«tutto il teatro recita!» Fu questo il commento di un entusiasta

QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO
«tutto il teatro recita!» Fu questo il commento di un entusiasta Pirandello,
dopo la prima messinscena della sua opera teatrale Questa sera si recita a
soggetto: infatti in quest'opera ad un certo punto gli attori si sparpagliano per
tutto il teatro, e coinvolgono il pubblico nella loro avventura teatrale. Questa
sera si recita a soggetto può quindi essere considerato l'ideale prosieguo di Sei
personaggi in cerca d'autore e Ciascuno a suo modo, chiudendo così la trilogia
del “teatro nel teatro”, che abbattendo la quarta parete ha rivoluzionato gli
schemi del teatro tradizionale.L'opera mette in scena le vicende di una
compagnia di attori che devono recitare una novella di Pirandello (forse una
frecciata autoironica dell'autore), Leonora addio! Ma subito vi è un dissenso fra
il regista, il dottor Hinkfuss, e gli attori intorno all'impostazione da dare alla
rappresentazione: la recita dev'essere a soggetto, e gli attori rivendicano il loro
diritto alla libertà interpretativa, cercando di liberarsi delle costrizioni del
regista. La dialettica Hinkfuss-attori si fa sempre più tesa, fino all'espulsione
dello stesso regista da parte degli attori. La messinscena è una sfavillante
alternanza tra scene della novella da rappresentare e scene “dietro le quinte”
ma in verità davanti agli occhi del pubblico. Ogni attore rivendicando sempre
di più la propria interpretazione e personalità si immedesima in maniera
sempre maggiore nel personaggio, in un climax ascendente che a partire da un
inizio comico e leggero porterà l'opera ad un finale quasi tragico e
commovente, con il collasso di Mommina, immedesimatasi a tal punto con il
suo personaggio da essere esausta e inerte. Il senso dell'opera, allora, è
chiaro: il mondo è un palcoscenico, e gli uomini sono gli attori. Un concetto che
richiama Shakespeare (qualcuno ha detto Amleto?) e soprattutto “il gran teatro
del Mondo” di Calderón de la Barca. Generalmente ottima la recitazione degli
attori della Compagnia Moliere, tra cui spicca un brillante Hinkfuss, sebbene il
palcoscenico sia dominato da un'eccezionale Silvia Siravo nei panni di
Mommina, che raggiunge il suo acuto nella scena finale. Da menzionare la
recitazione di una frizzante Totina, dei “quattro avventori” e della signora
Ignazia, spumeggiantemente massiccia nella sua pur piccola parte.
Stucchevole invece la recitazione del personaggio di Verri, che ripara
parzialmente la sua performance migliorando nell'ultimo atto. Semplici e ben
curati i costumi, mentre ottima è la scenografia di Andrea Bianchi/Forlani, che
con caparbietà sfrutta lo spazio e la struttura del teatro Quirino per evidenziare
da una parte la contaminazione pubblico-attori, dall'altra l'alternanza delle
scene davanti e dietro le quinte, creando in maniera perfetta quella
sospensione della recita, facendo sentire il pubblico parte integrante della
scena. Globalmente è un'ottima rappresentazione di questo classico del teatro
pirandelliano, che consiglio a tutti gli amanti del teatro che vogliono, una volta
tanto, “alzarsi dalla poltrona” e rompere quel muro che divide, come
un'implacabile lastra di ghiaccio, l'attore dallo spettatore.
Michele Odisseas Impagnatiello – Liceo B. Russell