VAL MALENCO , GEOLOGIA, MINERALOGIA ED

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VAL MALENCO , GEOLOGIA, MINERALOGIA ED ETNOGRAFIA
La Valmalenco posta a Nord della Lombardia è una tipica valle alpina di insediamento
montano che é nota anche per la peculiarità della sua geologia e dei suoi minerali.
La formazione della valle si inquadra nella teoria della "Tettonica delle Placche".
Tale teoria elaborata nel primo Novecento ha avuto riconoscimenti solo dopo oltre mezzo
secolo con il termine di "Deriva dei Continenti".
Essa prevede che la superficie terrestre sia suddivisa in placche litosferiche principali, e
secondarie. Le placche o "zolle" sono parti della crosta terrestre con spessori che variano
dai 7 Km della crosta oceanica agli 80 o più Km.dei "cratoni" continentali. Le placche più
grandi includono interi continenti e oceani. Esse hanno un comportamento rigido al loro
interno ma si muovono reciprocamente a causa dei moti convettivi del sottostante mantello
plastico causati dal calore generato dalle reazioni nucleari che avvengono nelle parti
centrali del nostro pianeta.
Le interazioni tra i bordi delle placche in movimento danno origine a tutti i fenomeni
geologici, sia a grande che a piccola scala; uno degli effetti geologici più vistosi è la
formazione delle grandi catene montuose come il sistema Alpino-Himalaiano al cui interno
giace la val Malenco che è un minuscolo segmento di un sistema montuoso che si
estende dal Nord Africa occidentale fino alla penisola Indocinese, ma è anche uno dei
settori geologicamente più interessanti delle nostre Alpi.
L’origine delle Alpi risale a tempi assai remoti, e la loro evoluzione comincia 300 milioni
di anni fa nel Carbonifero Superiore. In quel periodo le terre emerse erano riunite in un
unico supercontinente chiamato Pangea, ma fenomeni legati al riscaldamento della crosta
hanno fatto si che nel Triassico (245 milioni di anni) si avesse un assottigliamento della
porzione centrale del supercontinente in cui si formarono enormi fratture, in conseguenza
delle quali le placche paleoeuropea e paleoafricana si divisero e si allontanarono con la
formazione locale dell'oceano ligure-piemontese. Tale evento ha dato luogo alla
formazione di importanti depositi calcarei di mare poco profondo che ritroviamo nella
nostra valle intercalate alle rocce basiche derivate dalla crosta basaltica formatasi nel
paleo-oceano: cioè serpentini e anfiboliti
Alla fine del Giurassico circa 130 milioni di anni fa, mutò il senso di movimento e le
placche europea e africana tornarono ad avvicinarsi nuovamente fino a entrare in
collisione.
E’ in questo momento che inizia il processo di formazione della catena alpina. Durante la
collisione, i margini continentali europeo e africano si sono accavallati e suddivisi in
numerose "scaglie". Il protrarsi delle spinte orizzontali ha accavallato le une sulle
altre queste scaglie, dando origine alle falde di ricoprimento vaste centinaia di km quadrati.
Successivamente alla loro formazione e sovrapposizione, anche alcuni brandelli di quello
che era stato il fondale basaltico dell’oceano ligure-piemontese e i sedimenti marini
accumulati ( in parte fusi) sono stati incorporati tra le falde, e trascinate a varie
profondità,alcune fino a parecchie decine di chilometri all’interno della crosta terrestre,
dove hanno subito complesse trasformazioni mineralogiche e strutturali dette
metamorfismo, vale a dire cambiamento chimico e strutturale per effetto dell’aumento di
temperatura e pressione; formano ora le cosiddette "rocce basiche" composte da
serpentiniti e anfiboliti.
Da un punto di vista naturalistico la val Malenco è circondata da cime montuose che
raggiungono e superano i 3000 metri da cui discendono numerosi torrenti che si
raccolgono tutti a sfociare nel Mallero. Questo torrente nasce dalla confluenza dei torrenti
Ventina, Muretto e Sissone al Pian del Lupo nei pressi di Chiareggio, così ingrossato
percorre tutta la valle sfociando in Valtellina (all'altezza dell'abitato di Chiesa raccoglie
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anche le acque del torrente Lanterna proveniente da est). Il Mallero con la sua irruenza
ha scavato profondamente la Val Malenco e con i sedimenti trasportati ha formato la
conoide di Valtellina su cui è sorta la città Sondrio.
Le valli malenche sono le tipiche valli glaciali ad "U" formate dall'erosione dovuta
all'azione dei ghiacciai, anche le rocce sporgenti sono state arrotondate dall'abrasione
glaciale.
Premesso che la situazione geologica di tutta la Val Malenco è molto complessa per
l'esistenza di falde sovrapposte di diversa composizione, che sono localmente frantumate
e rimescolate a formare un puzzle inestricabile, da un punto di vista geologico ha la
particolarità di essersi formata in corrispondenza di una faglia di subduzione facente
parte dallo scontro della placca continentale africana in subduzione di quella europea.
Il punto di sottoscorrimento principale è localizzato lungo la valle fluviale dell'Adda,
per cui i fianchi della Valtellina appartengono rispettivamente quella a nord alla placca
europea e la prealpina a sud all'africana.
L'immane scontro ha provocato il sovrascorrimento di vasti strati che frantumandosi hanno
incluso lembi di eruzioni sottomarine con tracce di sedimenti carbonatici.
Se ci potessimo proiettare molto indietro ai tempi delle grandi glaciazioni noteremmo che i
ghiacciai ricoprivano gran parte della valle, fino ad una quota superiore ai 2.500 metri.
era una coltre di ghiaccio dalla quale emergevano solo le cime più alte. L’azione di questo
enorme massa ghiacciata in lento e inesorabile movimento modellò la valle e sbucando
presso Sondrio come ghiacciaio pensile confluiva con il ghiacciaio della valle dell'Adda.
Fu un’azione che si esercitò più volte finché il ghiacciaio Malenco diecimila anni, fa subì
la definitiva ritirata.
Fra le terre liberate dal ghiaccio alla fine della glaciazione, quelle di media montagna si
rivelarono le più propizie ad accogliere gli animali ed i primi insediamenti umani, perché
il fondovalle valtellinese era in gran parte paludoso. (ancora nel 1700 si coltivava il riso).
Ecco apparire, dunque, alle porte della Valmalenco le prime tribù di cacciatori raccoglitori
che vi si stabilirono definitivamente intorno al 3000 a.C.
Età della pietra, del ferro e del bronzo trascorsero senza grandi scosse in questo lembo
della Valtellina, poi tutto cambiò; penetrarono infatti nella valle in successione:Liguri,
Etruschi, Galli ed infine i Romani.
Solo nel 252 d.C. questa valle entrò a pieno titolo nella storia perché si iniziò, da
parte dei romani, la costruzione della strada carovaniera che da Sondrio, risalendo
l’intera valle, scavalcava il passo del Muretto e scendeva in Engadina, consentendo un
passaggio rapido fra territori latini al di qua della catena retica e i territori romanizzati a
nord della Rezia. Tale strada é stata utilizzata nei secoli successivi come via commerciale
portando agli abitanti notevoli utili economici sia con l'esportazione di materiale per
l'edilizia (in particolare beole e olle), sia per servizi prestati come guide, con animali da
soma e con dazi, balzelli ecc. fino in età viscontea.
Ancora nel 1606 un governatore dei Grigioni Svizzeri da cui la Valtellina era dominata,
Guler von Weinceck, uomo d’armi e governatore della Valtellina per le Tre Leghe Grigie
nel biennio 1587-88 scriveva:
" Fra Chiesa e Bosco (l'odierna Chiareggio), sul versante sinistro per chi entra in
Valmalenco, vi è un ponte elastico di pietra, fatto di tegoloni lisci, sottili e lunghi.
E tegole appunto vengono di lì esportate in tutta la Valtellina ed anche in luoghi più
lontani, esse coprono i tetti molto bene ed elegantemente e vengono vendute a misura.
In Valmalenco esiste pure una pietra ollare, con cui si fabbricano lavaggi d’ogni genere,
ossia pentole di pietra; si provvedono di questi non solo la Valtellina, ma anche altri
paesi. In questa valle si coltivarono anche miniere di ferro, e vi si trovarono dei
cristalli".
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La geologia della Valle e la trasformazione delle rocce ancestrali di cui sono formate
le montagne sono state, e ancora sono, una parte importante dell'economia valligiana.
La tradizionale e antica attività estrattiva delle pietre ornamentali e da costruzione,
della pietra ollare, e in un passato recente anche dell'amianto e del talco, non è che
la continuazione delle antichissime lavorazioni metallurgiche per l'estrazione del ferro e
del rame di epoca preromana.
I borghi abitati della valle Malenco si formarono per ragioni agricole come coagulo di
abitazioni poste al centro delle zone disboscate intorno all'anno 1000 per essere
utilizzate per l'agricoltura e il pascolo.
La geologia della val Malenco ha dato in passato, e dà ancora oggi lavoro a molti
residenti e rappresenta una quota importante dell'economia della valle.
Non bisogna però trascurare il lato scientifico delle caratteristiche del territorio che
hanno consentito con la loro peculiarità alla formazione di oltre 300 specie di minerali
fra cui alcuni di rinomanza internazionale. Alla complessa storia geologica della
Valmalenco e alla grande varietà di rocce affioranti non poteva che corrispondere una
ricca ed eccezionale presenza di minerali non solo di interesse economico ma anche
scientifico e collezionistico: fra tutti spicca il raro Demantoide (varietà verde dell'andradite),
Quarzo, Perovskite, Artinite, Brugnatellite, sono alcuni esempi dei minerali più famosi, ma
sono stati trovati diversi minerali rarissimi; fra essi la Lindsleyite, la Redledgeite, la
Lizardite cristallizzata, l'Helvite, l'Ekanite, la Calzirtite (quest'ultima con cristalli fra i più belli
al mondo).
Non deve meravigliare dunque il fatto che alcuni dei minerali citati siano presenti nei più
qualificati musei di mineralogia italiani ed esteri.
In Valmalenco i terreni coltivabili sono scarsi e la popolazione é sempre stata dai tempi
più remoti dedita alla pastorizia di bovini, capre, pecore e maiali per consumo personale.
Nella comunità insediata nel XII°-XII° secolo, i prati per la fienagione erano privati, mentre
erano organizzate in proprietà collettive i boschi a legna e le zone per il pascolo estivo
d'alta montagna nei caratteristici "alpeggi" per l'allevamento bovino.
Le basi dell'alimentazione per lungo tempo sono state principalmente Burro, formaggio
e verdure dell'orto, con acquisto di granaglie dal fondovalle valtellinese.
La popolazione da quando è stata censita si è mantenuta intorno alle 1500 - 2000 anime
fino all'Unità Italiana con un calo a soli 800 persone durante l’epidemia di peste del 1630.
Dal censimento del 1861 dopo l'unità d'Italia è stato un continuo incremento dei residenti
anche se è stata anche oggetto di una continua emigrazione, anche oltreoceanica,
Oggi gli abitanti sono circa 7000.
•
Nel 1630 gli abitanti si ridussero a 800 circa per la peste
•
nel 1706 gli abitanti erano 2682
•
nel 1798 erano diventati 3040
•
nel 1812 un censimento contava in Valmalenco 3099 abitanti
•
nel 1853 si contarono 4576 anime
•
nel 1880 si arrivò ai 5315 abitanti
•
nel 1961 erano passati a 7690.
Dopo questa data con lo sviluppo automobilistico si moltiplicarono le costruzioni degli
alberghi e delle seconde case riversando in valle numerosi villeggianti estivi e sciatori
invernali che portarono ulteriore benessere.
Un cenno meritano anche gli importanti benefici economici, diretti ed anche indiretti, che
le infrastrutture: strade, gallerie e ponti realizzate per la costruzione delle dighe e
delle centrali idroelettriche hanno portato allo sviluppo turistico.
Le due grandi dighe dell'Alpe Gera e di Campo Moro, poste a metri 2100 di altitudine
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in alta Val Malenco, sbarrano e trattengono le acque di fusione dei ghiacciai e dei bacini
idrografici del settore orientale della valle, nel loro percorso in condotte forzate di
una dozzina di chilometri fino a Sondrio (posto a 300 metri s.l.m.) con circa 1800 metri di
dislivello azionano tre grandi centrali idroelettriche in successione, fra cui quella di
Lanzada (posta oltre mille metri più in basso), che è una fra le più grandi centrali
idroelettriche lombarde. Per creare i grandi invasi fu necessario costruire la strada di
accesso aprendo ai turisti anche la meno conosciuta valle Lanterna . I due grossi bacini
artificiali sono formati dalla diga di Campo Moro (altitudine m.1996) e da quella dell'Alpe
Gera (m.2051). Lo sbarramento è costituito da due dighe di tipo differente: il serbatoio di
Campo Moro è stato costruito tra il 1956 e il 1958 in terra battuta rivestita di pietra, è alta
35 metri e lunga 150 metri. Il serbatoio di Alpe Gera fu ottenuto costruendo tra il 1961 e il
1964 una diga semicircolare in calcestruzzo alta 96 metri e lunga 180 metri. Gli invasi
alimentano con condotte forzate varie centrali.
Queste gigantesche realizzazioni sono degli anni immediatamente successivi al
dopoguerra, realizzate dal 1955 ed il 1965; anni in cui l'Enel aveva acquisito il monopolio
elettrico. Successivamente al cadere del monopolio sono state realizzate un certo numero
di altri generatori di energia elettrica di modesta entità realizzate da aziende consumatrici
di energia.
Altra voce economica importante è stata l’estrazione dell’amianto, questo già conosciuto
dalle civiltà persiane, greche e romane per le sue qualità ignifughe, venne riscoperto in
epoca napoleonica proprio con l'amianto della val Malenco sul finire del XVII secolo, e
impiegato inizialmente soprattutto per la fabbricazione di carta ignifuga da utilizzare
per documenti ufficiali importanti.
Successivamente divenne un insostituibile materiale per la realizzazione di tute ignifughe
per vigili del fuoco, per uso industriale e per uso militare.
Il talco, scoperto durante le ricerche di nuovi filoni di amianto, fu estratto massicciamente
dagli anni Venti fino agli anni Ottanta del Novecento quando si esaurirono tutte le miniere
più importanti, oggi l’attività estrattiva del talco continua in un’unica miniera attiva,
caratterizzata dalla purezza del minerale. Queste attività minerarie e di cava apportarono
per alcuni decenni un considerevole beneficio economico nel sostentamento delle
comunità locali, principalmente impiegate nel lavoro di estrazione e di trasporto.
Un po’ di storia
Finita l'era glaciale nella valle Malenco (circa 10.000 anni fa) il ritiro dei ghiacciai favorì
nella parte più bassa della valle lo sviluppo della vegetazione e l'arrivo degli animali
selvatici che sicuramente attirò in valle anche dei cacciatori. Si hanno testimonianze che
fanno presumere la presenza dei Camuni intorno al 2500-3000 a.C. (incisioni rupestri e
coppelle)
Nell'età del Bronzo (1000-500 a.C.) ci sono testimonianze che gli Etruschi si siano
inoltrati nella valle in cerca di minerali (esistono tracce di antiche fusioni di ferro in varie
località e tracce di una piccola miniera di rame in alta quota). Il ritrovamento di una falce
ed una ascia in bronzo di fattura attribuibile agli Etruschi ne confermerebbero la presenza.
Intorno al 200 a.C. gli eserciti romani diressero la loro attenzione alle Alpi ma, dopo
avere sconfitto i Celti stanziati lungo il Po, la resistenza delle popolazioni alpine ne
fermarono l'avanzata militare anche perché la Valtellina era una valle paludosa poco
percorribile e le valli laterali scarsamente controllabili. I Romani con la costruzione
delle strade e una lenta conquista culturale e legislativa di "romanizzazione", ebbero la
meglio sugli indigeni dopo circa un centinaio di anni. Infatti l'introduzione della lingua
latina diventò il mezzo che favorì la formazione di una società governata da leggi evolute
(esistono le prove: alcune monete romane trovate nel primo Novecento al passo di
Canciano, confermano l'arrivo dei romani in Val Malenco).
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Si presume che sia stato Valeriano (che dal 252 d.C. fu console romano nella Rezia e
successivamente divenne Imperatore) ad ordinare la costruzione della strada che da
Sondrio raggiunge il Passo del Muretto per poi ridiscendere al lago Maloia, conscio
dell'importanza che poteva assumere questa "scorciatoia" nelle comunicazioni e negli
scambi commerciali. Il tracciato della strada dovette passare da Primolo per l'impossibilità
di superare la stretta gola (oggi con strada camionabile) che da Chiesa dà accesso alla
alta valle del Mallero.
Nel 300 d.C. le religioni locali vennero sostituite dalla religione cristiana; si dice che
sia stato S.Damiano l'evangelizzatore ad insegnare agli abitanti della valle l'arte della
lavorazione della pietra ollare, (scisto cloritico adatto per la fabbricazione di pentole
resistenti al fuoco).
Con la caduta di Roma si dissolse l'antica struttura sociale e gli abitanti della valle si
organizzarono con i capi villaggio; nel Medioevo la Valtellina divenne Ducato e gli
abitanti malenchi ne presidiarono i punti strategici erigendo torri di controllo per
l'esazione dei pedaggi alle carovane che transitavano con le merci. Gli eventi (lotte e
guerre) della pianura, frequenti in quel periodo, non influenzarono molto la vita della
valle che per secoli subì disastri soprattutto per eventi catastrofici naturali; si ebbero
a più riprese alluvioni, terremoti e numerose frane delle molteplici morene glaciali fossili,
favorite nel rovinoso crollo dal taglio delle foreste per farne pascoli e campi coltivati
L'agricoltura e la pastorizia invece si estesero e gli abitanti della val Malenco
prosperarono aumentando di numero; questa situazione li obbligò a tagliare altri alberi per
guadagnare terreno da coltivare e da trasformare in prati da fienagione e pascolo.
L'allevamento dei bovini era stato introdotto dai Celti nel 200 d.C. quando scacciati dalla
pianura padana dall'avanzata dei Romani si erano ritirati sulle montagne creando zone a
pascolo e lasciando la parte bassa delle valli alle coltivazioni (nel periodo intorno al
1200 il clima si era riscaldato tanto da permettere la coltivazione del grano e della vite
in alcune zone ben esposte della Val Malenco, nella Valtellina paludosa si introdusse la
coltivazione del riso ).
Nell'anno 1000 gli abitanti di Sondrio cominciarono ad esigere anch'essi dei pedaggi per
accedere in Val Malenco, entrando in contrasto con i valligiani. Queste rivalità furono
appianate d'autorità con la forza delle armi da Azzone Visconti che affidò nel 1373 alla
famiglia milanese de' Capitanei il governo della valle e la gestione delle torri di guardia
poste a salvaguardia degli scambi effettuati attraverso la strada per il Muretto.
Dopo molti anni e alterne vicende militari, di battaglie vinte e perse con i Grigioni, la
Valtellina fu di nuovo conquistata dai milanesi nel 1600 a prezzo di aspre battaglie; in
quel periodo avvenne un fatto che mise in subbuglio la Valtellina e le relative convalli.
Il Visconti per questioni politiche anni addietro aveva regalato la Val Malenco al Vescovo
di Coira. Dopo alcuni anni attraverso la valle i Grigioni conquistarono anche la Valtellina e
la dominarono per circa 300 anni e vi diffusero il protestantesimo.
Le due comunità religiose mal si sopportarono; furono in contrasto per anni, poi verso il
1620 i grigionesi scesi attraverso la Val Malenco catturarono a Sondrio il parroco che
tuonava contro i protestanti e lo portarono nella loro terra. Nel ritornare in patria i
rapitori si fermarono per riposarsi alla locanda "Osteria del Bosco" di Chiareggio, poi
percorsa la mulattiera e attraversato il passo del Muretto lo tradussero a Coira. Dopo
tortura lo uccisero, i Valtellinesi reagirono massacrando tutti i protestanti grigionesi
della valle. Ci fu il cosidetto "Sacro macello di Valtellina" che fece oltre 400 vittime.
Seguirono aspre battaglie per vendicare i correligionari, i soldati grigionesi portarono
anche la peste che fece numerosissime vittime. In Val Malenco su circa 2000 abitanti ne
rimasero vivi circa 800; in pochi anni la valle però si ripopolò.
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In quel periodo i terreni coltivati in valle avevano la capacità di nutrire circa 2 - 3000
abitanti con le pratiche agricole e pastorali (il clima era peggiorato notevolmente per la
piccola glaciazione, gli inverni erano rigidissimi e si narra di lupi scesi nei paesi per
aggredire gli abitanti).
Con la fine della “piccola glaciazione” e il miglioramento del clima, agli inizi del
Milleottocento ci fu un rifiorire delle pratiche agricole, da ricordare che verso il nel 1500
per l’abbassarsi della temperatura si era introdotta la cultura del grano Saraceno nome
scientifico Fagopirum Esculento originario dalla Siberia ed adatto ai climi freddi; questa
poligonacea entrò con la segale e il mais a far parte della dieta malenca ed ancora oggi è
un alimento tipico degli abitanti (tutte queste piante erano coltivate nella parte bassa della
valle).
Dopo la parentesi napoleonica la Valtellina venne affidata all'Austria e incorporata nel
Lombardo -Veneto. La strada dello Stelvio che attraversava tutta la Valtellina e si
collegava a Milano attraverso la strada "Regina" costeggiando il lago di Como ad ovest ,
era stata progettata in periodo napoleonico ma fu realizzata nel 1825 dall'imperialregio
governo di Vienna per motivi militari e postali.
Con il miglioramento della strada valtellinese (in precedenza poco più di un sentiero)
decadde l'importanza della val Malenco e del suo passaggio Sondrio-Chiareggio-Muretto
come strada di transito ma aumentò l'interesse e il commercio dei prodotti locali verso la
pianura lombarda.
Gli abitanti della valle nei mesi invernali andavano a Sud ad offrire le pentole di ollare, le
pedule, i pezzotti, la legna in fascine, ed a esercitare il mestiere di stagnino e di arrotino;
queste attività permisero l'insediamento di un numero maggiore di abitanti non più costretti
ad emigrare perché letteralmente mancava la terra per nutrirli.
Dopo l'Unità d'Italia gli abitanti continuavano ad aumentare. Nel 1862 l'interesse per la
montagna si incrementò dopo la conquista della cima del Monte Disgrazia da parte di una
spedizione inglese. Nello stesso periodo il nuovo Stato italiano cominciò a misurare il
territorio e i confini mandando in valle cartografi e geologi. Inoltre sotto la spinta del
ministro Sella appassionato escursionista si diffuse la pratica delle spedizioni per
conquistarne le cime, nel 1872 nacque la Sezione Valtellinese del C.A.I. presente anche in
Val Malenco; vennero costruiti dei rifugi alpini, si aprirono alberghi, cominciò ad affermarsi
la figura della guida di montagna per accompagnare i turisti.
Negli anni "30 del Novecento si cominciò l'estrazione industriale del serpentino e
dell'amianto e vennero fatti studi e ricerche mineralogiche da parte di studiosi milanesi.
Fra le due guerre (ed anche dopo) attraverso il passo del Muretto si praticò un intenso
contrabbando soprattutto di generi di monopolio (sale e tabacco).
Un ulteriore incremento del benessere si ebbe con la costruzione delle dighe idroelettriche
nella parte meno frequentata e frequentabile della grande valle che da campo Francia
(luogo di estrazione amiantifera e di serpentino) arriva nei pressi dell'alpe Gera (oggi la
vecchia alpe Gera è sommersa dal lago artificiale). Gli invasi alimentano con condotte
forzate varie centrali fra cui quella di Lanzada (posta oltre mille metri più in basso), che è
una fra le più grandi centrali idroelettriche lombarde.
un deciso incremento del benessere economico si è avuto con l'avvento dell'estrazione
mineraria e nell’Ottocento con le prime spedizioni alpinistiche promosse da inglesi e
francesi di cui i valligiani facevano le guide. Sicuramente il recente turismo estivo e
invernale, sviluppato con la diffusione dell’automobile ha stimolato la costruzione di
alberghi e seconde case.
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