GLI APPUNTI DELMISTER - Numero 4 INDICE Articolo n°1 di Angelo Iervolino Programmiamo la prossima stagione Esordienti Articolo n°2 di Jonathan Proietto Coordinazione: una questione di cervello Articolo n°3 di Angelo Iervolino La presa di posizione Articolo n°4 di Jonathan Proietto Arti inferiori: coscia e ginocchio Articolo n° 1 – Gli appunti del mister Programmiamo la prossima stagione Esordienti di Angelo Iervolino La categoria esordienti è l’ultima fase del percorso formativo del settore non agonistico. In questa categoria rientrano i ragazzi compresi tra i 11 e 13 anni, circa. Questa categoria solitamente è organizzata in tre sedute d’allenamento alla settimana, con un’occupazione dello spazio di una metà campo, per un tempo totale intorno ai 90’-100’ . In questo periodo, i calciatori iniziano il proprio sviluppo fisico e sessuale. Durante gli anni di questa categoria, i giovani calciatori aumenteranno notevolmente il loro interesse alla materia calcio, predisponendosi ad esercitazioni specifiche e selettive. Anche se le esercitazioni saranno programmate in un numero consistente di ripetizioni, i ragazzi si alleneranno con voglia e dedizione. I ragazzi, inizieranno ad aumentare le loro motivazioni e cercheranno giorno dopo giorno di migliorarsi e la competizione. Ovviamente anche se i ragazzi sono così predisposti, la parte “gioco” dell’allenamento non può mancare all’interno della seduta. Ci troviamo pur sempre in una categoria dove i ragazzi devono ancora apprendere i fondamenti e quello deve essere il nostro principale scopo. Uno spazio notevole, all’interno della programmazione è dato alle qualità coordinative, un aspetto che non si può assolutamente tralasciare. Dal punto di vista fisico, nella categoria Esordienti si noterà un divario da ragazzo a ragazzo, dove alcuni saranno già sviluppati e altri presentano ancora caratteri da bambino. La crescita a quest’età è repentina, e si ha un aumento di statura molto veloce, con una conseguente perdita di equilibrio e del controllo dei movimenti, e proprio per questo non possiamo far mancare all’interno della seduta esercitazioni per le capacità coordinative. Noteremo un aumento delle capacità di velocità e rapidità ma un involuzione della flessibilità. La ricerca del proprio miglioramento, con l’assiduità degli allenamenti e la voglia di imparare, aumenta l’autostima di ogni singolo ragazzo. Ogni calciatore cerca di imitare il proprio campione preferito, aumentando la sua voglia di imparare. Per lui diventa importante far parte del gruppo, far parte di una società calcistica, proprio come il suo campione. Ha inizio, proprio durante la categoria esordienti, lo sviluppo delle capacità di collaborazione , di aiuto al compagno e del sacrificarsi. Programmazione: l’insieme delle decisioni e delle procedure che la Società e l’allenatore concordano, elaborano e realizzano in riferimento agli obiettivi da raggiungere al fine di organizzare e pianificare la prossima stagione (macrociclo, mesociclo, microciclo, seduta) La programmazione annuale di una squadra di calcio,di qualsiasi categoria, è fondamentale. Programmare ad inizio anno insieme alla società cosa ci prefissiamo e come vogliamo raggiungerlo , rende il nostro compito più lineare. Programmare nel minimo dettaglio ogni piccolo aspetto, può rendere il nostro lavoro più redditizio e ricco di soddisfazioni. Nella programmazione, l’allenatore e la società devono prefissarsi gli obbiettivi che si andranno ad inseguire durante l’anno o durante il biennio della categoria. Una volta fatto questo si andranno a scegliere i metodi e mezzi di lavoro con i quali cercheremo di raggiungere tale obbiettivo. I mezzi di lavoro per il nostro obbiettivo non sono altro che le esercitazioni, i test, che andremo a svolgere durante gli allenamenti per meglio arrivare allo scopo prefissato, i metodi invece sono le metodologie con le quali utilizziamo i mezzi per arrivare al nostro obbiettivo. L’obbiettivo principale è senza dubbio la formazioni di giovani calciatori che sapranno utilizzare al meglio tutti i gesti tecnici e svolgere nel modo giusto i compiti del proprio ruolo. Innanzitutto bisogna porsi gli obbiettivi da raggiungere con i ragazzi, dividendo gli obbiettivi fisici da quelli tecnico-tattici e da quelli caratteriali. Obbiettivi fisici sono sicuramente: • Miglioramento di tutte le capacità coordinative, quali o o o o o o • • • • • Capacità Capacità Capacità Capacità Capacità Capacità Miglioramento Miglioramento Miglioramento Miglioramento Miglioramento di di di di di di equilibrio combinazione motoria ritmizzazione orientamento spazio-temporale differenziazione reazione dei gesti motori di base della flessibilità della capacità aerobica della forza esplosiva della forza veloce Gli obbiettivi tecnico-tattici sono : • • • Miglioramento di tutti i gesti tecnici con le varie parti anatomiche del corpo e nelle diverse situazioni di difficoltà Accurata occupazione degli spazi di gioco Rispettare il proprio ruolo • • • • • Dare aiuto al compagno Migliorare i tempi di esecuzione Acquisizione dei principi base del gioco difensivo (temporeggiamento, marcatura , posizione efficace del corpo) Acquisizione dei principi base del gioco offensivo (verticalizzare, possesso palla,allargare il gioco) Principi del gioco a 9 e 11 Gli obbiettivi caratteriali e comportamentali sono: • Trovare sicurezza nelle proprie capacità • Cooperazione con i compagni • Competere per un obbiettivo • Ricerca del miglioramento Una organizzati tutti gli obiettivi, si passa allo sviluppo dei metodi e dei mezzi che ci possono portare a tale scopo. I mezzi di lavoro sono altro che le esercitazioni, che andremo a svolgere durante gli allenamenti, i metodi invece sono le metodologie con le quali utilizziamo i mezzi per arrivare al nostro obbiettivo. Fatto questo l’allenatore organizzerà il lavoro annuale, scegliendo più o meno le esercitazioni da proporre e quindi insieme alla Società, una volta definito tutto questo ,andremo a stipulare una sorta di lista dei materiali occorrenti al fine di poter svolgere al meglio le esercitazioni. Stabiliti gli obbiettivi, non bisogna dimenticare alcune problematiche che è possibile che si verifichino durante l’anno: • • • • Spesso il passaggio dal gioco con un numero di giocatori ad un altro può creare problemi ai ragazzi Le partite, prevedono molti cambi e la prestazione di ogni ragazzo può non essere soddisfacente I ragazzi cercano troppo l’imitazione Una disomogeneità fisica del gruppo Organizzazione dei metodi,dei mezzi,delle attività. Quando tutto è pronto, e si hanno idee su come andremo a lavorare durante l’anno, possiamo organizzare le attività, ossia cosa bisogna fare per raggiungere quel obbiettivo; i metodi ossia come proporre tale esercitazione per far si che venga assimilata dai ragazzi ,e i mezzi ossia le esercitazioni da utilizzare durante le sedute. Ogni punto ha le sue peculiarità, ed ogni punto deve essere ben inquadrato all’interno della programmazione annuale.La programmazione dell’annata è pressoché divisa in circa tre macrocicli composti da 3-4 mesocicli. MACROCICLO MESOCICLO OBBIETTIVI 1 Agosto 1 Settembre 1 Ottobre 1 Novembre 2 Dicembre 2 Gennaio 2 Febbraio 2 Marzo 3 Aprile 3 Maggio 3 Giugno Valutazioni abilità tecniche Valutazione abilità motorie Attivazione dei gesti tecnici Allenamento gesti tecnici Smarcamento Marcamento Collaborazione al compagno Capacità coordinative Capacità aerobica Potenziamento gesti tecnici Smarcamento finalizzato Tiro Capacità coordinative Flessibilità - rapidità Potenziamento gesti tecnici Collaborazione difensiva Temporeggiamento Copertura Capacità coordinative Forza veloce Potenziamento gesti tecnici Rapidità di esecuzione Conclusioni a rete Capacità coordinative Movimenti offensivi di base Richiamo generale gesti tecnici Capacità aerobica Giochi di situazione Potenziamento gesti tecnici Rapidità Collaborazione a 3 Collaborazione a 2 Capacità coordinative Gesti tecnici in situazione Rapidità Smarcamento Velocità Marcamento Capacità coordinative Velocità d'esecuzione Analisi raggiungimento obbiettivi Obiettivi relativi alle capacità coordinative: come raggiungerli? Le capacità coordinative sono un aspetto molto importante, che in tutte le sedute d’allenamento deve essere richiamato. Un allenamento costante e mirato di tali capacità , può portare a miglioramenti visibili anche dopo breve periodo: • • • • • Capacità di orientamento spazio-temporale: è la capacità di definire e variare la propria posizione in relazione alla spazio Capacità di equilibrio: mantenere una condizione di stabilità Capacità di combinazione motoria: riuscire a combinare vari movimenti di parti corporee diverse Capacità di differenziazione: capacità di modulare la forza a seconda dell’esigenza Capacità di ritmizzazione : riuscire a dare un ordine preciso ai movimenti corporei Obiettivi relativi alle capacità condizionali: come raggiungerli? Gli obbiettivi da porsi per le capacità condizionali sono sicuramente il miglioramento di alcuni aspetti molto importanti, per ognuno andremo a proporre delle esercitazioni base che migliorano tale aspetto : • • • • Capacità aerobica: Esercitazioni varie a durata di tempo variabile seguita da una fase di recupero, tutte sotto forma di gioco e a stretto contatto con la palla Miglioramento della reattività e della flessibilità: Varie esercitazioni psicocinetiche, esercitazioni con segnali variabili Forza veloce: Distanze superiori ai 10m, associate alla palla Miglioramento della forza esplosiva: saltelli a carico naturale, così da accoppiare sia la parte coordinativa che i forza esplosiva Obiettivi di tecnica individuale : come raggiungerli? La tecnica individuale è la base del calcio e pertanto ha bisogno di un allenamento costante e programmato. Nel mesociclo è obbligatorio inserire sedute incentrate sulla tecnica individuale, per il perfezionamento e consolidamento di tutti i gesti tecnici: • Dominio della palla: saper ricevere e saperla portare. • Passaggio: saper trasmettere la palla al volo e rasoterra con tutte le parti anatomiche del piede e di contro balzo • Calciare: saper calciare a volo, rasoterra, con palla in movimento e ferma, saper calciare al volo equilibrio monopodalico o in equilibrio carente • Colpo di testa: colpire la palla in torsione, in tuffo, all’indietro • Contrastare: saper contrastare frontalmente, lateralmente, in ritardo dall’avversario, scivolata. Tutti questi sono la base di aspetti più avanzati, e pertanto devono essere allenati regolarmente. Obiettivi di tattica individuale: come raggiungerli? Come la tattica collettiva, anche la tattica individuale fa parte del bagaglio di un giocatore completo. • Rispettare il proprio ruolo: mantenere la propria posizione e non invadere lo spazio del compagno. • Dare aiuto al compagno: sovrapposizioni, 2c1, soluzione di passaggio su sponda , sono aspetti da allenare. • Migliorare i tempi di esecuzione: rapportare la propria posizione a al gesto da eseguire nel tempo giusto • Acquisizione dei principi base del gioco difensivo (temporeggiamento, marcatura , posizione efficace del corpo) • Acquisizione dei principi base del gioco offensivo (verticalizzare, possesso palla,allargare il gioco) Obiettivi di tattica di squadra: come raggiungerli? Rafforzare principi basilari sono alla base degli obbiettivi della tattica di squadra. • Rafforzamento di dinamiche in situazione • Movimenti senza palla per il gioco offensivo • Collaborazione di reparto per il gioco difensivo • Mantenere il possesso palla • Profondità con squadra avversaria schierata in fase difensiva • Situazioni per il gioco a 9 e 11. Valutazioni iniziali e finali Alla fine del percorso che è stato fatto, sarebbe opportuno che ogni allenatore compili una scheda su ogni ragazzo annotando miglioramenti e peggioramenti. Alla fine del percorso andremo ad analizzare e a vedere se i ragazzi hanno: • • • • • • Acquisito le nozioni base fondamentali dei gesti tecnici Appreso e immagazzinato molte delle esercitazioni proposte in modo da ricordarle una volta che gli si ripropongono Migliorato le loro capacità coordinative Migliorato gli aspetti di tattica individuale e di squadra Migliorato il senso della competizione Migliorato la struttura fisica Articolo n° 2 – Gli appunti del mister Coordionazione: una questione di cervello di Jonathan Proietto Il sistema nervoso racchiude due componenti: il SNC e il SNP. Il primo comprende l’encefalo e il midollo spinale, mentre il sistema nervoso periferico è composto di due apparati principali, l’apparato sensoriale e l’apparato motorio. L’apparato sensoriale provvede a far pervenire al sistema nervoso centrale informazioni su quanto avviene all’interno dell’organismo e nell’ambiente esterno circostante. L’apparato motorio invia le informazioni dal sistema nervoso centrale alle diverse parti dell’organismo. IL NEURONE comprende tre distinte regioni: il corpo celluare i dendriti l’assone Il corpo cellulare contiene il nucleo, e si irradiano i processi cellulari: l’assone e i dendriti. La maggior parte dei neuroni è dotata, invece, di un solo assone, che è l’organo trasmittente del neurone e trasmette gli impulsi fuori dal corpo cellulare. La parte finale dell’assone si divide in numerose ramificazioni, le cui estremità sono dilatate a formare minuscoli bulbi, detti nodi sinaptici. A loro volta, questi nodi contengono numerose vescicole contenenti sostanze chimiche, i neurotrasmettitori, che vengono adoperati per la comunicazione tra un neurone e l’altro. Un impulso nervoso è il segnala che passa da un neurone a quello successivo fino al raggiungere l’organo bersaglio, per esempio un gruppo di fibre muscolari, oppure tornare al sistema nervoso centrale. Il neurone possiede un’alta concentrazione di ioni potassio al suo interno e una elevata concentrazione di ioni sodio al suo esterno. Lo squilibrio nel numero degli ioni all’interno e all’esterno della cellula determina il potenziale membrana rio di riposo. In secondo luogo, il neurone possiede la cosiddetta pompa sodio-potassio, un enzima, che trasporta attivamente gli ioni di potassio e sodio per mantenere lo squilibrio tra i due lati della membrana. La velocità di trasmissione dell’impulso nervoso è determinato dalla dimensione del neurone. Neuroni con diametro maggiore conducono l’impulso nervoso più velocemente rispetto ai neuroni con un diametro inferiore, perché i neuroni più grandi presentano minore resistenza al flusso di corrente locale. LA SINAPSI Una volta avviato il potenziale di azione, l’impulso nervoso viene trasmesso per tutta la lunghezza dell’assone, fino a raggiungere le terminazioni nervose. I neuroni comunicano tra loro attraverso le sinapsi, sito di trasmissione dell’impulso da un neurone all’altro. Una sinapsi tra due neuroni comprende: le terminazioni nervose del neurone che trasporta l’impulso i recettori posti sul secondo neurone lo spazio esistente tra queste strutture. Un impulso nervoso può essere trasmesso attraverso una sinapsi in una sola direzione: dalle terminazioni nervose del neurone presinaptico ai recettori postsinaptici del neurone postsinaptico, situati generalmente sui dentriti. Quando l’impulso raggiunge le terminazioni presinaptiche, le vescicole presinaptiche rispondono liberando le loro sostanze chimiche nella fessura sinaptica. Questi neurotrasmettitori, diffondono attraverso la fessura sinaptica verso i recettori postsinaptici del neurone. I neurotrasmettitori più importanti per la regolazione dell’esercizio fisico sono l’acetilcolina e la noradrenalina. L’APPARATO MOTORIO Il SNC trasmette informazioni alle varie parti del corpo attraverso l’apparato motorio, del sistema nervoso periferico. Un intricata rete di neuroni parte dall’encefalo e dal midollo spinale, diretta in ogni parte del corpo, per fornire istruzioni dettagliate ai muscoli. Il sistema nervoso autonomo, controlla le funzioni interne involontarie dell’organismo. Alcune di queste funzioni assumono una particolare importanza per lo sport e per l’attività fisica, in particolare, la frequenza cardiaca, la circolazione sanguigna e la respirazione. Il sistema nervoso autonomo si distingue in due importanti aree: il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico. Il sistema nervoso simpatico prepara l’organismo ad affrontare le difficoltà. Quando siamo eccitati per qualche motivo, il sistema nervoso simpatico produce una massiccia scarica che attraversa tutto il corpo, predisponendolo all’azione. Gli effetti degli stimoli simpatici, importanti per l’atleta sono: aumento della FC dilatazione dei vasi delle coronarie, che incrementa il flusso sanguigno verso il muscolo cardiaco per soddisfare il maggior fabbisogno vasodilatazione periferica, che consente un maggior flusso sanguigno verso i muscoli scheletrici in attività aumento dell’attività mentale, che permette una migliore percezione degli stimoli sensoriali e una maggiore concentrazione sulla prestazione rilascio di glucosio nel sangue , da parte del fegato come fonte energetica Queste modificazioni fondamentali nelle funzioni corporee consentono di rendere più agevole la risposta motoria. Il sistema nervoso parasimpatico è il sistema cui è affidato la gestione dell’organismo; svolge un ruolo importante nell’esecuzione di processi quali la digestione e la secrezione ghiandolare e la conservazione dell’energia. LA COORDINAZIONE: "Partiamo dalle catene muscolari" Per tutti noi preparatori ateltici, l’obiettivo è quello di realizzare il migliore sviluppo della coordinazione intramuscolare ed intermuscolare, al fine di comprendere quali strumenti di muscolazione siano più convenienti da utilizzare per usufruire dei vantaggi che derivano dall’attività con i sovraccarichi, è necessario soffermarci ed analizzare come si sviluppa la meccanica muscolare durante l’azione di corsa. La corsa si attua alternando, per ogni arto, un’azione di volo e una di appogio-spinta. La prima si concretizza attraverso una catena cinetica aperta (con il piede sollevato dal suolo), la seconda si concretizza con una catena cinetica chiusa (con il piede a contatto con il terreno). Nella catena cinetica aperta, i punti d’inserzione muscolare si avvicinano, sui vari segmenti dell’arto in volo. Per questo ultimo pensiero vi illustrerò solo l’azione di determinati muscoli che giustificano questa mia argomentazione. AZIONE DEI MUSCOLI ISCHIOCRURALI Estendono: la coscia sul bacino e l’articolazione coxo-femorale ruota in senso orario Flettono: la gamba sul femore e l’articolazione del ginocchio ruota in senso orario AZIONE DEL MUSCOLO TRICIPITE SURALE Flette: la gamba sulla coscia; l’articolazione del ginocchio ruota in senso orario Flette: il piede plantarmente; la caviglia ruota in senso orario. AZIONE DEL MUSCOLO RETTO FEMORALE Flette: la coscia sul bacino; l’articolazione coxo-femorale ruota in senso antiorario Estende: la gamba sulla coscia; l’articolazione del ginocchio ruota in senso antiorario. Appena il piede dell’arto arretrato lascia il terreno, terminata la fase di spinta, i muscoli posteriori della coscia flettono il ginocchio mentre il quadricipite viene stirato in maniera passiva. Allo stesso modo, qualche attimo prima dell’appoggio a terra del piede avanzato, il retto femorale flette il femore sul bacino ed estende il ginocchio, determinando uno stiramento passivo dei muscoli posteriori della coscia. Questo fenomeno, come precedentemente trattato e specificato negli anni passati, nelle varie metodologie di allenamento, in cui alla tensione di un muscolo si associa il rilassamento dell’antagonista, è indicato come: avvicendamento concorrente. Al termine quindi dell’azione di volo, la coordinazione intermuscolare fra quadricipite e bicipite femorale gioca un ruolo determinante nella causa di eventuali infortuni ai muscoli posteriori della coscia. Se al momento del contatto al suolo dell’arto anteriore il bacino è arretrato rispetto alla verticale del punto di appoggio, il muscolo retto femorale tarda a cedere per permettere il piegamento del ginocchio e ammortizzare l’impatto con il terreno. Di conseguenza il bacino rimane in antiversione e lo stiramento eccessivo , con la contemporanea tensione in regime eccentrico del bicipite femorale, può determinare il rischio di una lesione. Appare ovvio, che un,azione efficace dei muscoli biarticolari in fase di volo (catena cinetica aperta) comporta una coordinazione intermuscolare perfetta. A tale scopo conosciamo o prontamente introduciamo nei parametri di allenamento, esercitazioni più profique per velocizzare movimenti dell’arto in volo, quali ad esempio: - skip bassi - varie andatura quali calciata dietro o corsa balzata con susseguente flessioni o estensioni dell’arto anteriore. - vari tipi di balzi. Personalmente introduco quasi spesso nei miei lavori durante il microciclo di allenamento, a scopo preventivo ma anche di messa in moto. Nel calcio spesso queste sollecitazioni devono essere ricorrenti, guidono e mettono in atto quello che è l’azione sintetica che “riunisce” in senso coordinativo l’azione a ginocchia alte con la corsa calciata dietro ad esempio. Nella catena cinetica chiusa, l’attività neuromotoria cambia completamente cambia completamente, come sostenevano i precedenti studi e test scientifici effettuati nel passato. Dal punto di vista coordinativo i muscoli retto-femorale, bicipite femorale e semimembranoso, si comportano in modo anomalo. Nella fase di appoggio infatti i muscoli posteriori della coscia non agiscono da antagonisti al quadricipite, come nella fase di volo in cui uno si contrae e l’altro si decontrae, ma da sinergici, concorrendo, contraendosi attivamente, all’estensione del ginocchio. Nella fase di spinta il fenomeno di cui parliamo si accentua. La contrazione contemporanea del quadricipite, dei muscoli ischiocrurali e del tricipite surale, determina l’antiversione de baciono (che ruota in senso orario), l’estensione del ginocchio (che ruota in senso antiorario) e la flessione plantare del piede, la cui caviglia ruota in senso orario. Tale fenomeno venne indicatocome: avvicendamento controcorrente. COORDINAZIONE: "I CAMBI DI DIREZIONE NE MIGLIORANO LA COMPRENSIONE" A volte basta guardare una partita, un'azione o anche un gol. Utilizzare un foto-frame, un'acuta attenzione a come tutto avviene, e a volte sentiamo noi stessi su una descrizione di un gol, come avviene la scena: - accorcia il passo - ottimo cambio di direzione - torsione del tronco e cambio passo - a tu per tu col portiere piccoli passi e gol ! "INSOMMA TUTTI ELEMENTI CHE SE ANALIZZATI PER BENE VANNO A RITROVARSI TUTTO ALLO STESSO PUNTO, GLI APPOGGI, IL GIUSTO EQUILIBRIO, IN GERGO, METTERSI BENE COL CORPO, E NON SOLO QUANDO SI DEVE CALCIARE IN PORTA, MA ANCHE IN UN'AZIONE DIFENSIVA, IN UN CONTRASTO. NELLA MATCH ANALISYS CHE EFFETTUO OGNI SETTIMANA, GRAZIE ALL'AIUTO DELLA TELECAMERA E DEI SOFTWARE, SONO ANDATO AD ANALIZZARE I CAMBI DI DIREZIONI EFFETTUATI IN UNA PARTITA DAI MIEI ALLIEVI. IN MEDIA ? 1100 C.D.D. IN UNA PARTITA, DI 84 MINUTI DI MEDIA IN PARTITA" Ma quanto è importante la coordinazione in questo frangente? E' possibile allenarlo solo a secco o con palla? Se avete ancor più domande da fare, ancora meglio, ma io cerco sempre di prevenire, soprattutto in questo caso, sopratutto per lo svariato "mondo" di terreni di gioco che nel settore giovanile vai ad incontrare. Il cambio di direzione è un aspetto che reputo strettamente importante, poichè l'utilizzazione ottimale dello spazio e del tempo può fare acquisire un vantaggio decisivo sia al difensore, in un momento abbastanza critico della partita e si all'attaccante, per sfruttare a proprio favore un'indecisione del reparto difensivo avversario. Le esercitazioni sono svariate e comprendono sia un lavoro a secco che con palla, e il tutto è considerato un'attività funzionale, poichè, nel medesimo istante, sono coinvolte sia la tensione muscolare più utile a sviluppare un alto rendimento nel gesto tecnico specifico, sia la resistenza necessaria a richiamarlo ogni qualvolta che le esigenze ambientali lo richiedono. Ovviamente un preparatore fisico, o un allenatore, con un pò di occhio, nota e si accorge subito di quelli che sono i principali errori che avvengono in dei cambi di direzioni, segnalarli e impartire le giuste esercitazioni per poter colmare questo debito funzionale. - errore dettato una cattiva frenata da piccoli passi - errore dettato da uno stop brutale e scoordinato a piedi paralleli. Gli appoggi dunque, rientrano in una fase di importanza primaria, garantire al nostro sistema nervoso e muscolare, un'armonia raffinata di collaborazione, che solo continui e sostenute esercitazioni mirate a questo scopo, possono dare. Tutto quello che porta a scarsa capacità di appoggi e coordinazione, porta disequilibrio, e l'equilibrio precario nel calcio, significa perdita di tempo. Ecco perchè secondo il sottoscritto, è importante far rientrare nei nostri microcicli e mesocicli, lavori intensi di Core Stability e Core Training, valutare sempre e metabolizzare possibili risultati positivi. Nei lavori con palla, è possibile istruire i nostri allievi allenando più componenti: qualità aerobiche , con partitine a pressione, campi stretti e specificità tecniche (ex. passaggio avanti passaggio dietro, o gol a meta con scambio obbligatorio), una telecamera, un software per guardare la cinetica del movimento biomeccanico, e il gioco è fatto! Prima di questo però attuatevi una raccolta dati, nulla è indispensabile se non si ha un valore su cui basarsi! Articolo n° 3 – Gli appunti del mister La presa di posizione di Angelo Iervolino La presa di posizione ,o riposizionamento, è l’azione del singolo o di un collettivo, di riprendere la posizione migliore per proteggere la propria porta in un arco di tempo più veloce possibile. L’azione del singolo giocatore è quella di interporre più velocemente possibile, in caso di perdita del pallone, il proprio corpo tra la palla e la propria porta, al fine di disturbare o interrompere l’azione dell’avversario. L’azione collettiva della presa di posizione prevede il riposizionamento di più giocatori , in modo da diminuire gli spazi e creare un’efficiente azione difensiva. La presa di posizione è un’azione che si svolge sia in transizione da fase offensiva a difensiva, sia in transizione da fase difensiva ad offensiva. Per attuare al meglio entrambe le transizioni bisognerebbe: • • • • Coprire razionalmente tutti gli spazi; Ridurre al minimo lo sforzo fisico, con un’appropriata tattica di gioco; Riuscire ad eseguire al meglio la circolazione di palla; Occupare gli spazi tra i reparti avversari. Un’azione singola di presa di posizione prevede una distanza di marcatura non troppo vicina in modo da rallentare l’azione dell’avversario, permettere ad un compagno di venire in aiuto ed evitare di farsi dribblare troppo facilmente, mantenendo sempre la copertura per la parte centrale del campo e indirizzare l’avversario verso l’esterno. Un’azione collettiva di riposizionamento prevede tre step di azione in un movimento coordinato e rapido di presa di posizione da parte di ogni singolo giocatore. Il primo step è cercare di ritardare l’attacco dell’avversario in modo di permettere a tutta la squadra di riprendere le proprie posizioni. Il secondo step prevede l’intercettamento della palla o il disturdo nella manovra avversaria. Il terzo step prevede la vera e propria azione di riconquista della palla. Per una buona presa di posizione è importante che il giocatore riesca ad adattarsi velocemente ad ogni singola azione e cambio di posizione della palla. Organizzazioni difensive. Marcatura ad uomo. Per marcatura ad uomo si intende: 1. Avere un uomo da marcare e posizionarsi tra lui e la porta; 2. Seguire l’avversario in tutti i suoi spostamenti; 3. Rispettare delle determinate distanze dall’avversario. La marcatura ad uomo può essere: • Di controllo: nella situazione in cui il pallone è distante e il marcatore controlla l’avversario; • Di copertura: un difensore è in copertura ad un compagno pronto ad intervenire in caso di bisogno; • Integrale: il marcatore segue le azione dell’avversario e lo contrasta in ogni azione; • Di sdoppiamento: un difensore è posto dietro al compagno in marcatura e se superato interviene, a sua volta il difensore superato va in copertura al compagno. Alcuni principi di marcatura da parte del difensore. 1. Non bisogna essere lontani più di un braccio dall’avversario, in modo da sentire il contatto con esso e non perderlo mai di vista. Stare lontani un braccio non solo ci permette di sentirlo vicino ma anche di non dargli la possibilità di appoggiarsi a noi e fare perno per superarci; 2. In generale, ma questo dipende dalle disposizioni dell’allenatore, cercare di portare l’avversario sull’esterno; 3. Non stare mai con i piedi piatti, ma con il piede interno più avanti; 4. Avere le braccia leggermente aperte per avere più equilibrio ma anche per impedire all’avversario di andare via; 5. Scegliere bene il tempo d’anticipo e soprattutto il lato giusto. Marcatura a zona Un’ organizzazione del gioco a zona prevede la copertura di una determinata zona del campo da parte di ciascun giocatore a prescindere dal modulo adottato. In fase di non possesso ogni giocatore dovrà andare a contrastare esclusivamente nella sua zona di competenza e cercare di coprire quelle adiacenti. Giocando a zona si ha il vantaggio di giocare nella zona del campo più congeniale ad ogni giocatore, a uomo questo non può succedere visto che bisogna seguire l’avversario da marcare in tutte le zone del campo. Per quanto riguarda il dispendio fisico, si può tranquillamente dire che i carichi sono distribuiti equamente e vi è una partecipazione più attiva da parte di ogni giocatore alla fase di gioco. Al fine di ottenere i migliori risultati ogni giocatore dovrà sapere quali aspetti, fase di gioco hanno la priorità su altre. In una marcatura a zona la prima a cosa a cui bisogna far riferimento è la posizione della palla; la seconda cosa è il rapportarsi con i compagni sia del proprio reparto che degli altri reparti e infine guardare agli avversari. La squadra esplicherà al meglio i concetti della zona solo se riuscirà a muoversi con i tempi giusti in base alla posizione della palla, dei compagni e degli avversari sempre mantenendo le giuste distanze tra i reparti e i ruoli. La squadra dovrà riuscire a marcare il più vicino possibile gli avversari più vicini alla propria posizione, a controllare le loro traiettorie e quelle di passaggio di quelli più lontani e riuscire a creare superiorità numerica sulla palla. Per fare questo bisogna che la squadra sia preparata ad agire, a cambiare risposta ad ogni situazione di gioco, e per fare questo bisogna allenare le varie situazioni in allenamento. Quest’organizzazione tattica ovviamente prevede degli accorgimenti da fare su alcune situazioni a squadra schierata in fase di non possesso. Quindi ,in una difesa a zona è importante che si verifichino alcune condizioni: • • • • • • • • • squadra corta; effettuazione dell’elastico; equilibrio tra reparti; applicazione del fuorigioco; effettuazione di giuste diagonali; che si raddoppino le marcature quando opportuno; giusta scelta di tempo e movimenti dei reparti; massima attenzione nei cambi di gioco; massima concentrazione. Alcune posizionamenti della difesa nelle diverse situazioni . La presa di posizione non è da intendersi solamente come riposizionamento in caso dovessimo trovarci scoperti o mal posizionati su perdita di palla. Per presa di posizione bisogna anche intendere scegliere la giusta posizione nelle determinate situazioni. Come difesa a zona, ogni allenatore sceglierà se posizionare la propria linea difensiva su due o tre linee, rispettando comunque i principi della marcatura a zona, validi anche solo semplicemente per appunto trovare la giusta posizione nelle diverse situazioni di gioco. Fig. 1 Nella fig.1 è rappresentata la disposizione della difesa su attacco centrale, disposizione denominata a piramide. Questa disposizione prevede l’attacco al portatore di un difensore con la conseguente variazione di posizione (presa di posizione) degli altri difensori che compongono la linea. Fig.2 Nella fig.2 è rappresentato lo sgancio del difensore centrale in attacco all’avversario in fascia , quando il difensore esterno viene superato. Questo a sua volta prendere posizione nella parte centrale della difesa, ruolo occupato dal giocatore ora in attacco. Fig.3 Nella fig.3 è raffigurato il movimento del difensore centrale in marcatura alla punta, che accompagna il suo movimento verso l’esterno per ricevere il passaggio del compagno. Anche nelle situazioni di palla coperta e scoperta bisogna prendere posizione sul avversario in possesso. Innanzitutto ,con Palla coperta si intende che il giocatore avversario non ha libertà di movimento in avanti e quindi libertà di passaggio in avanzamento. Con palla scoperta si intende che il giocatore avversario ha libertà di movimento e passaggio in avanti. Con palla scoperta la difesa indietreggia a protezione della porta stringendosi, con palla coperta la linea sale in ampiezza Fig. 4. Fig.4 Quando il possessore di palla è spalla alla porta ci troviamo in una situazione di palla coperta , la difesa salirà fino allo stop dell’avversario fronte alla porta, prendendo posizione in ampiezza. Al contrario quando il possessore di palla è fronte alla porta con con tempo di passaggio, la difesa indietreggerà stringendo a difesa della porta , Fig. 5 - 6 Fig. 5 Fig.6 Ricordiamoci di osservare anche la posizione del corpo: i due centrali nelle due fasi si guarderanno a vicenda , e i rispetti difensori esterno guarderanno loro per il loro movimento, Fig.7 Fig. 7 Articolo n° 4 – Gli appunti del mister Arti inferiori: coscia e ginocchio di Jonathan Proietto Pillole di Anatomia : "I MUSCOLI POSTERIORI DELLA COSCIA" • • • muscolo bicipite femorale, il semitendinoso, il semimembranoso. Muscolo bicipite femorale. Occupa le regioni posteriore e laterale della coscia e origina con due capi.Il capo lungo nasce dalla parte superiore della tuberosità ischiatica;il capo breve dal terzo medio del labbro laterale della linea aspra del femore e dal setto intermuscolare laterale. I due capi convergono in un tendine comune che va ad inserirsi sulla testa della fibula e sul condilo laterale della tibia. Posteriormente è in rapporto in alto con il grande gluteo e quindi con la fascia femorale; anteriormente corrisponde ai muscoli grande adduttore, semimembranoso e vasto laterale. In basso costituisce il limite superoesterno della fossa poplitea. Agisce flettendo la gamba ed estendendo la coscia. Ha inoltre un’azione di extrarotazione della gamba. Muscolo semitendinoso. è un muscolo situato superficialmente nella parte posteromediale della coscia; è carnoso nella porzione superiore, tendineo in quella inferiore. Origina in alto dalla tuberosità ischiatica e discende verticalmente fino alla parte media della coscia, dove continua in un lungo tendine che concorre alla costituzione della zampa d’oca, inserendosi nella parte superiore della faccia mediale della tibia. Posteriormente è in rapporto, in alto, con il muscolo grande gluteo e quindi con la fascia femorale; anteriormente corrisponde ai muscoli grande adduttore e semimembranoso. Insieme al tendine del muscolo semimembranoso costituisce il limite superointerno della fossa poplitea. Agisce flettendo e ruotando all’interno la gamba ed estendendo la coscia. Muscolo semimembranoso. Situato profondamente al semitendinoso, è cosí detto perchè costituito, nel suo terzo superiore, da una larga lamina tendinea. Origina in alto dalla tuberosità ischiatica, scende verticalmente fino all’altezza dell’interlinea articolare del ginocchio, dove il suo tendine si divide in tre fasci, di cui uno discendente va a terminare sulla parte posteriore del condilo mediale della tibia, uno ricorrente risale verso il condilo laterale del femore formando legamento popliteo obliquo dell’articolazione del ginocchio, e uno anteriore, o tendine riflesso, termina sulla parte anteriore del condilo mediale della tibia. Superficialmente, il muscolo semimembranoso corrisponde ai muscoli grande gluteo, semitendinoso e al capo lungo del bicipite; anteriormente è in rapporto con i muscoli quadrato del femore e grande adduttore. Ha le stesse azioni del muscolo semitendinoso. La fascia della coscia, o fascia femorale o fascia lata. Riveste a guisa di manicotto i muscoli superficiali della coscia. In alto la fascia si fissa in avanti al legamento inguinale, al corpo del pube e alla branca ischiopubica, in dietro e lateralmente continua senza interruzione con la fascia glutea, in basso si fissa sulla fibula, sui due condili della tibia, sulla faccia anteriore della patella e continua poi nella fascia della gamba. è particolare la situazione dei muscoli sartorio e tensore della fascia lata, i quali sono compresi in uno sdoppiamento della fascia lata. Pillole di Anatomia: " I MUSCOLI DELLA COSCIA" Muscolo tensore della fascia lata. È un fusiforme che si trova superficialmente, nella regione superolaterale della coscia. Origina dall’estremità anteriore del labbro esterno della cresta iliaca, dalla spina iliaca anteriore superiore e dalla sottostante incisura, dalla faccia superficiale del muscolo medio gluteo e dalla fascia che lo ricopre. I suoi fasci si dirigono in basso, proseguono in un lungo tendine che percorre tutta la coscia, per inserirsi poi al condilo laterale della tibia. Nel suo tragitto, il tendine d’inserzione si fonde con la fascia femorale o fascia lata, formando la benderella o tratto ileotibiale. Il ventre muscolare è posto lateralmente al sartorio e davanti al muscolo medio gluteo; in superficie esso è in rapporto con lo strato sottocutaneo, profondamente con i muscoli medio gluteo e vasto laterale. Con la sua azione tende la fascia lata e abduce la coscia; essendo un muscolo biarticolare ha anche un’azione di estensione della gamba sulla coscia. Muscolo sartorio. Occupa una posizione superficiale e si presenta come un muscolo allungato e nastriforme, che attraversa obliquamente la faccia anteriore della coscia, dall’alto in basso e dall’esterno all’interno. Origina dalla spina iliaca anteriore superiore e dalla parte piú alta dell’incisura sottostante e, attraversata la faccia anteriore della coscia, giunge in basso, sul lato mediale del ginocchio, dove termina inserendosi all’estremità superiore della faccia mediale della tibia. L’inserzione avviene tramite un tendine slargato che prende il nome di zampa d’oca. La sua faccia anteriore è superficiale; con quella profonda esso incrocia il retto del femore e l’ileopsoas. Incrociando il muscolo adduttore lungo, chiude in basso il triangolo femorale (di Scarpa). Prima di raggiungere la regione del ginocchio il sartorio ricopre il canale degli adduttori. Muscolo quadricipite femorale. è il piú voluminoso muscolo della regione anteriore della coscia e risulta formato da quattro capi: • • • • il il il il retto del femore, vasto mediale, vasto laterale, vasto intermedio, che si raccolgono in un unico tendine terminale. Il retto del femore origina dalla spina iliaca anteriore inferiore con un tendine diretto e dalla porzione piú alta del contorno dell’acetabolo nonché dalla capsula dell’articolazione coxofemorale con un tendine riflesso. Il vasto mediale origina dal labbro mediale della linea aspra e dalla linea rugosa che unisce questa al collo del femore. Il vasto laterale origina dalla faccia laterale e dal margine anteriore del grande trocantere, dalla metá superiore del labbro laterale della linea aspra del femore e dal suo ramo che va al grande trocantere. Il vasto intermedio, posto profondamente tra il vasto laterale e quello mediale, origina dal labbro laterale della linea aspra e dai 3/4 superiori delle facce anteriore e laterale del femore. Muscolo gracile. Appiattito e nastriforme, occupa il lato mediale della coscia. Origina dalla faccia anteriore della branca ischiopubica, nei pressi della sinfisi, donde si porta verticalmente per inserirsi nella parte superiore della faccia mediale della tibia. Il suo tendine concorre a formare la zampa d’oca. Superficialmente il muscolo gracile è ricoperto dalla fascia femorale mentre, profondamente, corrisponde ai muscoli adduttori grande e lungo, al condilo mediale del femore e al condilo mediale della tibia. Il muscolo gracile, con la sua azione adduce la coscia, flette e ruota medialmente la gamba. Muscolo pettineo. è situato nella parte superomediale della coscia. Origina dal tubercolo pubico, dalla faccia anteriore del ramo superiore del pube, dalla cresta pettinea, dal legamento pubofemorale e dalla fascia che lo ricopre. I suoi fasci si dirigono lateralmente e in basso per inserirsi sulla linea pettinea del femore. Superficialmente il pettineo, rivestito dalla fascia pettinea, corrisponde al triangolo femorale; profondamente è in rapporto con la capsula dell’articolazione coxofemorale e con i muscoli adduttore breve e otturatorio esterno. Il pettineo adduce, flette e ruota all’esterno la coscia. Muscolo adduttore lungo. è un muscolo piatto di forma triangolare. Origina dalla faccia anteriore del ramo superiore del pube; i suoi fasci si portano in basso, in dietro e lateralmente e vanno ad inserirsi al terzo medio del ramo mediale della linea aspra del femore. La sua faccia superficiale è rivestita dalla fascia femorale e ,in basso, è in rapporto con il sartorio e il vasto mediale. Profondamente corrisponde agli adduttori breve e grande. Adduce e ruota all’esterno la coscia. Muscolo adduttore breve. Di forma triangolare, è posto profondamente all’adduttore lungo e superficialmente al grande adduttore. Origina dalla porzione mediale della faccia anteriore del ramo superiore del pube e dalla porzione superiore della faccia anteriore della branca ischiopubica. Si porta in basso, in dietro e lateralmente per inserirsi al terzo superiore del labbro mediale della linea aspra del femore. Adduce e ruota all’esterno la coscia. Muscolo grande adduttore. Situato piú profondamente rispetto agli adduttori lungo e breve, è un muscolo piatto e triangolare, il cui apice volge verso l’ischio e la cui base occupa tutta l’altezza della linea aspra del femore. Origina dalla faccia anteriore della branca ischiopubica e dalla tuberosità ischiatica. Si dirige in dietro, in basso e lateralmente e, giunto al margine posteriore del femore, termina inserendosi sul labbro mediale della linea aspra, fino all’altezza del tubercolo del grande adduttore, che si trova al di sopra dell’epicondilo mediale. La porzione superiore del muscolo grande adduttore, viene anche descritta come muscolo adduttore minimo. La superficie anteriore del muscolo è in rapporto con gli adduttori lungo e breve e con il sartorio; inferiormente delimita, insieme al vasto mediale, il canale degli adduttori. La faccia posteriore corrisponde ai muscoli bicipite, semitendinoso e semimembranoso. Contraendosi, adduce e ruota all’interno la coscia. Pillole di anatomia: " MUSCOLI IN FUNZIONE" IL GINOCCHIO: BIOMECCANICA, LEGAMENTI E L’articolazione del ginocchio, sia da un punto di vista puramente biomeccanico che funzionale è, in sé, piuttosto complessa. La sua posizione intermedia nel contesto anatomico dell’arto inferiore, richiede infatti sia una stabilità ottimale, in modo tale da poter agevolmente trasmettere le cospicue sollecitazioni funzionali provenienti a monte dell’articolazione dell’anca, ma anche una soddisfacente mobilità consona alla nostra deambulazione bi podalica. Tuttavia nel ginocchio, a differenza di quanto invece sia riscontrabile in altre articolazioni, come ad esempio quella del gomito, la stabilità dei segmenti ossei non è garantita da una notevole congruenza dei capi articolari. L’articolazione femore-tibiale è costituita dai due condili femorali, laterale e mediale, che presentano una forma convessa, e dalle due facce tibiali. Il legamento crociato anteriore (LCA) ha origine dalla zona pre-spinale del tratto tibiale e raggiunge, con un tragitto obliquo diretto verso l’alto, la zona più alta e posteriore della faccia mediale del condilo laterale del femore. Da un punto di vista anatomico è costituito da due fasci: il fascio antero-mediale, che risulta maggiormente lungo e voluminoso ed è a stretto contatto con il legamento crociato posteriore (LCP), ed il fascio postero-laterale, di dimensioni minori, che risulta quasi completamente coperto dal fascio antero-mediale. Per ben capire la funzione del LCA occorre descrivere brevemente il meccanismo di base intercorrente tra la tibia ed il femore. Il movimento tra tibia e femore è una combinazione di rotolamento e scivolamento, e risulta un meccanismo piuttosto complesso, che viene appunto realizzato grazie alla presenza del LCA e del LCP. Durante la flessione del ginocchio è l’ LCA che determina il passaggio del meccanismo di rotolamento a quello di scivolamento, mentre nella fase di estensione è LCP che determina la cinematica inversa. In realtà il movimento è di tipo tridimensionale e contestualmente al movimento di flesso-estensione si verificano dei movimenti di rotazione. Durante la flessione si verifica una intrarotazione della tibia, mentre durante l’estensione la tibia viene extra ruotata. Se invece consideriamo il femore fisso e la tibia mobile (ossia una catena cinetica aperta), durante la flessione, che viene determinata dalla contrazione degli ischiocrurali, avremmo un impegno del LCP, mentre durante l’estensione, provocata dalla contrazione del quadricipite, il lavoro sarà a carico del LCA. Considerazione finale, visto sul piano sagittale, il LCA ed il LCP stabilizzano l’articolazione del ginocchio in senso antero-posteriore: in particolare il LCA si oppone alle eccessive traslazioni anteriore della tibia ed alle trazioni posteriori del femore sulla tibia, mentre il LCP contiene le eccessive traslazioni posteriori della tibia rispetto al femore. Il muscolo estensore del ginocchio è il quadricipite femorale che prende origine con quattro capi (il muscolo retto del femore, il muscolo vasto mediale, il muscolo vasto intermedio ed il muscolo vasto laterale Questi si fondono distalmente in un tendine comune inserito sulla patella. Mediante il legamento della patella e i retina coli patellari, il muscolo si inserisce inoltre sulla tuberosità della tibia. E’ innervato dal nervo femorale e la sua contrazione provoca l’estensione della gamba sulla coscia e la flessione della coscia sul bacio. Dei quattro capi solamente il retto femorale è un muscolo bi articolare. I muscoli flessori della coscia invece sono gli ischio crurali (bicipite femorale, semitendinoso e semimebranoso), il muscolo sartorio ed il muscolo gracile (che insieme al semitendinoso formano la cosiddetta zampa d’oca il popliteo e i gemelli, anche se questi ultimi dovrebbero essere a rigore considerati come degli estensori della caviglia, più che dei veri e propri flessori dell’articolazione del ginocchio. Analizzando: - BICIPITE FEMORALE: Prende inserzione sulla testa della fibula, sul condilo laterale della tibia e sul legamento fibulare collaterale. E’ un flessore della gamba rispetto alla coscia ed estensore di quest’ultima rispetto al bacino. - IL SEMITENDINOSO: Prende origine dalla tuberosità dell’ischio. E’ responsabile della flessione della gamba in corrispondenza del ginocchio e dell’estensione della coscia in corrispondenza dell’anca - IL SEMIMEBRANOSO: Nasce dalla tuberosità ischiatica e termina con un tendine piuttosto complesso che si divide in tre componenti, cosa importante, agisce sia sulla gamba che sulla coscia, flettendo e ruotando medialmente la prima, estendendo e ruotando, sempre medialmente, la seconda. - IL SARTORIO: E’ innervato dal nervo femorale e con la sua contrazione provoca flessione, abduzione e rotazione laterale della coscia, inoltre è attivo sulla gamba, provocandone la flessione e la rotazione mediale. - IL GRACILE: E’ innervato dal nervo otturatorio, è un adduttore della coscia ed inoltre flette l’articolazione dell’anca e quella del ginocchio. - IL POPLITEO: Ruota internamente la gamba a ginocchio flesso I GEMELLI: E’ responsabile dei movimenti di flessione plantare del piede e di flessione della gamba Nell’ambito della traumatologia sportiva, le lesioni del ginocchio, rappresentano insieme circa il 15% della totalità dei traumi sportivi. Nell’ambito delle lesioni acute, il fatto di poter stabilire una diagnosi precisa, un’adeguata diagnosi differenziale, costituisce una fattore d’importanza fondamentale. Ad una precisa diagnosi debbono poi seguire il trattamento iniziale, le eventuali indicazioni per una consulenza di tipo specialistico, il trattamento definitivo, ed infine quello riabilitativo. Le lesioni acute del ginocchio, possono interessare i capi ossei articolari, i menischi, i legamenti, la rotula e le strutture tendinee. AL MOMENTO DELLA LESIONE.. “Al momento della lesione dell’LCA sono comparse (nella norma) sensazioni specifiche: una sensazione di schiocco o di rottura all’interno dell’articolazione del ginocchio, associato ad un cedimento e ad una difficoltà di deambulazione.” LA DIAGNOSI La diagnosi del danno legamentoso avviene essenzialmente attraverso due tipi d’indagine: - Valutazione clinica - Indagine strumentale Nella prima, l’operatore clinica l’operatore cerca di stabilire l’entità della lassità legamentosa sia in senso anteriore-posteriore, attraverso il Lachman test ed il test del cassetto anteriore, sia in senso rotatorio, grazie al jerk test ed la pivot shift test. La conferma della lesione del LCA avviene solitamente grazie all’analisi strumentale che si basa soprattutto sulla RM. I trattamenti della lesione possono essere di due tipi: conservativo e chirurgico.