il paradiso dell’
Cile: il paradiso
dell’astronomia
Lucia e Cesare Guaita
GRUPPO
EDITORE
Sommario
4
Presentazione (Piero Stroppa)
6
CAPITOLO 1
25
CAPITOLO 2
50
CAPITOLO 3
74
CAPITOLO 4
108
CAPITOLO 5
138
CAPITOLO 6
Cile, natura e cielo unici al mondo
Alla scoperta di Cerro Pachón
In cima al Cerro Tololo
La Silla, una montagna leggendaria
Le sorprese di Las Campanas
Paranal, l’emozione più grande
Questo volume è stato stampato nel mese di marzo 2012 da Rotolito Lombarda SpA, Pioltello (MI)
Per conto di Gruppo B editore Srl, Milano
Cile: il paradiso
dell’astronomia
Lucia e Cesare Guaita
GRUPPO
EDITORE
Presentazione
Atacama
Rapa Nui
Crepuscolo sul Cile in una
foto-composizione di parecchie
immagini satellitari. Da notare la
scarsità di luci rispetto al sovrastante
continente Nord-americano.
4
Cile: il paradiso dell’Astronomia
PRESENTAZIONE
D
a quando l’uomo osserva
il cielo, ha sempre cercato i luoghi più isolati e
bui per contemplare le stelle. Dopo
l’invenzione del telescopio, questa
esigenza è diventata sempre più
pressante, con l’aumentare della
potenza degli strumenti ottici.
Ogni Paese ha cercato all’interno
del suo territorio i siti più adatti
per la realizzazione degli Osservatori astronomici, che fossero quindi
in grado di sfruttare pienamente le
potenzialità dei grandi telescopi.
Le alte montagne, che si elevano
dall’umidità delle pianure, e i luoghi desertici, lontani dalle città
piene di luci artificiali e dotati della
maggiore frequenza di notti serene,
sono stati quindi i siti più ricercati
per osservare e studiare il cielo.
Nel corso dell’ultimo secolo, la ricerca dei siti astronomici ottimali ha
costretto molti Paesi, a cominciare
da quelli europei, a guardare fuori
dai propri confini, ed è per questo
che non sono stati più costruiti
grandi Osservatori in Italia e in
molti altri Paesi.
Il mondo è apparentemente grande, eppure sono pochi i siti che
rispondono a tutte le esigenze degli astronomi moderni e che sono
anche facilmente accessibili per il
trasporto di strumenti sempre più
preziosi e ingombranti.
Attualmente, sono solo tre i siti
mondiali dove si trovano le più alte
concentrazioni di osservatori astronomici: uno è sulla maggiore delle
Isole Hawaii e un altro alle Canarie,
in particolare sull’isola di La Palma,
dove è stato costruito anche il più
grande Osservatorio italiano, il TNG
(Telescopio Nazionale Galileo).
Il terzo sito è in Cile, e questo è
il più esteso e il più ricco dei tre,
poiché comprende decine di Osservatori, tra cui il più grande del
mondo, il VLT (Very Large Telescope), realizzato laggiù dall’Europa. E molti altri Osservatori sono
in costruzione o in progetto.
I cieli incontaminati dei suoi deserti hanno fatto del Cile un vero e
proprio “paradiso dell’astronomia”,
e questo libro vuole presentarlo,
compiendo un viaggio che presenta
uno alla volta tutti gli Osservatori
che vi si trovano, la loro storia, il
loro contributo all’astronomia, insieme a qualche curiosità.
È un libro di viaggio, in cui si parla
anche del Cile e dei suoi meravi-
La notte sul Sud-America in un mosaico di immagini ottenute da alcuni satelliti militari
del programma DMSP (Defence Meteorological Satellite Program). L’inquinamento
luminoso in Cile, e in particolare nel deserto di Atacama (estremo nord), è uno dei
più bassi in assoluto.
gliosi paesaggi, un Paese lontano
ma che vale la pena di visitare, non
solo per motivi “astronomici”.
Questo libro è anche il resoconto
di un viaggio tra gli Osservatori
cileni compiuto dagli Autori, che
nella vita sono padre e figlia, ma
che nella professione sono un chimico che stravede per l’astronomia
e una giovane astrofisica che ha
già lavorato con tutti i massimi telescopi del Cile.
Per questo vengono fornite tutte le
indicazioni pratiche che sono necessarie a chiunque desiderasse
seguire le loro orme, anche solo
per una parte di questo percorso.
Nel Paradiso
dell’Astronomia.
Piero Stroppa
PRESENTAZIONE
Cile: il paradiso dell’Astronomia
5
Cile, natura e cielo unici al mondo
CAPITOLO 1
La Regione cilena di Coquimbo
(dove si trovano gli Osservatori
di Cerro Tololo e Cerro Pachón)
in un’immagine ripresa dallo Shuttle
il 27 febbraio 2003.
6
Cile, natura e cielo unici al mondo
CAPITOLO 1
L
a caratteristica geografica
più saliente del Cile è senza
dubbio la sua forma estremamente allungata, unica al mondo:
ben 4300 km al disotto del tropico
del Capricorno, dove si hanno variazioni di clima veramente estreme.
Da nord a sud, il territorio è diviso
in 15 Regioni amministrative, contrassegnate da numeri romani, con
al centro la Regione Metropolitana
(RM) della capitale Santiago (situata
alla latitudine di 33°26’ S, a una
quota media di 500 m).
Santiago è una città enorme (8 milioni di abitanti, ossia circa la metà
dell’intera popolazione cilena), ma
assolutamente vivibile. Il traffico
è continuo ma non caotico, e sono
moltissimi i parchi e le zone verdi.
Il più noto è il parco di San Cristobal,
che occupa in toto una collina vulcanica alta 350 metri: vi si accede a piedi o in funicolare, è sede
di uno splendido zoo e offre una
visione mozzafiato dell’immensa
estensione di tutta la città.
Il terreno limitrofo a Santiago è
molto ricco di acqua e coltivazioni:
impressionanti, in particolare, le
grandi estensioni a vigneti, che
collocano il Cile tra i primi cinque
produttori mondiali di vino.
A sud di Santiago (dalla Regione VI
alla Regione XI), il clima è molto
piovoso e il territorio ricco di laghi
e foreste (impressionante la famosa foresta delle araucarie giganti).
In realtà, l’abbondanza di legname
pregiato costituisce una delle grandi ricchezze del Cile, anche se negli
Anni 70 è stata fortemente depauperata da un disboscamento dissennato, favorito addirittura dal Governo
con leggi estremamente permissive.
In totale. esistono 340 mila km2 di
riserve forestali (40% del territorio), sfruttate industrialmente per
circa il 15% (va ricordato che qui
pini ed eucalipti hanno bisogno di
soli 15 anni per crescere a maturazione, contro i 90 anni della foresta
siberiana!).
La Regione X (detta Regione dei
laghi) include la grande isola di
Chiloè (180x50 km, alla latitudine
di 41°45’ S), coperta da fitte foreste di conifere native e dotata di un
clima marittimo temperato, famoso
per la sua piovosità (non più di 2030 giorni all’anno di cielo sereno!).
Il numero di scogli, isole e isolette
selvagge, separate da fiordi e canali
aumenta man mano che si scende
verso sud. All’estremo limite meridionale, nella Regione XII, separata dallo stretto di Magellano, si trova la cosiddetta Terra del Fuoco (la
capitale è Punta Arenas, a 53° S).
Il nome di Terra del Fuoco le venne
attribuito dai marinai di Magellano nel 1520, quando, navigando
al largo, videro un gran numero
di fuochi accesi dagli indigeni per
Santiago del Cile con alle spalle le Ande innevate,
ripresa nel luglio 2010 dalla cima del Cerro San Cristobal.
proteggersi dal freddo intenso (qui
c’è neve per nove mesi all’anno, da
aprile a novembre).
In definitiva, il Cile meridionale
(ossia a sud di Santiago) è una terra
ricca di paesaggi incantati e spesso incontaminati, straordinaria da
visitare per chi ama la natura. Purtroppo, non è il luogo adatto per
chi ama il cielo stellato: il clima
instabile, umido e piovoso è infatti
il peggior nemico per l’osservazione continuativa delle meraviglie
del cielo australe, che pure, da
quelle parti, è visibile in tutta la
sua maestosità (ricordiamoci che
siamo ben sotto il Tropico del Capricorno).
Da questo punto di vista (ossia per
chi ha “sete” di cielo australe), la
situazione si capovolge totalmente nella porzione di Cile a nord di
Santiago, con due autentici “paradisi celesti”: l’Isola di Pasqua e il
deserto di Atacama.
Una mappa del Cile (in bianco) con
indicate le 13 Regioni principali.
Di recente, le Regioni I e X sono state
divise in due parti, facendo passare
a 15 il numero totale delle Regioni.
CILE
I - REGIÓN DE TARAPACÃ
Brasile
Perú
Bolivia
XV - REGIÓN DE ARICA
Arica
Iquique
II - REGIÓN DE ANTOFAGASTA
Paraguay
Antofagasta
SAN FÉLIX Y
SAN AMBROSIO
Copiapõ
Argentina
III - REGIÓN DE ATACAMA
IV - REGIÓN DE COQUIMBO
Coquimbo
V - REGIÓN DE VALPARAÍSO
RM - REGIÓN METROPOLITANA
Valparaiso
(SANTIAGO)
VI - REGIÓN DEL LIBERTADOR
GENERAL BERNARDO O’HIGGINS
JUAN-FERNÁNDEZ-INSELN
X - REGIÓN DE LOS LAGOS
La Serena
Uruguay
Viña del Mar
Santiago
Rancagua
Curicé
Talca
Concepción
Los Angelés
Temuco
VII - REGIÓN DEL MAULE
VIII - REGIÓN DEL BIOBÍO
Chillán
IX - REGIÓN DE LA ARAUCANÍA
XIV - REGIÓN
Valdivia
Osorno
DE LOS RIOS
Puerto Montt
XI - REGIÓN DE AISÉN DEL GENERAL
CARLOS IBÁÑEZ DEL CAMPO
XII - REGIÓN DE MAGALLANES
FALKLANDINSELN
Y DE LA ANTÁRTICA CHILENA
Punta Arenas
TIERRA
DEL FUEGO
Il crepuscolo sul vulcano Licancabur
(forse il più famoso di tutto il Cile),
che domina il deserto di Atacama
al confine con la Bolivia.
Un Paese ballerino
Il Cile si trova intrappolato nello scontro (subduzione) in atto tra la zolla
oltre a produrre la più grande catena di montagne della Terra (ossia le
crostale pacifica di Nazca e la zolla del Sudamerica; pertanto, non
Ande) e un’intensa attività vulcanica, è la causa primaria della grande
è difficile intravedere, tra le cime andine, qualcuno dei quasi 3000
sismicità del Cile.
vulcani cileni.
In questo Paese i terremoti sono una regola più che un’eccezione.
Ottanta di questi vulcani sono in piena attività, costituendo il 15% del
Se ne registrano almeno 500 all’anno, con danni materiali in almeno
totale dei vulcani attivi del mondo. Il vulcano più attivo in assoluto si
l’1% di essi. Con l’aggiunta del pericolo tsunami, quando i terremoti
trova 780 km a sud di Santiago: si chiama Villarica (2847 m), ha
avvengono in mare vicino alla costa. Furono cileni due dei cinque
eruttato almeno 64 volte negli ultimi due secoli ed è un’importante
massimi terremoti della storia. I primo avvenne il 22 maggio 1960:
meta turistica perché sede di una delle 270 sorgenti termali cilene.
le scosse furono più di 200, la maggiore raggiunse la magnitu-
Nel 2010 ha fatto molto parlare di sé anche il vulcano Chaiten, situato
dine 9,5 della scala Richter, quattro vulcani entrarono in eruzione e
1200 km a sud della capitale: risvegliatosi improvvisamente dopo
- complice anche un violentissimo tsunami - ci furono almeno 22
9000 anni di quiescenza, ha sepolto sotto una marea di fango e di
mila vittime. Sempre in conseguenza di uno tsunami, ci furono 500
detriti una decina di villaggi con tutti i loro abitanti.
vittime nel tremendo terremoto di magnitudine 8,8 avvenuto al largo
Nel giugno 2011 si è risvegliato, dopo mezzo secolo di silenzio,
di Conception nella notte del 26 febbraio 2009.
anche il vulcano Puyehue-Cordo Caulle (2240 m) situato 900 km a
Uno degli autori di questo libro (Lucia), pur trovandosi a Santiago
sud di Santiago: l’intensa emissione di polveri ha costretto all’evacua-
(ossia 300 km più a nord) ne è stata testimone diretta: una serie di
zione di migliaia di persone di una decina di villaggi situati alle falde
scosse violentissime l’ha letteralmente buttata giù dal letto in pieno
del vulcano.
sonno, facendo oscillare paurosamente il suo palazzo al centro di
A nord del Paese, il vulcano più attivo è il Láscar (5592 m). Ma il più
Santiago. Fortunatamente, si trattava di un palazzo costruito (come
famoso, seppure attualmente quiescente, è il Licancabur (5913 m),
tutte le attuali costruzioni cilene) secondo rigidi criteri antisismici:
il cui cono perfettamente simmetrico domina il deserto di Atacama.
quindi, al di là del grande spavento, i danni alle persone presenti nella
La subduzione della zolla di Nazca sotto la zolla del Sudamerica,
capitale sono stati insignificanti.
CAPITOLO 1
Cile, natura e cielo unici al mondo
9
L’Isola di Pasqua
L’Isola di Pasqua fa parte della cosiddetta Regione V, che rappresenta un po’ la transizione tra le fertili
pianure che circondano Santiago e
le prime avvisaglie del deserto di
Atacama, il più arido e secco del
nostro pianeta. La capitale Valparaiso (alla latitudine di 33° S) è il
principale porto del Cile.
L’Isola di Pasqua (Rapa Nui, secondo la lingua polinesiana) è uno dei
luoghi più misteriosi e isolati del
nostro pianeta. Si trova a 3600 km
dalla costa cilena, in pieno Oceano
Pacifico, nella fascia sub-tropicale
meridionale (27°7’14” S, 109°21’5”
W) ed è nota in tutto il mondo per la
presenza di centinaia di enigmatiche statue di pietra (i Moai).
Si tratta di un minuscolo triangolo di 16x17x24 km, che nacque 3
milioni di anni fa da un “punto caldo” attivatosi al centro della placca di Nazca: dal mare emersero tre
vulcani (Poike, alto 410 m), Rano
Kau, alto 324 m e Terevaka, alto
511 m), le cui eruzioni colmarono
l’isola a partire da 300 mila anni
fa. Questi tre vulcani (attualmente
spenti per lo scivolamento della
placca di Nazca ben oltre l’originario punto caldo) costituiscono i
tre vertici dell’Isola di Pasqua, e
sono accompagnati da almeno una
settantina di altri spettacolari coni
vulcanici minori (Maunga).
La visita alla caldera centrale del
vulcano Rano Kau (diametro 1600 m
10
Cile, natura e cielo unici al mondo
CAPITOLO 1
Rano Kau
Honga Roa
Terevaka
Anakema
L’Isola di Pasqua (Rapa Nui) in un’immagine ripresa il 25 settembre 2002 dalla ISS
(Stazione Spaziale Internazionale).
La strada principale di Honga Roa, capitale di Rapa Nui.
e profondità 200 metri) offre lo
spettacolo incredibile della presenza di centinaia di laghi azzurri
(“occhi che guardano il cielo” nella lingua locale), sede di un microclima particolare che ha conservato alcune specie arboree originali e
ormai introvabili altrove.
Nell’unica città dell’isola, la capitale Honga Roa, risiedono tutti gli
attuali 3500 abitanti, costituiti da
una popolazione giovanile molto
numerosa, per metà cilena e per
metà locale. Si tratta di un delizioso borgo fatto a misura d’uomo,
dove le case sono quasi tutti a un
solo piano, dove le strade sono lin-
de, poco affollate e (per la felicità
degli amanti del cielo) minimamente illuminate, dove pullulano
piccoli ristoranti che con 10-15
euro offrono succulenti pranzi a
base di pesce, dove piccoli mercatini offrono pesce, frutta e ortaggi,
prodotti in loco.
Non stupisce che, nelle sere serene, il cielo di Honga Roa sia dominato da una Via Lattea al cui paragone impallidiscono anche i nostri
migliori cieli di alta montagna.
Secondo la tradizione orale (non
ci sono testimonianze scritte), la
prima colonizzazione di Rapa Nui
avvenne circa 1500 anni fa ad ope-
ra di una popolazione polinesiana
guidata dal mitico re Hotu Matu’a
e dai suoi numerosi figli, che sarebbero sbarcati sulla leggendaria
spiaggia bianca di Anakema (un
vero gioiello, con la sua sabbia
bianco-rosa e, alle spalle, un bosco
di palme).
Da loro nacquero almeno 12 tribù,
che si spartirono l’isola in maniera settoriale, ossia in modo che
ciascuna avesse accesso al mare.
Contemporaneamente, nacque il
culto dei Moai, le grandi statue di
pietra che hanno reso famosa l’Isola di Pasqua in tutto il mondo. Venivano collocati lungo la costa, su
CAPITOLO 1
Cile, natura e cielo unici al mondo
11
Il sito archeologico di Ahu Tahai, nei pressi di Honga Roa, dove migliaia di studiosi
hanno osservato l’eclisse di Sole dell’11 luglio 2010. In primo piano si vedono gli
autori di questo volume (foto di Karina e Vincent Suc).
apposite piattaforme sacre (ahu),
con il volto quasi sempre rivolto
verso l’entroterra, in modo che trasmettessero la sapienza e la protezione degli antenati.
Le tribù facevano a gara a costruire Moai sempre più grandi e
a distruggere in guerra quelli dei
nemici. L’ultimo Moai venne costruito nel 1680, e il relativo culto
decadde inesorabilmente a partire
dal 1684, quando arrivarono i primi missionari. Quasi contemporaneamente, ci fu anche la scoperta
ufficiale dell’isola, avvenuta nel
12
Cile, natura e cielo unici al mondo
CAPITOLO 1
giorno di Pasqua del 1722 (da qui
il nome), ad opera dell’ammiraglio
olandese Jacob Roggeveen. Durante questo periodo, la popolazione
ebbe un incremento esagerato, fino
a quasi 10 mila abitanti, mettendo
seriamente a repentaglio il grande
patrimonio boschivo dell’isola (utilizzato per la costruzione di case e
di navi).
All’inizio del XIX secolo, la popolazione subì un autentico collasso,
sia a causa delle lotte interne per il
possesso delle ormai misere risorse interne, sia a causa di una serie
di saccheggi da parte di pirati o
avventurieri.
L’episodio peggiore era avvenuto nel
1863, quando la maggior parte dei
locali era stata deportata dal governo peruviano nelle miniere di guano del Perú. Tra fatiche e malattie,
si salvarono solo poche decine di
pasquani. Il Cile si impossessò
ufficialmente dell’isola nel 1888,
durante un periodo di espansione
territoriale successivo alla Guerra
del Pacifico (1879-84) contro Perú
e Bolivia e ne concesse lo sfruttamento per oltre mezzo secolo a una
società britannica che allevava pecore da lana.
Nel 1953 il Cile ritornò a controllare e sfruttare direttamente l’isola,
anche se solo nel 1966 i pasquani
acquisirono il diritto di voto e la carta di identità. Con l’introduzione, a
metà degli Anni 90, da parte della
LAN, compagnia aerea cilena, di un
volo diretto da Santiago del Cile, è
decollato il turismo (20 mila turisti
all’anno) e si è elevato il livello di
vita dei residenti, al punto che alcuni isolani sperano addirittura di
ottenere l’indipendenza.
Una storia molto complessa e in
parte sconosciuta, quella dell’Isola
di Pasqua che, però, sarebbe passata del tutto inosservata se gli antichi abitanti non avessero lasciato
un po’ ovunque centinaia di enigmatiche statue di pietra uniche al
mondo, i famosi Moai appunto.
Si conoscono esattamente 887
grandi statue (ma molte altre sono
ancora da disseppellire) e quasi
sempre il materiale per la loro costruzione veniva ricavato dai versanti del vulcano Rano Ranaku,
situato sul lato sud dell’isola. La
visita a questo vulcano è un’esperienza indimenticabile e fantastica: vi si trovano centinaia di Moai
in differenti stadi costruttivi, sia
sulle pareti del cratere interno (entro cui si trova un lago ricco di vegetazione), sia sulle pareti esterne.
Dal sito di Rano Ranaku, si vede in
lontananza il massimo assembramento conosciuto di Moai (Tongariki): si tratta di quindici statue con
le spalle rivolte al mare che, situate su un basamento di 200 metri,
vennero letteralmente sollevate e
spostate per decine di metri dal tremendo tsunami che fece seguito al
grande terremoto cileno del 1960.
Il secondo complesso più impor-
tante, chiamato Akivi, si trova 9,5
km a nord di Honga Roa, alla base
del Terevaka, il massimo vulcano
dell’isola: è costituito da sette statue che hanno la peculiarità di essere rivolte verso il mare, in modo
da poter vedere tramontare il Sole
nel giorno dell’equinozio.
Molto coreografici anche i sei Moai
del sito di Naunau, nei pressi della
spiaggia di Anakema. Splendido
infine il sito di Ahu Tahai, un’enorme distesa di reperti archeologici
situata tra le onde dell’Oceano
Pacifico e la capitale dell’isola:
vi si accede dal bellissimo Museo
antropologico Sebastian Englert.
Vi appartiene Ko Te Riku, l’unico
Moai dotato contemporaneamente
di copricapo (il pukai, una pietra
rossa cubica di una decina di tonnellate...) e di occhi bianchi con
pupille scure (normalmente, i Moai
dell’isola sono senza occhi).
L’impressionante caldera
interna del vulcano Rano Kau,
uno dei più spettacolari di Rapa Nui
e del mondo intero.
CAPITOLO 1
Cile, natura e cielo unici al mondo
13
Il Sole nero sui Moai del sito di Akivi,
in una immagine dello spagnolo
Pedro Saura. A destra del Sole eclissato,
sono ben visibili Mercurio e Venere.
Il cielo di Rapa Nui
L’11 luglio 2010 Rapa Nui è stata attraversata da una delle eclissi
totali di Sole più emozionanti della storia. Questa “madre di tutte le
eclissi” ha oscurato per 4 min 35 s le statue dei Maoi e ha attirato
nell’isola almeno 10 mila astronomi professionisti e dilettanti provenienti da tutto il mondo.
Chi, come noi, ha visto dal vivo il Sole nero di Rapa Nui, ne porterà
un ricordo indimenticabile. Ma le eclissi di Sole avvengono in Luna
Nuova, quindi con il cielo notturno completamente esente dalla luce
lunare nei giorni immediatamente precedenti e seguenti. Un’occasione
irripetibile per ammirare anche il cielo di quella terra buia, sperduta e
quasi disabitata al centro dell’Oceano Pacifico.
Agli occhi di un astrofilo abituato alle nefandezze dell’inquinamento
luminoso della civiltà industrializzata, il cielo di Rapa Nui appare
tanto meraviglioso da lasciare esterrefatti.
Vedere la Via Lattea australe specchiarsi nell’Oceano Pacifico è una
cosa semplicemente surreale. Vedere il grande arco di stelle alzarsi
da ovest e coricarsi sull’acqua dell’oceano a est è uno spettacolo
mozzafiato.
14
Cile, natura e cielo unici al mondo
CAPITOLO 1
Congiunzione Luna, Marte e Saturno
nel cielo limpidissimo del tramonto
su Rapa Nui (13 luglio 2010).
Il cielo di Rapa Nui sui Moai del sito di Tangariki.
Posa fissa di 25 s a 1600 ISO, con obiettivo da 35 mm.
In luglio-agosto (ossia nel pieno dell’inverno australe), c’è l’enorme
vantaggio di avere il centro galattico (quindi la costellazione del
Sagittario) allo zenit già alle 10 di sera! Con la Piccola e la Grande
Nube di Magellano che cominciano a sorgere dopo la mezzanotte...
D’inverno, le notti sono spesso ventose e attraversate da fastidiose
(anche se veloci) correnti nuvolose. Quando, però, il vento cessa
(ogni notte regala almeno 2-3 ore di calma), ogni nuvola svanisce, e
il cielo nerissimo e cristallino si presta magnificamente, per osservazioni sia visuali che fotografiche.
Una semplice fotocamera digitale su cavalletto fisso, con obiettivo
grandangolare e sensibilità di 1600-3200 ISO, fornisce, con 20-30 s
di posa, immagini della Via Lattea semplicemente incredibili. Se poi
la Via Lattea viene inserita nel paesaggio locale (alberi tropicali, Moai,
vulcani), l’effetto è ancora più dirompente.
In dicembre-gennaio (ossia nel pieno dell’estate australe), qualunque
L’incredibile visione della Via Lattea australe di prima sera,
nel cielo di Honga Roa. L’immagine è stata ottenuta con
macchina reflex digitale, obiettivo da 35 mm, 25 secondi
di posa fissa e sensibilità di 1600 ISO.
problema climatico svanisce: il cielo è sempre limpido e sgombro
da nuvole, anche se gli orari delle evoluzioni celesti della Via Lattea
australe diventano un po’ meno comodi che d’inverno.
CAPITOLO 1
Cile, natura e cielo unici al mondo
15
Il cielo del deserto
di Atacama
Questa striscia di terra tra le più
aride del pianeta (piovosità media di 0,01 mm/anno) si estende
per 1500 km (con quote medie
che vanno da 1000 a 4000 metri),
lungo tre regioni cilene: la Regione IV di Coquimbo (con capitale
La Serena, alla latitudine di 30°
S), la Regione III di Atacama (con
capitale Copiapó a 27°22’ S) e la
Regione II di Antofagasta (con capitale Antofagasta, a 23°40’ S).
Il deserto di Atacama, che si formò
15 milioni di anni fa per sollevamento del fondale marino, è cinquanta volte più arido della Death
Valley (la “Valle della Morte”) della California: basti dire che ci sono
zone dove non piove da 400 anni!
Questa eccezionale aridità è dovuta
al fatto che il deserto si colloca tra il
La Regione di Anfofagasta, in pieno deserto
di Atacama (dove si trovano i telescopi VLT
del Cerro Paranal e le antenne di ALMA)
in un’immagine ripresa il 10 giugno ’99,
durante una missione Shuttle di
riparazione dello Space Telescope.
16
Cile, natura e cielo unici al mondo
CAPITOLO 1
tratto della catena andina denominato Puna de Atacama (che lo protegge
dall’umidità proveniente dall’Amazzonia) e la catena di montagne costiere denominata Cordigliera della
Costa (che lo protegge dall’umidità
proveniente dall’Oceano Pacifico).
Le piogge sono quindi un’autentica
camente sterile anche dal punto di
vista biologico. Tanto è vero che
nel 2003 un gruppo di ricercatori guidati da R. Navarro Gonzales
(Università di Città del Messico)
ha testato sul terreno della piana
di Yungay (una delle più aride del
deserto di Atacama) lo stesso tipo
Questo terreno del deserto di Atacama è molto simile a quello della superficie
di Marte. Nell’immagine, il blu del cielo della Terra è stato “sostituito” dal colore
arancione del cielo marziano...
rarità. Quelle poche volte che si
verificano, lo fanno a primavera
inoltrata (ottobre-dicembre, con il
probabile contributo della corrente
calda pacifica del Niño), producendo una specie di miracolo denominato “deserto fiorito”: si tratta della
subitanea fioritura di oltre duecento specie diverse di fiori, i cui semi
possono rimanere quiescenti anche
per decenni prima di risvegliarsi.
Negli ultimi 50 anni, le annate
“buone” si sono ripetute con una
periodicità media di 10 anni: 1963,
1972, 1987, 1991, 2000. La parte
più asciutta dell’Atacama è prati-
di strumento (un Gas-Cromatografo-Spettrometro di Massa) utilizzato nella seconda metà degli Anni
70 dalle sonde Viking per cercare
carbonio organico su Marte. Risultato: gli strumenti dei Viking non
individuarono nessun batterio nel
terreno del deserto di Atacama!
Il deserto è il più grande serbatoio
naturale del mondo di nitrato di
potassio, che è stato estratto su vasta scala fino all’inizio degli Anni
40. Proprio a causa delle ricchezze
minerarie, questa parte del Cile fu
militarmente contesa fra Cile e Bolivia. Fu conquistata dal Cile con
la Guerra del Pacifico del 187983, che sottrasse la regione di Antofagasta alla Bolivia e quella di
Tarapaca al Perú.
L’Atacama possiede soprattutto
enormi giacimenti di rame e argento (prodottisi probabilmente
sull’antico fondo marino, grazie
a effusioni idrotermali). Si tratta
della massima ricchezza del Cile:
per esempio, nelle vicinanze della
città di Calama si trova la miniera
di rame a cielo aperto di Chuquicamata che si estende per 10 km
ed è la più grande del mondo.
Dal nome della regione deriva
quello del minerale tipico dei giacimenti di rame, l’atacamite, un
cloruro basico di rame estremamente solubile in acqua, quindi
stabile proprio in conseguenza del
clima ultra-arido del deserto.
Per le sue condizioni estreme, il
deserto di Atacama è assai scarsamente popolato: le uniche presenze
sono quelle degli indios Chandos,
la maggior parte dei quali lavora
nei giacimenti di nitrati e nei ricchi
depositi di rame. Un lavoro duro e
pericoloso: chi non ricorda il dramma della miniera di San José, dove,
nell’agosto 2010, 33 minatori rimasero seppelliti a 1000 m di profondità e furono miracolosamente salvati solo due mesi dopo?
Scarsità di popolazione significa
anche scarsità di illuminazione e
quindi assenza quasi completa di
inquinamento luminoso. Se a questo uniamo il clima secco e sereno
CAPITOLO 1
Cile, natura e cielo unici al mondo
17
La Moon Valley, in pieno deserto di Atacama.
per oltre 300 notti all’anno e un’altitudine media di 2000-3000 metri, il gioco è fatto: si tratta di un
autentico paradiso per chi ama l’astronomia e il cielo stellato.
Poiché le notti del deserto di Atacama sono dominate dall’incredibile spettacolo della Via Lattea
australe, si tratta di un luogo da sogno per astrofili e astronomi di tutto il mondo. Unico piccolo inconveniente: le particolari condizioni
climatiche producono una notevole
escursione termica che può portare la temperatura a scendere dagli
elevati livelli diurni a (30-35 °C) a
livelli notturni sotto gli 0 °C.
Lo stesso cielo meraviglioso esente
da inquinamento luminoso (e mitigato dal tepore del clima subtro-
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Cile, natura e cielo unici al mondo
CAPITOLO 1
picale...) si ritrova anche nell’altro
paradiso cileno per astrofili, quello
dell’isola di Pasqua. Ma rispetto
all’Atacama, la leggendaria isola
del Pacifico presenta due evidenti svantaggi astronomici: la bassa
quota ed un cielo spesso nuvoloso
e carico di pioggia.
I templi dell’astronomia
mondiale
Fino agli Anni 60 del secolo scorso, c’erano un centinaio di grandi
Osservatori a nord dell’equatore,
contro solo una decina a sud, per
di più collocati in siti spesso inadeguati dal punto di vista atmosferico. E questo nonostante che il
cielo meridionale presenti oggetti
assolutamente peculiari di enorme
interesse scientifico: il centro della Via Lattea, la nebulosa di Eta
Carinae, le Nubi di Magellano, i
migliori ammassi globulari (come
Omega Centauri e 47 Tucanae).
Non stupisce, quindi, che dall’Europa e dagli USA chi voleva studiare il cielo australe si dovesse
sobbarcare a complicate spedizioni astronomiche sotto l’equatore.
In particolare, l’attenzione “astronomica” verso il Cile era iniziata
verso la metà dell’800. Allora l’inquinamento luminoso era ancora
inesistente, per cui la meta preferita (e più facile da raggiungere) era
proprio Santiago, la capitale.
La città è dominata da due splendide e verdissime colline vulcaniche: il Cerro Santa Lucia (100 metri di altezza, con alla sommità il
forte militare Hidalgo e una grande
statua di Pedro de Valdivia, fondatore di Santiago nel 1541) e il Cerro San Cristobal, alto 350 m.
Proprio in cima al Cerro Santa Lucia, J.M. Gilliss (US Naval Observatory) creò nel 1849 un piccolo
osservatorio astronomico, poi divenuto (1852) il primo Osservatorio
Nazionale cileno. Lo scopo di questa postazione astronomica (dotata
di un rifrattore equatoriale da 15
cm, cronometri e barometri) era
quella di misurare la parallasse solare (quindi la distanza Terra-Sole)
in base a osservazioni di Marte e Venere condotte contemporaneamente
dagli USA e dal Cile. Il metodo era
stato messo a punto dal matematico
tedesco C.L. Gerling.
Cinquanta anni dopo, nel 1903, il
Lick Observatory collocò, in cima
al Cerro San Cristobal, un riflettore
da 0,92 m, utilizzato fino ai primi
anni 2000 dall’Università Cattolica
del Cile. Nei primi 25 anni di attività, l’Osservatorio di San Cristobal
realizzò 10 mila spettri di stelle
australi, che - assieme a un numero equivalente di spettri di stelle
boreali ottenuti in USA - permise
una prima stima del movimento del
Sole rispetto alle altre stelle.
In quello stesso periodo avvenne il
primo “contatto” degli americani
con il deserto di Atacama: fu nel
1923, quando da Chuquicamata vennero realizzati centinaia di
spettri delle stelle delle Nubi di
Magellano, mai studiate così a fondo in precedenza.
I primi grandi telescopi (con
specchi da 2-4 metri di diametro)
vennero collocati sulle Ande Cilene negli Anni 60-70. Gli europei dell’ESO (European Southern
Observatory) scelsero La Silla, gli
americani scelsero Las Campanas
e Cerro Tololo. Quest’ultimo si
La cima del Cerro San Cristobal,
dove nel 1903 gli Americani edificarono
l’Osservatorio Manuel Foster, tuttora
utilizzato dall’Università Cattolica del Cile.
1903
CAPITOLO 1
Cile, natura e cielo unici al mondo
19
1849
Il Cerro Santa Lucia, al centro di Santiago, è una piccola collina vulcanica dove
venne costruito, a metà del 19° secolo, il primo osservatorio astronomico cileno.
L’immagine è stata ripresa dalla cima del Cerro di San Cristobal.
trova nella Regione IV di Coquimbo, mentre Las Campanas e La
Silla sono assai vicine e si trovano
nella parte più meridionale della
Regione II di Atacama.
Nei primi anni 2000 la tecnologia
dell’osservazione del cielo è andata
sempre più verso il gigantismo, con
strumenti della taglia di 6-8 metri
e oltre. Era inevitabile che il Cile
ne fosse coinvolto in maniera irresistibile. Questo spiega la costruzione del Telescopio Gemini Sud
da 8 metri di diametro sul Cerro
Pachón, a due passi da Cerro Tololo, nella Regione IV di Coquimbo
e, soprattutto, la realizzazione sul
Cerro Paranal (Regione II di Antofagasta) dello straordinario complesso di quattro telescopi del VLT
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Cile, natura e cielo unici al mondo
CAPITOLO 1
da 8,2 metri, il massimo osservatorio astronomico dei nostri tempi.
Lo stimolo alla realizzazione dei
massimi telescopi al mondo nel
deserto di Atacama è stato anche
favorito da una iniziativa lungimirante che il governo cileno prese
nel 1998. Si tratta del cosiddetto
Decreto Supremo 686, denominato “Illumina el suelo, no el cielo”,
con il quale si è voluto non solo
limitare, ma ridurre del 60% l’illuminazione delle principali città di
quella regione.
L’anno dopo, il direttore dell’Osservatorio di Cerro Tololo completò
l’opera di sensibilizzazione della
popolazione verso l’osservazione
del cielo, regalando a una decina di
professori di La Serena un piccolo
planetario portatile (uno StarLab
con cupola gonfiabile di 3 metri,
capace di accogliere 30 persone),
che ebbe un impatto eccezionale
tra gli studenti del luogo: in un solo
anno, venne visitato da quasi 30
mila persone.
Nel 2003, l’ormai operativo telescopio Gemini Sud arricchì la collettività di un secondo planetario
portatile della ditta americana Learning Technology, molto più evoluto tecnicamente del precedente.
È davvero sintomatico il fatto che
qualche anno dopo (nell’estate
2006) un convegno del CPTED
(Prevention del Crimen a travès de
Diseño Medioambiental) tenutosi
a Santiago del Cile mostrò come
la diminuzione della illuminazione nel Nord del Cile non solo non
aveva incrementato, ma addirittura
aveva ridotto il diffondersi della
criminalità comune.
Il progetto ebbe un effetto collaterale non indifferente anche dal
punto di vista commerciale: lo
sfruttamento della grande ricchezza “celeste” del Cile, mediante la
costruzione di una moltitudine di
piccoli Osservatori turistici.
Abbiamo potuto constatare di persona (ne parleremo in occasione
del capitolo dedicato al Cerro Paranal) come molti turisti, specie i
più giovani, si sentano irresistibilmente attratti dal cielo delle Ande,
al punto da collocarlo tra le grandi
motivazioni di un lungo viaggio in
terra cilena.
Mappa dei principali osservatori
astronomici costruiti nel Cile
settentrionale (Regioni II, III e IV).
Putre
Parinacota
Arica
Camiña
Colchane
Tarapaca
Iquique
Pozo
Almonte
Pica
Ollagüe
Tocopilla
Toconce
Caspana
Maria
Elena Calama
San Pedro
de Atacama
Baquedano
Aguas Blancas
Antofagasta
Toconao
Peina
Tilopozo
Tilomonte
Observatorio Cerro Armazones
Observatorio VLT Paranal
El Salvador
Chañaral
Diego de
Almagro
Potrerillos
Inca de Oro
Caldera
Copiapo
Paipote
Tierra Los Azules
Amarilla
Carrizal Bajo
Huasco
Vallenar
Caleta Sarco
Caleta Chañaral
La Arena
Observatorio Cerro Pachón
Observatorio Turistico Collowara
Vicuña
Paihuano
Pisco Elqui
Andacollo
Ovalle
Monte Patria
Combarbalá
Illapel
Los Vilos
Observatorio Las Campanas
Observatorio Turistico Cerro Mamalluca
La Higuera
La Serena
Coquimbo
Observatorio Las Campanas
Tulahuén
Observatorio Cerro Tololo
Observatorio Turistico Cerro Cancana
Observatorio Cruz del Sur