LETTURE INTEGRATIVE
La prima guerra persiana e Milziade
Motivi del conflitto tra Greci e Persiani
Nella seconda metà del sec. VI a.C. cominciò a profilarsi per la Grecia la grave minaccia
dell’Impero Persiano che, dopo aver unificato il mondo orientale dall’Indo all’Egeo, cercava nuove
vie di espansione verso occidente. Venivano a contatto e si fronteggiavano due diversi tipi di
cultura, si scontravano due opposte esigenze commerciali, creando le premesse per un conflitto che
trovò l’occasione scatenante nella rivolta di alcune colonie greche della Ionia, nell’Asia Minore,
rese dai Persiani loro tributarie.
Lo scontro, che in teoria interessava soltanto le colonie greche sulle coste dell’Asia Minore, assunse
ben presto una dimensione di carattere sovranazionale perché Atene, il cui ceto mercantile e
artigianale si vedeva danneggiato dall’oppressione persiana sulle proprie colonie, si schierò a favore
dei Greci d’Asia e inviò alcune navi in aiuto agli insorti. Questo aiuto – del resto marginale e
risultato insufficiente – offrì a Dario, re dei Persiani, il pretesto per organizzare una spedizione
punitiva nei confronti di Atene, una volta domata l’insurrezione della Ionia.
Nel 490 a.C. fu inviata alla volta della Grecia un’imponente spedizione. Gli Ateniesi intanto non
erano rimasti inattivi: avevano cercato aiuti da parte delle altre città, e avevano affidato il compito
di organizzare la difesa a dieci strateghi, tra i quali primeggiava un uomo dalle doti eccezionali:
Milziade.
Le prime imprese di Milziade
Milziade, figlio di Cimone, era nato ad Atene nel 540 a.C. Di famiglia aristocratica, per fuggire
dalla tirannide di Pisistrato abbandonò la città e si trasferì nel Chersoneso tracico, di cui divenne
governatore. Durante una spedizione militare in Crimea sposò Egesipile, figlia del re dei Traci, da
cui ebbe il figlio Cimone.
Quando il re di Persia Dario I fece costruire un ponte sul Danubio per compiere una spedizione in
Tracia, posto con altri dignitari a guardia del ponte, Milziade propose di distruggerlo: in tal modo
voleva impedire il ritorno del re e liberare così le città greche della Ionia dall’oppressione dei
Persiani. Non essendo riuscito nel suo intento, giacché si era compromesso, per evitare ritorsioni
dovette tornare ad Atene.
La battaglia di Maratona
L’episodio più famoso per il quale Milziade passò alla storia fu la memorabile vittoria sui Persiani
quando Dario mandò Dati e Artaferne con una poderosa armata a punire Atene di aver inviato aiuti
agli insorti della Ionia; l’armata sbarcò nella pianura di Maratona, a una quarantina di chilometri da
Atene, nel mese di settembre del 490 a.C.
Gli Ateniesi mandarono ambascerie presso varie città a chiedere aiuti, ma soltanto Platea inviò
mille soldati. A Sparta fu mandato come messaggero il corridore Filippide: gli Spartani promisero
che avrebbero inviato aiuti, ma non sarebbero potuti partire prima della fine delle feste Carnee, che
terminavano al plenilunio (la notte tra il 19 e il 20 settembre).
Milziade, scelto tra i dieci strateghi incaricati di predisporre la difesa, riuscì a far prevalere la sua
proposta di affrontare i Persiani in battaglia campale, quindi condusse l’esercito fuori dalla città e lo
schierò a Maratona. L’esercito ateniese contava 10.000 soldati (compresi i mille di Platea), contro
40.000 Persiani (non sono attendibili le cifre date dagli storici greci, ingrandite per esaltare
maggiormente l’impresa degli Ateniesi).
Dati accettò la battaglia e schierò l’esercito persiano, sebbene si trovasse in posizione sfavorevole,
contando sulla superiorità numerica e volendo anticipare l’arrivo degli Spartani.
Lo scontro avvenne il 12 settembre. Milziade lanciò all’attacco i suoi, che aggredirono i Persiani
con tale violenza, da costringerli a una fuga disordinata e a cercare scampo sulle navi, di alcune
delle quali gli Ateniesi si impadronirono, altre le incendiarono.
La flotta persiana quindi fu costretta a salpare e Milziade, dopo aver concesso un breve riposo per
far riprendere le forze, mise subito l’esercito in marcia per evitare che i Persiani, circumnavigando
l’Attica, trovassero Atene sguarnita di difensori. Infatti, non appena la flotta persiana si presentò
nelle acque di Atene, trovò l’esercito già schierato sulle mura e fu costretta a far ritorno in Asia.
Di lì a poco arrivò a Maratona il contingente degli Spartani, ma non poté far altro che prendere atto
della grande vittoria degli Ateniesi.
La fine di Milziade
In seguito a questa vittoria Milziade ebbe grandi onori, che però non furono duraturi. Infatti,
mandato a compiere una spedizione per liberare le isole Cicladi dai Persiani, dopo aver assalito
l’isola di Paro fu costretto da un caso fortuito ad abbandonare l’assedio. Perciò, accusato di
tradimento e gettato in carcere, come se si fosse lasciato corrompere dal denaro dei Persiani, fu
condannato a una multa di cinquanta talenti. Non potendo pagare una somma così ingente, Milziade
rimase in carcere, dove morì per le ferite riportate durante l’assedio. Era il 489 a.C., soltanto un
anno dopo l’episodio glorioso di Maratona.
L’accusa di tradimento sarebbe stata però un pretesto: il vero motivo della condanna sembra da
ricercare nel timore del popolo che Milziade, dato il suo prestigio, potesse instaurare la tirannide.
La corsa della maratona
Una leggenda racconta che Milziade, appena ottenuta la vittoria a Maratona, inviò il corridore
Filippide (o secondo alcuni Eucle) ad Atene a rassicurare i cittadini in ansia per l’esito della
battaglia. Il corridore, giunto in città, fece appena in tempo a dire: «Abbiamo vinto!», e cadde
morto, stremato dalla fatica.
A ricordo dell’episodio, fu inserita nelle Olimpiadi la corsa della maratona. Il percorso della gara
nelle Olimpiadi moderne non corrisponde esattamente alla distanza tra Maratona e Atene, che è di
circa 37 km, ma è è stato fissato in 42 km e 195 metri.