CARMINE DI GIUSEPPE, Carpe linguam © Medusa Editrice 2016 - Espansioni on line ITER IX Romanorum mores I divertimenti dei Romani Nel brano introduttivo a questo Iter, Plinio il Giovane ci racconta di una corsa di bighe nel circo a cui lui non ha preferito assistere restandosene a casa leggendo e studiando. Egli, nella lettera che scrive, si dichiara meravigliato di come gli uomini siano attratti, non dalla velocità dei cavalli o dalla maestria dei loro guidatori, ma solo dal colore della maglia che questi ultimi indossano e per cui fanno un tifo sfrenato. Dopotutto, sono trascorsi molti secoli e le cose ancora oggi, in molti casi, non sono cambiate. I ludi I Romani organizzavano i ludi, giochi e spettacoli pubblici, per celebrare solennità religiose e civili. La celebrazione dei ludi cadeva in date fisse e apparteneva alla sfera del culto; i giochi , invece, coprivano più di settanta giorni del calendario romano. I ludi erano organizzati a spese dello Stato o dell’imperatore o offerti da cittadini particolarmente facoltosi I giochi più importanti erano i ludi Romani o Magni, che erano spettacoli pubblici che si tenevano dal 4 al 19 settembre in onore della Triade Capitolina, costituita da Giove, Giunone e Minerva. In questi ludi si praticava il ludus Troianus, uno spettacolo consistente in evoluzioni di giovani a cavallo. Oltre i ludi Romani, c’erano i ludi Apollināres, in onore di Apollo, che si tenevano tra il 6 e il 13 luglio, i ludi Ceriales o Cerealia, in onore di Cerere, tra il 12 e il 19 aprile, i ludi Megalenses, per la magna mater Cibele, in aprile, i Floralia, in onore della dea Flora, in primavera, dal 4 al 10 aprile. Vi erano poi i Plebēi, che si svolgevano dal 4 al 17 novembre, in onore della pacificazione tra i patrizi e i plebei, i Saeculares, in onore di Apollo e Diana, che si sarebbero dovuti tenere ogni cento anni, ma che finirono per tenersi a intervalli più brevi, e gli Augustāles, istituiti da Tiberio in onore di Augusto; naturalmente c’erano poi tanti altri ludi minori che si organizzavano durante l’anno. Diversi tipi di spettacolo A seconda della natura dello spettacolo offerto, si parlava di ludi scaenici, che erano rappresentazioni teatrali, di ludi circenses, che erano i giochi del circo e i munera gladiatoria, che erano combattimenti tra gladiatori. CARMINE DI GIUSEPPE, Carpe linguam © Medusa Editrice 2016 - Espansioni on line I ludi scaenici Le rappresentazioni, di origine osco-estrusca, cominciarono a essere tenute dal quarto secolo a.C. e col tempo assunsero forme artistiche sempre più raffinate. Esse comprendevano mimi, musiche e danze e anche quando intorno al II secolo a.C. diedero vita alla commedia non ebbero mai l’importanza che il teatro aveva avuto in Grecia. Inizialmente legate a manifestazioni di culto, poi sempre più indipendenti, erano allestite dagli edili e l’accesso agli spettacoli, come anche nel caso degli ludi, era totalmente gratuito. Nella maggior parte dei casi le commedie e le tragedie erano ispirate a modelli greci, ma la vis comica romana raggiunse un livellio di originalità e autonomia del tutto particolare. I ludi circenses I giochi del circo si tenevano a Roma nel Circo massimo, che giunse ad ospitare fino a 200.000 spettatori. Nel circo si svolgevano soprattutto le corse dei carri - bighe, trighe o quadrighe - in cui l’abilità dell’auriga si mostrava soprattutto nel saper far girare i cavalli in corsa all’esterno delle metae evitando di urtarle. Questo tipo di gare suscitavano un tifo sfrenato. Le squadre, factiones, erano quattro, corrispondenti al colore della tunica indossata dall’auriga: la russata, rossa, la prasĭna, verde, l’albata, bianca, e la venĕta, turchina. Nel circo si rappresentavano anche le venationes, ovvero le lotte con le bestie feroci, le quali dovevano combattere tra loro o contro i gladiatori armati. Durante le persecuzioni contro i cristiani, coloro che non rinnegavano la nuova fede furono in alcuni casi condannati ad bestias, ovvero a essere sbranati, inermi, dalle fiere. Vi erano poi le naumachĭae, giochi molto suggestivi che richiedevano luoghi appositamente costruiti poiché dovevano essere allagati e dovevano essere idonei per il deflusso delle acque. In questi specchi d’acqua si svolgevano combattimenti tra diverse imbarcazioni, ma anche le esibizioni di abilità di nuotatori e di ballerine. Per dare luogo a spettacoli del genere, Augusto fece costruire un luogo sulla riva sinistra del Tevere; in seguito anche il Colosseo fu dotato di un sistema di allagamento dell’arena per poter ospitare rappresentazioni acquatiche. CARMINE DI GIUSEPPE, Carpe linguam © Medusa Editrice 2016 - Espansioni on line I munera gladiatoria I primi spettacoli con il combattimento tra gladiatori furono introdotti a Roma nel 264 a.C., quasi sicuramente seguendo una consuetudine funebre etrusca. Gli spettacoli dei gladiatores, così chiamati dal gladius, la spada corta che era la loro arma principale, si svolgevano a Roma nel’anfiteatro; famoso era l’Anfiteatro Flavio, conosciuto da tutti come il Colosseo, fatto costruire dall’imperatore Vespasiano e inaugurato da Tito. I gladiatori erano in genere schiavi o prigionieri di guerra, che combattevano con la speranza di ottenere la libertà; ma vi combattevano anche uomini liberi. Essi erano allenati da un lanista in apposite scuole, la più famosa era quella di Capua in Campania. I gladiatori gareggiavano a coppie e, a seconda dell’armatura indossata o del loro modo di combattere, avevano nomi diversi: c’erano i secutōres, che combattevano con un piccolo scudo rotondo, i retiarii, con la rete e il tridente, gli essedarii con il carro trainato da quattro cavalli, ecc. Il gladiatore ferito, che stava per soccombere, chiedeva la grazia al popolo alzando il dito indice, e il popolo la concedeva chiudendo il pollice nella mano serrata a pugno, pollĭcem premĕre, oppure la negava tenendo la mano stesa e il pollice piegato in giù, pollice verso, pollĭcem vertĕre. I combattenti più bravi riscuotevano un notevole successo di pubblico, specie tra le donne, e dopo un certo numero di combattimenti potevano essere messi in congedo e ricevere, come segno di riconoscimento, il rudis, un bastone utilizzato negli esercizi di scherma ed erano perciò chiamati rudiarii.