De Nisco A., Napolitano M.R., Papa R., Riviezzo A. Come elaborare un PIANO DI MARKETING “PROGETTI PER INCENTIVAZIONE DELL’IMPEGNO DIDATTICO DEI DOCENTI E DEI RICERCATORI AI SENSI DELL’ART. 4 l. 19 OTTOBRE 1999, N. 370” IL PIANO DI MARKETING… …è lo strumento più più diffuso a sostegno del processo decisionale di marketing …è un processo socializzante che favorisce il coinvolgimento ed il coordinamento della maggior parte delle funzioni aziendali …è un metodo strutturato di analisi e riflessione per la ricerca di nuove opportunità opportunità …è un indispensabile strumento di comunicazione delle strategie intenzionali di marketing LA STRUTTURA DI UN PIANO DI MARKETING INTRODUZIONE Se si guarda al processo di marketing come risultato di una serie di analisi che facilitano l’assunzione di decisioni, si può sintetizzare il percorso di formazione della strategia di marketing attraverso i seguenti fondamentali passaggi PRODOTTO AUDIT ESTERNO SWOT ANALYSIS AUDIT INTERNO IDENTIFICAZIONE DELLE BASI DI SEGMENTAZIONE VALUTAZIONE DELL’ DELL’ATTRATTIVITA’ ATTRATTIVITA’ DEI SEGMENTI SEGMENTAZIONE DEL MERCATO DEFINIZIONE DEI SEGMENTI DEFINIZIONE DEL TARGET SELEZIONE DEI SEGMENTI OBIETTIVO POSIZIONAMENTO PER OGNI SEGMENTO DISTRIBUZIONE PREVISIONI ECONOMICHE POSIZIONAMENTO DEL PRODOTTO DEFINIZIONE DEL MARKETING MIX PER OGNI SEGMENTO MARKETINGMARKETING-MIX COMUNICAZIONE PREZZO PIANO ECONOMICO FINANZIARIO PREVISIONI FINANZIARIE INTRODUZIONE AUDIT ESTERNO SWOT ANALISYS AUDIT INTERNO LA SWOT ANALYSIS Ha il compito di raccogliere ed analizzare le informazioni relative a: n lo scenario ambientale, le tendenze del mercato, il comportamento dei consumatori, la concorrenza e il contesto internazionale (audit esterno); risorse e le competenze n le dell’impresa rispetto ai principali concorrenti (audit interno). E’ il risultato di un accurato processo di monitoraggio (audit strategico) che funge da guida per l’elaborazione della strategia di marketing. INTRODUZIONE LA STRATEGIA DI MARKETING Illustra le decisioni chiave per i mercati prescelti (segmentazione e selezione dei segmenti target) ed il posizionamento dell’impresa alla luce delle opportunità di mercato e dei vantaggi detenuti. SEGMENTAZIONE DEL MERCATO DEFINIZIONE DEL TARGET POSIZIONAMENTO DEL PRODOTTO Ha lo scopo di definire gli obiettivi di marketing e le modalità di realizzazione degli obiettivi prescelti - che guideranno non solo le attività e i processi di marketing, ma anche quelle delle altre funzioni dell’impresa - nonchè di identificare gli strumenti necessari per realizzare tali obiettivi. INTRODUZIONE La strategia di marketing costituisce un orientamento generale che deve essere tradotto in azioni specifiche - piani di azione - per ognuna delle leve del marketing (prodotto, prezzo, distribuzione, comunicazione). Nei piani di azione sono descritte dettagliatamente le azioni da avviare per realizzare le scelte riguardanti il prodotto, il prezzo, la distribuzione e la comunicazione; sono definiti i tempi, le responsabilità e i compiti di coloro che partecipano alla realizzare del piano di marketing. IL MARKETING MIX PRODOTTO DISTRIBUZIONE MARKETINGMARKETING-MIX COMUNICAZIONE PREZZO INTRODUZIONE IL PIANO ECONOMICO-FINANZIARIO I piani di azione consentono ai responsabili di marketing di impostare una previsione economico finanziaria per verificare - attraverso la stima dei costi, dei ricavi e dei flussi finanziari la fattibilità economica e finanziaria delle scelte di marketing, allocare le risorse necessarie per realizzare la strategia prescelta e controllarne l’implementazione. PREVISIONI ECONOMICHE PIANO ECONOMICO FINANZIARIO PREVISIONI FINANZIARIE INTRODUZIONE …E ORA AL LAVORO! IL PIANO DI MARKETING LA SWOT ANALYSIS LA SWOT ANALYSIS AUDIT ESTERNO SWOT ANALISYS AUDIT INTERNO IL PIANO DI MARKETING LA SWOT ANALYSIS SWOT è l’acronimo di Strenghts, Weaknesses, Opportunities, Threats, ossia punti di forza, punti di debolezza (dell’impresa), minacce ed opportunità (ambientali). Tale analisi è il risultato di un accurato processo di monitoraggio interno ed esterno (audit strategico) e rappresenta la guida fondamentale per la corretta definizione degli obiettivi, delle strategie di sviluppo e dei programmi di azione. In questa fase si fornirà una risposta alle seguenti domande: 1) Qual è il mercato di riferimento dell’impresa e qual è la missione strategica che essa deve perseguire al suo interno? 2) Qual è l’attrattività intrinseca dei diversi prodotti/mercati e quali sono le principali minacce ed opportunità esistenti nell’ambiente di marketing? 3) All’interno dei diversi prodotti/mercati quali sono i fattori di successo dell’impresa, i suoi punti di forza e di debolezza e il tipo di vantaggio competitivo che detiene? SWOT ANALYSIS 1. LA DEFINIZIONE DELLA MISSIONE STRATEGICA In questa fase viene descritta la visione a lungo termine dell’impresa, il suo campo di attività e il mercato di riferimento; vengono inoltre chiariti i principi direttivi ed il sistema di valori a cui essa si ispira. Pertanto la definizione della missione strategica dell’impresa deve comprendere i seguenti elementi: n n n n LA STORIA DELL’IMPRESA: fornisce un breve richiamo alle origini dell’impresa e alle successive trasformazioni nel corso del tempo per favorire la comprensione della situazione attuale e orientare le strategie di sviluppo e riposizionamento LA DEFINIZIONE DEL CAMPO DI ATTIVITA’: definisce l’ambito di attività dell’impresa e il suo mercato di riferimento attuale e prospettico GLI OBIETTIVI PRIORITARI E I VINCOLI: specifica gli obiettivi dell’attività (di natura economica e non economica), le risorse disponibili e i valori etici e morali a cui si ispira LE OPZIONI STRATEGICHE DI BASE: definisce l’orientamento strategico dell’impresa, la sua vocazione all’interno del mercato di riferimento e il tipo di vantaggio competitivo ricercato SWOT ANALYSIS 2. L’AUDIT ESTERNO Mira a determinare l’attrattività del mercato di riferimento attraverso l’analisi delle principali minacce/opportunità provenienti dall’ambiente macro e micro. Tali minacce ed opportunità possono provenire da fattori molto diversi e non sempre controllabili dall’impresa. In particolare è indispensabile che nell’audit esterno vengano monitorati i seguenti aspetti: n LE TENDENZE DEL MERCATO n IL COMPORTAMENTO DEI CLIENTI n L’EVOLUZIONE DELLA DISTRIBUZIONE n LE CARATTERISTICHE DEL MACRO AMBIENTE n LA STRUTTURA COMPETITIVO E LE DINAMICHE DELL’AMBIENTE SWOT ANALYSIS 2.1. L’analisi delle tendenze del mercato Ha l’obiettivo di identificare le prospettive di sviluppo della domanda primaria del prodotto-mercato di riferimento e formulare delle previsioni sui trend di sviluppo per i 3/5 anni successivi. In questa fase occorre fornire una risposta alle seguenti domande: n n n n n n n Quali sono le dimensioni del mercato complessivo, in termini di volume e valore? Quali sono le tendenze in atto? C’è crescita, stagnazione, declino? Qual è il consumo medio per abitante, nucleo familiare, cliente? Qual è la durata media della vita del prodotto? Le vendite presentano una struttura stagionale? Quali innovazioni sono state di recente apportate al prodotto? Qual è stato il trend di sviluppo dei prezzi medi? Qual è il livello complessivo di intensità pubblicitaria e quali sono gli strumenti più utilizzati? SWOT ANALYSIS 2.2. L’analisi del comportamento dei clienti Ha lo scopo di descrivere le modalità di acquisto, utilizzo e possesso dei beni e servizi. In questa fase occorre fornire una risposta alle seguenti domande: n n n n n n n n n n Qual è per ciascun segmento, il profilo socio-demografico dei clienti? Quali sono i ruoli di acquisto? Chi sono l’acquirente, l’utilizzatore, il decisore e l’influenzatore? Qual è il processo che viene seguito nella decisione d’acquisto? Qual è il grado di coinvolgimento del cliente? Quali sono i motivi determinanti nella decisione di acquisto? Quali sono i principali attributi ricercati nel prodotto/servizio? Quali sono i principali utilizzi del prodotto da parte dei clienti? Con che frequenza vengono effettuati gli acquisti? A quale variabile di marketing sono più sensibili i clienti (es. prezzo, immagine,..)? Quali sono i principali motivi di soddisfazione/insoddisfazione? SWOT ANALYSIS 2.3. L’analisi della distribuzione Ha l’obiettivo di identificare le dinamiche in atto nei principali sistemi distributivi e di individuare le motivazioni e le aspettative degli intermediari nei confronti dei concorrenti. In questa fase occorre fornire una risposta alle seguenti domande: n n n n n n n n n Quali sono le diverse modalità di distribuzione del prodotto/servizio? Qual è la quota di mercato di ciascun canale di distribuzione e le principali tendenze evolutive? Qual è il livello di concentrazione della distribuzione? La distribuzione è intensiva, selettiva o esclusiva? Qual è il ruolo della marca del distributore nel settore considerato? Quali segmenti di clienti vengono coperti in ogni canale? Quali soni i costi di distribuzione in ogni canale? Qual è il livello del margine di contribuzione in ogni canale? Quali aiuti si aspetta il distributore dall’impresa? SWOT ANALYSIS 2.4. L’analisi del macroambiente Prende in considerazione l’insieme delle forze, dei fenomeni e delle tendenze di carattere generale che condizionano e influenzano le scelte e i comportamenti dell’impresa e, indistintamente, di tutti gli attori del sistema competitivo di cui l’impresa fa parte. In particolare le principali variabili da considerare riguardano: n n n n n IL SISTEMA DEMOGRAFICO E SOCIALE: dimensione della popolazione e tendenze di crescita, cambiamenti in atto nella struttura della popolazione (es. invecchiamento) e/o dei nuclei familiari, livelli di istruzione. IL SISTEMA ECONOMICO: distribuzione del reddito e cambiamenti nel nel potere di acquisto, stato e prospettive del sistema economico, sviluppo del del commercio a livello nazionale, inflazione, stato del mercato dei capitali, tendenze nei consumi privati e negli investimenti, disoccupazione. IL SISTEMA CULTURALE: stato ed evoluzione di stili di vita, valori valori e mode, propensione al risparmio, comportamenti del tempo libero. IL SISTEMA POLITICO E LEGISLATIVO: principali norme che regolano l’attività attività delle imprese, incentivi nazionali e comunitari, politica fiscale, fiscale, norme sulla qualità qualità e l’igiene, regolamentazione dei prezzi, controllo pubblico sulle fonti fonti di approvvigionamento e sulle forme di distribuzione. IL SISTEMA TECNOLOGICO: tecnologie di produzione, innovazione nei nei metodi di produzione, potenziale di innovazione nella gestione dei rapporti rapporti con clienti finali, intermediari, fornitori e imprese partner. FOCUS La matrice delle priorita’ Per la valutazione delle principali minacce/opportunità provenienti dall’ambiente esterno può risultare utile la costruzione della matrice delle priorità. Essa fornisce uno schema di analisi a supporto dell’audit esterno al fine di identificare la priorità delle variabili, degli eventi e delle forze ambientali, la loro probabilità di accadimento e il prevedibile impatto sul processo strategico dell’impresa. Come si costruisce una matrice delle priorità? § § § § § Si identificano le variabili ambientali ritenute maggiormente rilevanti per l’impresa; Si interpretano i segnali emanati da tali macrovariabili per stabilire un ordine di importanza, di priorità nell’analisi; Si valuta la probabilità che il fenomeno ambientale si verifichi; Si valuta l’effetto/impatto del fenomeno ambientale; Si valuta la capacità di reazione dell’impresa al verificarsi del fenomeno ambientale. FOCUS Un esempio di matrice delle priorita’ Evento ambientale E’ in atto una riduzione dei consumi dovuta alla stagnazione economica E’ attesa una crescita della quota di mercato delle vendite on line Si prevede una riduzione in termini reali del costo del carburante e dell’ dell’energia Entità Entità Probabilità Probabilità Implicazioni per l’l’azienda Variabile dell’impatto aziendale di dell’ dell’ dell’evento impatto Minaccia Opportunità Opportunità B M A B M A Riduzione dei consumi Sviluppo di un business in diretta concorrenza Tempi di impatto B M Fatturato Opportunità Opportunità di ingresso in un business che presenta sinergia Quota di mercato Fatturato Minori costi di trasporto delle merci Costi di trasporto Minori spese illuminazione e riscaldamento Spese generali Fonte: adattamento da Napolitano, Napolitano, 1996. L SWOT ANALYSIS 2.5. L’analisi dell’ambiente competitivo Consente di valutare l’attrattività degli specifici prodotti/mercati in cui l’impresa opera o intende operare. Tale attrattività dipende da una serie di forze competitive che, pur sfuggendo al controllo dell’impresa, devono essere valutate allo scopo di elaborare una strategia competitiva di successo. A tal fine in questa fase è indispensabile conoscere: § IL VALORE COMPLESSIVO DEL MERCATO su base nazionale (ossia l’ammontare del fatturato annuo conseguito dalle imprese operanti nel settore) e le caratteristiche evolutive (trend di crescita/riduzione) registrate nell’ultimo quinquennio. § L’ ANDAMENTO DEI CONSUMI su base nazionale, regionale ed eventualmente provinciale nell’ultimo quinquennio e le principali evoluzioni inerenti le modalità e le caratteristiche di consumo del prodotto/servizio. § IL NUMERO COMPLESSIVO DI CONCORRENTI operanti a livello nazionale, regionale e provinciale, le principali dinamiche di crescita/riduzione e le caratteristiche dimensionali. § IL NUMERO COMPLESSIVO DI POTENZIALI CLIENTI finali (in target) nel mercato di riferimento (nazionale, regionale, provinciale, ecc.). § LE CARATTERISTICHE DEL SISTEMA DISTRIBUTIVO, in particolare il numero e le tipologie di intermediari commerciali operanti nel mercato di riferimento. § LE CARATTERISTICHE DEL MERCATO DI FORNITURA, in particolare il numero e le tipologie di fornitori di materie prime e servizi operanti nel mercato di riferimento. FOCUS Il modello delle 5 forze Per analizzare l’ambiente competitivo può risultare utile il ricorso al noto modello delle 5 forze formulato da Porter (1982). Secondo tale modello la concorrenza in un settore va ben oltre il comportamento degli attori consolidati e dipende da 5 fattori competitivi fondamentali: la minaccia di nuove entrate (livello di barriere all’entrata), la rivalità fra i concorrenti, le minacce di sostituzione, il potere contrattuale degli acquirenti e il potere contrattuale dei fornitori. Queste 5 forze competitive, che costituiscono la concorrenza “allargata”, determinano le prospettive di redditività del settore e, conseguentemente, il grado di attrattività per le imprese che intendano entrarvi e per quelle che già vi fanno parte FOCUS L’analisi dell’ambiente competitivo attraverso il modello delle 5 forze Per analizzare l’ambiente competitivo attraverso il modello delle 5 forze è opportuno procedere attraverso le seguenti fasi: § § § § § Si individuano, per ciascuna delle 5 forze del sistema, le variabili competitive critiche che influenzano la redditività del settore in oggetto; Si procede alla valutazione dell’effettivo contributo dato da ciascuna di esse alla determinazione del grado di attrattività del settore; Si costruisce un grafico di spezzata (Hax, Majluf, 1991), formato dall’unione dei punti individuati nell’analisi di ciascuna variabile critica. Tale grafico ha il vantaggio di fornire una visualizzazione immediata del risultato dell’analisi; In maniera analoga si procede ad analizzare le tendenze future più probabili che interesseranno le 5 forze del sistema, nonché le opportunità e minacce che tali cambiamenti potranno avere sulla posizione competitiva dell’impresa; Si ottengono dunque come risultato due spezzate, che forniscono un giudizio sintetico sull’attrattività attuale e prospettica del settore in oggetto. FOCUS Un esempio di matrice di attrattività (1/2) 1 2 3 4 5 ALL’ENTRATA BARRIERE ALL’ RIVALITA’ FRA I RIVALITA’ CONCORRENTI PRODOTTI SOSTITUTIVI Economie di scala Differenziazione dei prodotti Identità Identità di marca Costi di riconversione Accesso ai canali distributivi Fabbisogno di capitali Accesso alla tecnologia Accesso alle materie prime Protezione governativa Effetto dell’ dell’esperienza SCARSA PICCOLA RIDOTTO RIDOTTI AMPIO RIDOTTO LARGO LARGO INGENTE INESISTENTE IRRILEVANTE ELEVATA ELEVATI LIMITATO ELEVATO LIMITATA LIMITATO ELEVATO RILEVANTE Numero di concorrenti alla pari Tasso di crescita del settore Incidenza dei costi fissi Caratteristiche dei prodotti Diversità Diversità dei concorrenti Posta strategica in gioco INGENTE LENTA ELEVATA COMMODITY ELEVATA ELEVATA SCARSO VELOCE RIDOTTA SPECIALITY RIDOTTA RIDOTTA Disponibilità Disponibilità di prodotti sostitutivi Costi di sostituzione del fornitore Aggressività Aggressività dei prodotti sostitutivi Prezzo/valore dei prodotti sostitutivi INGENTE RIDOTTI ELEVATA ELEVATI SCARSA ELEVATI RIDOTTA RIDOTTA CONSIDEREVOLE FOCUS Un esempio di matrice di attrattività (2/2) 1 2 3 4 5 POTERE DEI CLIENTI N. ro acquirenti importanti Disponibilità Disponibilità prodotti sostitutivi Costi di sostituzione del cliente Minaccia di integrazione a monte dei clienti Minaccia di integrazione a valle del settore Contributo alla qualità qualità dei prodotti del cliente Redditività Redditività del cliente POCHI ELEVATA ELEVATI ELEVATA MOLTI RIDOTTA RIDOTTI RIDOTTA RIDOTTA ELEVATA INGENTE RIDOTTA SCARSO ELEVATA POTERE DEI FORNITORI N. ro di fornitori importanti Disponibilità Disponibilità prodotti sostitutivi Costi di sostituzione dei fornitori Minaccia di integrazione a monte del settore Minaccia di integrazione a valle dei fornitori Contributo del fornitore alla qualità qualità dei prodotti del settore POCHI RIDOTTA ELEVATI MOLTI ELEVATA RIDOTTI RIDOTTA ELEVATA ELEVATA RIDOTTA INGENTE SCARSO ATTRATTIVITA’ NULLA CRITERI DI VALUTAZIONE: 1 ATTRATTIVITA’ 2 SCARSA ATTRATTIVITA’ ATTRATTIVITA’ 3 NEUTRALE 4 ATTRATTIVITA’ ATTRATTIVITA’ LIMITATA 5 ALTA ATTRATTIVITA’ ATTRATTIVITA’ Presente Futuro Fonte: Sicca, 2003. Fonte: Sicca, SWOT ANALYSIS 3. L’ AUDIT INTERNO Ha come obiettivo principale quello di permettere all’impresa di identificare il tipo di vantaggio competitivo sul quale basare la propria strategia di sviluppo. Il suo scopo consiste nella individuazione dei principali punti di forza dell’impresa o della marca, che serviranno da riferimento nella definizione della strategia di posizionamento e di comunicazione, e dei principali punti di debolezza su cui intervenire con opportune azioni correttive. E’ importante ricordare che l’analisi dei punti di forza/debolezza non deve essere realizzata in modo astratto, ma sempre in rapporto alla situazione del/dei concorrente/i principale/i. E’altresì importante che la valutazione della posizione competitiva dell’impresa avvenga tenendo conto delle specifiche caratteristiche del settore di appartenenza, ossia dei fattori critici di successo sui quali si basa la competizione. FOCUS Un esempio di analisi dei punti di forza/debolezza (1/1) IMPORTANZA FATTORI DI MARKETING IMPRESA CONCOR. 1 CONCOR. 2 ALTA MEDIA BASS A PRODOTTO QUALITA’ QUALITA’ n PREZZO n GAMMA n CONFEZIONAMENTO n IMMAGINE DI MARCA n B A D C C A C C A B C C A A A ….. …… …… DISTRIBUZIONE NUMERO DI CANALI UTILIZZATI n NUMEROSITA’ NUMEROSITA’ DEI P.V. n COPERTURA TERRITORIALE n ASSISTENZA AI CANALI n SPAZIO NEGLI SCAFFALI n QUALITA’ QUALITA’ DELLA FORZA VENDITA n PUBBLICITA’ PUBBLICITA’ TARGET GROUPS RICERCATI NUMEROSITA’ NUMEROSITA’ CAMPAGNE n LIVELLO DEL BUDGET n MEZZI IMPIEGATI n n X X X X X FOCUS Un esempio di analisi dei punti di forza/debolezza (1/2) IMPORTANZA FATTORI DI MARKETING IMPRESA CONCOR. 1 CONCOR. 2 ALTA MEDIA BASS A PROMOZIONE DELLE VENDITE CANALI UTILIZZATI n FREQUENZA n LIVELLO DEL BUDGET n SERVIZI C B D A B B B A A ….. …… …… X X X AMPIEZZA n TERMINE DI CONSEGNA n SERVIZIO POSTPOST-VENDITA n INFORMAZIONI QUALITA’ QUALITA’ DEL SIM n BANCA DATI n COMPETENZE n CRITERI DI GIUDIZIO: A Più Più forte di tutti (leader) B Sfidante (vicino al leader) C Nella media D Inferiore alla media E Scadente Fonte: adattamento da Lambin, Lambin, 2002 SWOT ANALYSIS 3.1. La matrice performance/importanza Una volta effettuato il confronto con i concorrenti, è possibile sintetizzare i risultati dell’analisi attraverso la matrice performance/importanza che permette di individuare con precisione quali sono gli elementi che costituiscono i reali punti di debolezza dell’impresa e quali sono i fattori critici di successo Performance Scarsa Elevata Importanza Elevata Scarsa SVILUPPARE MANTENERE TRALASCIARE IMPEGNO ECCESSIVO FOCUS Le fonti di informazione per l’analisi SWOT Le informazioni necessarie per l’analisi SWOT possono provenire da: n FONTI PRIMARIE: ricerche sul campo condotte ad hoc al fine di indagare il profilo dei clienti, i principali attributi che rientrano nel processo di scelta del prodotto/servizio, le caratteristiche dei concorrenti, ecc. n FONTI SECONDARIE: informazioni già raccolte ed elaborate da istituzioni, centri di ricerca, ecc.; tali informazioni rappresentano il punto di partenza imprescindibile per l’analisi del macroambiente e dell’ambiente settoriale FOCUS Alcune delle principali fonti di dati secondari n ISTAT (www.istat.it): censimenti su popolazione, industria e servizi, indicatori congiunturali, attitudini e comportamenti sociali, ecc. n SITI ISTITUZIONALI: Ministeri (es. l’”Osservatorio sul commercio” del Ministero dell’Industria – www.minindustria.it), Regioni, Unioncamere, Banca d’Italia, Istituti di ricerca (Tagliacarne, Censis, ecc.) n ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA: es. Assinform (www.assinform.it) Associazione nazionale delle imprese operanti nell’ICT, FIPE (www.fipe.it) Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, ecc. n QUOTIDIANI E PERIODICI: Affari&Finanza, Corriere Economia, Il Sole24Ore, Il Mondo, L’impresa, Largo Consumo, Mark Up, ecc. SWOT ANALYSIS UN QUADRO DI SINTESI AUDIT STRATEGICO AUDIT INTERNO AUDIT ESTERNO MERCATO n CLIENTI n DISTRIBUZIONE n CONCORRENZA n MINACCE/OPPORTUNITA’ SWOT ANALYSIS FORZE/DEBOLEZZE • PRODOTTO • DISTRIBUZIONE • PUBBLICITA’ PUBBLICITA’ • SERVIZIO • ….. FONTI DI INFORMAZIONE 30 IL PIANO DI MARKETING LA SEGMENTAZIONE DEL MERCATO LA SWOT ANALYSIS IDENTIFICAZIONE DELLE BASI DI SEGMENTAZIONE SEGMENTAZIONE DEL MERCATO DEFINIZIONE DEI SEGMENTI IL PIANO DI MARKETING LA SEGMENTAZIONE DEL MERCATO La prima fase del processo di formulazione della strategia di marketing mira alla scomposizione del mercato totale – ampio ed eterogeneo - in sottoinsiemi di clienti (segmenti di mercato), omogenei in termini di bisogni, comportamenti, motivazioni d’acquisto, ciascuno dei quali possa essere raggiunto con azioni di marketing più mirate e, pertanto, efficaci. In questa fase si fornirà una risposta alle seguenti domande: 1) Quanti e quali sono i diversi gruppi di clienti potenzialmente interessati al prodotto/servizio e attraverso quali variabili è possibile identificarli? 2) Quali sono gli elementi caratterizzanti il profilo di ciascun gruppo e le loro aspettative in termini di servizio, qualità, prezzo, ecc.? SEGMENTAZIONE DEL MERCATO 1. L’IDENTIFICAZIONE DELLE BASI DI SEGMENTAZIONE Il primo passo per una efficace segmentazione del mercato è la scelta delle variabili (le cosiddette basi di segmentazione) in base alle quali scomporre la domanda in segmenti che presentino al proprio interno un sufficiente grado di omogeneità e, al tempo stesso, risultino significativamente eterogenei tra loro. In questa fase occorre fornire una risposta alle seguenti domande: n n n Quali sono i vantaggi conseguibili dalla scomposizione del mercato in base a tali variabili? Tale criterio consente di individuare e di soddisfare meglio le diverse esigenze dei clienti? Perché? In che modo? I gruppi di clienti individuati sulla base di tali variabili sono omogenei al proprio interno e significativamente eterogenei tra loro? FOCUS Le principali basi di segmentazione del mercato VARIABILI GEOGRAFICHE VARIABILI DEMOGRAFICHE VARIABILI SOCIO-ECONOMICHE • Area geografica • Età • Numerosità della famiglia • Grandezza del centro • Sesso • Ciclo di vita della famiglia • Densità abitativa • Stato Civile • Reddito • Clima • Nazionalità • Occupazione • Istruzione • Religione VARIABILI PSICOGRAFICHE • Attività: - Tempo libero - Vita sociale • Stile di vita: - Alimentazione - Moda - Personalità VARIABILI DI COMPORTAMENTO DI ACQUISTO VARIABILI DI COMPORTAMENTO DI CONSUMO • Frequenza • Occasioni d’uso • Quantità • Intensità d’uso • Momento • Benefici ricercati • Modalità • Conoscenza del prodotto • Fedeltà alla marca • Atteggiamento FOCUS Alcuni metodi di segmentazione del mercato La segmentazione del mercato può essere effettuata con riferimento ad un’unica variabile ovvero, come accade nella maggior parte dei casi, con l’utilizzo combinato di diverse variabili (segmentazione multivariata). Esistono diversi metodi per combinare le variabili al fine di definire un segmento di mercato: § § § E’ possibile combinare due variabili demografiche, (ad esempio: sesso ed età) oppure una variabile demografica con una socio-economica o psicografica (ad esempio: età e reddito): in questo caso si parla di SEGMENTAZIONE MULTIVARIATA SEMPLICE. E’ possibile utilizzare contestualmente diverse variabili descrittive e comportamentali (ad esempio: lo stile di vita, definito sulla base di un gran numero di variabili demografiche, socio-economiche e psicografiche): in questo caso si parla di SEGMENTAZIONE MULTIVARIATA COMPLESSA. . E’ possibile, infine, procedere per stadi successivi utilizzando una variabile per definire i raggruppamenti di base (ad esempio: l’età) ed un’altra o più variabili per definire gruppi più ristretti all’interno di ciascun raggruppamento di base (ad esempio: le occasioni d’uso): in questo caso si parla di SEGMENTAZIONE MULTISTADIO. . FOCUS Un esempio di segmentazione multistadio Tutti i clienti MACROSEGMENTAZIONE 12-19 anni 20-34 anni 50-64 anni MICROSEGMENTAZIONE Utilizzatore saltuario Utilizzatore regolare Utilizzatore saltuario Utilizzatore regolare Utilizzatore saltuario Utilizzatore regolare SEGMENTAZIONE DEL MERCATO 2. LA DEFINIZIONE DEI PROFILI DEI SEGMENTI Dopo aver selezionato le basi di segmentazione del mercato occorre raccogliere le informazioni necessarie a descrivere qualitativamente e quantitativamente i segmenti individuati, evidenziandone le caratteristiche più importanti. In questa fase occorre fornire una risposta alle seguenti domande: n n n n n n n n Quali sono le motivazioni, gli atteggiamenti e i comportamenti dei dei diversi segmenti? Quali sono gli attributi del prodotto/servizio più più importanti per i diversi segmenti? Quali sono le modalità modalità di utilizzo del prodotto/servizio da parte dei diversi segmenti? Quale è l’atteggiamento dei diversi segmenti nei confronti della categoria di prodotto/servizio? Quale è la numerosità numerosità dei diversi segmenti? Quali è la capacità capacità di spesa dei diversi segmenti? Quale è l’esposizione ai media dei diversi segmenti? Quali sono le caratteristiche demografiche e psicografiche dei diversi segmenti? FOCUS Le fonti di informazione per la definizione del profilo dei segmenti Esistono diversi modi per raccogliere le informazioni necessarie per definire il profilo dei segmenti di mercato individuati: . § § § E’ possibile ricorrere ad interviste tramite FOCUS GROUP, ad INTERVISTE INDIVIDUALI e ad INTERVISTE INFORMALI con clienti dei diversi segmenti. E’ possibile somministrare un QUESTIONARIO ad un campione rappresentativo di clienti dei diversi segmenti. . E’ possibile ricorrere a DATI e FONTI SECONDARIE. . IL PIANO DI MARKETING LA DEFINIZIONE DEL TARGET LA SWOT ANALYSIS VALUTAZIONE DELL’ DELL’ATTRATTIVITA’ ATTRATTIVITA’ DEI SEGMENTI DEFINIZIONE DEL TARGET SELEZIONE DEI SEGMENTI OBIETTIVO IL PIANO DI MARKETING LA DEFINIZIONE DEL TARGET La seconda fase del processo di formulazione della strategia di marketing consiste nella definizione del mercato obiettivo (target). A tal fine occorre, innanzitutto, valutare l’attrattività dei diversi segmenti di mercato individuati, nonché la capacità competitiva dell’impresa in ciascuno di essi. Successivamente occorre selezionare uno o più segmenti di mercato in cui s’intende operare – vale a dire il target market dell’impresa. In questa fase si fornirà una risposta alle seguenti domande: 1) 2) 3) Quanto sono attrattivi i diversi segmenti di mercato individuati? Quanto è competitiva l’impresa in ciascuno di essi? Quali sono i segmenti a cui è conveniente rivolgersi? DEFINIZIONE DEL TARGET 1. LA VALUTAZIONE DELL’ATTRATTIVITÀ DEI SEGMENTI Dopo aver definito il profilo dei diversi segmenti, occorre innanzitutto valutarne il potenziale, dal punto di vista della dimensione, del tasso di crescita e dell’attrattività. In questa fase occorre fornire una risposta alle seguenti domande: n n n n n n n n n n n Quali sono le vendite complessive per ciascun segmento? Quali sono le vendite dell’impresa (attuali o previste) per ciascun segmento? Qual è la quota di mercato (attuale o prevista) dell’impresa in ciascun segmento? Qual è il tasso di crescita delle vendite per ciascun segmento? Qual è il profitto potenziale realizzabile dall’azienda in ciascun segmento? Quanti e quali sono i concorrenti diretti in ciascun segmento? Qual è la pressione concorrenziale esercitata in ciascun segmento (leggera, elevata, intensa)? Quanti sono i nuovi concorrenti potenziali in ciascun segmento? Qual è il potere contrattuale della clientela in ciascun segmento? Qual è il potere contrattuale dei fornitori in ciascun segmento? Qual è il livello di differenziazione dell’offerta in ciascun segmento? FOCUS Le schede per la valutazione dell’attrattività dei segmenti Per la valutazione dell’attrattività di ciascun segmento individuato può risultare utile la costruzione di schede di valutazione. Come si costruisce una scheda di valutazione dell’attrattività dei segmenti di mercato? n Si individuano i fattori dimensionali e strutturali che maggiormente incidono sulla attrattività dei singoli segmenti di mercato; n Tali fattori vengono ponderati (p = coefficiente normalizzato). Ciascun fattore può infatti contribuire diversamente a determinare l’attrattività del mercato; n A ciascun fattore viene successivamente assegnato un punteggio (1 = insufficiente, 5 = ottimo) con riferimento ad ognuno dei segmenti in esame. Attraverso la costruzione delle schede di valutazione sintetico dell’attrattività di ciascun segmento. si ottiene un indicatore FOCUS Un esempio di scheda di valutazione dei segmenti SEGMENTO A: FATTORI DI MERCATO PESO PUNTEGGIO PUNTEGGIO (A) (B) (A x B) 0,15 0,12 0,10 0,10 0,12 3 2 4 4 2 0,45 0,24 0,40 0,40 0,24 ::::::::: ::::::::: :::: :::: :::: :::: ::::: ::::: TOTALE 1,00 Vendite totali Quota di mercato Tasso di crescita Profitto potenziale Numero concorrenti PONDERAZIONE 3,69 Fonte: adattamento da Grazioli, Grazioli, 1996 DEFINIZIONE DEL TARGET 2. LA VALUTAZIONE DELLA COMPETITIVITÀ DELL’IMPRESA Dopo aver valutato l’attrattività dei segmenti di mercato occorre esaminare la capacità dell’impresa di competere con successo in ciascuno di essi. Un segmento interessante per dimensioni, tasso di crescita e struttura competitiva potrebbe non essere considerato dall’impresa, se, ad esempio, essa non ha le risorse o le competenze per accedervi e raggiungere gli obiettivi prefissati. In questa fase occorre fornire una risposta alle seguenti domande: n n n Si dispone di risorse sufficienti ad entrare in quel segmento? Si dispone delle competenze necessarie ad offrire un valore superiore a quello dei concorrenti? Esiste coerenza tra l’ingresso in quel segmento e gli obiettivi a lungo termine dell’impresa? FOCUS Le schede per la valutazione della competitività dell’impresa Per la valutazione della competitività dell’impresa in ciascun segmento individuato può risultare utile la costruzione di schede di valutazione. Come si costruisce una scheda di valutazione della posizione competitiva dell’impresa? n Si individuano i fattori rilevanti che definiscono la capacità competitiva nei singoli segmenti di mercato; n Tali fattori vengono ponderati (p = coefficiente normalizzato). Ciascun fattore può infatti contribuire diversamente a determinare la competitività dell’impresa; n A ciascun fattore viene successivamente assegnato un punteggio (1 = insufficiente, 5 = ottimo) con riferimento ad ognuno dei segmenti in esame. Attraverso la costruzione delle schede di valutazione si ottiene un indicatore sintetico della competitività dell’impresa. Combinando tale indicatore con quello della attrattività del mercato si individuano agevolmente i segmenti più interessanti ossia attraenti e accessibili per l’impresa. FOCUS Un esempio di scheda di valutazione della competitività SEGMENTO A: FATTORI DI COMPETITIVITA’ COMPETITIVITA’ PESO PUNTEGGIO PONDERAZIONE (A) (B) (A x B) Qualità dei prodotti Risorse finanziarie Innovazione prodotti Qualità forza vendite Costi/Produttività 0,15 0,13 0,12 0,11 0,10 4 2 3 2 2 0,60 0,26 0,36 0,22 0,20 ::::::::: ::::::::: :::: :::: :::: :::: ::::: ::::: TOTALE 1,00 3,82 Fonte: adattamento da Grazioli, Grazioli, 1996 DEFINIZIONE DEL TARGET 3. LA SELEZIONE DEI SEGMENTI OBIETTIVO Dopo aver suddiviso il mercato totale in sottoinsiemi omogenei, dettagliatamente definiti, descritti e valutati, occorre decidere in quanti e quali posizionarsi, selezionando il proprio mercato obiettivo. Le alternative strategiche sono tre: n n n STRATEGIA DIFFERENZIATA STRATEGIA CONCENTRATA STRATEGIA INDIFFERENZIATA DEFINIZIONE DEL TARGET 3.1. Le strategie di copertura del mercato n n STRATEGIA DIFFERENZIATA: si può scegliere più più di un segmento, fino al limite di tutti quelli individuati, e per ciascuno di essi si adottano specifiche scelte di marketing. STRATEGIA CONCENTRATA: si può scegliere un solo segmento nei confronti del quale vengono concentrate le azioni di marketing con un’ un’unica offerta. Marketing-mix 1 Segmento 1 Marketing-mix 2 Segmento 2 Marketing-mix 3 Segmento 3 Segmento 1 Marketing-mix Segmento 2 Segmento 3 § STRATEGIA INDIFFERENZIATA: si può scegliere di ricorrere ad un’ un’unica azione di marketing per tutti i clienti, senza alcuna distinzione. Marketing-mix Mercato Fonte: adattamento da Kotler, Kotler, 1996 FOCUS La scelta della strategia di copertura del mercato Nella scelta tra le tre alternative strategiche di copertura del mercato occorre valutare numerosi fattori relativi all’impresa, al prodotto, ai clienti, ai concorrenti. Ecco delle ipotesi esemplificative in cui ciascuna delle tre strategie è preferibile: . STRATEGIA DIFFERENZIATA n n n n n n Le risorse dell’ dell’impresa non sono limitate. Il prodotto/servizio è altamente differenziabile nei contenuti tecnicotecnico-funzionali e/o sociosociopsicologici. Il prodotto/servizio è nella fase di maturità maturità del proprio ciclo di vita. Il mercato non è molto sensibile al prezzo. Il mercato è molto frammentato in termini di bisogni, comportamenti, reazioni alle iniziative di marketing. I concorrenti adottano la strategia differenziata. STRATEGIA CONCENTRATA n n n n n Le risorse dell’ dell’impresa sono limitate. Il prodotto/servizio è altamente differenziabile nei contenuti tecnicotecnico-funzionali e/o sociosociopsicologici. Il prodotto/servizio è nella fase di introduzione del proprio ciclo di vita. Il mercato è molto frammentato in termini di bisogni, comportamenti, reazioni alle iniziative di marketing. I concorrenti adottano una strategia indifferenziata. STRATEGIA INDIFFERENZIATA n n n Il prodotto/servizio è scarsamente differenziabile nei contenuti tecnicotecnico-funzionali e/o sociosociopsicologici. Il mercato è molto sensibile al prezzo. Il mercato è molto omogeneo in termini di bisogni, comportamenti, reazioni alle iniziative di marketing. IL PIANO DI MARKETING IL POSIZIONAMENTO LA SWOT ANALYSIS POSIZIONAMENTO PER OGNI SEGMENTO POSIZIONAMENTO DEL PRODOTTO DEFINIZIONE DEL MARKETING MIX PER OGNI SEGMENTO IL PIANO DI MARKETING IL POSIZIONAMENTO Dopo aver selezionato il proprio mercato obiettivo – uno o più segmenti – occorre definire la posizione che s’intende adottare in quel mercato, ossia il modo in cui la marca o l’impresa vuole essere percepita dai clienti-target rispetto alla concorrenza. Si tratta, in altri termini, di concepire un prodotto/servizio ed una immagine di marca in grado di occupare nella mente dei clienti una collocazione apprezzata e diversa da quella occupata dai prodotti/servizi concorrenti. In questa fase si fornirà una risposta alle seguenti domande: 1) 2) 3) Quali sono le caratteristiche distintive e/o i vantaggi, reali o percepiti, di un prodotto/servizio o di una marca che suscitano una reazione favorevole da parte dei clienti-target e come sono percepite le diverse marche o imprese concorrenti rispetto a tali caratteristiche distintive? Quale è la migliore posizione da occupare in ciascun segmento, tenendo conto delle aspettative dei clienti e delle posizioni già occupate dai concorrenti? Quali sono gli strumenti di marketing che consentono di occupare e difendere questa posizione? Fonte: adattamento da Ries e Trout, Trout, 1981 POSIZIONAMENTO DEL PRODOTTO 1. LA VALUTAZIONE DEL POSIZIONAMENTO ATTUALE Il primo passo per la scelta del posizionamento competitivo è la valutazione del posizionamento attualmente detenuto dal prodotto/servizio e/o dai prodotti/servizi concorrenti. In questa fase occorre fornire una risposta alle seguenti domande: n n Quali sono le caratteristiche del prodotto/servizio che influiscono maggiormente sulla scelta tra le diverse offerte? Quali sono i giudizi espressi dai clienti-target sul possesso di tali attributi da parte delle diverse marche? FOCUS Le griglie per la valutazione del posizionamento Per la valutazione della posizione occupata dal prodotto/servizio e dai suoi diretti concorrenti nella mente dei clienti può risultare utile la costruzione di griglie che sintetizzino i risultati. Come si costruisce una griglia di posizionamento? n n n n n Si individuano le caratteristiche funzionali e/o psicologiche viste dal mercato come importanti nella scelta di un prodotto piuttosto che di un altro. Tali caratteristiche sono le righe della matrice; Si individuano, per ciascun segmento, i prodotti concorrenti tra i quali i consumatori effettuano, spesso inconsapevolmente, valutazioni comparate prima dell’acquisto. Tali prodotti sono le colonne della matrice; Ogni caratteristica viene pesata (p = coefficiente normalizzato) poiché può contribuire molto o molto poco al giudizio complessivo di “qualità percepita” di un dato prodotto e alla decisione di acquisto; Si raccolgono i giudizi elementari riferiti alle singole caratteristiche in cui è immaginabile decomporre il giudizio complessivo del potenziale cliente circa la “qualità percepita” per ciascun prodotto (1 = insufficiente, 5 = ottimo); Dal confronto tra le colonne per ogni riga, si individuano i punti forza e di debolezza per il dato prodotto. FOCUS Un esempio di griglia di posizionamento PRODOTTI Proprio prodotto Prodotto concorrente 1 Prodotto concorrente 2 ……… Prodotto concorrente n CARATTER. PESO Prezzo 0,12 3 4 5 5 Qualità Qualità 0,10 5 3 2 1 .…… ……. ……. Caratter. Caratter. n 0,4 2 2 4 3 TOTALE 1,00 4,75 4,67 3,69 4,57 FOCUS Le mappe per la valutazione del posizionamento Per la valutazione del posizionamento può risultare estremamente utile anche la costruzione di mappe che condensino in poche dimensioni effettivamente discriminanti sul piano dei benefici ricercati dai clienti-target le differenze percepite fra le diverse marche concorrenti. L’ipotesi più semplice è ovviamente rappresentata dalla costruzione di mappe a due dimensioni i cui assi siano rappresentati dalle caratteristiche considerate nella griglia, prese a due a due. Ogni mappa può fornire utili indicazioni. Si tratterà di scegliere, caso per caso, su quale focalizzare la propria attenzione. L’analisi delle mappe di posizionamento consente di valutare: . n n n L’esistenza di corrispondenza tra le preferenze del mercato-target (prodotto ideale) ed il posizionamento del proprio prodotto. Le posizioni dei prodotti concorrenti, con l’individuazione dei concorrenti diretti (con posizionamento vicino a quello dell’impresa) e dei loro punti di forza e di debolezza. L’esistenza di posizionamenti ideali liberi, che rappresentano un’opportunità di sviluppo o di riposizionamento per l’impresa. Fonte: adattamento da Cozzi e Ferrero, Ferrero, 1996. FOCUS Un esempio di mappa di posizionamento Lusso PRODOTTO C Alta qualità Prezzo Mercato di massa PRODOTTO A PRODOTTO B Economico Qualità Fonte: adattamento da Lambin, Lambin, 2002 POSIZIONAMENTO DEL PRODOTTO 2. LA SCELTA DELLA STRATEGIA DI POSIZIONAMENTO Dopo aver valutato il posizionamento attualmente detenuto dal prodotto/servizio e dai prodotti/servizi concorrenti, occorre scegliere la strategia di posizionamento da perseguire. Le alternative strategiche sono: n n n n STRATEGIA CONSERVATIVA STRATEGIA DI RIPOSIZIONAMENTO STRATEGIA DI AFFIANCAMENTO STRATEGIA DI MODIFICA DELLE BASI DI POSIZIONAMENTO POSIZIONAMENTO DEL PRODOTTO 2.1. Le strategie di posizionamento § STRATEGIA CONSERVATIVA: si può scegliere di mantenere e rafforzare il posizionamento attuale. § STRATEGIA DI RIPOSIZIONAMENTO: si può scegliere di modificare le percezioni che i clienti-target hanno della marca. n STRATEGIA DI AFFIANCAMENTO: si può scegliere di lanciare un nuovo prodotto che si affianca a quelli dell’impresa già esistenti, ma destinato ad occupare un posizionamento diverso. n STRATEGIA DI MODIFICA DELLE BASI DI POSIZIONAMENTO: si può scegliere di valorizzare attributi del prodotto prima trascurati, modificando le variabili in base alle quali i prodotti esistenti ed ideali vengono posizionati ed assumendo un’identità fortemente differenziata dai concorrenti. Fonte: adattamento da Cozzi e Ferrero, Ferrero, 1996 POSIZIONAMENTO DEL PRODOTTO 3. LA DEFINIZIONE DEL MARKETING MIX Il posizionamento voluto costituisce il principale punto di riferimento per la formulazione della strategia di marketing-mix, che deve consentire di realizzare e gestire in maniera coerente, creativa e permanente il posizionamento in ciascuno dei segmenti obiettivo. In questa fase occorre fornire una risposta alle seguenti domande: n n n n Quali sono le azioni da intraprendere con riferimento al prodotto (gamma, assortimenti, ampliamenti, etc.) al fine di perseguire, in ciascun segmento, gli obiettivi di posizionamento ed assicurare la massima coerenza strategica? Quali sono le azioni da intraprendere con riferimento ai canali di distribuzione (diretti, indiretti, etc.) al fine di perseguire, in ciascun segmento, gli obiettivi di posizionamento ed assicurare la massima coerenza strategica? Quali sono le azioni da intraprendere con riferimento ai prezzi e alle condizioni di vendita (sconti, dilazioni, etc.) al fine di perseguire, in ciascun segmento, gli obiettivi di posizionamento ed assicurare la massima coerenza strategica? Quali sono le azioni da intraprendere con riferimento alla comunicazione (personale, impersonale, etc.) al fine di perseguire, in ciascun segmento, gli obiettivi di posizionamento ed assicurare la massima coerenza strategica? LA STRATEGIA DI MARKETING UN QUADRO DI SINTESI Valutazione dell’attrattività dei segmenti Selezione dei segmenti obiettivo DEFINIZIONE DEL TARGET Posizionamento del prodotto per ogni segmento Definizione dei profili dei segmenti SEGMENTAZIONE DEL MERCATO Identificazione delle basi di segmentazione STRATEGIA DI MARKETING POSIZIONAMENTO Definizione del marketing mix per ogni segmento IL PIANO DI MARKETING IL MARKETING MIX PRODOTTO DISTRIBUZIONE MARKETINGMARKETING-MIX COMUNICAZIONE PREZZO MARKETING MIX: IL PRODOTTO IL PRODOTTO La strategia di prodotto persegue un duplice obiettivo: da una parte assicurare che il prodotto riesca sempre a soddisfare i bisogni o i desideri del mercato obiettivo e dall’altra garantire che, alla luce delle mutevoli condizioni del mercato, le risorse dell’impresa continuino ad essere utilizzate nel modo più redditizio. In questa fase si fornirà risposta alle seguenti domande: n Quali bisogni soddisfa il prodotto e quale vantaggio essenziale offre? n Quali sono le caratteristiche del portafoglio prodotti esistente? n Qual è l’attuale fase del ciclo di vita del prodotto? n Qual è l’ampiezza della gamma e delle linee di prodotto? n Qual è la strategia di marca da adottare? n E’ consigliabile lanciare nuovi prodotti? MARKETING MIX: IL PRODOTTO 1. I LIVELLI DEL PRODOTTO In relazione alla strategia di prodotto è fondamentale tenere presente che è possibile individuare tre livelli distinti: n IL VANTAGGIO ESSENZIALE: rappresenta ciò che l’acquirente riceve in termini di soluzione di un bisogno o di un problema, ovvero dei vantaggi che egli cerca di conseguire quando acquista un determinato prodotto; n IL PRODOTTO EFFETTIVO: rappresenta la manifestazione tangibile del vantaggio essenziale e deve possedere almeno 5 caratteristiche: un livello di qualità, alcuni attributi specifici, il design, il nome di marca, la confezione; n IL PRODOTTO AMPLIATO: si ottiene aggiungendo al vantaggio essenziale e al prodotto effettivo ulteriori servizi e vantaggi per il consumatore. Ciascun ampliamento comporta tuttavia dei costi, pertanto occorre valutare se e quanto il cliente è disposto a pagare per ottenere i benefici aggiuntivi. FOCUS Il vantaggio essenziale del prodotto Impresa Revlon MissuriMissuri-Pacific Railroad Xerox International Minerals and Chemicals Standard Oil Columbia Pictures Encyclopaedia Britannica Carrier Definizione orientata al prodotto Definizione orientata al mercato Vendiamo cosmetici Vendiamo speranza Gestiamo ferrovie Trasportiamo cose e persone Produciamo fotocopiatrici Miglioriamo la produttività produttività dell’ dell’ufficio Vendiamo fertilizzanti Aumentiamo la produttività produttività nell’ nell’agricoltura Vendiamo benzina Forniamo energia Produciamo film Facciamo divertire Vendiamo enciclopedie Produciamo e distribuiamo informazioni Produciamo condizionatori e caldaie Realizziamo climatizzazione ideale Fonte: Kotler, Kotler, 1996 MARKETING MIX: IL PRODOTTO 2. L’ANALISI DEL PORTAFOGLIO PRODOTTI ESISTENTE Ha la finalità di aiutare un’impresa multi-prodotto a definire gli obiettivi di crescita e distribuire le risorse tra i diversi prodotti/mercati nei quali è presente. In generale, la procedura adottata nell’analisi di portafoglio consiste nel definire la posizione strategica di ogni attività facendo riferimento a due dimensioni indipendenti: l’attrattività dei segmenti di mercato in cui l’impresa opera (analisi di attrattività) e la forza competitiva che essa detiene all’interno di ciascuno di essi (analisi di competitività). L’analisi di portafoglio rappresenta un passaggio indispensabile per individuare le varie opzioni strategiche tra cui l’impresa può scegliere per assicurarsi lo sviluppo e la crescita, definire le diverse strategie adottabili nei confronti dei concorrenti diretti e attribuire risorse in chiave strategica. FOCUS La matrice del Boston Consulting Group (BCG) Quota di mercato rispetto al leader Bassa Tasso di crescita del mercato Alto Alta Sostenere Basso Mantenere Sviluppare o abbandonare Disinvestire o rilanciare MARKETING MIX: IL PRODOTTO 3. L’ANALISI DEL CICLO DI VITA Durante la vita di un prodotto l’impresa deve procedere a modificare le proprie strategie di marketing allo scopo di adeguarsi alle mutate condizioni del mercato e alla pressione competitiva esercitata dai concorrenti. A tale scopo è fondamentale analizzare la natura e l’attuale stato del ciclo di vita del prodotto e definire le strategie più appropriate per ciascuna fase. VENDITE E PROFITTI VENDITE EVENTUALE RILANCIO PROFITTI TEMPO INTRODUZIONE SVILUPPO MATURITA’ MATURITA’ DECLINO MARKETING MIX: 3.1. Ciclo di vita e strategie di marketing IL PRODOTTO INTRODUZIONE SVILUPPO MATURITA’ MATURITA’ DECLINO VENDITE Scarse Rapidamente crescenti Picco Riduzione progressiva COSTI Alto costo per cliente Costo medio per cliente Basso costo per cliente Basso costo per cliente PROFITTI Negativi Crescenti Alti Declinanti CLIENTI Innovatori Adottanti iniziali Maggioranza Ritardatari CONCORRENTI Pochi Crescenti Stabili In riduzione Massimizzare il profitto difendendo la quota di mercato Ridurre le spese e “mungere” mungere” il prodotto OBIETTIVI DI MARKETING Creare conoscenza del prodotto e stimolare la prova Massimizzare la quota di mercato STRATEGIE PRODOTTO Base Estendere Diversificare Selezionare PREZZO Scrematura o penetrazione Ridurre o mantenere Stabile Riduzione PUBBLICITA’ PUBBLICITA’ Conoscenza Consapevolezza e interesse Sottolineare le differenze Incoraggiare la conversione di marca PROMOZIONE Stimolare la prova Ridurre Incoraggiare la conversione Ridurre DISTRIBUZIONE Selettiva Intensiva Intensiva Selettiva Fonte: adattamento da Kotler, Kotler, 1996 MARKETING MIX: 4. LA DEFINIZIONE DELLA LINEA E DELLA GAMMA IL PRODOTTO PROFONDITA’’ LINEA PROFONDITA Le decisioni inerenti l’ampiezza della gamma e le linee di prodotto hanno l’obiettivo di comporre in un portafoglio organico l’insieme dei prodotti che l’impresa offre sul mercato. A tal fine le principali decisioni sono quelle inerenti l’ampiezza dell’assortimento, la lunghezza e la profondità delle linee e la coerenza dei criteri di classificazione. LINEA 1 AMPIEZZA ASSORTIMENTO (GAMMA) ……………. ……………. LINEA 2 LINEA n Prodotto 1 Prodotto 1 Prodotto 1 Prodotto 2 Prodotto 2 Prodotto 2 Prodotto 3 Prodotto 3 Prodotto 4 Prodotto 4 Prodotto 5 Prodotto 6 Prodotto 3 Prodotto 4 Prodotto 5 FOCUS n n n n n Le principali tipologie di intervento sulla linea di prodotti ALLUNGAMENTO: inteso come estensione della linea in fasce di prezzo/qualità superiori (allungamento verso l’alto) o inferiori (allungamento verso il basso); COMPLETAMENTO: diretto ad integrare la linea con prodotti in grado di soddisfare in maniera più completa le esigenze di clienti e distributori; in questo caso il rischio da tener presente è quello della cannibalizzazione, cioè della sottrazione di clienti ad un prodotto della linea da parte di un altro; MODERNIZZAZIONE: può essere graduale – in modo da verificare le reazioni dei clienti – o rapida – così da impedire ai concorrenti di prendere le adeguate contromisure; CARATTERIZZAZIONE: realizzata attraverso uno o più prodotti della linea che, per il loro prezzo o le loro caratteristiche, sono in grado di attirare l’attenzione dei consumatori; SEMPLIFICAZIONE: diretta a eliminare prodotti poco redditizi o non coerenti con l’immagine e le caratteristiche della linea o con le strategie aziendali. MARKETING MIX: 4. LA DEFINIZIONE DELLA STRATEGIA DI MARCA (1/2) IL PRODOTTO DECISIONE INIZIALE E’ opportuno sviluppare una marca per il prodotto? STRATEGIA DI MARCA DA ADOTTARE Chi deve attribuire una marca al prodotto? MARCA DEL PRODUTTORE SI NO MARCA COMMERCIALE MARCA MISTA IMMAGINE DI QUALITA’ QUALITA’ MARCA INDIVIDUALE O DI GRUPPO Quale livello qualitativo deve esprimere la marca? I singoli prodotti devono essere contraddistinti da una marca propria o è preferibile una marca estesa a più più prodotti? ALTA QUALITA’ QUALITA’ MEDIA QUALITA’ QUALITA’ BASSA QUALITA’ QUALITA’ MARCA INDIVIDUALE MARCA COLLETTIVA MARCA PER GRUPPI DI PRODOTTI MARCA COME COMBINAZIONE DEL NOME DELDELL’ IMPRESA E DEL PRODOTTO MARKETING MIX: IL PRODOTTO 4. LA DEFINIZIONE DELLA STRATEGIA DI MARCA (2/2) DECISIONE SULL’ SULL’ESTENSIONE DELLA MARCA DECISIONE DI SVILUPPO DI PIU’ PIU’ MARCHE DECISIONE DI RIPOSIZIONAMENTO DELLA MARCA Gli altri prodotti dovranno avere la stessa marca? E’ opportuno sviluppare due o più più marche nell’ nell’ambito della stessa categoria di prodotto? E’ necessario riposizionare la marca? SI SI NO NO SI NO Fonte: Kotler, Kotler, 1996 MARKETING MIX: IL PRODOTTO 5. IL LANCIO DI NUOVI PRODOTTI In un ambiente in continuo mutamento l’impresa deve costantemente rimettere in discussione la struttura del proprio portafoglio di attività valutando la possibilità di lanciare nuovi prodotti. A tal fine è innanzitutto indispensabile che ciascun idea di prodotto sia sottoposta ad uno screening preliminare che consenta di valutarne l’attrattività attuale e prospettica nonchè la compatibilità con le risorse e gli obiettivi dell’impresa. Un metodo semplice ed efficace consiste nel definire una griglia di valutazione in cui si censiscono in maniera esaustiva i fattori chiave di successo per il lancio del nuovo prodotto, si attribuisce a ciascun fattore un punteggio ponderato in base all’importanza relativa e si elabora un indicatore di performance che riassuma le valutazioni. FOCUS Un esempio di griglia di valutazione preliminare per il lancio di nuovi prodotti PESO RELATIVO (A) PUNTEGGIO (1(1-5) (B) VALUTAZIONE (AXB) Tendenza del mercato 0,20 3 0,60 Dimensioni del mercato potenziale 0,25 3 0,75 Durata di vita del prodotto 0,15 4 0,60 Barriere all’ all’ingresso 0,20 1 0,20 Accoglienza da parte della distribuzione 0,20 2 0,40 INDICATORI DI ATTRATTIVITA’ ATTRATTIVITA’ TOTALE 1 2,55/5 PESO RELATIVO (A) PUNTEGGIO (1(1-5) (B) VALUTAZIONE (AXB) Qualità Qualità distintive 0,15 4 0,60 Forza della concorrenza 0,15 2 0,30 Complementarità Complementarità con le attività attività esistenti 0,20 3 0,60 Prezzo 0,10 2 0,20 Compatibilità Compatibilità clientecliente-fornitore 0,15 4 0,60 Adeguamento della forza vendita 0,25 3 0,75 INDICATORI DI COMPETITIVITA’ COMPETITIVITA’ TOTALE 1 3,05/5 Fonte: adattamento da Lambin, Lambin, 2002 MARKETING MIX: IL PRODOTTO UN QUADRO DI SINTESI INDIVIDUAZIONE DEL VANTAGGIO ESSENZIALE ANALISI DEL PORTAFOGLIO ESISTENTE ANALISI DEL CICLO DI VITA LE FASI PER LA DEFINIZIONE DELLA STRATEGIA DI PRODOTTO DEFINIZIONE DELLA LINEA E DELLA GAMMA DEFINIZIONE DELLA POLITICA DI MARCA EVENTUALE LANCIO DI NUOVI PRODOTTI 75 MARKETING MIX: LA DISTRIBUZIONE LA DISTRIBUZIONE La strategia distributiva ha come obiettivo quello di rendere disponibile un prodotto o un servizio al cliente finale, nei tempi e nei luoghi necessari, realizzando la redditività, la quota di mercato, il tasso di crescita della gamma e l’efficacia nella gestione del budget di vendita. Le scelte di canale condizionano tutte le altre decisioni di marketing e implicano l’assunzione di impegni a medio-lungo termine nei confronti di altre imprese. In questa fase si fornirà risposta alle seguenti domande: § A quale tipo di canale distributivo è preferibile ricorrere e quanti § § § intermediari utilizzare? Che grado di copertura del mercato è necessario raggiungere? Quale strategia di comunicazione è preferibile adottare nel sistema distributivo? Quali sono i principali costi della distribuzione ed in che modo influenzano le scelte di canale? MARKETING MIX: LA DISTRIBUZIONE 1. LE DIFFERENTI TIPOLOGIE DI CANALE: NEI MERCATI DI CONSUMO…. CANALE DIRETTO CANALE A 1 STADIO DETTAGLIANTE PRODUTTORE CLIENTE CANALE A 2 STADI DETTAGLIANTE GROSSISTA CANALE A 3 STADI GROSSISTA INTERMEDIARIO DETTAGLIANTE Fonte: Kotler, Kotler, 1996 MARKETING MIX: LA DISTRIBUZIONE …E NEI MERCATI INDUSTRIALI DISTRIBUTORE INDUSTRIALE PRODUTTORE CLIENTE RAPPRESENTANTE DEL PRODUTTORE FILIALE VENDITA DEL PRODUTTORE Fonte: Kotler, Kotler, 1996. MARKETING MIX: LA DISTRIBUZIONE 1.1. I fattori da considerare nella scelta dei canali distributivi n I COMPORTAMENTI DI ACQUISTO DEI CONSUMATORI E I LIVELLI DI SERVIZIO ATTESI n LE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO voluminosità, standardizzazione, valore unitario) n LE CARATTERISTICHE DEGLI INTERMEDIARI E DELLA CONCORRENZA n LE CARATTERISTICHE DELL’IMPRESA finanziarie, gamma di prodotti) n I FATTORI AMBIENTALI (condizioni economiche, vincoli di legge) (deperibilità, (dimensioni, risorse FOCUS Un esempio di griglia di valutazione (1/2) Caratteristiche da considerare Canale diretto Canale indiretto COMMENTI Breve Lungo ++ +++ CARATTERISTICHE DEI CLIENTI Numero elevato Forte concentrazione ++ Acquisti importanti +++ +++ Maggiore penetrazione Costo di contatto inferiore Costo di contatto ammortizzato facilmente Acquisti irregolari ++ +++ Costo elevato dell’ dell’esecuzione degli ordini frequenti e poco consistenti Tempo di consegna breve ++ +++ Disponibilità Disponibilità di scorte vicino al luogo di acquisto CARATTERISTICHE DEI PRODOTTI Prodotti deperibili +++ Volume elevato +++ Basso livello tecnico Necessità Necessità di spedizione rapida ++ ++ Bassa standardizzazione +++ In fase di lancio +++ Valore unitario elevato +++ Minimizzare il numero di movimentazioni +++ Poche competenze richieste Il prodotto deve essere adattato al bisogno specifico ++ Il nuovo prodotto deve essere seguito da vicino Il costo del contatto può essere facilmente ammortizzato FOCUS Un esempio di griglia di valutazione (2/2) Caratteristiche da considerare Canale diretto Canale indiretto COMMENTI Breve Lungo ++ +++ CARATTERISTICHE DELL’ DELL’IMPRESA Scarse risorse finanziarie ++ Assortimento completo +++ Esigenza di controlli elevati +++ ++ Costi di distribuzione proporzionati al volume di affari E’ possibile offrire un servizio completo Minimizzare il numero di passaggi fra impresa e cliente Grande notorietà notorietà ++ +++ Buona accoglienza da parte della distribuzione Copertura elevata ++ +++ Necessità Necessità di distribuzione intensiva Importante +++ Molto importante Fonte: adattamento da Lambin, Lambin, 2002. MARKETING MIX: LA DISTRIBUZIONE 1.2. I sistemi di marketing ibridi Non necessariamente la vendita dei prodotti deve avvenire attraverso un unico canale distributivo. La proliferazione dei segmenti di consumatori e le opportunità offerte dalle diverse tipologie di canale possono infatti indurre l’impresa ad adottare un sistema distributivo multicanale. SEGMENTO CONSUMATORI 1 RIVENDITORE AL DETTAGLIO SEGMENTO CONSUMATORI 2 RIVENDITORE INDUSTRIALE SEGMENTO INDUSTRIALE 1 PRODUTTORE DITRIBUTORE SEGMENTO INDUSTRIALE 2 MARKETING MIX: LA DISTRIBUZIONE 2. LA STRATEGIA DI COPERTURA DEL MERCATO Se si decide di ricorrere ad un canale indiretto, si pone il problema del numero di intermediari da reclutare per ottenere il tasso di copertura del mercato necessario alla realizzazione degli obiettivi di penetrazione. Esistono tre possibili strategie di copertura del mercato: n DISTRIBUZIONE INTENSIVA: cerca di rendere disponibile il prodotto prodotto nel maggior numero possibile di punti vendita in una determinata area geografica. geografica. Ciò avviene per molti prodotti convenience (come alimentari, quotidiani, sigarette) per i quali sussiste una relazione diretta tra il numero di negozi coperti e l’l’ammontare delle vendite, in quanto il cliente non è disposto a visitare più più negozi per trovare i prodotti desiderati; n DISTRIBUZIONE SELETTIVA: copre il mercato con un numero elevato di punti vendita nell’ nell’area geografica. La copertura è minore rispetto alla soluzione intensiva, ma la quota di penetrazione dovrebbe essere maggiore. Questo tipo tipo di soluzione è utilizzata soprattutto per i prodotti shopping per i quali è necessario utilizzare punti vendita che offrano un livello di servizio adeguato; n DISTRIBUZIONE ESCLUSIVA: prevede l’ l’utilizzo di un solo intermediario per una determinata area, che di norma si impegna a non vendere marche concorrenti concorrenti in cambio del diritto esclusivo di vendere la marca del produttore. Si utilizza di norma per i prodotti speciality. speciality. Una forma particolare di distribuzione esclusiva è il franchising. franchising. MARKETING MIX: LA DISTRIBUZIONE 2.1. I principali indici di intensità della strategia distributiva n L’INDICE DI PENETRAZIONE DEL MERCATO: è dato dal rapporto percentuale tra le vendite della marca e le vendite totali della classe o della linea di prodotti, da cui si può ricavare un indice di penetrazione per punto vendita; n L’INDICE DI COPERTURA DEI PUNTI VENDITA: è dato dal rapporto tra il numero di punti vendita che trattano la marca e il numero totale dei punti vendita che trattano quella classe di prodotti; n L’INDICE DI COPERTURA PONDERATA: è dato dal rapporto tra le vendite di una classe o linea di prodotti di una data percentuale di punti vendita e le vendite complessive, sempre per quella classe o linea di prodotti, di tutti i punti vendita trattanti. FOCUS Un esempio di calcolo degli indici di intensità distributiva Si suppongano i seguenti dati: n n n n n Quantità Quantità venduta dall’ dall’impresa ii-esima (Q (Qi) = 1.000 Quantità Quantità totale venduta dal mercato (Q (Q) = 10.000 Numero di distributori clienti dell’ dell’impresa ii-esima (N (Ni) = 30.000 Numero totale di distributori (N (N) = 80.000 Acquisti totali della classe di prodotto (non della sola marca ii-esima) effettuati dai distribuitori serviti dall’ dall’impresa ii-esima (A (Ai) = 7.000 Si possono calcolare i seguenti indici: n n n n Quota di mercato = Qi/Q = 1.000/10.000= 10% Copertura= Ni/N = 30.000/80.000= 37,5% Indice di penetrazione = Qi/Ai = 1.000/7.000 = 14,3% Copertura ponderata = Ai/Q = 7.000/10.000 = 70% Fonte: Collesei e Iseppon, Iseppon, 2002. MARKETING MIX: LA DISTRIBUZIONE 3. LA STRATEGIA DI COMUNICAZIONE La collaborazione nel sistema distributivo è una condizione essenziale per il successo competitivo. Per ottenere tale impegno da parte degli intermediari l’impresa può scegliere tra due possibili strategie di comunicazione: n STRATEGIA PUSH: consiste nel concentrare prioritariamente gli sforzi di comunicazione e di promozione sugli intermediari, in modo da stimolarli a inserire il prodotto nei loro assortimenti con uno spazio di vendita adeguato. Ha l’obiettivo di incentivare la collaborazione volontaria del distributore. In questo caso gli strumento di marketing più importanti sono rappresentati dalla forza vendita e dalla comunicazione personale; n STRATEGIA PULL: concentra gli sforzi di comunicazione e di promozione sul consumatore o sull’utente finale. Ha l’obiettivo di creare atteggiamenti positivi nei confronti del prodotto o della marca, facendo in modo che il cliente richieda quella particolare marca al distributore, il quale sarà pertanto costretto ad inserirla nel proprio assortimento. L’attuazione di una strategia pull richiede l’impiego di mezzi pubblicitari cospicui, distribuiti su lunghi periodi, per riuscire a creare la domanda e la pressione sui distributori. FOCUS OBIETTIVI PERSEGUITI I principali incentivi utilizzati per motivare i distributori ESEMPIO DI INCENTIVI UTILIZZATI Margini elevati, esclusiva sul territorio, promozioni, sconti Aumento degli acquisti e sulle quantità quantità, impegno di nuovi ordini, programmi di mantenimento di scorte abbondanti riempimento dei reparti Aumento dell’ dell’impegno della forza vendita Formazione alla vendita, materiale promozionale, programmi commerciali di incentivazione, concorsi Aumento delle iniziative promozionali n Pubblicità Pubblicità locale Pubblicità Pubblicità cooperativa, investimenti pubblicitari, materiale pubblicitario per uso locale n Aumento dello spazio nel pv Budget promozionale legato allo spazio riservato ai prodotti n Promozione nel pv Espositori e banchi di vendita, vendite dimostrative, distribuzione di campioni gratuiti Programma di formazione all’ all’assistenza, materiale didattico, Miglioramento del servizio al cliente margini elevati su articoli sostituiti, copertura dei costi scaturiti dal servizio di garanzia Fonte: Lambin, Lambin, 2002. MARKETING MIX: LA DISTRIBUZIONE 4. L’ANALISI DEI COSTI DELLA DISTRIBUZIONE Alla base della scelta fra canali diretti e indiretti deve esservi una rigorosa valutazione dei costi, dei ricavi e dei rischi di ciascuna alternativa, in modo da utilizzare quella che consente la redditività migliore. L’analisi del punto di pareggio consente di confrontare la struttura dei costi delle due alternative di canale. L’adozione di un canale diretto implica un rischio finanziario più elevato in quanto la quota di spese fisse a carico del produttore (trasporto, magazzino, stipendi del personale di vendita) diventa preponderante, anche se è possibile esercitare un maggior controllo. Viceversa, nel caso del canale indiretto la maggior parte delle funzioni di distribuzione viene svolta dall’intermediario, il cui corrispettivo è commisurato al volume di affari (provvigione); pertanto prevale una struttura di costi variabili, a fronte di un minor controllo sulle operazioni di vendita. FOCUS Punto di pareggio e strategie distributive Come si vede dal grafico sottostante, ad un certo volume di fatturato i costi di distribuzione dei due canali si equivalgono. Se le prospettive di vendita sono inferiori al punto di equilibrio sarà preferibile il canale indiretto; in caso contrario è consigliabile il canale diretto. Canale indiretto COSTI DI DISTRIBUZIONE Canale diretto Punto di equilibrio VOLUME DI VENDITA MARKETING MIX: LA DISTRIBUZIONE UN QUADRO DI SINTESI LE PRINCIPALI SCELTE DISTRIBUTIVE SCELTA DEL CANALE • DIRETTO • INDIRETTO • IBRIDO COPERTURA DEL MERCATO COMUNICAZIONE CON GLI INTERMEDIARI ANALISI DEI COSTI • INTENSIVA • PUSH • ESCLUSIVA • SELETTIVA • FISSI • PULL • VARIABILI 90 MARKETING MIX: LA COMUNICAZIONE LA COMUNICAZIONE La comunicazione, negli attuali scenari competitivi, ha assunto una valenza strategica per l’impresa, poiché è il più importante strumento di segnalazione al mercato obiettivo del valore specifico dei prodotti dell’impresa rispetto a quelli dei concorrenti. La comunicazione ha luogo durante tutte le fasi della relazione con il cliente – pre vendita, vendita, consumo, post vendita – e, grazie alle nuove tecnologie, è sempre più diretta, interattiva e personalizzata. In questa fase si fornirà una risposta alle seguenti domande: 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) A chi s’intende rivolgersi con le attività di comunicazione? Quali sono gli obiettivi che si vuole perseguire con la comunicazione? Qual è il contenuto del messaggio da trasferire? Quali sono i canali e i mezzi più efficaci per far arrivare il messaggio al target prescelto? Qual è il budget da destinare alla comunicazione? Quali sono gli strumenti di comunicazione tra i quali ripartire il budget? Quali sono i risultati delle attività di comunicazione (in termini di vendite, quota di mercato, notorietà della marca, credibilità, etc.)? MARKETING MIX: LA COMUNICAZIONE 1. LA DEFINIZIONE DEL TARGET AUDIENCE Il primo passo nella predisposizione di un efficace piano di comunicazione è rappresentato dalla chiara identificazione del target audience, vale a dire del pubblico che s’intende raggiungere - non necessariamente coincidente in maniera fedele con il proprio target market. In generale i destinatari delle attività di comunicazione possono essere: n n n Gli attuali e/o potenziali utilizzatori del prodotto/servizio dell’impresa I decisori delle scelte di acquisto (ad esempio: i genitori per prodotti/servizi destinati ai bambini) Gli influenzatori delle scelte di acquisto MARKETING MIX: LA COMUNICAZIONE 2. GLI OBIETTIVI DELLA COMUNICAZIONE Definito il target, occorre determinare i risultati che s’intende ottenere con la comunicazione. In generale la comunicazione ha come obiettivo finale un aumento delle vendite per prodotto, segmento o canale; può tuttavia avere anche degli obiettivi intermedi differenti (ad esempio: un aumento della notorietà del prodotto, dell’impresa o della marca; un aumento degli atteggiamenti positivi nei confronti del prodotto; etc.). In questa fase occorre fornire una risposta alle seguenti domande: n n In quale fase del processo decisionale che porta all’acquisto si trova il target audience? In quale stadio successivo è necessario spingerlo? FOCUS Gli stadi di disponibilità all’acquisto Nel fissare gli obiettivi della comunicazione occorre sapere in quale stadio di disponibilità all’acquisto si trova il proprio target audience. L’acquisto è, infatti, l’atto conclusivo di un lungo processo decisionale. L’obiettivo della comunicazione è quello di spostare il cliente da uno stadio di tale processo a quello successivo fino ad arrivare all’acquisto finale. Il pubblico può trovarsi in una qualsiasi delle seguenti fasi del processo decisionale che porta all’acquisto: Consapevolezza Conoscenza Gradimento Preferenza Convinzione Acquisto Fonte: adattamento da Kotler, Kotler, 1996 MARKETING MIX: LA COMUNICAZIONE 3. IL CONTENUTO DEL MESSAGGIO Dopo aver definito il proprio target e gli obiettivi da raggiungere, occorre sviluppare il contenuto del messaggio. Un messaggio efficace deve essere in grado di suscitare, nei confronti del prodotto/servizio: Attrazione, Interesse, Desiderio e Acquisto (cosiddetto modello “AIDA”). In questa fase occorre fornire una risposta alle seguenti domande: n n n Cosa comunicare (contenuto)? Come comunicarlo (struttura)? Con quale simbologia (forma)? MARKETING MIX: LA COMUNICAZIONE 4. LA SELEZIONE DEI CANALI Il passo successivo alla creazione del messaggio è rappresentato dalla selezione dei canali e dei mezzi attraverso cui si vuol fare arrivare il messaggio stesso al target audience. I canali di comunicazione si dividono in: n CANALI PERSONALI: prevedono due o più persone che comunicano direttamente tra di loro (faccia a faccia, telefonicamente, tramite Internet, etc.). Il più importante è rappresentato dalla forza vendita. n CANALI NON PERSONALI: non prevedono alcun contatto personale tra il comunicatore ed il ricevente. Sono rappresentati essenzialmente dai mass media, dall’atmosfera (ambiente fisico in cui il prodotto/servizio viene venduto) e dagli eventi. FOCUS I fattori che influenzano la scelta dei canali e dei mezzi di comunicazione Nella scelta dei canali di comunicazione occorre valutare numerosi fattori, tra i quali: n n n n n n n n IL GRADO DI COPERTURA DEL TARGET (cioè la percentuale di potenziali clienti che si potrà raggiungere) LA STABILITÀ DELLA COPERTURA NEL TEMPO LA POSSIBILITÀ DI SELETTIVITÀ (in termini socio-demografici, di consumo e di stile di vita) IL COSTO UNITARIO DEL CONTATTO CON IL TARGET AUDIENCE LA PROBABILITÀ DI RICEZIONE DEL MESSAGGIO LA DURATA DEL MESSAGGIO LE POSSIBILITÀ ESPRESSIVE DEL MEZZO IL GRADO DI SATURAZIONE (cioè il volume pubblicitario complessivo del mezzo e la presenza dei concorrenti) MARKETING MIX: LA COMUNICAZIONE 5. LA DETERMINAZIONE DEL BUDGET Una delle decisioni più difficili da assumere attiene alla determinazione del budget totale da destinare alle diverse attività di comunicazione. I metodi maggiormente utilizzati nella pratica sono: n n n n METODO DELLE RISORSE DISPONIBILI METODO DELLA PERCENTUALE SULLE VENDITE METODO DELLA PARITÀ COMPETITIVA METODO DELL’OBIETTIVO PERSEGUITO MARKETING MIX: LA COMUNICAZIONE 5.1. I metodi di determinazione del budget n METODO DELLE RISORSE DISPONIBILI: destina alla comunicazione il budget che l’impresa può permettersi in funzione dell’andamento economico dell’esercizio in corso e di quelli precedenti. n METODO DELLA PERCENTUALE SULLE VENDITE: destina alla comunicazione un budget pari ad una percentuale (fissa) delle vendite attuali o previste. n METODO DELLA PARITÀ COMPETITIVA: destina alla comunicazione un budget in linea con quello dei concorrenti diretti o con quello medio del settore (rilevato da pubblicazioni specialistiche settoriali). n METODO DELL’OBIETTIVO PERSEGUITO: destina alla comunicazione un budget proporzionato agli obiettivi che s’intende raggiungere; alle attività da implementare per raggiungere quegli obiettivi; ai costi delle attività pianificate. Il budget sarà quindi dato dalla somma dei costi necessari all’implementazione delle singole attività. MARKETING MIX: LA COMUNICAZIONE 6. LA DEFINIZIONE DEL MIX COMUNICAZIONALE Definito il budget complessivo occorre ripartirlo tra gli strumenti di comunicazione più importanti, programmando e gestendo in maniera sinergica e coordinata il mix comunicazionale dell’impresa. Le componenti fondamentali del mix comunicazionale sono: n n n n LA PUBBLICITÀ LA PROMOZIONE DELLE VENDITE LE PUBBLICHE RELAZIONI LA VENDITA PERSONALE MARKETING MIX: LA COMUNICAZIONE 6.1. Le componenti del mix comunicazionale n n n n La PUBBLICITÀ è finalizzata ad evidenziare alcune caratteristiche distintive di un’impresa o dei suoi prodotti al fine di suscitare o conservare, in un definito target group, la loro conoscenza, un atteggiamento favorevole nei loro confronti e comportamenti di acquisto o riacquisto (risposte cognitive e comportamentali). La PROMOZIONE DELLE VENDITE è finalizzata ad influire esclusivamente sui comportamenti di acquisto o di riacquisto – sconti, 3x2, omaggi, concorsi a premio, etc. -, dando per scontate le risposte cognitive e quelle riguardanti gli atteggiamenti dei consumatori (risposte comportamentali). Le PUBBLICHE RELAZIONI sono dirette a pubblici-obiettivo più ampi dei target group prescelti e consistono in varie iniziative – eventi, sponsorizzazioni, presentazioni di nuovi prodotti, etc. - che spingano comunicatori professionali (giornalisti) a parlare dell’impresa e dei suoi prodotti. Il vantaggio essenziale risiede nella maggiore credibilità che il pubblico attribuisce a servizi giornalistici e articoli, piuttosto che alla pubblicità. La comunicazione personale attraverso la FORZA VENDITA è una forma diretta di comunicazione con i clienti intermedi o con i clienti finali. Per il suo carattere interattivo è più efficace delle altre forme di comunicazione, ma è ovviamente più costosa. FOCUS I fattori determinanti il mix comunicazionale (1/2) Nella definizione del mix comunicazionale occorre valutare numerosi fattori relativi al tipo di prodotto/mercato, allo stadio di disponibilità all’acquisto dei clienti, all’impiego di una strategia d’impulso o d’attrazione, allo stadio del ciclo di vita del prodotto. Ecco delle ipotesi esemplificative relative ai singoli fattori in cui ciascuna delle componenti del mix è preferibile: n n TIPOLOGIA DI PRODOTTO E DI MERCATO: la vendita personale si applica soprattutto a beni costosi e percepiti come rischiosi e a mercati con pochi grandi venditori. È, in generale, lo strumento comunicazionale più adeguato nelle relazioni business to business. Per i beni di consumo, invece, la pubblicità e gli altri strumenti di comunicazione impersonale si lasciano preferire per i minori costi e il maggior numero di contatti utili instaurabili in poco tempo (contattare una persona con un venditore costa circa 100 volte in più rispetto al contatto con un annuncio pubblicitario). STADIO DI DISPONIBILITÀ ALL’ACQUISTO DEL CLIENTE: la pubblicità e le pubbliche relazioni sono strumenti fondamentali nelle fasi di consapevolezza e di conoscenza, più importanti delle “visite a freddo” dei venditori. Il gradimento, le preferenze e le convinzioni sono maggiormente influenzati dalla vendita personale, oltre che dalla pubblicità. La promozione delle vendite e la vendita personale sono invece fondamentali per la chiusura della vendita. FOCUS I fattori determinanti il mix comunicazionale (2/2) n STRATEGIA “PUSH” O “PULL”: una strategia push implica che il produttore rivolge le sue attività di comunicazione esclusivamente agli intermediari per indurli ad ordinare il prodotto e a promuoverlo presso i clienti finali. Gli strumenti prioritari saranno dunque la promozione delle vendite e la comunicazione personale. Con una strategia pull invece l’impresa indirizza le attività di comunicazione ai clienti finali per indurli ad acquistare il prodotto. Gli strumenti prioritari saranno la pubblicità, le pubbliche relazioni e la promozione delle vendite al dettaglio. n FASE DEL CICLO DI VITA DEL PRODOTTO/SERVIZIO: nella fase di introduzione la pubblicità e le pubbliche relazioni sono essenziali ma è la promozione delle vendite che contribuisce maggiormente al lancio. Nella fase di crescita va utilizzata la vendita personale, oltre che continuare con la pubblicità e le pubbliche relazioni. Nella fase di maturità la promozione delle vendite torna ad assumere maggior peso della pubblicità. Nella fase di declino tutti gli strumenti assumono minor importanza, tranne, in alcune circostanze, la promozione delle vendite. Fonte: adattamento da Kotler, Kotler, 1996 MARKETING MIX: LA COMUNICAZIONE 7. LA VALUTAZIONE DELLA COMUNICAZIONE A conclusione del processo di comunicazione è importante misurare gli effetti delle attività svolte. Come è possibile valutare l’efficacia della comunicazione? § Compiendo un’indagine presso il pubblico obiettivo al fine di verificare il tasso di ricordo del messaggio, gli elementi ricordati, le sensazioni generate, la propensione attuale e passata nei confronti del prodotto e dell’impresa. § Valutando il numero di contatti ricevuti (ad esempio: il numero di visite e il numero medio di pagine visitate sul sito Internet dell’impresa). § Misurando gli acquisti generati dalla comunicazione, confrontando le vendite precedenti alla campagna con quelle successive oppure confrontando le vendite passate con i passati investimenti in comunicazione. MARKETING MIX: LA COMUNICAZIONE UN QUADRO DI SINTESI DEFINIZIONE DEL TARGET AUDIENCE • Identificazione del gruppo (o dei gruppi) di persone a cui è destinato il messaggio DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI DELLA COMUNICAZIONE • Aumento delle vendite • Aumento della notorietà • Aumento delle preferenze DEFINIZIONE DEL MESSAGGIO • Ideazione del contenuto PUBBLICITA’ • Ideazione della struttura PUBBLICHE RELAZIONI • Ideazione della forma PROMOZIONE DELLE VENDITE VENDITA PERSONALE DEFINIZIONE DEL BUDGET • Determinazione dell’importo totale degli investimenti in comunicazione • Ripartizione degli investimenti tra i diversi strumenti di comunicazione DEFINIZIONE DEI CONTROLLI • Elaborazione di un piano preliminare per la valutazione dei risultati della comunicazione MARKETING MIX: IL PREZZO IL PREZZO Le decisioni inerenti il prezzo sono di vitale importanza per l’impresa, poiché il prezzo influenza direttamente il livello della domanda e, di conseguenza, determina la redditività, oltre a contribuire al posizionamento influenzando la percezione globale del prodotto e della marca. Il prezzo, infatti, è la variabile che meglio di tutte si presta al confronto tra i concorrenti da parte del mercato. Nel fissare il livello del prezzo – che deve essere coerente con le altre componenti della strategia di marketing – è necessario considerare i costi interni, i prezzi ed il comportamento dei concorrenti, le percezioni ed il comportamento dei clienti target. In questa fase si fornirà una risposta alle seguenti domande: 1) 2) 3) Quali sono gli obiettivi della strategia di prezzo? Quali sono i fattori che influenzano il prezzo? Quali sono le principali alternative strategiche nella determinazione del prezzo? MARKETING MIX: IL PREZZO 1. GLI OBIETTIVI DELLA STRATEGIA DI PREZZO Il primo passo nella determinazione del prezzo di un prodotto/servizio è rappresentato dalla fissazione degli obiettivi che s’intende raggiungere. Gli obiettivi della strategia di prezzo, in coerenza con gli obiettivi della strategia complessiva di marketing, possono essere: n n n n AUMENTO DELLE VENDITE AUMENTO DELLA REDDITIVITÀ AUMENTO DEL CASH FLOW AUMENTO DELLA QUOTA DI MERCATO MARKETING MIX: IL PREZZO 2. I FATTORI CHE INFLUENZANO IL PREZZO Dopo aver fissato gli obiettivi da raggiungere, occorre valutare numerosi fattori, interni ed esterni all’impresa. I principali fattori che influenzano le decisioni di prezzo sono: sono n n n n I COSTI L’ELASTICITÀ DELLA DOMANDA LA PERCEZIONI DEI CLIENTI TARGET LA SITUAZIONE CONCORRENZIALE MARKETING MIX: IL PREZZO 2.1. L’analisi dei costi L’analisi dei costi – diretti e fissi – consente di determinare il limite inferiore del prezzo di vendita. In questa fase occorre fornire una risposta alle seguenti domande: n n n Quali sono i costi variabili per la produzione del prodotto/servizio (materie prime, manodopera, etc.)? Quali sono i costi di marketing (vendite, comunicazione, distribuzione, etc.) per il prodotto/servizio? Quali sono i costi fissi (spese generali, ammortamenti, etc.)? MARKETING MIX: IL PREZZO 2.2. L’analisi dell’elasticità della domanda L’analisi dell’elasticità della domanda consente di prevedere il volume delle vendite in corrispondenza di diversi livelli di prezzo ipotizzati. In questa fase occorre fornire una risposta alla seguente domanda: n In che misura variano le vendite realizzabili variando il livello del prezzo? L’elasticità può essere valutata in diversi modi: n n n n Si può chiedere ai responsabili di marketing di formulare una previsione delle vendite attese al prezzo più basso e al prezzo più alto, oltre che a quello intermedio. Si possono condurre indagini dirette ed indirette presso i clienti-target. Si possono fare delle sperimentazioni di prezzo, sul campo o in laboratorio. Si può ricorrere a studi econometrici realizzati su dati storici o emersi da panel di clienti. MARKETING MIX: IL PREZZO 2.3. L’analisi delle percezioni dei clienti L’analisi delle percezioni dei clienti target consente di determinare il limite superiore del prezzo di vendita. In questa fase occorre fornire una risposta alla seguente domanda: n Qual è il valore che i clienti-target attribuiscono all’uso e/o al possesso del prodotto e, conseguentemente, qual è il prezzo massimo che sono disposti a pagare? Il “prezzo psicologico” può essere valutato con il clinic test – che precede solitamente il lancio di un nuovo prodotto: n Si può chiedere ad un campione rappresentativo di potenziali clienti, cui si è offerta la possibilità di sperimentare il nuovo prodotto, entro quale intervallo di prezzo – minimo e massimo – ritengono che persone interessate al prodotto lo prenderebbero in considerazione. Aggregando ed elaborando i dati sarà possibile individuare il prezzo psicologico in corrispondenza della massima differenza tra curva dei valori minimi e curva dei valori massimi. MARKETING MIX: IL PREZZO 2.4. L’analisi della concorrenza L’analisi del comportamento dei concorrenti diretti consente di definire il grado di autonomia di cui gode l’impresa nella fissazione dei prezzi. In questa fase occorre fornire una risposta alle seguenti domande: n n n n Qual è il prezzo dei prodotti concorrenti? Chi è e come si comporta il leader di prezzo? Quali sono le possibili reazioni dei concorrenti in caso di aumento o diminuzione del prezzo da parte dell’impresa? Quali sono le conseguenze per l’impresa di un aumento o di una diminuzione del prezzo da parte di uno o più concorrenti? MARKETING MIX: IL PREZZO 3. LA DEFINIZIONE DEL PREZZO Dopo aver fissato gli obiettivi da raggiungere ed aver valutato i fattori interni ed esterni all’impresa che hanno un impatto diretto sulle decisioni di prezzo - in piena coerenza con il posizionamento prescelto e con le altre politiche del marketing mix -, occorre definire, per ciascun segmento, il livello del prezzo. Le principali alternative strategiche sono: n n n PREZZO DI PENETRAZIONE PREZZO DI SCREMATURA PREZZO DI PARITÀ MARKETING MIX: IL PREZZO 3.1. Le strategie di prezzo n PREZZO DI PENETRAZIONE: si può scegliere di fissare un prezzo relativamente basso, inferiore a quello della concorrenza, al fine di incrementare il più rapidamente possibile il volume e, di conseguenza, la quota di mercato. n PREZZO DI SCREMATURA: si può scegliere di fissare un prezzo elevato, al fine di incrementare il volume, approfittando del fatto che determinati gruppi di clienti-target sono disposti a pagare a prezzo elevato l’alto valore percepito del prodotto. n PREZZO DI PARITÀ: si può scegliere di fissare un prezzo allineato a quello dei concorrenti diretti, al fine di evitare “guerre di prezzo” e indirizzare gli sforzi verso forme di concorrenza diverse. FOCUS Le schede di valutazione delle decisioni di prezzo Una valutazione attendibile del prezzo di vendita più redditizio è una caratteristica essenziale del piano di marketing di qualsiasi prodotto/servizio. Per la valutazione della redditività delle decisioni inerenti il prezzo può risultare utile la costruzione, per ciascun segmento obiettivo, di schede di valutazione, che sintetizzino i risultati attesi in termini di volumi di vendita e profitto in corrispondenza di diversi livelli di prezzo ipotizzati. FOCUS Un esempio di scheda di valutazione delle decisioni di prezzo SEGMENTO A: OPZIONI DI PREZZO DA VALUTARE 1 • Prezzo del prodotto • Unità vendute RICAVI MARGINE LORDO (euro) (%) - Costi Fissi • Spese generali • Ammortamenti UTILE AL LORDO DELLE TASSE 4 5 (euro) (euro) CONTRIBUZIONE NETTA DI MARKETING 3 (euro) (n.) - Costi Variabili § Materiali § Manodopera diretta - Costi di Marketing • Vendite • Comunicazione • Distribuzione 2 (euro) (euro) (%) (euro) (euro) (%) Fonte: adattamento da Grazioli, Grazioli, 1996 MARKETING MIX: IL PREZZO UN QUADRO DI SINTESI CONCORRENTI: • Prezzi dei concorrenti • Comportamento dei concorrenti COSTI: • Costi Variabili • Costi di Marketing • Costi Fissi CLIENTI: DECISIONI DI PREZZO OBIETTIVI DI MARKETING: • Obiettivi della strategia di marketing • Obiettivi del marketing-mix • Elasticità della domanda • Valore percepito del prodotto IL PIANO DI MARKETING IL PIANO ECONOMICO FINANZIARIO PREVISIONI ECONOMICHE PIANO ECONOMICO FINANZIARIO PREVISIONI FINANZIARIE IL PIANO DI MARKETING IL PIANO ECONOMICO FINANZIARIO Le scelte di marketing richiedono, prima di essere implementate, una verifica della fattibilità economica e finanziaria che richiede una stima preventiva dei costi, dei ricavi e dei flussi finanziari cui le stesse daranno origine. In questa fase si fornirà una risposta alle seguenti domande: 1. Qual è il metodo per la stima dei ricavi? 2. Qual è il metodo per la stima dei costi? 3. Come si valuta l’equilibrio economico finanziario? IL PIANO ECONOMICO-FINANZIARIO 1. LA STIMA DEI RICAVI Si determina attraverso l’elaborazione dei seguenti documenti: IL PIANO DI VENDITA che realizza le previsione dei volumi e del conseguente valore delle vendite, sulla base delle scelte strategiche adottate. Lo strumento previsionale viene strutturato, distinguendo le previsioni per singoli prodotti e/o per aree geografiche. Può risultare utile, se si vuole offrire un maggiore ventaglio di informazioni, associare i dati sulle vendite programmate, con il valore del mercato di riferimento, al fine di consentire l’individuazione delle quote di mercato auspicate. § IL PIANO DI PRODUZIONE che definisce le quantità da produrre e l’entità delle rimanenze. E’ il passaggio conseguente alla pianificazione delle vendite ed ha un carattere tipicamente organizzativo dell’attività produttiva, finalizzato a determinare le quantità da produrre per singolo prodotto. E’ uno strumento indispensabile per il dimensionamento degli impianti; per la programmazione dei cicli produttivi; per la quantificazione delle risorse da impiegare nella produzione; per la gestione del magazzino di materie prime e di prodotti finiti; per la gestione delle risorse umane; e naturalmente per la pianificazione dei flussi finanziari nonché per la valutazione della redditività. § FOCUS Un esempio di piano di vendita Si determina mediante la previsione delle vendite e la loro declinazione in obiettivi (per prodotti, linee, segmenti, aree geografiche ecc.) Previsione delle vendite anno n Prodotto ALFA Prodotto BETA Valore complessivo del mercato Quota di mercato obiettivo Vendite stimate (valore) Prezzo unitario di vendita stimato Vendite stimate (quantità (quantità) 100.000 400.000 30% 3% 30.000 12.000 5,00 3,00 6.000 4.000 Tot. Imprese 42.000 Piano di vendita anno n (valori) Segmento clienti 1 21.000 4.800 25.800 4.200 480 4.680 16.800 4.320 21.120 Segmento clienti 2 9.000 7.200 16.200 Canale diretto 2.700 2.880 5.580 Canali indiretti 6.300 4.320 10.620 Canale diretto Canali indiretti FOCUS Un esempio di piano di produzione Dopo aver determinato le previsioni di vendita, definite per prodotti come nel caso in esame, è necessario pianificare l’attività produttiva allo scopo di ottenere le quantità da destinare alla vendita ed al magazzino. Prodotto ALFA Prodotto BETA Totale impresa Vendite programmate (quantità (quantità) 6.000 4.000 + rimanenze finali (quantità (quantità) 1.000 300 - esistenze iniziali (quantità (quantità) 500 1.000 = quantità quantità da produrre 6.500 3.300 Rimanenze finali (valore) 5.000 900 Esistenze iniziali (valore) 2.500 3.000 Variazione rimanenze prodotti 2.500 - 2.100 400 IL PIANO ECONOMICO-FINANZIARIO 2. LA STIMA DEI COSTI Si determina attraverso l’elaborazione dei seguenti documenti: IL PIANO DEI CONSUMI E DEGLI APPROVIGIONAMENTI che definisce le risorse di cui l’impresa deve dotarsi per rendere possibili le produzioni stimate. § IL PIANO DEI COSTI PER SERVIZI che presenta i costi relativi all’attività di vendita e/o di produzione, forniti da soggetti esterni all’impresa; § IL PIANO DEL PERSONALE che definisce la dotazione organica dell’impresa ed i relativi oneri per retribuzioni, contribuzioni e accantonamenti; § IL PIANO DEGLI ALTRI PROVENTI E ONERI che stima proventi e oneri finanziari e diversi, afferenti la gestione ordinaria dell’impresa. § FOCUS Quantità Quantità da produrre Prodotto ALFA Prodotto BETA Prodotto ALFA Prodotto BETA Un esempio di piano dei consumi e degli approvvigionamenti Materie Consumo unitario Mat. Mat. 1 2 13.000 100 200 12.900 0,10 1.290 Mat. Mat. 2 3 19.500 50 80 19.470 0,30 5.841 Mat, Mat, 3 1 6.500 50 100 6.450 0,20 1.290 Mat. Mat. 1 1 3.300 0 600 2.700 0,15 405 3.300 Mat. Mat. 2 3 19.500 100 500 9.500 0,10 950 Quantità Quantità da vendere Materie Consumo unitario Mat. Mat. 1 2 12.000 0,10 1.200 10,00 20,00 - 10,00 Mat. Mat. 2 3 18.000 0,30 5.400 15,00 24,00 - 9,00 Mat, Mat, 3 1 6.000 0,20 1.200 10,00 20,00 -10,00 Mat. Mat. 1 1 4.000 0,15 600 0 90,00 - 90,00 Mat. Mat. 2 3 12.000 0,10 1.200 10,00 50,00 - 40,00 6.500 6.000 4.000 Consumo totale Consumo totale + rimanenze finale Costo unitario - esistenze iniziali Costo compless. compless. = Acquisti (quantità (quantità) Costo unitario Rimanenze Es. iniz fin.(Valore) (valore) Acquisti (valore) Variazione rimanenze FOCUS Un esempio di piano dei costi per servizi Prodotto ALFA Prodotto BETA Costi non imputabili Tot. Impresa Servizi legati alla vendita Provvigioni Royalties Trasporti su vendite 500 200 0 700 0 0 1.000 1.000 200 300 0 500 700 500 1.000 2.200 400 200 300 900 0 0 1.000 1.000 100 0 0 100 500 200 1.300 2.000 Altro servizio 1 Altro servizio 2 Totale Servizi legati alla produzione Lavorazioni esterne Energia Trasporti su acquisti Altro servizio 1 Altro servizio 2 totale I costi relativi a servizi in outsourcing vanno distinti, se possibile, per oggetto di costo per consentirne l’imputazione diretta o indiretta. FOCUS Un esempio di piano del personale Prodotto ALFA Addetti diretti – numeri Addetti diretti – oneri retribuiti Addetti diretti – oneri contributivi Addetti diretti – accantonamenti Prodotto BETA 2 Addetti diretti – numeri Addetti diretti – oneri retribuiti Totale Impresa 1 3 10.000 5.000 15.000 1.000 500 1.500 700 350 1.050 50 50 5.900 17.600 Addetti diretti – altri costi Totale Costi non imputab. imputab. 11.700 1 1 5.000 5.000 Addetti diretti – oneri contributivi 500 500 Addetti diretti – accantonamenti 350 350 Addetti diretti – altri costi 100 100 5.950 5.950 Totale Numero complessivo addetti Oneri retributivi complessivi 4 20.000 Oneri contributivi complessivi 2.000 Accantonamenti complessivi 1.400 Altri costi complessivi Totale 150 23.550 La spesa per retribuzioni, contribuzioni e accantonamenti va ripartita, se possibile, per oggetto di costo. FOCUS Il piano degli altri proventi e oneri Prodotto ALFA Prodotto BETA Costi non imputabili Tot. Impresa Proventi Ricavi diversi 0 0 200 200 Proventi finanziari 0 0 50 50 0 0 250 250 Spese pubblicitarie 100 150 0 450 Spese promozionali 0 200 0 200 10 0 0 10 Manutenzioni 0 0 150 150 Spese per organi sociali 0 0 50 50 110 350 600 1.060 Altri proventi 1 Altro proventi 2 Altro proventi 3 Totale Proventi Oneri Spese di ricerca Totale La stima dei proventi e degli oneri finanziari e diversi afferenti la gestione ordinaria dell’impresa, va distinta, se possibile, per oggetto di costo. IL PIANO ECONOMICO-FINANZIARIO 3. LA VALUTAZIONE DELL’EQUILIBRIO ECONOMICO FINANZIARIO Si determina attraverso l’elaborazione dei seguenti: IL PIANO ECONOMICO che misura il reddito prodotto nel periodo, sintetizza l’andamento economico della gestione e offre elementi utili per stimare la redditività tendenziale. § IL RENDICONTO FINANZIARIO che esprime i flussi monetari della gestione e consente di identificare se esiste un avanzo finanziario da investire o un disavanzo finanziario da fronteggiare. Si completa con l’indicazione delle forme di investimento o di copertura. § Allo scopo di valutare la redditività è utile determinare il MARGINE DI CONTRIBUZIONE LORDO che esprime la capacità di ogni prodotto contribuire alla copertura dei costi indiretti e alla creazione del profitto. Mediante l’individuazione del PUNTO DI PAREGGIO si determinano le quantità di prodotto venduto necessarie per coprire i costi fissi e variabili. FOCUS Un esempio di calcolo del margine di contribuzione Prodotto ALFA Prodotto BETA Quantità Quantità da vendere 6.000 4.000 x Prezzo unitario 5,00 3,00 = Ricavi di vendita 30.000 12.000 - Costi delle materie prime 7.800 1.800 - Costi diretti servizi 1.200 700 11.700 5.900 110 350 9.190 3.250 - Costi diretti del personale -Costi diretti diversi Margine di contribuzione MdC % sul fatturato 31% 27% FOCUS Un esempio di punto di pareggio (1/4) Classificazione dei costi per il calcolo del B.E.P. Ricavi Quantità Prezzo un. Prodotto Alfa 30.000,00 6.000 5,00 Costi Fissi Importi in euro Personale non imputabile 3.570,00 Altri oneri e proventi imputabili 110,00 Altri oneri e proventi non imp. 360,00 Costi diretti diversi 110,00 Personale imputabile 11.700,00 Totale 15.850,00 Costi variabili Materie prime 7.800,00 6.000 1,30 Costi diretti servizi 1.200,00 6.000 0,20 Totale Per prodotto Alfa si raggiunge il punto di pareggio producendo 4.529 unità di prodotto. 9.000,00 6.000 B.E.P. quantità B.E.P. fatturato 1,50 4.528,57 22.642,86 FOCUS Un esempio di grafico del punto di pareggio (2/4) Prodotto Alfa Fatturato Ricavi 30.000 Area dei profitti 25.000 Costi variabili 20.000 Costi fissi 15.000 10.000 5.000 1 2 3 4 5 Punto di equilibrio 6 Quantità Quantità FOCUS Un esempio di pareggio (3/4) Classificazione dei costi per il calcolo del B.E.P. Ricavi Quantità Prezzo un. Prodotto Beta 12.000,00 4.000 3,00 Costi Fissi Importi in euro Personale non imputabile 2.380,00 Altri oneri e proventi imputabili 350,00 Altri oneri e proventi non imp. 240,00 Costi diretti diversi 350,00 Personale imputabile 5.900,00 Totale 9.220,00 Costi variabili Materie prime 1.800,00 6.000 0,30 Costi diretti servizi 1.200,00 6.000 0,20 Totale Per il prodotto Beta si raggiunge il punto di pareggio producendo 3.688 unità di prodotto. 3.000,00 6.000 B.E.P. quantità B.E.P. fatturato 0,50 3.688,00 11.064,00 FOCUS Un esempio di grafico del punto di pareggio (4/4) Prodotto Beta Fatturato 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 Area dei profitti Costi variabili Ricavi 5.000 Costi fissi 1 2 3 4 5 Punto di equilibrio 6 Quantità Quantità FOCUS Un esempio di piano economico Ricavi di vendita Proventi diversi Variazione rimanenze prodotti Valore della produzione 42.000 + 200 +/+/- 400 = Costi per acquisto materie prime 42.600 9.776 Costi per servizi + 4.200 Costi per il personale + 23.550 Variazione rimanenze materie prime +/+/- 159 Oneri diversi + 1.060 Costo della produzione = 38.745 Differenza tra valore e costo della produzione 3.855 Risultato gestione finanziaria +/+/- 50 Risultato gestione straordinaria +/+/- 0 Risultato economico lordo = 3.905 Imposte - 1.500 Risultato d’ d’esercizio = 2.405 FOCUS Un esempio di rendiconto finanziario A) Flusso monetario dell’ dell’attività attività operativa d’ d’esercizio Risultato d’ d’ esercizio (+ gli utili; - le perdite) 2.864 +/+/- 2.405 Ammortamenti + 0 Minusvalenze da alienazioni + 0 Plusvalenze da alienazioni - Nota 1 0 Variazione netta TFRL e fondi rischi e oneri (+ per gli incrementi, incrementi, - per le diminuzioni) +/+/- 1.400 Variazione delle rimanenze ( - per gli incrementi, + per le diminuzioni) -/+ - 241 Variazione nei crediti a breve termine e nei ratei e risconti attivi attivi ( - per gli incrementi, + per le diminuzioni) +/+/- - 500 Nota 3 Variazione nei debiti a breve termine e nei ratei e risconti passivi passivi ( + per gli incrementi, - per le diminuzioni) -/+ - 200 Nota 4 B) Flusso monetario dell’ dell’attività attività di investimento e disinvestimento - Investimenti, + Disinvestimenti 0 -/+ 0 Accensione di debiti di finanziamento + 0 Rimborsi di finanziamenti - 0 Conferimenti dei soci + 0 Rimborsi ai soci - 0 Contributi in c/capitale + 0 C) Flusso monetario da attività attività di finanziamento D) Distribuzione Utili Pagamento dei dividendi Flusso di cassa della gestione complessiva (A + B + C + D) (nota 1): si è immaginato di non aver effettuato ammortamenti (nota 2): si è riportato l’l’intero accantonamento al TFRL prescindendo dalla ritenuta fiscale fiscale dell’ dell’11% (nota 3): si è ipotizzato di dare più più credito ai clienti (nota 4): si è ipotizzato di dare meno credito ai fornitori - 2.864 Nota 2 IL PIANO ECONOMICO-FINANZIARIO UN QUADRO DI SINTESI Previsioni di vendita Piano dei costi per servizi Piano di vendita Piano del personale Piano di produzione Piano degli altri proventi e oneri Piano dei consumi e degli approvvigionamenti Analisi dei margini di contribuzione Piano Economico Rendiconto Finanziario IN BOCCA AL LUPO