Gestione delle problematiche ambientali e vantaggi per le imprese. (http:\\www.ambiente.it) APPROCCIO PRO-ATTIVO E VANTAGGI ECO-COMPATIBILITÀ Esistono diversi modelli di gestione della variabile ambientale all'interno dell'impresa, tra i quali se ne possono comunque individuare quattro principali: modello manageriale avanzato, modello manageriale adattivo, modello manageriale delle buone intenzioni, modello manageriale passivo. Al primo corrisponde la cosiddetta impresa pro-attiva che riesce ad usufruire di notevoli vantaggi competitivi legati alla sua scelta di eco-compatibilità. MODELLO MANAGERIALE AVANZATO Al modello manageriale avanzato corrisponde l'impresa cosiddetta pro-attiva (che può essere anticipativa o addirittura innovativa), che riconosce nella variabile "ambiente" un fattore critico di successo ed un'importante leva competitiva e che, nei confronti della normativa, si pone nelle condizioni di superarla con standards di performance migliori di quelli in essa previsti. A tale modello appartengono soprattutto imprese di medie e grandi dimensioni, internazionalizzate, con importanti quote di fatturato all'estero e che operano in contesti molto dinamici in tema ambientale. Esse hanno capacità di anticipazione rispetto alla produzione legislativa nazionale in quanto il loro orizzonte normativo di riferimento è prevalentemente sovranazionale. Esse adottano nelle varie sedi possedute in Paesi diversi le più severe regole in vigore in uno qualsiasi di essi, anticipando quindi in alcuni la normativa nazionale. Tuttavia anche alcune imprese di piccole e medie dimensioni caratterizzate da una forte flessibilità e da una management giovane e dinamico stanno utilizzando una politica ambientale aggressiva e di nicchia. Alcune imprese pro-attive sono molto innovative ed hanno l'ambizioso obiettivo di minimizzare progressivamente l'impatto sull'ambiente, sino quasi ad annullarlo. Ciò nella convinzione che nel lungo periodo i benefici delle loro politiche saranno superiori ai costi in quanto esse non fanno che anticipare l'inevitabile evoluzione delle legislazioni ambientali, ottenendo forti vantaggi nei confronti dei concorrenti. In tutte le imprese appartenenti a tale modello viene attivata la R&S (Ricerca e Sviluppo) per individuare soluzioni di prodotto o di processo anticipative o completamente innovative. In generale si compiono una serie di sforzi per: - la progettazione e lo sviluppo di prodotti "verdi", ossia eco-compatibili che richiedono spesso relazioni integrate con fornitori e clienti; - introdurre tecnologie pulite, ossia tecnologie che rispetto alle altre prevalenti in un certo periodo, hanno un ridotto impatto sull'ambiente; - riciclare le acque reflue industriali; - recuperare scarti/sfridi di produzione; - attuare il più possibile il contenimento dei consumi di energia; - effettuare una attenta selezione dei trasportatori e degli smaltitori; - modificare il packaging (materiali usati per il confezionamento) per renderlo maggiormente eco-compatibile; - utilizzare imballaggi riutilizzabili; - sostituire i materiali con altri non tossici, più riciclabili/rinnovabili; - ricercare con attenzione nuove opportunità nel mercato delle materie prime seconde per la vendita di scarti, sfridi, parti di prodotti usati, non riutilizzabili internamente; - comunicare all'esterno gli interventi ambientali effettuati ed i miglioramenti ottenuti. Le principali strategie ambientali utilizzabili da tali imprese infatti possono essere: • strategie di prodotto o di mercato con le quali esse puntano alla progettazione e promozione di prodotti ecologici ossia di quei prodotti la cui produzione, distribuzione, consumo ed eliminazione al termine della loro vita utile, avvengono nel rispetto dell'ambiente. Tali strategie richiedono una forte azione di marketing e sono tipiche delle grandi imprese che producono per il consumo finale. Alcune di esse cercano di sfruttare la caratteristica di ecocompatibilità dei loro prodotti come strumento di differenziazione attraverso l'Ecolabel, ossia il marchio comunitario di qualità ecologica secondo quanto previsto dal Regolamento CEE 880/92, che rappresenta uno strumento volontario per certificare la qualità ecologica dei propri prodotti. • strategie di processo che consistono nell'uso di tecnologie pulite le quali, attraverso modifiche di processo, consentono l'uso razionale ed il risparmio di materie prime e risorse ambientali (energia, aria, acqua, suolo) e la riduzione di emissioni, scarichi e rifiuti. I problemi che l'impresa può incontrare per la loro introduzione sono legati, oltre che ai costi, alle "performance" ed alla "user-friendliness". Per "performance" si fa riferimento all'efficienza, all'efficacia, alla flessibilità ed alle prestazioni qualitative della tecnologia. Per "user-friendliness" si intende la facilità dell'introduzione e dell'uso. Molte tecnologie infatti spesso sono rigettate semplicemente perché sconvolgono le routine di produzione, i metodi di lavoro, richiedono nuove capacità ed abilità ecc.. Le tecnologie di abbattimento al contrario normalmente possono essere incorporate facilmente nei processi di produzione esistenti richiedendo modesti cambiamenti. • strategie di immagine e comunicazione con le quali le imprese cercano di far conoscere il loro impegno e le loro politiche ambientali al fine di ottenere un'immagine "verde" presso i consumatori ed un migliore rapporto con le pubbliche amministrazioni, le banche, le società di assicurazione, ecc.. Le strategie di immagine e comunicazione naturalmente si associano a quelle di prodotto e di processo. Infatti proporre un'immagine "verde" senza un reale impegno ambientale può essere per l'impresa un'arma a doppio taglio e può produrre pericolosi effetti "boomerang". Gli strumenti utili ai fini dell'immagine e della comunicazione sono i bilanci ambientali, le certificazioni (Ecolabel, ISO 14000), la dichiarazione ambientale prevista dall'EMAS e naturalmente quelli caratteristici del marketing quali la pubblicità, la promozione, le pubbliche relazioni e la sponsorizzazione. • strategie di alleanza le quali prevedono un impegno comune a livello settoriale nel raggiungimento degli obiettivi globali di tutela e vengono di solito promosse dalle associazioni di categoria (es. Programma "Responsible Care" di Federchimica). La frammentazione delle conoscenze in campo ambientale e la necessità di una preparazione, sia sua temi specifici, sia su problemi generali, infatti rende necessaria la collaborazione tra imprese, lo scambio di know how, di metodologie e di esperienze. Le imprese del modello avanzato inoltre utilizzano strumenti specifici quali l'Analisi del ciclo di vita (meglio nota come "Life Cycle Analysis", LCA), i bilanci ambientali, il benchmarking (ossia il confronto con altre situazioni in materia ambientale) ed i Sistemi di Gestione Ambientale (SGA). Il sistema di gestione di un'impresa pro-attiva è fortemente orientato in senso ambientale per cercare di ottenere dei vantaggi competitivi sostenibili nel medio-lungo periodo. Tale modello ha una diffusione ancora limitata anche se è in fase di crescita soprattutto in seguito alla spinta da parte delle pubbliche istituzioni attraverso campagne di sensibilizzazione sui temi ambientali, forme di incentivazione economica dei comportamenti pro-attivi, l'applicazione del principio "chi inquina paga" nella normativa ambientale (basti pensare al Decreto n.22 del febbraio '97 per quanto riguarda gli imballaggi), ecc.. MODELLO MANAGERIALE ADATTIVO Tale modello identifica l'impresa reattiva, preoccupata sostanzialmente di rispettare quello che la regolamentazione ambientale le impone, con una buona dotazione di strumenti, ma senza spingersi oltre nelle proprie prestazioni, con interventi che potrebbero essere anche onerosi. L'impresa cerca di minimizzare gli sforzi per la riduzione dell'impatto sull'ecosistema conseguente alla sua attività, adeguandosi ai limiti di volta in volta imposti dalla normativa, dai clienti, dai fornitori, dall'opinione pubblica, ecc.. Con riferimento ai prodotti essa modifica componenti e materiali unicamente per rispettare la normativa, così come introduce miglioramenti ambientali nei processi solo quanto sono obbligatori ed improrogabili. Il comportamento reattivo finora descritto, che anche è il più diffuso, non è da ritenersi adeguato e sufficiente per garantire la competitività e la redditività dell'impresa nel medio e lungo periodo. Essa infatti potrebbe incontrare dei problemi anzitutto in seguito ad un'evoluzione della normativa sempre più veloce e non sempre prevedibile in quanto i tempi a disposizione per adeguasi potrebbero essere inferiori a quelli necessari; secondariamente a causa del crearsi di obsolescenze anticipate ed inaspettate degli impianti prodotte dall'avanzamento nelle tecnologie ambientali. Tutto ciò in aggiunta al rischio di presentarsi sui mercati come un soggetto di ritardo e con un'immagine ambientale meno positiva rispetto ai concorrenti. MODELLO MANAGERIALE DELLE BUONE INTENZIONI Esso è proprio dell'impresa incerta la quale possiede un buon grado di cultura e sensibilità ambientale ma non ha i mezzi tecnici o finanziari per farvi seguire un concreto impegno ambientale, tanto che diventa difficile lo stesso rispetto delle leggi. Sono soprattutto imprese di piccole dimensioni, con una proprietà e/o un management caratterizzati da una notevole sensibilità ambientale e dalla intuizione della necessità di trasformare l'ambiente in una possibilità o addirittura in una opportunità. Ciò nonostante non riescono a modificarne la gestione. Vista la grande diffusione nel nostro Paese di imprese di piccole dimensioni, molte delle quali possono essere considerate appartenenti a questo modello, i pubblici poteri stanno cercando di realizzare delle iniziative di supporto agli sforzi ambientali di tali imprese per consentire loro di trasformarsi in imprese pro-attive dando un notevole contributo allo sviluppo sostenibile. Per questo le istituzioni pubbliche stanno introducendo (e questa tendenza aumenterà nei prossimi anni) forme di incentivazione economica dei comportamenti ecocompatibili come sgravi fiscali, contributi in conto capitale, semplificazioni amministrative, ecc. per spingere le imprese verso il rispetto dell'ambiente. MODELLO MANAGERIALE PASSIVO Tale modello si riferisce all'impresa indifferente che, approfittando delle lacune del sistema di gestione delle politiche ambientali, continua a comportarsi come se l'ambiente fosse solo un vincolo da superare in qualsiasi modo, in una logica in cui il profitto (di breve periodo) è lo scopo unico dell'esistenza dell'impresa. Essa non intende introdurre cambiamenti per migliorare la gestione ambientale e percepisce l'ambiente come un problema o una minaccia per il proprio posizionamento competitivo. Il suo sistema di gestione non è orientato in senso ambientale. Sono soprattutto imprese di piccole e piccolissime dimensioni che non ricevono pressioni e sollecitazioni dai loro committenti e che riescono con facilità a sfuggire ai controlli ed alle sanzioni. I comportamenti passivi nei confronti dell'ambiente finora descritti possono creare notevoli problemi di sopravvivenza alle imprese, specie se operanti in settori con criticità ambientale media o alta, in quanto i vincoli normativi sono sempre più stringenti, i controlli stanno divenendo man mano più incisivi, i problemi di accettabilità sociale dell'impresa assumono una rilevanza crescente. Ci sono inoltre elevati rischi anche sul mercato legati all'immagine aziendale, soprattutto in presenza di imprese concorrenti pro-attive. VANTAGGI DELL'ADOZIONE DI UN APPROCCIO PRO-ATTIVO Una gestione eco-compatibile da un lato può produrre maggiori spese ma dall'altro può garantire moltissimi benefici notevolmente superiori alle prime quali: - minori costi per rispettare la normativa a tutela dell'ambiente; - minori costi di smaltimento dei rifiuti e minori consumi di risorse; - minori costi legati agli incidenti ambientali ed alle sanzioni; - migliore immagine verso i clienti; - migliori rapporti con i lavoratori; - migliori rapporti con le autorità pubbliche e la popolazione locale; - migliori rapporti con le banche; - minori premi di assicurazione; - migliori relazioni con gli azionisti; - maggior valore dell'azienda in caso di vendita, fusione, ecc. della stessa; - maggiori possibilità di ottenere agevolazioni finanziarie, incentivi economici, semplificazioni o vantaggi nelle procedure amministrative. Tra i benefici elencati sono di particolare interesse i migliori rapporti con una serie di stakeholders quali clienti, banche, società di assicurazione, azionisti, ecc., soprattutto quando l'impresa fornisce all'esterno delle precise garanzie circa il suo impegno e la sua compatibilità ambientale. Tuttavia anche la riduzione dei cosiddetti "costi del non ambiente", come quelli causati da inefficienze, incidenti, sanzioni, ecc., non sono da sottovalutare. Minori costi per rispettare la normativa a tutela dell'ambiente Il punto di osservazione prevalente delle problematiche ambientali è stato tradizionalmente quello giuridico. In un sistema economico come il nostro caratterizzato da un rilevante uso della normativa quale strumento di comando, controllo e sanzione nella politica ambientale, prevale un atteggiamento di adattamento agli standards legislativi. In Italia la proliferazione legislativa è ingente, continua, mal coordinata e la discrezionalità interpretativa delle autorità è molto ampia creando un clima di notevole incertezza. Può risultare quindi utile per le imprese agire in una prospettiva di anticipazione della normativa per ridurre la dipendenza da forme di estemporaneità legate ai meccanismi legislativi e politicoamministrativi. L'anticipazione consente di poter programmare gli interventi necessari secondo i tempi di investimento caratteristici delle imprese, senza dover sottostare all'imposizione di vincoli che diventano operativi con scadenze troppo ravvicinate. L'impresa può così sottrarsi a problemi di liquidità legati alla necessità di effettuare delle spese improvvise, impreviste o incerte nell'ammontare, migliorando la gestione finanziaria. Inoltre per poter adottare le soluzioni tecniche migliori e meno onerose applicando i tradizionali criteri di economicità, vanno evitate situazioni di particolare urgenza e scadenze incombenti. Infine va constatato che a volte le tecnologie pulite che consentono di ridurre a monte la produzione di fattori inquinanti, possono essere meno costose di quelle di abbattimento applicate a valle dei processi produttivi per togliere gli inquinanti una volta prodotti e per ridurre i quantitativi e/o la pericolosità dei rifiuti. Di conseguenza molto spesso è preferibile agire in una logica preventiva piuttosto che agire in una logica di risanamento. Minori costi di smaltimento dei rifiuti e minori consumi di risorse (materie prime, energia, ecc.) Per lo smaltimento dei rifiuti le imprese devono sostenere dei costi spesso rilevanti. Anzitutto deve essere pagato il servizio fornito dall'impresa di smaltimento ed il trasporto e secondariamente il tributo speciale per lo smaltimento in discarica (L. n. 549 del 28 dicembre 1995 e circolare Ministero delle finanze n. 190/E del 24 luglio 1996) il cui ammontare viene fissato con legge regionale (all'interno di un range definito da fonte statale) per kg di rifiuti. Il costo per lo smaltimento rifiuti risulta pertanto variabile da Regione a Regione e particolarmente alto in quelle "in emergenza rifiuti". Molto spesso quindi i costi di smaltimento sono più alti dei costi di recupero e riciclaggio. L'impresa pro-attiva cerca di ridurre i rifiuti da essa prodotti in tutte le fasi, operando "alla fonte" attraverso la sostituzione di alcuni fattori produttivi, la modifica dei processi, la riformulazione dei prodotti, l'introduzione di miglioramenti tecnici e gestionali. Inoltre essa cerca di realizzare il cosiddetto "remanufacturing" ovvero riparare, rilavorare, reinserire nel processo produttivo parti e componenti scartate in seguito a difetti qualitativi. Infine si attiva per riciclare o riusare residui come materie prime seconde. Attraverso tali attività vengono ridotti i quantitativi dei rifiuti destinati allo smaltimento finale e quindi i relativi costi. Lo sforzo di compatibilità ambientale, nei modelli di comportamento avanzati (pro-attivi), si traduce normalmente anche in un miglioramento dell'efficienza sull'intero arco delle prestazioni aziendali e quindi in un minor consumo di risorse. Attraverso il recupero, il riciclaggio, il riutilizzo di scarti, sfridi, parti componenti, imballaggi si possono risparmiare i costi di acquisto dei materiali. Quando non è conveniente il recupero per l'utilizzo all'interno dell'impresa può esserlo la vendita a terzi di scarti, sfridi, ecc. oppure delle materie e dei prodotti riciclati, pur dovendo sostenere costi di separazione e trasformazione. Si possono inoltre introdurre tecnologie e processi che assorbono un minore quantità di energia. In molti casi può essere conveniente il riutilizzo di acque reflue dopo averle sottoposte ad idonei trattamenti per la rimozione degli inquinanti ed il ripristino di un livello qualitativo adeguato. Minori costi legati agli incidenti ambientali ed alle sanzioni L'introduzione di sistemi di prevenzione produce come risultato quello di evitare costi spesso rilevanti e di solito non controllabili conseguenti al verificarsi di eventi indesiderati. La cattiva gestione dell'ambiente (molte imprese non rispettano neanche gli standards di legge intenzionalmente o per incompetenza degli addetti) sottopone l'impresa ad un costante rischio di sanzioni amministrative o addirittura penali, compromettendone a volte la stessa sopravvivenza. Le sanzioni per la violazione della normativa ambientale sono piuttosto pesanti ed inoltre a differenza di quanto accade in materia di sicurezza non è previsto l'istituto della prescrizione. Oltre alla sanzione esiste per l'impresa il problema della responsabilità civile per danni ambientali. In Italia con l'art. 18 della Legge n. 349 del 1986 (Legge istitutiva del Ministero dell'Ambiente) sono state introdotte regole generali di responsabilità per colpa e di responsabilità individuale per danno all'ambiente. Tale regola della responsabilità individuale significa che in caso di concorso nello stesso evento dannoso ciascuno risponde nei limiti della propria responsabilità individuale. Esistono comunque alcune leggi ambientali precedenti che fissano regole di responsabilità oggettiva per alcuni settori particolari (inquinamento di acque marine da idrocarburi, settore nucleare, danni causati da oggetti spaziali). Il concetto di responsabilità oggettiva naturalmente è molto più oneroso di quello per colpa obbligando al risarcimento del danno anche in assenza della prima. Migliore immagine verso i clienti Le imprese pro-attive migliorano i loro rapporti con i clienti sia nel caso che producano per il consumo finale sia che siano imprese sub-fornitrici. Nei mercati e nei settori che presentano un'elevata sensibilità verso le tematiche ambientali emergono delle barriere all'entrata legate all'impegno ambientale delle imprese. Le imprese esportatrici in particolare risentono delle condizioni di penetrabilità dei mercati esteri di destinazione dei prodotti e delle regole che ne disciplinano l'accesso. Ad esempio nel caso della Germania attraverso la eco-etichetta sui prodotti, "l'angelo blu", e del "punto verde" sugli imballaggi si sono di fatto introdotti dei vincoli cui le imprese che esportano sul mercato tedesco devono sottostare. Non è forse possibile affermare che ogni impresa leader in campo ambientale è necessariamente un'impresa leader nel proprio mercato concorrenziale, perché molteplici sono i fattori che concorrono al risultato, ma si può sicuramente sostenere che nessuna impresa che desideri conquistare e mantenere posizioni di vantaggio competitivo può, e soprattutto potrà evitare di misurarsi con l'obiettivo della qualità ambientale. Una strada che sembra particolarmente produttiva per soddisfare al massimo le esigenze della clientela (e che dovrà essere necessariamente seguita almeno dalle imprese produttrici di beni di consumo durevoli) è quella di estendere il servizio ben dopo la fase della vendita e dell'assistenza post-vendita, per ricomprendervi anche la consulenza ambientale e soprattutto il ritiro dei prodotti a fine vita ed il successivo smontaggio, riciclo e corretto smaltimento delle parti non riciclabili. Per quanto riguarda le imprese sub-fornitrici molto dipende dal comportamento e dalla politica ambientale dei loro committenti. Va sottolineato che molte grandi aziende stanno utilizzando il loro potere di acquisto con i fornitori medio-piccoli per migliorare le loro prestazioni ambientali complessive e la loro immagine. La richiesta di cambiamento si sposta dunque verso i fornitori che in virtù della loro minore dimensione, sono mediamente più flessibili, dinamici e possono più tempestivamente adottare le modifiche organizzative, procedurali e comportamentali necessarie a migliorare le prestazioni ambientali. In tal caso per l'impresa sub-fornitrice il miglioramento della gestione ambientale diventa una condizione per la conservazione del rapporto con il committente. Migliori rapporti con i lavoratori Il maggior impegno dell'impresa per il rispetto dell'ambiente può contribuire a favorire una maggiore motivazione e partecipazione dei lavoratori, sempre più sensibili alle problematiche ambientali in quanto anche consumatori, cittadini, genitori, ecc. . Inoltre i problemi ambientali sono strettamente connessi con quelli relativi alla sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Per fare un esempio dei rifiuti tossici o infiammabili accantonati nello stabilimento in maniera scorretta, in seguito ad una cattiva gestione dell'ambiente all'interno dell'impresa, possono determinare anche un aumento dei rischi per la salute e sicurezza dei dipendenti, come il rischio di incendio o il rischio di contatto o inalazione di sostanze nocive. Di conseguenza nelle imprese più attive nei due campi il lavoratore trova un clima più favorevole, si sente più coinvolto, più rispettato e tutelato. Da questo possono derivare una maggiore motivazione, un maggior spirito di collaborazione, una maggiore disponibilità ed una maggiore produttività. Migliori rapporti con le autorità pubbliche e la popolazione locale Le imprese che compiono notevoli sforzi per migliorare le loro prestazioni ambientali, specie se tali sforzi sono documentati e comunicati all'esterno, determinano un atteggiamento favorevole delle autorità pubbliche e della popolazione locale. Di conseguenza ogni iniziativa o richiesta dell'impresa vengono normalmente accolte con un maggior favore. I rapporti con la pubblica amministrazione possono essere più snelli e meno burocratizzati. La stessa procedura di V.I.A. (valutazione di impatto ambientale, cfr. D.P.R. 12.04.96) può essere semplificata. Un'impresa impegnata nel miglioramento continuo delle proprie prestazioni ambientali (ad es. in quanto certificata ISO 14001) infatti deciderà di realizzare un nuovo progetto di investimento solamente se questo è in linea con l'obbiettivo precedente mentre in caso contrario arriverebbe ad accantonarlo o almeno modificarlo. Quindi difficilmente incorrerebbe nel rischio che, dopo aver iniziato la procedura di V.I.A e sostenuto i relativi costi, in particolare quelli per lo S.I.A (studio di impatto ambientale), l'opera non possa essere realizzata in seguito al diniego delle autorità competenti, dovuto in buona parte all'opposizione delle popolazioni interessate. Inoltre un'impresa pro-attiva, specie se munita di certificazione ambientale, difficilmente verrebbe vista come un soggetto suscettibile di comportamenti negativi nei confronti dell'ambiente e ciò può contribuire ad evitare un atteggiamento di difesa della popolazione locale o di negazione da parte delle pubbliche autorità. Migliori rapporti con le banche Le condizioni di credito, in particolare il tasso di interesse e l'ammontare del prestito concesso, variano al variare del grado di rischiosità del cliente. Il bilancio di esercizio dell'impresa, composto da conto economico, stato patrimoniale e nota integrativa, viene attentamente valutato dagli Istituti di credito a tale scopo. Tuttavia da esso non si evince con chiarezza la gestione ambientale dell'impresa, alla quale possono essere legate passività latenti e costi futuri imprevisti. Le imprese che redigono il bilancio ambientale, ossia un documento specifico che descrive gli sforzi compiuti dall'impresa per raggiungere l'eco-compatibilità nell'ottica di una maggiore trasparenza verso l'esterno, che dimostrano l'impegno per il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali e che mostrano una immagine ambientale positiva, offrono maggiori garanzie di non incorrere in problemi di redditività o di liquidità legati ai rischi ambientali, e normalmente ottengono migliori condizioni di credito. Gli Istituti di credito come anche gli obbligazionisti ed ogni altro tipo di finanziatori saranno disposti ad accordare tassi di interesse più bassi all'impresa quando essa dimostra ad esempio con la certificazione ambientale e/o la dichiarazione ambientale che la sua rischiosità ambientale è inferiore a quella delle altre imprese concorrenti. Naturalmente tali vantaggi dipendono anche dalla sensibilità e dalla cultura ambientale della banca, e quindi del suo top management, ma anche dei suoi operatori in generale. Minori premi di assicurazione Le società di assicurazione sono sempre più attente alle tematiche di gestione dei rischi ambientali. In alcuni casi infatti essi sono enormemente determinanti nella vita dell'impresa come nel caso di attività industriali rientranti nel D.P.R. n. 175 del 17 maggio 1988, il quale sottopone tali attività ad una disciplina molto severa in quanto caratterizzate da alto rischio di danno per i lavoratori e per l'ambiente esterno. In generale comunque le imprese pro-attive godendo di una migliore immagine, riescono ad avere migliori rapporti con le società di assicurazione ed ad essere considerate più affidabili e quindi meno rischiose. Ciò naturalmente si riflette sulla sfera economica attraverso l'ottenimento di minori premi di assicurazione. Nel caso delle assicurazioni valgono le stesse considerazioni fatte nel paragrafo precedente per le banche. Va tuttavia precisato che in materia assicurativa le conseguenze della gestione ambientale sono molto più immediate e dirette di quelle sul credito. La considerazione della variabile ambientale da parte del soggetto assicuratore è molto meno legata al discorso della sensibilità e cultura ambientale e molto più ad un discorso di necessità alimentata da precisi e significativi riscontri pratici. Migliori relazioni con gli azionisti La gestione ambientale dell'impresa ha normalmente delle conseguenze sulla gestione economica e finanziaria per i motivi già illustrati in precedenza. Quindi anche gli azionisti (naturalmente nel caso di S.p.a. e S.a.p.a.) possono essere interessati alla gestione ambientale della società. Il loro interesse varia a seconda della loro cultura ambientale, del settore di appartenenza dell'impresa e della dimensione della società. In ogni caso una buona immagine ambientale contribuisce a delle buone quotazioni di borsa ed in generale al favore degli investitori quando soprattutto l'impegno ambientale si traduce in un aumento di competitività ed in migliori risultati economici di medio e lungo periodo. Gli azionisti avrebbero bisogno (come d'altronde ciascuno degli altri principali stakeholders come le banche, le società di assicurazione, ecc.) di informazioni ad hoc sulla gestione ambientale dell'impresa. Tuttavia fino ad oggi le imprese hanno preferito divulgare dei rapporti molto generali sulle emissioni, sul consumo di energia e di acqua, ecc. e raramente è stato creato un collegamento tra informazioni ambientali ed informazioni di tipo economico. L'accertamento della compatibilità ambientale degli stabilimenti realizzata mediante eco-audit (verifiche ambientali) rassicura gli azionisti circa il valore del patrimonio aziendale e costituisce una garanzia di redditività sia nel breve che nel lungo periodo. Maggior valore dell'azienda In caso di eventuali acquisizioni o fusioni la variabile ambientale sta diventando sempre di più un fattore fondamentale che può modificare di diversi ordini di grandezza il valore di un'azienda. In molti casi le imprese interessate fanno effettuare delle vere e proprie valutazioni del sito produttivo, chiamate Due Diligence (trattasi di una tipologia di audit ambientale), per verificare l'esistenza di diseconomie ambientali significative, che potrebbero essere latenti e determinare ingenti costi imprevisti nel futuro. Inoltre vi sono molti esempi che illustrano come essere i primi ad imboccare un certo percorso, apparentemente incerto, come quello della responsabilizzazione e trasparenza ambientale, garantisca risultati notevolmente superiori alle aspettative. I "first comers" possono usufruire di consistenti vantaggi competitivi conseguenti al perseguimento di strategie avanzate in contesti in cui l'atteggiamento dei concorrenti sia prevalentemente difensivo. In caso di acquisizioni, fusioni, ecc. il know how, le metodologie, le esperienze possedute dall'impresa oggetto dell'operazione potrebbero arricchire notevolmente l'acquirente, l'incorporante o il nuovo soggetto nascente dalla fusione. Di conseguenza il fattore ambientale è fondamentale nella determinazione del valore dell'azienda da acquisire o con la quale realizzare la fusione. Maggiori possibilità di ottenere agevolazioni finanziarie, incentivi economici, semplificazioni o altri vantaggi nelle procedure amministrative La politica ambientale si sta orientando sempre di più verso gli incentivi economici per incoraggiare investimenti ed iniziative a favore dell'ambiente. Sempre di più le leggi e le disposizioni con cui si erogano agevolazioni finanziarie prevedono come presupposto o elemento di favore il completo rispetto delle leggi in materia ambientale o l'adesione a norme volontarie quali il Regolamento EMAS e le norme ISO 14000. Inoltre altre disposizioni prevedono specifici finanziamenti in conto capitale (a fondo perduto) per gli investimenti a favore dell'ambiente. Molto probabilmente in futuro la politica economica italiana si orienterà ancora di più in senso ambientale, viste le esperienze di altri Paesi del Nord Europa come la Germania, la Danimarca, la Norvegia, ecc. dove gli incentivi economici per il miglioramento della gestione dell'ambiente sono molto sviluppati. Ciò al fine di evitare che le imprese italiane si presentino sul mercato europeo e mondiale come dei soggetti di ritardo e quindi per difendere la competitività del nostro Sistema-Paese. Anche in materia di procedure amministrative l'eco-compatibilità consente di avere vantaggi, semplificazioni, agevolazioni. Un esempio di agevolazione per dimostrato impegno ambientale dell'impresa è la previsione del D.Lgs. n. 152 del maggio 1999 sulla tutela delle acque il quale all'art.23, comma 2 recita: "tra più domande concorrenti per usi industriali è preferita quella del richiedente che aderisce al sistema ISO 14001 ovvero al sistema di cui al regolamento CEE n. 1836/93 sull'adesione volontaria delle imprese del settore industriale a un sistema comunitario di ecogestione e audit".