema economico è delimitato in termini territoriali. Il territorio economico è l’area entro la quale operano e sviluppano i loro interessi le unità residenti. Di solito si identificano: • sistemi economici sovranazionali: composti da insiemi di stati, riuniti tra loro in base a trattati internazionali che stabiliscono norme comuni per il funzionamento dei sistemi economici nazionali (ad es. i paesi dell’Unione Europea); • sistemi economici nazionali: con territorio economico che coincide con i confini amministrativi di uno stato (ad es. l’Italia); Delimitazione dell’Economia Nazionale Confini del territorio economico del Paese: • sistemi economici regionali: con territorio delimitato dai confini amministrativi di aree subnazionali (ad es. regioni, province); • sistemi economici locali: delimitati non in base a confini amministrativi, ma secondo specifiche caratteristiche economiche, sociali ed ambientali (ad es. distretti industriali) . • territorio geografico (escluse le zone franche extraterritoriali) • giacimenti situati in acque internazionali e sfruttati da unità residenti • sedi all’estero di ambasciate, consolati e basi militari • zone franche doganali, spazio aereo nazionale, acque territoriali • navi, aerei, piattaforma galleggianti appartenenti a unità residenti Sono operatori residenti: • le imprese con sedi nel Paese; Attraverso il concetto di territorio possiamo individuare i soggetti residenti ed i soggetti non residenti. • le Amministrazioni Pubbliche; Si definisce residente un operatore che abbia il proprio centro di interesse economico nel territorio nazionale, cioè se vi esercita la propria attività per un periodo di almeno un anno. • le persone fisiche che hanno dimora abituale nel Paese; Residenza in senso economico, non giuridico. • le filiali e succursali di imprese straniere; • i frontalieri, cittadini italiani che lavorano presso ambasciate italiane all’estero; • le unità costituite da terreni, abitazioni e fabbricati acquistati nel paese da cittadini stranieri. Gli operatori non residenti con i quali si intrattengono relazioni vengono raggruppati in un settore istituzionale definito Resto del mondo. Le imprese italiane che operano esclusivamente sul territorio nazionale sono ovviamente residenti. Le imprese che hanno succursali e filiali all’estero lo sono limitatamente agli stabilimenti e alle unità insediate sul territorio italiano. Le filiali e le succursali di imprese italiane all’estero sono considerate non residenti. Le filiali e le succursali in Italia di imprese straniere sono residenti nel nostro paese. E’ accettato che un’impresa residente in un paese svolga una limitata attività produttiva all’estero, senza che ciò imponga di stralciare parte del valore aggiunto dal bilancio complessivo dell’unità (ad esempio un’impresa di costruzioni che compia lavori all’estero per meno di un anno). Il Prodotto Interno Lordo (PIL) ai prezzi di mercato è il risultato finale dell’attività di produzione delle unità produttive residenti in un dato intervallo di tempo, senza riguardo alla residenza dei titolari dei fattori della produzione, che sono in parte non residenti (lavoratori stranieri temporaneamente occupati nelle imprese italiane e capitale straniero investito o comunque prestato in Italia). Si chiamano • interni i flussi che si verificano sul territorio economico del paese, senza distinzione di residenza dei titolari dei fattori della produzione (lavoro e capitale); • nazionali i flussi pertinenti ai soli operatori residenti, che possono averli originati anche all’estero. Il Prodotto Nazionale Lordo (PNL) esprime i risultati economici conseguiti dai fattori produttivi residenti nel paese. Si calcola sommando al PIL i redditi da lavoro dipendente, da capitale ed impresa ricevuti dal Resto del mondo (ad esempio redditi da capitale-impresa provenienti da fabbriche di autoveicoli FIAT impiantate nel mondo) e sottraendo i flussi corrispondenti versati al Resto del mondo (ad esempio redditi da capitale-impresa di stabilimenti residenti in Italia di multinazionali come la ESSO). Le famiglie Gli operatori economici residenti che hanno autonomia di decisione nell’esercizio della propria funzione principale e che dispongono (almeno potenzialmente) di una contabilità completa vengono definite unità istituzionali e possono essere classificati in settori istituzionali, sulla base della funzione principale che svolgono: • le famiglie; • le imprese; • le amministrazioni pubbliche. Da un punto di vista statistico una famiglia è costituita da un insieme di persone legate da vincoli di parentela, matrimonio, affinità, adozione, tutele o da vincoli affettivi, coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso comune (anche se non ancora iscritte all’anagrafe della popolazione residente del comune). Può essere costituita da una sola persona. Definizione non coincidente con quella adottata nella legislazione. Necessità di comparare statistiche sulle famiglie nel tempo e nello spazio (legislazioni diverse hanno diverse definizioni di famiglia). Una famiglia può essere costituita da membri isolati o da uno o più nuclei familiari. Un nucleo familiare è un insieme di persone che formano una relazione di coppia (coniugate o conviventi) o di tipo genitore-figlio. Le famiglie svolgono tre funzioni principali: consumare beni e servizi prodotti da altri settori istituzionali, produrre beni e servizi destinabili alla vendita, accumulare attività reali e finanziarie. Nelle indagini sulle famiglie queste ultime possono essere classificate in base al numero dei componenti o alle condizioni della persona di riferimento, indicata come “capofamiglia” (l’intestatario della scheda anagrafica rispetto al quale sono definite le condizioni di parentela) ad es. la condizione lavorativa (attivo o no sul mercato del lavoro), la condizione professionale (occupato, disoccupato), l’età, il reddito, il titolo di godimento dell’abitazione (di proprietà, in affitto). Nel SEC si distinguono: Le imprese • Famiglie consumatrici: hanno come funzione principale il consumo finale, cioè l’acquisto di beni e servizi destinati a soddisfare i bisogni umani. • Famiglie produttrici: imprese individuali e società semplici di piccole dimensioni (meno di cinque addetti) e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie, che producono servizi non destinabili alla vendita, consumati dalle famiglie. Il SEC aggrega le imprese nel settore istituzionale delle società costituito da: esercitano attività economica con carattere professionale per produrre beni o prestare servizi destinabili alla vendita. • società e quasi-società non finanziarie: producono beni e servizi destinabili alla vendita; Possono operare in tutti i settori dell’attività economica (agricoltura, industria, servizi). • società e quasi-società finanziarie: svolgono attività di intermediazione finanziaria e di assicurazione. Per il settore agricolo si parla di azienda agricola. Entrambe le tipologie hanno il fine di conseguire utili ed accumulare attività reali e finanziarie. Le imprese possono essere classificate sulla base • dell’attività economica svolta. Da inizio 2008, per l’Italia l’Istat segue la classificazione ATECO 2007. Nel caso l’impresa produca diversi prodotti si distingue tra attività principale (l’attività col valore aggiunto superiore) e attività secondarie. • della dimensione valutata, ad esempio, col numero di addetti. Per addetto si intende la persona, dipendente o indipendente, occupata nell’impresa (a tempo pieno, a tempo parziale o con contratto di formazione lavoro), anche se temporaneamente assente dal lavoro per ferie, malattia, cassa integrazione... • del numero di unità locali (stabilimenti) • del fatto che abbiamo rapporti col resto del mondo (imprese importatrici/esportatrici) o siano orientate unicamente al mercato interno. • della forma giuridica: imprese individuali, società di persone, società di capitali, società cooperative ed altre. • della destinazione dei prodotti: beni di consumo durevoli, beni di consumo non durevoli, beni strumentali, beni intermedi ed energia. Importante è la distinzione tra imprese singole e gruppi di imprese, intesi come associazioni di unità giuridicamente indipendenti, ottenuta attraverso catene di controllo diretto ed indiretto, soggette all’influenza dominante di un vertice. Le amministrazioni pubbliche comprendono le unità istituzionali che Nel caso delle aziende agricole la valutazione della dimensione può essere effettuata in base alla superficie agricola utilizzata o alla quantità di forza lavoro prestata, misurata in termini di unità di lavoro (ULA). • producono beni e servizi non destinabili alla vendita e destinati ai consumi collettivi e individuali, attraverso finanziamenti provenienti da versamenti obbligatori effettuati da unità appartenenti ad altri settori; Un’unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestata nell’anno da un occupato a tempo pieno, o la quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o da lavoratori che svolgono un doppio lavoro. • ridistribuiscono il reddito e la ricchezza del paese. Suddivise in quattro sottosettori: • amministrazioni centrali; • amministrazioni di stati federati; • amministrazioni locali; • enti di previdenza e assistenza sociale. Gli aggregati economici Tra i soggetti di un sistema economico si svolgono operazioni che possono riguardare oggetti diversi (ad es. acquisto o vendita di beni, di servizi, di attività finanziarie, la ridistribuzione di redditi) coinvolgere diversi settori istituzionali e che cambiano le posizioni dei soggetti. A seconda delle motivazioni di tali cambiamenti, le singole operazioni vengono classificate in gruppi omogenei, gli aggregati economici, che danno una misura del risultato d’insieme delle operazioni svolte dalle unità economiche: • consumo privato: spese effettuate dalle famiglie per l’acquisto di beni e servizi al fine di soddisfare i bisogni personali; • investimento: spese effettuate per acquistare beni da utilizzare per la generazione di redditi in uno o più periodi successivi; • produzione: risultato dell’attività economica delle unità produttive. Una singola operazione può contribuire a determinare diversi aggregati economici, in base alle finalità per le quali viene effettuata ed ai soggetti economici coinvolti. Ad esempio l’acquisto in contanti di un’autovettura nuova può essere classificato tra • i consumi, se effettuato da una famiglia per fini di trasporto dei componenti; • gli investimenti, se effettuato da un’impresa (ad esempio da un’agente di commercio); • la produzione totale realizzata dal sistema economico, se visto dalla parte del concessionario che vende l’autovettura. Gli aggregati economici possono essere classificati in: • flussi: danno conto della creazione, trasformazione, scambio, trasferimento o scomparsa di un valore economico in un intervallo di tempo (ad es. un anno). Esprimibili come valore totale (somma) dei flussi creati nel periodo di tempo o come valore medio, ottenuto dividendo la somma per la quantità di tempo (ad es. il numero di giorni) inclusa nel periodo considerato. • stock: consistenza di attività non finanziarie o “reali” (ed es. abitazioni, beni strumentali) e attività o passività finanziarie (ad es. i mezzi di pagamento, i titoli pubblici), in un determinato istante (ad es. ultimo giorno dell’anno). La produzione Le attività reali possono essere prodotte (risultato di un processo di produzione o scambio di beni, servizi e fattori produttivi) o non prodotte (beni materiali ed immateriali non dovuti a processi di produzione, come la crescita delle foreste). La produzione comprende: • la produzione di beni e servizi destinata alla vendita: è oggetto di scambio e che dà origine alla formazione di un prezzo di mercato; • la produzione che non è oggetto di scambio o è venduta ad un prezzo non economicamente significativo, cioè che non copre almeno il 50% dei costi di produzione (beni autoconsumati o reimpiegati nel processo produttivo, i beni di investimento prodotti per uso proprio e i beni ceduti ai dipendenti quale retribuzione in natura e anche i beni gratuiti); • le opere d’arte; è il flusso di beni e servizi che deriva da ogni attività esercitata sotto il controllo e la responsabilità di una unità istituzionale che impiega beni, servizi e fattori produttivi (lavoro e capitale). Il processo di produzione ha come risultato beni (oggetti fisici utilizzati per soddisfare un bisogno, sui quali si possono instaurare diritti di proprietà e che possono essere scambiati) e servizi (definiti come causa di un cambiamento delle condizioni del consumatore - es. commercio, trasporti, istruzione). • l’attività sommersa, ovvero quella per cui non sono rispettati gli obblighi fiscali o contributivi. Stima effettuata mediante la valutazione dell’occupazione non regolare e la correzione delle sottodichiarazioni del fatturato (basata sull’ipotesi che le imprese tendono a sottodichiarare il fatturato, ma non i costi di produzione e che il reddito del lavoratore indipendente non possa essere inferiore a quello del lavoratore dipendente); • il SEC95 prevede che comprenda anche l’attività illegale con pagamenti volontari (es. gioco d’azzardo, la produzione e commercializzazione di droghe, la prostituzione), ma non è ancora misurata in Europa (lo è solo il contrabbando di sigarette). Non rientra l’attività illegale con pagamento coercitivo (es. racket); La valutazione della produzione • produzione di servizi non destinabili alla vendita di amministrazione pubbliche, istituzioni private senza scopo di lucro, di collaboratori familiari dipendenti La produzione non comprende attività di crescita indipendente dall’uomo (es. boschi), i servizi prodotti da membri della famiglia, attività volontarie ed effetti sull’ambiente dell’attività economica. Esistono diversi criteri: • produzione totale, data dall’insieme di tutti i beni e servizi prodotti; • produzione vendibile, pari alla produzione totale meno i reimpieghi interni, ovvero i beni prodotti dall’impresa per essere riutilizzati nel circuito produttivo. Es. in un’impresa meccanica parte dei bulloni fabbricati sono utilizzati dall’impresa stessa. La produzione vendibile, cioè il complesso dei beni destinati a essere posti sul mercato, può essere valutata ai • prezzi di mercato (o di acquisto), che rappresentano i valori monetari ai quali la transazione tra operatori diversi è effettivamente avvenuta. Comprende le imposte indirette (ad es. l’imposta sul valore aggiunto), i margini commerciali e i costi di trasporto, al netto dei contributi sui prodotti, cioè dei trasferimenti effettuati dalle amministrazioni pubbliche (o dalle istituzioni della Ue) per influenzare (di solito verso il basso) il prezzo praticato dal produttore/venditore. Per ottenere un certo ammontare di produzione l’unità produttiva deve utilizzare fattori produttivi originari (lavoro e capitale) e beni e servizi prodotti da altri operatori. Il valore dei beni e servizi consumati o trasformati dai produttori nel processo di produzione per ottenere il prodotto finale costituisce i consumi intermedi. I consumi intermedi sono sempre valutati ai prezzi di acquisto. Non includono il deprezzamento del capitale fisso impiegato per quella particolare produzione (ad es. un macchinario), cioè l’ammortamento, che misura il costo che dovrà essere sostenuto per sostituire il capitale fisso non più utilizzabile. • prezzi base: prezzo effettivamente incassato dal produttore, che si ottiene dal prezzo di mercato escludendo le imposte indirette, i margini commerciali e il costo del trasporto fatturato separatamente dal produttore, ed includendo i contributi sui prodotti. Rappresenta il prezzo sulla base del quale si misurano i ricavi effettivi e la redditività aziendale. Il Valore aggiunto (lordo) ai prezzi base è pari alla produzione ai prezzi base meno il valore dei beni e servizi intermedi acquistati da altre imprese e impiegati nel processo produttivo. Misura la capacità dell’impresa di aggiungere valore a quello preesistente dei beni e servizi utilizzati nel corso del processo produttivo. La somma dei valori aggiunti realizzato dalle singole unità di produzione omogenea fornisce il valore aggiunto per ciascuna branca produttiva. Aggiungendo alla somma del valore aggiunto di tutte le unità produttive di un paese il valore delle imposte indirette sulla produzione e sulle importazioni (e sottraendo i contributi) si ottiene il Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato, che è una misura del prodotto finale realizzato in un’economia con la creazione di nuove risorse. La produzione realizzata da un sistema economico, espressa in termini di PIL ai prezzi di mercato (Y), contribuisce, insieme alle importazioni di beni e servizi (M), a formare le risorse complessive disponibili per consumi finali (C), investimenti lordi (I) ed esportazioni di beni e servizi (X): Y +M =C +I +X Nei conti nazionali questa identità è detta conto di equilibrio dei beni e servizi o conto delle risorse e degli impieghi. Consumi finali spesa per beni e servizi utilizzati per soddisfare i bisogni della collettività. Sono • individuali: se consumati dai singoli soggetti. Consumi individuali sono anche gli autoconsumi, i redditi in natura, i fitti imputati per le abitazioni occupate dai proprietari. • collettivi: se il godimento da parte di un singolo non pregiudica l’analogo godimento da parte di altri individui (ordine pubblico, giustizia, difesa). Sono finanziati dalla Pubblica Amministrazione. Si distingue tra • consumi finali: quella parte di consumi individuali finanziata dalle famiglie; • consumi effettivi: comprendono tutti i consumi individuali (anche i trasferimenti sociali in natura, beni e servizi fornite dalle amministrazioni pubbliche e da istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie). Rappresentano le risorse complessive che le unità istituzionali residenti hanno a disposizione per i consumi finali. I consumi possono essere classificati in: • non durevoli: consumati interamente dopo l’acquisto (come i generi alimentari) • semidurevoli: consumati entro un anno (come i vestiti) • durevoli: pluriennali (come gli elettrodomestici). I consumi possono essere valutati come consumi nazionali, cioè effettuati sul territorio nazionale o all’estero da unità residenti, o come consumi interni, cioè effettuati sul territorio nazionale sia dalle unità residenti sia da quelle non residenti. Tutti i consumi vengono registrati al momento dell’acquisto, anche se vengono consumati successivamente. Valutati ai prezzi di mercato ed aggregando le spese per beni e servizi secondo categorie omogenee (alimentari, servizi di trasporto,...) Tra i consumi finali delle famiglie rientrano i fitti effettivi, cioè quelli realmente pagati dalle famiglie per l’uso dell’abitazione, e i fitti imputati, che rappresentano i servizi di cui beneficiano le famiglie che vivono in case di proprietà. Investimenti lordi beni (durevoli e riproducibili) che i produttori acquisiscono durante il periodo contabile (l’anno) a produttività differita, cioè che non vengono inclusi nei consumi intermedi e che quindi sono destinati a generare reddito in un periodo successivo. Gli investimenti netti, pari alla differenza tra investimenti lordi ed ammortamenti (investimenti di tipo sostitutivo necessari per mantenere invariato lo stock di capitale esistente), danno una misura dell’accrescimento della capacità produttiva del sistema economico. • variazione delle scorte: differenza tra il valore delle entrate e il valore delle uscite dalle scorte. Aumento netto del capitale circolante dell’impresa, destinato ad alimentare la produzione e gli scambi in futuro (materiali acquistati dai produttori anche per la rivendita e valutati ai prezzi di acquisto, beni fabbricati dai produttori valutati ai prezzi base, prodotti in corso di lavorazione valutati ai costi di produzione). Le scorte possono essere di materie prime e prodotti intermedi, di prodotti in corso di lavorazione e di prodotti finiti. Il flusso degli investimenti fissi lordi contribuisce a determinare l’evoluzione del capitale di cui dispone il sistema economico. In particolare, se in un certo anno gli investimenti fissi lordi (I) sono più alti degli ammortamenti (A) (cioè della perdita del valore del capitale in seguito al logorio fisico dovuta al suo uso nel processo produttivo), gli investimenti fissi netti sono positivi. Ciò determina per quell’anno un aumento del capitale netto a disposizione del sistema economico (KN): KNt = KNt−1 + (It − At ). Gli ammortamenti possono essere considerati come quella parte degli investimenti necessaria a mantenere inalterata la capacità produttiva esistente. Gli investimenti lordi sono costituiti da • investimenti fissi: beni materiali (ad es. macchinari, impianti, mezzi di trasporto) ed immateriali (ad es. software e basi di dati) ottenuti attraverso un determinato processo produttivo ed impiegati in altri processi produttivi per un periodo superiore all’anno. Sono sempre valutati ai prezzi di mercato. Possono essere aggregati per branca produttrice e per branca utilizzatrice. • acquisti netti di oggetti di valore: beni non finanziari che non sono normalmente utilizzati a fini di produzione o consumo e in condizioni normali non si deteriorano nel tempo, acquistati e detenuti soprattutto come bene rifugio (pietre, oro non monetario, platino e altri metalli preziosi, gioielli, antiquariato, oggetti d’arte e da collezione). Per l’analisi dello sviluppo di un sistema economico nel lungo periodo interessa l’evoluzione degli investimenti netti. Il Prodotto nazionale netto (PNN), pari al prodotto nazionale lordo meno gli ammortamenti, è una misura importante della crescita economica effettiva di un paese. La dinamica del PNN può risultare diversa da quella del PNL, soprattutto quando la vita media dei beni capitali cambi nel tempo. Ad esempio impianti ad elevato contenuto tecnologico (con durata media bassa) richiedono elevati investimenti lordi che non aumentano la produzione netta. Importazioni e esportazioni Fino al 1992 rilevate attraverso le dichiarazioni doganali. Dal 1993 le bollette doganali utilizzate solo per gli scambi con paesi esterni all’Unione Europea, mentre quelli interni all’UE vengono rilevati tramite le dichiarazioni IVA. In base al SEC95 vengono valutate al valore Fob (free on board), che corrisponde al prezzo di mercato alla frontiera del paese esportatore, cioè senza considerare le spese di trasporto ed assicurazione tra la frontiera del paese esportatore e quella del paese importatore. Le importazioni sono costituite da tutte le merci che entrano nel territorio economico del paese, più tutti i servizi prestati da operatori non residenti ad operatori residenti. La differenza tra esportazioni (X) ed importazioni (M) è detta domanda estera netta e rappresenta il contributo che il commercio estero fornisce alla formazione del PIL: La esportazioni comprendono, tra i servizi, anche noli e assicurazioni sulle merci esportate e una correzione per i servizi di nolo ed assicurazione resi da operatori residenti su merci importate (fino alla frontiera italiana). Y = C + I + (X − M ) Il PIL rappresenta la misura sintetica del reddito prodotto in un dato intervallo di tempo da un determinato sistema economico. Per essere impiegato dalle unità istituzionali (famiglie, imprese, amministrazioni pubbliche) per effettuare consumi, investimenti o scambiare beni o servizi con il resto del mondo, il reddito deve essere trasferito dai centri di produzione a quelli di utilizzazione. Il trasferimento avviene attraverso la remunerazione dei fattori produttivi: lavoro e capitale. La differenza tra il PIL ai prezzi di mercato e i redditi da lavoro dipendente (meno le imposte sulla produzione e le importazioni, più i contributi alla produzione) dà il risultato lordo di gestione, cioè la parte del reddito prodotto destinata a remunerare il lavoro prestato direttamente dall’imprenditore e il capitale. Una diminuzione della domanda estera netta riduce, a parità di altre condizioni, il PIL. I Redditi da lavoro dipendente sono l’insieme dei versamenti in denaro e delle corresponsioni in natura accordati dai datori di lavoro quale remunerazione del lavoro prestato dai lavoratori dipendenti. Comprendono: • le retribuzioni lorde: tutti gli emolumenti (al lordo delle imposte dirette trattenute alla fonte e dei contributi sociali a carico del lavoratore); • gli oneri sociali: versamenti obbligatori agli enti previdenziali a carico del datore di lavoro e gli accantonamenti per il trattamento di fine rapporto. Il Prodotto Nazionale Lordo (PNL) si calcola sommando al PIL i redditi netti da lavoro e capitale ricevuti dal Resto del mondo e sottraendo i flussi corrispondenti versati al Resto del mondo. Equivale al Reddito nazionale lordo, che rappresenta il risultato finale conseguito dalle sole unità residenti per l’attività svolta sia sul territorio nazionale che all’estero. Il Prodotto Nazionale Netto si ottiene sottraendo a quello lordo gli ammortamenti. Il reddito nazionale lordo meno le imposte pagate alle amministrazioni pubbliche e gli altri trasferimenti correnti pagati al resto del mondo dà il reddito nazionale lordo disponibile, che puù essere impiegato dalle unità residenti per i consumi finali. Il saldo tra reddito nazionale lordo disponibile e consumi finali nazionali dà il risparmio lordo. Il valore delle operazioni economiche può essere espresso: • a prezzi correnti, cioè utilizzando il prezzo pattuito in un particolare periodo (variazioni nel tempo in termini nominali); • a prezzi costanti, cioè ai prezzi di uno specifico periodo preso come riferimento (variazioni nel tempo in termini reali). Il rapporto tra un aggregato economico espresso a prezzi correnti e lo stesso espresso a prezzi costanti si dice deflatore. Il valore delle operazioni economiche viene espresso in termini di una specifica moneta (ad es. euro). Il valore nominale viene determinato moltiplicando la quantità di prodotto per il suo prezzo, cioè la quantità di moneta che bisogna cedere per ottenere in cambio una unità di prodotto.