FARMACO Per farmaco si intende qualsiasi sostanza esogena di natura organica o inorganica, in grado di indurre degli effetti a livello degli organismi viventi grazie ad un’azione fisica, chimica o chimico-fisica. Il termine farmaco comprende indistintamente sostanze con effetti positivi e negativi/tossici e per questo motivo qual’ora si voglia indicare esclusivamente sostanza con effetti benefici sugli organismi, si deve utilizzare il termine di medicamento o medicinale. Un medicinale può essere: 1) una sostanza o un’associazione di sostanze con proprietà curative o profilattiche delle malattie umane; 2) Una sostanza o un’associazione di sostanze che possa essere utilizzata sull'uomo o somministrata all'uomo allo scopo di ripristinare, correggere o modificare funzioni fisiologiche, esercitando un'azione farmacologica, immunologica o metabolica, ovvero di stabilire una diagnosi medica. FORMA FARMACEUTICA Per poter essere somministrato, un medicinale deve essere trasformato in una forma farmaceutica o formulazione. La forma farmaceutica è costituita da: Principio attivo: è il componente da cui dipende l’attività del medicinale presente in un preciso dosaggio. Eccipienti: sono componenti inattivi la cui funzione è di proteggere il principio attivo dagli agenti esterni, di aumentare il volume per la preparazione di forme farmaceutiche, di stabilizzare le forme farmaceutiche (es. soluzioni e sospensioni) di facilitare l’assorbimento del principio attivo, di rendere il sapore dei medicinali più gradevole, ecc. Gli eccipienti possono essere classificati in: leganti: danno compattezza alla forma farmaceutica; disaggreganti: permettono la liberazione del principio attivo; glidanti: consentono lo scorrimento della miscela principio attivo ed eccipienti per produrre la forma farmaceutica; coloranti: migliorano farmaceutica; aromatizzanti: sgradevoli. l’aspetto mascherano della eventuali forma sapori VIE DI SOMMINISTRAZIONE Per via di somministrazione si intende il modo con cui il farmaco viene introdotto nell’organismo al fine di espletare la sua azione. Le vie di somministrazione sono così classificate: via topica: è utilizzata per avere un effetto “topico”, cioè localizzato in una particolare regione del corpo; via enterale: vede coinvolto l’apparato gastrointestinale, attraverso il quale, grazie al processo di assorbimento, il principio attivo raggiunge il circolo sistemico per raggiungere la sede del problema. A sua volta comprende: via orale; via rettale; via parenterale: comprende tutte le vie di somministrazione non-enterali, evitando il passaggio attraverso l’apparato gastrointestinale e determinando un rapido effetto. Fra le vie parenterali vanno ricordate: via endovenosa; via sottocutanea; via intramuscolare. CLASSIFICAZIONE FORME FARM. 1 In base alla via di somministrazione, andranno utilizzate le forme farmaceutiche più adatte che, pertanto, potranno essere così classificate: via topica: pomate: sono preparazioni semisolide da impiegare su pelle e mucose. A loro volta si distinguono in: unguenti, creme, gel e paste; colliri: sono soluzioni o sospensioni sterili, acquose o oleose per uso oftalmico; gocce nasali e auricolari: sono preparazioni liquide (soluzioni o sospensioni); aerosol: sono dispersioni di particelle liquide o solide racchiuse in recipienti speciali chiamati nebulizzatori. via enterale: via orale: compresse: sono preparazioni ottenute comprimendo una miscela principio attivo-eccipienti; capsule: sono preparazioni costituite da un involucro gelatinoso di consistenza dura (capsule dure) o molle (capsule molli) che contiene una dose di medicamento gocce orali: sono preparazioni liquide (soluzioni o sospensioni). CLASSIFICAZIONE FORME FARM. 2 sciroppi: sono preparazioni a base acquosa che contengono principi attivi e sostanze dolcificanti; sospensioni: sono preparazioni in cui la miscela principio attivo-eccipienti viene dispersa, come polvere, in un liquido all'interno del quale non si può sciogliere; via rettale: supposte: gli eccipienti danno alla preparazione forma e consistenza tali da permetterne l'introduzione nel retto dove il farmaco viene rilasciato e assorbito; via parenterale: fiale: sono preparazioni liquide sterili. FASI DELL’AZIONE DI UN FARMACO L’azione di un farmaco è caratterizzata da tre fasi: Fase farmaceutica: caratterizzata dalla cessione del principio attivo da parte della forma farmaceutica (capsule, compresse, supposte, ecc) affinché venga assorbito. Fase farmacocinetica: dipende dalle caratteristiche chimiche e chimico-fisiche del farmaco e comprende una serie di processi che determinano la quota di farmaco disponibile al sito di azione. Fase farmacodinamica: è costituita dall’interazione del principio attivo o di un suo metabolita attivo con il sito di azione che a sua volta attiva la risposta biologica. FASE FARMACOCINETICA Col termine di ADME si indicano quella serie di fenomeni che determinano la disponibilità di un principio attivo all’interno dell’organismo, quali: Assorbimento: consiste nel passaggio del farmaco dalla sede di somministrazione al circolo sistemico. Distribuzione: consiste nel passaggio del farmaco dal circolo sistemico ai tessuti periferici. Metabolismo: specifici enzimi localizzati soprattutto a livello di fegato, intestino e reni, biotrasformano il farmaco in molecole maggiormente solubili ed inattive per facilitarne l’eliminazione. Eliminazione: consiste in una serie di processi tramite i quali il farmaco o i suoi metaboliti vengono escreti dall’organismo. Le principali vie di eliminazione sono: renale/urinaria, epatica/biliare e polmonare/aerea. Esistono anche delle vie accessorie come quelle che vedono implicate saliva, sudore, lacrime e latte. FASE FARMACODINAMICA E’ il momento in cui il farmaco esplica la propria azione interagendo con il suo bersaglio biologico che può essere un recettore, un enzima, ecc. Nell’interazione col recettore, il farmaco potrà svolgere l’attività di: - agonista se attiva la risposta ad esso correlata; - antagonista se non attiva la risposta ad esso correlata. Affinità Potenza Effetto Effetto biologico biologico Ligando Complesso ligando-recettore Recettore Agonista Col termine di ligando si intende qualsiasi specie chimica, endogena o esogena, agonista o antagonista, in grado di legarsi al recettore. Affinità Potenza Effetto Effetto biologico biologico Ligando Antagonista Recettore Complesso ligando-recettore NITRATO D’ARGENTO - AgNO3 1 Questo sale è dotato di attività antisettica, germicida ed astringente. Tale capacità è riconducibile alla capacità degli ioni argento di denaturare e precipitare le proteine. Il meccanismo di precipitazione delle proteine si basa sull’interazione degli ioni Ag+ con i gruppi polari presenti negli aminoacidi, elementi fondamentali che costituiscono il biopolimero proteico. I gruppi funzionali degli aminoacidi che sono coinvolti principalmente sono: -SH gruppo tiolico -NH2 gruppo amminico -COOH gruppo carbossilico Dal punto di vista generale, questa attività è svolta da numerosi ioni metallici: PROTEINA H S: :N Mn+ H H Gli ioni metallici precipitanti sono caratterizzati da un elevato rapporto carica / raggio atomico: Cu++, Ag+, Zn++, Hg++, Al+++ NITRATO D’ARGENTO - AgNO3 2 L’effetto di precipitazione non è selettivo e come conseguenza si ha la denaturazione sia delle proteine batteriche, sia di quelle umane. A seconda della concentrazione utilizzata si possono avere differenti attività: Attività astringente Attività irritante Concentrazione Attività antibatterica Attività corrosiva Gli ioni argento esercitano un’attività locale perché in breve tempo precipitano sotto forma di AgCl per effetto del cloruro presente fisiologicamente. I sali d’argento colorano la pelle di nero per deposizione di ossido d’argento e argento metallico. Indicazioni terapeutiche Congiuntivite gonococcica neonatale: impiego di una soluzione oftalmica all’1% Prevenzione delle infezioni nelle scottature gravi: impiego di una soluzione allo 0,6 % Disinfettante per uso topico. CLORURO MERCURICO - HgCl2 E’ un potente antisettico, tuttavia è molto tossico. Negli ultimi anni, i composti mercuriali sono stati ampiamente sostituiti da agenti terapeutici dotati di maggiore specificità ed efficacia, oltre che minore tossicità. L’attività antisettica dello ione Hg++ si esplica grazie alla sua capacità di interagire con i gruppi sulfidrilici (detti anche tiolici) dell’aminoacido cisteina presente nelle proteine. Come risultato si ha la formazione di addotti chiamati mercaptidi che provocano l’inattivazione di enzimi e quindi interferiscono con le funzionalità cellulari. PROTEINA H S: :S Hg++ PROTEINA S S Hg H MERCURIALI I mercuriali sono farmaci inorganici a base di mercurio che sono stati utilizzati dal 1850 ai primi del 1900 nella cura di malattie veneree come la sifilide. Si tratta di un’infezione dovuta al Treponema pallidum che può causare danni al SNC, occhi, sistema cardiovascolare, fegato, ossa e articolazioni. Il loro utilizzo è stato abbandonato con l’avvento degli antibiotici a causa della loro scarsa attività, ma soprattutto per la tossicità. Il mercurio era somministrato sotto forma di unzioni, frizioni, impiastri, inalazioni con cinabro (HgSO4), pillole (pillole del Barbarossa a base di mercurio metallico). Gli effetti curativi sono: • cessazione dei dolori ossei; • scomparsa delle manifestazioni cutanee tipiche; • abbondante salivazione e sudorazione (si credeva che questi fenomeni favorissero l’eliminazione del “veleno” della malattia). Gli effetti collaterali sono piuttosto gravi (avvelenamento da mercurio): • disidratazione legata all’eccessiva salivazione sudorazione; • diarrea (e conseguente disidratazione); • ulcere cutanee; • tremori e paralisi; • perdita dei denti. e Al2(SO4)3, KAl(SO4)2, AlCl3 Solfato di alluminio, solfato di potassio e alluminio (detto anche allume) e cloruro di alluminio sono farmaci astringenti, antitraspiranti ed emostatici. Anche in questo caso l’attività è riconducibile alla capacità dello ione alluminio di precipitare le proteine. Nota bene: Gli astringenti sono dei farmaci ad azione locale che precipitano le proteine tessutali. Sono caratterizzati da una scarsa capacità di penetrazione nei tessuti (azione locale). Le applicazioni dei farmaci astringenti sono: 1. Emostatici locali: coagulazione costrizione dei capillari. del sangue 2. Antitraspiranti: riducono la sudorazione costrizione dei pori della superficie cutanea. e per 3. Effetto anticongestionante: riduzione della irrorazione sanguigna a livello delle mucose. IDROSSIDO DI ALLUMINIO – Al(OH)3 L’idrossido di alluminio è impiegato nel trattamento dell’ulcera gastrica e duodenale. E’ definito antiacido gastrico: Al(OH)3 + 3 HCl AlCl3 + 3 H2O L’effetto alcalinizzante dell’idrossido di alluminio rallenta la velocità dello svuotamento gastrico ed inibisce la peristalsi intestinale. Per inibire i possibili effetti costipanti, è somministrato in associazione con altri antiacidi contenenti Mg++. es. Maalox Al(OH)3 + Mg(OH)2 SOLFATO DI ZINCO – ZnSO4 CLORURO DI ZINCO – ZnCl2 I sali di zinco vengo utilizzati nella preparazione di soluzioni e colliri astringenti da applicare in caso di irritazioni e congiuntiviti. Anche in questo caso, l’attività è riconducibile alla capacità degli ioni zinco di precipitare le proteine. Essendo dotati di effetto antitraspirante, li si trovano frequentemente in preparati deodoranti. Sono anche utilizzati negli integratori alimentari per supplire le carenze di zinco nella dieta. OSSIDO DI ZINCO - ZnO L’ossido di zinco ha proprietà astringenti, antisettiche e lenitive. L’effetto astringente/antisettico è riconducibile al rilascio di piccole quantità di ioni zinco per l’effetto dell’ambiente debolmente acido della pelle: ZnO + 2 HCl ZnCl2 + H2O L’ossido di zinco viene impiegato topicamente sottoforma di pasta/crema come agente lenitivo e protettivo negli eczemi e nelle escoriazioni lievi. E’ spesso contenuto nei filtri solari come schermo di tipo fisico dal momento che riflette le radiazioni ultraviolette (UV) dannose per la cute. CLORURO DI CALCIO – CaCl2 I sali di calcio, come il cloruro di calcio, sono impiegati principalmente nel trattamento di deficit di calcio. Tale situazione si può instaurare a seguito di una dieta mal bilanciata, gravidanza/allattamento, diarrea cronica, ecc. Nel caso di ipocalcemia acuta, i sali di calcio vengono somministrati per via parenterale. Integratore minerale e vitaminico CALCIO FOSFATO BIBASICO – CaHPO4 CALCIO FOSFATO – Ca3(PO4)2 Sono indicati come supplemento di calcio e fosfato durante la gravidanza e l’allattamento. Sono utilizzati anche nel trattamento di lievi stati ipocalcemia e dell’osteoporosi. Vengono utilizzati in tecnica farmaceutica come eccipienti diluenti per capsule e compresse. Possono essere impiegati come adsorbenti ed addensanti per creme ed unguenti. Frequentemente rientrano nella formulazione di paste dentifrice per l’effetto abrasivo/meccanico che svolgono in associazione alle setole dello spazzolino da denti. SOLFATO DI CALCIO – CaSO4 Il solfato di calcio è un eccipiente utilizzato in tecnica farmaceutica per la formulazione di capsule e compresse. E’ anche impiegato nella preparazione di calchi in gesso per odontoiatria e nella produzione di presidi medicochirurgici quali le bende gessate. CARBONATO DI CALCIO – CaCO3 Il carbonato di calcio è un antiacido gastrico ad azione rapida, classificato come antiacido non sistemico perché non induce stati di alcalosi sistemica. CaCO3 CO32- + 2 H+ H2CO3 Ca++ + CO32H2CO3 H2O + CO2 E’ utilizzato come antiacido e nel trattamento delle ipocalcemie (es. osteoporosi in associazione). E’ spesso somministrato in associazione con sali di magnesio, utili per ridurre la possibilità di stipsi. SOLFATO DI SODIO – Na2SO4 Il solfato di sodio ha la caratteristica di essere scarsamente assorbito dall’apparato gastrointestinale e come conseguenza, per effetto osmotico, trattiene acqua nel lume intestinale. Viene somministrato per via orale (per os) in soluzioni diluite come lassativo salino per favorire l’evacuazione. Viene anche somministrato in associazione al solfato di bario (mezzo di contrasto) al fine di ridurne la tossicità: BaSO4(s) Na2SO4(s) Ba++ + SO422 Na+ + SO42- Il solfato di sodio sposta ulteriormente verso sinistra (principio di Le Chatelier) l’equilibrio di dissoluzione del solfato di bario per incremento della concentrazione dell’anione solfato. In questo modo si riduce ulteriormente la quantità di Ba++ in soluzione, responsabile della tossicità del solfato di bario. FOSFATO MONOBASICO DI SODIO - NaH2PO4 FOSFATO BIBASICO DI SODIO - Na2HPO4 Entrambi questi sali vengono utilizzati come purganti salini. Vengono somministrati sia per via orale, sia per via rettale. La preparazione più comunemente usata è chiamata fosfati di sodio soluzione per uso orale. Può essere realizzata come segue: • 4,8 g di fosfato monobasico di sodio. • 1,8 g di fosfato bibasico di sodio. • 10 ml di acqua deionizzata. BICARBONATO DI SODIO – NaHCO3 Il bicarbonato di sodio trova principalmente impiego come antiacido gastrico. Gli antiacidi gastrici sono basi deboli che reagiscono con l’acido cloridrico dello stomaco diminuendone la concentrazione. Gli antiacidi gastrici vengono impiegati nel trattamento dell’ulcera peptica proprio per la loro capacità di innalzare il pH del succo gastrico riducendone la capacità erosiva nei confronti della parte lesa. NaHCO3 + HCl H2CO3 NaCl + H2CO3 CO2 + H2O Il bicarbonato è anche impropriamente utilizzato per favorire la digestione. In particolare, l’effetto alcalinizzante induce l’apertura dello sfintere pilorico (apertura pHdipendente) favorendo lo svuotamento gastrico. L’utilizzo del bicarbonato di sodio è tuttavia limitato perché è facilmente assorbito nell’intestino, provocando alcalosi sistemica e ritenzione di liquidi. Non è raccomandabile un uso prolungato. E’ utilizzato nell’acidosi metabolica derivante da chetoacidosi diabetica, disturbi renali e grave acidosi lattica. In questo caso è somministrato per infusione endovenosa lenta (soluzione fino all’8,4 %) o per infusione endovenosa continua (soluzione ~1,26 %). ACETATO DI SODIO – CH3COONa L’acetato di sodio è viene utilizzato per veicolare all’interno dell’organismo il bicarbonato di sodio. Ciò è dovuto al fatto che l’acetato, una volta assorbito nel tratto gastrointestinale, viene completamente metabolizzato in bicarbonato in tempi molto brevi: CH3COO- metabolismo HCO3- L’acetato di sodio trova impiego nei casi di acidosi metabolica derivanti da chetoacidosi diabetica, disturbi renali e grave acidosi lattica. Può essere considerato un profarmaco. Per profarmaco si intende una molecola che di per sé non è attiva, e che ha bisogno di essere interconvertita in farmaco dagli enzimi metabolici per poter svolgere il proprio effetto. FLUORURO DI SODIO – NaF 1 Lo smalto dei denti è costituito principalmente da un minerale chiamato idrossiapatite, normalmente insolubile in acqua: Ca5(PO4)3OH insolubile in H2O tuttavia è parzialmente solubile a pH acido. La placca è un film costituito da carboidrati e proteine (mucina) stratificato sulla superficie dello smalto. Se la placca non viene rimossa, la fermentazione batterica dei carboidrati della placca, porta alla formazione di acido lattico con conseguente riduzione del pH intorno ad un valore di 4,5. OH placca Fermentazione H 3C CH COOH OH OH H3C CH COOH acido lattico + H2O H3C CH COO - + H3O + L’ambiente acido porta ad una parziale dissoluzione dell’idrossiapatite: Ca5(PO4)3OH(s) + 4 H3O+ 5 Ca++ + 3 HPO42- + 5 H2O Come risultato si ha la formazione di cavità (carie). FLUORURO DI SODIO – NaF 2 Per prevenire la formazione di carie, viene aggiunto il fluoruro ai dentifrici. L’effetto protettivo si esplica per conversione dell’idrossiapatite dello smalto in fluoroapatite: Ca5(PO4)3OH + F- Ca5(PO4)3F + OH- idrossiapatite fluoroapatite La fluoroapatite è molto meno solubile negli acidi della idrossiapatite poiché il fluoruro è una base decisamente più debole rispetto all’OH-. Composizione tipica di una pasta dentifricia: Ingrediente % Funzione Acqua 37 Diluente Glicerolo 32 Umettante CaHPO4 27 Abrasivo Sodio laurilsolfato 2 Surfattante Fluoruri 1 Protettivo Dolcificanti Conservanti 1 Coloranti Altri abrasivi: CaCO3, MgCO3, Ca3(PO4)2. IODURO DI SODIO – NaI IODURO DI POTASSIO – KI Lo iodio viene utilizzato dalla ghiandola tiroide per la biosintesi di ormoni tiroxina (tetraiodotironina, T4) e triiodotironina (T3) che giocano un ruolo fondamentale nel controllo del metabolismo dell’organismo (accrescimento, termogenesi, metabolismo degli zuccheri, delle proteine, dei lipidi, del calcio e del fosforo). A bassi dosaggi, gli ioduri vengono utilizzati nella profilassi e nel trattamento di disturbi da deficit di iodio. Il Ministero della Salute ha emanato una normativa che prescrive il contenuto di ioduro nel sale marino nella quantità di 30 mg per Kg. Lo iodio radioattivo (131I) è indicato in quelle forme di ipertiroidismo resistenti ai trattamenti farmacologici convenzionali (radio-ablazione). Viene somministrato per via orale una sola volta. Viene captato dalle cellule della tiroide causandone la morte. Lo iodio radioattivo è anche utilizzato a scopi diagnostici (test di captazione dello iodio radioattivo per la diagnosi dell’ipertiroidismo). Lo ioduro rientra nella composizione della tintura di iodio: 2 % di iodio, 2-4 % ioduro di sodio, in miscela al 47% di acqua ed etanolo. La tintura di iodio viene utilizzata come disinfettante anche se ha la sgradevole controindicazione di colorare la regione dove viene applicata. IODATO DI POTASSIO – KIO3 Lo iodato di potassio presenta le medesime applicazioni terapeutiche degli ioduri. Per questo viene utilizzato nella profilassi e nel trattamento di disturbi derivanti da deficit di iodio nella dieta. Lo si trova frequentemente nella composizione di integratori alimentari. CARBONATO DI LITIO – Li2CO3 Tutti i sali di litio vengono impiegati come fonte di ioni litio. Farmaci a base di litio appartengono alla più ampia classe degli antispicotici, farmaci atti al trattamento della schizofrenia. Sono anche chiamati neurolettici per la loro capacità di interferire su diversi importanti sistemi cerebrali. Il carbonato antimaniacale depressione. di litio è considerato un utilizzabile anche in alcuni farmaco casi di Esplica la sua funzione stabilizzando i cambiamenti di umore in pazienti con disturbi affettivi bipolari (maniacodepressivi). Questo tipo di disturbi hanno una forte componente genetica e sembrano correlati ad una forte attività catecolaminargica (dopamina, adrenalina, noradrenalina). Il Li+ sembra dovere la sua attività alla capacità di indurre una rapida distruzione delle catecolamine a livello presinaptico, di inibire il rilascio dei neurotrasmettitori a livello sinaptico e di ridurre la sensibilità dei recettori postsinaptici. H O Catecolo H O OH N H H O H O 2 HO NH2 HO CH3 HO Dopamina OH H N HO Adrenalina Noradrenalina ACIDO BORICO – H3BO3 BORACE – Na2B4O7 L’acido borico è un blando batteriostatico e fungistatico per uso topico. Si usa in soluzione acquosa al 2,2 %, isotonica col liquido lacrimale, per lavaggi oculari e per collutori. In associazione con la borace, viene utilizzato come tampone ad uso topico ed oftalmico. Ultimamente, l’acido borico viene utilizzato sempre meno frequentemente per il verificarsi di gravi forme di avvelenamento, soprattutto nei bambini. I sintomi da avvelenamento sono vomito, diarrea, emorragie e dolori viscerali. L’avvelenamento si può verificare quando si irriga eccessivamente un tessuto leso con la soluzione di acido borico. In queste condizioni, l’acido borico entra nel circolo sistemico, diventando la fonte dell’avvelenamento. Di recente è stato classificato fra le sostanze teratogene poiché induce malformazioni in feti di topi, ratti e conigli. TIOSOLFATO DI SODIO – Na2S2O3 1 Il tiosolfato di sodio è indicato nel trattamento da avvelenamento acuto da cianuro e da composti che vengono metabolizzati in vivo a cianuri (es. nitroprussiato di sodio). L’avvelenamento da cianuro può avvenire per via respiratoria (HCN), dermica, congiuntivale e orale. Le dosi letali sono di 90-100 mg per HCN e 150-300 mg per NaCN. I sintomi dell’avvelenamento sono: irritazione delle mucose, bruciore alla bocca ed alla faringe, mal di testa, nausea, stato confusionale, ansietà, vomito, convulsioni, tachicardia, edema polmonare, alterazione della respirazione. La tossicità del cianuro si esplica a livello dell’emoglobina similmente al monossido di carbonio (CO). Il cianuro si fissa al ferro eminico con un’affinità nettamente superiore a quella dell’ossigeno, impedendo così che l’emoglobina possa svolgere la sua funzione di trasportatore. TIOSOLFATO DI SODIO – Na2S2O3 2 L’enzima rodanasi catalizza la conversione del cianuro a tiocianato (SCN- , meno tossico) in due fasi: − il tiosolfato viene ridotto dal gruppo tiolioco della Cys247 a dare persolfuro e solfito; − Il persolfuro reagisce col cianuro a dare il tiocianato, riportando la Cys247 al suo stato originale. La minore tossicità del tiocianato è dovuta alla sua minore affinità per l’emoglobina. Il tiosolfato viene somministrato per infusione endovenosa lenta alla dose di 0,3 - 0,5 g/Kg in soluzione al 25 %. Il trattamento con tiosolfato può essere associato ad una terapia iperbarica (O2 è in competizione con CN-). METABISOLFITO DI SODIO – Na2S2O5 Il metabisolfito viene utilizzato come antiossidante nelle forme farmaceutiche orali, parenterali e topiche nella quantità di 0,01 – 1 %. Generalmente, un antiossidante viene utilizzato nelle forme farmaceutiche tutte quelle volte che si ha a che fare con principi attivi facilmente ossidabili. La sua funzione è quella di mantenere il principio attivo allo stato ridotto (= attivo) aumentando la conservabilità della formulazione. Il meccanismo antiossidante può essere duplice: – L’agente antiossidante si ossida al posto del principio attivo. – Il principio attivo, una volta ossidato, viene ridotto al suo normale stato per opera dell’agente antiossidante. Il metabisolfito (E223) viene usato anche come conservante alimentare (es. bevande, succhi di frutta, conserve di frutta, vino). E’ usato anche come agente sterilizzante per le linee di produzione industriale delle bevande. SOLFATO DI MAGNESIO – MgSO4 CLORURO DI MAGNESIO – MgCl2 ACETATO DI MAGNESIO – (CH3COO)2Mg Il magnesio è quantitativamente il secondo dei cationi presenti nei liquidi intracellulari e risulta un elettrolita essenziale per l’organismo. È un importante cofattore in numerosi sistemi enzimatici con funzioni sia strutturali, sia catalitiche. E’ coinvolto nel trasferimento dei fosfati, nella contrazione muscolare e nella trasmissione nervosa. Il solfato di magnesio ed il cloruro di magnesio sono utilizzati principalmente nel trattamento del deficit di ioni magnesio e nella ipomagnesia. Le cause responsabili di una ipomagnesia possono essere: – un ridotto apporto del catione nella dieta; – cattivo assorbimento gastrointestinale; a livello dell’apparato – perdita eccessiva di elettroliti per vomito e diarrea. L’acetato di magnesio può comparire nella formulazione di soluzioni iniettabili. CARBONATO DI MAGNESIO – MgCO3 OSSIDO DI MAGNESIO – MgO IDROSSIDO DI MAGNESIO – Mg(OH)2 Trovano impiego come antiacidi gastrici: MgO + H2O Mg(OH)2 Mg(OH)2 Mg++ + 2 OH- OH- + H+ H2O MgCO3 CO32- + 2 H+ H2CO3 Mg++ + CO32H2CO3 H2O + CO2 Data la scarsa solubilità che hanno nel tratto gastrointestinale, l’effetto antiacido può durare parecchie ore. Sono caratterizzati da uno scarso assorbimento e pertanto non danno alcalosi sistemica. Trovano anche impiego come lassativi salini (osmotici). BIOSSIDO DI TITANIO – TiO2 E’ utilizzato in tecnica farmaceutica come pigmentante (bianco) ed opacizzante delle capsule di gelatina dura. E’ utilizzato nella preparazione di filtri solari (filtri fisici) in quanto è capace di riflettere le radiazioni U.V. Lo si può trovare nella composizione di numerose preparazioni cosmetiche (es. creme per viso, ceretta depilante, ecc). Il biossido di titanio è quasi inerte e per questo è considerato una sostanza non tossica. E’ il principale motivo che lo vede impiegato come eccipiente. SOLFATO DI BARIO – BaSO4 E’ principalmente utilizzato come mezzo di contrasto nella diagnostica per immagini (radiologia e risonanza magnetica) per rendere meglio visibili alcune strutture del corpo umano. In radiologia, forniscono una immagine di sé le sole formazioni corporee che interagiscono con i raggi X in maniera selettiva e definita e quindi arrestano i raggi di più o di meno delle formazioni adiacenti. Se un organo assorbe poco le radiazioni e comunque le assorbe allo stesso modo degli organi che lo circondano, esso non risulterà visibile in modo utile sull'immagine radiografica (es. stomaco, fegato, reni). Il bario è fortemente radiopaco: se somministrato opportunamente mette in risalto organi generalmente invisibili ai raggi X. Il solfato di bario è praticamente inerte per via della sua bassissima solubilità. In ogni caso, per evitare il pur minimo rilascio di Ba++ (tossico), viene somministrato in associazione con solfato di sodio. CLORURO DI SODIO – NaCl Il cloruro di sodio viene utilizzato principalmente per preparare soluzioni isotoniche. Viene somministrato per infusione in caso di pazienti soggetti a perdite di sodio come in caso di gastroenteriti, chetoacidosi diabetica ed ileo paralitico. Va limitata la somministrazione in caso di scompenso cardiaco, insufficienza renale, ipertensione, edema periferico e polmonare. In caso di deficit contemporaneo di sodio ed acqua si usa una miscela 1:1 di cloruro di sodio isotonico e di glucosio al 5 %. La funzione del glucosio è quella di permettere l’ingresso di una quota di acqua libera nelle cellule che soffrono maggiormente per la disidratazione. Il cloruro di sodio è anche utilizzato in preparazioni oftalmiche per far sì che la soluzione sia isotonica col liquido lacrimale. CISPLATINO 1 Cl H3N NH3 Cl Pt H3N cis (attivo) Pt Cl H3N Cl trans (inattivo) Il cis-diamminodicloroplatino (II) (cis-DDP, cisplatino) è stato scoperto nel 1844, quando venne sintetizzato da Michel Peyrone, e divenne noto con il nome di Cloruro di Peyrone. Cinquant’anni dopo Alfred Werner, nella sua teoria della chimica di coordinazione, assegnò correttamente a questo composto la geometria cis. La sua struttura venne definitivamente determinata ai raggi X solo nel 1966. Nello stesso periodo, Barnett Rosenberg, ipotizzando un’analogia fra fuso mitotico e linee di forza di un campo elettrico, osservò che, facendo passare della corrente alternata attraverso una coltura di Escherichia coli, mediante una coppia di elettrodi di platino, le cellule smettevano di dividersi e si allungavano formando filamenti. Rimuovendo il campo elettrico, la divisione cellulare riprendeva dopo circa due ore. CISPLATINO 2 Le cellule, sottoposte al campo elettrico, smettevano di duplicarsi, ma la crescita non veniva arrestata (potevano raggiungere una dimensione fino a 300 volte quella normale). Senza cis-DPP Con cis-DPP Ulteriori studi portarono ad ipotizzare che gli effetti sulla crescita batterica non erano imputabili al campo elettrico, ma bensì ad una nuova specie chimica generata dal processo elettrolitico. Successivamente cisplatino. questa specie fu identificata nel Rosenberg continuò i suoi studi dapprima su linee cellulari di topo, poi direttamente su animali osservando una completa regressione del tumore a seguito del trattamento con cisplatino. I risultati furono eccezionali per l’epoca, poiché non si conoscevano altri farmaci antitumorali. CISPLATINO 3 Meccanismo d’azione: Il principale bersaglio del cisplatino è il DNA: esso è in grado di formare addotti col DNA. Legandosi al DNA, inibisce l’azione progressiva della DNA-polimerasi, enzima chiave nel processo di duplicazione cellulare (blocco in fase S del ciclo cellulare). La formazione di complessi non è sufficiente per spiegarne l’attività, poiché anche il trans-DPP è in grado di legarsi al DNA, ma non possiede attività antiproliferativa. Probabilmente la differente geometria dei complessi delle due specie presenta delle differenze tali che soltanto un tipo è riconosciuto dagli enzimi coinvolti nel ciclo cellulare. Somministrazione: Viene somministrato ai pazienti per via endovenosa in soluzione salina (contenente cloruro di sodio) sterile. Una volta entrato nel flusso sanguigno, il farmaco rimane inalterato a causa dell’elevata concentrazione di ioni cloruro. Entra nelle cellule sia per diffusione passiva, sia per assorbimento attivo da parte delle cellule stesse. Durante questo processo la concentrazione degli ioni cloruro cala drasticamente, determinando l’idrolisi della molecola con formazione di specie cariche positivamente che sono la forma attiva. BROMURI - NaBr, KBr, CaBr2 1 Nel 1800, prima della scoperta degli psicofarmaci, i bromuri erano utilizzati come deprimenti del SNC e più in particolare come sedativi. Venivano somministrati per via orale sottoforma di compresse ed elisir. Nel 1912 furono scoperte le proprietà anticonvulsivanti del KBr che fu utilizzato fino al 1957, anno di scoperta del fenobarbital, per calmare le convulsioni dovute all’epilessia. Il KBr è ancora oggi usato come anticonvulsivante per uso veterinario. Alcune nazioni autorizzano la somministrazione del KBr agli esseri umani in associazione col fenobarbital. BROMURI - NaBr, KBr, CaBr2 Meccanismo d’azione: Il bromuro compete col cloro nel trasporto attraverso le membrane. Essendo gli ioni bromo in grado di penetrare in quantità maggiore rispetto agli ioni cloro, viene indotta una iperpolarizzazione delle membrane neuronali. Grazie ad un potenziale di riposo più negativo, i neuroni sono minormente soggetti al superamento della soglia di eccitazione. Tale soglia risulta così più elevata e quindi meno soggetta ad essere superata anche dalle scariche provenienti da un focolaio epilettico. PROTOSSIDO D’AZOTO - N2O Il protossido d’azoto (gas esilarante) è un anestetico generale che viene somministrato per via inalatoria. Gli anestetici generali vengono utilizzati in chirurgia perché inducono: sedazione, amnesia, analgesia, atonia e incoscienza. Le sue proprietà furono scoperte nel 1772 da Joseph Priestley, tuttavia la sperimentazione come anestetico generale in chirurgia è della metà del 1800. E’ adatto per ottenere un’azione rapida limitata allo stato analgesico E’ attivo ad alte concentrazioni (50-80%) miscelato con ossigeno (50-20%) ed eventualmente con altri gas anestetici per ottenere un più profondo effetto analgesiconarcotico. L'effetto anestetico del protossido d’azoto non è ben chiaro. Sembra che il gas interagisca con le membrane dei neuroni dell’SNC alterandone la permeabilità e di conseguenza la comunicazione intracellulare a livello delle sinapsi. E’ utilizzato anche come propellente per aerosol e per la panna montata. PEROSSIDO D’IDROGENO – H2O2 Il perossido d’idrogeno (acqua ossigenata) fu sintetizzato per la prima volta nel 1818 da Louis Jacques Thénard. E’ un liquido incolore che ad alte concentrazioni può esplodere spontaneamente per decomposizione: H2O2 ½ H2O + O2 + 24,3 kcal Per questo motivo è utilizzato sempre in soluzione alla concentrazione non superiore al 60%. La concentrazione può essere espressa anche in volumi che sono i litri di ossigeno che si possono sviluppare da un litro di soluzione acquosa (es. 3% = 10 volumi). Viene impiegato come disinfettante per ferite ed ulcere con concentrazioni dal 3 al 6% (10-20 volumi). A causa del suo potere ossidante, bisogna evitare il contatto con la pelle sana e gli occhi. Le bollicine che si sviluppano quando viene a contatto con una ferita sono dovute all’enzima catalasi che decompone l’acqua ossigenata in ossigeno. Le proprietà disinfettanti sono dovute: Azione chimica: agisce da batteriche. ossidante denaturando le proteine Azione meccanica: le bollicine di gas che si sviluppano per decomposizione, allontanano meccanicamente i batteri che si possono annidare all’interno della ferita. IPOCLORITO DI SODIO – NaClO L’ipoclorito di sodio (candeggina, varechina) è utilizzato in soluzione dall’1 al 4% come sbiancante e disinfettante per via della sua forte azione ossidante. L’attività disinfettante è dovuta all’ossidazione e quindi alla denaturazione delle proteine batteriche. L’amuchina è una soluzione di ipoclorito di sodio ottenuto elettrochimicamente da una soluzione di NaCl. In 100 ml di soluzione sono contenuti: • 1,15 g di NaClO • 18 g NaCl • 35 mg di Na2B4O7 • 35 mg di NaOH Attenzione a non miscelare l’ipoclorito di sodio con HCl, NH3: 2 ClO + 2 H+ H2O + Cl2 il cloro gassoso è tossico ed aggressivo. NH3 + HClO H2O + H2NCl le clorammine sono tossiche decompongono a dare cloro. clorammina (cancerogene) e si OZONO – O3 L’ozono è un gas dal caratteristico odore agliaceo. E’ estremamente tossico in quanto è un forte ossidante. Benché sia 15 volte più solubile in acqua dell’ossigeno, le sue soluzioni non sono stabili. Il nostro olfatto è in grado di rilevarlo anche quando è presente in quantità inferiore a 1 ppm., concentrazione che già lo rende irritante. A 10 ppm è nettamente tossico. E’ instabile e deve essere generato in situ per poter essere utilizzato mediante ozonizzatori che convertono l’ossigeno dell’aria in ozono mediante scariche elettriche. Viene utilizzato per le sue proprietà disinfettanti alla stessa stregua del cloro (per es. disinfezione delle acque, aria, ambienti, prodotti alimentari, pulizia dei tessuti, ecc). In medicina, l’ozono viene usato principalmente per curare malattie del sistema scheletrico quali le ernie discali. Viene somministrato in soluzione con iniezioni intraarticolari. Agisce con due differenti meccanismi: Azione biomeccanica. Azione diretta con rottura dei legami delle catene macromolecolari del disco leso con conseguente destrutturazione che porta a disidratazione e riduzione di volume. Azione biologica. Rilascio di citochine (interferone, TNF, interleuchine, etc). Ossigenazione dei tessuti e angiogenesi che migliora la perfusione dei tessuti danneggiati. ANIDRIDE CARBONICA – CO2 L’anidride carbonica (biossido di carbonio) è un gas incolore ed inodore. Non è tossico in sé, ma ad alte concentrazione può indurre la morte per asfissia. E’ solubile in acqua e può essere disciolta maggiormente sotto pressione per formazione dell’acido carbonico: CO2 + H2O H2CO3 L’acqua gassosa semplice, riportata nella F.U. III ed., è una soluzione di acido carbonico ed acqua sotto pressione a 5 atmosfere circa. Le soluzioni acquose di anidride carbonica hanno una blanda azione vasodilatatrice e revulsiva (aumento dell’afflusso di sangue a livello dei tessuti superficiali) sulla pelle e sulla mucosa gastrica. Hanno anche un’azione digestiva. Il biossido di carbonio solido (ghiaccio secco, -78° C) viene usato per raffreddare reazioni e per conservare per breve tempo preparati biologici. La CO2 supercritica (ha proprietà intermedie fra un liquido ed un gas e in più non ha tensione superficiale) viene utilizzata per estrarre sostanze da miscele complesse (es. caffeina direttamente dai chicchi di caffè, olii essenziali, etc). XENO - Xe Lo xeno è un anestetico generale che viene somministrato per via inalatoria. E’ piuttosto costoso. Sono stati proposti due meccanismi d’azione: Meccanismo specifico. Lo xeno è in grado di inibire la pompa calcio-ATPasi che viene usata dalle cellule neuronali a livello sinaptico per rimuovere il Ca++. In particolare, legandosi ai siti apolari, induce una variazione nella struttura 3D del trasportatore (variazione conformazionale) che ne inibisce l’attività. Meccanismo aspecifico. Lo xeno altera le proprietà chimico-fisiche delle membrane neuronali (permeabilità agli ioni) riducendo la capacità di trasmettere segnali. Non è tossico e può essere maneggiato senza particolari precauzioni. L’isotopo 129Xe è utilizzato nella diagnostica per immagini a risonanza magnetica nucleare, soprattutto delle vie respiratorie, per via della sua iperpolarizzabilità che incrementa la sensibilità dell’analisi. BICARBONATO D’AMMONIO – NH4HCO3 Il bicarbonato d’ammonio è un solido bianco dal lieve odore di ammoniaca. A temperature superiori ai 35° si decompone: NH4CO3 NH3 ↑+ CO2 ↑ + H2O Per questo motivo è utilizzato come agente lievitante per dolci in associazione con altri sali acidi (lievitazione chimica). Nell’industria alimentare (sigla E503) è impiegato per regolare l’acidità per permettere una migliore conservazione dei prodotti. In Cina è utilizzato anche come fertilizzante economico, ma ultimamente è stato soppiantato dall’urea perché è relativamente di bassa qualità ed è parzialmente instabile. SOLFATO RAMEICO – CuSO4 Il solfato rameico (o solfato di rame (II)) è comunemente usato nella sua forma pentaidrata (CuSO4.5H2O) di colore blu brillante. L’impiego principale è come anticrittogamico contro funghi, batteri ed alghe. E’ estremamente tossico e pertanto vengono fatti dei preparati atti a limitarne l’attività fitotossica, addizionando sostanze alcalinizzanti come CaO o (NH4)2CO3. Si usa anche erbicida, ma non in agricoltura, per controllare l’accrescimento di piante acquatiche invasive. In passato era usato anche come emetico, mentre ora è considerato eccessivamente tossico. Oggi entra a far parte della composizione di integratori alimentari poiché il rame è un importante cofattore per molti enzimi come la superossido dismutasi. La sintomatologia da carenza di rame si manifesta con problemi di mineralizzazione ossea fino all’osteoporosi, anemie, depigmentazione della pelle e capelli, suscettibilità alle infezioni e fragilità vasale.