STATISTICA ECONOMICA STATISTICA PER L`ECONOMIA

STATISTICA ECONOMICA
STATISTICA PER
L’ECONOMIA
a.a. 2009-2010
Concetti, definizioni e classificazioni
fondamentali
Con processo economico ci si riferisce alle attività
attraverso cui vengono prodotti, distribuiti ed utilizzati
beni e servizi destinati al soddisfacimento dei bisogni umani
(ad es. il consumo quotidiano di un individuo per il
sostentamento, la produzione di un’impresa).
I processi economici comportano relazioni tra soggetti
diversi.
Facoltà di Economia, Università Roma Tre
Per soggetto o operatore economico si intende un
individuo dotato di personalità fisica o giuridica, che svolge
un qualsiasi ruolo all’interno di un processo economico (ad
es. il singolo consumatore che acquista beni e servizi,
l’impresa che organizza i fattori della produzione per
conseguire un reddito, il lavoratore che presta la sua
attività in un processo di produzione).
L’insieme dei soggetti appartenenti ad un certo territorio e
delle modalità con le quali interagiscono tra di loro e con
altri soggetti non appartenenti a quel territorio si definisce
sistema economico.
Un sistema economico è delimitato in termini territoriali. Il
territorio economico è l’area entro la quale operano e
sviluppano i loro interessi le unità residenti.
Di solito si identificano:
• sistemi economici sovranazionali: composti da insiemi
di stati, riuniti tra loro in base a trattati internazionali
che stabiliscono norme comuni per il funzionamento dei
sistemi economici nazionali (ad es. i paesi dell’Unione
Europea);
• sistemi economici nazionali: con territorio economico
che coincide con i confini amministrativi di uno stato
(ad es. l’Italia);
Delimitazione dell’Economia Nazionale
Confini del territorio economico del Paese:
• sistemi economici regionali: con territorio delimitato dai
confini amministrativi di aree subnazionali (ad es.
regioni, province);
• sistemi economici locali: delimitati non in base a confini
amministrativi, ma secondo specifiche caratteristiche
economiche, sociali ed ambientali (ad es. distretti
industriali) .
• territorio geografico (escluse le zone franche
extraterritoriali)
• giacimenti situati in acque internazionali e sfruttati da
unità residenti
• sedi all’estero di ambasciate, consolati e basi militari
• zone franche doganali, spazio aereo nazionale, acque
territoriali
• navi, aerei, piattaforma galleggianti appartenenti a
unità residenti
Sono operatori residenti:
• le imprese con sedi nel Paese;
Attraverso il concetto di territorio possiamo individuare i
soggetti residenti ed i soggetti non residenti.
• le Amministrazioni Pubbliche;
Si definisce residente un operatore che abbia il proprio
centro di interesse economico nel territorio nazionale, cioè
se vi esercita la propria attività per un periodo di almeno
un anno.
• le persone fisiche che hanno dimora abituale nel Paese;
Residenza in senso economico, non giuridico.
• le filiali e succursali di imprese straniere;
• i frontalieri, cittadini italiani che lavorano presso
ambasciate italiane all’estero;
• le unità costituite da terreni, abitazioni e fabbricati
acquistati nel paese da cittadini stranieri.
Gli operatori non residenti con i quali si intrattengono
relazioni vengono raggruppati in un settore istituzionale
definito Resto del mondo.
Le imprese italiane che operano esclusivamente sul
territorio nazionale sono ovviamente residenti.
Le imprese che hanno succursali e filiali all’estero lo sono
limitatamente agli stabilimenti e alle unità insediate sul
territorio italiano. Le filiali e le succursali di imprese
italiane all’estero sono considerate non residenti.
Le filiali e le succursali in Italia di imprese straniere sono
residenti nel nostro paese.
E’ accettato che un’impresa residente in un paese svolga
una limitata attività produttiva all’estero, senza che ciò
imponga di stralciare parte del valore aggiunto dal bilancio
complessivo dell’unità (ad esempio un’impresa di costruzioni
che compia lavori all’estero per meno di un anno).
Il Prodotto Interno Lordo (PIL) ai prezzi di mercato è il
risultato finale dell’attività di produzione delle unità
produttive residenti in un dato intervallo di tempo, senza
riguardo alla residenza dei titolari dei fattori della
produzione, che sono in parte non residenti (lavoratori
stranieri temporaneamente occupati nelle imprese italiane e
capitale straniero investito o comunque prestato in Italia).
Si chiamano
• interni i flussi che si verificano sul territorio economico
del paese, senza distinzione di residenza dei titolari dei
fattori della produzione (lavoro e capitale);
• nazionali i flussi pertinenti ai soli operatori residenti, che
possono averli originati anche all’estero.
Il Prodotto Nazionale Lordo (PNL) esprime i risultati
economici conseguiti dai fattori produttivi residenti nel
paese. Si calcola sommando al PIL i redditi da lavoro
dipendente, da capitale ed impresa ricevuti dal Resto del
mondo (ad esempio redditi da capitale-impresa provenienti
da fabbriche di autoveicoli FIAT impiantate nel mondo) e
sottraendo i flussi corrispondenti versati al Resto del mondo
(ad esempio redditi da capitale-impresa di stabilimenti
residenti in Italia di multinazionali come la ESSO).
Le famiglie
Gli operatori economici residenti che hanno autonomia di
decisione nell’esercizio della propria funzione principale e
che dispongono (almeno potenzialmente) di una contabilità
completa vengono definite unità istituzionali e possono
essere classificati in settori istituzionali, sulla base della
funzione principale che svolgono:
• le famiglie;
• le imprese;
• le amministrazioni pubbliche.
Da un punto di vista statistico una famiglia è costituita da
un insieme di persone legate da vincoli di parentela,
matrimonio, affinità, adozione, tutele o da vincoli affettivi,
coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso comune
(anche se non ancora iscritte all’anagrafe della popolazione
residente del comune). Può essere costituita da una sola
persona.
Definizione non coincidente con quella adottata nella
legislazione. Necessità di comparare statistiche sulle
famiglie nel tempo e nello spazio (legislazioni diverse hanno
diverse definizioni di famiglia).
Una famiglia può essere costituita da membri isolati o da
uno o più nuclei familiari. Un nucleo familiare è un insieme
di persone che formano una relazione di coppia (coniugate o
conviventi) o di tipo genitore-figlio.
Le famiglie svolgono tre funzioni principali: consumare beni
e servizi prodotti da altri settori istituzionali, produrre beni
e servizi destinabili alla vendita, accumulare attività reali e
finanziarie.
Nelle indagini sulle famiglie queste ultime possono essere
classificate in base al numero dei componenti o alle
condizioni della persona di riferimento, indicata come
“capofamiglia” (l’intestatario della scheda anagrafica
rispetto al quale sono definite le condizioni di parentela) ad
es. la condizione lavorativa (attivo o no sul mercato del
lavoro), la condizione professionale (occupato, disoccupato),
l’età, il reddito, il titolo di godimento dell’abitazione (di
proprietà, in affitto).
Nel SEC si distinguono:
Le imprese
• Famiglie consumatrici: hanno come funzione
principale il consumo finale, cioè l’acquisto di beni e
servizi destinati a soddisfare i bisogni umani.
• Famiglie produttrici: imprese individuali e società
semplici di piccole dimensioni (meno di cinque addetti)
e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle
famiglie, che producono servizi non destinabili alla
vendita, consumati dalle famiglie.
Il SEC aggrega le imprese nel settore istituzionale delle
società costituito da:
esercitano attività economica con carattere professionale
per produrre beni o prestare servizi destinabili alla vendita.
• società e quasi-società non finanziarie: producono beni
e servizi destinabili alla vendita;
Possono operare in tutti i settori dell’attività economica
(agricoltura, industria, servizi).
• società e quasi-società finanziarie: svolgono attività di
intermediazione finanziaria e di assicurazione.
Per il settore agricolo si parla di azienda agricola.
Entrambe le tipologie hanno il fine di conseguire utili ed
accumulare attività reali e finanziarie.
Le imprese possono essere classificate sulla base
• dell’attività economica svolta. Da inizio 2008, per
l’Italia l’Istat segue la classificazione ATECO 2007. Nel
caso l’impresa produca diversi prodotti si distingue tra
attività principale (l’attività col valore aggiunto
superiore) e attività secondarie.
• della dimensione valutata, ad esempio, col numero di
addetti. Per addetto si intende la persona, dipendente o
indipendente, occupata nell’impresa (a tempo pieno, a
tempo parziale o con contratto di formazione lavoro),
anche se temporaneamente assente dal lavoro per ferie,
malattia, cassa integrazione...
• del numero di unità locali (stabilimenti)
• del fatto che abbiamo rapporti col resto del mondo
(imprese importatrici/esportatrici) o siano orientate
unicamente al mercato interno.
• della forma giuridica: imprese individuali, società di
persone, società di capitali, società cooperative ed altre.
• della destinazione dei prodotti: beni di consumo
durevoli, beni di consumo non durevoli, beni
strumentali, beni intermedi ed energia.
Importante è la distinzione tra imprese singole e gruppi di
imprese, intesi come associazioni di unità giuridicamente
indipendenti, ottenuta attraverso catene di controllo diretto
ed indiretto, soggette all’influenza dominante di un vertice.
Le amministrazioni pubbliche
comprendono le unità istituzionali che
Nel caso delle aziende agricole la valutazione della
dimensione può essere effettuata in base alla superficie
agricola utilizzata o alla quantità di forza lavoro prestata,
misurata in termini di unità di lavoro (ULA).
• producono beni e servizi non destinabili alla vendita e
destinati ai consumi collettivi e individuali, attraverso
finanziamenti provenienti da versamenti obbligatori
effettuati da unità appartenenti ad altri settori;
Un’unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro
prestata nell’anno da un occupato a tempo pieno, o la
quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a
tempo parziale o da lavoratori che svolgono un doppio
lavoro.
• ridistribuiscono il reddito e la ricchezza del paese.
Suddivise in quattro sottosettori:
• amministrazioni centrali;
• amministrazioni di stati federati;
• amministrazioni locali;
• enti di previdenza e assistenza sociale.
Gli aggregati economici
Tra i soggetti di un sistema economico si svolgono
operazioni che possono
riguardare oggetti diversi (ad es. acquisto o vendita di
beni, di servizi, di attività finanziarie, la ridistribuzione
di redditi)
coinvolgere diversi settori istituzionali
e che cambiano le posizioni dei soggetti.
A seconda delle motivazioni di tali cambiamenti, le singole
operazioni vengono classificate in gruppi omogenei, gli
aggregati economici, che danno una misura del risultato
d’insieme delle operazioni svolte dalle unità economiche:
• consumo privato: spese effettuate dalle famiglie per
l’acquisto di beni e servizi al fine di soddisfare i bisogni
personali;
• investimento: spese effettuate per acquistare beni da
utilizzare per la generazione di redditi in uno o più
periodi successivi;
• produzione: risultato dell’attività economica delle unità
produttive.
Una singola operazione può contribuire a determinare
diversi aggregati economici, in base alle finalità per le quali
viene effettuata ed ai soggetti economici coinvolti.
Ad esempio l’acquisto in contanti di un’autovettura nuova
può essere classificato tra
• i consumi, se effettuato da una famiglia per fini di
trasporto dei componenti;
• gli investimenti, se effettuato da un’impresa (ad
esempio da un’agente di commercio);
• la produzione totale realizzata dal sistema economico,
se visto dalla parte del concessionario che vende
l’autovettura.
Gli aggregati economici possono essere classificati in:
• flussi: danno conto della creazione, trasformazione,
scambio, trasferimento o scomparsa di un valore
economico in un intervallo di tempo (ad es. un anno).
Esprimibili come valore totale (somma) dei flussi creati
nel periodo di tempo o come valore medio, ottenuto
dividendo la somma per la quantità di tempo (ad es. il
numero di giorni) inclusa nel periodo considerato.
• stock: consistenza di attività non finanziarie o “reali”
(ed es. abitazioni, beni strumentali) e attività o
passività finanziarie (ad es. i mezzi di pagamento, i
titoli pubblici), in un determinato istante (ad es. ultimo
giorno dell’anno).
La produzione
Le attività reali possono essere prodotte (risultato di un
processo di produzione o scambio di beni, servizi e fattori
produttivi) o non prodotte (beni materiali ed immateriali
non dovuti a processi di produzione, come la crescita delle
foreste).
La produzione comprende:
• la produzione di beni e servizi destinata alla vendita: è
oggetto di scambio e che dà origine alla formazione di
un prezzo di mercato;
• la produzione che non è oggetto di scambio o è venduta
ad un prezzo non economicamente significativo, cioè che
non copre almeno il 50% dei costi di produzione (beni
autoconsumati o reimpiegati nel processo produttivo, i
beni di investimento prodotti per uso proprio e i beni
ceduti ai dipendenti quale retribuzione in natura e
anche i beni gratuiti);
• le opere d’arte;
è il flusso di beni e servizi che deriva da ogni attività
esercitata sotto il controllo e la responsabilità di una unità
istituzionale che impiega beni, servizi e fattori produttivi
(lavoro e capitale).
Il processo di produzione ha come risultato beni (oggetti
fisici utilizzati per soddisfare un bisogno, sui quali si
possono instaurare diritti di proprietà e che possono essere
scambiati) e servizi (definiti come causa di un cambiamento
delle condizioni del consumatore - es. commercio, trasporti,
istruzione).
• l’attività sommersa, ovvero quella per cui non sono
rispettati gli obblighi fiscali o contributivi. Stima
effettuata mediante la valutazione dell’occupazione non
regolare e la correzione delle sottodichiarazioni del
fatturato (basata sull’ipotesi che le imprese tendono a
sottodichiarare il fatturato, ma non i costi di produzione
e che il reddito del lavoratore indipendente non possa
essere inferiore a quello del lavoratore dipendente);
• il SEC95 prevede che comprenda anche l’attività illegale
con pagamenti volontari (es. gioco d’azzardo, la
produzione e commercializzazione di droghe, la
prostituzione), ma non è ancora misurata in Europa (lo
è solo il contrabbando di sigarette). Non rientra
l’attività illegale con pagamento coercitivo (es. racket);
La valutazione della produzione
• produzione di servizi non destinabili alla vendita di
amministrazione pubbliche, istituzioni private senza
scopo di lucro, di collaboratori familiari dipendenti
La produzione non comprende attività di crescita
indipendente dall’uomo (es. boschi), i servizi prodotti da
membri della famiglia, attività volontarie ed effetti
sull’ambiente dell’attività economica.
Esistono diversi criteri:
• produzione totale, data dall’insieme di tutti i beni e
servizi prodotti;
• produzione vendibile, pari alla produzione totale
meno i reimpieghi interni, ovvero i beni prodotti
dall’impresa per essere riutilizzati nel circuito
produttivo.
Es. in un’impresa meccanica parte dei bulloni fabbricati
sono utilizzati dall’impresa stessa.
La produzione vendibile, cioè il complesso dei beni destinati
a essere posti sul mercato, può essere valutata ai
• prezzi di mercato (o di acquisto), che rappresentano i
valori monetari ai quali la transazione tra operatori
diversi è effettivamente avvenuta. Comprende le
imposte indirette (ad es. l’imposta sul valore aggiunto),
i margini commerciali e i costi di trasporto, al netto dei
contributi sui prodotti, cioè dei trasferimenti effettuati
dalle amministrazioni pubbliche (o dalle istituzioni della
Ue) per influenzare (di solito verso il basso) il prezzo
praticato dal produttore/venditore.
Per ottenere un certo ammontare di produzione l’unità
produttiva deve utilizzare fattori produttivi originari
(lavoro e capitale) e beni e servizi prodotti da altri
operatori. Il valore dei beni e servizi consumati o
trasformati dai produttori nel processo di produzione per
ottenere il prodotto finale costituisce i consumi intermedi.
I consumi intermedi sono sempre valutati ai prezzi di
acquisto. Non includono il deprezzamento del capitale fisso
impiegato per quella particolare produzione (ad es. un
macchinario), cioè l’ammortamento, che misura il costo
che dovrà essere sostenuto per sostituire il capitale fisso non
più utilizzabile.
• prezzi base: prezzo effettivamente incassato dal
produttore, che si ottiene dal prezzo di mercato
escludendo le imposte indirette, i margini commerciali e
il costo del trasporto fatturato separatamente dal
produttore, ed includendo i contributi sui prodotti.
Rappresenta il prezzo sulla base del quale si misurano i
ricavi effettivi e la redditività aziendale.
Il Valore aggiunto (lordo) ai prezzi base è pari alla
produzione ai prezzi base meno il valore dei beni e servizi
intermedi acquistati da altre imprese e impiegati nel
processo produttivo. Misura la capacità dell’impresa di
aggiungere valore a quello preesistente dei beni e servizi
utilizzati nel corso del processo produttivo.
La somma dei valori aggiunti realizzato dalle singole unità
di produzione omogenea fornisce il valore aggiunto per
ciascuna branca produttiva.
Aggiungendo alla somma del valore aggiunto di tutte le
unità produttive di un paese il valore delle imposte indirette
sulla produzione e sulle importazioni (e sottraendo i
contributi) si ottiene il Prodotto interno lordo ai prezzi
di mercato, che è una misura del prodotto finale realizzato
in un’economia con la creazione di nuove risorse.
La produzione realizzata da un sistema economico, espressa
in termini di PIL ai prezzi di mercato (Y), contribuisce,
insieme alle importazioni di beni e servizi (M), a formare le
risorse complessive disponibili per consumi finali (C),
investimenti lordi (I) ed esportazioni di beni e servizi (X):
Y +M =C +I +X
Nei conti nazionali questa identità è detta conto di equilibrio
dei beni e servizi o conto delle risorse e degli impieghi.
Consumi finali
spesa per beni e servizi utilizzati per soddisfare i bisogni
della collettività.
Sono
• individuali: se consumati dai singoli soggetti. Consumi
individuali sono anche gli autoconsumi, i redditi in
natura, i fitti imputati per le abitazioni occupate dai
proprietari.
• collettivi: se il godimento da parte di un singolo non
pregiudica l’analogo godimento da parte di altri
individui (ordine pubblico, giustizia, difesa). Sono
finanziati dalla Pubblica Amministrazione.
Si distingue tra
• consumi finali: quella parte di consumi individuali
finanziata dalle famiglie;
• consumi effettivi: comprendono tutti i consumi
individuali (anche i trasferimenti sociali in natura, beni
e servizi fornite dalle amministrazioni pubbliche e da
istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle
famiglie). Rappresentano le risorse complessive che le
unità istituzionali residenti hanno a disposizione per i
consumi finali.
I consumi possono essere classificati in:
• non durevoli: consumati interamente dopo l’acquisto
(come i generi alimentari)
• semidurevoli: consumati entro un anno (come i vestiti)
• durevoli: pluriennali (come gli elettrodomestici).
I consumi possono essere valutati come consumi nazionali,
cioè effettuati sul territorio nazionale o all’estero da unità
residenti, o come consumi interni, cioè effettuati sul
territorio nazionale sia dalle unità residenti sia da quelle
non residenti.
Tutti i consumi vengono registrati al momento
dell’acquisto, anche se vengono consumati successivamente.
Valutati ai prezzi di mercato ed aggregando le spese per
beni e servizi secondo categorie omogenee (alimentari,
servizi di trasporto,...)
Tra i consumi finali delle famiglie rientrano i fitti effettivi,
cioè quelli realmente pagati dalle famiglie per l’uso
dell’abitazione, e i fitti imputati, che rappresentano i servizi
di cui beneficiano le famiglie che vivono in case di proprietà.
Investimenti lordi
beni (durevoli e riproducibili) che i produttori acquisiscono
durante il periodo contabile (l’anno) a produttività differita,
cioè che non vengono inclusi nei consumi intermedi e che
quindi sono destinati a generare reddito in un periodo
successivo.
Gli investimenti netti, pari alla differenza tra investimenti
lordi ed ammortamenti (investimenti di tipo sostitutivo
necessari per mantenere invariato lo stock di capitale
esistente), danno una misura dell’accrescimento della
capacità produttiva del sistema economico.
• variazione delle scorte: differenza tra il valore delle
entrate e il valore delle uscite dalle scorte. Aumento
netto del capitale circolante dell’impresa, destinato ad
alimentare la produzione e gli scambi in futuro
(materiali acquistati dai produttori anche per la
rivendita e valutati ai prezzi di acquisto, beni fabbricati
dai produttori valutati ai prezzi base, prodotti in corso
di lavorazione valutati ai costi di produzione).
Le scorte possono essere di materie prime e prodotti
intermedi, di prodotti in corso di lavorazione e di
prodotti finiti.
Il flusso degli investimenti fissi lordi contribuisce a
determinare l’evoluzione del capitale di cui dispone il
sistema economico. In particolare, se in un certo anno gli
investimenti fissi lordi (I) sono più alti degli ammortamenti
(A) (cioè della perdita del valore del capitale in seguito al
logorio fisico dovuta al suo uso nel processo produttivo), gli
investimenti fissi netti sono positivi. Ciò determina per
quell’anno un aumento del capitale netto a disposizione del
sistema economico (KN):
KNt = KNt−1 + (It − At ).
Gli ammortamenti possono essere considerati come quella
parte degli investimenti necessaria a mantenere inalterata la
capacità produttiva esistente.
Gli investimenti lordi sono costituiti da
• investimenti fissi: beni materiali (ad es. macchinari,
impianti, mezzi di trasporto) ed immateriali (ad es.
software e basi di dati) ottenuti attraverso un
determinato processo produttivo ed impiegati in altri
processi produttivi per un periodo superiore all’anno.
Sono sempre valutati ai prezzi di mercato.
Possono essere aggregati per branca produttrice e per
branca utilizzatrice.
• acquisti netti di oggetti di valore: beni non finanziari
che non sono normalmente utilizzati a fini di
produzione o consumo e in condizioni normali non si
deteriorano nel tempo, acquistati e detenuti soprattutto
come bene rifugio (pietre, oro non monetario, platino e
altri metalli preziosi, gioielli, antiquariato, oggetti
d’arte e da collezione).
Per l’analisi dello sviluppo di un sistema economico nel
lungo periodo interessa l’evoluzione degli investimenti netti.
Il Prodotto nazionale netto (PNN), pari al prodotto
nazionale lordo meno gli ammortamenti, è una misura
importante della crescita economica effettiva di un paese.
La dinamica del PNN può risultare diversa da quella del
PNL, soprattutto quando la vita media dei beni capitali
cambi nel tempo. Ad esempio impianti ad elevato contenuto
tecnologico (con durata media bassa) richiedono elevati
investimenti lordi che non aumentano la produzione netta.
Importazioni e esportazioni
Fino al 1992 rilevate attraverso le dichiarazioni doganali.
Dal 1993 le bollette doganali utilizzate solo per gli scambi
con paesi esterni all’Unione Europea, mentre quelli interni
all’UE vengono rilevati tramite le dichiarazioni IVA.
In base al SEC95 vengono valutate al valore Fob (free on
board), che corrisponde al prezzo di mercato alla frontiera
del paese esportatore, cioè senza considerare le spese di
trasporto ed assicurazione tra la frontiera del paese
esportatore e quella del paese importatore.
Le importazioni sono costituite da tutte le merci che
entrano nel territorio economico del paese, più tutti i servizi
prestati da operatori non residenti ad operatori residenti.
La differenza tra esportazioni (X) ed importazioni (M) è
detta domanda estera netta e rappresenta il contributo che
il commercio estero fornisce alla formazione del PIL:
La esportazioni comprendono, tra i servizi, anche noli e
assicurazioni sulle merci esportate e una correzione per i
servizi di nolo ed assicurazione resi da operatori residenti su
merci importate (fino alla frontiera italiana).
Y = C + I + (X − M )
Il PIL rappresenta la misura sintetica del reddito prodotto
in un dato intervallo di tempo da un determinato sistema
economico.
Per essere impiegato dalle unità istituzionali (famiglie,
imprese, amministrazioni pubbliche) per effettuare consumi,
investimenti o scambiare beni o servizi con il resto del
mondo, il reddito deve essere trasferito dai centri di
produzione a quelli di utilizzazione. Il trasferimento avviene
attraverso la remunerazione dei fattori produttivi: lavoro e
capitale.
La differenza tra il PIL ai prezzi di mercato e i redditi da
lavoro dipendente (meno le imposte sulla produzione e le
importazioni, più i contributi alla produzione) dà il
risultato lordo di gestione, cioè la parte del reddito
prodotto destinata a remunerare il lavoro prestato
direttamente dall’imprenditore e il capitale.
Una diminuzione della domanda estera netta riduce, a
parità di altre condizioni, il PIL.
I Redditi da lavoro dipendente sono l’insieme dei versamenti
in denaro e delle corresponsioni in natura accordati dai
datori di lavoro quale remunerazione del lavoro prestato dai
lavoratori dipendenti. Comprendono:
• le retribuzioni lorde: tutti gli emolumenti (al lordo delle
imposte dirette trattenute alla fonte e dei contributi
sociali a carico del lavoratore);
• gli oneri sociali: versamenti obbligatori agli enti
previdenziali a carico del datore di lavoro e gli
accantonamenti per il trattamento di fine rapporto.
Il Prodotto Nazionale Lordo (PNL) si calcola sommando al
PIL i redditi netti da lavoro e capitale ricevuti dal Resto del
mondo e sottraendo i flussi corrispondenti versati al Resto
del mondo. Equivale al Reddito nazionale lordo, che
rappresenta il risultato finale conseguito dalle sole unità
residenti per l’attività svolta sia sul territorio nazionale che
all’estero.
Il Prodotto Nazionale Netto si ottiene sottraendo a quello
lordo gli ammortamenti.
Il reddito nazionale lordo meno le imposte pagate alle
amministrazioni pubbliche e gli altri trasferimenti correnti
pagati al resto del mondo dà il reddito nazionale lordo
disponibile, che puù essere impiegato dalle unità residenti
per i consumi finali.
Il saldo tra reddito nazionale lordo disponibile e consumi
finali nazionali dà il risparmio lordo.
Il valore delle operazioni economiche può essere espresso:
• a prezzi correnti, cioè utilizzando il prezzo pattuito in
un particolare periodo (variazioni nel tempo in termini
nominali);
• a prezzi costanti, cioè ai prezzi di uno specifico periodo
preso come riferimento (variazioni nel tempo in termini
reali).
Il rapporto tra un aggregato economico espresso a prezzi
correnti e lo stesso espresso a prezzi costanti si dice
deflatore.
Il valore delle operazioni economiche viene espresso in
termini di una specifica moneta (ad es. euro).
Il valore nominale viene determinato moltiplicando la
quantità di prodotto per il suo prezzo, cioè la quantità di
moneta che bisogna cedere per ottenere in cambio una unità
di prodotto.