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05/07/2012 |
Svevia, guerra di
La guerra di Svevia, denominata anche guerra sviz. al di fuori della Conf. (spec. in Germania), nel 1499
oppose i dieci cant. conf. e i loro Paesi alleati alla casa d'Asburgo-Austria e al loro principale alleato, la Lega di
Svevia.
1 - Le cause
All'origine della guerra vi furono diversi focolai di tensione, in parte esistenti già da lungo tempo; solo la loro
combinazione condusse però a un conflitto aperto. Nel XV sec. i rapporti tra la Conf. e gli Asburgo furono
segnati da una politica estera mirante da entrambe le parti all'ampliamento territoriale e al consolidamento
della sovranità, che fu foriera di contrasti. Se la conquista dell'Argovia (1415) e della Turgovia (1460) aveva
portato la Conf. a estendersi fino all'alto Reno e al lago di Costanza, nelle diverse zone di confine non
mancavano però motivi di attrito, quali la controversia per l'alta giurisdizione sulla Turgovia, detenuta in
pegno dalla città di Costanza, e i conflitti tra la Lega delle Dieci Giurisdizioni e la signoria territoriale asburgica
e tra la Lega Caddea e la contea del Tirolo (appartenente agli Asburgo) in merito a diritti signorili e fiscali nella
val Venosta. Ad aggravare la situazione vi fu poi l'operato della Lega di Svevia, costituitasi nel 1488 e
strumentalizzata dagli Asburgo per contrastare la politica di alleanze della Conf. diretta verso nord, oltre il
Reno e in Alsazia. In particolare l'adesione forzata di Costanza (1498) venne percepita dai Conf. come una
provocazione; inoltre dal 1495 erano peggiorati i rapporti tra questi ultimi e re Massimiliano I. Dopo la sua
ascesa al trono nel 1486, in un primo tempo si era registrata una distensione, anche grazie al riconoscimento
della Pace perpetua del 1474, ma il successivo avvicinamento tra i Conf. e la Francia, nemica del sovrano,
creò malumori. Le relazioni furono ulteriormente compromesse dal rifiuto da parte dei Conf. della riforma
imperiale varata a Worms nel 1495. Decisiva fu però la volontà di questi ultimi di ricorrere alle armi per
risolvere simultaneamente tutte le vertenze di frontiera. Questa visione fu alimentata dall'atmosfera carica di
emotività sviluppatasi alla fine del XV sec., frutto di un processo di differenziazione politica e sociale che
aveva condotto alla formazione di due comunità distinte: i Conf. e gli Svevi. Il sistema politico svevo,
permeato dagli ideali e dai modi di vita aristocratici, si contrapponeva all'orgoglio dei Conf. per la loro libertà
e le loro origini, sorto con la lotta contro gli Asburgo e la nobiltà, e all'accentuazione della loro identità
contadina. A ciò si aggiungeva la concorrenza economica tra le principali città delle due aree e la rivalità
economica e politica tra i mercenari conf. e i lanzichenecchi.
Autrice/Autore: Andre Gutmann / mku
2 - Gli eventi
La scintilla che provocò la guerra di Svevia fu l'inasprimento del conflitto relativo alla val Venosta nell'inverno
del 1498. In risposta a un intervento di truppe tirolesi nella valle dell'Adige, alla metà di gennaio del 1499 la
Lega Caddea occupò la val Monastero. La sua richiesta di assistenza alla Lega Grigia mise in moto le reti di
alleanze. La Lega Grigia (dal 1497) e la Lega Caddea (dal 1498) erano Paesi alleati dei sette cant. conf. della
Svizzera orientale; poco dopo anche Berna, Friburgo e Soletta entrarono nel conflitto. Le autorità dell'Alta
Austria considerarono l'occupazione della val Monastero alla stregua di un attacco alle province ereditarie
austriache e attivarono il patto con la Lega di Svevia.
Un armistizio e una pace, concordati probabilmente il 26.1.1499 a Glorenza, non vennero riconosciuti da
entrambe le parti. Truppe conf. e austriache si schierarono nella valle del Reno e attorno a Sargans. In seguito
a presunte provocazioni verbali, il 5 febbraio alcuni soldati urani assaltarono la sponda opposta del fiume nei
pressi del Gutenberg. Il contrattacco dei reparti austriaci, che varcarono il Sankt Luzisteig e occuparono la
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città di Maienfeld (7 febbraio), inasprì la situazione; in seguito alla battaglia di Triesen (22 febbraio) il conflitto
si generalizzò. Successivamente gli scontri si estesero su tre vasti fronti: Grigioni, Tirolo e Vorarlberg; la
regione di Costanza, l'Hegau e il Klettgau; la valle del Reno da Waldshut a Basilea fino al Sundgau.
Grazie alle schiaccianti vittorie a Hard nei pressi di Bregenz (22 febbraio), sul Bruderholz vicino a Basilea (22
marzo) e nella battaglia di Schwaderloh alle porte di Costanza (11 aprile), nei primi mesi di guerra i Conf.
riuscirono a impedire al nemico di penetrare nel loro territorio. La distruzione della fortificazione di valle
durante la battaglia di Frastanz (20 aprile) pose fine ai combattimenti nel Vorarlberg.
Tra febbraio e maggio reparti conf. compirono diverse spedizioni nell'Hegau, nel Klettgau e nel Sundgau,
devastando e saccheggiando numerose fortezze e località. Nella seconda metà di aprile conquistarono e
distrussero le città di Tiengen, Stühlingen e Blumenfeld nel Klettgau e nell'Hegau. A causa di problemi di
rifornimento, una terza campagna nell'Hegau venne interrotta alla fine di maggio.
Ad aprile intervenne nel conflitto anche re Massimiliano I, fino ad allora impegnato nei Paesi Bassi, che il 22
aprile dichiarò la guerra imperiale contro i Conf. Il 27 aprile il sovrano raggiunse il lago di Costanza, da dove
proseguì verso il Tirolo, che voleva liberare dalla minaccia grigionese. Il suo piano fu però sventato dal
vittorioso assalto dei Grigionesi alla fortificazione della gola della Calven nei pressi di Glorenza (22 maggio).
Alla campagna di ritorsione di Massimiliano I in Engadina agli inizi di giugno, i Conf. risposero con un
contrattacco che devastò ampie parti della val Venosta tirolese (22 giugno-1 luglio). Alla fine di luglio il
sovrano radunò un esercito di oltre 10'000 uomini a Costanza. La prevista avanzata contro i Conf. nello
Schwaderloh fallì tuttavia per il rifiuto dei suoi comandanti di andare all'attacco. Deluso, Massimiliano I si ritirò
a Lindau e, dopo aver appreso della sconfitta nella battaglia di Dornach (22 luglio), rinunciò alle sue velleità
belliche e acconsentì ai negoziati di pace. Oltre alla stanchezza affiorata in entrambi gli schieramenti, anche
difficoltà economiche e di approvvigionamento indussero i Conf. a cercare una soluzione diplomatica.
Trattative condotte per varie settimane con la mediazione del duca di Milano a Sciaffusa e Basilea sfociarono
dapprima in un armistizio (25 agosto) e poi nella pace di Basilea (22 settembre).
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3 - Le conseguenze
La pace favorì una più netta separazione tra le sfere di influenza degli Asburgo e dei Conf. L'unica conquista di
questi ultimi fu l'alta giurisdizione sulla Turgovia, che consolidò definitivamente il loro potere in quell'area.
Con l'eccezione di alcuni domini nei Grigioni, gli Asburgo furono sostanzialmente estromessi dal territorio sviz.
D'altra parte la Conf. dovette abbandonare la propria politica di alleanze finalizzata a un'espansione verso
nord, pur conservando alcuni Paesi alleati al di là del Reno. L'alto Reno, il lago di Costanza e il Reno alpino si
rivelarono un confine politico stabile, che creò i presupposti per una soluzione pacifica durevole. In seguito i
rapporti con l'antico avversario furono normalizzati. Già nell'ottobre del 1500, re Massimiliano I rinnovò un
accordo con Zurigo, Berna, Uri e Untervaldo, che tra l'altro confermava la Pace perpetua del 1474.
La guerra di Svevia lasciò pressoché inalterati i rapporti della Conf. con il Sacro Romano Impero. Nel testo
della pace di Basilea l'Impero non veniva mai menz., ciò che corrispondeva al punto di vista dei Conf., che
ritenevano di aver combattuto contro Massimiliano I in veste di arciduca d'Austria e conte del Tirolo e non di
massima autorità dell'Impero. La pace garantì comunque ai Conf. un'ampia autonomia all'interno della
compagine imperiale, simile a quella di cui beneficiavano anche altri membri.
Tra le conseguenze immediate della guerra di Svevia vi fu l'ingresso di Basilea e Sciaffusa nella Conf. (risp.
nel giugno e nell'agosto del 1501) quali membri a pieno titolo. Il fatto di aver formato un fronte comune
durante la guerra, inoltre, rafforzò nei Conf. la coscienza della propria forza. I successi sui campi di battaglia
favorirono ulteriormente la loro ascesa a grande potenza militare, iniziata già con le guerre di Borgogna.
Autrice/Autore: Andre Gutmann / mku
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4 - Interpretazioni
Se la storiografia ted. coeva e recente non ha mai attribuito grande importanza alla guerra di Svevia, nella
Conf. fu oggetto di un'approfondita analisi storica già dal 1499/1500, come mostrano tra l'altro le cronache di
Kaspar Frei, Niklaus Schradin e Johann Lenz. La storiografia sviz. più datata (ad esempio Wilhelm Oechsli,
1890) considerò a lungo la guerra di Svevia come la lotta dei Conf. per l'indipendenza dall'Impero. Basandosi
sugli atti dei negoziati di pace e le cronache dell'epoca, Hans Sigrist (1947) e Karl Mommsen (1958)
sottolinearono invece che tra i contemporanei il conflitto era stato in prevalenza percepito come scontro tra la
casa d'Asburgo-Austria e i Conf. e che questi ultimi avevano esplicitamente rifiutato l'idea di una guerra
contro l'Impero, da cui non erano intenzionati a separarsi e di cui continuarono a dichiararsi membri anche
dopo il 1499. Gli studi più recenti affermano che se da un lato la guerra di Svevia rafforzò la tendenza al
distacco tra la Conf. e l'Impero, dall'altro non modificò sostanzialmente la posizione di quest'ultima all'interno
della compagine imperiale.
Autrice/Autore: Andre Gutmann / mku
Riferimenti bibliografici
Bibliografia
– H. Sigrist, «Reichsreform und Schwabenkrieg», in Studi svizzeri di storia generale, 5, 1947, 114-141
– K. Mommsen, Eidgenossen, Kaiser und Reich, 1958, 11-16, 287-289
– B. Meyer, «Der Thurgau im Schwabenkrieg von 1499», in ThBeitr., 116/117, 1979/1980, 5-218
– HbSG, 1, 338-348
– Nuova storia della Svizzera e degli Svizzeri, 1, 1982, 294-304
– H. Maurer, Schweizer und Schwaben, 19912
– P. Niederhäuser, «"Kriegs"-Geschichte im Wandel», in Vom "Freiheitskrieg" zum Geschichtsmythos, a cura di
P. Niederhäuser, W. Fischer, 2000, 155-179
– A. Gutmann, Die Schwabenkriegschronik des Kaspar Frey und ihre Stellung in der eidgenössischen
Historiographie des 16. Jahrhunderts, 2010, 21-38
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