Economia Politica 101 Stelle
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Fondamenti di economia politica
per capire le reali cause della
crisi Italiana e dell'Unione
Monetaria Europea
Possibili soluzioni per salvare
vite, benessere, diritti e
democrazia in Italia ed Europa
Staff Economia 5 Stelle
Gruppo Facebook Economia 5 Stelle
Fermati e ascolta...
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Non sottovalutate il problema della crisi finanziaria attuale. Questa crisi non è
una questione di ordinaria politica. Questa crisi é un prodigioso strumento
di lotta di classe e redistribuzione del reddito fra classi lavoratrici e classi
dominanti in Europa. Se lasciamo fare, perderemo democrazia, sicurezza
sociale, beni comuni e ogni altra conquista sociale
Le classi dominanti europee usano giornali, televisioni ed economisti autorevoli per
darci sempre un’unica versione dei fatti. Il loro intento è convincerci che il nostro
unico dovere è obbedire e pagare, non importa se la disoccupazione cresce, se i
servizi si riducono, se la previdenza sociale e la stessa democrazia scompaiono
Non possiamo sperare che sia la classe politica attuale ad arrestare questo
lento declino. Per convinzione, ignoranza o per mero interesse, i politici sono
alleati dell’oligarchia finanziaria. Discorso analogo per quasi tutte le forze sindacali
Gli intellettuali europei, specie quelli delle cosiddette “sinistre alternative”, hanno
coperto e incentivato questo stato di cose e sono altrettanto colpevoli
Solo una grande opposizione popolare e una capillare e minuziosa divulgazione
informativa potrà salvarci. Ma per costruirla ci vuole il contributo di tutti
Fermati e ascolta (2)...
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Vi invito caldamente a NON fidarvi di quanto esposto qui. Citeremo dati e
fonti. Verificatele tutte. Possiam sempre sbagliarci
Il punto di vista economico di chi scrive é keynesiano. Rifiutiamo la teoria
neoclassica e monetarista che é alla base dei costrutti economici e politici
errati che andremo a descrivere e che hanno portato alla creazione
dell'Unione Monetaria Europea (UME). Sosteniamo il diritto al lavoro garantito,
la crescita sostenibile, la green economy e il progresso tecnologico.
Apprezziamo parte della visione di Marx, cui va riconosciuta una notevole
capacità predittiva sulla crisi attuale e sulle conseguenze della
deregolamentazione del movimento dei capitali
Siamo europeisti convinti e crediamo nella pace e collaborazione tra
popoli. Rifiutiamo l'idea di una pace basata sulla sofferenza, sull'ignoranza o
sull'oppressione di altri popoli
Quanto esposto non ha alcuna parentela con teorie del complotto. Lobby e
organizzazioni sovranazionali sono una realtà accertata , ma per il bene del
dibattito e della divulgazione vi sconsiglio di fidarvi di chi menziona con troppa
disinvoltura Club Bilderberg, Trilaterale, Massoneria, Illuminati, signoraggio
bancario, etc.
Leggi, Documentati, Divulga,
Arrabbiati
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La credibilità della vostra divulgazione deriva dalla calma, dalla
padronanza dei contenuti e dalla citazione di fonti attendibili. Un titolo
universitario o una pubblicazione valgono poco, se servono solo a rendere
autorevoli menzogne e luoghi comuni fasulli anche troppo diffusi
Ricordate che, al bar come in parlamento, siete responsabili delle persone cui
divulgate il vostro parere. Disinformare, specie su questioni essenziali come la
politica economica e la disoccupazione, é equiparabile a un crimine
In tutta Europa, ma soprattutto in Italia e Germania, il dibattito é
influenzato da una capillare disinformazione da parte di media e politica.
Tenete presente che una persona che non sa o non capisce non
necessariamente é in malafede. Spiegate con calma, argomentare
pazientemente é il modo migliore per ottenere fiducia. Se arrivate all'insulto,
avete perso su tutta la linea
L'economia mondiale é un sistema in continua evoluzione. Leggete
continuamente, curiosate, approfondite, confrontate più fonti. Queste slides
non sono sufficienti
Dopo e solo dopo, se tutto fallisce, potete permettervi di arrabbiarvi :)
Fonti e Letture
Siti web e blogosfera
Testi divulgativi
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Alberto Bagnai - Goofynomics
S.Cesaratto, M.Pivetti – Oltre l'austerità
(Micromega)
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Orizzonte 48
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Marino Badiale - Il-main-stream
A.Bagnai – Il tramonto dell'euro
(Imprimatur)
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Carmen Gallus - Voci dall'estero
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Voci dalla Germania
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Quadrante futuro
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Tempesta perfetta
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Sergio Cesaratto
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Emiliano Brancaccio
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Claudio Borghi
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Gennaro Zezza
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Gustavo Piga
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Paul Krugman
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Modern Money Theory (ITA/INGL/EPIC)
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Keynesblog
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Centro nuovo modello sviluppo
A.Bagnai – Modelli empirici di
aggiustamento e crescita (Aracne)
M. Badiale - F. Tringali - La trappola
dell'euro (Asterios)
G.Grossi – Il Tallone d'Achille (libro
online http://tallonedachille.blogspot.it/ )
E.Brancaccio – L'Austerità é di destra
(Il Saggiatore)
Fonti e Letture (2)
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Basi dati statistici:
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AMECO (
http://ec.europa.eu/economy_finance/ameco/user/serie/SelectSerie.cfm
)
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Banca Mondiale (
http://data.worldbank.org/data-catalog/world-development-indicators
)
–
Eurostat (
http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/eurostat/home)
–
Fondo monetario internazionale - WEO (
http://www.imf.org/external/pubs/ft/weo/2012/01/weodata/download.aspx
)
–
Istat ( http://www.istat.it )
–
OCSE ( http://stats.oecd.org/Index.aspx )
Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea - TFUE (
https://www.ecb.int/ecb/legal/1341/1342/html/index.it.html )
Fonti e Letture (3)
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Non si possiede né si rivendica la proprietà intellettuale di nessuno dei
lavori, dei paper, delle slide, dei dati né dei grafici qui citati
La posizione politico - economica qui manifestata NON é quella ufficiale
del Movimento 5 Stelle - beppegrillo.it, rispecchia però il pensiero di una parte
dei suoi attivisti che studiano approfonditamente e divulgano la materia
Ove é stato possibile é stata citata la fonte, inclusa citazione dell'autore
dell'elaborazione dei dati originali
La citazione di una fonte NON comporta necessariamente l'appoggio dello staff
del gruppo a ogni posizione economica o politica dell'autore stesso e viceversa
Eventuali refusi o mancanze su dati, concetti e fonti segnalati sul gruppo
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prontamente corretti e il materiale eventualmente coperto da diritti d'autore sarà
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This work is published from: Italia.
Indietro nel tempo...
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1944: Bretton Woods. Gli USA impongono un sistema monetario a cambi fissi
basato sul dollaro, convertibile in oro (gold standard). Il dollaro diventa valuta di
riserva mondiale. I paesi mondiali dovevano mantenere fisso il cambio della
loro valuta col dollaro. Creazione del Fondo Monetario Internazionale (FMI),
per aiutare gli stati in difficoltà con i pagamenti
1960: il dilemma di Triffin. Gli USA stampano moneta solo per sé stessi (ma
allora il mondo in crisi del secondo dopoguerra non avrà di che comprare i loro
prodotti) oppure stampano per tutti per favorire la ripresa mondiale e le loro
esportazioni (e allora rinunciano alla convertibilità in oro)?
1961: Mundell (uno dei padri dell'euro) pubblica la teoria delle Aree
Valutarie Ottimali (AVO) che gli varrà il Nobel. Un'AVO deve avere perfetta
flessibilità di prezzi e salari e perfetta mobilità di capitali e fattori produttivi.
Altrimenti in caso di crisi é destinata a crollare. In pratica, in un'unione monetaria
di paesi diversi in cui sopraggiunga una di crisi, o i paesi in difficoltà accettano
deflazione salariale e/o emigrazione, o l'unione crolla. Vi ricorda qualcosa?
1971: Nixon shock. Si avvera la previsione di Triffin. Nixon abolisce il gold
standard, tutte le monete mondiali si sganciano dal dollaro e il loro cambio
comincia a fluttuare (situazione attuale). Fu il ragnarok valutario? Mhhhh...No!
Indietro nel tempo... (2)
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1973: primo shock petrolifero. La guerra in Yom Kippur fa quadruplicare il
prezzo del greggio e provoca recessione e inflazione a due cifre in tutto il
mondo. Inizia l'austerità energetica. Nel 1976 la lira per difendersi svaluta del
50% e l'Italia torna a crescere
1979: l'Italia entra nel Sistema Monetario Europeo (SME). Ovvero una
piccola Bretton Woods. Gli stati europei membri si impegnavano a mantener
fisso il cambio rispetto all'ECU (European Currency Unit). L'ECU era un'unità di
conto il cui valore era dato dalla media dei cambi valutari dei paesi membri. NON
viene previsto alcun ente per aiutare i paesi in difficoltà. Rivoluzione
iraniana e secondo shock petrolifero. Il prezzo del greggio triplica, con le
stesse conseguenze recessive e inflazionistiche del '73. Eh sì, la superiflazione
non era dovuta alla nostra stampa difensiva di moneta...
1981: divorzio tesoro-Banca d'Italia. Il ministro del tesoro Andreatta, per
“bloccare l'inflazione”, cancella l'obbligo per la banca centrale di acquistare titoli
di stato italiani. Viene abolito il vincolo di portafoglio (obbligo per le banche
italiane di detenere una quota minima di titoli di stato italiani), il che rende oggi
lo stato ricattabile dalle banche stesse (“o fai xxx o noi vendiamo i tuoi titoli. E
salutaci lo spread...”). L'inflazione cala, ma solo perché il prezzo del petrolio cala
del 75%... In compenso esplodono tassi di interesse, spesa pubblica per
interessi, debito pubblico e disoccupazione
Indietro nel tempo... (3)
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1987: entrata nello SME credibile. Nello SME erano previsti periodici
aggiustamenti dei cambi valutari, che dovevan fluttuare intorno alla media
(“serpentone monetario”), ora non é più possibile. Di fatto é come un'unione
monetaria completa. L'elevata inflazione italiana inizia a logorare la
competitività dei nostri prodotti rispetto al centro europa.
Né SME credibile né divorzio furono decisioni prese dal parlamento né dal
consiglio dei ministri. NESSUNA legittimazione democratica!
1992: la lira esce dallo SME. Il governo Amato, dopo aver abolito le ultime
vestigia di indicizzazione dei salari (la “scala mobile”, già pensionata da Craxi
nell'85), é costretto a svalutare la lira del 20% (dall'insostenibilità di un
cambio fisso sopravvalutato rispetto ai fondamentali economici italiani e
non certo dalla speculazione di Soros né da mistiche svalutazioni
“competitive”...). L'inflazione cala di 1 punto, la crescita del PIL é sul 3%
1992: viene emanata la legge numero 35/1992 (Legge Carli - Amato) per la
privatizzazione di istituti di credito ed enti pubblici. Essi vengono
trasformati in S.p.a. (Società per azioni). In altre lingue, più trasparenti,
vengono chiamate società anonime, ad indicare chiaramente la non
responsabilità e la non visibilità delle persone coinvolte
Indietro nel tempo... (4)
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Gli enti pubblici di erogazione dei servizi pubblici trasformati in aziende
(S.p.a.), in nome della indimostrata ma scontata superiore efficienza dei privati,
diventano invisibili alla Corte dei Conti, sottratti al suo controllo sugli atti,
amplificando conflitto di interesse e dinamiche corruttive e/o illecite
Uno dei principi cardini sui quali è fondata l'Unione Europea è nel divieto
di aiuti di Stato alle aziende. Lo Stato viene limitato nella possibilità di
intervenire a ricapitalizzare le sue banche. Alcuni europei hanno ancora una
presenza pubblica importante nel sistema finanziario, ed hanno interpretato in
maniera un po' elastica quei principi di non ingerenza. Noi, sempre in maniera
rigorosa. Risultato? Ad ogni successiva ricapitalizzazione delle nostre
banche si ha un sempre maggiore passaggio ai mercati privati della
proprietà del sistema finanziario, ex pubblico
1994: abolizione in Italia della distinzione fra banca ordinaria e banca
d'affari (viene abolito l'equivalente del famoso Glass-Steagall act del 1933).
Diviene possibile operare sui mercati a fini speculativi anche per enti bancari che
dovrebbero occuparsi unicamente di garantire il credito e il risparmio dei cittadini.
I salvataggi statali di istituti in sofferenza in Europa non si conteranno più,
con grave ricaduta sui debiti pubblici e sul risparmio privato...
Indietro nel tempo... (5)
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1996: la lira rientra nello SME. Il premier Prodi ottiene il riallineamento con i
parametri di Maastricht con la durissima tassa sull'Europa, promettendo
prosperità per tutti e credibilità internazionale in cambio di una valuta
sopravvalutata e dal valore rigido e prefissato. Nonsense...
1999: entrata dell'Italia nell'euro. Vi ricordate il meraviglioso cambio 1000
lire=1 euro regalatovi dal pressapochismo nei controlli del governo
Berlusconi sulla transizione lira-euro? Si, in teoria era 1 euro=1936,27 lire...
in teoria. Conseguente crollo del potere d'acquisto in Italia
2003: prime riforme Hartz del mercato del lavoro tedesco. Vengono offerti
minijobs pagati 400 euro al mese senza contributi, finanziando i necessari
ammortizzatori sociali con la spesa pubblica, sforando i parametri di
Maastricht. Politica feroce di deflazione salariale competitiva e repressione
della domanda interna tedesca. Ora più di 7 milioni di lavoratori tedeschi hanno
un minijob (di cui 5 come unica occupazione). Il 20% della loro forza lavoro é
sottopagata e l'iniquità sociale é ai massimi storici
2007: crisi dei mutui subprime negli USA e fallimento della banca Lehman
Brothers (2008). Poi la crisi ha colpito duro anche qui. Ma cosa sapete
DAVVERO sulla crisi finanziaria?
Quale crisi finanziaria?
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Il debito di qualcuno é sempre il credito di qualcun altro. L’economia esiste
perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con
interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore
vuole guadagnare di più. Nessun complotto! La morale non é semplicemente
contemplata. Laddove non c'é regola, conta solo il profitto
Se stiamo parlando di crisi finanziaria è perché qualcuno ha preso in prestito
dei soldi che non riesce a restituire, e la crisi è internazionale perché creditore
e debitore risiedono in paesi diversi. Per definizione quindi il problema esiste
perché esistono i movimenti internazionali di capitali, cioè perché i risparmi
accumulati in un paese possono essere impiegati in un altro paese
Si ha importazione di capitali quando i capitali affluiscono in un paese. Questo
significa che il paese in questione si sta indebitando con l'estero, e quindi
accumula passività. All'afflusso di capitale farà riscontro il deflusso di un reddito
nei periodi successivi, visto che sui debiti si paga un interesse.
La fuoriuscita di capitali è invece un'esportazione di capitali: in questo caso il
paese sta accumulando crediti, cioè attività, e al deflusso di un capitale farà
riscontro il successivo afflusso di redditi, visto che sulle somme prestate si
esige il pagamento di un interesse
Quale crisi finanziaria? (2)
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Nessun paese ha solo debiti o crediti. Si valuta il netto (attivi meno passivi).
La variazione di questa posizione netta sull'estero è il saldo delle “partite
correnti” della bilancia dei pagamenti. Concorrono ad esso il saldo
commerciale e quello dei redditi
Un paese si indebita con l'estero se spende (per importazioni e pagamenti
di interessi) più di quello che guadagna (per esportazioni e riscossione di
interessi). Viceversa un paese, per avere risorse da prestare all'estero, dovrà
aver guadagnato (esportando) più di quanto ha speso (importando)
Un paese importatore netto di beni (cioè con deficit delle partite correnti) è
anche un importatore netto di capitali, e simmetricamente un paese
esportatore netto di beni è anche esportatore netto di capitali
La comunicazione dei fatti economici tende a essere sempre schermata da
valutazioni moralistiche fuorvianti, un errore da evitare! Il medesimo
fenomeno può essere presentato come positivo o negativo a seconda di quale
termine (sempre tecnicamente corretto) si decida di adottare. Esempio: quando
i giornali lamentano il fatto che il nostro paese non attira sufficienti capitali
esteri, stanno in effetti deplorando che il nostro paese non si stia
indebitando abbastanza con l'estero!
Quale crisi finanziaria? (3)
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Uno dei limiti, ampiamente riconosciuti e ammessi, della scienza economica è
proprio quello di non essere riuscita a fornire una definizione
scientificamente fondata da un lato, e operativa dall’altro, del concetto di
sostenibilità del debito
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Vedi ad es. Bagnai (1996) “La sostenibilità del debito pubblico: definizioni e criteri di
verifica empirica”, Economia Politica, pp.13-52. Una rassegna più recente è quella di
Nigel Chalk e Richard Hemming (2000) “Assessing fiscal sustainability in theory and
practice”
Proposte di regole di politica economica che hanno per scopo quello di garantire
la “sostenibilità” del debito pubblico non hanno alcun senso economico
(soglie di Maastricht, procedure di rientro del Fiscal Compact)
Un paese non coincide con il suo settore pubblico e quindi, ad esempio, il
debito estero italiano (cioè i soldi che il “sistema paese” riceve dal resto del
mondo), non coincide con il debito pubblico (cioè con i soldi che il governo
prende a prestito, in Italia e all'estero)
In media un punto di indebitamento pubblico si scarica sull'estero solo per un
terzo, il che significa che di norma e in media i due terzi degli afflussi di
capitale di un paese sono debito del settore privato
Come si finanzia uno stato?
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Uno stato che batte la sua moneta sovrana non é un'azienda o una
famiglia, e ha molteplici modi per finanziarsi, che decide in totale autonomia:
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Tassando la popolazione
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Vendendo cespiti (ovvero beni/asset di sua proprietà). Naturalmente
questa tecnica non é reiterabile, e solitamente alla vendita
corrisponde poi una passività persistente (es. se vendo la
società acqua pubblica poi devo pagare l'acqua dall'acquirente
privato...). Vendere cespiti senza risolvere i problemi dell'economia
equivale a riavere gli stessi problemi, peggiorati, in futuro
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Tramite la sua partecipazione in aziende in attivo (incasso di
dividendi). Meglio valorizzare un'azienda partecipata che venderne
le quote...
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Prendendo a prestito (ad es. mediante vendita di titoli di stato)
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Emettendo direttamente moneta (potere di signoraggio, avviene ad
es. acquistando i suoi stessi titoli di stato o con creazione di moneta
dal nulla)
La prima e l'ultima fonte sono le più importanti, ma lo stato a moneta
sovrana NON é affatto obbligato a tassare, vender cespiti o crear “debito”
per spendere! Decidere in che misura farlo é una scelta politica!
Come si finanzia uno stato?
(2)
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Un'azienda o una famiglia non han potere di battere moneta!!!
La capacità di battere moneta equivale alla capacità di creare ricchezza dal
nulla. Da quando é entrata nell'euro, l'Italia ha perso questo potere, ed é
ridotta al rango di famiglia o paese in via di sviluppo (con valuta “agganciata” ad
una valuta estera). L'euro é per noi una valuta estera, che costringe il nostro
stato a tassare o a finanziarsi sui mercati per poter spendere!
Lo stato a moneta sovrana può vender titoli alla sua stessa banca centrale
(monetizzazione del debito), oppure sui mercati finanziari (e si produce
“debito”). Se anche i mercati non volessero i titoli (ad es. se il paese é in “crisi”)
o esigessero un interesse troppo alto, la banca centrale potrebbe sempre
intervenire per acquistare i titoli e abbattere i tassi di interesse (fa da acquirente
di ultima istanza)
Prima del divorzio con il ministero del tesoro la banca centrale italiana poteva
acquistare illimitatamente i nostri titoli del debito e abbattere tassi e di
conseguenza spesa per interessi (avete mai sentito parlare di spread prima?).
Di fatto, così facendo decideva il tasso di interesse obiettivo e fissava
anche quello del mercato overnight interbancario
Come si finanzia uno stato?
(3)
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Dopo il divorzio tesoro-banca d'Italia (deciso da Nino Andreatta e Carlo
Azeglio Ciampi per abbattere l'inflazione (!!!!)) la banca centrale italiana era
di fatto bloccata nel suo potere di monetizzazione del debito
Di fatto il mercato DECIDEVA il tasso di interesse che riteneva “equo”,
commisurato al rischio dell'investimento o alla semplice volontà speculativa
Uno stato a moneta sovrana non potrà mai dichiarare bancarotta (o default)
sul suo debito, in caso di problemi può intervenire la banca centrale. Ricordo che
non é ancora stata determinata una soglia di sostenibilità del debito. Uno stato
che non batte moneta invece può essere insolvente. Per lui il debito
pubblico può diventare velocemente insostenibile. E con rischio di
insolvenza, i tassi impostigli saranno progressivamente più onerosi!
L'esistenza del debito richiede il pagamento di un interesse, il che comporta, a
seconda del metodo, una redistribuzione del reddito dei cittadini a beneficio di:
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Signoraggio: tutti contenti, non esiste interesse
–
Titoli di stato con controllo dei tassi: favoriti i proprietari di titoli
–
Titoli di stato con tassi in mano ai mercati: favoriti smaccatamente i
proprietari di titoli e gli speculatori (vedremo dopo chi sono...)
Signoraggio in Italia
Fonte: O.Blanchard
- Macroeconomia (Il
Mulino)
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Il potere di
emissione diretta
della moneta
(signoraggio) ha
comunque dei
limiti
Si deve usare
tenendo conto della
crescita prevista,
dell'inflazione
prevista e del ciclo
economico
E' consigliabile
ricorrervi di più in
fasi di stagnazione
o recessione!
Stampare moneta provoca
inflazione!!! Anche NO!
Tasso di crescita della massa monetaria M3 e inflazione nell'eurozona
Fonte: Elaborazione su dati FMI (2010) – Il tramonto dell'Euro (A.Bagnai) fig. 35
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Nella storia dell'euro, la BCE
non é MAI riuscita ad avere
alcun controllo sulla massa
monetaria M3 circolante
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L'inflazione segue una
dinamica del tutto diversa!
La moneta é un fattore
endogeno del sistema
economico (ovvero non
controllabile direttamente
dalla banca centrale)
La banca centrale garantisce
solo il livello necessario di
moneta per non bloccare il
credito nel sistema, agendo
sulle riserve bancarie
Quelli che... Potremmo
stampar moneta!!1!1!!
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La moneta é un titolo di credito emesso dallo stato. Un “Io ti devo beni e
servizi per un valore di TOT”, acquistabili solo sul mio territorio. Ah, si,
“con questa moneta (e solo con lei) puoi pagare le tasse che ti impongo”
La convertibilità in oro della moneta non esiste più dal 1971, il suo valore é una
convenzione che dipende esclusivamente dall'autorità dello stato che la
emette e dalla possibilità di pagare tasse di quello stato SOLO con essa
Già da qui dovreste capire che nessuno vorrebbe un “io ti devo” di uno stato
con fondamentali economici devastati, o che vive pretendendo di importare
tutto ciò che serve e pagare i suoi dipendenti con la stampa di moneta. Motivo?
Quello stato produce poco o nulla che interessi comprare, men che meno i suoi
titoli di stato che saranno considerati rischiosi e inaffidabili di
conseguenza (il “vincolo esterno” di cui parla Anthony Thirwall in “Modelli di
crescita limitata dalla bilancia dei pagamenti: storia e panoramica”, riprendendo il
lavoro di Kaldor). In sostanza, la spesa a deficit di uno stato a moneta
sovrana é limitata dalla sua bilancia dei pagamenti
Ergo, un limite pratico all'indebitamento esiste. La Modern Money Theory
(MMT) sostiene di no, ma porta ad esempio il caso degli USA, che detiene la
valuta di riserva mondiale e un notevole arsenale nucleare a garanzia
Quelli che... Potremmo
stampar moneta!!1!1!! (2)
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Tutti concordano, MMT inclusa, che uno stato a moneta sovrana non potrà
mai dichiarare bancarotta sul suo debito sovrano, a meno che non lo
desideri (es. il Giappone del secondo dopoguerra, onde non ripagare i debiti agli
USA) o che parte del suo debito sia denominato in valuta estera
Repetita juvant, la moneta é un fattore endogeno del sistema economico
(ovvero non controllabile direttamente dalla banca centrale né dal governo)
Si dice base monetaria (M0) la moneta legale ad alto potenziale creata
direttamente dalla banca centrale (banconote e monete metalliche)
La base monetaria arriva al pubblico attraverso diversi canali:
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Il canale del Tesoro (finanziamento monetario della spesa pubblica,
se c'è: la Banca centrale accredita direttamente la spesa sul conto
corrente del beneficiario)
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Il canale estero (l'esportatore riceve un dollaro per la sua merce, va in
banca centrale e si fa dare l'equivalente in euro)
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Il rifinanziamento del sistema bancario (la Banca centrale presta
l'euro direttamente alla banca commerciale)
Quelli che... Potremmo
stampar moneta!!1!1!! (3)
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Questo sistema secondo i monetaristi neoclassici ha due caratteristiche:
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I depositi (di base monetaria, effettuati da famiglie e imprese,
presso le banche commerciali) generano i prestiti (delle banche
commerciali a famiglie e imprese)
–
La moneta bancaria (prestiti) è in un rapporto fisso
(moltiplicatore) con la base monetaria, rapporto determinato dal
coefficiente di riserva obbligatoria, cioè dalla quantità di base
monetaria che le banche devono trattenere presso di sé rispetto ai
depositi. Dato r il coefficiente di riserva obbligatoria, il
moltiplicatore nel caso più semplice é 1/r
Se r é basso, una piccola emissione di base monetaria può creare un enorme
credito complessivo nel sistema. Viceversa se é alto. Se é 1 (il massimo
possibile, ovvero riserva integrale, il credito nel sistema crollerebbe SUBITO...)
Bene. Le cose in effetti NON stanno affatto così
Eh? Ma la stampa di moneta non serviva per finanziare cose? Ma stampandone
una quota prefissata non determinavi l'inflazione? Ma non basta tassare per
controllare la quantità di moneta circolante? NO!
Quelli che... Potremmo
stampar moneta!!1!1!! (4)
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Nell'accordare un prestito il funzionario di banca non controlla MAI la
quantità di riserve disponibili presso il suo istituto, esattamente come nel
fissare il prezzo un negoziante non controlla la quantità di M3 in circolazione in
quel giorno. Dunque sono i prestiti a creare i depositi, e non viceversa
La Banca centrale ha l'obbligo statutario di fornire moneta di banca
centrale (base monetaria) per evitare il collasso del sistema dei pagamenti,
quindi l'emissione di questo strumento, in larga misura, non è decisa da lei (ma il
costo al quale fornirlo sì). Di conseguenza, la Banca centrale non controlla
l'offerta di moneta, che deve invece adattare alle condizioni del mercato
interbancario per evitare il collasso del sistema dei pagamenti. La Banca
centrale si limita a definire il tasso di interesse (o costo del denaro)
Ci sono anche sistemi nei quali il coefficiente di riserva obbligatoria è
nullo, cioè le banche possono prestare tutto quello che viene loro
depositato. Possono farlo, perché la Banca centrale interviene come lender of
last resort in caso di problemi. In questi sistemi però la massa monetaria non è
infinita, come sarebbe se valesse la regola 1/r
Di conseguenza, la Banca centrale non ha alcun mezzo di controllo diretto
ed efficace sulla massa monetaria in senso ampio (base monetaria e
depositi), come non ce l'ha sulla moneta in senso stretto (base monetaria)
Quelli che... Potremmo
stampar moneta!!1!1!! (5)
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Le riserve bancarie non determinano il massimo credito erogabile dalle banche
(che invece é correlato al capitale bancario come da accordi Basilea III)
Esse sono emesse esclusivamente dalle Banche Centrali e sono il principale
mezzo di pagamento utilizzato dal settore bancario per finalizzare i pagamenti.
Questa è una regola ben precisa dei sistemi di pagamento: nessuno può pagare
un proprio debito con moneta emessa da se stesso ma è necessario utilizzare
un mezzo di pagamento emesso da un agente differente. E quindi laddove il
settore privato non bancario si serve della moneta emesse dalle banche
commerciali, le banche commerciali si servono della moneta emessa dalle
Banche Centrali. Chiaro? Son le banche commerciali ad emettere credito!
Le banche centrali svolgono da tempo il ruolo di camera di
compensazione. Spesso ciò comportava solo che esse regolassero le
posizioni nette delle banche commerciali, risultanti dalla compensazione
dei rispettivi saldi (relativamente piccole). Ciò accadeva solo una volta al
giorno, alla fine della giornata. Con la diffusione del regolamento lordo in
tempo reale (RTGS), col quale ogni pagamento è regolato in tempo reale nel
corso della giornata, le banche centrali e la moneta di banca centrale hanno
assunto un ruolo più ampio e più attivo e più sicuro
Quelli che... Potremmo
stampar moneta!!1!1!! (6)
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Le banche commerciali detengono riserve bancarie per due motivi principali: il
regolamento dei pagamenti nel mercato interbancario e soddisfare la
riserva obbligatoria dove richiesta (molti paesi come per esempio Canada,
Regno Unito, Australia, Svezia, Norvegia hanno una riserva obbligatoria pari a 0)
Non c’è dubbio quindi che il ruolo ultimo delle riserve bancarie sia quello di
rendere sicuro e stabile il sistema dei pagamenti nazionale (e
internazionale), evitando che i pagamenti vengano regolati tramite promesse di
pagamento di agenti privati. Non a caso quindi le riserve bancarie prendono il
nome di settlement balances, proprio per via del loro ruolo di mezzo di
pagamento definitivo nell’interbancario. Ma cosa sono concretamente? Sono dei
depositi che le banche commerciali mantengono in Banca Centrale, e sono
anche le banconote cartacee
Durante il giorno, i depositi presso la banca centrale possono essere utilizzati
per effettuare pagamenti interbancari, il cui regolare compimento è un’attività
cruciale per il funzionamento del sistema economico. Se il saldo giornaliero
disponibile per i pagamenti è troppo piccolo rispetto al valore dei
pagamenti da effettuare in un dati momento, potrebbe risultarne un blocco
che impedirebbe la regolare esecuzione dei pagamenti. Infatti, siccome una
maggior riserva facilita il credito, esse sono anche un mezzo di controllo dei
tassi di interesse a breve termine
Quelli che... Potremmo
stampar moneta!!1!1!! (7)
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I sistemi RTGS (Real-Time Gross Settlement) non sono altro che dei sistemi
di trasferimento di fondi in tempo reale, cioè sono trasferimenti non
soggetti a un tempo di attesa. Le transazioni vengono completate
immediatamente. Il Gross significa che i pagamenti vengono regolati su base
lorda, cioè operazione per operazione, anziché su base netta in cui debiti e
crediti delle controparti si compensano e poi si regolano le posizioni rimaste. Il
sistema TARGET2 dell'UME ad esempio è un sistema RTGS, difatti
TARGET2 significa Trans-European Automated Real-Time Gross
La Banca Centrale, dal momento che detiene il monopolio dell’emissione di
riserve bancarie (base monetaria) ha l’obbligo giuridico di promuovere e
garantire il buon funzionamento dei sistemi di pagamento. Essa reagisce
OBBLIGATORIAMENTE alla concessione di credito agendo sulle riserve
bancarie ad esempio mediante compravendita di titoli di stato, ma non lo
provoca!!!
Una banca commerciale crea moneta all’atto del prestito e POI si procura le
riserve necessarie a finalizzare i pagamenti (Kaldor-Moore). Quindi, la banca
centrale non finanzia direttamente nulla stampando moneta!
La riserva obbligatoria, peraltro, non è detto che sia uno strumento
necessario (BCE e FED la prevedono, anche se piccola)
Banca centrale vs BCE
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La BCE presta SOLO alle banche. Lo stato può solo farsi PRESTARE dai mercati (es. banche che
decidono il tasso) il denaro che gli serve. Il resto lo ottiene tassando. E' vincolato al pareggio di
bilancio, ergo O riesce come la Germania ad avere una posizione sull'estero positiva che compensi la
spesa per interessi (indebitando l'estero) O deve sistematicamente sottrarre risorse al settore privato!
Con la sovranità monetaria, non esiste alcun vincolo stringente sull'indebitamento dello stato (la
ricchezza privata può aumentare perché la spesa pubblica può superare le entrate fiscali). E in ogni caso il
default é impossibile perché la banca centrale garantisce sempre il debito pubblico. E' una scelta politica
Ma la riserva
frazionaria?!?
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La teoria del signoraggio
bancario e la teoria monetarista
(della moneta esogena), la
vedono come un limite iniquo alla
concessione di credito. Sono
entrambe posizioni infondate!
La capacità delle banche di
espandere il proprio stato
patrimoniale non è vincolata
dalla quantità di riserve che essa
detiene, né da qualunque requisito
di riserva frazionaria. La banca
espande il proprio stato
patrimoniale semplicemente
prestando a chi offre garanzie!
La riserva é solo una garanzia
obbligatoria che la banca deve
rispettare per funzionare
Sono i prestiti a creare i
depositi, e non viceversa!
Svalutare la moneta provoca
inflazione!!! Anche NO!
Fonte: Elaborazione su dati FMI (2010) – Il tramonto dell'Euro (A.Bagnai) fig. 11
Svalutazione,
inflazione e
quotazione
petrolifera
●
In quest'altro esempio,
riguardante la Polonia,
possiamo osservare come il
prezzo del petrolio in zloty (il
secondo grafico) sia del
tutto scorrelato dalle due
enormi svalutazioni dello
zloty sull'euro e con
l'inflazione negli stessi anni.
Discorso estensibile per le
altre materie prime, specie per
le economie che soddisfano le
condizioni di MarshallLerner (vedi slide apposita)
Fonte: Elaborazione su dati
NYMEX tratta da
WWW.TRADINGECONOMICS.COM
Svalutare la moneta provoca
inflazione!!! Anche NO! (2)
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L'inflazione é l'aumento dell'indice generale dei prezzi al consumo. Si, perché
ci sia inflazione é necessario che ci sia stata una SPESA...
Nella sua storia, l'inflazione Italiana non ha MAI avuto a che fare con la
stampa di moneta o con la svalutazione della sua valuta (nemmeno con
l'euro, l'euro ha svalutato anche del 20% anni fa!! Ve ne siete accorti?)
L'inflazione segue una dinamica diversa e dipende anzitutto da shock esogeni
che impattano sull'economia (shock petroliferi, costo dell'energia che
importiamo, costo delle merci che importiamo), ma anche da tasse e imposte
con effetti inflattivi (come l'IVA, che impatta direttamente sui prezzi, o le accise
sui carburanti, che impattano sui costi di tutta la filiera produttiva). Infine,
dipende dalla produttività del sistema (alti costi di produzione, alti pezzi finali)
L'inflazione é redistributiva del reddito, e penalizza i CREDITORI... nessuno
vuole che un debito sia ripagato in moneta deprezzata... specie la Germania...
L'inflazione, specie in regime di moneta unica, penalizza il cambio reale
italiano e quindi anche la competitività delle nostre merci rispetto all'estero
L'inflazione é strettamente correlata anche alle meccaniche del mercato
del lavoro, specialmente al tasso di disoccupazione. Se non lavori, non
spendi. Niente spesa, niente inflazione...
Curva di Phillips e Inflazione
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Fonte: Wikipedia
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Nel breve periodo, il modo più veloce per
abbassare l'inflazione (e migliorare
competitività e export) é aumentare la
disoccupazione. A QUESTO servono le
riforme, la deflazione salariale e la
precarizzazione del mercato del lavoro
(Fornero e c.)
Naturalmente l'accresciuta disoccupazione
abbatte la domanda interna e ha effetti
recessivi sul PIL e di grave iniquità sociale
Purtroppo i mercati si fidano della curva di
Philips e la usano nelle valutazioni (
http://ideas.repec.org/p/got/cegedp/73.html)
Occorre avere il coraggio e la pazienza di agire
su ben altri fattori per essere competitivi, la
piena occupazione é un diritto da garantire
SPECIE in una repubblica fondata sul
lavoro!!
Si, ma almeno ora siamo
credibbbbbili...
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...e quindi perdoneremo alla nostra classe politica le scelte scellerate fatte su
deflazione salariale, tassazione e disoccupazione? Come pure ci rassegneremo
che popoli considerati “affidabili” ci mangino in testa? NO!
La competitività di un'economia cresce al diminuire del CAMBIO REALE
Dove P é il livello dei prezzi italiani, Pf quello del concorrente estero e E il cambio
nominale (ovvero il costo in moneta estera di 1 €)
●
Uno studio della Commissione europea recita che:
"se il tasso di cambio reale italiano avesse avuto la stessa evoluzione di
quello tedesco fin dall'inizio del 1999, il tasso di crescita delle esportazioni
italiane sarebbe stato quasi identico a quello delle esportazioni tedesche,
mentre in realtà è stato meno di un terzo"
http://ec.europa.eu/economy_finance/publications/qr_euro_area/2010/qrea1_en.htm
●
Ovvero nella spiegazione degli squilibri dell'Eurozona, in particolare per la parte
che riguarda noi, la competitività "non di prezzo" (cioè il fatto che i tedeschi
sono affidabili e biondi e noi abbiamo il bunga bunga) non c'entra NULLA!
Tirando le somme...
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Se la competitività dipende dal cambio reale, in moneta unica (E=1), a parità di
prezzi esteri l'unico modo per essere competitivi é abbattere i prezzi
nazionali
Ciò é stato fatto (malamente) aumentando la disoccupazione e deprimendo
welfare e salari nel VANO tentativo di abbattere l'inflazione
Perseverare in questa tecnica conduce alla Grecia. Un meccanismo di
aggiustamento sistematico del cambio reale fra vari paesi che tenga conto dei
loro fondamentali macroeconomici è del tutto indispensabile
Il trattato di Maastricht prevedeva la convergenza verso un tasso di inflazione
del 2%, con sanzioni per chi l'avesse sforato in eccesso (ma non in difetto!!!)
Inflazionare in un'unione monetaria é tanto pericoloso quanto deflazionare
Deflazionare nell'area euro é a tutti gli effetti un meccanismo di crescita della
competitività basato sulla miseria e le privazioni della classe lavoratrice,
contrario allo spirito dei trattati stesso e da condannare aspramente!
Ma i monetaristi euroentusiasti ci dissero “tranquilli, stessa moneta = stessa
inflazione”, e infatti...
Differenziali di inflazione
nell'Eurozona
Fonte: Elaborazione
Goofynomics su dati del
Fondo Monetario
Internazionale
Quali conseguenze?
Fonte: Elaborazione Goofynomics su dati del Fondo Monetario Internazionale
Quali conseguenze? (2)
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Fonte: Elaborazione Goofynomics su dati del
World Economic Outlook
http://databank.worldbank.org/ddp/home.do
Uno studio della Banca Mondiale riporta i
fattori di conversione a parità dei
poteri di acquisto, cioè la quantità di
valuta locale necessaria per comprare sul
mercato interno lo stesso ammontare di
beni che si sarebbero potuti comprare
con un dollaro negli USA
Nel 1980 per comprare quello che a
New York si sarebbe comprato con un
dollaro, a Roma bastava l’equivalente
di 44 centesimi di euro, e a Berlino ci
voleva quasi un euro e venti centesimi
(e ad Atene circa 10 centesimi). Oggi la
situazione é quasi alla pari
NB: nel 1980 l'euro non c'era. I calcoli
sono fatti convertendo in euro la valuta
locale con i noti tassi di conversione, e
convertendo in dollari il valore in euro
usando i tassi dell'ECU/dollaro - per i
tecnici)
Quali conseguenze? (3)
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Chi esporta merci esporta
capitali, ricordate?
C'é un solo creditore,
ma MOLTI debitori! E ai
creditori non piace
l'inflazione che
deprezza il loro credito,
e nemmeno la
mutualizzazione del
debito (eurobonds...).
Ergo, non li avremo MAI
Ovviamente, sono le
banche dei paesi
europei ad essere
indebitate con quelle del
centro, per conto di
privati forse insolventi
Fonte: Banca Centrale
Europea, Saldi Target 2
Meditate...
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Le politiche di moderazione salariale tedesca hanno provocato squilibri
esterni fra paesi dell’Eurozona, corrispondendo a una svalutazione reale
competitiva che ha danneggiato i principali concorrenti, come afferma la
Commissione Europea. Ora i concorrenti sono i mercati di sbocco dell'export
tedesco (tra cui NOI...). Politica del beggar thy neighbour...
Esse sono state condotte in violazione di precisi obblighi stabiliti dai Trattati
Europei, come l’obbligo di coordinamento delle politiche economiche stabilito
dall’articolo 5 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, e lo stesso
obbligo di non sforare il 3% del rapporto deficit/Pil, che invece la Germania ha
sforato per prima, in chiara connessione con l’implementazione delle
riforme Hartz del mercato del lavoro, come dimostra la dinamica di entrate e
uscite e soprattutto la natura di queste ultime (ammortizzatori sociali...)
In Germania lo sanno (vedi ad es. una ricerca dell'università di Duisburg)
http://www.guardian.co.uk/money/2012/oct/26/real-cost-labour-reforms-germany
Copiare il modello mercantilista tedesco non risolverebbe nulla degli
squilibri dell'Eurosistema, e andrebbe a penalizzare i nostri mercati di sbocco
con la stessa logica. Inoltre é fisicamente impossibile che il mondo possa
assorbire il surplus che ne conseguirebbe. E se tutti esportassero, CHI
assorbirebbe il nostro surplus? MARTE?
Ce lo siamo meritati! Non siamo
abbastanza produttivi!!1!1!
.. e quindi i nostri
politici, poverini, son
stati costretti ad
agire così. Del resto
siamo i famigerati
PIIGS. Andiamo a
verificare la
fondatezza della
suddetta corbelleria...
Fonte: Elaborazione
Goofynomics sul
Labour productivity
index del sito OCSE
(base 2005=100),
ribasato sul 1970 per
comodità espositiva
Ce lo siamo meritati! Non siamo
abbastanza produttivi!!1!1! (2)
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La produttività è un indice fondamentale, dal momento che influenza il costo del
lavoro per unità di prodotto o CLUP (=redditi medi da lavoro
dipendente/produttività media del lavoro) e di conseguenza la competitività dei
nostri prodotti sul mercato
La produttività italiana fino al 1990 è totalmente allineata se non a tratti
superiore a quella tedesca. Nel 1990 l’Italia entra nello “SME credibile”, ovvero
decide di fissare il proprio cambio valutario in un intorno ristretto del valor medio
delle valute europee. Ed ecco che la forbice si apre per la prima volta, dando un duro
colpo alla nostra competitività
Nel 1992 la lira italiana, uscendo dallo SME, torna libera di fluttuare sul mercato
assestandosi su un valore consono alla nostra capacità di esportatori. E
immediatamente torniamo a crescere sugli stessi livelli tedeschi, se non di più
Il colpo di grazia lo riceviamo però nel 1996, quando l’Italia rientra definitivamente
nello SME e poi nell’euro. Da allora, non sembriamo più capaci di competere
Tutte le volte che l’Italia ha in qualche modo irrigidito la propria politica
valutaria, e quindi compromesso le proprie esportazioni, prima entrando nello SME,
poi entrando nella banda di oscillazione ristretta, poi rientrando nello SME, poi
entrando nell’euro, la sua produttività si è appiattita. Altro che fannulloni...
Ce lo siamo meritati! Non siamo
abbastanza produttivi!!1!1! (3)
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L’appiattimento è stato irreversibile quando la decisione di “irrigidirsi” ha
comportato l’ingresso nell’euro. Che guarda caso é tarato sui fondamentali
economici tedeschi! (ed ecco perché loro non ne soffrono)
Si consideri che gli aggiustamenti delle valute sulla base della loro
domanda sono un fenomeno del tutto naturale in economia, che nulla ha a
che vedere con mitologiche “svalutazioni competitive” che avrebbero permesso
colpevolmente all’Italia di sopravvivere sul mercato senza effettuare le riforme
necessarie a tempo debito
In realtà, in un paese forte esportatore si ha una GRANDE domanda della
sua valuta, che pertanto si apprezza per la legge della domanda e dell’offerta,
viceversa in un paese importatore essa si deprezza, e l’intervento umano c’entra
assai poco (ricordo che chi esporta merci esporta anche capitali!). Questo
almeno in regime di cambi flessibili e fluttuanti, com’era prima dello SME e
dell'euro. Ora capite perché la Germania ha voluto un modello di europa
che le consentisse di esportare molto senza subire un apprezzamento
valutario che ne avrebbe riequilibrato verso il basso l'export?
L’Italia del cambio fisso affronta da anni sacrifici durissimi su welfare e mercato
del lavoro col fine dichiarato di migliorar la produttività, ma come avrete capito
tali misure sono inutili, mal indirizzate o del tutto dannose
Inoltre la produttività NON é
esogena!!!
●
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...ovvero non é un fattore
su cui si possa agire
efficacemente per
modificare la
competitività del sistema
e la crescita economica
Nel periodo dal 1970 al
1995 le variazioni delle
esportazioni precedono
visivamente quelle della
produttività, e non
viceversa (quindi la
produttività non ha affatto
aumentato l'export)
Nel periodo completo, un
test di correlazione di
Granger condotto dal prof.
Fonte: Elaborazione Goofynomics su dati OCSE (dati e
A. Bagnai conferma che la
statistica su http://goofynomics.blogspot.it/2012/03/cosa-sapete-della-produttivita.html ) produttività non causa
export, bensì il contrario!
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Inoltre la produttività NON é
esogena!!! (2)
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E' piuttosto ovvio. Gli aumenti di produttività rispondono storicamente ad
aumenti della DOMANDA di beni. In fase di contrazione della domanda
aggregata (come ora), aumentare la produttività, ammesso che ci si riesca, fa
solo aumentare l'invenduto! (provato empiricamente da molti studi)
Una maggior offerta NON crea la propria domanda!
Qualunque proposta anticrisi basata esclusivamente sull'aumento della
produttività é fasulla e fuorviante
Legge di Thirlwall (1979): la crescita di un’economia è direttamente
proporzionale a quella delle sue esportazioni
Legge di Verdoorn (1949): la crescita della produttività è proporzionale alla
crescita dell’economia
Corollario:se un paese riesce (ad esempio adottando un tasso di cambio
sostenibile) a promuovere le proprie esportazioni, il suo prodotto cresce, il
che determina un incremento della produttività, il che determina una
riduzione del CLUP, il che determina un aumento della competitività, il che
determina un ulteriore aumento delle esportazioni, e si ricomincia! (il modello è
esposto in dettaglio da Anthony Thirlwall, 2002, The Nature of Economic Growth, Cheltenham: Edward
Elgar)
Inoltre la produttività NON é
esogena!!! (3)
●
●
Il presupposto del “decollo” di un sistema economico è che si riesca ad allentare
il vincolo della domanda, NON che si aumenti oltremisura l'offerta!
L'offerta non genera MAI DOMANDA!!!
Caso delle “commissioni” Finmeccanica all'India per poter vendere elicotteri:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/14/finmeccanica-berlusconi-tangenti-sono-necessita-che-non-si-puo-evitare/498797/
●
Caso Thyssenkrupp che corrompe i Greci affinché acquistino sommergibili:
http://www.spiegel.de/international/business/u-turn-on-u-boats-thyssen-plans-withdrawal-from-submarine-joint-venture-a-796474.html
●
Politiche di “vincolo esterno” basate su un cambio sopravvalutato come
l'eurosistema ovviamente vanno nella direzione opposta, e del resto
l’imposizione (o la “calda raccomandazione”) di adottare un cambio
sopravvalutato alle economie “periferiche” è sempre il primo
imprescindibile passo della strategia di colonizzazione finanziaria messa
in pratica dalle potenze mercantiliste egemoni (come ampiamente descritto da
Roberto Frenkel e Martin Rapetti, 2009, “A developing country view of the current global crisis”,
Cambridge Journal of Economics)
●
Un'infinità di casi storici ce lo ricordano: Cile (1982), Italia (1992), Messico
(1994), Tailandia (1997), Corea (1997), Russia (1998), Brasile (1999),
Argentina (2001), Turchia (2001), Eurozona (2010)
No! Non siamo efficienti
perché CORROTTI!!!
E vediamoli questi costi dello stato corrotto rispetto ai costi che ci siamo
impegnati a sostenere annualmente per aderire ai trattati europei (e mi limito al
MES e al Fiscal Compact). Si ringrazia http://www.byoblu.com
●
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Fiscal compact: 50 miliardi l'anno per i prossimi 20 anni
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MES: 125 miliardi, con possibile richiesta di altri fondi senza preavviso
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Stato corrotto: ehmmmm...
No! Non siamo efficienti
perché CORROTTI!!! (2)
Fonte: Elaborazione di A.Bagnai su dati della Banca Mondiale
No! Non siamo efficienti
perché CORROTTI!!! (3)
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Dal grafico si nota che le dinamiche corruttive in Italia sono oggettivamente in
aumento nell'età dell'euro, TUTTAVIA...
La loro dinamica non ha evidentemente NULLA a che vedere con l'aumento
del debito pubblico (negli stessi anni esso era in diminuzione!)
Fino al 1999, ingresso nell'euro, la corruzione era in DIMINUZIONE...
Notare anche come la corruzione aumenti indipendentemente dalla forza
politica in carica (eh, il buon Grillo ha ragione da vendere su questo...)
Il processo segue di pari passo la ritirata dello stato, tutte le norme sul
federalismo fiscale e la deregulation finanziaria liberista che ci é stata
richiesta dall'aderenza ai trattati europei (sin da quello di Roma), così come
alcune norme espressamente pro-corruzione come la depenalizzazione del falso
in bilancio (D.L 18/8/2000 n.267, Testo unico delle leggi sull'ordinamento
degli enti locali, ma anche legge Bassanini, n.127 del 15/5/1997 sullo
snellimento dell'attività e controlli burocratici e amministrativi)
Le aziende anche pubbliche vengono trattate come società di capitali (di diritto
privato), i controlli preventivi di legittimità sugli atti principali vengono
aboliti
No! Non siamo efficienti
perché CORROTTI!!! (4)
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Tutto in nome dei principi di sussidiarietà e federalismo europei (riforma del
titolo V della costituzione)
“Si apre un gigantesco spazio di trattativa fra privati e politica, nel quale la
corruzione diventa un fatto conforme alle regole, anche perché nessuno capisce
più bene quali esse siano, stanti le stratificazioni successive delle normative
europee” (A. Di Pietro)
“In Italia la corruzione ha assunto una natura sistemica che oltre al prestigio,
all'imparzialità e al buon andamento della pubblica amministrazione pregiudica
l'economia della nazione” (Presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino)
“Assolutamente bisogna rivederlo (il titolo V della costituzione n.d.r.). Le
regioni hanno avuto un ruolo straordinario ma devono riassumere una coerenza
in un'organizzazione statale”. (P. Bersani)
Infatti la corruzione é in aumento continuo in quasi tutta Europa (Banca
Mondiale). Vedi anche lo studio del prof. F. Schneider dell'univ. di Linz secondo
cui nella Germania stessa la corruzione costa 250 MILIARDI all'anno!
●
Capito? Più Europa, meno stato, PIU' CORRUZIONE!!! La cura? Più Italia!!!
●
E ora ditelo a chi vi parla di italiani corrotti e meritevoli di ogni sacrificio!
I VERI problemi delle PMI
italiane ed europee...
●
●
Fonte: BCE, Report semestrale sullo stato delle PMI europee
http://www.gustavopiga.it/2013/la-comunicazione-spuntata-della-bce/
Il loro VERO
problema non é
l'accesso alla
finanza o la
competenza del
personale
(italiani cialtroni
e improduttivi
tsé!), bensì
l'assoluta
carenza di
domanda
causata
dall'austerità
eurista!!!!!
Ah, il problema
di regole é
peggiorato nel
tempo, grazie
alle regole
europee!!!
Il debito pubblico
Estratti di slide di http://www.cnms.it/
Debito e deficit
●
Il debito pubblico é la somma (o stock) dei fabbisogni (o deficit) dello stato
nel tempo, ossia dei (dis)avanzi che si creano ogni anno fra entrate e uscite
Estratti di slide di http://www.cnms.it/
●
L'Italia ha una storia di tipo D. Nel dopoguerra tutto é cresciuto: il PIL, il gettito
fiscale, la spesa pubblica. Quest'ultima é cresciuta più delle entrate e ci ha indebitato
●
E' dunque vero che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità?
●
NO! Ciò che ha stravolto davvero gli equilibri é la spesa per interessi!!!
Basi di bilancio pubblico
Estratti di slide di http://www.cnms.it/
Ruolo degli interessi e deficit
Estratti di slide di http://www.cnms.it/
Tasso di interesse nominale
e reale, atteso e effettivo
●
I titoli di stato vengono acquistati sulla base del tasso d'interesse REALE
atteso ra (ovvero quello nominale di vendita meno l'inflazione ATTESA...)
●
ra = i – pa
●
L'inflazione effettiva é spesso diversa (e spesso maggiore...) da quella attesa!
●
r = i–p
●
( i = tasso di interesse nominale, pa = inflazione attesa)
( i = tasso di interesse nominale, p = inflazione effettiva)
Se p é diverso da pa la rendita per l'acquirente é diversa da quella promessa
dallo stato venditore. Se uno stato non controlla adeguatamente l'inflazione
(pa< p), privati e investitori tenderanno a non acquistare I suoi titoli volentieri,
pretendendo interessi nominali ben più alti per cautelarsi dall'inflazione (con
conseguente salita dello spread)
●
●
E guarda caso l'inflazione dei piigs (spread alto) é stata nella storia dell'euro
sempre maggiore che quella del centro europa (specie Germania...)
La Germania si finanzia ad interessi reali NEGATIVI! (ma c'é il trucco...)
Il debito si forma per
accumulo di disavanzi
●
Se Bt-1é il debito dell'anno precedente, Gt é la spesa pubblica dell'anno
corrente e Tt sono le imposte nette dell'anno corrente, in termini nominali si ha:
Disavanzot =
●
●
i Bt-1 + Gt – Tt
In termini reali si ha:
Disavanzot =
r Bt-1 + Gt – Tt
Bt - Bt-1 =
i Bt-1
Bt =
i Bt-1 + Bt-1
Bt =
(1+i) Bt-1
+
Gt – Tt
+
Gt – Tt
+
Gt – Tt
Senza sovranità monetaria né possibilità di monetizzare il debito come
nell'UME, creare nuovo debito equivale a creare tasse (o vendite di
patrimonio pubblico) per i tempi futuri! Eh, ma ce lo chiede l'Europa...
Cosa sapete dello spread?
Estratti di slide di http://www.cnms.it/
Spesa primaria vs interessi
●
●
●
Fonte: Elaborazione Goofynomics su dati della
Banca d'Italia
●
Il percorso di unione monetaria
europea, di cui il divorzio tesorobanca d'Italia é stato l'esordio, ha
avuto come “danno collaterale”
l’esplosione del debito pubblico
La spesa primaria influisce poco
o nulla, perché mentre il debito
raddoppiava, essa restava costante
in rapporto al Pil (32% nel 1980,
36% nel 2000)
Conta invece quella per interessi,
che raddoppiava (dal 5% nel 1980
fino a oltre l’11% a metà degli anni
’90, per poi ridiscendere quando il
debito si stabilizza e la BCE abbatte
i tassi
Ci han tolto prima le armi per
difenderci per poi imporci la loro
“eurosoluzione”
E gli interessi altrui?
Il debito pubblico Italiano
Fonte: Relazione della Banca d'Italia
varie annate-per il periodo 1982-1993
E i “mercati” che oggi
decidono l'interesse sono...
Fonte: Ministero del tesoro
http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/elenco_specialisti/Elen
co_Specialisti_in_titoli_di_Strato_-_Dal_6_Luglio_2012.pdf
E “casualmente” i proprietari
del debito sono...
Estratti di slide di http://www.cnms.it/
E “casualmente” i proprietari
del debito sono... (2)
●
●
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NON é stato sempre così!
"Nel corso del 2007 è
proseguito l’obiettivo di
penetrazione del debito
pubblico italiano nei
portafogli degli
investitori internazionali"
(Dip. del Tesoro)
Il processo é stato
INTENZIONALE, ma lento
e occulto, affinché fosse
poco percepibile
Come é potuto accadere?
Fonte: Dipartimento del Tesoro - Linee guida della gestione del debito pubblico
(2008)
http://www.dt.mef.gov.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/presentazioni_studi_r
elazioni/Linee-guida-2008.pdf
E “casualmente” i proprietari
del debito sono... (3)
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Scende progressivamente la quota dei titoli del debito italiano posseduta da
famiglie e aziende italiane, consigliate in questo dagli intermediari finanziari. La
quota va dal 50% del 1995 a poco più del 10% del 2006
Nello stesso periodo gli intermediari finanziari italiani continuano a tenere i titoli
in portafoglio. Anzi, prima aumentano la quota, fino al 1998, poi, pressati
dall'ottimo lavoro del Ministero del tesoro, devono arrendersi, per il bene della
Patria, e cedono il passo allo straniero. Conclusione: il settore estero
(essenzialmente finanziario), fa man bassa e vede salire la sua quota dal
14% iniziale a ben oltre il 50% finale, diventando ovviamente destinatario
anche della stessa quota della nostra spesa per interessi! Bot e cct restano
al più in Italia (rendono poco, gli stranieri preferiscono i ben più fruttuosi BTP)
Ovviamente, fino a quando la spesa pubblica totale (comprensiva quindi
anche degli interessi) resta in Italia, quei soldi girano nelle nostre tasche:
cittadini, aziende, banche, italiani. Sono soldi disponibili per consumi o
investimenti privati nel circuito dell'economia domestica. La fanno crescere, si
trasformano in lavoro e beni reali. Se prendono la via dell'estero, ciò non
avviene, e arricchiranno le economie degli acquirenti!
Attirare capitali dall'estero per piazzare titoli italiani comporta
inevitabilmente l'impoverimento della nostra economia!
Collocamento dei titoli di
stato, German style!
●
Il trattato di Maastricht (comma 1 art. 101) impedisce alle banche centrali
degli stati europei di acquistare titoli di stato sul mercato primario onde
calmierare i tassi di interesse e di conseguenza la spesa per interessi
●
L'Agenzia per il debito
tedesca (Finanzagentur)
vende i titoli come di
consueto alle aste
all'interesse che desidera
●
●
In caso gli investitori li
rifiutino, essa trattiene
costantemente invenduta,
ad ogni asta, la quota
variabile di titoli che viene
rifiutata (nel grafico i titoli
emessi ma non collocati in
miliardi di euro)
La Bundesbank agisce per
conto dell’Agenzia per il
debito tedesca in qualità di
“banca custode” di tali titoli
Collocamento dei titoli di
stato, German style! (2)
●
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●
Dice la PIMCO, una delle più importanti società private di investimento a livello
internazionale: “La Finanzagentur ha emesso solamente 3,6 miliardi in cambio di
liquidità. Loro hanno collocato 3,6 miliardi sul mercato ed hanno trattenuto 2,4
miliardi sui loro libri contabili. In futuro potranno vendere l’ammontare
trattenuto sul mercato secondario, ottenendo la corrispondente liquidità.
Potreste aver letto che la Bundesbank ha acquistato la quota dell’emissione che
non è stata collocata in asta; ciò non è corretto. La Bundesbank non sta
finanziando la Germania; opera semplicemente come un’agenzia per la
Finanzagentur.” (asta bund 23 novembre 2011)
ECCO la fregatura! I titoli trattenuti vengono re-immessi sul mercato
SECONDARIO (parificati ai titoli già venduti), ergo diventano “legalmente”
acquistabili dalla Bundesbank senza limiti di sorta! Che può così di fatto
controllare a piacere l'interesse sui bund (come noi prima del divorzio)
Il processo di emissione dei titoli pubblici tedeschi sopprime di fatto la distinzione
tra mercato primario e mercato secondario, aprendo lo spazio per il
finanziamento del debito pubblico tramite la banca centrale – spazio
negato agli altri paesi membri dell’eurozona (es. Grecia, Italia)
Sul mercato secondario l’azione della banca centrale implica una domanda
in teoria infinita per i titoli pubblici. La BUBA ne copre ora il 20% ! (ansa.it)
I conti non tornano...
Estratti di slide di http://www.cnms.it/
Dicono che siamo un popolo di spreconi. In realtà siamo un popolo di
risparmiatori indebitati dall'usura dei mercati finanziari. L'Italia ha
quasi sempre avuto un AVANZO PRIMARIO!!!!
Italiani PIIGS spendaccioni,
imparate dai tedeschi!!1!1!
Fonte: DIPARTIMENTO DELLA RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO LA SPESA DELLO STATO DALL’UNITÀ D’ITALIA Anni 1862-2009
●
●
Come si nota, la spesa pubblica italiana negli anni post-divorzio é SEMPRE
stata in linea se non inferiore a quella dei partner europei (es. Francia)
Sì, NONOSTANTE la maggior spesa per interessi!!!!
Italiani, spendete comunque
troppo!!!
Sì, ma senza interessi?
La spesa pubblica italiana al netto degli interessi é del tutto in linea con i
partner europei. Altro che spendaccioni! Si potrà fare di meglio? Dove agire?
Una voce a caso: le pensioni!
Sacrilegio! Spendiamo troppo! Vanno riformate sembra ma... non le abbiamo
CONTINUAMENTE riformate al ribasso? (l'ultima é la riforma Fornero)
Una voce a caso: le pensioni!
(2)
Fonte: Commissione Europea –
Fiscal Sustainability Report (2012)
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Un recente studio della
Commissione Europea conferma
che le pensioni Italiane sono
completamente sostenibili (le
seconde migliori!)
La nostra sostenibilità é tra le
migliori anche in futuro (crescita
prevista <<2%)
Lo sarebbero state con ogni
probabilità anche senza la recente
riforma...
Le pensioni di paesi virtuosi come
la Germania non solo sono
MOLTO meno sostenibili di noi,
ma son destinate a peggiorare in
futuro! Ne parla qualcuno?
Allora tagliamo altrove!!!1!1
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La nostra spesa primaria
(esclusi i quasi ineludibili
interessi e le sostenibili
pensioni) é tra le più
misere in Europa!!!
NON é consigliabile
tagliare oltre la spesa
pubblica, come minimo
va conservata,
possibilmente va
AUMENTATA!
Rivedere le voci di spesa
SI, tagliare NO!
Le conseguenze sul
PIL, sul risparmio
privato e sul debito
pubblico sarebbero
disastrose!!!
E Monti disse: “Tagliamo o
privatizziamo la sanità!!!”
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La sanità italiana sarebbe
insostenibile e di
conseguenza da tagliare
e/o privatizzare?
L'informazione terroristica
di famose testate italiane
ci ha parlato di costi
raddoppiati negli ultimi
5 anni!!!!
Anche in questo caso Mr.
Monti Sachs ha preso un
bell'abbaglio...
Non solo la sanità
italiana é tra le meno
costose al mondo, ma il
suo trend medio annuo di
crescita in costo (1.9%) é
assai inferiore alla media
(4.4%)
E Tre-Monti disse: “Tagliamo
l'istruzione!!1!!1!!”
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La spesa per l'istruzione in Italia era già
tra le più basse al mondo
La riforma Tremonti-Gelmini l'ha portata
a decimo posto fra gli ultimi paesi al
mondo (dati UNESCO 2013), quasi tutti
paesi con gravissimi problemi democratici
e sociali. Ora siamo al collasso
“Dieci miliardi di tagli al bilancio di scuola
e università tra il 2008 e il 2012. Otto
miliardi e cinquecento milioni di tagli
alla scuola [...] e 1,3 miliardi di euro
all'università (su un totale di 7,4 miliardi
nel 2007, 9,2%), per la precisione. A
tanto ammonta il salasso delle politiche
dell'austerità volute dall'ex ministro
dell'Economia Tremonti per rispondere
all'imperativo del pareggio di bilancio.”
http://www.flcgil.it/rassegna-stampa/nazionale/tagli-allistruzione-targati-gelmini-10-miliardi-e-100-mila-cattedre-inmeno.flc
Vi chiedete perché?
“Il peggiore analfabeta è
l’analfabeta politico.
Egli non sente, non parla,nè
s’importa degli avvenimenti politici.
Egli non sa che il costo della vita, il
prezzo dei fagioli, del pesce, della
farina, dell’affitto, delle scarpe e
delle medicine dipendono dalle
decisioni politiche.
L’analfabeta politico è così somaro
che si vanta e si gonfia il petto
dicendo che odia la politica.
“L’insegnante mediocre racconta.
Il bravo insegnante spiega.
L’insegnante eccellente dimostra.
Il maestro ispira.” (Socrate)
Non sa l’imbecille che dalla sua
ignoranza politica nasce la
prostituta,il bambino abbandonato,
l’assaltante, il peggiore di tutti i
banditi, che è il politico
imbroglione, il mafioso corrotto,il
lacchè delle imprese nazionali e
multinazionali.” (Bertolt Brecht)
Spesa pubblica in dettaglio
Fonte: Bilancio dello stato 2013 estratto dal sito senato.it
Documento ED_2040_20_ed._20definitiva_.pdf
Spesa pubblica in dettaglio
(2)
I “big 4” \m/ del bilancio dello stato sono:
1. Trasferimenti ad enti pubblici / sanità pubblica 109 miliardi
2. Previdenza sociale / pensioni 72 miliardi
3. Politiche finanziarie - interessi debito pubblico (è un dato aggregato con
altre voci che fa un totale di 59 miliardi ma "solo" 40 sono interessi sul
debito pubblico)
4. Istruzione pubblica 40 miliardi
●
●
Come abbiam visto, la 1, 3 e 4 sono incomprimibili o comunque in linea con
il servizio fornito (volete seriamente eliminare la scuola pubblica in ginocchio
dopo le riforme Gelmini?), la 3 restando nell'euro sarà quasi incomprimibile
senza un accordo su scala comunitaria (che non ci sarà)
I ”costi della casta” sono fra quelle voci quasi trascurabili in fondo a
destra... Scagliarsi contro di essi come causa della crisi italiana vuol dire non
aver capito granché...E un loro taglio, per quanto moralmente giusto e
doveroso, non risolverà NULLA... creando pure disoccupazione da gestire!
Ok, costa poco... Ma il
servizio fa schifo!1!!1!
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La sanità italiana
all'ultima verifica
dell'OMS (1997) risultava
la seconda migliore al
mondo
Se la privatizzassimo o
tagliassimo, la situazione
peggiorerebbe
notevolmente
I tagli compiuti
irresponsabilmente
nell'era euro hanno
mandato in forte crisi la
sanità pubblica, che ha
dovuto aumentare le
tariffe subendo così la
concorrenza privata e
peggiorando la sua crisi
Il trend va INVERTITO!
La speculazione peggiora il
tutto...
Estratti di slide di http://www.cnms.it/
...ma non é solo colpa sua,
anzi!
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Non bastano il divorzio tesoro-banca d'Italia e la speculazione per spiegare
la salita degli interessi (altrimenti sarebbero stati alti anche nei primi anni
dell'euro dove invece eran molto bassi). Se il mercato compra volentieri i titoli, il
tasso rimane basso. E gli speculatori son sempre attivi
Il tasso di interesse sale se (1) c'è il "divorzio", e (2) per qualche motivo lo stato
deve invogliare il mercato a comprare i suoi titoli. Quando avevamo sovranità
monetaria, anche dopo il divorzio, potevamo di fatto DECIDERE di offrire un
tasso di interesse maggiorato per invogliare l'acquisto
All'inizio degli anni '80 il motivo era che occorreva attirare capitali
dall'estero (o tenerli in patria) per "difendere" le parità di cambio via via
concordate all'interno dello Sme, in un contesto nel quale il differenziale di
inflazione, come oggi, penalizzava la nostra economia. Con il solo divorzio la
situazione sarebbe stata subottimale, ma molto migliore
Si noti che le valute rispondono alla legge della domanda e dell'offerta, e alto
tasso di interesse vuol dire grande domanda della valuta per acquistare
titoli di stato, il che implica rivalutazione della valuta stessa
Alla scadenza dei titoli, non potendo più monetizzare l'interesse, si faceva il rollover del debito (lo stato emetteva nuovi titoli per coprire capitale e interesse)
...ma non é solo colpa sua,
anzi! (2)
Fonte: Elaborazione di www.tomspencer.com.au su dati Fondo Monetario Internazionale
...ma non é solo colpa sua,
anzi! (3)
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Il tasso d'interesse é stato calmierato dall'ingresso nell'euro (1999) poiché non
eravamo più noi e gli altri stati membri a dover follemente garantire la
stabilità del cambio rispetto al riferimento (Ecu/Marco), ma la BCE
In quegli anni abbiamo sperimentato una riduzione della spesa per
interessi e conseguentemente del debito pubblico (l'Italia ha quasi sempre
avuto avanzo primario). E' il famigerato “dividendo dell'euro”...
Approfittando degli interessi reali negativi del centro europa, molti privati
si sono indebitati in questa fase (in Italia il debito privato é aumentato di 30
punti di PIL), senza verifiche di sorta dei prestatori sulla loro solvibilità
E dal 2007-2008? In quegli anni abbiam subito gli effetti della crisi dei mutui
subprime negli USA che ha portato al fallimento della Lehman Brothers
Molte banche e privati europei si sono scoperti pieni di “titoli tossici”, specie le
banche centro-europee. I governi hanno dovuto intervenire per salvarle,
iniziando la spirale di indebitamento. Le perdite private son state socializzate
mediante tagli alla spesa e tasse fortemente recessive
Senza moneta sovrana e dopo il divorzio, la bancarotta dello stato é
diventata una possibilità reale. E chi compra i nostro debito pretende
(giustamente) un interesse più alto!
Debito come rapporto sul PIL
●
Il valore assoluto del debito é un dato scarsamente significativo, occorre
rapportarlo alle dimensioni e dalla ricchezza dell'economia considerata,
rappresentate correntemente dal Prodotto Interno Lordo (PIL)
Estratti di slide di http://www.cnms.it/
Cosa sapete del PIL?
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Il Prodotto Interno Lordo (o PIL) rappresenta il valore di mercato dei beni e
dei servizi finali (non intermedi, ovvero venduti come tali, non intervengono
nella produzione di un altro bene) prodotti nell'economia in un dato periodo
di tempo
Per il nostro bene è necessario che tale indice al netto dell’inflazione
cresca ogni anno, o al limite non diminuisca, e che il suo calo per 2 trimestri
consecutivi (meglio noto come recessione) significa brutte notizie per i conti dello
stato
Il PIL é anche la somma del valore aggiunto (la retribuzione dei fattori
produttivi capitale e lavoro) di tutte le imprese (private e pubbliche / grandi e
piccole) nell'economia in un dato periodo di tempo
Il PIL é anche la somma dei redditi nell'economia in un dato periodo di
tempo
Avete già indovinato le conseguenze: QUALUNQUE politica di decurtazione
salariale, licenziamento o precarizzazione del mercato del lavoro, pubblico
o privato che sia, è una sentenza di MORTE (o meglio di recessione) per la
nostra economia nazionale nonché una PRECISA scelta politica
Cosa sapete del PIL? (2)
●
Nell'intervallo di tempo considerato (es. un anno).Il PIL (indicato con Y) é pari a:
Y = C + I + G + (X– M)
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Dove C è il valore dei consumi (somma dei beni e dei servizi acquistati dalle
persone residenti nel paese), I è la somma degli investimenti privati lordi, esclusi
gli ammortamenti, G è la famigerata spesa pubblica (somma degli acquisti di
beni e servizi da parte della pubblica amministrazione più gli stipendi dei
dipendenti pubblici che non include i trasferimenti alle famiglie ed alle imprese né
la spesa per interessi), (eXport – iMport) è la differenza fra i beni e servizi
esportati e importati.
Notare come la gran maggioranza delle scelte politiche “anticrisi”
intraprese in questi anni sia andata nella direzione di ridurre a tutti i costi
la spesa pubblica G, specialmente riducendo stipendi pubblici e/o licenziando i
dipendenti in esubero, oppure ad aumentare la tassazione
Non solo questo fa calare direttamente il PIL peggiorando pure servizi pubblici
e welfare, ma deprime irrimediabilmente anche i consumi C (poiché gente
meno pagata o licenziata spenderà assai meno) e gli investimenti privati I (per
lo stesso motivo), il che ha conseguenze devastanti sul PIL stesso. La cura è di
gran lunga peggiore del male
Cosa sapete del PIL? (3)
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Ci sono però buone notizie per le importazioni. Se la gente e le imprese son
più povere (per la conseguente crisi di risparmio privato), calerà la domanda di
prodotti esteri M e il saldo X-M migliorerà, come sta ora capitando
nell’Unione Monetaria Europea (UME)
Per la legge della domanda e dell’offerta che regola le valute mondiali, una
situazione simile comporta necessariamente una rivalutazione della
moneta dell’UME (il nostro EURO…), il che naturalmente comporta che i beni
prodotti nell’unione stessa diventano più cari e meno appetibili per l’estero
Ops, ma questo vuol PROPRIO dire che le esportazioni X son destinate a
calare inesorabilmente, annullando il beneficio. Fallimento TOTALE delle
politiche di austerità. Ed é una cosa comprensibile ad ogni studente del primo
anno di economia. Vero Giannino di Accelerare il Declino?
Nessuna politica di taglio della spesa pubblica (anche se “improduttiva”), di
licenziamento dei dipendenti pubblici o di aumento della tassazione avrà effetto,
se il denaro risparmiato non verrà rispeso in attività di altro genere o in
politiche di piena occupazione, aumentando la ricchezza privata del sistema
Spendere meglio, SI. Spendere meno, NO! Aumentare disoccupazione MAI!
Al Giannino non far sapere...
●
●
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●
Un recente studio del
fondo monetario
internazionale ha
finalmente ammesso
la correlazione
negativa fra stretta
fiscale (riduzione
della spesa dello
stato/tassazione) e
crescita.
Non esiste alcuna
austerità espansiva!
Per ogni punto di PIL
di contrazione, il PIL
cala di 1.6 punti
E per i 2.5 punti di
PIL annui del fiscal
compact il calo sarà
-4!!!!
Spread e rapporto debito/PIL
●
●
Fonte:
Elaborazione
del prof.
G.Rinaldi su
dati Financial
Times
R=0. NESSUNA correlazione
esiste tra depito pubblico e
spread!!!!
Ma il debito pubblico italiano non era
l'insostenibile causa della CRISI??
Rapporto debito/PIL e crisi
●
Negli anni precedenti
alla crisi, con
l'eccezione del
Portogallo, tale
rapporto era in
DIMINUZIONE nei
PIIGS e in
AUMENTO in
Francia e Germania
che spesso ci han
bacchettato in
materia!
Eh, ma direte voi...
noi eravamo
COMUNQUE più
alti... partivamo da un
debito maggiore... e
infatti...
Fonte: Elaborazione Goofynomics su dati World Economic Outlook
●
Rapporto debito/PIL e crisi
(2)
●
●
●
E infatti una bella SEGA! La
crisi é di fatto iniziata nei
paesi con il debito
pubblico inferiore (Grecia a
parte) e pure in trend di
diminuzione
La colpa della crisi NON é
il debito pubblico, tutto ciò
che si vuol fare per
abbatterlo (incluso il fiscal
compact) é una soluzione
mal posta che non risolverà
NULLA della crisi in sé...
Nei PIIGS si nota invece un
ENORME problema di
indebitamento PRIVATO!!!
Fonte: elaborazione di
http://intermarketandmore.finanza.com
su dati delle banche centrali
europee (2009)
Rapporto debito/PIL e crisi
(3)
●
●
●
Fonte: Commissione Europea - Fiscal Sustanaibility Report 2012
La conferma arriva
dalla Commissione
Europea stessa!!!
La Commissione
europea ha studiato
la sostenibilità dei
debiti europei in
funzione
dell'invecchiameno
della popolazione
previsto (pensioni,
sanità,
disoccupazione, etc.)
Rispettando il fiscal
compact, il debito
pubblico italiano é il
terzo più
sostenibile in
Europa a medio
termine!!!
http://ec.europa.eu/economy_finance/publications/european_economy/2012/pdf/ee-2012-8_en.pdf
Rapporto debito/PIL e crisi
(4)
E se ignorassimo la
tremenda austerità
fiscale ventennale del
fiscal compact (50
miliardi di esborso
annuo...)?
●
●
Fonte: Commissione Europea - Fiscal Sustanaibility Report 2012
●
In questo caso,
secondo la
Commissione, il
debito pubblico
italiano é IN
ASSOLUTO IL PIU'
SOSTENIBILE A
LUNGO TERMINE in
Europa!!!
Solo Italia e
Lettonia sono
sostenibili, il resto
d'Europa no!
Il Fiscal Compact va
RIGETTATO!
http://ec.europa.eu/economy_finance/publications/european_economy/2012/pdf/ee-2012-8_en.pdf
Lavoro e capitale
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●
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Le nazioni non si scambiano solo merci (X-M), ma anche fattori di produzione:
lavoratori e capitali. E questi scambi hanno un risultato economico, cioè
producono dei redditi, che quindi, ovviamente, devono entrare nel conto del
reddito della nazione stessa (o PIL)
Se un lavoratore italiano va a lavorare in Francia, restando però italiano, verrà
pagato in Francia, ma di norma porterà in Italia (dove vive) i soldi che guadagna.
Questi soldi, dal punto di vista italiano, sono redditi da lavoro attivi (perché
entrano). Per la Francia sono passivi (perché escono). Se invece è un francese
che viene a lavorare in Italia, succede la cosa uguale e contraria
E se invece è un capitale italiano che va all'estero? Se un risparmiatore italiano
acquista un’obbligazione emessa dalla società francese Total, questa prende i
soldi, li fa fruttare oculatamente e poi paga gli interessi al risparmiatore italiano.
Quando Total paga gli interessi, questi sono redditi da capitale attivi per
l’Italia. Altro esempio: un risparmiatore tedesco acquista un Btp italiano.
Quando lo Stato italiano gli paga gli interessi, questi sono redditi da
capitale passivi per l’Italia
Come il saldo degli scambi di merci X – M si dice “bilancia commerciale” o
“saldo commerciale” o “esportazioni nette”, il saldo dei redditi da lavoro e
da capitale si chiama “redditi netti dall’estero” o RNE
Saldo delle partite correnti
●
La variabile più importante per valutare le condizioni di salute finanziaria di
un paese è data dal saldo delle partite correnti o CA, dall’inglese current
account balance. Esso è la somma algebrica dei saldi commerciale e dei redditi:
CA = X – M + RNE
●
Esempio: un paese esporta 10, importa 5, ma siccome ha molti debiti con
l’estero paga all’estero 7 di interessi sui suoi debiti. Risultato? Si avrà
CA = 10 – 5 + (– 7) = -2
●
In più accade che i lavoratori transfrontalieri riportano a casa un reddito pari a 4.
In questo caso i redditi netti dall’estero sono RNE = 4 – 7 = - 3 (quattro di redditi
da lavoro in entrata e sette di redditi da capitale in uscita). Il CA diventa:
CA = 10 – 5 – 3 = 2
●
Un paese può trovarsi a dipendere dall’estero, pur essendo competitivo
commercialmente, semplicemente perché si è indebitato troppo in passato
(oggi dipende finanziariamente dall’estero perché ieri era dipeso
commercialmente dall’estero). Potrebbe esportare forza lavoro, ma oltre ai
nefasti effetti sociali, la remunerazione dei capitali è ben più variabile e
rischiosa di quella dei lavoratori (gli stipendi non raddoppiano in un anno!)
Saldo delle partite correnti (2)
Il saldo delle partite correnti CA
sintetizza la dipendenza di
un’economia dal resto del mondo.
Infatti, se è negativo, ciò significa che:
●
●
●
il paese dipende troppo dalle merci
del resto del mondo (cioè importa più
merci di quelle che esporta) oppure
il paese dipende troppo dai fattori
produttivi del resto del mondo, e
quindi paga più stipendi, profitti,
interessi all’estero di quanti non ne
riceva dall’estero oppure
entrambe le cose (importa troppe
merci e troppi fattori produttivi)
Ora, si dà il caso che quando una
famiglia, o un paese, non ce la fanno
con le proprie forze, fatalmente devono
indebitarsi...
Fonte: Elaborazione Goofynomics su
dati del Fondo Monetario Internazionale
Il reddito delle nazioni
●
●
In cosa differisce il prodotto INTERNO da quello NAZIONALE?
Il prodotto INTERNO fa riferimento a un concetto geografico: redditi
prodotti/percepiti all’interno di territorio, indipendentemente dalla
nazionalità/residenza di chi li ha prodotti/percepiti. Il prodotto NAZIONALE fa
riferimento a un concetto di residenza: redditi prodotti/percepiti dai cittadini di
una nazione indipendentemente da dove li hanno prodotti/percepiti. La
differenza è proprio RNE, i redditi netti dall’estero. Si ha:
YN = Y + RNE
●
Di norma i paesi con redditi nazionali minori di quelli interni sono molto
dipendenti dall'estero e/o indebitati con esso. Ricordiamo che il PIL era:
Y=C+I+X–M
●
Il reddito nazionale è allora:
YN = C + I + X – M + RNE
cioè la somma di consumi, più investimenti, più saldo delle partite correnti!
YN = C + I + CA
Il reddito delle nazioni (2)
●
Il risparmio di una nazione si definisce come saldo di reddito meno consumo
S N = YN – C
●
Ma se YN = C + I + CA si ha, portando C a sinistra YN – C = I + CA ovvero:
SN - I = CA
●
●
●
●
Il saldo delle partite correnti CA, è uguale alla differenza fra risparmio nazionale
e investimento
In economia chiusa, per intermediazione della finanza, risparmio e
investimento coincidono S = I. Se una nazione vuole comprare macchinari o
costruire capannoni industriali deve risparmiare abbastanza da poterselo
permettere. Ma in economia aperta i soldi possono venire da un altro paese
CA, che sintetizza la dipendenza relativa di un paese dalle merci e dai fattori del
resto del mondo, misura anche il suo indebitamento (se negativa) o
accreditamento netto (se positiva)
La dipendenza di un paese dal resto del mondo ha quindi anche una dimensione
finanziaria: dipendo dagli altri anche se genero poco risparmio rispetto alle
mie necessità, o voglio finanziare troppi progetti rispetto alle mie
possibilità
La posizione netta sull'estero
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Quando un soggetto presta soldi all’estero (ad es. a un’azienda estera
comprando una sua obbligazione, a un governo estero comprando un suo titolo,
o direttamente facendo credito a un fornitore estero), le sue attività finanziarie
sull’estero (AFE) aumentano: ha più crediti verso l’estero, che é suo debitore
Viceversa, se i soldi se li fa prestare (se vende un’obbligazione privata o un
titolo pubblico all’estero, se compra beni esteri a credito, ecc.) aumenterà le sue
passività finanziarie sull’estero (PFE), che ora é suo creditore
La posizione netta sull'estero PNE é data da PNE = AFE – PFE
Si parla di debito estero quando un paese ha una posizione netta
sull’estero negativa. Ad esempio se un paese ha 100 di crediti verso l’estero
(AFE=100) e 120 di debiti verso l’estero (PFE=120), la sua posizione netta sarà
PNE = AFE – PFE = 100 – 120 = -20
Ha poco senso soffermarsi su AFE e PFE singolarmente, conta il loro saldo
A livello macroeconomico la PNE rappresenta perciò l'ammontare netto del
debito (o del credito) di uno stato col settore estero nell'istante
considerato
La posizione netta sull'estero
(2)
●
●
●
Se il paese risparmia, riesce a ridurre il proprio debito o ad aumentare il proprio
credito. Se invece spende troppo, aumenterà il debito o si ridurrà il credito
Quindi il saldo delle partite correnti sta al debito estero come il fabbisogno
(o deficit) pubblico sta al debito pubblico
Esempio: nel 2010 hai una PNE2010 = -30 (valutata a fine anno). Durante il 2011
risparmi 20 e investi 15, quindi CA2011 = 20 – 15 = 5. A fine anno la tua PNE
migliora: sarà PNE2011= -30+5=-25. Passi da un debito estero di 30 (cioè da
una PNE di -30) a un debito estero di 25 (cioè a una PNE di 25), e hai meno
debiti con l’estero perché hai risparmiato
Si ha quindi CA = SN - I = PNE – PNE-1
●
●
Il saldo delle partite correnti coincide con la differenza fra risparmio e
investimento, cioè con la variazione della posizione netta con l’estero. Se è
positiva, il nostro debito netto si riduce o il nostro credito netto aumenta. Se è
negativa, il contrario
Per i dettagli sulla metodologia di calcolo della PNE si rimanda a
http://www.mecon.gov.ar/cuentas/internacionales/documentos/international_investment_position_methodology.pdf
Tirando le somme...
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●
●
Tutti gli stati principali dell'unione
monetaria europea (tranne Germania e
Olanda) hanno posizione netta
sull'estero negativa, cioé ogni anno si
indebitano progressivamente di più verso
l'estero
Come vedremo, i debiti verso l'esterno
dell'eurozona sono trascurabili
Il creditore é in pratica solo uno...la
Germania, che ha beneficiato di più di 20
anni di differenziali di inflazione e tassi di
interesse favorevoli verso il resto dell'UME,
che ha perso la difesa della svalutazione
I tassi di interesse ridotti hanno comportato
per il centro una grande esportazione di
capitali (ad es. mutui e finanziamenti)
verso i PIIGS, che si sono indebitati
sempre di più verso il centro Europa
Fonte: Elaborazione Goofynomics su
dati del Fondo Monetario Internazionale
Spread e PNE (NIIP in ingl.)
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Fonte: Elaborazione
del prof. G.Rinaldi su
dati Wikipedia 2009
R=0.76. Lo spread dipende all'80% dalla posizione netta
sull'estero!!! Non certo dal debito pubblico o da Berlusconi!
E' chiaro. Se in Italia c'é un flusso di soldi in ingresso, é
più probabile che riusciremo a rimborsare debito e
interesse e meno che dichiariamo DEFAULT!!!
La bilancia dei pagamenti
●
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La bilancia dei pagamenti (BDP) é uno schema contabile che registra le
transazioni ed i trasferimenti economici intervenuti tra i residenti ed i non
residenti di un'economia
ECCEZIONI:le attività o passività finanziarie nei riguardi dell'estero (vedasi il
saldo delle partite correnti per quelle) e le transazioni valutarie tra banche
italiane
La BDP analizza quindi l'identità contabile:
Conto Corrente + Conto capitale + Conto Finanziario = 0
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Conto Corrente: porta all'acquisizione o perdita di ricchezza sull'estero.
Comprende le transazioni in beni, servizi, redditi e in parte dei trasferimenti
unilaterali (quelli con finalità di finanziamento del consumo e denominati correnti)
Conto capitale: le transazioni aventi per oggetto la parte residua dei
trasferimenti unilaterali (definiti in conto capitale, in quanto connessi ad aumenti
del capitale fisso di un'economia) e le acquisizioni o cessioni di attività non
prodotte, non finanziarie (quali ad esempio brevetti e licenze). Voce secondaria.
Conto Finanziario: le transazioni su attività e passività finanziarie, divise in vari
livelli classificatori. Il primo livello è di tipo funzionale e prevede la ripartizione dei
flussi in investimenti diretti, di portafoglio, derivati e altri investimenti
La bilancia dei pagamenti (2)
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Il deficit/surplus nel Conto Corrente é l'unico che determina una variazione
nella ricchezza dello stato considerato (partite correnti...)
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Conto capitale e Conto Finanziario non determinano invece alcuna variazione
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Si registrano tra i crediti in BDP:
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le esportazioni di beni e servizi
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il percepimento di redditi da lavoro/capitale e di trasferimenti
unilaterali dall'estero
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le cessioni di attività non prodotte non finanziarie
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Le transazioni che determinano una riduzione delle attività
finanziarie sull'estero o un aumento delle passività
Si registrano tra i debiti in BDP le transazioni relative ai casi opposti
Fonte: Banca d'Italia 2005 - MANUALE DELLA BDP E DELLA POSIZIONE CON
L'ESTERO DELL'ITALIA, pag. 11
La bilancia dei pagamenti (3)
Fonte: Banca d'Italia 2005 - MANUALE DELLA BDP E DELLA POSIZIONE
CON L'ESTERO DELL'ITALIA
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L'Italia ha un fondamentale
problema di spesa in
prodotti energetici, da cui
dipendiamo molto
dall'estero
Abbiamo servizi piuttosto
inefficienti
Troppi redditi e
trasferimenti verso
l'estero
Eccessivi investimenti
diretti esteri su cui
paghiamo oneri di vario
genere
Fonte: Banca d'Italia 2005
- MANUALE DELLA BDP E
DELLA POSIZIONE CON
L'ESTERO DELL'ITALIA
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La situazione non
va migliorando col
tempo
La BDP in deficit
persistente é un
grosso ostacolo
alla crescita della
nostra economia
(legge di KaldorThirwall)
Fonte: Banca
d'Italia 2005 MANUALE DELLA
BDP E DELLA
POSIZIONE CON
L'ESTERO
DELL'ITALIA
BDP: impatto della spesa
energetica
Secondo i criteri
del FMI e del
Sec95 le
esportazioni e le
importazioni
devono essere
valutate fob
(franco frontiera
nazionale)
Le importazioni
vengono quindi
depurate delle
spese di
trasporto e
assicurazione
gravanti sulle
merci al di là del
punto di
valutazione
Fonte: Banca
d'Italia (solito)
BDP: dipendenza
commerciale dall'estero
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Il nostro bilancio commeciale con il resto dell'eurozona é quasi nullo
(siamo leggeri importatori)
La Francia é il destinatario principale del nostro export, la Germania é invece il
nostro principale fornitore (per i motivi di cambio reale di cui si é discusso)
Invece siamo in deficit verso l'esterno dell'eurozona
Cina, OPEC e Russia sono i nostri principali fornitori (principalmente di
prodotti energetici)
Stati Uniti e Svizzera apprezzano invece il nostro export
Tolte le spese energetiche, restiamo un paese ESPORTATORE, nonostante
tutto. Con un cambio fisso e sopravvalutato del 20% circa. Pensate
SENZA...
BDP: impatti della crisi
sull'export
La crisi
economica ha
DEMOLITO la
competitività
del nostro
export, specie in
alcuni settori:
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Made in Italy
(osteggiato
dall'UME in ogni
modo)
Mezzi di
trasporto (ehhh,
il caso FIAT...)
Non é solo crisi,
é anche stata
una serie di
precise scelte
economiche!
BDP: costo dei servizi
I servizi sono un
altro punto su
cui porre
attenzione!
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Si notano
eccessivi costi
dei trasporti
(costi elevati dei
carburanti, costi
delle autostrade)
Elevati costi
delle
assicurazioni
(si pensi alle
RCA)
Elevati costi
dell'informatizza
zione (occorre
puntare sul
software libero)
La cosa più importante!
Si ringrazia il mitico dott. Maurizio Gustinicchi per quest'immagine.