Numero 4 gli appunti del mister

GLI APPUNTI DELMISTER
- Numero 4
INDICE
Articolo n°1
di Angelo Iervolino
Programmiamo la prossima stagione Esordienti
Articolo n°2
di Jonathan Proietto
Coordinazione: una questione di cervello
Articolo n°3
di Angelo Iervolino
La presa di posizione
Articolo n°4
di Jonathan Proietto
Arti inferiori: coscia e ginocchio
Articolo n° 1 – Gli appunti del mister
Programmiamo la prossima stagione Esordienti
di Angelo Iervolino
La categoria esordienti è l’ultima fase del percorso formativo del settore non
agonistico. In questa categoria rientrano i ragazzi compresi tra i 11 e 13 anni, circa.
Questa categoria solitamente è organizzata in
tre sedute d’allenamento alla
settimana, con un’occupazione dello spazio di una metà campo, per un tempo totale
intorno ai 90’-100’ .
In questo periodo, i calciatori iniziano il proprio sviluppo fisico e sessuale.
Durante gli anni di questa categoria, i giovani calciatori aumenteranno notevolmente il
loro interesse alla materia calcio, predisponendosi ad esercitazioni specifiche e
selettive. Anche se le esercitazioni saranno programmate in un numero consistente di
ripetizioni, i ragazzi si alleneranno con voglia e dedizione.
I ragazzi, inizieranno ad aumentare le loro motivazioni e cercheranno giorno dopo
giorno di migliorarsi e la competizione. Ovviamente anche se i ragazzi sono così
predisposti, la parte “gioco” dell’allenamento non può mancare all’interno della
seduta. Ci troviamo pur sempre in una categoria dove i ragazzi devono ancora
apprendere i fondamenti e quello deve essere il nostro principale scopo.
Uno spazio notevole, all’interno della programmazione è dato alle qualità coordinative,
un aspetto che non si può assolutamente tralasciare.
Dal punto di vista fisico, nella categoria Esordienti si noterà un divario da ragazzo a
ragazzo, dove alcuni saranno già sviluppati e altri presentano ancora caratteri da
bambino.
La crescita a quest’età è repentina, e si ha un aumento di statura molto veloce, con
una conseguente perdita di equilibrio e del controllo dei movimenti, e proprio per
questo non possiamo far mancare all’interno della seduta esercitazioni per le capacità
coordinative.
Noteremo un aumento delle capacità di velocità e rapidità ma un involuzione della
flessibilità.
La ricerca del proprio miglioramento, con l’assiduità degli allenamenti e la voglia di
imparare, aumenta l’autostima di ogni singolo ragazzo.
Ogni calciatore cerca di imitare il proprio campione preferito, aumentando la sua
voglia di imparare. Per lui diventa importante far parte del gruppo, far parte di una
società calcistica, proprio come il suo campione.
Ha inizio, proprio durante la categoria esordienti, lo sviluppo delle capacità di
collaborazione , di aiuto al compagno e del sacrificarsi.
Programmazione: l’insieme delle decisioni e delle procedure che la Società e
l’allenatore concordano, elaborano e realizzano in riferimento agli obiettivi da
raggiungere al fine di organizzare e pianificare la prossima stagione (macrociclo,
mesociclo, microciclo, seduta)
La programmazione annuale di una squadra di calcio,di qualsiasi categoria, è
fondamentale.
Programmare ad inizio anno insieme alla società cosa ci prefissiamo e come vogliamo
raggiungerlo , rende il nostro compito più lineare.
Programmare nel minimo dettaglio ogni piccolo aspetto, può rendere il nostro lavoro
più redditizio e ricco di soddisfazioni.
Nella programmazione, l’allenatore e la società devono prefissarsi gli obbiettivi che si
andranno ad inseguire durante l’anno o durante il biennio della categoria.
Una volta fatto questo si andranno a scegliere i metodi e mezzi di lavoro con i quali
cercheremo di raggiungere tale obbiettivo. I mezzi di lavoro per il nostro obbiettivo
non sono altro che le esercitazioni, i test, che andremo a svolgere durante gli
allenamenti per meglio arrivare allo scopo prefissato, i metodi invece sono le
metodologie con le quali utilizziamo i mezzi per arrivare al nostro obbiettivo.
L’obbiettivo principale è senza dubbio la formazioni di giovani calciatori che sapranno
utilizzare al meglio tutti i gesti tecnici e svolgere nel modo giusto i compiti del proprio
ruolo.
Innanzitutto bisogna porsi gli obbiettivi da raggiungere con i ragazzi, dividendo gli
obbiettivi fisici da quelli tecnico-tattici e da quelli caratteriali.
Obbiettivi fisici sono sicuramente:
•
Miglioramento di tutte le capacità coordinative, quali
o
o
o
o
o
o
•
•
•
•
•
Capacità
Capacità
Capacità
Capacità
Capacità
Capacità
Miglioramento
Miglioramento
Miglioramento
Miglioramento
Miglioramento
di
di
di
di
di
di
equilibrio
combinazione motoria
ritmizzazione
orientamento spazio-temporale
differenziazione
reazione
dei gesti motori di base
della flessibilità
della capacità aerobica
della forza esplosiva
della forza veloce
Gli obbiettivi tecnico-tattici sono :
•
•
•
Miglioramento di tutti i gesti tecnici con le varie parti anatomiche del corpo e
nelle diverse situazioni di difficoltà
Accurata occupazione degli spazi di gioco
Rispettare il proprio ruolo
•
•
•
•
•
Dare aiuto al compagno
Migliorare i tempi di esecuzione
Acquisizione dei principi base del gioco difensivo (temporeggiamento, marcatura
, posizione efficace del corpo)
Acquisizione dei principi base del gioco offensivo (verticalizzare, possesso
palla,allargare il gioco)
Principi del gioco a 9 e 11
Gli obbiettivi caratteriali e comportamentali sono:
• Trovare sicurezza nelle proprie capacità
• Cooperazione con i compagni
• Competere per un obbiettivo
• Ricerca del miglioramento
Una organizzati tutti gli obiettivi, si passa allo sviluppo dei metodi e dei mezzi che ci
possono portare a tale scopo.
I mezzi di lavoro sono altro che le esercitazioni, che andremo a svolgere durante gli
allenamenti, i metodi invece sono le metodologie con le quali utilizziamo i mezzi per
arrivare al nostro obbiettivo.
Fatto questo l’allenatore organizzerà il lavoro annuale, scegliendo più o meno le
esercitazioni da proporre e quindi insieme alla Società, una volta definito tutto questo
,andremo a stipulare una sorta di lista dei materiali occorrenti al fine di poter svolgere
al meglio le esercitazioni.
Stabiliti gli obbiettivi, non bisogna dimenticare alcune problematiche che è possibile
che si verifichino durante l’anno:
•
•
•
•
Spesso il passaggio dal gioco con un numero di giocatori ad un altro può creare
problemi ai ragazzi
Le partite, prevedono molti cambi e la prestazione di ogni ragazzo può non
essere soddisfacente
I ragazzi cercano troppo l’imitazione
Una disomogeneità fisica del gruppo
Organizzazione dei metodi,dei mezzi,delle attività.
Quando tutto è pronto, e si hanno idee su come andremo a lavorare durante l’anno,
possiamo organizzare le attività, ossia cosa bisogna fare per raggiungere quel
obbiettivo; i metodi ossia come proporre tale esercitazione per far si che venga
assimilata dai ragazzi ,e i mezzi ossia le esercitazioni da utilizzare durante le sedute.
Ogni punto ha le sue peculiarità, ed ogni punto deve essere ben inquadrato all’interno
della programmazione annuale.La programmazione dell’annata è pressoché divisa in
circa tre macrocicli composti da 3-4 mesocicli.
MACROCICLO
MESOCICLO OBBIETTIVI
1 Agosto
1 Settembre
1 Ottobre
1 Novembre
2 Dicembre
2 Gennaio
2 Febbraio
2
Marzo
3 Aprile
3
Maggio
3 Giugno
Valutazioni abilità tecniche
Valutazione abilità motorie
Attivazione dei gesti tecnici
Allenamento gesti tecnici
Smarcamento
Marcamento
Collaborazione al compagno
Capacità coordinative
Capacità aerobica
Potenziamento gesti tecnici
Smarcamento finalizzato
Tiro
Capacità coordinative
Flessibilità - rapidità
Potenziamento gesti tecnici
Collaborazione difensiva
Temporeggiamento
Copertura
Capacità coordinative
Forza veloce
Potenziamento gesti tecnici
Rapidità di esecuzione
Conclusioni a rete
Capacità coordinative
Movimenti offensivi di base
Richiamo generale gesti tecnici
Capacità aerobica
Giochi di situazione
Potenziamento gesti tecnici
Rapidità
Collaborazione a 3
Collaborazione a 2
Capacità coordinative
Gesti tecnici in situazione
Rapidità
Smarcamento
Velocità
Marcamento
Capacità coordinative
Velocità d'esecuzione
Analisi raggiungimento
obbiettivi
Obiettivi relativi alle capacità coordinative: come raggiungerli?
Le capacità coordinative sono un aspetto molto importante, che in tutte le sedute
d’allenamento deve essere richiamato.
Un allenamento costante e mirato di tali capacità , può portare a miglioramenti visibili
anche dopo breve periodo:
•
•
•
•
•
Capacità di orientamento spazio-temporale: è la capacità di definire e variare la
propria posizione in relazione alla spazio
Capacità di equilibrio: mantenere una condizione di stabilità
Capacità di combinazione motoria: riuscire a combinare vari movimenti di parti
corporee diverse
Capacità di differenziazione: capacità di modulare la forza a seconda
dell’esigenza
Capacità di ritmizzazione : riuscire a dare un ordine preciso ai movimenti
corporei
Obiettivi relativi alle capacità condizionali: come raggiungerli?
Gli obbiettivi da porsi per le capacità condizionali sono sicuramente il miglioramento di
alcuni aspetti molto importanti, per ognuno andremo a proporre delle esercitazioni
base che migliorano tale aspetto :
•
•
•
•
Capacità aerobica: Esercitazioni varie a durata di tempo variabile seguita da
una fase di recupero, tutte sotto forma di gioco e a stretto contatto con la palla
Miglioramento della reattività e della flessibilità: Varie esercitazioni
psicocinetiche, esercitazioni con segnali variabili
Forza veloce: Distanze superiori ai 10m, associate alla palla
Miglioramento della forza esplosiva: saltelli a carico naturale, così da accoppiare
sia la parte coordinativa che i forza esplosiva
Obiettivi di tecnica individuale : come raggiungerli?
La tecnica individuale è la base del calcio e pertanto ha bisogno di un allenamento
costante e programmato.
Nel mesociclo è obbligatorio inserire sedute incentrate sulla tecnica individuale, per il
perfezionamento e consolidamento di tutti i gesti tecnici:
• Dominio della palla: saper ricevere e saperla portare.
• Passaggio: saper trasmettere la palla al volo e rasoterra con tutte le parti
anatomiche del piede e di contro balzo
• Calciare: saper calciare a volo, rasoterra, con palla in movimento e ferma,
saper calciare al volo equilibrio monopodalico o in equilibrio carente
• Colpo di testa: colpire la palla in torsione, in tuffo, all’indietro
• Contrastare: saper contrastare frontalmente, lateralmente, in ritardo
dall’avversario, scivolata.
Tutti questi sono la base di aspetti più avanzati, e pertanto devono essere allenati
regolarmente.
Obiettivi di tattica individuale: come raggiungerli?
Come la tattica collettiva, anche la tattica individuale fa parte del bagaglio di un
giocatore completo.
• Rispettare il proprio ruolo: mantenere la propria posizione e non invadere lo
spazio del compagno.
• Dare aiuto al compagno: sovrapposizioni, 2c1, soluzione di passaggio su sponda
, sono aspetti da allenare.
• Migliorare i tempi di esecuzione: rapportare la propria posizione a al gesto da
eseguire nel tempo giusto
• Acquisizione dei principi base del gioco difensivo (temporeggiamento, marcatura
, posizione efficace del corpo)
• Acquisizione dei principi base del gioco offensivo (verticalizzare, possesso
palla,allargare il gioco)
Obiettivi di tattica di squadra: come raggiungerli?
Rafforzare principi basilari sono alla base degli obbiettivi della tattica di squadra.
• Rafforzamento di dinamiche in situazione
• Movimenti senza palla per il gioco offensivo
• Collaborazione di reparto per il gioco difensivo
• Mantenere il possesso palla
• Profondità con squadra avversaria schierata in fase difensiva
• Situazioni per il gioco a 9 e 11.
Valutazioni iniziali e finali
Alla fine del percorso che è stato fatto, sarebbe opportuno che ogni allenatore compili
una scheda su ogni ragazzo annotando miglioramenti e peggioramenti.
Alla fine del percorso andremo ad analizzare e a vedere se i ragazzi hanno:
•
•
•
•
•
•
Acquisito le nozioni base fondamentali dei gesti tecnici
Appreso e immagazzinato molte delle esercitazioni proposte in modo da
ricordarle una volta che gli si ripropongono
Migliorato le loro capacità coordinative
Migliorato gli aspetti di tattica individuale e di squadra
Migliorato il senso della competizione
Migliorato la struttura fisica
Articolo n° 2 – Gli appunti del mister
Coordionazione: una questione di cervello
di Jonathan Proietto
Il sistema nervoso racchiude due componenti: il SNC e il SNP. Il primo comprende
l’encefalo e il midollo spinale, mentre il sistema nervoso periferico è composto di due
apparati principali, l’apparato sensoriale e l’apparato motorio.
L’apparato sensoriale provvede a far pervenire al sistema nervoso centrale
informazioni su quanto avviene all’interno dell’organismo e nell’ambiente esterno
circostante. L’apparato motorio invia le informazioni dal sistema nervoso centrale alle
diverse parti dell’organismo.
IL NEURONE
comprende tre distinte regioni:
il corpo celluare
i dendriti
l’assone
Il corpo cellulare contiene il nucleo, e si irradiano i processi cellulari: l’assone e i
dendriti.
La maggior parte dei neuroni è dotata, invece, di un solo assone, che è l’organo
trasmittente del neurone e trasmette gli impulsi fuori dal corpo cellulare. La parte
finale dell’assone si divide in numerose ramificazioni, le cui estremità sono dilatate a
formare minuscoli bulbi, detti nodi sinaptici. A loro volta, questi nodi contengono
numerose vescicole contenenti sostanze chimiche, i neurotrasmettitori, che vengono
adoperati per la comunicazione tra un neurone e l’altro.
Un impulso nervoso è il segnala che passa da un neurone a quello successivo fino al
raggiungere l’organo bersaglio, per esempio un gruppo di fibre muscolari, oppure
tornare al sistema nervoso centrale.
Il neurone possiede un’alta concentrazione di ioni potassio al suo interno e una
elevata concentrazione di ioni sodio al suo esterno. Lo squilibrio nel numero degli ioni
all’interno e all’esterno della cellula determina il potenziale membrana rio di riposo. In
secondo luogo, il neurone possiede la cosiddetta pompa sodio-potassio, un enzima,
che trasporta attivamente gli ioni di potassio e sodio per mantenere lo squilibrio tra i
due lati della membrana.
La velocità di trasmissione dell’impulso nervoso è determinato dalla dimensione del
neurone. Neuroni con diametro maggiore conducono l’impulso nervoso più
velocemente rispetto ai neuroni con un diametro inferiore, perché i neuroni più grandi
presentano minore resistenza al flusso di corrente locale.
LA SINAPSI
Una volta avviato il potenziale di azione, l’impulso nervoso viene trasmesso per tutta
la lunghezza dell’assone, fino a raggiungere le terminazioni nervose. I neuroni
comunicano tra loro attraverso le sinapsi, sito di trasmissione dell’impulso da un
neurone all’altro.
Una sinapsi tra due neuroni comprende:
le terminazioni nervose del neurone che trasporta l’impulso
i recettori posti sul secondo neurone
lo spazio esistente tra queste strutture.
Un impulso nervoso può essere trasmesso attraverso una sinapsi in una sola
direzione: dalle terminazioni nervose del neurone presinaptico ai recettori postsinaptici
del neurone postsinaptico, situati generalmente sui dentriti.
Quando l’impulso raggiunge le terminazioni presinaptiche, le vescicole presinaptiche
rispondono liberando le loro sostanze chimiche nella fessura sinaptica. Questi
neurotrasmettitori, diffondono attraverso la fessura sinaptica verso i recettori
postsinaptici del neurone.
I neurotrasmettitori più importanti per la regolazione dell’esercizio fisico sono
l’acetilcolina e la noradrenalina.
L’APPARATO MOTORIO
Il SNC trasmette informazioni alle varie parti del corpo attraverso l’apparato motorio,
del sistema nervoso periferico. Un intricata rete di neuroni parte dall’encefalo e dal
midollo spinale, diretta in ogni parte del corpo, per fornire istruzioni dettagliate ai
muscoli.
Il sistema nervoso autonomo, controlla le funzioni interne involontarie dell’organismo.
Alcune di queste funzioni assumono una particolare importanza per lo sport e per
l’attività fisica, in particolare, la frequenza cardiaca, la circolazione sanguigna e la
respirazione.
Il sistema nervoso autonomo si distingue in due importanti aree: il sistema nervoso
simpatico e il sistema nervoso parasimpatico.
Il sistema nervoso simpatico prepara l’organismo ad affrontare le difficoltà. Quando
siamo eccitati per qualche motivo, il sistema nervoso simpatico produce una massiccia
scarica che attraversa tutto il corpo, predisponendolo all’azione.
Gli effetti degli stimoli simpatici, importanti per l’atleta sono:
aumento della FC
dilatazione dei vasi delle coronarie, che incrementa il flusso sanguigno verso il
muscolo cardiaco per soddisfare il maggior fabbisogno
vasodilatazione periferica, che consente un maggior flusso sanguigno verso i
muscoli scheletrici in attività
aumento dell’attività mentale, che permette una migliore percezione degli
stimoli sensoriali e una maggiore concentrazione sulla prestazione
rilascio di glucosio nel sangue , da parte del fegato come fonte energetica
Queste modificazioni fondamentali nelle funzioni corporee consentono di rendere più
agevole la risposta motoria.
Il sistema nervoso parasimpatico è il sistema cui è affidato la gestione dell’organismo;
svolge un ruolo importante nell’esecuzione di processi quali la digestione e la
secrezione ghiandolare e la conservazione dell’energia.
LA COORDINAZIONE: "Partiamo dalle catene muscolari"
Per tutti noi preparatori ateltici, l’obiettivo è quello di realizzare il migliore sviluppo
della coordinazione intramuscolare ed intermuscolare, al fine di comprendere quali
strumenti di muscolazione siano più convenienti da utilizzare per usufruire dei
vantaggi che derivano dall’attività con i sovraccarichi, è necessario soffermarci ed
analizzare come si sviluppa la meccanica muscolare durante l’azione di corsa.
La corsa si attua alternando, per ogni arto, un’azione di volo e una di appogio-spinta.
La prima si concretizza attraverso una catena cinetica aperta (con il piede sollevato
dal suolo), la seconda si concretizza con una catena cinetica chiusa (con il piede a
contatto con il terreno).
Nella catena cinetica aperta, i punti d’inserzione muscolare si avvicinano, sui vari
segmenti dell’arto in volo.
Per questo ultimo pensiero vi illustrerò solo l’azione di determinati muscoli che
giustificano questa mia argomentazione.
AZIONE DEI MUSCOLI ISCHIOCRURALI
Estendono: la coscia sul bacino e l’articolazione coxo-femorale ruota in senso orario
Flettono: la gamba sul femore e l’articolazione del ginocchio ruota in senso orario
AZIONE DEL MUSCOLO TRICIPITE SURALE
Flette: la gamba sulla coscia; l’articolazione del ginocchio ruota in senso orario
Flette: il piede plantarmente; la caviglia ruota in senso orario.
AZIONE DEL MUSCOLO RETTO FEMORALE
Flette: la coscia sul bacino; l’articolazione coxo-femorale ruota in senso antiorario
Estende: la gamba sulla coscia; l’articolazione del ginocchio ruota in senso antiorario.
Appena il piede dell’arto arretrato lascia il terreno, terminata la fase di spinta, i
muscoli posteriori della coscia flettono il ginocchio mentre il quadricipite viene stirato
in maniera passiva. Allo stesso modo, qualche attimo prima dell’appoggio a terra del
piede avanzato, il retto femorale flette il femore sul bacino ed estende il ginocchio,
determinando uno stiramento passivo dei muscoli posteriori della coscia.
Questo fenomeno, come precedentemente trattato e specificato negli anni passati,
nelle varie metodologie di allenamento, in cui alla tensione di un muscolo si associa il
rilassamento dell’antagonista, è indicato come: avvicendamento concorrente.
Al termine quindi dell’azione di volo, la coordinazione intermuscolare fra quadricipite e
bicipite femorale gioca un ruolo determinante nella causa di eventuali infortuni ai
muscoli posteriori della coscia. Se al momento del contatto al suolo dell’arto anteriore
il bacino è arretrato rispetto alla verticale del punto di appoggio, il muscolo retto
femorale tarda a cedere per permettere il piegamento del ginocchio e ammortizzare
l’impatto con il terreno. Di conseguenza il bacino rimane in antiversione e lo
stiramento eccessivo , con la contemporanea tensione in regime eccentrico del bicipite
femorale, può determinare il rischio di una lesione.
Appare ovvio, che un,azione efficace dei muscoli biarticolari in fase di volo (catena
cinetica aperta) comporta una coordinazione intermuscolare perfetta.
A tale scopo conosciamo o prontamente introduciamo nei parametri di allenamento,
esercitazioni più profique per velocizzare movimenti dell’arto in volo, quali ad
esempio:
- skip bassi
- varie andatura quali calciata dietro o corsa balzata con susseguente flessioni o
estensioni dell’arto anteriore.
- vari tipi di balzi.
Personalmente introduco quasi spesso nei miei lavori durante il microciclo di
allenamento, a scopo preventivo ma anche di messa in moto. Nel calcio spesso queste
sollecitazioni devono essere ricorrenti, guidono e mettono in atto quello che è l’azione
sintetica che “riunisce” in senso coordinativo l’azione a ginocchia alte con la corsa
calciata dietro ad esempio.
Nella catena cinetica chiusa, l’attività neuromotoria cambia completamente cambia
completamente, come sostenevano i precedenti studi e test scientifici effettuati nel
passato. Dal punto di vista coordinativo i muscoli retto-femorale, bicipite femorale e
semimembranoso, si comportano in modo anomalo.
Nella fase di appoggio infatti i muscoli posteriori della coscia non agiscono da
antagonisti al quadricipite, come nella fase di volo in cui uno si contrae e l’altro si
decontrae, ma da sinergici, concorrendo, contraendosi attivamente, all’estensione del
ginocchio. Nella fase di spinta il fenomeno di cui parliamo si accentua.
La contrazione contemporanea del quadricipite, dei muscoli ischiocrurali e del tricipite
surale, determina l’antiversione de baciono (che ruota in senso orario), l’estensione
del ginocchio (che ruota in senso antiorario) e la flessione plantare del piede, la cui
caviglia ruota in senso orario. Tale fenomeno venne indicatocome: avvicendamento
controcorrente.
COORDINAZIONE: "I CAMBI DI DIREZIONE NE MIGLIORANO LA
COMPRENSIONE"
A volte basta guardare una partita, un'azione o anche un gol. Utilizzare un foto-frame,
un'acuta attenzione a come tutto avviene, e a volte sentiamo noi stessi su una
descrizione di un gol, come avviene la scena:
- accorcia il passo
- ottimo cambio di direzione
- torsione del tronco e cambio passo
- a tu per tu col portiere piccoli passi e gol !
"INSOMMA TUTTI ELEMENTI CHE SE ANALIZZATI PER BENE VANNO A
RITROVARSI TUTTO ALLO STESSO PUNTO, GLI APPOGGI, IL GIUSTO
EQUILIBRIO, IN GERGO, METTERSI BENE COL CORPO, E NON SOLO QUANDO
SI DEVE CALCIARE IN PORTA, MA ANCHE IN UN'AZIONE DIFENSIVA, IN UN
CONTRASTO.
NELLA MATCH ANALISYS CHE EFFETTUO OGNI SETTIMANA, GRAZIE
ALL'AIUTO DELLA TELECAMERA E DEI SOFTWARE, SONO ANDATO AD
ANALIZZARE I CAMBI DI DIREZIONI EFFETTUATI IN UNA PARTITA DAI MIEI
ALLIEVI. IN MEDIA ? 1100 C.D.D. IN UNA PARTITA, DI 84 MINUTI DI MEDIA
IN PARTITA"
Ma quanto è importante la coordinazione in questo frangente?
E' possibile allenarlo solo a secco o con palla?
Se avete ancor più domande da fare, ancora meglio, ma io cerco sempre di prevenire,
soprattutto in questo caso, sopratutto per lo svariato "mondo" di terreni di gioco che
nel settore giovanile vai ad incontrare.
Il cambio di direzione è un aspetto che reputo strettamente importante, poichè
l'utilizzazione ottimale dello spazio e del tempo può fare acquisire un vantaggio
decisivo sia al difensore, in un momento abbastanza critico della partita e si
all'attaccante, per sfruttare a proprio favore un'indecisione del reparto difensivo
avversario.
Le esercitazioni sono svariate e comprendono sia un lavoro a secco che con palla, e il
tutto è considerato un'attività funzionale, poichè, nel medesimo istante, sono coinvolte
sia la tensione muscolare più utile a sviluppare un alto rendimento nel gesto tecnico
specifico, sia la resistenza necessaria a richiamarlo ogni qualvolta che le esigenze
ambientali lo richiedono. Ovviamente un preparatore fisico, o un allenatore, con un pò
di occhio, nota e si accorge subito di quelli che sono i principali errori che avvengono
in dei cambi di direzioni, segnalarli e impartire le giuste esercitazioni per poter
colmare questo debito funzionale.
- errore dettato una cattiva frenata da piccoli passi
- errore dettato da uno stop brutale e scoordinato a piedi paralleli.
Gli appoggi dunque, rientrano in una fase di importanza primaria, garantire al nostro
sistema nervoso e muscolare, un'armonia raffinata di collaborazione, che solo continui
e sostenute esercitazioni mirate a questo scopo, possono dare. Tutto quello che porta
a scarsa capacità di appoggi e coordinazione, porta disequilibrio, e l'equilibrio precario
nel calcio, significa perdita di tempo. Ecco perchè secondo il sottoscritto, è importante
far rientrare nei nostri microcicli e mesocicli, lavori intensi di Core Stability e Core
Training, valutare sempre e metabolizzare possibili risultati positivi.
Nei lavori con palla, è possibile istruire i nostri allievi allenando più componenti:
qualità aerobiche , con partitine a pressione, campi stretti e specificità tecniche (ex.
passaggio avanti passaggio dietro, o gol a meta con scambio obbligatorio), una
telecamera, un software per guardare la cinetica del movimento biomeccanico, e il
gioco è fatto! Prima di questo però attuatevi una raccolta dati, nulla è indispensabile
se non si ha un valore su cui basarsi!
Articolo n° 3 – Gli appunti del mister
La presa di posizione
di Angelo Iervolino
La presa di posizione ,o riposizionamento, è l’azione del singolo o di un collettivo, di riprendere la
posizione migliore per proteggere la propria porta in un arco di tempo più veloce possibile.
L’azione del singolo giocatore è quella di interporre più velocemente possibile, in caso di perdita
del pallone, il proprio corpo tra la palla e la propria porta, al fine di disturbare o interrompere
l’azione dell’avversario.
L’azione collettiva della presa di posizione prevede il riposizionamento di più giocatori , in modo da
diminuire gli spazi e creare un’efficiente azione difensiva.
La presa di posizione è un’azione che si svolge sia in transizione da fase offensiva a difensiva, sia in
transizione da fase difensiva ad offensiva.
Per attuare al meglio entrambe le transizioni bisognerebbe:
•
•
•
•
Coprire razionalmente tutti gli spazi;
Ridurre al minimo lo sforzo fisico, con un’appropriata tattica di gioco;
Riuscire ad eseguire al meglio la circolazione di palla;
Occupare gli spazi tra i reparti avversari.
Un’azione singola di presa di posizione prevede una distanza di marcatura non troppo vicina in
modo da rallentare l’azione dell’avversario, permettere ad un compagno di venire in aiuto ed
evitare di farsi dribblare troppo facilmente, mantenendo sempre la copertura per la parte centrale
del campo e indirizzare l’avversario verso l’esterno.
Un’azione collettiva di riposizionamento prevede tre step di azione in un movimento coordinato e
rapido di presa di posizione da parte di ogni singolo giocatore.
Il primo step è cercare di ritardare l’attacco dell’avversario in modo di permettere a tutta la
squadra di riprendere le proprie posizioni. Il secondo step prevede l’intercettamento della palla o il
disturdo nella manovra avversaria. Il terzo step prevede la vera e propria azione di riconquista
della palla.
Per una buona presa di posizione è importante che il giocatore riesca ad adattarsi velocemente ad
ogni singola azione e cambio di posizione della palla.
Organizzazioni difensive.
Marcatura ad uomo.
Per marcatura ad uomo si intende:
1. Avere un uomo da marcare e posizionarsi tra lui e la porta;
2. Seguire l’avversario in tutti i suoi spostamenti;
3. Rispettare delle determinate distanze dall’avversario.
La marcatura ad uomo può essere:
• Di controllo: nella situazione in cui il pallone è distante e il marcatore controlla l’avversario;
• Di copertura: un difensore è in copertura ad un compagno pronto ad intervenire in caso di
bisogno;
• Integrale: il marcatore segue le azione dell’avversario e lo contrasta in ogni azione;
• Di sdoppiamento: un difensore è posto dietro al compagno in marcatura e se superato
interviene, a sua volta il difensore superato va in copertura al compagno.
Alcuni principi di marcatura da parte del difensore.
1. Non bisogna essere lontani più di un braccio dall’avversario, in modo da sentire il contatto
con esso e non perderlo mai di vista. Stare lontani un braccio non solo ci permette di
sentirlo vicino ma anche di non dargli la possibilità di appoggiarsi a noi e fare perno per
superarci;
2. In generale, ma questo dipende dalle disposizioni dell’allenatore, cercare di portare
l’avversario sull’esterno;
3. Non stare mai con i piedi piatti, ma con il piede interno più avanti;
4. Avere le braccia leggermente aperte per avere più equilibrio ma anche per impedire
all’avversario di andare via;
5. Scegliere bene il tempo d’anticipo e soprattutto il lato giusto.
Marcatura a zona
Un’ organizzazione del gioco a zona prevede la copertura di una determinata zona del campo da
parte di ciascun giocatore a prescindere dal modulo adottato.
In fase di non possesso ogni giocatore dovrà andare a contrastare esclusivamente nella sua zona di
competenza e cercare di coprire quelle adiacenti.
Giocando a zona si ha il vantaggio di giocare nella zona del campo più congeniale ad ogni
giocatore, a uomo questo non può succedere visto che bisogna seguire l’avversario da marcare in
tutte le zone del campo.
Per quanto riguarda il dispendio fisico, si può tranquillamente dire che i carichi sono distribuiti
equamente e vi è una partecipazione più attiva da parte di ogni giocatore alla fase di gioco.
Al fine di ottenere i migliori risultati ogni giocatore dovrà sapere quali aspetti, fase di gioco hanno
la priorità su altre. In una marcatura a zona la prima a cosa a cui bisogna far riferimento è la
posizione della palla; la seconda cosa è il rapportarsi con i compagni sia del proprio reparto che
degli altri reparti e infine guardare agli avversari.
La squadra esplicherà al meglio i concetti della zona solo se riuscirà a muoversi con i tempi giusti in
base alla posizione della palla, dei compagni e degli avversari sempre mantenendo le giuste
distanze tra i reparti e i ruoli.
La squadra dovrà riuscire a marcare il più vicino possibile gli avversari più vicini alla propria
posizione, a controllare le loro traiettorie e quelle di passaggio di quelli più lontani e riuscire a
creare superiorità numerica sulla palla.
Per fare questo bisogna che la squadra sia preparata ad agire, a cambiare risposta ad ogni
situazione di gioco, e per fare questo bisogna allenare le varie situazioni in allenamento.
Quest’organizzazione tattica ovviamente prevede degli accorgimenti da fare su alcune situazioni a
squadra schierata in fase di non possesso.
Quindi ,in una difesa a zona è importante che si verifichino alcune condizioni:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
squadra corta;
effettuazione dell’elastico;
equilibrio tra reparti;
applicazione del fuorigioco;
effettuazione di giuste diagonali;
che si raddoppino le marcature quando opportuno;
giusta scelta di tempo e movimenti dei reparti;
massima attenzione nei cambi di gioco;
massima concentrazione.
Alcune posizionamenti della difesa nelle diverse situazioni .
La presa di posizione non è da intendersi solamente come riposizionamento in caso dovessimo
trovarci scoperti o mal posizionati su perdita di palla. Per presa di posizione bisogna anche
intendere scegliere la giusta posizione nelle determinate situazioni.
Come difesa a zona, ogni allenatore sceglierà se posizionare la propria linea difensiva su due o tre
linee, rispettando comunque i principi della marcatura a zona, validi anche solo semplicemente
per appunto trovare la giusta posizione nelle diverse situazioni di gioco.
Fig. 1
Nella fig.1 è rappresentata la disposizione della difesa su attacco centrale, disposizione
denominata a piramide. Questa disposizione prevede l’attacco al portatore di un difensore con la
conseguente variazione di posizione (presa di posizione) degli altri difensori che compongono la
linea.
Fig.2
Nella fig.2 è rappresentato lo sgancio del difensore centrale in attacco all’avversario in fascia ,
quando il difensore esterno viene superato. Questo a sua volta prendere posizione nella parte
centrale della difesa, ruolo occupato dal giocatore ora in attacco.
Fig.3
Nella fig.3 è raffigurato il movimento del difensore centrale in marcatura alla punta, che
accompagna il suo movimento verso l’esterno per ricevere il passaggio del compagno.
Anche nelle situazioni di palla coperta e scoperta bisogna prendere posizione sul avversario in
possesso.
Innanzitutto ,con Palla coperta si intende che il giocatore avversario non ha libertà di movimento in avanti e
quindi libertà di passaggio in avanzamento.
Con palla scoperta si intende che il giocatore avversario ha libertà di movimento e passaggio in avanti.
Con palla scoperta la difesa indietreggia a protezione della porta stringendosi, con palla coperta la linea sale
in ampiezza Fig. 4.
Fig.4
Quando il possessore di palla è spalla alla porta ci troviamo in una situazione di palla coperta , la
difesa salirà fino allo stop dell’avversario fronte alla porta, prendendo posizione in ampiezza.
Al contrario quando il possessore di palla è fronte alla porta con con tempo di passaggio, la difesa
indietreggerà stringendo a difesa della porta , Fig. 5 - 6
Fig. 5
Fig.6
Ricordiamoci di osservare anche la posizione del corpo: i due centrali nelle due fasi si guarderanno
a vicenda , e i rispetti difensori esterno guarderanno loro per il loro movimento, Fig.7
Fig. 7
Articolo n° 4 – Gli appunti del mister
Arti inferiori: coscia e ginocchio
di Jonathan Proietto
Pillole di Anatomia : "I MUSCOLI POSTERIORI DELLA COSCIA"
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muscolo bicipite femorale,
il semitendinoso,
il semimembranoso.
Muscolo bicipite femorale. Occupa le regioni posteriore e laterale della coscia e
origina con due capi.Il capo lungo nasce dalla parte superiore della tuberosità
ischiatica;il capo breve dal terzo medio del labbro laterale della linea aspra del femore
e dal setto intermuscolare laterale. I due capi convergono in un tendine comune che
va ad inserirsi sulla testa della fibula e sul condilo laterale della tibia. Posteriormente è
in rapporto in alto con il grande gluteo e quindi con la fascia femorale; anteriormente
corrisponde ai muscoli grande adduttore, semimembranoso e vasto laterale. In basso
costituisce il limite superoesterno della fossa poplitea. Agisce flettendo la gamba ed
estendendo la coscia. Ha inoltre un’azione di extrarotazione della gamba.
Muscolo semitendinoso. è un muscolo situato superficialmente nella parte
posteromediale della coscia; è carnoso nella porzione superiore, tendineo in quella
inferiore. Origina in alto dalla tuberosità ischiatica e discende verticalmente fino alla
parte media della coscia, dove continua in un lungo tendine che concorre alla
costituzione della zampa d’oca, inserendosi nella parte superiore della faccia mediale
della tibia. Posteriormente è in rapporto, in alto, con il muscolo grande gluteo e quindi
con la fascia femorale; anteriormente corrisponde ai muscoli grande adduttore e
semimembranoso. Insieme al tendine del muscolo semimembranoso costituisce il
limite superointerno della fossa poplitea. Agisce flettendo e ruotando all’interno la
gamba ed estendendo la coscia.
Muscolo semimembranoso. Situato profondamente al semitendinoso, è cosí detto
perchè costituito, nel suo terzo superiore, da una larga lamina tendinea. Origina in
alto dalla tuberosità ischiatica, scende verticalmente fino all’altezza dell’interlinea
articolare del ginocchio, dove il suo tendine si divide in tre fasci, di cui uno
discendente va a terminare sulla parte posteriore del condilo mediale della tibia, uno
ricorrente risale verso il condilo laterale del femore formando legamento popliteo
obliquo dell’articolazione del ginocchio, e uno anteriore, o tendine riflesso, termina
sulla parte anteriore del condilo mediale della tibia. Superficialmente, il muscolo
semimembranoso corrisponde ai muscoli grande gluteo, semitendinoso e al capo lungo
del bicipite; anteriormente è in rapporto con i muscoli quadrato del femore e grande
adduttore. Ha le stesse azioni del muscolo semitendinoso.
La fascia della coscia, o fascia femorale o fascia lata. Riveste a guisa di
manicotto i muscoli superficiali della coscia. In alto la fascia si fissa in avanti al
legamento inguinale, al corpo del pube e alla branca ischiopubica, in dietro e
lateralmente continua senza interruzione con la fascia glutea, in basso si fissa sulla
fibula, sui due condili della tibia, sulla faccia anteriore della patella e continua poi nella
fascia della gamba. è particolare la situazione dei muscoli sartorio e tensore della
fascia lata, i quali sono compresi in uno sdoppiamento della fascia lata.
Pillole di Anatomia: " I MUSCOLI DELLA COSCIA"
Muscolo tensore della fascia lata. È un fusiforme che si trova superficialmente,
nella regione superolaterale della coscia. Origina dall’estremità anteriore del labbro
esterno della cresta iliaca, dalla spina iliaca anteriore superiore e dalla sottostante
incisura, dalla faccia superficiale del muscolo medio gluteo e dalla fascia che lo
ricopre. I suoi fasci si dirigono in basso, proseguono in un lungo tendine che percorre
tutta la coscia, per inserirsi poi al condilo laterale della tibia. Nel suo tragitto, il
tendine d’inserzione si fonde con la fascia femorale o fascia lata, formando la
benderella o tratto ileotibiale.
Il ventre muscolare è posto lateralmente al sartorio e davanti al muscolo medio
gluteo; in superficie esso è in rapporto con lo strato sottocutaneo, profondamente con
i muscoli medio gluteo e vasto laterale. Con la sua azione tende la fascia lata e abduce
la coscia; essendo un muscolo biarticolare ha anche un’azione di estensione della
gamba sulla coscia.
Muscolo sartorio. Occupa una posizione superficiale e si presenta come un muscolo
allungato e nastriforme, che attraversa obliquamente la faccia anteriore della coscia,
dall’alto in basso e dall’esterno all’interno. Origina dalla spina iliaca anteriore superiore
e dalla parte piú alta dell’incisura sottostante e, attraversata la faccia anteriore della
coscia, giunge in basso, sul lato mediale del ginocchio, dove termina inserendosi
all’estremità superiore della faccia mediale della tibia. L’inserzione avviene tramite un
tendine slargato che prende il nome di zampa d’oca. La sua faccia anteriore è
superficiale; con quella profonda esso incrocia il retto del femore e l’ileopsoas.
Incrociando il muscolo adduttore lungo, chiude in basso il triangolo femorale (di
Scarpa). Prima di raggiungere la regione del ginocchio il sartorio ricopre il canale degli
adduttori.
Muscolo quadricipite femorale. è il piú voluminoso muscolo della regione anteriore
della coscia e risulta formato da quattro capi:
•
•
•
•
il
il
il
il
retto del femore,
vasto mediale,
vasto laterale,
vasto intermedio,
che si raccolgono in un unico tendine terminale.
Il retto del femore origina dalla spina iliaca anteriore inferiore con un tendine diretto
e dalla porzione piú alta del contorno dell’acetabolo nonché dalla capsula
dell’articolazione coxofemorale con un tendine riflesso.
Il vasto mediale origina dal labbro mediale della linea aspra e dalla linea rugosa che
unisce questa al collo del femore.
Il vasto laterale origina dalla faccia laterale e dal margine anteriore del grande
trocantere, dalla metá superiore del labbro laterale della linea aspra del femore e dal
suo ramo che va al grande trocantere.
Il vasto intermedio, posto profondamente tra il vasto laterale e quello mediale, origina
dal labbro laterale della linea aspra e dai 3/4 superiori delle facce anteriore e laterale
del femore.
Muscolo gracile. Appiattito e nastriforme, occupa il lato mediale della coscia. Origina
dalla faccia anteriore della branca ischiopubica, nei pressi della sinfisi, donde si porta
verticalmente per inserirsi nella parte superiore della faccia mediale della tibia. Il suo
tendine concorre a formare la zampa d’oca. Superficialmente il muscolo gracile è
ricoperto dalla fascia femorale mentre, profondamente, corrisponde ai muscoli
adduttori grande e lungo, al condilo mediale del femore e al condilo mediale della
tibia. Il muscolo gracile, con la sua azione adduce la coscia, flette e ruota
medialmente la gamba.
Muscolo pettineo. è situato nella parte superomediale della coscia. Origina dal
tubercolo pubico, dalla faccia anteriore del ramo superiore del pube, dalla cresta
pettinea, dal legamento pubofemorale e dalla fascia che lo ricopre. I suoi fasci si
dirigono lateralmente e in basso per inserirsi sulla linea pettinea del femore.
Superficialmente il pettineo, rivestito dalla fascia pettinea, corrisponde al triangolo
femorale; profondamente è in rapporto con la capsula dell’articolazione coxofemorale
e con i muscoli adduttore breve e otturatorio esterno. Il pettineo adduce, flette e
ruota all’esterno la coscia.
Muscolo adduttore lungo. è un muscolo piatto di forma triangolare. Origina dalla
faccia anteriore del ramo superiore del pube; i suoi fasci si portano in basso, in dietro
e lateralmente e vanno ad inserirsi al terzo medio del ramo mediale della linea aspra
del femore. La sua faccia superficiale è rivestita dalla fascia femorale e ,in basso, è in
rapporto con il sartorio e il vasto mediale. Profondamente corrisponde agli adduttori
breve e grande. Adduce e ruota all’esterno la coscia.
Muscolo adduttore breve. Di forma triangolare, è posto profondamente
all’adduttore lungo e superficialmente al grande adduttore. Origina dalla porzione
mediale della faccia anteriore del ramo superiore del pube e dalla porzione superiore
della faccia anteriore della branca ischiopubica. Si porta in basso, in dietro e
lateralmente per inserirsi al terzo superiore del labbro mediale della linea aspra del
femore. Adduce e ruota all’esterno la coscia.
Muscolo grande adduttore. Situato piú profondamente rispetto agli adduttori lungo
e breve, è un muscolo piatto e triangolare, il cui apice volge verso l’ischio e la cui base
occupa tutta l’altezza della linea aspra del femore. Origina dalla faccia anteriore della
branca ischiopubica e dalla tuberosità ischiatica. Si dirige in dietro, in basso e
lateralmente e, giunto al margine posteriore del femore, termina inserendosi sul
labbro mediale della linea aspra, fino all’altezza del tubercolo del grande adduttore,
che si trova al di sopra dell’epicondilo mediale. La porzione superiore del muscolo
grande adduttore, viene anche descritta come muscolo adduttore minimo. La
superficie anteriore del muscolo è in rapporto con gli adduttori lungo e breve e con il
sartorio; inferiormente delimita, insieme al vasto mediale, il canale degli adduttori. La
faccia posteriore corrisponde ai muscoli bicipite, semitendinoso e semimembranoso.
Contraendosi, adduce e ruota all’interno la coscia.
Pillole di anatomia: "
MUSCOLI IN FUNZIONE"
IL
GINOCCHIO:
BIOMECCANICA,
LEGAMENTI
E
L’articolazione del ginocchio, sia da un punto di vista puramente biomeccanico che
funzionale è, in sé, piuttosto complessa. La sua posizione intermedia nel contesto
anatomico dell’arto inferiore, richiede infatti sia una stabilità ottimale, in modo tale da
poter agevolmente trasmettere le cospicue sollecitazioni funzionali provenienti a
monte dell’articolazione dell’anca, ma anche una soddisfacente mobilità consona alla
nostra deambulazione bi podalica.
Tuttavia nel ginocchio, a differenza di quanto invece sia riscontrabile in altre
articolazioni, come ad esempio quella del gomito, la stabilità dei segmenti ossei non è
garantita da una notevole congruenza dei capi articolari.
L’articolazione femore-tibiale è costituita dai due condili femorali, laterale e mediale,
che presentano una forma convessa, e dalle due facce tibiali.
Il legamento crociato anteriore (LCA) ha origine dalla zona pre-spinale del tratto
tibiale e raggiunge, con un tragitto obliquo diretto verso l’alto, la zona più alta e
posteriore della faccia mediale del condilo laterale del femore.
Da un punto di vista anatomico è costituito da due fasci: il fascio antero-mediale, che
risulta maggiormente lungo e voluminoso ed è a stretto contatto con il legamento
crociato posteriore (LCP), ed il fascio postero-laterale, di dimensioni minori, che risulta
quasi completamente coperto dal fascio antero-mediale.
Per ben capire la funzione del LCA occorre descrivere brevemente il meccanismo di
base intercorrente tra la tibia ed il femore. Il movimento tra tibia e femore è una
combinazione di rotolamento e scivolamento, e risulta un meccanismo piuttosto
complesso, che viene appunto realizzato grazie alla presenza del LCA e del LCP.
Durante la flessione del ginocchio è l’ LCA che determina il passaggio del meccanismo
di rotolamento a quello di scivolamento, mentre nella fase di estensione è LCP che
determina la cinematica inversa.
In realtà il movimento è di tipo tridimensionale e contestualmente al movimento di
flesso-estensione si verificano dei movimenti di rotazione.
Durante la flessione si verifica una intrarotazione della tibia, mentre durante
l’estensione la tibia viene extra ruotata.
Se invece consideriamo il femore fisso e la tibia mobile (ossia una catena cinetica
aperta), durante la flessione, che viene determinata dalla contrazione degli ischiocrurali, avremmo un impegno del LCP, mentre durante l’estensione, provocata dalla
contrazione del quadricipite, il lavoro sarà a carico del LCA.
Considerazione finale, visto sul piano sagittale, il LCA ed il LCP stabilizzano
l’articolazione del ginocchio in senso antero-posteriore: in particolare il LCA si oppone
alle eccessive traslazioni anteriore della tibia ed alle trazioni posteriori del femore sulla
tibia, mentre il LCP contiene le eccessive traslazioni posteriori della tibia rispetto al
femore.
Il muscolo estensore del ginocchio è il quadricipite femorale che prende origine con
quattro capi (il muscolo retto del femore, il muscolo vasto mediale, il muscolo vasto
intermedio ed il muscolo vasto laterale
Questi si fondono distalmente in un tendine comune inserito sulla patella. Mediante il
legamento della patella e i retina coli patellari, il muscolo si inserisce inoltre sulla
tuberosità della tibia. E’ innervato dal nervo femorale e la sua contrazione provoca
l’estensione della gamba sulla coscia e la flessione della coscia sul bacio.
Dei quattro capi solamente il retto femorale è un muscolo bi articolare.
I muscoli flessori della coscia invece sono gli ischio crurali (bicipite femorale,
semitendinoso e semimebranoso), il muscolo sartorio ed il muscolo gracile (che
insieme al semitendinoso formano la cosiddetta zampa d’oca il popliteo e i gemelli,
anche se questi ultimi dovrebbero essere a rigore considerati come degli estensori
della caviglia, più che dei veri e propri flessori dell’articolazione del ginocchio.
Analizzando:
-
BICIPITE FEMORALE: Prende inserzione sulla testa della fibula, sul
condilo laterale della tibia e sul legamento fibulare collaterale. E’ un flessore
della gamba rispetto alla coscia ed estensore di quest’ultima rispetto al
bacino.
-
IL SEMITENDINOSO: Prende origine dalla tuberosità dell’ischio. E’
responsabile della flessione della gamba in corrispondenza del ginocchio e
dell’estensione della coscia in corrispondenza dell’anca
-
IL SEMIMEBRANOSO: Nasce dalla tuberosità ischiatica e termina con un
tendine piuttosto complesso che si divide in tre componenti, cosa importante,
agisce sia sulla gamba che sulla coscia, flettendo e ruotando medialmente la
prima, estendendo e ruotando, sempre medialmente, la seconda.
-
IL SARTORIO: E’ innervato dal nervo femorale e con la sua contrazione
provoca flessione, abduzione e rotazione laterale della coscia, inoltre è attivo
sulla gamba, provocandone la flessione e la rotazione mediale.
-
IL GRACILE: E’ innervato dal nervo otturatorio, è un adduttore della
coscia ed inoltre flette l’articolazione dell’anca e quella del ginocchio.
-
IL POPLITEO: Ruota internamente la gamba a ginocchio flesso
I GEMELLI: E’ responsabile dei movimenti di flessione plantare del piede
e di flessione della gamba
Nell’ambito della traumatologia sportiva, le lesioni del ginocchio, rappresentano
insieme circa il 15% della totalità dei traumi sportivi.
Nell’ambito delle lesioni acute, il fatto di poter stabilire una diagnosi precisa,
un’adeguata diagnosi differenziale, costituisce una fattore d’importanza fondamentale.
Ad una precisa diagnosi debbono poi seguire il trattamento iniziale, le eventuali
indicazioni per una consulenza di tipo specialistico, il trattamento definitivo, ed infine
quello riabilitativo. Le lesioni acute del ginocchio, possono interessare i capi ossei
articolari, i menischi, i legamenti, la rotula e le strutture tendinee.
AL MOMENTO DELLA LESIONE..
“Al momento della lesione dell’LCA sono comparse (nella norma) sensazioni
specifiche: una sensazione di schiocco o di rottura all’interno dell’articolazione del
ginocchio, associato ad un cedimento e ad una difficoltà di deambulazione.”
LA DIAGNOSI
La diagnosi del danno legamentoso avviene essenzialmente attraverso due tipi
d’indagine:
-
Valutazione clinica
-
Indagine strumentale
Nella prima, l’operatore clinica l’operatore cerca di stabilire l’entità della lassità
legamentosa sia in senso anteriore-posteriore, attraverso il Lachman test ed il test del
cassetto anteriore, sia in senso rotatorio, grazie al jerk test ed la pivot shift test. La
conferma della lesione del LCA avviene solitamente grazie all’analisi strumentale che
si basa soprattutto sulla RM.
I trattamenti della lesione possono essere di due tipi: conservativo e chirurgico.