storia del 900 per la scuola di base
a cura di Daniela Givogre e Riccarda Viglino
Hiroshima 6 agosto 1945
Washington, 6 agosto - Il presidente Truman ha annunciato oggi che sedici ore
fa aerei americani hanno sganciato sulla base giapponese di Hiroshima il più
grande tipo di bombe finora usate nella guerra, la "bomba atomica", più potente
di ventimila tonnellate di alto esplosivo. Truman ha aggiunto: "Con questa
bomba noi abbiamo ora raggiunto una gigantesca forza di distruzione, che
servirà ad aumentare la crescente potenza delle forze armate. Stiamo ora
producendo bombe di questo tipo, e produrremo in seguito bombe anche più
potenti"
Comunicato Ansa, 6 agosto 1945, ore 20,45
Antefatto
Nei primi mesi del 1945 le sorti della Germania nel secondo conflitto mondiale,
appaiono ormai segnate .
In Estremo oriente al contrario, il Giappone non considera ancora chiusa la
partita. La sua potenza militare ha subito durissimi colpi da parte degli
Americani: la flotta è quasi completamente distrutta e l’aviazione praticamente
ridotta alle azioni isolate degli aerei suicidi. I marines statunitensi, riconquistate
con una serie di sbarchi successivi le basi nelle isole del Pacifico, si sono
avvicinati progressivamente al territorio giapponese. Dopo le vittorie di Iwo Jima
ed Okinawa le superfortezze volanti americane scaricano sul territorio
metropolitano tonnellate di bombe. Ma la resa non giunge ancora.
E’ in questo clima che matura la decisione del governo degli Stati Uniti di
sganciare sul suolo nipponico un micidiale ordigno esplosivo dalla potenza
distruttiva uguale a quella prodotta da 20.000 tonnellate di tritolo. Si tratta di una
bomba atomica: essa è stata messa a punto dopo mesi di febbrile lavoro, da
un’équipe di scienziati circondati da eccezionali misure di sicurezza. Il lancio è
fissato per il 6 agosto e l’obiettivo è la città di Hiroshima.
Da A. Vitale “Hiroshima 6 agosto 1945” Paravia
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Ricostruisci con i compagni e l’insegnante il quadro storico degli avvenimenti
della seconda guerra mondiale cui il testo si riferisce e rappresentali in uno
schema
Osserva ed individua i luoghi rappresentati sulla cartina:
L’equipaggio del B-29
Da A. Vitale “Hiroshima 6 agosto 1945” Paravia
Sono le 4,30 antimeridiane di lunedì 6 agosto 1945 ora locale del Pacifico
Occidentale. Una superfortezza volante Boeing B-29 che in lettere nere porta
dipinto a prua il suo nome: “Enola Gay”, vola a meno di 2000 metri di quota in
un mare di nuvole fosche. Ha lasciato da 2 ore e tre quarti la base di Tinian
nelle Isole Marianne a metà strada tra la Nuova Guinea e il Giappone e porta
nella sua fusoliera argentea un ordigno solo, pesante oltre il doppio della più
pesante bomba convenzionale: ha un nome scherzoso “little boy” il ragazzino,
ed è la bomba atomica; non contiene esplosivo comune ma uranio 235.
Ai comandi Paul W. Tibbets un colonnello di appena 29 anni, militare di carriera;
Enola Gay è il nome di sua madre. Il secondo pilota è Robert Lewis di due anni
più giovane; c’è il maggiore Thomas Ferebee, il puntatore, ha 26 anni e non
ignora che tre settimane prima in una località del New Mexico è stato fatto
esplodere un oggetto di potenza inaudita, simile a quello che lui sgancerà tra
meno di quattro ore su una città giapponese: Hiroshima, Nagasaki o Kokura,
quale delle tre non si sa ancora. L’ufficiale di rotta è il Capitano Theodore Van
Kirk , l’operatore radar Joseph Stiborik, il marconista Richard Nelson non ancora
ventenne unico aviatore senza gradi imbarcato su Enola Gay. Il sergente
George Robert Caron è il mitragliere di poppa; il motorista e l’aiuto motorista
sergenti Wyatt Duzembury e Robert Shumard sono i più tranquilli
dell’equipaggio o i meno consapevoli. Gli ultimi tre sono insieme a Tibbets e a
Frebee i più importanti: il primo è il capitano William Parson esperto di armi
navali, uno scienziato. Conosce in ogni dettaglio la natura dell’operazione
atomica ed è il montatore di Little Boy ; il suo assistente è il tenente Morris
Jeppson un altro uomo di scienza, addetto a tutti i controlli elettrici ed elettronici
della “cosa”.
Infine c’è Jacob Beser israelita ex studente di fisica alla John Hopkins
University, il suo compito è quello di neutralizzare gli effetti dei radar giapponesi.
L’atomica di Hiroshima a cura di G. Bonacina Mondadori Milano 1972
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Chi sono i membri dell’equipaggio maggiormente informati sulla missione che
stanno conducendo?
Ci sono scienziati tra i membri dell’equipaggio?
Il lancio
Il colonnello Tibbets guidò l’apparecchio a 8000 metri di altezza verso il centro
della città di Hiroshima. Nello spazio riservato al carico l’armiere maggiore
Frebee mise in funzione il meccanismo di sganciamento della bomba. La bomba
cadde. Le lancette segnavano le otto, quattordici minuti e trentacinque secondi.
Alle otto e quindici la bomba si trovava a cinquecento metri dal suolo, gli
apparecchi inventati da scienziati fecero scattare l’accensione al suo interno. In
un milionesimo di secondo un nuovo sole si accese nel cielo, in un bagliore
bianco abbagliante. Fu cento volte più incandescente del sole nel firmamento. E
questa palla di fuoco irradiò milioni di gradi di calore contro la città di Hiroshima.
In questo secondo 86.000 persone arsero vive. In questo secondo 72.000
persone subirono gravi ferite. In questo secondo 6820 case furono sbriciolate e
scagliate in aria dal risucchio di un vuoto d’aria per chilometri d’altezza nel cielo
sotto forma di una colossale nube di polvere. In questo secondo crollarono 3750
edifici, le cui macerie si incendiarono.
Karl Bruckner “Il gran sole di Hiroshima” Giunti-Marzocco Firenze 1974
“ Il fungo gonfio di fumo lampeggiava luci sempre diverse: arancioni, violette,
azzurrognole. Hiroshima non si poteva scorgere, era là sotto, schiacciata dalla
nuvola, e solo da questa si poteva intuire l’entità della distruzione”.
Robert Lewis pilota
il fungo
macerie e distruzione
I sopravvissuti
I sopravvissuti o “hibakusha” come vengono chiamati in giapponese, sono stati
comunque esposti alle radiazioni atomiche e per questo considerati a lungo
“intoccabili” per il timore di gravi malattie genetiche. Molti di essi si sono in
seguito ammalati di cancro .
All’improvviso fui abbagliato da un lampo d luce, seguito immediatamente da un
altro. Le ombre del giardino sparirono . La scena che un minuto prima mi era
sembrata così luminosa e gaia di sole, s’oscurò; gli oggetti si fecero indistinti.
Fra i nembi di polvere riuscivo a stento a distinguere una colonna di legno che
prima serviva di sostegno ad un angolo della casa. Ora la colonna era tutta
storta ed il tetto pareva che stesse per crollare.
Istintivamente mi alzai per fuggire, riuscii a farmi strada fino al giardino, mi
sentivo stranamente debole, e dovetti fermarmi per riprendere fiato. Con mia
grande sorpresa mi accorsi che ero completamente nudo. Cos’era successo?
Lungo tutto il fianco destro ero escoriato e sanguinante. Da una ferita aperta
nella coscia, spuntava una grossa scheggia e in bocca mi sentivo qualcosa di
caldo. Avevo un taglio su una guancia, me ne accorsi passandoci con cautela la
mano e il labbro inferiore era spaccato. Un frammento di vetro abbastanza
grosso mi si era infilato nel collo; riuscii ad estrarmelo e, reggendolo sulla mano
insanguinata, rimasi a fissarlo col distacco di chi è ancora intontito da uno choc
nervoso.
M. Hachiya “Diario di Hiroshima” Feltrinelli
"Vidi attorno a me una luce multicolore: rossa, gialla, blu e verde…era
l’inferno.La radioattività non ha odore o colore, ma è una cosa davvero terribile.
Io sono vittima della bomba atomica.
Io ero molto militarista quando ero piccola e dopo ho subito la bomba atomica.
Ma adesso pensando al passato, ho capito che ciò che il governo del Giappone
ci aveva fatto credere non era la verità; ma noi allora non sapevamo cosa
avevano fatto i giapponesi in Cina, in Corea e in tutte le altre regioni. Ero
diventata una persona che non si rendeva conto della pazzia della guerra e
della pericolosità dell’insegnamento della scuola. Dopo tanti anni di guerra,
dopo tanti morti e vittime della bomba atomica, ho vissuto e ho saputo tutta la
verità della guerra. I paesi che fanno la guerra sono i paesi che devono chiedere
scusa, devono garantire la vita. Credo che non bisogna solo interrogarci su chi è
stato vittima e chi carnefice, ma si debba cercare la verità.
Come essere umano io devo pensare al futuro: prima della bomba atomica ero
militarista , oggi non voglio più diventare una persona che aiuta un paese ad
uccidere le persone. Se uno perde il desiderio di conoscere la verità., quella
persona perde la pace."
Dalla testimonianza di Suzuko Numata, una sopravvisuta alla bomba atomica
(Hiroscima 6 agosto 1945):
da LETTERA DA HIROSHIMA
di T. Hara
Mi ero alzato verso le otto di mattina quel 6 agosto 1945. Il giorno avanti, alla
sera, vi erano stati due allarmi, nessuno dei quali seguito da bombardamento...
Improvvisamente ricevetti un colpo sulla testa e tutto diventò oscuro davanti ai
miei occhi. Gettai un grido ed alzai le braccia. Nelle tenebre, non sentivo che un
sibilo di tempesta. Non arrivai a comprendere cosa fosse successo. Il mio primo
grido, io l'avevo inteso come se fosse stato gettato da qualcun altro. Poi il
mondo intorno mi ritornò visibile benché ancora non nettamente, ed ebbi
l'impressione di trovarmi in un immenso cataclisma. Dietro la spessa nuvola di
polvere apparve un primo spazio blu, seguito ben presto da altri spazi blu
sempre più numerosi. Brevi fiammate cominciarono a sprizzare dall'edificio
vicino, un deposito di prodotti farmaceutici. Era tempo di abbandonare quei
luoghi. In compagnia di K, mi aprii la strada fra le macerie.
Fumate vorticose si elevavano da tutte le case in rovina. Raggiungemmo un
posto in cui le fiamme mandavano un calore insopportabile. Poi trovammo
un'altra strada che ci portò sino al ponte di Sakai. Il numero dei profughi che
affluiva verso quel posto aumentava sempre. lo presi la direzione del palazzo
Izumi. I cespugli calpestati dalle persone in fuga avevano formato una specie di
passerella. Gli alberi erano quasi tutti decapitati. Ciascuno dapprincipio pensava
che solo la casa sua fosse stata colpita; ma una volta al di fuori, ci si accorgeva
che tutto era stato distrutto. Tuttavia, benché le case fossero completamente
distrutte, in nessun posto si vedevano quelle buche che normalmente fanno le
bombe. Sull'altra sponda, l'incendio, che sembrava essersi calmato, riprese a
divampare.
Improvvisamente, nel cielo, al di sopra del fiume, vidi una massa d'aria
straordinariamente trasparente che risaliva la corrente. Ebbi appena il tempo di
gridare "Una tromba" che già un vento terribile ci colpì. I cespugli e gli alberi si
misero a tremare; alcuni furono proiettati in aria da dove ricaddero come saette
sul tetro caos. Si aveva l'impressione che il riflesso verde di un orribile inferno
venisse a stendersi al di sopra della terra.
Dopo il passaggio della tromba, ben presto il crepuscolo invase il cielo. Incontrai
mio fratello maggiore il cui viso era ricoperto come da una sottile pellicola di
pittura grigia. Il dorso della sua camicia era ridotto a brandelli e scopriva una
larga lesione che somigliava ad un colpo di sole. Risalendo con lui la stretta
banchina che costeggia il fiume, alla ricerca di un traghetto, vidi una quantità di
persone completamente sfigurate. Ve ne erano lungo tutto il fiume e le loro
ombre si proiettavano nell'acqua. I loro visi erano così orrendamente gonfiati
che appena si potevano distinguere gli uomini dalle donne. I loro occhi erano
ridotti allo stato di fessure e le loro labbra erano colpite da forte infiammazione.
Erano quasi tutti agonizzanti ed i loro corpi malati erano nudi. Quando
passavamo vicino a questi gruppi, ci gridavano con voce dolce e debole "Dateci
un po' d'acqua", "Soccorretemi, per favore"; quasi tutti avevano qualche cosa da
chiederci.
La città continuava a fiammeggiare: a valle, si scorgeva il bagliore incerto
dell'incendio. Nel quartiere dei tempio, numerosi feriti gravi erano sdraiati un po'
dappertutto, per terra. Non un albero, non una tenda per dar loro un po'
d'ombra. Noi ci costruimmo un riparo appoggiando pezzi di tavole contro un
muro e scivolammo li sotto. Anche prima del levar del giorno, ascoltavamo
intorno a noi il mormorio ininterrotto delle preghiere: in quell'angolo le persone
sembrava morissero l'una dopo l'altra. Le due studentesse morirono all'alba.
Nuovo allarme verso mezzogiorno; si intese un rombo nel cielo. Le persone
morivano l'una dopo l'altra e nessuno veniva a portar via i cadaveri. Con l'aria
sconvolta, i vivi erravano tra i corpi. Si videro allora tutte le rovine nelle strade
principali. Uno spazio vuoto e grigio si estendeva sotto un cielo di piombo.
Soltanto le strade, i ponti ed i bracci del fiume erano ancora riconoscibili.
Nell'acqua galleggiavano cadaveri dilaniati, gonfiati. Era l'inferno divenuto realtà
. ...Verso sera, attraversai il ponte e mi diressi, attraverso i campi, in direzione
del terrapieno che si trova ai margini di Yáwata. Una libellula nera asciugava le
sue ali su una roccia. lo feci il bagno là, respirando assai profondamente.
Girando la testa, vidi i piedi della montagna avviluppati nel crepuscolo, mentre le
cime lontane scintillavano ancora al sole che tramontava. Si sarebbe creduto un
paesaggio di sogno. Il cielo al di sopra di me era di un silenzio assoluto.
Ebbi l'impressione di non esser venuto sulla terra che dopo l'esplosione della
bomba atomica.
http://www.avvelenata.it/hiroshima/letteradahiroshima.html
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Analizza i resoconti dei testimoni, ricercandone i tratti comuni e le
sensazioni e i sentimenti presenti.
Monumento commemorativo dei fanciulli morti ad Hiroshima dedicato ad una
bambina di dodici anni Sadako Sasaki, che aveva due anni quando rimase
esposta alle radiazioni della bomba. Non presentò alcun segno di malattia fino
al 1955 quando ebbe all’improvviso attacchi di vertigine.
Entrò in ospedale econ l’aggravarsi della malattia mentre i medici la curavano,
cominciò a fare piccole gru di carta, seguendo una vecchia leggenda
giapponese secondo la quale se si riesce a farne mille si avvera il più caro
desiderio, per la piccola la sua guarigione. Riuscì a costruirne con le sue mani
630, perché morì otto mesi dopo; quelle che mancavano le fecero per lei i suoi
compagni di scuola.
Ogni anno il 6 agosto le acque che circondano Hiroshima si riempono di
lanterne di carta illuminate che tutti portano a memoria dell'esplosione atomica
del 1945, quando molte persone che stavano bruciando si buttarono in acqua
Perché lanciare la bomba
I vantaggi militari e il risparmio di vite americane che sarebbero conseguiti con
un improvviso impiego di bombe atomiche nella guerra contro il Giappone,
potrebbero venire annullati dalla conseguente perdita di fiducia e da una ondata
di orrore e di opposizione che si diffonderebbe per il resto del mondo e forse
scinderebbe persino l’opinione pubblica in patria.
In considerazione di ciò sarebbe raccomandabile che la nuova arma venisse
presentata nel deserto o su un’isola deserta in presenza dei delegati delle
Nazioni Unite. Si creerebbe l’atmosfera più favorevole per un accordo
internazionale se l’America potesse dire al mondo: ”Vedete che arma
possedevamo eppure non l’abbiamo impiegata . Siamo disposti a non
impiegarla neppure in futuro se le nazioni aderiscono alla nostra proposta e
acconsentono alla instaurazione di un efficace controllo internazionale”
Dal Rapporto Franck presentato al ministro della guerra americano l’11 giugno
1945
La bomba atomica più che un’arma di terribile distruzione, era un’arma
psicologica…..
Il 6 agosto 1945 un B-29 lasciò cadere una sola bomba atomica su Hiroshima;
tre giorni dopo fu sganciata una seconda bomba su Nagasaki e la guerra si
concluse. A quanto ne sapevano i giapponesi, gli Stati Uniti erano in grado di
effettuare innumerevoli attacchi atomici anche con molti aerei allo stesso
momento. Come ha detto il dottor Karl Compton “Non furono una o due bombe
atomiche a causare la resa, ma l’aver constatato l’effetto di una bomba atomica
su una comunità ed il terrore che ne sarebbero state usate molte altre” La
bomba servì esattamente allo scopo voluto. I fautori della pace erano pronti a
trattare la resa, e l’imperatore esercitò tutto il suo prestigio a favore della pace.
Quando l’imperatore ordinò la resa riuscendo a controllare il piccolo ma
pericoloso gruppo di fanatici che gli erano contrari, i giapponesi divennero così
sottomessi che la complessa operazione dell’occupazione e del disarmo venne
effettuata con una facilità senza precedenti.
H.L. Stimson, in: M.Grodzins, E. R, Rabinowitch “L’età atomica”, Il saggiatore,
Milano 1968
“Personalmente ero convinto che usare per primi la bomba atomica significasse
adottare uno standard etico non dissimile da quello dei barbari nel medioevo.
Non mi avevano insegnato a fare la guerra a quella maniera e pensavo che non
si possono vincere le guerre sterminando donne e bambini….
L’impiego di questa barbara arma a Hiroshima e Nagasaki non ci fu di alcun
concreto aiuto nella guerra contro il Giappone. I giapponesi erano già sconfitti e
pronti ad arrendersi a causa dell’efficacia del blocco navale e dei
bombardamenti con armi convenzionali”
Ammiraglio W.D. Leaby addetto militare del presidente Truman
Gli alleati non avrebbero avuto alcun bisogno di impiegare la bomba atomica.
Con i nove decimi del naviglio mercantile affondato o messo fuori uso, le forze
aeree e navali paralizzate, le industrie distrutte e le scorte di viveri in rapida
diminuzione, il Giappone era già condannato. L’ammiraglio King affermò in
seguito che il blocco navale sarebbe bastato da solo a costringere i giapponesi
ad arrendersi per fame. Perché allora la bomba fu impiegata? Due ragioni sono
venute alla luce, una rivelata dallo stesso Churchill :”Non avremmo avuto
bisogno dei russi, la fine della guerra giapponese non dipendeva più dalle loro
armate… noi non avevamo bisogno di chiedere loro dei favori”
La seconda ragione dell’impiego della bomba fu rivelata dall’ammiraglio Leahy
“Gli scienziati ed altri volevano fare questa prova perché alla realizzazione della
bomba erano state devolute somme immense: 2 miliardi di dollari”
Sir Basil Henry Liddel Hart, storico e critico militare, da “Storia militare della
seconda guerra mondiale” Mondadori
¾ Che cosa significa l’affermazione secondo la quale la bomba atomica fu
un’”arma psicologica” ?
¾ Quali effetti positivi ebbe sull’esito della guerra?
¾ Secondo gli scienziati del “Rapporto Frank” quale rischio avrebbe corso
l’America impiegando la bomba atomica nel conflitto ?
¾ A tuo avviso si tratta di considerazioni di ordine morale o politico ?
¾ Perché secondo l’ammiraglio americano Leahy era stato inutile il massacro di
Hiroshima e Nagasaki ?
¾ Quali sono, secondo lo storico inglese Liddel Hart le ragioni che hanno
indotto gli Stati Uniti ad impiegare la bomba atomica?
Un po’ di storia della bomba atomica
Le sue origini possono essere fatte risalire agli studi sulla struttura dell’atomo
compiuti nel 1911 dal fisico Ernest Rutheford. Vengono poi gli esperimenti
effettuati da una équipe di scienziati italiani tra cui Enrico Fermi: il “gruppo di
Roma” realizza fra il 1933 ed il 1934 il bombardamento del nucleo atomico
mediante neutroni.
Alla scissione o fissione dell’atomo, si giunge per opera di Otto Hahn e Fitz
Strassmann a Berlino verso la fine del 1938. Alle autorità politiche e militari
sfugge sulle prime l'eccezionale importanza del risultato; al contrario un gruppo
di scienziati preoccupati anche dall’incalzare degli avvenimenti in Europa nel
cuore della quale si è affermata la dittatura nazista, decide di mobilitarsi.
Verso la metà del 1939 i fisici ungheresi Leo Szilard , Eugene Wigner ed
Edward Teller, chiedono ad Albert Einstein di persuadere il presidente
americano Roosevelt della necessità di mettere a punto una bomba nucleare
prima che lo stesso obiettivo sia raggiunto anche dai tedeschi.
Roosevelt si dichiara favorevole al progetto, ma inizialmente i lavori procedono
a rilento per scarsità di fondi. Il 7 dicembre 1941 i giapponesi attaccano Pearl
Harbour, una base americana nel Pacifico. Il governo americano decide allora
di accelerare il ritmo della ricerca: nel 1942, sotto la direzione del generale
Groves, viene dato il via al “Progetto Manhattan” il programma che mira alla
realizzazione della bomba atomica.
Verso la fine dell’anno Enrico Fermi stabilitosi negli Stati Uniti dopo che le leggi
razziali lo hanno costretto a lasciare l’Italia, porta a compimento la prima
reazione a catena controllata; contemporaneamente Robert Oppenheimer
inizia gli studi sugli effetti esplosivi della bomba, mentre giganteschi laboratori
vengono allo scopo allestiti a ritmo serrato in alcune località segrete.
Il 16 luglio 1945 nel deserto del Nuovo Messico ad Alamogordo, esplode la
prima bomba atomica: si conclude così con successo un esperimento costato 2
miliardi di dollari. Nel frattempo il secondo conflitto mondiale sta volgendo al
termine: la Germania si è arresa e solo il Giappone mostra di non voler cedere.
Il 26 luglio gli Stati Uniti e le altre nazioni alleate indirizzano un perentorio
ultimatum al Giappone affinché scelga fra la resa incondizionata e
l’annientamento totale. L’ultimatum lascia intuire l’esistenza di un’arma
micidiale: cionondimeno il governo nipponico non risponde. Il presidente
americano Harry Truman, succeduto a Roosevelt, ordina allora il lancio della
bomba atomica su Hiroshima.
A. Vitale “Hiroshima 6 agosto 1945” Paravia
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Ricostruisci in uno schema i fatti che portarono alla costruzione d al lancio
della bomba atomica, evidenziando la loro scansione temporale.
IL PILOTA DI HIROSHIMA
(Gionata - Rossi - Dennis) I Nomadi
Fuori nel mondo chissà dove
o su nel cielo fra gli eterni eroi,
ma nel fondo di un profondo eterno
vive un uomo, vive il suo inferno.
La sua bocca più non parla,
le sue notti non le dorme più
sta nascosto dietro il suo pensiero,
muore un uomo, muore senza il vero.
Il pilota di Hiroshima,
un duro alla maniera di John Wayne,
Ray Ban scuri, il lavoro era guerra,
ma negli occhi
quel bimbo sulla terra.
Fuori nel mondo chissà dove,
nel riflesso del cielo nello stagno,
striscia ancora la scia di vapore
del suo aereo e di quelle ore.
Il pilota di Hiroshima,
un duro alla maniera di John Wayne,
Ray Ban scuri, il lavoro era la guerra,
ma negli occhi
quel bimbo sulla terra.
Sente battere le ali,
sente il freddo tutto intorno a sè,
vede luci di luce più abbagliante,
di quel sole esploso in un istante.
SONG OF HIROSHIMA
a ricordo del 6 Agosto 1945
Dove è stata distrutta la città,
dove ci sono ora le ceneri dei nostri amati,
dove c'era l'erba verde
e le bianche piante,
il raccolto é stato funesto.
Perciò, fratelli e sorelle, vigilate e badate
che non venga mai la terza bomba atomica.
La pioggia lieve raccoglie il veleno dal cielo,
e i pesci portano la morte nelle profondità del mare;
le barche dei pescatori sono ferme, i pescatori sono ciechi,
il raccolto é stato funesto.
Perciò, uomini di terra e di mare, vigilate e badate
che non venga mai la terza bomba atomica".
Koki Kinoshita
http://www.ilportoritrovato.net/html/hiroshima1.html
E' morto l'uomo che sganciò l'atomica su Hiroshima
Aveva 81 anni e non si era mai sentito veramente colpevole
Quando abbassò la leva non sapeva cosa stesse facendo
WASHINGTON - E' morto l'uomo che il 6 agosto 1945 sganciò la bomba
atomica su Hiroshima. Lo ha ucciso un cancro, a 81 anni. Non si era mai sentito
veramente colpevole del suo gesto, Thomas Wilson Ferebee. Sulle pareti del
salotto della sua casa in Florida, dove viveva da quando era andato in pensione,
aveva appeso la foto di "Enola Gay", il bombardiere B-29 che sganciò l'atomica
su Hiroshima: centomila morti. "Quel giorno all'alba il mondo cambiò per
sempre", aveva fatto incidere in caratteri d'oro, sotto la fotografia. Ma lui non si
sentì mai veramente colpevole di quel gesto.
La sua vita, dopo quel giorno, trascorse serena, insieme alla moglie Mary Ann e
ai quattro figli. Quando sganciò la bomba aveva appena 26 anni e non voleva
essere ricordato come l'uomo che, abbassando una leva, uccise tutte quelle
persone. "Non voleva essere ricordato per le sue imprese di guerra - racconta
oggi la vedova - ma per la sua serenità negli anni di pace". Ma col tempo, quel
gesto lo fece riflettere. Chiese scusa per tutte quelle morti. E nel 1995, mentre i
suoi compagni di volo celebravano il cinquantenario della bomba che diede la
vittoria agli Stati Uniti, Tom Ferabee aveva già un atteggiamento più moderato.
"Dobbiamo guardarci indietro - disse - e ricordarci quello che una sola bomba ha
potuto fare. E dobbiamo renderci conto che questo non può accadere mai più".
Tom Ferabee d'altra parte non sapeva. L'unico a conoscere la verità quella
mattina del 6 agosto a bordo del B-29 era Paul Tibbets, il comandante
dell'aereo, ancora vivo, in pensione con il grado di generale di brigata. Soltanto
dopo l'atterraggio Ferebee seppe quello che Tibbets gli aveva taciuto. Il
comandante Tibbets aveva scelto uno a uno i sei uomini che lo avrebbero
accompagnato nel viaggio e di Farabee amava dire che fosse "il miglior
bombardiere
che
avesse
mai
guardato
attraverso
un
mirino".
L'"Enola Gay" la mattina del 6 agosto del '45 sorvolò a 9.400 metri di quota la
città giapponese di Hiroshima. Improvvisamente il ventre dell'aereo si spalanca
e lascia cadere un cilindro corazzato di acciaio brunito lungo 3 metri e 20
centimetri, con un diametro di 74 centimetri e pesante 4.200 chilogrammi.
Appena dopo lo sgancio, l'equipaggio del B-29 compie una brusca virata in
picchiata per aumentare la velocità di fuga, che avrebbe consentito di mettere
tra l'aereo e il fungo atomico una distanza di sicurezza di 18 chilometri e mezzo.
L'aereo torna quindi alla sua base di Tinian, un'isola nelle Marianne. Più tardi,
dalla base di Guam, venne inviato un messaggio al presidente Truman sul
grande successo ottenuto. Tre giorni dopo una seconda atomica venne lanciata
su Nagasaki e dopo altri sei giorni, il 15 agosto, il Giappone si arrese.
Dei membri della missione di attacco sul Giappone sono ancora in vita quattro
persone, il generale di brigata Paul Tibbets, il navigatore Ted Van Kirk, l'ufficiale
d'armata Morris Jeppson e l'operatore radio Richard Nelson
(17 marzo 2000, LA REPUBBICA)
siti utili per l’approfondimento:
http://www.lclark.edu/~history/HIROSHIMA/
http://www.csi.ad.jp/ABOMB/
http://www.comune.firenze.it/comune/biblioteche/bibrag/testi/hiro2.htm
http://www.pcf.city.hiroshima.jp/peacesite/indexE.html
http://www.pcf.city.hiroshima.jp/kids/KPSH_E/top_e.html
http://digilander.libero.it/hiroshimatomic/
Si può leggere in classe ai/con i bambini il libro di Karl Bruckner “Il gran sole di
Hiroshima” Giunti Marzocco