il paradiso dell’ Cile: il paradiso dell’astronomia Lucia e Cesare Guaita GRUPPO EDITORE Sommario 4 Presentazione (Piero Stroppa) 6 CAPITOLO 1 25 CAPITOLO 2 50 CAPITOLO 3 74 CAPITOLO 4 108 CAPITOLO 5 138 CAPITOLO 6 Cile, natura e cielo unici al mondo Alla scoperta di Cerro Pachón In cima al Cerro Tololo La Silla, una montagna leggendaria Le sorprese di Las Campanas Paranal, l’emozione più grande Questo volume è stato stampato nel mese di marzo 2012 da Rotolito Lombarda SpA, Pioltello (MI) Per conto di Gruppo B editore Srl, Milano Cile: il paradiso dell’astronomia Lucia e Cesare Guaita GRUPPO EDITORE Presentazione Atacama Rapa Nui Crepuscolo sul Cile in una foto-composizione di parecchie immagini satellitari. Da notare la scarsità di luci rispetto al sovrastante continente Nord-americano. 4 Cile: il paradiso dell’Astronomia PRESENTAZIONE D a quando l’uomo osserva il cielo, ha sempre cercato i luoghi più isolati e bui per contemplare le stelle. Dopo l’invenzione del telescopio, questa esigenza è diventata sempre più pressante, con l’aumentare della potenza degli strumenti ottici. Ogni Paese ha cercato all’interno del suo territorio i siti più adatti per la realizzazione degli Osservatori astronomici, che fossero quindi in grado di sfruttare pienamente le potenzialità dei grandi telescopi. Le alte montagne, che si elevano dall’umidità delle pianure, e i luoghi desertici, lontani dalle città piene di luci artificiali e dotati della maggiore frequenza di notti serene, sono stati quindi i siti più ricercati per osservare e studiare il cielo. Nel corso dell’ultimo secolo, la ricerca dei siti astronomici ottimali ha costretto molti Paesi, a cominciare da quelli europei, a guardare fuori dai propri confini, ed è per questo che non sono stati più costruiti grandi Osservatori in Italia e in molti altri Paesi. Il mondo è apparentemente grande, eppure sono pochi i siti che rispondono a tutte le esigenze degli astronomi moderni e che sono anche facilmente accessibili per il trasporto di strumenti sempre più preziosi e ingombranti. Attualmente, sono solo tre i siti mondiali dove si trovano le più alte concentrazioni di osservatori astronomici: uno è sulla maggiore delle Isole Hawaii e un altro alle Canarie, in particolare sull’isola di La Palma, dove è stato costruito anche il più grande Osservatorio italiano, il TNG (Telescopio Nazionale Galileo). Il terzo sito è in Cile, e questo è il più esteso e il più ricco dei tre, poiché comprende decine di Osservatori, tra cui il più grande del mondo, il VLT (Very Large Telescope), realizzato laggiù dall’Europa. E molti altri Osservatori sono in costruzione o in progetto. I cieli incontaminati dei suoi deserti hanno fatto del Cile un vero e proprio “paradiso dell’astronomia”, e questo libro vuole presentarlo, compiendo un viaggio che presenta uno alla volta tutti gli Osservatori che vi si trovano, la loro storia, il loro contributo all’astronomia, insieme a qualche curiosità. È un libro di viaggio, in cui si parla anche del Cile e dei suoi meravi- La notte sul Sud-America in un mosaico di immagini ottenute da alcuni satelliti militari del programma DMSP (Defence Meteorological Satellite Program). L’inquinamento luminoso in Cile, e in particolare nel deserto di Atacama (estremo nord), è uno dei più bassi in assoluto. gliosi paesaggi, un Paese lontano ma che vale la pena di visitare, non solo per motivi “astronomici”. Questo libro è anche il resoconto di un viaggio tra gli Osservatori cileni compiuto dagli Autori, che nella vita sono padre e figlia, ma che nella professione sono un chimico che stravede per l’astronomia e una giovane astrofisica che ha già lavorato con tutti i massimi telescopi del Cile. Per questo vengono fornite tutte le indicazioni pratiche che sono necessarie a chiunque desiderasse seguire le loro orme, anche solo per una parte di questo percorso. Nel Paradiso dell’Astronomia. Piero Stroppa PRESENTAZIONE Cile: il paradiso dell’Astronomia 5 Cile, natura e cielo unici al mondo CAPITOLO 1 La Regione cilena di Coquimbo (dove si trovano gli Osservatori di Cerro Tololo e Cerro Pachón) in un’immagine ripresa dallo Shuttle il 27 febbraio 2003. 6 Cile, natura e cielo unici al mondo CAPITOLO 1 L a caratteristica geografica più saliente del Cile è senza dubbio la sua forma estremamente allungata, unica al mondo: ben 4300 km al disotto del tropico del Capricorno, dove si hanno variazioni di clima veramente estreme. Da nord a sud, il territorio è diviso in 15 Regioni amministrative, contrassegnate da numeri romani, con al centro la Regione Metropolitana (RM) della capitale Santiago (situata alla latitudine di 33°26’ S, a una quota media di 500 m). Santiago è una città enorme (8 milioni di abitanti, ossia circa la metà dell’intera popolazione cilena), ma assolutamente vivibile. Il traffico è continuo ma non caotico, e sono moltissimi i parchi e le zone verdi. Il più noto è il parco di San Cristobal, che occupa in toto una collina vulcanica alta 350 metri: vi si accede a piedi o in funicolare, è sede di uno splendido zoo e offre una visione mozzafiato dell’immensa estensione di tutta la città. Il terreno limitrofo a Santiago è molto ricco di acqua e coltivazioni: impressionanti, in particolare, le grandi estensioni a vigneti, che collocano il Cile tra i primi cinque produttori mondiali di vino. A sud di Santiago (dalla Regione VI alla Regione XI), il clima è molto piovoso e il territorio ricco di laghi e foreste (impressionante la famosa foresta delle araucarie giganti). In realtà, l’abbondanza di legname pregiato costituisce una delle grandi ricchezze del Cile, anche se negli Anni 70 è stata fortemente depauperata da un disboscamento dissennato, favorito addirittura dal Governo con leggi estremamente permissive. In totale. esistono 340 mila km2 di riserve forestali (40% del territorio), sfruttate industrialmente per circa il 15% (va ricordato che qui pini ed eucalipti hanno bisogno di soli 15 anni per crescere a maturazione, contro i 90 anni della foresta siberiana!). La Regione X (detta Regione dei laghi) include la grande isola di Chiloè (180x50 km, alla latitudine di 41°45’ S), coperta da fitte foreste di conifere native e dotata di un clima marittimo temperato, famoso per la sua piovosità (non più di 2030 giorni all’anno di cielo sereno!). Il numero di scogli, isole e isolette selvagge, separate da fiordi e canali aumenta man mano che si scende verso sud. All’estremo limite meridionale, nella Regione XII, separata dallo stretto di Magellano, si trova la cosiddetta Terra del Fuoco (la capitale è Punta Arenas, a 53° S). Il nome di Terra del Fuoco le venne attribuito dai marinai di Magellano nel 1520, quando, navigando al largo, videro un gran numero di fuochi accesi dagli indigeni per Santiago del Cile con alle spalle le Ande innevate, ripresa nel luglio 2010 dalla cima del Cerro San Cristobal. proteggersi dal freddo intenso (qui c’è neve per nove mesi all’anno, da aprile a novembre). In definitiva, il Cile meridionale (ossia a sud di Santiago) è una terra ricca di paesaggi incantati e spesso incontaminati, straordinaria da visitare per chi ama la natura. Purtroppo, non è il luogo adatto per chi ama il cielo stellato: il clima instabile, umido e piovoso è infatti il peggior nemico per l’osservazione continuativa delle meraviglie del cielo australe, che pure, da quelle parti, è visibile in tutta la sua maestosità (ricordiamoci che siamo ben sotto il Tropico del Capricorno). Da questo punto di vista (ossia per chi ha “sete” di cielo australe), la situazione si capovolge totalmente nella porzione di Cile a nord di Santiago, con due autentici “paradisi celesti”: l’Isola di Pasqua e il deserto di Atacama. Una mappa del Cile (in bianco) con indicate le 13 Regioni principali. Di recente, le Regioni I e X sono state divise in due parti, facendo passare a 15 il numero totale delle Regioni. CILE I - REGIÓN DE TARAPACÃ Brasile Perú Bolivia XV - REGIÓN DE ARICA Arica Iquique II - REGIÓN DE ANTOFAGASTA Paraguay Antofagasta SAN FÉLIX Y SAN AMBROSIO Copiapõ Argentina III - REGIÓN DE ATACAMA IV - REGIÓN DE COQUIMBO Coquimbo V - REGIÓN DE VALPARAÍSO RM - REGIÓN METROPOLITANA Valparaiso (SANTIAGO) VI - REGIÓN DEL LIBERTADOR GENERAL BERNARDO O’HIGGINS JUAN-FERNÁNDEZ-INSELN X - REGIÓN DE LOS LAGOS La Serena Uruguay Viña del Mar Santiago Rancagua Curicé Talca Concepción Los Angelés Temuco VII - REGIÓN DEL MAULE VIII - REGIÓN DEL BIOBÍO Chillán IX - REGIÓN DE LA ARAUCANÍA XIV - REGIÓN Valdivia Osorno DE LOS RIOS Puerto Montt XI - REGIÓN DE AISÉN DEL GENERAL CARLOS IBÁÑEZ DEL CAMPO XII - REGIÓN DE MAGALLANES FALKLANDINSELN Y DE LA ANTÁRTICA CHILENA Punta Arenas TIERRA DEL FUEGO Il crepuscolo sul vulcano Licancabur (forse il più famoso di tutto il Cile), che domina il deserto di Atacama al confine con la Bolivia. Un Paese ballerino Il Cile si trova intrappolato nello scontro (subduzione) in atto tra la zolla oltre a produrre la più grande catena di montagne della Terra (ossia le crostale pacifica di Nazca e la zolla del Sudamerica; pertanto, non Ande) e un’intensa attività vulcanica, è la causa primaria della grande è difficile intravedere, tra le cime andine, qualcuno dei quasi 3000 sismicità del Cile. vulcani cileni. In questo Paese i terremoti sono una regola più che un’eccezione. Ottanta di questi vulcani sono in piena attività, costituendo il 15% del Se ne registrano almeno 500 all’anno, con danni materiali in almeno totale dei vulcani attivi del mondo. Il vulcano più attivo in assoluto si l’1% di essi. Con l’aggiunta del pericolo tsunami, quando i terremoti trova 780 km a sud di Santiago: si chiama Villarica (2847 m), ha avvengono in mare vicino alla costa. Furono cileni due dei cinque eruttato almeno 64 volte negli ultimi due secoli ed è un’importante massimi terremoti della storia. I primo avvenne il 22 maggio 1960: meta turistica perché sede di una delle 270 sorgenti termali cilene. le scosse furono più di 200, la maggiore raggiunse la magnitu- Nel 2010 ha fatto molto parlare di sé anche il vulcano Chaiten, situato dine 9,5 della scala Richter, quattro vulcani entrarono in eruzione e 1200 km a sud della capitale: risvegliatosi improvvisamente dopo - complice anche un violentissimo tsunami - ci furono almeno 22 9000 anni di quiescenza, ha sepolto sotto una marea di fango e di mila vittime. Sempre in conseguenza di uno tsunami, ci furono 500 detriti una decina di villaggi con tutti i loro abitanti. vittime nel tremendo terremoto di magnitudine 8,8 avvenuto al largo Nel giugno 2011 si è risvegliato, dopo mezzo secolo di silenzio, di Conception nella notte del 26 febbraio 2009. anche il vulcano Puyehue-Cordo Caulle (2240 m) situato 900 km a Uno degli autori di questo libro (Lucia), pur trovandosi a Santiago sud di Santiago: l’intensa emissione di polveri ha costretto all’evacua- (ossia 300 km più a nord) ne è stata testimone diretta: una serie di zione di migliaia di persone di una decina di villaggi situati alle falde scosse violentissime l’ha letteralmente buttata giù dal letto in pieno del vulcano. sonno, facendo oscillare paurosamente il suo palazzo al centro di A nord del Paese, il vulcano più attivo è il Láscar (5592 m). Ma il più Santiago. Fortunatamente, si trattava di un palazzo costruito (come famoso, seppure attualmente quiescente, è il Licancabur (5913 m), tutte le attuali costruzioni cilene) secondo rigidi criteri antisismici: il cui cono perfettamente simmetrico domina il deserto di Atacama. quindi, al di là del grande spavento, i danni alle persone presenti nella La subduzione della zolla di Nazca sotto la zolla del Sudamerica, capitale sono stati insignificanti. CAPITOLO 1 Cile, natura e cielo unici al mondo 9 L’Isola di Pasqua L’Isola di Pasqua fa parte della cosiddetta Regione V, che rappresenta un po’ la transizione tra le fertili pianure che circondano Santiago e le prime avvisaglie del deserto di Atacama, il più arido e secco del nostro pianeta. La capitale Valparaiso (alla latitudine di 33° S) è il principale porto del Cile. L’Isola di Pasqua (Rapa Nui, secondo la lingua polinesiana) è uno dei luoghi più misteriosi e isolati del nostro pianeta. Si trova a 3600 km dalla costa cilena, in pieno Oceano Pacifico, nella fascia sub-tropicale meridionale (27°7’14” S, 109°21’5” W) ed è nota in tutto il mondo per la presenza di centinaia di enigmatiche statue di pietra (i Moai). Si tratta di un minuscolo triangolo di 16x17x24 km, che nacque 3 milioni di anni fa da un “punto caldo” attivatosi al centro della placca di Nazca: dal mare emersero tre vulcani (Poike, alto 410 m), Rano Kau, alto 324 m e Terevaka, alto 511 m), le cui eruzioni colmarono l’isola a partire da 300 mila anni fa. Questi tre vulcani (attualmente spenti per lo scivolamento della placca di Nazca ben oltre l’originario punto caldo) costituiscono i tre vertici dell’Isola di Pasqua, e sono accompagnati da almeno una settantina di altri spettacolari coni vulcanici minori (Maunga). La visita alla caldera centrale del vulcano Rano Kau (diametro 1600 m 10 Cile, natura e cielo unici al mondo CAPITOLO 1 Rano Kau Honga Roa Terevaka Anakema L’Isola di Pasqua (Rapa Nui) in un’immagine ripresa il 25 settembre 2002 dalla ISS (Stazione Spaziale Internazionale). La strada principale di Honga Roa, capitale di Rapa Nui. e profondità 200 metri) offre lo spettacolo incredibile della presenza di centinaia di laghi azzurri (“occhi che guardano il cielo” nella lingua locale), sede di un microclima particolare che ha conservato alcune specie arboree originali e ormai introvabili altrove. Nell’unica città dell’isola, la capitale Honga Roa, risiedono tutti gli attuali 3500 abitanti, costituiti da una popolazione giovanile molto numerosa, per metà cilena e per metà locale. Si tratta di un delizioso borgo fatto a misura d’uomo, dove le case sono quasi tutti a un solo piano, dove le strade sono lin- de, poco affollate e (per la felicità degli amanti del cielo) minimamente illuminate, dove pullulano piccoli ristoranti che con 10-15 euro offrono succulenti pranzi a base di pesce, dove piccoli mercatini offrono pesce, frutta e ortaggi, prodotti in loco. Non stupisce che, nelle sere serene, il cielo di Honga Roa sia dominato da una Via Lattea al cui paragone impallidiscono anche i nostri migliori cieli di alta montagna. Secondo la tradizione orale (non ci sono testimonianze scritte), la prima colonizzazione di Rapa Nui avvenne circa 1500 anni fa ad ope- ra di una popolazione polinesiana guidata dal mitico re Hotu Matu’a e dai suoi numerosi figli, che sarebbero sbarcati sulla leggendaria spiaggia bianca di Anakema (un vero gioiello, con la sua sabbia bianco-rosa e, alle spalle, un bosco di palme). Da loro nacquero almeno 12 tribù, che si spartirono l’isola in maniera settoriale, ossia in modo che ciascuna avesse accesso al mare. Contemporaneamente, nacque il culto dei Moai, le grandi statue di pietra che hanno reso famosa l’Isola di Pasqua in tutto il mondo. Venivano collocati lungo la costa, su CAPITOLO 1 Cile, natura e cielo unici al mondo 11 Il sito archeologico di Ahu Tahai, nei pressi di Honga Roa, dove migliaia di studiosi hanno osservato l’eclisse di Sole dell’11 luglio 2010. In primo piano si vedono gli autori di questo volume (foto di Karina e Vincent Suc). apposite piattaforme sacre (ahu), con il volto quasi sempre rivolto verso l’entroterra, in modo che trasmettessero la sapienza e la protezione degli antenati. Le tribù facevano a gara a costruire Moai sempre più grandi e a distruggere in guerra quelli dei nemici. L’ultimo Moai venne costruito nel 1680, e il relativo culto decadde inesorabilmente a partire dal 1684, quando arrivarono i primi missionari. Quasi contemporaneamente, ci fu anche la scoperta ufficiale dell’isola, avvenuta nel 12 Cile, natura e cielo unici al mondo CAPITOLO 1 giorno di Pasqua del 1722 (da qui il nome), ad opera dell’ammiraglio olandese Jacob Roggeveen. Durante questo periodo, la popolazione ebbe un incremento esagerato, fino a quasi 10 mila abitanti, mettendo seriamente a repentaglio il grande patrimonio boschivo dell’isola (utilizzato per la costruzione di case e di navi). All’inizio del XIX secolo, la popolazione subì un autentico collasso, sia a causa delle lotte interne per il possesso delle ormai misere risorse interne, sia a causa di una serie di saccheggi da parte di pirati o avventurieri. L’episodio peggiore era avvenuto nel 1863, quando la maggior parte dei locali era stata deportata dal governo peruviano nelle miniere di guano del Perú. Tra fatiche e malattie, si salvarono solo poche decine di pasquani. Il Cile si impossessò ufficialmente dell’isola nel 1888, durante un periodo di espansione territoriale successivo alla Guerra del Pacifico (1879-84) contro Perú e Bolivia e ne concesse lo sfruttamento per oltre mezzo secolo a una società britannica che allevava pecore da lana. Nel 1953 il Cile ritornò a controllare e sfruttare direttamente l’isola, anche se solo nel 1966 i pasquani acquisirono il diritto di voto e la carta di identità. Con l’introduzione, a metà degli Anni 90, da parte della LAN, compagnia aerea cilena, di un volo diretto da Santiago del Cile, è decollato il turismo (20 mila turisti all’anno) e si è elevato il livello di vita dei residenti, al punto che alcuni isolani sperano addirittura di ottenere l’indipendenza. Una storia molto complessa e in parte sconosciuta, quella dell’Isola di Pasqua che, però, sarebbe passata del tutto inosservata se gli antichi abitanti non avessero lasciato un po’ ovunque centinaia di enigmatiche statue di pietra uniche al mondo, i famosi Moai appunto. Si conoscono esattamente 887 grandi statue (ma molte altre sono ancora da disseppellire) e quasi sempre il materiale per la loro costruzione veniva ricavato dai versanti del vulcano Rano Ranaku, situato sul lato sud dell’isola. La visita a questo vulcano è un’esperienza indimenticabile e fantastica: vi si trovano centinaia di Moai in differenti stadi costruttivi, sia sulle pareti del cratere interno (entro cui si trova un lago ricco di vegetazione), sia sulle pareti esterne. Dal sito di Rano Ranaku, si vede in lontananza il massimo assembramento conosciuto di Moai (Tongariki): si tratta di quindici statue con le spalle rivolte al mare che, situate su un basamento di 200 metri, vennero letteralmente sollevate e spostate per decine di metri dal tremendo tsunami che fece seguito al grande terremoto cileno del 1960. Il secondo complesso più impor- tante, chiamato Akivi, si trova 9,5 km a nord di Honga Roa, alla base del Terevaka, il massimo vulcano dell’isola: è costituito da sette statue che hanno la peculiarità di essere rivolte verso il mare, in modo da poter vedere tramontare il Sole nel giorno dell’equinozio. Molto coreografici anche i sei Moai del sito di Naunau, nei pressi della spiaggia di Anakema. Splendido infine il sito di Ahu Tahai, un’enorme distesa di reperti archeologici situata tra le onde dell’Oceano Pacifico e la capitale dell’isola: vi si accede dal bellissimo Museo antropologico Sebastian Englert. Vi appartiene Ko Te Riku, l’unico Moai dotato contemporaneamente di copricapo (il pukai, una pietra rossa cubica di una decina di tonnellate...) e di occhi bianchi con pupille scure (normalmente, i Moai dell’isola sono senza occhi). L’impressionante caldera interna del vulcano Rano Kau, uno dei più spettacolari di Rapa Nui e del mondo intero. CAPITOLO 1 Cile, natura e cielo unici al mondo 13 Il Sole nero sui Moai del sito di Akivi, in una immagine dello spagnolo Pedro Saura. A destra del Sole eclissato, sono ben visibili Mercurio e Venere. Il cielo di Rapa Nui L’11 luglio 2010 Rapa Nui è stata attraversata da una delle eclissi totali di Sole più emozionanti della storia. Questa “madre di tutte le eclissi” ha oscurato per 4 min 35 s le statue dei Maoi e ha attirato nell’isola almeno 10 mila astronomi professionisti e dilettanti provenienti da tutto il mondo. Chi, come noi, ha visto dal vivo il Sole nero di Rapa Nui, ne porterà un ricordo indimenticabile. Ma le eclissi di Sole avvengono in Luna Nuova, quindi con il cielo notturno completamente esente dalla luce lunare nei giorni immediatamente precedenti e seguenti. Un’occasione irripetibile per ammirare anche il cielo di quella terra buia, sperduta e quasi disabitata al centro dell’Oceano Pacifico. Agli occhi di un astrofilo abituato alle nefandezze dell’inquinamento luminoso della civiltà industrializzata, il cielo di Rapa Nui appare tanto meraviglioso da lasciare esterrefatti. Vedere la Via Lattea australe specchiarsi nell’Oceano Pacifico è una cosa semplicemente surreale. Vedere il grande arco di stelle alzarsi da ovest e coricarsi sull’acqua dell’oceano a est è uno spettacolo mozzafiato. 14 Cile, natura e cielo unici al mondo CAPITOLO 1 Congiunzione Luna, Marte e Saturno nel cielo limpidissimo del tramonto su Rapa Nui (13 luglio 2010). Il cielo di Rapa Nui sui Moai del sito di Tangariki. Posa fissa di 25 s a 1600 ISO, con obiettivo da 35 mm. In luglio-agosto (ossia nel pieno dell’inverno australe), c’è l’enorme vantaggio di avere il centro galattico (quindi la costellazione del Sagittario) allo zenit già alle 10 di sera! Con la Piccola e la Grande Nube di Magellano che cominciano a sorgere dopo la mezzanotte... D’inverno, le notti sono spesso ventose e attraversate da fastidiose (anche se veloci) correnti nuvolose. Quando, però, il vento cessa (ogni notte regala almeno 2-3 ore di calma), ogni nuvola svanisce, e il cielo nerissimo e cristallino si presta magnificamente, per osservazioni sia visuali che fotografiche. Una semplice fotocamera digitale su cavalletto fisso, con obiettivo grandangolare e sensibilità di 1600-3200 ISO, fornisce, con 20-30 s di posa, immagini della Via Lattea semplicemente incredibili. Se poi la Via Lattea viene inserita nel paesaggio locale (alberi tropicali, Moai, vulcani), l’effetto è ancora più dirompente. In dicembre-gennaio (ossia nel pieno dell’estate australe), qualunque L’incredibile visione della Via Lattea australe di prima sera, nel cielo di Honga Roa. L’immagine è stata ottenuta con macchina reflex digitale, obiettivo da 35 mm, 25 secondi di posa fissa e sensibilità di 1600 ISO. problema climatico svanisce: il cielo è sempre limpido e sgombro da nuvole, anche se gli orari delle evoluzioni celesti della Via Lattea australe diventano un po’ meno comodi che d’inverno. CAPITOLO 1 Cile, natura e cielo unici al mondo 15 Il cielo del deserto di Atacama Questa striscia di terra tra le più aride del pianeta (piovosità media di 0,01 mm/anno) si estende per 1500 km (con quote medie che vanno da 1000 a 4000 metri), lungo tre regioni cilene: la Regione IV di Coquimbo (con capitale La Serena, alla latitudine di 30° S), la Regione III di Atacama (con capitale Copiapó a 27°22’ S) e la Regione II di Antofagasta (con capitale Antofagasta, a 23°40’ S). Il deserto di Atacama, che si formò 15 milioni di anni fa per sollevamento del fondale marino, è cinquanta volte più arido della Death Valley (la “Valle della Morte”) della California: basti dire che ci sono zone dove non piove da 400 anni! Questa eccezionale aridità è dovuta al fatto che il deserto si colloca tra il La Regione di Anfofagasta, in pieno deserto di Atacama (dove si trovano i telescopi VLT del Cerro Paranal e le antenne di ALMA) in un’immagine ripresa il 10 giugno ’99, durante una missione Shuttle di riparazione dello Space Telescope. 16 Cile, natura e cielo unici al mondo CAPITOLO 1 tratto della catena andina denominato Puna de Atacama (che lo protegge dall’umidità proveniente dall’Amazzonia) e la catena di montagne costiere denominata Cordigliera della Costa (che lo protegge dall’umidità proveniente dall’Oceano Pacifico). Le piogge sono quindi un’autentica camente sterile anche dal punto di vista biologico. Tanto è vero che nel 2003 un gruppo di ricercatori guidati da R. Navarro Gonzales (Università di Città del Messico) ha testato sul terreno della piana di Yungay (una delle più aride del deserto di Atacama) lo stesso tipo Questo terreno del deserto di Atacama è molto simile a quello della superficie di Marte. Nell’immagine, il blu del cielo della Terra è stato “sostituito” dal colore arancione del cielo marziano... rarità. Quelle poche volte che si verificano, lo fanno a primavera inoltrata (ottobre-dicembre, con il probabile contributo della corrente calda pacifica del Niño), producendo una specie di miracolo denominato “deserto fiorito”: si tratta della subitanea fioritura di oltre duecento specie diverse di fiori, i cui semi possono rimanere quiescenti anche per decenni prima di risvegliarsi. Negli ultimi 50 anni, le annate “buone” si sono ripetute con una periodicità media di 10 anni: 1963, 1972, 1987, 1991, 2000. La parte più asciutta dell’Atacama è prati- di strumento (un Gas-Cromatografo-Spettrometro di Massa) utilizzato nella seconda metà degli Anni 70 dalle sonde Viking per cercare carbonio organico su Marte. Risultato: gli strumenti dei Viking non individuarono nessun batterio nel terreno del deserto di Atacama! Il deserto è il più grande serbatoio naturale del mondo di nitrato di potassio, che è stato estratto su vasta scala fino all’inizio degli Anni 40. Proprio a causa delle ricchezze minerarie, questa parte del Cile fu militarmente contesa fra Cile e Bolivia. Fu conquistata dal Cile con la Guerra del Pacifico del 187983, che sottrasse la regione di Antofagasta alla Bolivia e quella di Tarapaca al Perú. L’Atacama possiede soprattutto enormi giacimenti di rame e argento (prodottisi probabilmente sull’antico fondo marino, grazie a effusioni idrotermali). Si tratta della massima ricchezza del Cile: per esempio, nelle vicinanze della città di Calama si trova la miniera di rame a cielo aperto di Chuquicamata che si estende per 10 km ed è la più grande del mondo. Dal nome della regione deriva quello del minerale tipico dei giacimenti di rame, l’atacamite, un cloruro basico di rame estremamente solubile in acqua, quindi stabile proprio in conseguenza del clima ultra-arido del deserto. Per le sue condizioni estreme, il deserto di Atacama è assai scarsamente popolato: le uniche presenze sono quelle degli indios Chandos, la maggior parte dei quali lavora nei giacimenti di nitrati e nei ricchi depositi di rame. Un lavoro duro e pericoloso: chi non ricorda il dramma della miniera di San José, dove, nell’agosto 2010, 33 minatori rimasero seppelliti a 1000 m di profondità e furono miracolosamente salvati solo due mesi dopo? Scarsità di popolazione significa anche scarsità di illuminazione e quindi assenza quasi completa di inquinamento luminoso. Se a questo uniamo il clima secco e sereno CAPITOLO 1 Cile, natura e cielo unici al mondo 17 La Moon Valley, in pieno deserto di Atacama. per oltre 300 notti all’anno e un’altitudine media di 2000-3000 metri, il gioco è fatto: si tratta di un autentico paradiso per chi ama l’astronomia e il cielo stellato. Poiché le notti del deserto di Atacama sono dominate dall’incredibile spettacolo della Via Lattea australe, si tratta di un luogo da sogno per astrofili e astronomi di tutto il mondo. Unico piccolo inconveniente: le particolari condizioni climatiche producono una notevole escursione termica che può portare la temperatura a scendere dagli elevati livelli diurni a (30-35 °C) a livelli notturni sotto gli 0 °C. Lo stesso cielo meraviglioso esente da inquinamento luminoso (e mitigato dal tepore del clima subtro- 18 Cile, natura e cielo unici al mondo CAPITOLO 1 picale...) si ritrova anche nell’altro paradiso cileno per astrofili, quello dell’isola di Pasqua. Ma rispetto all’Atacama, la leggendaria isola del Pacifico presenta due evidenti svantaggi astronomici: la bassa quota ed un cielo spesso nuvoloso e carico di pioggia. I templi dell’astronomia mondiale Fino agli Anni 60 del secolo scorso, c’erano un centinaio di grandi Osservatori a nord dell’equatore, contro solo una decina a sud, per di più collocati in siti spesso inadeguati dal punto di vista atmosferico. E questo nonostante che il cielo meridionale presenti oggetti assolutamente peculiari di enorme interesse scientifico: il centro della Via Lattea, la nebulosa di Eta Carinae, le Nubi di Magellano, i migliori ammassi globulari (come Omega Centauri e 47 Tucanae). Non stupisce, quindi, che dall’Europa e dagli USA chi voleva studiare il cielo australe si dovesse sobbarcare a complicate spedizioni astronomiche sotto l’equatore. In particolare, l’attenzione “astronomica” verso il Cile era iniziata verso la metà dell’800. Allora l’inquinamento luminoso era ancora inesistente, per cui la meta preferita (e più facile da raggiungere) era proprio Santiago, la capitale. La città è dominata da due splendide e verdissime colline vulcaniche: il Cerro Santa Lucia (100 metri di altezza, con alla sommità il forte militare Hidalgo e una grande statua di Pedro de Valdivia, fondatore di Santiago nel 1541) e il Cerro San Cristobal, alto 350 m. Proprio in cima al Cerro Santa Lucia, J.M. Gilliss (US Naval Observatory) creò nel 1849 un piccolo osservatorio astronomico, poi divenuto (1852) il primo Osservatorio Nazionale cileno. Lo scopo di questa postazione astronomica (dotata di un rifrattore equatoriale da 15 cm, cronometri e barometri) era quella di misurare la parallasse solare (quindi la distanza Terra-Sole) in base a osservazioni di Marte e Venere condotte contemporaneamente dagli USA e dal Cile. Il metodo era stato messo a punto dal matematico tedesco C.L. Gerling. Cinquanta anni dopo, nel 1903, il Lick Observatory collocò, in cima al Cerro San Cristobal, un riflettore da 0,92 m, utilizzato fino ai primi anni 2000 dall’Università Cattolica del Cile. Nei primi 25 anni di attività, l’Osservatorio di San Cristobal realizzò 10 mila spettri di stelle australi, che - assieme a un numero equivalente di spettri di stelle boreali ottenuti in USA - permise una prima stima del movimento del Sole rispetto alle altre stelle. In quello stesso periodo avvenne il primo “contatto” degli americani con il deserto di Atacama: fu nel 1923, quando da Chuquicamata vennero realizzati centinaia di spettri delle stelle delle Nubi di Magellano, mai studiate così a fondo in precedenza. I primi grandi telescopi (con specchi da 2-4 metri di diametro) vennero collocati sulle Ande Cilene negli Anni 60-70. Gli europei dell’ESO (European Southern Observatory) scelsero La Silla, gli americani scelsero Las Campanas e Cerro Tololo. Quest’ultimo si La cima del Cerro San Cristobal, dove nel 1903 gli Americani edificarono l’Osservatorio Manuel Foster, tuttora utilizzato dall’Università Cattolica del Cile. 1903 CAPITOLO 1 Cile, natura e cielo unici al mondo 19 1849 Il Cerro Santa Lucia, al centro di Santiago, è una piccola collina vulcanica dove venne costruito, a metà del 19° secolo, il primo osservatorio astronomico cileno. L’immagine è stata ripresa dalla cima del Cerro di San Cristobal. trova nella Regione IV di Coquimbo, mentre Las Campanas e La Silla sono assai vicine e si trovano nella parte più meridionale della Regione II di Atacama. Nei primi anni 2000 la tecnologia dell’osservazione del cielo è andata sempre più verso il gigantismo, con strumenti della taglia di 6-8 metri e oltre. Era inevitabile che il Cile ne fosse coinvolto in maniera irresistibile. Questo spiega la costruzione del Telescopio Gemini Sud da 8 metri di diametro sul Cerro Pachón, a due passi da Cerro Tololo, nella Regione IV di Coquimbo e, soprattutto, la realizzazione sul Cerro Paranal (Regione II di Antofagasta) dello straordinario complesso di quattro telescopi del VLT 20 Cile, natura e cielo unici al mondo CAPITOLO 1 da 8,2 metri, il massimo osservatorio astronomico dei nostri tempi. Lo stimolo alla realizzazione dei massimi telescopi al mondo nel deserto di Atacama è stato anche favorito da una iniziativa lungimirante che il governo cileno prese nel 1998. Si tratta del cosiddetto Decreto Supremo 686, denominato “Illumina el suelo, no el cielo”, con il quale si è voluto non solo limitare, ma ridurre del 60% l’illuminazione delle principali città di quella regione. L’anno dopo, il direttore dell’Osservatorio di Cerro Tololo completò l’opera di sensibilizzazione della popolazione verso l’osservazione del cielo, regalando a una decina di professori di La Serena un piccolo planetario portatile (uno StarLab con cupola gonfiabile di 3 metri, capace di accogliere 30 persone), che ebbe un impatto eccezionale tra gli studenti del luogo: in un solo anno, venne visitato da quasi 30 mila persone. Nel 2003, l’ormai operativo telescopio Gemini Sud arricchì la collettività di un secondo planetario portatile della ditta americana Learning Technology, molto più evoluto tecnicamente del precedente. È davvero sintomatico il fatto che qualche anno dopo (nell’estate 2006) un convegno del CPTED (Prevention del Crimen a travès de Diseño Medioambiental) tenutosi a Santiago del Cile mostrò come la diminuzione della illuminazione nel Nord del Cile non solo non aveva incrementato, ma addirittura aveva ridotto il diffondersi della criminalità comune. Il progetto ebbe un effetto collaterale non indifferente anche dal punto di vista commerciale: lo sfruttamento della grande ricchezza “celeste” del Cile, mediante la costruzione di una moltitudine di piccoli Osservatori turistici. Abbiamo potuto constatare di persona (ne parleremo in occasione del capitolo dedicato al Cerro Paranal) come molti turisti, specie i più giovani, si sentano irresistibilmente attratti dal cielo delle Ande, al punto da collocarlo tra le grandi motivazioni di un lungo viaggio in terra cilena. Mappa dei principali osservatori astronomici costruiti nel Cile settentrionale (Regioni II, III e IV). Putre Parinacota Arica Camiña Colchane Tarapaca Iquique Pozo Almonte Pica Ollagüe Tocopilla Toconce Caspana Maria Elena Calama San Pedro de Atacama Baquedano Aguas Blancas Antofagasta Toconao Peina Tilopozo Tilomonte Observatorio Cerro Armazones Observatorio VLT Paranal El Salvador Chañaral Diego de Almagro Potrerillos Inca de Oro Caldera Copiapo Paipote Tierra Los Azules Amarilla Carrizal Bajo Huasco Vallenar Caleta Sarco Caleta Chañaral La Arena Observatorio Cerro Pachón Observatorio Turistico Collowara Vicuña Paihuano Pisco Elqui Andacollo Ovalle Monte Patria Combarbalá Illapel Los Vilos Observatorio Las Campanas Observatorio Turistico Cerro Mamalluca La Higuera La Serena Coquimbo Observatorio Las Campanas Tulahuén Observatorio Cerro Tololo Observatorio Turistico Cerro Cancana Observatorio Cruz del Sur